Palazzo del Mizukage

[Amministrativo]

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    Hereafter
    The Wall



    Alcune cose richiedono un po' di coraggio per essere fatte. Prima o dopo è altresì necessario mettere da parte il proprio desiderio di far nulla e crogiolarsi nella beatitudine dell'aver ottenuto un risultato e puntare a qualcosa di nuovo e sempre più complicato e irraggiungibile, apparentemente, per le proprie capacità, solo questo è modo e maniera di migliorarsi. L'aveva deciso mio Nonno ed io non avevo potuto altro che dare il mio consenso a tali e sagge parole, ma quanto avrei davvero potuto fare per Kiri? Le mie idee era tutt'altro che ordinarie e spesso risultavano frutto di letture approfondite e machiavelliche dei libri scritti e redatti da gradi autori esperti di Bushido e di genio militare.. chissà perché mi era balenato per la mente di andare dal Mizukage per discutere proprio di quelle cose, io, a soli sedici anni e qualcosa (tirando molto la corda arrivavo a diciassette) stavo per esporre le mie opinioni su quanto Kiri facesse.. sostanzialmente schifo.

    Dal mio punto di vista non c'era speranza per quel mio amato villaggio di sopravvivere più di ventiquattro ore se l'avessero attaccato.. o meglio, se l'avessi attaccato io, ma tra mille altre ipotesi mi era venuto in mente che ai Ninja non frega sostanzialmente niente di quello che dicono i più piccoli, i meno esperti, alla fine loro.. per meglio dire noi, avevamo come unico scopo quello di uccidere o essere uccisi, perché preoccuparsi se con un trabocco appestano mezza città da mezzo chilometro di distanza? Siamo un'isola priva di rifornimenti ausiliari, senza un piano d'emergenza e con le difese decisamente inadeguate ad affrontare anche un peschereccio armato di arpioni e guidato da un Ubriaco sunese che del mare ha visto solo cartoline e coupon turistici. Soffiai sbuffando mentre raggiungevo le porte del palazzo del Mizukage, un esempio lampante di pessimo gusto architettonico, tattico e.. un pugno in un occhi alla fruibilità di qualsiasi cosa. Ma quello era il mio gusto personalissimo e potevo, anzi, dovevo risparmiarmelo per menti culturalmente e artisticamente più affini al mio livello che non a quello dei militari.

    Per l'occasione mi ero messa in ghingheri: Una giacca a vento giallo fosforescente, una gonna al ginocchio arancione, calze arcobaleno e stivaletti giallo limone, il tutto a fare da catarifrangente alla luce solare di metà mattino. Superati i vari laghetti e stando ben distante da quelli che parevano coccodrilli o lucertole di dubbia grandezza, bussai con forza al portone d'ingresso aspettando che qualcuno si degnasse di aprirmi e chiedermi le credenziali. - Buon giorno, il mio Nome è Haru Kenchiki, vorrei chiedere una breve udienza al Mizukage per parlare di alcune perplessità che ho riscontrato nel villaggio. - Ovviamente non mi andava di scendere in dettagli sull'uscio di una casa, se poi casa poteva chiamarsi quella massa di lugubredine ammassata in giro.

    Ovviamente la questione è extempora e non vuole ledere la giocata già presente. ^^


     
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220 replies since 5/10/2008, 19:33   4765 views
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