Palazzo del Mizukage

[Amministrativo]

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  1. leopolis
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    L'odio. L'odio al mio interno cresceva a dismisura, senza soffermarsi. Esso mi riempiva le vene, le vie respiratorie. Una catena di azioni susseguitasi dopo un solo avvenimento, eppure convinto delle mie idee, sapevo di avere ragione. E se aveva ragione Itai? No. La ragione era mia. Credevo fermamente di essere il contenitore umano della verità assoluta.
    L'inferiore cominciò così a girare attorno a me, parlando a vuoto. Insubordinazione... Non riuscivo a comprendere del perché avrei dovuto subordinarmi a lui. Poi parlò di quei due shinobi. I due fogliosi. Mi avrebbero fatto a pezzi.

    Il confine è cosi sottile, Nara, che non si sa mai se avrebbero fatto a pezzi me, o avrebbero fatto a pezzi solo un qualcosa generato puramente dal loro cervello.
    Il mio sguardo rimase puntato in avanti. Infondo anche lì, ci poteva essere solo un'illusione al mio posto. Vi poteva esserci un'immagine illusoria, e nulla di più. Mi divertivo molto a dire tali frasi, sebbene non avevo ancora sviluppato le abilità del mio clan.
    Poco dopo il Nara tornò a parlare, spiegandomi che non avrei dovuto sfidarlo. Aveva paura? Sorrisi. Mi chiese di cosa faceva parte Kiri. Sorrisi nuovamente.

    Hmm... del nostro continente?
    La sua figura continuò a guardarmi arrivando alle mie spalle. Pochi brevi istanti, e quindi sentii uno dei suoi pugni penetrarmi nella carne, causando dolore. Quel breve ed incredibile dolore, quell'immensa soddisfazione, che per poco tempo mi fece vedere le stelline e poi mi fece precipitare sul suolo.
    SIIIIIIIIIII
    Non riuscii a muovermi per alcuni istanti, ma ciò nonostante non riuscii a non sorridere divertito.
    La tua velocità è sorprendente, Nara.
    Poco dopo arrivò una sua risposta. Era strano... si faceva le domande, picchiava e si rispondeva. Poi mi chiese un'altra cosa, ma di nuovo non riuscii a non sorridere.
    Perché non ti rispondi da solo, Nara? Vista la tua tendenza direi che potresti risponderti da solo...
    Mi rifiutavo completamente di considerarlo come mio superiore. Era un Nara, era un foglioso, ed essendo un foglioso non poteva avere potere su di un kiriano.
    Rimasi per terra, piegai un ginocchio e mi voltai verso l Mizukage. Lui era più ragionevole, molto. Infondo sapevo che non vi era di cosa meravigliarsi. Tutta una questione di geni. Mi chiese addirittura un mio parere sulla questione della locanda, e personalmente non esitai a rispondergli, esponendo la verità.

    Camminando sulle vie del Paese, ieri appunto, sono entrato nella famosa locanda di Kiri. Lì, a mio malgrado, ho trovato due shinobi della Foglia che si picchiavano. Ho cercato di calmarli, e dividerli, ma uno dei due, il chunnin, ha cominciato a insultarmi.
    I tratti del mio viso si fecero più tesi e rabbiosi. Quel tipo... quel tipo della Foglia... se l'avessi rivisto mai non sarebbe scappato da me. No.

    Non solo... ho cercato di chiedere come mai si trovavano lì, 2 ninja fogliosi in una locanda kiriana, a menarsi, ma son stato addirittura minacciato a entrambi di morte.
    Così ho solamente risposto, ma fu a quel punto che intervenne il Nara. Ovviamente sentì solo le mie ultime parole. E' evidente che ci tiene troppo ai suoi ex compagni di villaggio... non è forse così, Nara?

    Pian-piano mi alzai.
    Fu a quel punto che mi soffermai sulla natura del Nara, e lui mi buttò fuori dalla locanda, dando ragione ai due combattenti fogliosi.
    Tirai fuori un coltello dal mio porta-armi, ma intanto continuai a parlare.
    Così il Nara ha cominciato a spiegarmi le cose, a parlare a vuoto, cercando di sottomettermi al suo volere, perché un Jonin.Tuttavia, è solo un foglioso. Non può avere potere su di me, per il bene di un sangue puro.
    Con un rapido gesto, mi feci un taglio su una delle guance. Dal taglio, uscì subito fuori del sangue vivamente rosso.
    La terra dei miei padri non merita di essere calpestata da dei impuri. Il nostro villaggio, per secoli e secoli, è rimasto distaccato dal resto delle terre accademiche, conservando in tal modo la purezza della propria specie. Qui vive ancora gente con delle radici profonde, gente incontaminata. Gente con il DNA puro, come lo era il DNA dei miei antenati.
    La ferita sulla guancia bruciava, ma mi piaceva molto che l lo facesse. Era solo una ferita, ma la gioia che mi portava, insieme a quel livido all'altezza dei reni, era massima.



     
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