[Primo Accesso] Il Porto

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  1. leopolis
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    I giorni a Kiri non erano per niente diversi gli uni dagli altri. I soli si alternavano alle lune, che a sua volta influivano sulle maree. Un lento procedere che Seinji non amava particolarmente, ma che doveva rispettare per il volere delle alte cariche del villaggio. Quella situazione, a dire il vero, non gli piaceva affatto. Era più un tipo da viaggio, da avventura, da missione. Stare lì ad accogliere i viaggiatori poteva sembrare un qualcosa di molto interessante, - specialmente se arrivava gente dal Clan Uchiha, - ma che alla gran lunga diventava una noia mortale. Fu anche per quello che Seinji stava, la maggior parte del tempo, a giocare contro sé stesso a scacchi in una piccola casina non molto lontano dal molo. La finestra gli permetteva di vedere l'acqua dall'altra parte e anche la presenza di eventuali barche che si avvicinavano a Kiri. I suoi occhi, - spenti per la maggior parte del tempo, - si alternavano tra la scacchiera e i paesaggi marini, di cui più che altro apprezzava la bellezza al calare del sole. Come ogni kiriano che si rispetti, Seinji Akuma era vestito di tutto punto per resistere ai freddi ghiacciali del posto. Lungo mantello adatto all'occasione ne copriva completamente la figura e il volto era nascosto sotto un pesante cappuccio. In tutto ciò Seinji si aiutava anche con del tè che lo riscaldava, e di tanto in tanto attivava anche il suo chakra per riscaldarsi in attesa che arrivasse qualcuno. Un qualsiasi passante che avrebbe visto Seinji giocare a scacchi con sé stesso avrebbe potuto definire la situazione con un solo termine: noia.

    Perché di noia si trattava. Almeno finché non arrivò una barca piena zeppa di studenti e Seinji non dovette esclamare:
    «Ho vinto io! Hahah!» - posizionando il cavallo in modo da togliere tutte le vie di fuga ai bianchi. La sua gioia, però, durò ben poco perché tra qualche attimo dovette ascoltare la voce nella sua testa, così realistica come se stesse parlando un altro "lui".
    "No, scemo... guarda che è patta".
    "Ma come..."
    A un'analisi più attenta della scacchiera l'Akuma si convinse che lui stesso non poteva fare alcuna mossa: il Re era bloccato, ma non era sotto scacco; e le pedine rimanenti dell'altro-lui non poteva muoversi. Di conseguenza s'incazzo, buttò tutti i pezzi giù dal tavolo come se fosse un bambino e lanciò la scacchiera fuori dalla finestra rompendo il vetro. L'oggetto percorse una traiettoria parabolare atterrano nell'acqua giusto vicino alla barca. Il tutto mentre questa si stava avvicinando al molo. I viaggiatori avrebbero solo sentito il rumore del vetro rotto e un "pluf" del legno nell'acqua, per poi vedere un'alta figura avvolta in un mantello nero uscire dalla porta tutta incazzata.
    «E' tutta colpa vostra,» - esclamò puntando il dito. - «Avrei vinto sennò...» - "Ecco. Ora aggiusta la finestra..."
    Forzò il controllo dei documenti con un'aria molto strana e minacciosa, qualcosa tipo "sì, sbrigatevi, devo fare la rivincita", prima di far entrare tutta la marmaglia di studentelli nel villaggio a calci in culo e fissare un tipo alquanto strano, vestito decisamente in un modo non adatto per l'occasione.
    «Suna è a Ovest,» - sentenziò indicando il mare, salvo poi ascoltare tutte le parole che il tipo aveva da dire a uno dei funzionari di quel buco perduto. - «Yato del clan Senju?» - chiese? - «Vieni qua.» - disse, facendogli il cenno di avvicinarsi ed entrando nella sua capanna, dove ormai faceva altrettanto freddo per colpa della finestra spaccata. Guardò il permesso di Konoha, quasi come se avesse una reale valenza, quindi ascoltò il motivo per cui era giunto lì. - «Maestro di spada? Itai Nara è un maestro di Spada. Ma puoi chiedere anche a uno che si chiama Akira.» - L'Akuma si fermò un attimo facendo un cenno verso il tavolo. Il ragazzo avrebbe ancora potuto vedere delle figure classiche degli scacchi sul tavolo.
    «Lo vuoi un tè?» - chiese, salvo poi aggiunge: - «Tempo di permanenza stimato? Tira fuori tutte le armi e non barare.»

     
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