Palazzo del Mizukage

[Amministrativo]

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    Falce dei Kaguya


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    Al commento sull'età legato al bere, il Kaguya piegò un sopracciglio in una smorfia sorpresa: "Bé, se prima d'iniziare a bere tu eri diverso da come sei ora, e non parlo dell'aspetto, probabilmente chiunque te lo ha detto, aveva ragione...", commentò pacato, "anche perché, nel mio caso, il mio aspetto è legato al mio essere Kaguya, non è qualcosa che ho scelto, almeno non del tutto.", concluse.

    [...]

    Shiltar non fu tanto sorpreso dalla foga con cui Konzen rispose alla sua domanda su cosa mai poteva avere di non normale per essere ritenuto "misogeno" e, come il suo momentaneo sbattere le palpebre poté far capire, la sorpresa di aver confuso "misantropo" con "misogeno" fu giusto momentanea; la cosa che lo stupì fu, per così dire, solo accesa dalle parole dell'ex foglioso, fu qualcosa che, in realtà, si era sempre chiesto e solo ora pareva prendere forma: il perché Taeko paresse sempre così poco a suo agio nel suo ufficio.
    Nella mente del Kaguya, l'idea che il suo arredo del palazzo fosse così macabro e terribile sembrava a dir poco assurdo, tanto che, mentre l'altro si riappoggiava alla sua sedia, posando il fermacarte, già la stava scacciando sorridendo dell'idea stessa.
    Comunque, quando l'altro finì di parlare, Shiltar, con estrema calma, portò le mani dinanzi a se, facendo toccare fra loro le dita, mentre si appoggiava alla propria poltrona (naturalmente dalle forme che evocavano ossa): "Prima di tutto, tu ti segni la prima volta che sei entrato qui dentro perché, per quanto forse cerchi di dimenticarlo, dormi ancora qui dentro, nel palazzo... siccome i mobili sono ovunque molto simili è difficile che tu non ti ricordino la mia stanza.
    Non è stato chissà quale trauma, direi."
    , affermò con calma.

    "Relativamente a questi", continuò, mentre con le mani indicava i mobili tutti, dalla scrivania a forma d'ossa agli armadi e poltrone e quanto altro, "tu non hai mai visto la vecchia area dove abitavano un tempo i Kaguya, immagino? Lì è tutto in questo modo, persino alcuni palazzi hanno tetti e pareti esterne che evocano delle fantasie d'ossa.
    E non dirmi che, dove abitavi prima..."
    , e su quelle parole fece una breve pausa per ticchettare vicino all'occhio destro, chiara indicazione di chi fosse prima Konzen, "non avevate tutto di bianco, o pieno di qualche orrida fantasia d'occhi, o chissà quale sorta di feticismo di clan.", osservò ancora; ok, erano supposizioni, ma dal punto di vista di uno dei pochi Kaguya sopravvissuti, per non dire forse l'unico presente a Kiri in quel periodo (almeno fino al ritorno di Giants), mantenere un saldo legame con le proprie origini accettandone le abitudini non era poi così terribile, tanto più se avevano un gusto così originale, dal suo punto di vista.

    "E, giusto per la cronaca: quando vado in missione, o non sto qui dentro, non vesto da Mizukage, come dici tu, semplicemente ho degli abiti fra loro molto simili e funzionali, specie per le missioni; il mio non è un look da tenebroso, semplicemente le accozzaglie di colori non mi piacciono.", spiegò e, in effetti, dal punto di vista di Shiltar, usare troppi colori per vestirsi, era un pò come portare in giro il copricapo del Mizukage, un ottimo modo per diventare un bersaglio, tanto più che abiti di molti colori o complessi sarebbero stati più costosi da risistemare, considerando come, in ogni missione in cui il Kaguya usava la propria abilità innata, era più che certo che gli abiti si sarebbero rovinati (ma, d'altronde, quando si fanno uscire armi ossee dalla pelle è facile strappare i vestiti nel compiere tale azione).

    In ogni caso, dopo quella frase, il Mizukage parve rendersi conto di dove il discorso fosse andato e, inaspettatamente persino per lui, sorrise, divertito visibilmente da come Konzen s'era inalberato e da come lui stesso gli aveva risposto e forse questo rese il suo ultimo commento su l'argomento un pò meno credibile, il sorriso che aveva in volto: "In più, la mia non è misantropia, è cautela."

    [...]

    Alla prima replica di Konzen alla sua domanda, Shiltar si poggiò leggermente meglio alla propria poltrona, accennando un mezzo sorriso di rimando, più che altro curioso di sentire cosa quello avesse potuto avere da dire.
    Sull'accenno di volerlo decapitare, il Kaguya inarcò leggermente le sopracciglia, più che altro per cercare di ricordare l'avvenimento nello specifico, prima di mutare lo sguardo in una nota di evidente offesa, nell'essere paragonato a Mataza, seppur solo per qualche breve istante.
    Dopo quella piccola nota storica, comunque, Konzen spostò il discorso più sul presente, mentre il Mizukage restava abbastanza pacato ad ascoltarlo, giusto una nota di disappunto quando nuovamente toccò il suo gusto per il mobilio, ma tralasciò di sottolinearlo, volendo piuttosto ascoltare dove il neo jonin andava a parare.
    E Shiltar si trovò sorpreso, stavolta in positivo, nel notare quasi una deviata forma di complimento in quelle parole, che finivano con una domanda a cui il Kaguya prima di tutto rispose con un mezzo sorriso, quasi triste, ma di certo non sarcastico: "Non penso di essere il più adatto a dirti qualcosa su di me, nessuno è mai pienamente corretto nel giudicarsi, credo.
    Se dò valore alle persone? Bé, sarò anche un capo militare, ma prima di quello sono quello che è al capo del villaggio, se non dessi valore alle persone che lo abitano, farei veramente male il mio lavoro.
    Aggiungi, poi, che sono anche un ninja medico, seppur ormai di rado tendo ad usare quelle specifiche abilità e immagino capirai anche tu che, un certo valore alla vita, lo dò.
    Certo, ho fatto anch'io i miei errori, talune volte ho sbagliato le mie valutazioni, ma chi non fa degli errori?"
    , concluse con una certa nota di dispiacere nella voce, sul finale, mentre ripensava alla causa scatenante dell'attuale situazione con Oto.

    "Collima con la tua idea di me più di quanto non lo facesse l'età che, probabilmente, m'avevi affibiato?", aggiunse poi, con voce calma, ritornando alla sua tonalità di prima ed ad un sorriso compiaciuto per dove stava parando il discorso.
     
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    Un Nuovo Inizio.
    Scambio di Ruoli.



    Probabilmente chiunque te lo ha detto, aveva ragione.. - Sguardo ridotto ad una fessura, puro odio. - ..anche perché, nel mio caso, il mio aspetto è legato al mio essere Kaguya.. - Konzen si prese la libertà d'interpretare quelle parole come 'All'essere un mostro' - non è qualcosa che ho scelto, almeno non del tutto. - Si limitò a liberare lo sguardo, per poi inarcare un sopracciglio. - Credimi, dimostrare cinquant'anni quando ne hai venticinque.. - Leggermente schifato. - ..è un deliberato atto di trascuratezza. - Scosse la testa con le palpebre abbassate, evidentemente rammaricato. - Ahh Shiltar, hai seriamente bisogno di un consulente d'immagine.. - Ora annuiva. - ..devi rinnovarti! Soprattutto ora che.. - Riaprì gli occhi di scatto, animati da un lampo sornione. - ..hai la ragazza.

    [...]

    E non dirmi che, dove abitavi prima.. - Il rimando a Konoha lo scosse impercettibilmente, ricordandogli uno dei motivi per cui era andato a trovare Shiltar. - ..non avevate tutto di bianco, o pieno di qualche orrida fantasia d'occhi.. - A questa frase mostrò la stessa peculiare espressione creata in occasione dell'incomprensione misogina, storcendo ancora di più le labbra. - ..o chissà quale sorta di feticismo di clan. - A quel punto si chiese seriamente quale fosse la visione del Mondo maturata nel tempo dal suo interlocutore, finendo per temere la risposta. - Ehm.. no? - Tenne le labbra rigide nell'atto di pronunciare la 'o' per qualche secondo, per poi tornare composto. - Shiltar ma che diavolo..? - Tese il volto a mostrarsi quanto più perplesso possibile. - Cioè quindi uno Shinretsu dovrebbe vivere in un.. igloo? - Sbuffò, ridacchiando alla sua stessa battuta. - E non voglio pensare a che fantasia dovrebbe ispirarsi un Akimichi.. - Si morse un labbro per riuscire a non scoppiare a ridere prima d'aver finito la frase. - ..soprattutto se le dimensioni contano.


    Ebbe successo solo a metà, e verso il termine dell'ultima parola scoppiò in una fragorosa risata, sgraziata come poche. Rideva di gusto, prendendo fiato a pieni polmoni senza il minimo ritegno. Nel mostrare i denti candidi e la lingua protesa in avanti tese tanto i muscoli del viso da costringersi a lacrimare, con le braccia avvinghiate attorno alla vita. Si piegò, boccheggiando per riprendere fiato, e per diversi secondi non smise d'ansimare. Al che fu però fulminato da un pensiero alquanto sgradevole, finendo per annullare quel moto d'ilarità, tornando composto con solo quale mezza risata a ricordarli di aver appena rischiato di morire. Effettivamente non aveva trascorso troppo tempo nel quartiere Hyuga di Konoha. Diciamolo, non era tipo da trascorrere troppo tempo nello stesso luogo, e per quanto membro della Casata Principale non aveva mai avuto a genio del tradizioni del suo Clan, preferendo di gran lungo trascorrere la maggior parte del suo tempo nelle zone comuni. Per quanto ne sapeva, Shiltar poteva persino avere ragione. Anche se l'idea di una casa colma d'occhi a fissarti dietro ogni angolo lo spaventava quasi più dell'ossuta realtà nella quale viveva. Prese un lungo respiro, cercando di scacciare quel pensiero.

    Semplicemente ho degli abiti fra loro molto simili e funzionali, specie per le missioni. - Diversi cenni d'assenso con sguardo serio ma accomodante. - Il mio non è un look da tenebroso.. - Scosse la testa con vigore, e la stessa espressione. - ..semplicemente le accozzaglie di colori non mi piacciono. - Quell'affermazione invece lo punse un poco, incrinando il suo atteggiamento saccente. - Hei hei, fermo un attimo! - Gli puntò contro il dito con aria minacciosa. - Mr Assassino Seriale dai Vestiti Uguali e Pratici, questo.. - Andò a definire sé stesso con vari movimenti circolari della mano. - ..è un look altamente perfezionato ed è bellissimo. - Mostro inconsciamente i denti, neanche stesse ringhiando. - E se non altro non mi fa sembrare un morto che cammina. - Sbuffò direttamente dal naso, tanto per sembrare meno ferale. - Facciamo che ti imbastisco un vestito per la prossima volta che ci vediamo, vah.. - Espressione più seria del normale. - ..se devo accompagnarmi a te non vorrei mai sembrare tuo figlio.


    Va bene, sorrideva sotto i baffi. Certo non condivideva la passione del suo interlocutore per i completi resi celebri dalla cronaca nera, ma proprio la differenza fra loro non mancava mai di farlo divertire. Anche a perderci la vita non si poteva trovare un'accoppiata peggio assortita della loro. Anche a perderci la vita non si poteva trovare un'accoppiata peggio assortita della loro. Lui scapestrato istrione apolita anarchico dai capelli blu, l'altro composto misantropo tradizionalista burocrate albino. Ma neanche a farlo a posta, proprio questo stridente contrasto garantiva ad entrambi un futuro di demenziale collaborazione. Purtroppo e per fortuna, gli uomini con una forte personalità tendono a respingere i propri simili, mentre cercano nel diametralmente opposto quanto manca a renderli completi. Probabilmente loro non erano ancora giunti a quel punto, ma certamente erano sulla buona strada. Si mantenne composto, ma dentro fremeva per la soddisfazione.

    La mia non è misantropia, è cautela. - Alzò gli occhi al cielo in maniera molto teatrale. - Ma sentilo! - Ridacchiò, perfettamente consapevole di essere finalmente riuscito a strappargli un sorriso genuino senza infiltrazioni sadiche. - Shiltar! Evitare di dare la combinazione della cassaforte alla donna delle pulizie è cautela. - Sottolineò l'ultima parola. - Mostrarsi gli altri come un kami della morte è pura e semplice misantropia! - Spalancò le braccia. - E non negarlo! Fai così perchè è più facile.. - Accenno di dubbio nella voce. - ..e perchè ti piace?.. - Scosse il capo, a scacciare quel pensiero sgradevole. - Comunque, permettimi di farti una semplice domanda.. - Sollevò un solo sopracciglio, mostrando così una certa crudele consapevolezza. - ..cosa fai per divertirti? A parte mangiare le persone, intendo.

    [...]


    Senza ombra di dubbio quella sul Kaguya era stata una buona scommessa. Tante erano le differenze a separarli, ma oltre la superficie radici profonde li univano. In fondo, non contava altro. Quando si ha la certezza di potersi mettere schiena contro schiena con un uomo del quale si condividono i valori, la guerra è già vinta. Konzen l'aveva imparato a sue spese, ma ne aveva anche fatto il suo tesoro più grande. Nella vita, contano solo le persone. Paesi e Villaggi sono parole, mentre coloro i quali scendono assieme a te sul campo di battaglia finiscono per trasformarsi nella tua realtà. Tutto il resto perde importanza. Se ci potesse essere un esercito dove ogni soldato guarda all'altro come ad un fratello, in guerra anche se in pochi, si può dire che vincerebbero il Mondo intero. Ognuno di essi sarebbe spinto al meglio dalla presenza della persona cara, e questo basterebbe a vincere ogni paura ed ogni indecisione. Aveva iniziato cinque anni prima un viaggio del quale non conosceva la meta, e solo allora cominciava ad intuire lo scopo del suo vagabondare. Sollevò un poco le labbra, in un gesto vago per poi piegare la testa di lato, socchiudendo gli occhi.

    Collima con la tua idea di me più di quanto non lo facesse l'età.. - Risatina appena accennata. - ..che probabilmente m'avevi affibbiato? - Annuì lievemente. - Mhh, direi di sì. Ma scoperto di avere quasi la tua stessa età.. - Di nuovo quell'aria da chi sa più di quanto vuole dire. - ..poco altro può davvero sorprendermi! - Rise di nuovo, questa volta in modo più pieno. - Cominci a capire ora? - Apparentemente mancava il riferimento. - Quella volta a Genosha ti dissi che avevo l'insana capacità.. - Bastò quell'accenno a riportarlo al luogo ad momento del dialogo. - ..di trovare amici nei nemici più spietati. - Era strano, ma non provava affatto dolore. - Beh, tutto sommato credo di esserci riuscito di nuovo. - Non fu una di quelle blande espressioni al sapore di vedo e non vedo, ma un vero e proprio sorriso a trentadue denti, di un candore disarmante. - Beh, non siamo ancora arrivati al punto dei caldi abbracci o delle pacche sulle spalle.. - Rise, senza secondi fini, per il solo piacere di farlo. - ..però abbiamo decisamente fatto un passo avanti! - Spostò le braccia all'esterno, ma non di troppo, e sollevati i palmi al cielo annuì convinto. - Ancora non ti posso dire tutto, ma quando sarà credo perderai anche quanto rimane dell'immagine da bastardo interessato solo al proprio tornaconto che t'eri fatto di me. - Decise di osare. - Sempre che tu non l'abbia già fatto, ovviamente.

    [...]


    Voleva essere una visita del tutto disinteressata, ma nella situazione in cui si trovava ben poche occasioni poteva realmente dirle lontane dalla sua missione. Un anno si porta dietro non solo i giorni ed i mesi, ma anche tutto l'intricato insieme delle esperienze, lasciando invece indietro quanto è rimasto in sospeso. Come Shiltar stesso aveva osservato, ogni azione comporta delle reazioni, e con esse tutto il carico di doveri e necessità. Per Konzen questi erano rappresentati dai suoi fallimenti passati. Dalle persone che si era lasciato indietro. Quando si trovava nella prigione di Grimdad, dal fratello aveva appreso della dura legge del loro Mondo. Di come inevitabilmente il singolo venisse sacrificato al successo della causa, seppur con la sofferenza nel cuore. Proprio contro questo aveva deciso di combattere. Sulle mappe non si riescono a vedere le persone, ma ognuna di esse ha una storia da raccontare, ed un'intera vita da vivere. Per questo lui non era in grado di dimenticare. E di uccidere. Ognuno degli uomini e delle donne che non era stato capace di proteggere camminava con lui lungo una Strada costruita sulle catene. Guardandosi indietro, sapeva esattamente cosa fare, e per la prima volta aveva gli strumenti necessari per avere successo.

    Fra pochi secondi cercherai di uccidermi. - Non dava l'idea di scherzare. - Per cui se permetti mi alzerei. - Ed infatti si alzò, rimanendo però di fronte al Mizukage. - Sto per farti delle richieste difficili da esaudire, per buona parte delle quali non posso darti spiegazione. - Lo guardava negli occhi senza nessuna incertezza. - Vorrei farlo, credimi. - La sua voce seppur serena aveva perso il timbro frizzante di poco prima, cedendo ad una serietà grave. - Ma non è ancora tempo, e come garanzie posso darti solo la mia parola e la promessa che prima di quanto credi saprai tutto. - Se anche stava mentendo, nulla della sua espressione lo dava a vedere. - Devo partire, ma per farlo ho bisogno non solo del tuo permesso, ma anche del tuo aiuto. - Portò le braccia ad incrociarsi sul petto. - Io sono nato a Konoha, questo lo sai. - Prese un respiro prima di parlare. - Ma ciò che forse non sai è che lì ho seppellito mia moglie e mia figlia. - Solo un fremito, niente di più. - E' successo tanto tempo fa, non preoccuparti. - Per il resto era fermo ed impassibile. - Sono trascorsi cinque anni dalla mia rocambolesca fuga, e da allora non ho mai potuto fare ritorno. - Per quanto solido, in quel momento apparve in quella parte vulnerabile di solito tenuta nascosta dalla sua aria scanzonata. - Permettimi di rendere omaggio alle tombe della mia famiglia, ti prego. - Era certo una supplica ma del tutto priva di qualunque aspetto patetico. - Non posso tornare come Konzen, o rischio di farmi scoprire, e nemmeno come Houyoku per la stessa ragione. Se tu mi concedessi un visto diplomatico in occasione dell'elezione ad Hokage di Shika Nara non correrei alcun pericolo. - Shiltar poteva cogliere in quelle parole una sincerità a lui già nota. - Credimi, sarei capace di tutto, ma non mancherei mai di rispetto alla donna che ho amato ed alla nostra bambina. - Quanto sino a quel momento era stato soffocato da una coltre di spacconeria cominciava lentamente ad emergere. - Un uomo dovrebbe avere il diritto di piangere i suoi morti. - Un altro fremito, poi più nulla, ed anche quello spiraglio di vulnerabilità si chiuse. - Cosa mi rispondi?


    Una fitta gli tormentava il cuore da quando aveva cominciato a parlare. Gli anni di latitanza l'avevano costretto a confrontarsi talmente tante volte con le minacce peggiori dal reprimere il suo profondo desiderio di urlare. Spesso in passato aveva contemplato la possibilità di uccidersi, e tante erano state le occasioni in cui la sua anima aveva desiderato di fare a pezzi qualunque cosa. Ma la fuga ti pone di fronte a dinamiche spietate, e le rivelazioni sulla ragione di quelle morti non avevano fatto che rincarare la dose. Oppure semplicemente si era costretto a non pensarci. Perdere Iris aveva seriamente rischiato di minare la sua sanità mentale, ma quanto aveva patito in gioventù non era oggetto di paragone. Le aveva tenute entrambe fra le braccia, cullando ogni loro respiro, sino a quando anche l'ultimo le aveva abbandonate, lasciandolo accanto a due corpi privi di vita. Avrebbe dovuto provare odio. Per sè stesso, per la vita, per il Mondo e le sue regole. Ma non era stato così. Il dolore era divenuto forza e le lacrime le spade con le quali avrebbe rimesso tutto a posto. Ora però, quel dolore stava per tornare. E con esso il bisogno di rivederle.

    La missione a Grimdad è stata un fallimento. - Era passato da un discorso all'altro senza particolare difficoltà. - Io sono stato ferito ed ho quasi perso la vita, Arima è morto, Sayaka è scomparsa e da quanto so Shinken è fuggito. - Distolse lo sguardo, abbandonandosi ai ricordi. - Il nostro obbiettivo era quello di recuperare una ragazzina, rapita dagli abitanti di un'isola prigione. - C'era una decisa amarezza nella sua voce. - Un esperimento genetico, creato per sconfiggere i nemici delle Amazzoni Bianche. - Che si tinse di un accenno di rabbia. - Voglio andare a prenderla. - Tornò a guardalo. - Non ho nessuna intenzione di lasciare una ragazzina indifesa nelle mani di assassini spietati. - Se anche prima vi era stata l'ombra scura del dolore, ora i sui occhi ardevano. - Se me lo permetterai, andrò da solo e la salverò, facendo a pezzi chi so io. - L'immagine del dottore gli attraversò la mente per un fuggevole momento. - L'unica cosa che ti chiedo e di coprire una volta di più la mia identità. - Si poteva dire molto di Konzen, ma non che mancasse di determinazione. - Prendi accordi con il loro Villaggio ed inviami sotto falso nome, per favore. Ne Konzen ne Houyoku devono mettere piede a Grimdad, ufficialmente. - Poggiò le mani sul bordo del tavolo. - Questa volta non ne va solo della mia vita, ma anche di una innocente.


    Nessuno verrà lasciato indietro. Queste parole risuonavano nella mente del Ninja ormai da qualche minuto. Una sorta di mantra, una lezione da ripetere per poterla interiorizzare. Nessuno verrà lasciato indietro. Non avrebbe più pianto la scomparsa dei suoi cari, piuttosto sarebbe morto nel tentativo di salvarli. Era un Jonin di Kiri e le cose dovevano cambiare. Era tempo di agire, non più di reagire, ed il salvataggio della Verde Speranza non sarebbe stato che la sua prima impresa. Nessuno verrà lasciato indietro. Nessuno verrà ucciso. Poco a poco qualcosa cominciava a prendere corpo. Una sorta di giuramento, ma che assomigliava più ad una Strada da seguire. Ancora una volta, seppur senza un reale motivo, si trovò a ringraziare il Mizukage. Era anche grazie a lui se aveva acquisito la consapevolezza necessaria a dichiarare guerra ad una realtà di merda, per distruggerla e ricostruirla migliore.

    Ora viene la parte difficile. - Sospirò per la frustrazione. - Conclusa la missione a Grimdad, dovrò lasciare il villaggio per un mese, o forse di più. - Sorriso amaro. - Non ti libererai di me, sta tranquillo. - Purtroppo non era più molto in vena di scherzare. - Ma come ti dicevo, non posso rivelarti la meta, come anche la ragione, di questo viaggio. - I suoi occhi erano sempre legati a quelli di Shiltar. - Però! - Sollevò l'indice destro all'altezza del naso. - Quando sarò tornato, ti dirò tutto. - Abbassò la mano. - Non soltanto per la fiducia concessa fin'ora. - Sorriso a labbra strette. - Ma soprattutto perchè avrò bisogno di te. - Per certi versi quella frase poteva suonare minacciosa. - Shiltar, ora la mia patria è Kiri, e se anche solo in parte hai capito chi sono realmente, sai che non la tradirò. - Tese il braccio verso un'ipotetica finestra. - Ma la fuori ho degli affari da sistemare, prima di poter agire. - Riportò i palmi sul bordo della scrivania. - Ultima volta, poi tutto avrà un senso.


     
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    L'osservazione sul "deliberato atto di trascuratezza" fu ascoltata con Shiltar con lo stesso interesse e sguardo socievole che avrebbe un cane idrofobo, specie considerando che, ancora una volta, Konzen tornò a toccare un punto che gli era stato detto per due volte di sorvolare: la vita personale del Kaguya, come quello gli fece subito notare: "Te l'ho detto e torno a ripetertelo, non impicciarti di questioni che non t'interessano e, per quel che riguarda il mio aspetto, semmai sentirò il bisogno di cambiarlo, me ne occuperò, ma al momento non c'é ragione per farlo."

    [...]

    Shiltar lasciò che l'altro ridesse, seppur, dopo un primo momento di disappunto, nello sguardo del Kaguya si poté leggere solo una certa perplessità, perché, in effetti, non aveva capito la "battuta" dell'altro, non avendo la bencheminima idea delle abilità degli Akimichi, che aveva sì sentito nominare come clan della Foglia, ma mai avuto il piacere d'incontrarne un qualsiasi elemento, quindi non poté cogliere il sottile doppiosenso di quelle parole, perciò aspetto, con perplessa calma, che l'altro la finisse di ridere, cosa che, fortunatamente, accadde prima che Shiltar perdesse la pazienza.

    Quando poi il suo interlocutore iniziò a parlare del proprio look, fu il Mizukage a rivolgergli un cenno d'assenso accomodante, ma per nulla serio, piuttosto leggermente sbeffeggiante, specie sul "bellissimo", con una larga smorfia del viso a sottolineare quanto poco fosse corretto quello specifico aggettivo a suo dire.
    Poi, per quanto l'espressione seria sulla proposta del vestito non gli sfuggì, il Kaguya fu lesto nel rifiutare cordialmente: "Grazie, ma posso farne a meno, tanto più che dubito che qualcuno ci possa scambiare per parenti.", affermò muovendo il proprio indice destro dal suo viso a quello dell'altro, come a voler sottolineare che non è che avessero tanto in comune nell'aspetto.

    La successiva, e probabilmente più divertente, parte del loro discorso, incentrata sul concetto di cautela, portò entrambi a sorridere più sinceramente, e meno derisoriamente, del solito, l'uno dell'altro, "Con tutta la gente che fa le pulizie qui, nemmeno uso una combinazione, ma un sistema un pizzico più complesso, specie dopo quello che è successo mesi fa...", ammise con un cenno d'assenso della testa sull'esempio della donna delle pulizie, alzando poi un sopracciglio un pò sorpreso sul paragone con il "kami della morte", un gesto che poi passò ad uno sguardo che domandava la stessa cosa che, poco dopo, il Kaguya chiese: "Ora non starai un pò esagerando sul mio aspetto secondo il tuo punto di vista?", domanda fatta con una leggera torsione del naso.
    In ogni caso, fu poco dopo Konzen a fare due domande, la prima fece un pò sorridere il Mizukage, "E' più facile di certo, specie considerando come rovino i vestiti in missione, un look, come lo chiami tu, così semplice mi permette di avere sempre dei ricambi facilmente recuperabili ed organizzabili, certo che è più facile.", confermò, "E poi, prima di tutto, sono i miei coccodrilli che mangiano le persone, o almeno due volta ho permesso a Sobek di farlo, con dei nemici in missioni, uno dei tizi che ha fatto saltare l'Accademia ed un traditore dei Kaguya, ma credo che nemmeno gli altri avrebbero rifiutato.", ricordò con una certa nota di sorpresa nel trovarsi a ragionare su quale carne potessero gradire i suoi coccodrilli, "E comunque ce l'ho un hobby, se è quello che chiedi: secondo te chi li fa questi soprammobili di cui tanto ti sei lamentato? Sono bravissimo in questo... ho anche fatto un servizio di posate di questo materiale come regalo per un matrimonio di un ninja del villaggio.", concluse, stavolta ridendo lui di gusto all'idea del regalo fatto ad Itai per il suo matrimonio.

    [...]

    Ancora appoggiato alla poltrona, ascoltò le nuove parole di Konzen, sorridendo leggermente al nuovo accenno all'età, che lui stesso aveva aperto, prima di ascoltare le successive parole e metterci un pò a cogliere il suo accenno ai fatti di Genosha, relativi a quanto l'ex foglioso era apparso a Kiri, sul successivo accenno all'eventualità che avesse trovato un amico in Shiltar, il Kaguya accennò un mezzo sorriso, agitando leggermente la testa, come a non voler negare, né confermare del tutto l'idea dell'altro.
    "Al più, puntiamo le pacche sulle spalle, gli abbracci, trovo difficili che mai ci potremo arrivare...", lo interruppe brevemente, con uno sguardo tranquillo, mentre l'altro annuiva alle proprie parole, con una domanda finale.
    "Diciamo che non ti considero ancora il più fedele ninja di Kiri, ma in questo tempo ho avuto modo di riflettere in generale sulla mia visione dei ninja che abbandonano il proprio villaggio e trovano casa in un altro.
    Però, ancora non siamo arrivati alle pacche sulle spalle, posso confermartelo."
    , concluse con un sorriso sincero, in fondo quella discussione stava andando meglio di quanto potesse sperare, in quella sua parte finale, o almeno in quella che sembrava la parte finale, anche se, come scoprì poco dopo, non lo era.

    [...]

    Konzen, finito quello specifico argomento, infatti, esordì con delle parole piuttosto strane: avrebbe rischiato di essere ucciso per quello che stava per dire? Shiltar, alla serietà ritrovata dell'altro, gli rivolse uno sguardo incuriosito, ma meno rilassato dei precedenti, per starlo poi ad ascoltare in silenzio.
    Sembrava che l'altro volesse il permesso per uscire da Kiri, per motivi che in quel momento non poteva spiegare, in più voleva anche un aiuto, seppur, in questo senso, non capiva ancora Shiltar che cosa potesse servirgli come aiuto.

    La prima richiesta: andare a Konoha presso la tomba della moglie e della figlia.
    Probabilmente, in una situazione differente, Shiltar avrebbe solo rispettato la serietà, e forse un pò di dolore, che poteva percepire nelle parole dell'altro, ma, con ciò che stava succedendo nella sua vita, Taeko e tutto il resto, più e più volte si era ritrovato a riflettere su come si sarebbe ridotto semmai fosse successo qualcosa a quella che, ormai, vedeva come la sua futura famiglia e mai nessuna riflessione era finita bene.
    Questo lo portava a provare un certo timore di poter un giorno vivere una situazione come quella di Konzen, ma, più di questo, ad aggiungere una certa nota di simpatia e di comprensione in più, che fece passare in secondo piano anche la notizia dell'eventuale elezione a Hokage di Shika Nara.
    "Va bene.", fu la sua prima risposta, seria, un pò triste, e priva di alcun tipo di dubbio, "Se effettivamente ci sarà questa elezione e Kiri sarà informata, vedrò di fare in modo che tu vada con l'amministratrice, se vorrà andarci, o andrai da solo.
    Altrimenti, se servirà, vedremo di trovare un altro modo per farti andare lì, ma, specie in questo secondo caso, considera che verosimilmente non avrai molto tempo."
    , volle specificare alla fine, con tono ancora serio, prima di ascoltare eventuali osservazioni dell'altro, oltre le altre sue richieste.

    Seconda richiesta: tornare a Grimdad.
    Shiltar, malgrado quello che poteva supporre Konzen, sapeva pressoché pochissimo della missione in cui l'allora ninja di Konoha era stato mandato assieme ad Arima Uchiha, Shiken Takatsui e Sayaka Okamikumo, poiché, in quello stesso periodo, l'allora chunin Shiltar Kaguya si trovava con altri due ninja della Foglia al di fuori dell'accademia, intento in una missione in quel dell'Impero di Smeraldo.
    Il poco che sapeva lo aveva scoperto dalla relazione di Shinken, tornato anche lui, seppur in modo più rinomato, a questo ora s'aggiungevano le spiegazioni di "Houyoku", che, ancora una volta, fecero riflettere il Kaguya su quel che avevano in effetti in comune: stavolta era l'altro che voleva impedire di sentirsi in colpa per la morte di una persona innocente, un'esperienza che il Mizukage ben conosceva, con la morte di Brun che pesava sulla sua coscienza da quando aveva lasciato Laa, una cosa che non era scomparsa con la morte di un Chuda e che sempre lo perseguitava, in qualche modo.
    "Questa come richiesta non sarà facile, ma possiamo passare dall'amministrazione, ora, e vedere di organizzare la cosa.
    Penso che potrai andarci, sul tornare, conto che ormai tu ce la faccia.
    E, per quanto può interessarti, sia Sayaka sia Shinken sono tornati da Grimdad, solo che Sayaka è morta qualche mese dopo, mentre l'altro è tornato da poco, ottenendo il grado Jonin per quella missione fallita."
    , concluse, con un sorriso un pò amaro su quelle ultime informazioni, forse superflue, ma immaginava che all'altro potesse un pò interessare.

    L'ultima fu la richiesta peggiore: stare fuori da Kiri per un mese, senza spiegargli né dove andava, né perché.
    Il Kaguya si poggiò la mano destra sulla fronte, pigiando con le dita sul volto, prima di rispondere, dopo aver ascoltato le parole dell'altro: "Le prime due richieste sono state per motivi che comprendo, forse solo parzialmente, perché non ho vissuto situazioni completamente uguali, ma li comprendo.
    Ti ho dato fiducia per entrambe e te la darò anche quando andremo in amministrazione a crearti una terza identità, e pure una quarta, a quel che sembra.
    Però, specialmente se poi ti servirà ancora una mia mano, devi capire anche tu, che stare un mese, oltre il tempo che questi viaggi ti prenderanno, fuori da Kiri, è una cosa che posso fare, ma per cui vorrei una spiegazione migliore.
    Pure non completa se vuoi, ma pur sempre una spiegazione, se non sul dove vai, almeno sul perché."
    , spiegò, serio, attendendo una spiegazione di rimando dall'altro.
     
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  4. Kalastor
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    Un Nuovo Inizio.
    Verso la Conclusione.



    Aahh Shiltar.. - L'espressione gioconda non se n'era andata. - ..sei terribile. - Si abbandonò sulla sedia, sfinito dalla stoica resistenza del Kaguya. - Magari proprio per questo m'incuriosisci. - Appoggiò i palmi sui braccioli, tamburellando un poco con le dita. - Ma di cosa hai paura? - Sbuffò, per lo più annoiato da quel dubbio improvviso. - Mi conosci, ho fatto il bastardo per mestiere, se volessi potrei conoscere ogni tuo sordido segreto! - Non suonava come una minaccia, al più come una semplice constatazione. - Però non lo faccio! Perchè rispetto la tua intimità.. - Chiuse gli occhi e piegò la testa di lato sollevando i palmi nel contempo, così da sottolineare l'ovvietà della sua affermazione. - ..ma sono preoccupato! - Annuì senza cambiare posizione. - Alle donne bisogna piacere, se ti comporti in maniera inappropriata colpisci tutta la categoria! - Solita falsa espressione indignata. - E poi dai.. - Ammiccò vistosamente. - ..tu sai di aver bisogno del mio aiuto.

    [...]

    Tanto più che dubito che qualcuno ci possa scambiare per parenti. - Per una volta dovette dargli ragione. - In effetti non ci assomigliamo per niente, lodati siano gli Dei. - Erano come l'acqua ed un tostapane, completamente diversi. - Però ti farò ugualmente un vestito. - Almeno su questo si mostrava risoluto in maniera benigna. - Qualcosa di moderno, ma con un taglio classico. - Tese indice e pollice di ambo le mani, ruotando la macina per portare le dita a formare una cornice. - Qualcosa da tutti i giorni, ma utile in missione.. - Chiude l'occhio destro per meglio valutare la figura del soggetto. - ..probabilmente blu.


    Per un terrificante momento si chiese come sarebbe stato essere il fratello di Shiltar. Pensò a quale doveva essere stata la sua infanzia ed alla ragione del suo essere Ninja. Si chiese se aveva ricordi della madre e del padre, se avesse dei parenti in vita. Si domandò anche quanto e come il suo passato avesse influito su quanto era diventato. E fece altrettanto con sé stesso. Forse nascendo anche lui a Kiri sarebbe finito per assomigliare a quell'albino disfunzionale. Probabilmente no, ma la sola ipotesi valeva lo spenderci qualche secondo sopra. Trarre un tale spunto di riflessione da un discorso in merito a vestiti e look era veramente demenziale. Ma per certo gli avrebbe tolto il sonno almeno per una settimana.

    Ora non starai un pò esagerando sul mio aspetto secondo il tuo punto di vista? - Trattenere la risata gli costò il quasi distacco della lingua. - No, credimi. - Le parole erano leggermente biascicate ma il dolore lo teneva concentrato. - Dopo aver vissuto qui, quando la trista mietitrice verrà a reclamare la mia anima.. - Il contrasto fra gravità dello scenario ed assurdità della discussione rendeva il tutto completamente divertente. - ..le chiederò dove ha lasciato il cappello. - Istanti dopo, la rivelazione sugli hobby del Mizukage gli fece amaramente rimpiangere di avergli fatto quella domanda. - Santi Dei, è inquietante anche nel tempo libero.. - Con un filo di voce, decisamente sconvolto. - ..beh, se non è coerenza questa! - Prese l'appunto mentale di non indagare mai sugli svaghi di chi modella la propria casa attorno al tema delle ossa. - Credo di aver scoperto molto più di quanto volevo, almeno in questo ambito. - Però non resistette. - Ma tu esci mai? Voi Kaguya dovreste essere ballerini eccellenti!

    [...]

    Ho avuto modo di riflettere in generale sulla mia visione dei ninja che abbandonano il proprio villaggio e trovano casa in un altro. - Un'esclamazione sorpresa si legò strettamente all'espressione colpita. - Lieto di aver dato una scossa al tuo Mondo! - Ed era vero, essere riuscito in qualcosa del genere, senza per altro volerlo consapevolmente, lo riempiva di orgoglio. - Però, ancora non siamo arrivati alle pacche sulle spalle, posso confermartelo. - A sorriso sincero rispose con una risata altrettanto sincera. - Non avevo dubbi! - La piega presa dal discorso aveva sorpreso tanto il Kaguya quanto lui, magari c'era davvero la possibilità che diventassero amici. - Potrebbe sembrare stupido e fuori luogo parlarne ora.. - Le sue premesse non mancavano mai di essere sconvolgenti. - ..ma mentre navigavamo verso Genosha tu mi dicesti di non avere nessun legame con i Kaguya del passato.. - Probabilmente non sapeva bene neanche lui come mai aveva avuto quel pensiero. - ..ma io non credo sia vero. Il Mizukage di allora era un assassino sanguinario senza rispetto per la vita.. - Serio ed al contempo rilassato, il repentini cambi di registro di Konzen erano qualcosa di sorprendente. - ..e se pur nel modo peggiore quei Ninja hanno cercato di dare al Villaggio un futuro migliore.. - Anche se le cronache parlavano di un clan segnato da una violenza fine a sé stessa, non era difficile capire come Houyoku fosse convinto del contrario. - ..e se ora il Mizukage sei tu, credo che tutto sommato abbiano avuto successo.

    [...]


    Ricordati di respirare. Era una delle prime regole da ricordare in combattimento. Lui lo fece, con appena qualche secondo di ritardo. Chiuse gli occhi giusto un istante e si concesse persino un sorriso sollevato. Era fatta, quello era il passo decisivo. Finalmente le trame del destino da lui stesso ingarbugliate sino all'inverosimile cominciavano a tendersi in direzione del suo obbiettivo. Ottenere l'approvazione di Shiltar era prima di tutto un bisogno morale per lui, ma anche poter sperare di averlo al proprio fianco quando fosse giunto il giorno era rassicurante. Doveva contare sull'appoggio di tutte le persone fidate per avere una speranza di successo, soprattutto considerata l'entità del nemico che andava ad affrontare. Quello però era solo l'inizio e la Strada si preannunciava come sempre in salita, anche se questa volta poteva ragionevolmente immaginare di non doverla percorre completamente in solitudine. Lasciò scivolare l'aria all'interno dei polmoni, ora veniva la parte difficile.

    Altrimenti, se servirà, vedremo di trovare un altro modo per farti andare lì.. - Era decisamente quello di cui aveva bisogno. - ..ma specie in questo secondo caso verosimilmente non avrai molto tempo. - Annuì fra sé, senza distogliere lo sguardo. - Ironicamente mi trovo nella condizione di non avere mai molto tempo. - Sorriso carico di amarezza. - Preferirei partire il prima possibile e conto di trattenermi non più di quanto necessario per rendere un degno omaggio. - Più parlava di quell'argomento minore diveniva la sua capacità di rimanere impassibile di fronte al dolore. - Anche se è passato tanto tempo, in questo momento vivo come insopportabile ogni istante trascorso lontano da loro. - Chiuse gli occhi, ma fu la debolezza di un momento. - Sono molte le volte in cui vorrei spezzare questa catena di inganni, ma semplicemente non posso. - Rabbia, amarezza, dolore. - Mi basta un pretesto qualsiasi, purchè ufficiale.


    Partendo quella notte aveva preso una decisione, dalla quale era scaturita tutta una serie di eventi paralleli, dagli esiti quasi sempre nefasti. Non aveva mai avuto un rimpianto e se davvero il prezzo era quello dell'infamia lo avrebbe pagato volentieri. Lui credeva realmente nello spirito della Foglia e nei suoi ideali di fratellanza e coraggio, ma tutto sommato si era fatto bastare il metterli in pratica anche da ramingo, e così avrebbe fatto sino al giorno della sua morte. Ora però era un Ninja di Kiri e se anche un tempo l'idea del ricordo gli provocava un misto di angoscia e sollievo, non è era più così. Tutto sommato, l'unico vero legame col Villaggio d'origine era quello degli affetti. Lì aveva lasciato una parte del proprio essere della quale non sarebbe mai più rientrato in sospetto, così da rendere quella cicatrice il marchio di un passato di morte. Il sangue della sua ferita avrebbe impedito ad altri di soffrire, e così doveva essere. Forse il fuoco di Konoha gli avrebbe permesso di illuminare le tenebre nella quali si stava gettando, anche se lui non ne era più partecipe. Probabilmente Kanae l'avrebbe apprezzato.

    Questa come richiesta non sarà facile.. - Quando combatti contro un Mondo niente è mai davvero facile. - ..ma possiamo passare dall'amministrazione, ora, e vedere di organizzare la cosa. - Annuì con decisione. - Penso che potrai andarci, sul tornare, conto che ormai tu ce la faccia. - Serrò la mascella mostrando per la prima volta un'espressione davvero risoluta. - Non è contemplata nessun'altra possibilità, è diverso. - Appoggiò i pugni sul tavolo. - Dovessi anche radere al suolo quell'isola di merda e tutti i suoi maledetti abitanti, io la salverò. - Alzò le labbra quel tanto che bastava a mostrare i denti, una sorta di preludio di quanto sarebbe diventato. - Cambierò il passato, ad ogni costo. - Prese un mezzo respiro, cercando di ritornare al proprio distaccato contegno. - Sia Sayaka sia Shinken sono tornati da Grimdad, solo che Sayaka è morta qualche mese dopo.. - La notizia lo colpì come un calcio alla bocca dello stomaco. - Sayaka.. - Aveva odiato l'indole crudele della donna, ma sapere della sua morte lo riempiva di una profonda tristezza. - ..mentre l'altro è tornato da poco, ottenendo il grado Jonin per quella missione fallita. - Sorriso sprezzante. - Appena avrò occasione pareggerò i conti anche con lui.


    Lei era il male. Non aveva mai visto un tale disprezzo per la vita umana ed all'epoca ne era rimasto semplicemente sconvolto, ma era stata una lezione importante. Gli aveva fatto capire come i valori non fossero mai assoluti, insegnandogli a convivere con quelli altrui senza per forza cercare di cambiarli. Ognuno era frutto del suo Mondo e probabilmente Sayaka era vissuta nell'odio e nel dolore. Per quello sapere della sua sorte nefasta creava in lui un senso di compassione. Era morta sola, senza mai conoscere l'amore, senza amici e senza nessuno a piangere la sua scomparsa. Era malvagia, ma non meritava di finire nella polvere, lontano dagli occhi e dai cuori. Forse avrebbe potuto salvarla. Forse non era ancora tutto perduto. Ma ora sì. Si ripromise di dedicarle una preghiera e portare avanti la sua Strada. Quando uccidi qualcuno o non riesci a proteggerlo, sei tenuto a farti carico del suo futuro e della sua vita per come poteva essere, era questo in cui credeva. Nessuno dovrebbe sparire come un puntino sulla mappa e quando una vita si spegne qualcuno dovrebbe sempre versare una lacrima. Per quanto sciocco, lui l'avrebbe fatto.

    Pure non completa se vuoi, ma pur sempre una spiegazione.. - Non si allarmò, aveva previsto una domanda del genere. - ..se non sul dove vai, almeno sul perché. - Per questa ragione non esitò nemmeno un secondo a rispondere. - Va bene. Mi serve una lama. - Cercò sulla scrivania un oggetto tagliente, il che poteva significare praticamente qualsiasi cosa, conoscendo il Kaguya. - Hai anche della carta assorbente per caso? Potrebbe sporcare un pò.. - Atteso il dovuto, sollevò la manica destra e rivolse verso Shiltar il palmo della mano, sino ad allora tenuto scrupolosamente nascosto. - Ho questo dal giorno della mia nascita. - Si trattava di un antico ideogramma col significato di "Gatto". - Quando ero piccolo io e mia sorella ci scherzavamo su.. - Non riuscì nemmeno ad accennare un sorriso malinconico. - ..ma poco più di cinque anni fa le cose hanno cominciato a cambiare. - Non era tanto la serietà a colpire, quanto la freddezza con la quale raccontava quegli episodi. - Incubi, visioni, sogni.. - Ripensare a quelle immagini ormai non lo turbava più. - ..e dopo un pò anche questo, osserva la magia. - S'incise senza battere ciglio il palmo incriminato, aprendovi una larga ferita, dalla quale prese ad uscire un sangue nero e denso. - Non è tutto. - Dopo pochi secondi il taglio si richiuse senza lasciare nemmeno un segno. - Funziona solo quando sono in stato di calma, ma come hai visto.. - Lasciò volutamente cadere la frase. - Questo simbolo mi ha guidato lontano da Konoha, sino ad una foresta avvolta dalla nebbia, e mi ha fatto incontrare altre persone, col mio stesso segno.. - Come una vecchia pellicola quei ricordi gli scorrevano davanti. - ..e praticamente tutte hanno perso la vita. - Voleva urlare, ma rimase impassibile. - La fuga dal Villaggio, la corsa alle Wakizashi, la scomparsa durante la Verde Speranza.. - Tolse il sangue raffermo con la carta e se la cacciò in tasca. - ..dipende tutto da questo. - Glielo mostrò nuovamente. - Io so chi me l'ha fatto ed anche il motivo.. - Non poteva mentire, non fino a quel punto. - ..ma ho intenzione di fare a pezzi i loro piani e tutto sommato credo ne siano consapevoli. - Tornò ad abbassare la manica, togliendo la mano dalla vista. - Però ignorano che io non so più solo come hanno cercato di rendermi. - Pur nella totale mancanza di emozioni gli rivolse un mezzo sorriso complice. - Ed ho giurato di non permettere più a nessuna delle persone a cui sono legato di soffrire per causa mia, dovessi anche andare fino all'Inferno per uccidere la Morte. - Sembrava tremendamente determinato anche in quell'affermazione assurda. - Ma ora la cosa migliore è assecondarli ed ottenere una certa cosa. - Strinse il pugno destro. - Poi distruggerò il loro Mondo.

    [...]


    Era quanto poteva rivelargli, per il momento. Non era ancora abbastanza istupidito da credere seriamente di poter sfuggire all'occhio vigile dei suoi persecutori. Probabilmente loro erano davvero a conoscenza del suo desiderio di cambiare il corso degli eventi o se non l'altro l'avevo intuito dal modo in cui si era comportato sino a quel momento. Ma dove non potevano arrivare era all'interno della sua rete di legami ed affetti. Dal giorno della rivelazione aveva costruito un labirinto attorno alla sua vita, dentro al quale aveva posto le persone alle quali voleva bene, magari anche in senso metaforico. Correndo a perdifiato per quegli stretti corridoio aveva condotto quei bastardi esattamente dove voleva, spacciando vicoli ciechi per importanti informazioni. Così aveva agito praticamente indisturbato, e di lì a poco avrebbe fatto in modo di mettere in atto quel complesso progetto fatto di intrighi e sotterfugi, ma non più forte della sua capacità di simulare e dissimulare, ma nella fiera manifestazione della Strada che aveva scelto. Però, così com'era un rivoluzionario da una parte, dall'altra doveva anche rispondere alle esigenze della sua nuova patria.

    Un un'ultima cosa, ma possiamo discuterne mentre andiamo in Amministrazione.. - La foga e la concitazione di poco prima avevano ceduto il posto ad una calma contenuta. - ..sapresti mica dirmi cos'è successo nel Mondo mentre ero via? - Magari con tanto sforzo si poteva immaginare una domanda più generica. - Guerre, omicidi, pazzi criminali, furti da prima pagina, il solito insomma. -Annuì tranquillamente. - Vorrei capire esattamente quali sono i pericoli da questa parte, prima di andare dall'altra!


     
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    Shiltar osservava con pacata calma il susseguirsi di parole di Konzen sul suo poter "conoscere" tutti i suoi segreti, non che il Kaguya ne avessi chissà quanti e quali, gliene veniva in mente un numero ristretto, in ogni caso all'ultima serie di osservazioni, il Mizukage replicò con un sopracciglio leggermente più alzato ed una nota divertita: "Fammi capire, ti preoccupi che il genere femminile si faccia una brutta idea di me, per un, improbabile, unico comportamento, o che una donna specifica si faccia una cattiva idea del genere maschile a partire da me? Perché in ambo i casi temo tu stia davvero esagerando le mie possibile di essere un campione per una misura così generale, in ambo i casi.", affermò, prima di mettere le mani avanti, con un sorriso sornione, aggiungendo: "Comunque, non ti preoccupare, se avrò bisogno del tuo aiuto in campo sentimentale, sarai l'ultimo a saperlo...", il che sarebbe potuto suonare un pò derisorio, ma considerando che il Kaguya non si sarebbe di certo messo a discutere con qualcuno di eventuali suoi problemi sentimentali, questo avrebbe implicato che Konzen sarebbe stato il primo, e l'ultimo, a saperlo dopo il Mizukage stesso.

    [...]

    Vedere "Houyoku" agitare le mani come aver inquadrare Shiltar, mentre parlava di fargli un vestito fu una cosa un pò noiosa, alla fine il Mizukage fu sollevato, almeno, dal fatto che aveva parlato di un abito blu, poteva capitargli di peggio... poteva scegliere un colore che non avrebbe mai usato nemmeno per farsi una coperta, il che, in effetti, riportò alla mente del Kaguya che, la prima volta che si erano visti nel suo palazzo, Konzen aveva preso come mantello una coperta di colore blu del Mizukage, il che gli lasciò sfuggire una risatina divertita, prima di ritornare a concentrarsi su ciò che diceva l'altro.

    Sull'affermazione dei Kaguya ballerini, Shiltar si sentì in dovere di specificare: "Le Danze Kaguya non sono esattamente un ballo di gruppo da fare il luoghi pubblici, diciamo pure che non molti sono usciti indenni dalle danze del mio clan.", anche se il dubbio di saper "ballare" gli sorse in mente, "E comunque sono sempre stato parecchio impegnato: facevo da guardiano alle mura da genin, ed ancora prima da studente; una volta chunin sono stato eletto amministratore ed ora sono Mizukage, escluse le missioni ho avuto ben poco tempo libero.", precisò, riflettendo che, di fatto, con Taeko, esclusi gli ultimi mesi, non erano mai realmente usciti assieme, tranne la sera che avevano festeggiato la prossima inaugurazione delle Terme, circa nove mesi prima.

    [...]

    Il discorso sui Kaguya colse un pò di sorpresa anche Shiltar, che guardò con occhio critico l'altro mentre esponeva il suo pensiero, "Non so quanto i membri del mio clan di allora volessero modificare in meglio il villaggio, non ci sono molte notizie in tal senso... è un pensiero ottimistico, questo sì.", ammise il Jonin, riflettendo su quel poco che sapeva sui Kaguya del passato, anche se ormai non se ne preoccupava più da tempo del passato, interessandosi più al futuro del clan e del villaggio.

    [...]

    Le spiegazioni di Konzen ed il suo concordare che non sarebbe rimasto a Konoha più del necessario fecero sorgere un triste sorriso sul viso di Shiltar che, all'osservazione di quanto fosse per l'altro difficile restare lontano dalla famiglia, scomparve del tutto, mentre, ancora una volta, le sue maggiori preoccupazioni gli sibilavano nella testa, per quanto cercasse di scacciarle, come il nodo allo stomaco che l'idea di vivere un'esperienza simile gli faceva sempre avvertire.

    Il Mizukage, comunque, ascoltò in silenzio sia quelle spiegazioni, sia, con uno sguardo più serio e meno triste, la determinazione del neo-jonin relativamente al tornare da Grimdad con quella ragazzina che voleva salvare.
    Fu decisamente più curioso quando arrivò la successiva spiegazione, osservando quello che pareva un tatuaggio sul braccio di "Houyoku" e passandogli delle salviette che aveva in un cassetto, mentre l'altro prendeva un tagliacarte dal tavolo.
    Il racconto, assieme a ciò che vide, fu chiarificatore su ciò che l'altro voleva fare, o almeno dissipò qualche mistero sul perché quello che era stato uno Hyuga aveva preferito tradire il suo paese e quanto altro.
    Che la vita di Konzen non fosse stata facile, lo poteva immaginare, erano pochi i ninja ad averla avuta facile, che fosse strana, lo aveva ipotizzato da quando ci aveva parlato la prima volta, ora capiva anche che era piuttosto contorta e complicata.
    "Ok, avrai il tuo mese di tempo per la tua ricerca di qualsiasi cosa tu debba trovare, legata a quel tuo simbolo.
    In fondo non sono tantissimi a conoscere Houyoku, escludendo qui a palazzo, quindi non penso che sarà poi così sospetta come cosa, tanto più che anche il tuo compagno di missione Giants si è preso del tempo per addestrarsi fuori da Kiri di recente."
    , confermò con tono serio il Mizukage.

    [...]

    Poco dopo, il tono ritornò rilassato, mentre Konzen chiedeva informazioni, più correttamente quanto più possibile riguardo il mondo dell'Accademia, o almeno questo aveva capito il Kaguya della sua domanda, dopo un primo sguardo perplesso.
    Shiltar a quel punto s'alzò, "Ok, ne possiamo parlare andando in amministrazione.", concordò, posandosi la Falce di Luna sulla schiena ed avvisando, una volta uscito dalla stanza, gli impiegati che stava per andare in amministrazione con Houyoku.

    "Allora... prima di tutto sappi: Konoha è in guerra con Kiri, ma non ti preoccupare, dubito che qualsivoglia ninja della Foglia abbia l'ordine di attaccare uno della Nebbia, così come non l'ho data qui, più che altro si suggerisce di starsi il più lontano possibile.
    La questione è complicata dall'esecuzione di Godsan, un nostro genin, in quel della Foglia, ti basti sapere questo."
    , spiegò con calma, mentre uscivano dal Palazzo.
    "Un pò più importante: siamo ai ferri corti con Oto, principalmente perché l'amministratore Yami Kabane è morto, dopo aver combattuto con me, per quanto abbia cercato d'impedirlo.", ammise con quel senso di colpa in voce che aveva sempre nel parlare del suo vecchio allievo.
    "Aggiungi che sospettiamo che un furto avvenuto qualche mese fa qui nel mio palazzo sia stato fatto da un otese e capirai che con il Suono la situazione è effettivamente difficile.", continuò.
    Stava dandogli delle notizie generiche, ma preferiva per ognuna di essere non cadere troppo nello specifico, perché ognuna pesava in modo diverso su di lui.
    "Ti bastano come notizie?", concluse con un mezzo sorriso.
     
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  6. Kalastor
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    Un Nuovo Inizio.
    Conclusione.



    Perché in ambo i casi temo tu stia davvero esagerando le mie possibile di essere un campione per una misura così generale. - Valutò con cura l'affermazione. - Beh, sei pur sempre il Mizukage! - Ridacchiò appena. - Dovresti essere d'esempio in ogni ambito della vita! - Difficile capire come la discussione si fosse spogliata d'ogni seppur vaga parvenza di serietà. - Comunque, non ti preoccupare, se avrò bisogno del tuo aiuto in campo sentimentale.. - Fugace speranza. - ..sarai l'ultimo a saperlo. - Seguita da atroce delusione. - Non avevo dubbi. - Si concesse un sospiro, tradendosi però con un sorriso. - Ahh Shiltar, sei un caso disperato!

    [...]

    Le Danze Kaguya non sono esattamente un ballo di gruppo da fare il luoghi pubblici.. - Lo guardò in tralice. - Ma va? - Sarcasmo a catinelle. - ..diciamo pure che non molti sono usciti indenni dalle danze del mio clan. - Agitò un poco le braccia, nella sghemba pantomima dei movimenti di un Kaguya. - Basterebbe evitare di estrarre gli stecchi mentre le esegui, sai? - Però in cuor suo doveva ammettere di non trovare più tanto divertente l'idea. - Escluse le missioni ho avuto ben poco tempo libero. - Nuovamente tornò a domandarsi quale fosse il passato del Mizukage e sei mai davvero fosse stato un essere umano prima che un Ninja. - Dovesti trovarne invece. - Sembra persino serio nel suo delirio. - Fa bene all'anima prendersi qualche momento libero. - Annuì senza alcuna teatralità, a differenza del solito. - Magari una sera di queste ti offro da bere, così festeggio anche la promozione.

    [...]

    È un pensiero ottimistico, questo sì. - L'inarcarsi delle labbra rimase sospeso fra sogno a malinconia, piegandosi nell'ombra di un sorriso. - Probabilmente hai ragione.. - Scostò lo sguardo, come a seguire la coda d'un pensiero. - ..ma amo convincermi che tutto accada per una ragione.. - Come si può pensare al distruzione di un'intera stirpe senza cercarvi un qualche significato? - ..in un modo o nell'altro.

    [...]

    Ok, avrai il tuo mese di tempo per la tua ricerca di qualsiasi cosa tu debba trovare, legata a quel tuo simbolo. - Annuì deciso, anche quella era fatta. - In fondo non sono tantissimi a conoscere Houyoku, escludendo qui a palazzo.. - A volte dimenticava di vivere ancora a casa di Shiltar. - ..quindi non penso che sarà poi così sospetta come cosa.. - Inarcò per un istante le sopracciglia, effettivamente non aveva tutti i torti. - ..tanto più che anche il tuo compagno di missione Giants si è preso del tempo per addestrarsi fuori da Kiri di recente. - Ora si spiegava come mai non era riuscito ad incontrarlo nei giorni precedenti. - Perfetto. - Diretto ed asciutto come richiedeva la situazione. - Trenta giorni e potrò finalmente mostrarsi le mei carte. - Metafora insolita, sopratutto considerata la situazione. - Ora devo vedere di farlo con una mano vincente.


    Per la prima volta dopo molti anni sentiva alleggerirsi il fardello del suo segreto. Tanti l'avevano affiancato su quella Strada, ma era ormai chiaro come finisse sempre ed immancabilmente per condurre nel cuore di un'oscurità profondamente perniciosa. Eppure provava sollievo. Aveva atteso con pazienza e determinazione per tanto, tanto tempo, ed ora finalmente si trovava ad un passo dell'inizio del suo progetto. Probabilmente loro erano ancora convinti d'essere riusciti a manipolarlo abbastanza da spingerlo lontano dal suo percorso, ma se anche avevano calcolato la forza della sua volontà, avrebbero avuto un'amara sorpresa. Non era più disposto a scendere a compromessi, a maggior ragione dopo aver conquistato il rispetto del suo più diretto antagonista. Era partito con l'idea d'imbarcarsi in quella folle impresa praticamente nella consapevolezza di firmare la propria condanna, però quella conversazione era riuscita a ribaltare completamente la situazione. Non era più il folle sogno di un pazzo, ma una speranza onesta e concreta. Avrebbe fatto a pezzi quella realtà di merda per crearne una migliore.

    [...]

    Ti bastano come notizie? - Konzen fissava dritto di fronte sé. - Però! - Camminando a passo svelto. - In poche parole siamo sull'orlo di una guerra. - Si costrinse a mantenere un'espressione indifferente. - Tempo di cambiarmi ed arrivo.


    Quello era il Mondo dei Ninja. Gli alleati di oggi sono i nemici di domani, ma il potere riesce sempre a trovare il suo posto. Benchè l'Accademia avesse garantito una sorta di pax sino a quel momento, era inevitabile che prima o poi lo spettro del conflitto sarebbe tornato. Purtroppo era anche quella una Realtà con la quale bisognava imparare a convivere, accettando implicitamente la propria natura di soldati. Ogni Paese batte la sua bandiera e partecipa alla lotta per il denaro. Ogni missione significa avere un punto più dell'avversario, finchè giunge il momento in cui qualcuno si rende conto di averne abbastanza da potersi muovere. Una volta di più maledì quella vita del cazzo. Ecco un altro motivo per diventare più forte: uccidere la guerra.



     
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    L'osservazione sull'essere il Mizukage, e come tale un esempio per tutti, fece piegare un sopracciglio a Shiltar: "Non credevo che il mio ruolo dovesse avere un valore tale anche sulle relazioni sentimentali dei ninja della Nebbia, penso che tu abbia un pò travisato anche il senso dell'essere Kage, posso essere considerabile un capo militare, non un esperto di vita sociale, allo più.", spiegò con un mezzo sorriso che, si allargò del tutto sull'osservazione finale sulle poche speranze che Konzen aveva riguardo di lui.

    [...]

    Certo, il tono frivolo e rilassato della discussione fra i due jonin ebbe un fremito, almeno nello sguardo di Shiltar, quando Houyoku definì le ossa "stecchi", ma quando gli parlò di prendersi del tempo libero, il Mizukage con un sorriso più rilassato rispose semplicemente: "Temo che ben presto ne avrò anche meno, possibilmente...", disse seppur con una certa soddisfazione, pensando alla situazione con Taeko ed alla situazione stessa di Taeko.

    [...]

    Evitando del tutto altri commenti sull'argomento dei passati Kaguya, una questione non fra le preferite di Shiltar da sempre, il dialogo continuò fino alle spiegazioni di Konzen su cosa doveva fare e perché, giungendo alla conclusione che in un mese, possibilmente, avrebbe detto tutta la verità al Mizukage, una volta avuta una "mano vincente".

    Alla fine, poi, Shiltar preferì non sottolineare come l'idea della guerra fosse, almeno con Konoha, solo finzione, e con Oto possibilmente chiaribile, o risolvibile, con molto meno di una guerra, solo con un suo sacrificio, sperava, semplicemente accennò con il capo che avrebbe atteso che anche l'altro fosse pronto per poi andare assieme in amministrazione.

    ------

    OT: E con questo breve post si conclude la giocata a palazzo fra il mio pg e quello di Kalastor, chiunque mò voglia interagire nel palazzo del Mizukage, si può fare avanti./OT
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Far pagare gli errori
    La disciplina Kiriana

    Ventiquattr’ore. Erano abbastanza per metabolizzare l’accaduto e decider di prendere provvedimenti. Quello stesso giorno, prima di recarmi da Shiltar, era passato in amministrazione ed avevo dato uno sguardo alla lunga lista dei Chunin di Kiri finché tra le varie foto non ero giunto a riconoscere la sua faccia.
    Presi nota del suo nome e qualche minuto e salto dopo ero dinanzi allo studio di Shiltar. La porta era chiusa, ma dall’interno non provenivano voci.
    Bussai e attesi risposta.
    L’insubordinazione, insultare un proprio superiore, la convinzione di superiorità non motivata: erano tutti atteggiamenti che dovevano essere corretti, con le buone o piegate con le cattive.



    Una volta avuto il permesso ad entrare da parte di Shiltar mossi i soliti pochi passi che separavano la porta dalla scrivania e, rimanendo in piedi davanti al Kage, dopo un mezzo inchino di saluto, parlai, scuro in volto.

    « Abbiamo un piccolo problema » iniziai a dire « Di disciplina » feci una pausa« Un Chunin, un tale Seinji Akuma, mi ha ripetutamente insultato » strinsi un pugno « E si è sottratto a me quando ho cercato di ristabilire il giusto ordine delle cose » feci un lungo sospiro « Ora, non mi sto venendo a lagnare da te, sei bene che sarei capace di abbattergli casa per punizione, ma non è quello che servirebbe »

    Alzai lo sguardo al cielo per un istante. Il solo ricordo delle sue parole ancora mi mandava in bestia: sapevo che Shiltar avrebbe acconsentito a punire quel ragazzo, se a Kiri mancava la disciplina non saremmo andati molto lontano.

    « Mi ha chiamato ripetutamente “traditore” fatto vero, ma offensivo, che comunque delinea un importante carattere del soggetto » feci un’altra piccola pausa « Probabilmente è razzista, forse ritiene i Kiriani superiori rispetto a chi è nato a Konoha, perché si è totalmente mostrato irrispettoso nei miei confronti ed è stato così stupido da sfidare due ninja di Konoha contemporaneamente, un Chunin e un Genin: l’avrebbero fatto a pezzi » sospirai sconfortato « Quando avevo le dita attorno al suo collo è sparito, non era una tecnica di sostituzione, non sarebbe potuto sfuggire dalla presa, piuttosto era una di teletrasporto, avrei potuto trovarlo immediatamente, ma non l’ho fatto per un motivo valido: da me non avrebbe imparato nulla » quindi feci un cenno verso di me « Ma da te si, Shiltar-san »

    Tacqui. Shiltar sapeva cosa fare, era il Kage di Kiri e non uno sprovveduto e lui, meglio di me, sapeva cosa fosse la disciplina.
    Inoltre il pericoloso carattere di quel ninja andava messo a bada: se per caso davvero considerava i Kiriani migliori di altri, sarebbe incappato nell’errore di sfidare apertamente ninja di altri villaggi estremamente potente che, oltre a fargli saltar via la testa, avrebbero volentieri rotto le scatole a Kiri per colpa sua.
    Gli avevo salvato la vita impedendogli di sfidarsi contro quei due ninja, lui aveva ripagato insultandomi. Era evidente che non aveva una minima cognizione delle sue abilità e di quelle dell’avversario. Soprattutto sfidarmi in maniera così aperta, quando avrei potuto tranquillamente far venire giù persino il cielo se avessi voluto, era stata una mera sopravvalutazione delle sue abilità.
    Si era creato, infine, dei problemi proprio con me. Ed era certo di poterne uscire solamente perché ero nato a Konoha.
    Kiri non aveva bisogno di ninja così stupidi.

     
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    Una giornata come le altre al palazzo del Mizukage, o almeno tale sembrava a Shiltar finché non sentì bussare alle porte del suo ufficio.
    "Avanti.", fu l'unica cosa che disse, prima di veder entrare Itai Nara, il Jinchuuriki del Sette Code.

    Il neo-jonin esordì con una frase che non era esattamente una novità: c'era un problema, ed in effetti sarebbe stato strano vederlo andare lì per altri motivi, avrebbe potuto osservare il Kaguya, che comunque restò ad ascoltarlo in silenzio, per capire cosa fosse successo.
    A quanto raccontava Itai, un chunin, tale Seinji Akuma, s'era dimostrato insubordinato al Jonin, definendolo spesso traditore, ed aveva quasi scatenato uno scontro con due ninja di Konoha; a detta del Jinchuuriki era probabilmente un razzista.

    "Non è inusuale che ci siano dei razzisti, o magari dei fondamentalisti, o gente che ha solo troppo ego di se, da queste parti... forse colpa delle passate politiche di villaggio, non saprei. Anche il precedente, Kamuro, non brillava per opinione su chi non fosse di Kiri.", esordì, indicando l'addome di Itai, supponendo che il neo-jonin sapesse il nome del precedente "ospite" del Sette Code.
    "Ma capisco il tuo punto di vista, anche se non ho ben capito dove tutto ciò sarebbe successo? Qui a Kiri?", domandò, evitando di sottolineare se Itai fosse sicuro che quel ninja con cui aveva parlato non fosse una semplice "illusione", date le abilità di Etsuko (che era un Akuma) in tal senso, dando per scontato che se uno usa un'illlusione, di certo non lo fa con il suo vero aspetto.

    "In ogni caso, vedrò di farlo chiamare per venire qui a palazzo, così per capire che cosa ha combinato e cosa esattamente gli dice la testa, prima di punirlo.", affermò poco dopo l'eventuale risposta di Itai, prima di chiamare un qualche impiegato del palazzo per andare a cercare dove abitasse tale Seinji Akuma, o comunque un luogo dove poterlo contattare, perché venisse a palazzo.
     
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    …Mizukage…



    Noie.
    Era da un giorno preciso che scappai alla morsa di quel fastidiosissimo insetto. Era un Jonin, era Itai Nara, ma era pur sempre un foglioso. Il suo sangue, il sangue che scorreva nelle sue vene non era nemmeno lontanamente paragonabile al mio sangue.
    Sapevo già di cosa si trattasse quando vidi una figura recapitarmi il messaggio di non po di meno che Mizukage. Era mai possibile che per aver insultato soltanto un foglioso, mi richiamava addirittura il Mizukage?Sorrisi amaramente, anche se il pensiero di non presentarmici mi passò per la mente.

    Non posso non andarci... il suo sangue è puro. ma se vi è quel Nara...
    Blah. Un ghigno di rabbia comparve sul mio viso. Un Jonin che andava a piangere dal Mizukage. Era ridicolo. Kiri durante quei tempi cominciava a divenire una fabbrica di carne da macello. Dei kiriani di cognome Nara con un diritto alla parola... Jonin che andavano a frignare dal più forte. La verità risiedeva nel fatto che i kiriani erano i più forti, tutti gli altri erano solo dei mezzosangue.
    Accellerai la corsa, saltando sui tetti delle case. Ero proprio curioso, ed un po' impaurito anche, di sapere di cosa si trattava. Con il fiatone, arrivai dinnanzi al Palazzo del Mizukage.

    Lui è più forte di me, ed è anche un sangue puro.Se mi vuole morto, mi farà fuori in men che non si dica.
    Rapido, aprii la porta del palazzo entrandoci dentro.
    Buongiorno... Mizukage.
    Un piccolo inchino con il capo, uno sguardo al Nara ed un sorriso sulle mie labbra.
    Sangue puro... la mia unica ossessione.


     
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    Pagare le proprie colpe

    Sprezzante. Come sempre, trasudando una superiorità immeritata, si presentò dinanzi a Shiltar e dinanzi a me. Senza nemmeno avere paura di scoppiare da un momento all’altro, senza nemmeno temere per un solo istante che i due ninja più potenti potessero fargli del male solamente alzando un braccio.
    Arricciai il naso con disgusto alla sua visione e dopo che ebbe salutato Shiltar – non mi aspettavo mi salutasse – aspettai qualche istante un cenno da Shiltar che mi desse l’ok per iniziare quella che sarebbe stata una vera e propria requisitoria.
    Ottenuto il consenso quindi mi spostai dal fianco di Shiltar e mossi qualche passo verso di lui, muovendomi circolarmente attorno al suo corpo inerme.

    « Seinji Akuma » iniziai a dire con tono duro « Sei stato convocato qui oggi a causa di un grave episodio di insubordinazione nei miei confronti, oltre che svariati insulti e frasi che non si addicono alla linea disciplinare di questo villaggio » continuavo a muovermi attorno a « lui Ho a lungo riflettuto su i tuoi atteggiamenti e ti ho osservato attentamente. Avresti sfidato due ninja di Konoha fuori dal villaggio se non fossi intervenuto e visto che si trattava di un Chunin e di un Genin, sicuramente saresti stato fatto a pezzi » mi fermai alle sue spalle per qualche istante, poi ripresi a camminare « Poi hai sfidato me. Sia ben chiaro, che sei fuggito solo perché ho voluto che sia così, impudente, perché nel tuo atteggiamento c’era qualcosa che mi preoccupava fortemente » lo guardai negli occhi « Sai Kiri di cosa fa parte? »

    Lo guardai fisso, attendendo una risposta. Se avesse osato fare lo spiritoso su questo punto avrei camminato con la stessa calma e una volta dietro di lui l’avrei colpito sui reni con un pugno a piena velocità e piena potenza. Tanto per mettere in chiaro che quello non era un gioco per bambini.

    « Dell’Accademia » dissi secco « Che come linea di principio mette alla pari tutti e quattro i villaggi. Ho pensato subito che tu potessi fare distinzioni superate da oltre un secolo sui valori insiti nei ninja a seconda del loro luogo di nascita, o eventualmente, che tu fossi così stupido da sfidare un jonin tuo superiore nel villaggio e un chunin e un genin contemporaneamente, sperando di uscirne vivo. » lo guardai negli occhi severo dopo essere tornato in piedi affianco a Shiltar « È forse così? »

    Avrebbe potuto negare. Ma se avesse negato le prove erano evidenti. Poi si trattava della mia parola contro la sua, senza contare che in qualsiasi caso aveva trovato un nemico in me.
    E relativamente alle dimensioni dei suoi poteri, sia diplomatici che fisici, ero sinceramente troppo potente per essere affrontato.

     
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    Alla fine, l'Akuma si presentò, dopo che Itai aveva dato una generica spiegazione su come due ninja della Foglia si trovassero nella locanda di Kiri e tutto il resto.
    Itai non fu decisamente cordiale nei confronti del chunin, probabilmente era al quanto infastidito dagli avvenimenti del giorno prima.
    Shiltar, dal canto suo, voleva capire un pò meglio i fatti: "Seinji Akuma, personalmente, che tu abbia dei scarsi pareri sulla gente di altri villaggi, non ritengo sia un problema mio, in fondo, c'é libertà d'opinione.
    Ma quando le tue opinioni influiscono male sulle tue azioni, quello è un altro fatto... Itai, quale che sia il tuo parere su di lui, è un ninja di Kiri, che ha dimostrato lealtà verso la Nebbia e, soprattutto, che al contrario di te è un Jonin, il che presuppone che ti sia superiore sia per capacità, sia per esperienza, oltre che per grado. Tre motivi per cui avresti dovuto rispetto."
    , esordì pacatamente.

    "Per non parlare poi di sfidare due ninja della Foglia che si trovavano alla Locanda di Kiri, il che non solo è un'idiozia abissale, malgrado le abilità del tuo clan, probabilmente, ma, sicuramente, è un rischio per la Nebbia!", esclamò, "Uccidere un ninja per qualcosa come una rissa da bar, non è, oserei ipotizzare, un fatto che un villaggio gradirebbe... e considerando la politica dell'Accademia sulla pace fra i villaggi, non lo è né per chi perde il ninja, né per chi lo uccide.", concluse.

    "Ora, prima di continuare oltre, vorrei sapere solo una cosa: la tua descrizione dei fatti di ieri?", domandò infine.
     
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    …Spiegazioni…



    L'odio. L'odio al mio interno cresceva a dismisura, senza soffermarsi. Esso mi riempiva le vene, le vie respiratorie. Una catena di azioni susseguitasi dopo un solo avvenimento, eppure convinto delle mie idee, sapevo di avere ragione. E se aveva ragione Itai? No. La ragione era mia. Credevo fermamente di essere il contenitore umano della verità assoluta.
    L'inferiore cominciò così a girare attorno a me, parlando a vuoto. Insubordinazione... Non riuscivo a comprendere del perché avrei dovuto subordinarmi a lui. Poi parlò di quei due shinobi. I due fogliosi. Mi avrebbero fatto a pezzi.

    Il confine è cosi sottile, Nara, che non si sa mai se avrebbero fatto a pezzi me, o avrebbero fatto a pezzi solo un qualcosa generato puramente dal loro cervello.
    Il mio sguardo rimase puntato in avanti. Infondo anche lì, ci poteva essere solo un'illusione al mio posto. Vi poteva esserci un'immagine illusoria, e nulla di più. Mi divertivo molto a dire tali frasi, sebbene non avevo ancora sviluppato le abilità del mio clan.
    Poco dopo il Nara tornò a parlare, spiegandomi che non avrei dovuto sfidarlo. Aveva paura? Sorrisi. Mi chiese di cosa faceva parte Kiri. Sorrisi nuovamente.

    Hmm... del nostro continente?
    La sua figura continuò a guardarmi arrivando alle mie spalle. Pochi brevi istanti, e quindi sentii uno dei suoi pugni penetrarmi nella carne, causando dolore. Quel breve ed incredibile dolore, quell'immensa soddisfazione, che per poco tempo mi fece vedere le stelline e poi mi fece precipitare sul suolo.
    SIIIIIIIIIII
    Non riuscii a muovermi per alcuni istanti, ma ciò nonostante non riuscii a non sorridere divertito.
    La tua velocità è sorprendente, Nara.
    Poco dopo arrivò una sua risposta. Era strano... si faceva le domande, picchiava e si rispondeva. Poi mi chiese un'altra cosa, ma di nuovo non riuscii a non sorridere.
    Perché non ti rispondi da solo, Nara? Vista la tua tendenza direi che potresti risponderti da solo...
    Mi rifiutavo completamente di considerarlo come mio superiore. Era un Nara, era un foglioso, ed essendo un foglioso non poteva avere potere su di un kiriano.
    Rimasi per terra, piegai un ginocchio e mi voltai verso l Mizukage. Lui era più ragionevole, molto. Infondo sapevo che non vi era di cosa meravigliarsi. Tutta una questione di geni. Mi chiese addirittura un mio parere sulla questione della locanda, e personalmente non esitai a rispondergli, esponendo la verità.

    Camminando sulle vie del Paese, ieri appunto, sono entrato nella famosa locanda di Kiri. Lì, a mio malgrado, ho trovato due shinobi della Foglia che si picchiavano. Ho cercato di calmarli, e dividerli, ma uno dei due, il chunnin, ha cominciato a insultarmi.
    I tratti del mio viso si fecero più tesi e rabbiosi. Quel tipo... quel tipo della Foglia... se l'avessi rivisto mai non sarebbe scappato da me. No.

    Non solo... ho cercato di chiedere come mai si trovavano lì, 2 ninja fogliosi in una locanda kiriana, a menarsi, ma son stato addirittura minacciato a entrambi di morte.
    Così ho solamente risposto, ma fu a quel punto che intervenne il Nara. Ovviamente sentì solo le mie ultime parole. E' evidente che ci tiene troppo ai suoi ex compagni di villaggio... non è forse così, Nara?

    Pian-piano mi alzai.
    Fu a quel punto che mi soffermai sulla natura del Nara, e lui mi buttò fuori dalla locanda, dando ragione ai due combattenti fogliosi.
    Tirai fuori un coltello dal mio porta-armi, ma intanto continuai a parlare.
    Così il Nara ha cominciato a spiegarmi le cose, a parlare a vuoto, cercando di sottomettermi al suo volere, perché un Jonin.Tuttavia, è solo un foglioso. Non può avere potere su di me, per il bene di un sangue puro.
    Con un rapido gesto, mi feci un taglio su una delle guance. Dal taglio, uscì subito fuori del sangue vivamente rosso.
    La terra dei miei padri non merita di essere calpestata da dei impuri. Il nostro villaggio, per secoli e secoli, è rimasto distaccato dal resto delle terre accademiche, conservando in tal modo la purezza della propria specie. Qui vive ancora gente con delle radici profonde, gente incontaminata. Gente con il DNA puro, come lo era il DNA dei miei antenati.
    La ferita sulla guancia bruciava, ma mi piaceva molto che l lo facesse. Era solo una ferita, ma la gioia che mi portava, insieme a quel livido all'altezza dei reni, era massima.



     
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    Shiltar osservò il siparietto fra quel chunin ed Itai, il modo di rispondere sarebbe anche stato divertente se non fosse stato per l'evidente insubordinazione ed assurda illogica nel suo modo di fare.

    Il racconto sui fatti alla Locanda era leggermente diverso da quello di Itai, ma il Kaguya non poteva negare l'eventualità che tre teste tutte egualmente "piene" si fossero incontrate prima dell'intervento di Itai e che non fosse tutta colpa dell'Akuma, almeno i fatti con i due della Foglia.
    Quando però quel chunin prese un coltello e si fece un taglio inneggiando alla purezza della terra dei suoi padri, ai piedi impuri di Itai (indirettamente) e simili ragionamenti, Shiltar si trovò interdetto se ridergli in faccia, o reagire seriamente ed alla fine, considerando come tutta quella logica, figlia dell'isolazionismo di Kiri degli anni precedenti, optò per la seconda.

    "Seinji Akuma, dando credito alla tua ricostruzione dei fatti, perché spero che almeno tu sia onesto, oltre che leggermente esagerato nei tuoi punti di vista, noto però che hai proprio fatto l'esatto contrario di ciò che ho appena detto: non rifletti!
    Hai delle basse opinioni sulla gente della Foglia? Ok, è un tuo diritto, ma come ninja di Kiri devi agire più con la preoccupazione dell'attuale villaggio della Nebbia, non di questioni di purezza della passata Kiri."
    , esordì, sperando, stavolta, che quel chunin capisse il centro della questione, soprassedendo sulle sue ossesioni xenofobe.
    "Ora, l'insurbordinazione è un problema serio: malgrado ciò che pensi, Itai, come ti ho spiegato, è un ninja devoto di Kiri da tempo, proprio per questo dovresti essere mandato in prigione per un pò, ma, per cercare di farti capire che Kiri è leggermente cambiata dai tempi passati, in cui probabilmente ti avrebbero staccato la lingua per l'insurbodinazione con Itai, ti sarà vietato di uscire dal villaggio per tutto questo mese.
    E se in questo periodo, o in seguito, farà ancora gesti del genere con kiriani, o non kiriani, ti toccherà, direi, la prigione per almeno un annetto."
    , tagliò corto il Kaguya.

    "Siamo chiari a riguardo?", concluse.

    ------

    OT: In pratica in questo mese (fino al 17 Dicembre), non potrai aprire scontri, fare addestramenti e tutto il resto al di fuori di Kiri o con pg che non siano kiriani, o che non siano a Kiri (e ovviamente niente png per fare furbate ^^')/OT
     
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    Mi veniva ancora difficile credere che Shiltar, quello Shiltar Kaguya con cui tanto tempo addietro mi ero incontrato -o scontrato a seconda del punto di vista- fosse realmente divenuto il capo dell'intero villaggio di Kiri.
    Non certo per sottovalutare le sue capacità, mi reputavo ancora un degno combattente ed il fatto che mi avesse sconfitto gli dava quello spessore necessario a farsi apprezzare dal sottoscritto, ma era difficile ignorare il confronto tra i miei progressi ed i loro. Pensavo al plurale perchè in effetti non era l'unico ad avermi sorpreso, come lui Diogenes si era dimostrato ben più abile di me nel crescere.
    Un pensiero fisso nella mente continuava a torturarmi l'ego: dove la mia carriera e crescita come shinobi le si potevano indicare con una freccia puntata verso il pavimento, per quei due la direzione si rivelava assolutamente l'opposto. Dovevo quindi pensare di essere un fallito? Non mi risposi e, per una volta, trovai un motivo valido per rabbrividire di terrore.

    Giunsi quindi alle porte del palazzo verso cui mi venne indicata la residenza dell'uomo che stavo cercando, speranzoso di non trovarlo indaffarato in chissà quale importante faccenda burocratica e, con occhio attento, avrei cercato la prima anima che si fosse mostrata anche lontanamente pratica del luogo, che questo avesse necessitato l'arrivare sulla soglia e bussare o chiedere ad un qualsiasi addetto alla manutenzione, giardiniere, postino o accattone appostato nel giardino. Indifferentemente dal soggetto l'approccio sarebbe stato lo stesso. « Salve, il mio nome è Luis ed avrei urgente bisogno di parlare con il mizukage. »
    Certo, non era il modo più corretto di giungere alla dimora del leader di un paese e chiedere udienza, ma mi avrebbe permesso di "cominciare le danze" ed avevo qualche volteggio d'eccezione per farmi notare dal padrone di casa, in attesa, in caso di bisogno.
     
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