[Primo Accesso] Il Porto

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  1. Alkaid69
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    Mentre le due comparse continuano il loro futile duello verbale, Ryuwhan ha usato il tempo a sua disposizione in maniera più produttiva: riprese le forze grazie alle tecniche curative dell'ombra d'acqua, Ryuwhan ha lavorato in maniera estenuante per avvicinare le braccia al centro del suo corpo; le sottili corde hanno fatto di tutto per impedirglielo opponendo la migliore delle resistenze, ma il bambino non si è curato dei tagli che queste gli hanno provocato nei suoi tentativi di muovere le braccia e finalmente ora può congiungere le mani in una singola posizione: quella della capra [Tecnica della Trasformazione]
    Nel frattempo, invece, la stellina ha espresso il desiderio di portare il senzatetto con sé: la stellina si riconferma paladino dell'imprevedibilità; mai avremmo potuto prevedere qualcosa del genere.
    Il corpo del bambino si rimpicciolisce di almeno la metà grazie alla trasformazione, rendendolo temporaneamente libero dalle corde. Immediatamente dopo, le sue mani e le sue braccia ferite si congiungono in altre posizioni, e il bambino si ritrova ad almeno 20 metri dal duo di comparse, lasciando che le corde si serrino attorno a quello che non è altro se non un piccolo tronco d'albero [Tecnica della Sostituzione]

    Questo è il momento di fuggire, ed è quello che il bambino fa, per alcuni metri. Poi si blocca.

    Un'idea si è insinuata nella sua mente, un'idea difficile da scacciare. Si volta, ritorna dalla stellina.

    « Verrò con te »



    Per quale motivo ha deciso di cedere alle assurde richieste della stellina? Pensiamo che presto potremmo scoprirlo.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    La differenza tra noi è che IO non sono un Kage ma solo un tizio che è stato obbligato a fare l'amministratore! Replicò lo Yakushi a muso duro davanti alle obiezioni del Kaguya. E mi risulta che attirare un tuo nemico per ucciderlo sia tutt'altro che un "non agire per interesse personale". Senza contare che posso dire con chiarezza che sono del tutto innocente nei confronti di QUALUNQUE offensiva verso Kiri, e basterebbe un semplice Jutsu di interrogazione mentale per provarlo! O almeno, sarò innocente fino al nostro scontro. Concluse con tono minaccioso, per nulla scosso dalle beffe che il Kaguya cercava di farsi di lui. Stava subentrando il Febh Serio, e le cose avrebbero preso una piega molto diversa da quel punto in avanti tra il Mizukage e l'Amministratore.

    La sfida sarà in un posto neutrale. Potremmo anche scegliere il luogo dello scontro contro Yami se vuoi, giusto per sentirti sicuro nel giocare in casa. Hoshi, se favorevole, ci raggiungerà là fra una settimana esatta. Sei daccordo?

    Quanto al ragazzino... Febh si voltò, solo per vedere che il piccolo si era liberato dai cavi e si stava allontanando di gran carriera. EHI! Torna qui! Stranamente quello ubbidì, riavvicinandosi e tracciando una scritta inequivocabile a mezz'aria. Mi pare che abbia deciso, non credi, Kaguya?
     
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    Falce dei Kaguya


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    "Infatti, ho detto che da molto tempo non faccio più le cose per interesse personali... i primi tempi le ho fatte, Yami, purtroppo, ne è un esempio, ma sono passati un due anni buoni, no?", corresse Shiltar al suo interlocutore, quando quello replicò alle sue parole, "Poi che tu sia innocente su ciò che è successo, questo non implica che lo sia anche il villaggio. Noi siamo persone, non siamo l'intera struttura che rappresentiamo, dovresti capirlo prima o poi.", lo ammonì dopo, prima di ascoltare il suo piano su dove si sarebbero dovuti scontrare, "Facciamo una cosa ancora migliore: diremo a Hoshi di scegliere dove combattere, in territori non accademici, fra una settimana. E' più semplice.", suggerì infine, prima che il Muto si muovesse, usando in qualche modo la tecnica della sostituzione.
    Fu proprio il chunin silenzioso a scrivere che sarebbe andato con Febh, al ché, banalmente, il Mizukage fece spallucce, "Decisamente ha scelto... quindi direi, Febh, che ci vediamo fra una settimana. La strada per andarvene dal Paese dell'Acqua, la sapete, no?", replicò calmo, voltando poi le spalle ai due e tornando verso Bennu, che era rimasto lì immobile ad osservare la scena.
    Il Kaguya, a meno di eventuali nuove interruzioni o affermazioni, si sarebbe arrampicato sulla zampa della Fenice Nera e sarebbe tornato all'interno delle Mura kiriane.
     
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    Kyuusekai – Vecchio Mondo

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    Una minuscola barca malridotta si affacciò, sospinta dalla dolce corrente, nelle acque della baia del Porto di Kiri. Sopra di essa si trovava un uomo apparentemente addormentato, coperto di cenci e con un jingasa a nascondergli il volto; rimase immobile mentre l'imbarcazione andava ad adagiarsi lungo uno dei numerosi moli. Non diede alcun segno di vita nemmeno al solerte arrivo delle Guardie. Solo quando una di queste ebbe intimato per la quarta volta - a voce sempre più alta - di rivelare la propria d'identità, l'uomo emise un secco grugnito. Una mano nodosa emerse lentamente dal cumolo di stracci e sollevò appena il cappello di paglia, permettendo così alla pattuglia portuale di scrutarne i lineamenti: barba sudicia e selvaggia, un grosso naso a patata e due occhi gonfi iniettati di sangue. Umpf? mugugnò destandosi. Vi pare il caso di svegliare così bruscamente un uomo ubriaco che dorme? borbottò piano e con evidente difficoltà, come se mettere insieme più di due parole fosse in quel momento un'impresa ardua. Datemi una mano a scendere. intimò. Le Guardie lo assecondarono, chiaramente perplesse, aiutandolo ad alzarsi in piedi e ad abbandonare la barchetta. L'uomo era bello in carne e la logora veste che indossava aveva diverse chiazze di sangue rappreso. Mandate un messaggio all'Amministratore, è urgente. Il vecchio ubriacone del suo Sensei ha bisogno di lui. articolò con un ultimo sforzo, prima di accasciarsi esanime sulla fredda pietra del Porto.

    [Continua da qua]
     
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  5. Kalastor
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    Orme sulla Terra.
    L'uomo che voleva spaccare tutto, fine dell'attesa.


    Sì sì sì sì, tutto quello che vuole! - La fasciatura era più stretta del dovuto ed infilare il braccio nella manica del kimono si rivelò abbastanza complicato. - Capisco il suo punto di vista, capisco le sue priorità, capisco la situazione, ma adesso ho da fare. - Tagliò corto e con un rapido passaggio della mano ravvivò i capelli, dando un aspetto dignitoso al ciuffo forse troppo lungo che gli tagliava di sbieco la fronte. - Se dovessi passare una giornata in ospedale ogni volta che qualcuno cerca di uccidermi non lavorerei mai! - Anche il bendaggio attorno all'addome era troppo stretto e prudeva un sacco. - Grazie per le cure, ci vediamo alla prossima missione.

    ♠ ♠ ♠

    Non lo avete arrestato formalmente, vero? - Camminava a passo spedito per le vie del Villaggio con al seguito un terzetto di Guardie armate e combattute fra l'essere perplesse o preoccupate. - Non credo gli darebbe troppo fastidio, ma vi pesterebbe ugualmente, ed ha il pugno parecchio pesante. - La voce preoccupata dell'Amministratore contrastava col mezzo sorriso divertito che gli animava le labbra. - Come lo conosco? Nemici comuni.


    Yoku venne condotto in un piccolo edificio attiguo al porto, una sorta di guardiola divisa in due stanze, di cui una munita di sbarre. Dopo essere svenuto, Dapaisu era stato adagiato su di una panca che normalmente ospitava marinai ubriachi oppure prigionieri in attesa di trasferimento e lì dormiva della grossa. A sorvegliarlo c'era l'addetto alla sicurezza del porto, un uomo di mezza età con la faccia rovinata dal vento ed il naso schiacciato, che reggeva fra le mani un secchio di legno pieno d'acqua. All'arrivo dell'Amministratore fece il gesto di rovesciarlo sul dormiente, ma venne fermato in tempo.

    È impazzito?! - Yoku afferrò il secchio con entrambe le mani e lo tirò a sé, bagnandosi l'orlo del kimono. - Da quando trattiamo così i prigionieri?! - Gli lanciò un'occhiata carica di vibrante disappunto, poco prima di gettare lui stesso una secchiata di acqua gelida addosso al suo malridotto Sensei. - In effetti lui non è un prigioniero, ora che ci penso. Fategli fare un bagno e medicatelo, ma soltanto se la richiede espressamente, poi mandatelo da me. - Le ultime parole uscirò storpiate da una risatina. - E che gli Dei ci aiutino tutti!

     
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    Un tuffo nel passato
    Porto di Kiri


    Shunsui ricordava l'ultima volta che era arrivato al porto di Kiri. Era successo circa cinque anni prima, prima che lui diventasse un ninja, prima che il suo mondo crollasse. Con lui erano venuti anche Kaiso e Ryoshi, due abili commercianti della sua carovana. Il primo era un'omone sulla mezza età, i capelli neri brizzolati e con una pancia più grossa di un barile di vino da 500 litri. Era originario di quelle zone, quindi per qualsiasi commercio dovesse passare per il porto di Kiri, lui era l'esperto. Ryoshi era di poco più giovane, gli piacevano l'alcool e le donne, ed aveva due braccia che sembravano due tronchi d'albero. Shunsui era lì come bassa manovalanza e per apprendere. In più aveva praticamente pregato i due per permettergli di venire: Kiri aveva un che di esotico nel suo nome che gli faceva immaginare meraviglie lontane. In realtà il viaggio era stato un disastro: la navigazione per mare lo aveva fatto star male per giorni, fino al punto da rimpiangere di esser venuto. Kaiso e Ryoshi si erano fatti le migliori risate. Loro erano uomini di mare, originariamente, ed si trovavano a loro agio. Il carico di quella volta era abbastanza interessante. Tessuti e spezie per lo più, ma anche del metallo speciale dal Paese del Ferro. I Kiriani sono abili fabbri, lo sapevi ragazzo? Le migliori lame vengono da questa isola sperduta e... Mahh.... a suna le fanno meglio! Disse Ryoshi interrompendo il compagni di viaggio. Kaiso lo guardò di traverso ed aggiunse:Ma sta' zitto! Da quanto in qua ci capisci qualcosa di spade! L'unica cosa che hai visto di recente è sotto la gonna di qualche sventurata...e non penso che lì ci sia nulla di affilato...Oh che cosa terribile che stai insinuando....AhahhaAscolta Shunsui a Suna son bravi con le armi, ma è solo quantità. Se si cerca qualcosa di davvero pregiato è qui che uno deve venire.E poi ci sono ragazze così belle qui che a Suna non sanno nemmeno cosa significhi..ahhaah Tutti e tre si fecero una risata. Attraccarono al molo 3, Shunsui se lo ricordava proprio bene. Un ninja si era presentato loro, ed aveva chiesto le generalità e di lasciare eventuali armi. Kaiso si era quasi messo a ridere:Armi? Per chi ci hai preso, ninja? No ragazzo, qui abbiamo solo spezie, tessuti e ferro Avrebbe detto passandogli la bolla di carico. Non era la prima volta che Shunsui vedeva un ninja. Del resto erano piuttosto comuni in quel continente. Ma per lui erano solo un elemento, piuttosto insignificante, nel quadro generale. Erano solo compratori, come tutti gli altri. Certo potevano fare cose eccezionali, ma la guerra non era un mestiere che faceva per lui. Andiamo Shunsui. Inizia a prendere quelle casse là in fondo. Dobbiamo ripartire prima di sera.

    [...]


    Anche quel giorno Shunsui sbarcò al molo tre. Tutto sembrava così identico all'ultima volta in cui era venuto. Solo lui era cambiato. Completamente ammantato, si tirò giù il cappuccio così da non sembrare ostile ai guardiani del porto. Il suo braccio destro era completamente tatuato, e sarebbe potuto passare per un marinaio. Ma un ninja avrebbe riconosciuto che quelli erano marchi di guerra, sebbene solo un sunese li avrebbe potuti ricondurre ai tatuaggi cerimoniali del Tempio di Suna. Si mise in coda alle persone che stavano lasciando l'imbarcazione e che si apprestavano ad essere controllate. Questa volta, la conversazione con i guardiani sarebbe andata in maniera completamente diversa.
     
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    ehm...da qualche parte

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    Routine fuori ruotine

    Molo 3


    A volte risulta noioso starsene ore e ore di guardia al grande gate del villaggio. Quale modo migliore, quindi, di spezzare la routine... facendo la guardia al porto.
    In fondo, essere un guardiano di Kiri ha le sue responsabilità, e quando non si è in missione, non si ha tutto questo tempo libero per potersi rilassare e divertire. Fortunatamente per lui, Ryuu considerava i rari turni di guardia al porto, un modo per svagarsi un po' e fare qualcosa di diverso dalla monotona vita alle mura, mettendoci a volte più impegno di quanto facesse solitamente al gate. Era piacevole starsene in riva al mare a guardare le navi andare e venire dai vari moli, dovendo poi controllare i carichi di merci che arrivavano.
    Di sicuro c'era molto più da fare, rispetto alle mura.

    Un'altra nave mercantile appena approdata attirò la sua attenzione, avvicinandosi rapidamente al molo dopo aver dato disposizioni ai due sottoposti ed iniziando a parlare col capitano, per prendere nota dei suoi permessi. Non ci volle molto, in quanto sembrò tutto in regola e il capitano fu abbastanza socievole e disponibile, quindi subito dopo cominciò lo sbarco della merce, mentre i primi marinai scesero dalla passerella.
    Per semplificarsi il lavoro, aveva preso l'abitudine di tenere al suo fianco un clone acquatico a cui affidava il compito di perquisire e requisire le varie armi dei passeggeri, mentre i suoi sottoposti si occupavano dello smistamento della merce.
    Non era insolito che vi fossero persone rimaste perplesse alla vista di una coppia di ragazzini identici gestire un compito così importante, ma chi ormai frequentava il porto di Kiri da un po', aveva imparato a fare l'abitudine al giovane guardiano dalla felpa blu.
    Passati al controllo i primi passeggeri della nave, in fila per uscire dal molo, gli si presentò un ragazzo dall'aspetto vagamente singolare, con un incarnato e dei capelli simili a quelli del genin, ma decisamente di corporatura molto maggiore e con degli occhi che quasi scintillavano nella rada nebbia di quel pallido mattino.
    Decisamente un tipo esotico, a cui Ryuu si apprestò a fare la formale domanda, sempre con un sorriso stampato in volto.
    Salve. Devo chiederle di depositare le sue armi, se ne ha. Indicando la cassa di legno ai piedi del suo clone, alla sua destra. Non si fece molte domande sul conto di quel viaggiatore, poichè finchè avrebbe collaborato senza fare storie, si sarebbe sentito a posto con la coscienza, avendo fatto il suo lavoro come meglio poteva. Certo, fidarsi ciecamente di chiunque approdi al villaggio e dargli libero accesso alle sue strade non sarebbe stato saggio, quindi, che il marinaio avesse depositato o no delle armi, il suo clone gli sarebbe andato incontro, perquisendolo rapidamente sopra i vestiti per trovare eventuali armi o rotoli nascosti.
    Scusi, ma sono obbligato, è la procedura. Avrebbe detto l'originale, mentre la sua copia sarebbe passata a tastare sotto il mantello, arti e busto, facendo comunque in fretta per non mettere a disagio il forestiero.
     
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    Alla dogana...
    Porto di Kiri


    La persona che doveva controllarlo era in realtà poco più che un ragazzino. Quindici, sedici anni, una ventina di centimetri più basso di Shunsui e mingherlino. In un altro contesto, sarebbe stato difficile dire che il ragazzo fosse un ninja. Il modo in cui era vestito lasciava pensare ad un ragazzo qualsiasi. Ma, visto il suo ruolo ufficiale, il kiriano non solo aveva il coprifronte, ma si era presentato a Shunsui con un suo clone. Ma tu guarda, questo ragazzo somiglia tanto a Shin! Shin era un suo amico e ninja di Konoha. Di buon umore per l'incontro inaspettato, Shunsui disse:Non c'è problema. Io sono Shunsui di Suna, sono qui per una breve vacanza. Disse cercando di fare un po' di conversazione. Intanto, iniziò a rimuovere il suo equipaggiamento: kunai, bombe, la wakizashi e così via. In realtà non gli interessava nulla di tutto quella roba. Ben più importanti erano un paio di rotoli, che consegnò con tutto il resto. Custodivano le armi a lui più care, ma cercare di tenerle per sè avrebbe solo potuto tramutare una situazione tranquilla, in un piccolo dramma diplomatico. Ecco...e questo è tutto. Il clone del guardiano lo perquisì in maniera rapida per accertarsi della veridicità delle sue parole. Shunsui accettò nuovamente di buon grado: lui stesso era guardiano alle mura di Suna. Conosceva la prassi. Mi hanno detto che a Kiri ci sono abili fabbri, in particolar modo esperti nella forgiatura di spade ed armi con lame. Anch'io sono una specie di fabbro. Sarebbe interessante vedere come si fanno qui le cose. Hai qualche consiglio o indicazione da darmi? Definirsi un fabbro era riduttivo. Per le sue marionette, Shunsui poteva creare qualsiasi tipo di armamento, non solo spade. Ma che ne volevano sapere a Kiri di Marionette? Se puoi, inoltre, potresti consigliarmi un posto dove alloggiare e dove mangiare un piatto come si deve? Sto morendo di fame!
     
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    Routine fuori ruotine

    Turista da Suna


    A dispetto del suo aspetto vagamente tetro, si dimostrò abbastanza socievole e per fortuna collaborativo. Iniziò a consegnare al clone di Ryuu le sue armi, ma quando l'originale si accorse di quell'arsenale, fu ben chiaro che non si trattasse di un comune marinaio.
    Ah, un ninja. Disse con un largo sorriso, per la sorpresa, per poi rivolgersi al suo clone mentre scrisse una rapida cosa sul suo taccuino. Vai a portala nella guardiola blindata, sezione "Sunagakure", nome "Shunsui"
    Perchè sempre io?
    Perchè il clone sei tu, muoviti.
    Il clone sembrò leggermente contrariato, ma dovette accettare in silenzio l'ordine del ninja originale, e , completata la rapida ispezione, prese la cassa di legno levigato, il foglietto dalla mano di Ryuu, che quest'ultimo aveva appena staccato dal blocchetto, e si diresse in direzione della guardiola. Da quando aveva imparato a creare dei cloni coscienti, era diventato molto più semplice svolgere le normali manzioni, ma a volte poteva diventare difficile gestirli.
    Non sono mai stato a Suna, ma ho un amico lì, fa il consigliere. Disse al ragazzo sunese. Deve essere un bel posto, ma forse per me sarebbe fin troppo caldo. Tu sei venuto a prendere un po' d'aria fresca? Gli scappò una piccola risata, dopo aver fatto notare la colossale diversità di climi tra i due villaggi, per poi aspettare una risposta, ma prima che questo poté replicare con'un altra domanda, il kiriano vide tornare il suo clone con una matita in mano.
    Già tornato? Dov'è la cassa? Che cassa? Quella della guardiola! E io che ne so, chiedilo al clone nella guardiola. Ti ha creato per prendere una matita?! No, mi ha creato il clone sul ponte della nave. Cos- E chi l'ha creato il clone sulla nave? E che ne so.
    Mi consumate tutto il chakra, maledetti! Non potete clonarvi a piacere per facilitarvi il lavoro!Tu lo fai...
    Stanco di replicare, Ryuu guardò il clone allontanarsi verso la nave, per poi tornare con lo sguardo al ragazzo che aveva davanti e riprendere la conversazione.
    Il giovane era interessato ai fabbri di Kiri, ed il Mizukiyo non poté essere più lusingato, avendo molto piacere che un ninja avesse attraversato l'intero continente per la fama dei fabbri del suo villaggio, quindi si apprestò ad indicargli l'armeria dove si recava di solito a fare rifornimento di armi.
    Bè, non sono un esperto di armi, ma l'armeria dove mi rifornisco io, ha una forgia niente male. Magari potrebbero darti anche qualche informazioni in più. Disse sorridendo, ed indicandogli poi il percorso più rapido per la sua destinazione, ripetendogliela più volte per evitare che si perdesse tra la nebbia.
    Ah, ma se devi alloggiare da qualche parte, puoi andare all'albergo qui dietro. Ci alloggiano spesso i marinai, ma è un buon posto e si mangia bene. Ci lavora un mio amico, in cucina, dì che sei un amico di Ryuu. E dopo questo, gli porse il blocchetto che aveva in mano e su cui era compilata una piccola scheda con il suo nome, il numero per ritirare le sue armi e la lista di queste ultime, dove avrebbe dovuto firmare con la penna passatagli, ed infine avrebbero potuto salutarsi, dato che il guardiano era pur sempre in servizio e la coda di persona stava cominciando a diventare impaziente.
    Scusami, però adesso devo continuare col mio lavoro. Benvenuto a Kiri.
    E sempre sorridendogli, gli indicò l'hotel nelle vicinanze, per poi rimettersi all'opera.
    In quei momenti pensò che forse non avrebbe dovuto mandare l'ennesimo visitatore nell'albergo in cui lavorava Izumo, a suo nome, così da farlo mangiare a sue spese; ma vabbè, in fondo cosa non si fa per un amico.
     
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    Porto di Kiri


    Il genin cercò di trattenere un sorriso vedendo la scenetta tra Ryuu ed il suo clone. Quella era la prima volta che scambiava due parole con un ninja di Kiri, e si stava facendo un'idea decisamente positiva delle persone di quel Villaggio.Ahh fammi indovinare. Il tuo amico è un monaco...cieco...un po' rigidello...sicuramente ti stai riferendo ad Haruki. Si lo conosco molto bene... Con Haruki Shunsui aveva una relazione di amore odio, cosa probabilmente molto comune a chi vi aveva avuto a che fare. In realtà per Shunsui era ancora peggio. Come guardiano del Tempio di Suna, il suo compito era vegliare sulle reliquie che il tempio custodiiva. Una di queste era, purtroppo, il demone che adesso risiedeva dentro il monaco della Fiamma. Più di una volta era stato mandato come scorta per il continente a fare da cane da guardia all'Amministratore. In un certo senso aveva imparato ad apprezzarlo, ed aveva imparato molto da lui, ma ci sarebbero voluti anni prima di "poterlo digerire" senza problemi. Bhè, se non sei mai stato al Villaggio, vieni! Sicuramente mi trovrai alle mura: pure io faccio questo lavoro ingrato quando mi fanno uscire dal Tempio! disse facendo una mezza risata, per poi aggiungere:Si bhè diciamo che mi serviva cambiare aria... ahahah Fu in quel momento che un altro clone di Ryuu si unì a loro. Da quello che potè capire, c'era stato un piccolo disguido tra lui e le copie...e le copie delle sue copie. La cosa era così assurda che Shunsui si mise a ridere senza trattenersi:Ahahah... se siete tutti così allegri a Kiri credo che mi diverirò un mondo. Forse non ci torno più a Suna. Disse scherzando. Una volta che ebbe ascoltato con attenzione le indicazioni del Kiriano, e una volta prese le carte per ritirare i suoi averi, il genin disse:Ma certo, non ti voglio trattenere! Mi sei stato di grande aiuto... disse sventolando le carte, ma riferendosi ai consigli che gli aveva dato...se passerai a Suna, vedrò di ricambiare il favore! Così dicendo i due ninjna si separarono. Shunsui si diresse nella direzione che gli era stata suggerita, guardandosi a destra ed a sinistra, e respirando l'aria piena di salsedine dell'Isola. Una parte del suo cervello stava ancora pensando al fatto che aveva lasciato le sue prezione marionette in mano a degli sconosciuti, ma cercò di non dargli troppo peso....in fondo...per cosa mi dovrebbero servirire qui ?
     
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    Viaggi verso la Nebbia


    Il Sensei era stato chiaro: "non dare troppo nell'occhio, dai solo uno sguardo in giro e aggiornami se vedi qualcosa di fuori dall'ordinario." Questo mi ripetevo quasi come un mantra mentre la nave si avvicinava al molo per lo sbarco, sempre che i Guardiani mi lasciassero passare senza problemi. Indossavo una sciarpa pesante e una tuta decisamente più imbottita di quella che usavo nel ben più caldo Paese del Fuoco, e una parte di me si chiedeva effettivamente quale attrattiva ci fosse in un posto così costantemente umido e con temperature tanto basse...immaginavo che le coltivazioni fossero poco più che un abbozzo e che perlopiù vivessero di pesce secco, ma in fondo era là proprio per imparare Kiri. Era la prima volta che il Sensei mi dava un incarico e lo avrei svolto con lo stesso Zelo che dedicavo alla mia Missione, perché sapevo che solo con l'aiuto del Kaguya sarei riuscito ad avvicinarmi al mio vero obbiettivo.

    Questo non cambiava il fatto che ci fosse un freddo da galera e che mi stessi stringendo tremante nella sciarpa in lana che avevo comprato poco prima di partire. Erano passati forse quindici giorni dagli eventi della Colonna Evanescente e ancora cercavo di raccapezzarmici, quindi questo breve incarico era utile come distrazione: ottenuti i permessi da Konoha ero andato dritto filato alle Terre Accademiche e là mi ero imbarcato insieme a un gruppo di studenti kiriani di ritorno da una sessione di insegnamento. Non mi interessava quel gruppo di ragazzini privi di esperienza, se non nei limiti di quanto potevano essermi utili, e li avevo fissati con aria di superiorità per tutto il tempo: loro non avevano passato quello che avevo subito io, e decisamente non erano stati cresciuti come me. A parte poche chiacchiere di circostanza ero rimasto sulle mie, come facevo quasi sempre se non era necessario per la mia missione. La socialità era per me alla stregua del lancio dei Kunai: un'arte che era bene usare solo quando necessario.

    I ragazzi sbarcarono e bastò un rapido controllo dei documenti per riguadagnare l'ingresso nella loro terra natìa, e speravo che la cosa sarebbe stata altrettanto celere per il mio attracco. Ero ancora sulla passarella che portava alla terraferma quando uno dei marinai mi fece cenno di mostrare i miei documenti. Sono Yato, del Clan Senju di Konoha. Genin dell'Accademia. Con le guance appena un po' arrossate a causa della sciarpa che tenevo stretta e che abbassai giusto per parlare, mi presentai mentre mostravo la mia carta d'identità e il permesso di Konoha. Sono qui per uno...scambio culturale, diciamo. Desidero trovare un maestro di spada, a Konoha non ne ho trovati che potessero essermi utili. Lì per lì non pensai che quella frase poteva suonare arrogante, ma avevo freddo e solo quella storiella come possibile motivo del mio viaggio (la stessa che avevo fornito a Konoha per avere i permessi, per inciso) e di fatto avrei anche potuto cercarmi un maestro di spada comunque, dato che Atasuke Uchiha non si era reso disponibile nel suo Dojo.

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    Tutto stava al Guardiano, ora. Se non ci sono problemi...potreste anche indicarmi qualcuno che faccia al caso mio?
     
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    Narrazione
    «Dialoghi»


    I giorni a Kiri non erano per niente diversi gli uni dagli altri. I soli si alternavano alle lune, che a sua volta influivano sulle maree. Un lento procedere che Seinji non amava particolarmente, ma che doveva rispettare per il volere delle alte cariche del villaggio. Quella situazione, a dire il vero, non gli piaceva affatto. Era più un tipo da viaggio, da avventura, da missione. Stare lì ad accogliere i viaggiatori poteva sembrare un qualcosa di molto interessante, - specialmente se arrivava gente dal Clan Uchiha, - ma che alla gran lunga diventava una noia mortale. Fu anche per quello che Seinji stava, la maggior parte del tempo, a giocare contro sé stesso a scacchi in una piccola casina non molto lontano dal molo. La finestra gli permetteva di vedere l'acqua dall'altra parte e anche la presenza di eventuali barche che si avvicinavano a Kiri. I suoi occhi, - spenti per la maggior parte del tempo, - si alternavano tra la scacchiera e i paesaggi marini, di cui più che altro apprezzava la bellezza al calare del sole. Come ogni kiriano che si rispetti, Seinji Akuma era vestito di tutto punto per resistere ai freddi ghiacciali del posto. Lungo mantello adatto all'occasione ne copriva completamente la figura e il volto era nascosto sotto un pesante cappuccio. In tutto ciò Seinji si aiutava anche con del tè che lo riscaldava, e di tanto in tanto attivava anche il suo chakra per riscaldarsi in attesa che arrivasse qualcuno. Un qualsiasi passante che avrebbe visto Seinji giocare a scacchi con sé stesso avrebbe potuto definire la situazione con un solo termine: noia.

    Perché di noia si trattava. Almeno finché non arrivò una barca piena zeppa di studenti e Seinji non dovette esclamare:
    «Ho vinto io! Hahah!» - posizionando il cavallo in modo da togliere tutte le vie di fuga ai bianchi. La sua gioia, però, durò ben poco perché tra qualche attimo dovette ascoltare la voce nella sua testa, così realistica come se stesse parlando un altro "lui".
    "No, scemo... guarda che è patta".
    "Ma come..."
    A un'analisi più attenta della scacchiera l'Akuma si convinse che lui stesso non poteva fare alcuna mossa: il Re era bloccato, ma non era sotto scacco; e le pedine rimanenti dell'altro-lui non poteva muoversi. Di conseguenza s'incazzo, buttò tutti i pezzi giù dal tavolo come se fosse un bambino e lanciò la scacchiera fuori dalla finestra rompendo il vetro. L'oggetto percorse una traiettoria parabolare atterrano nell'acqua giusto vicino alla barca. Il tutto mentre questa si stava avvicinando al molo. I viaggiatori avrebbero solo sentito il rumore del vetro rotto e un "pluf" del legno nell'acqua, per poi vedere un'alta figura avvolta in un mantello nero uscire dalla porta tutta incazzata.
    «E' tutta colpa vostra,» - esclamò puntando il dito. - «Avrei vinto sennò...» - "Ecco. Ora aggiusta la finestra..."
    Forzò il controllo dei documenti con un'aria molto strana e minacciosa, qualcosa tipo "sì, sbrigatevi, devo fare la rivincita", prima di far entrare tutta la marmaglia di studentelli nel villaggio a calci in culo e fissare un tipo alquanto strano, vestito decisamente in un modo non adatto per l'occasione.
    «Suna è a Ovest,» - sentenziò indicando il mare, salvo poi ascoltare tutte le parole che il tipo aveva da dire a uno dei funzionari di quel buco perduto. - «Yato del clan Senju?» - chiese? - «Vieni qua.» - disse, facendogli il cenno di avvicinarsi ed entrando nella sua capanna, dove ormai faceva altrettanto freddo per colpa della finestra spaccata. Guardò il permesso di Konoha, quasi come se avesse una reale valenza, quindi ascoltò il motivo per cui era giunto lì. - «Maestro di spada? Itai Nara è un maestro di Spada. Ma puoi chiedere anche a uno che si chiama Akira.» - L'Akuma si fermò un attimo facendo un cenno verso il tavolo. Il ragazzo avrebbe ancora potuto vedere delle figure classiche degli scacchi sul tavolo.
    «Lo vuoi un tè?» - chiese, salvo poi aggiunge: - «Tempo di permanenza stimato? Tira fuori tutte le armi e non barare.»

     
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    Spionaggio

    I - Infiltrazione improvvisata



    “Seguilo ovunque vada” ha detto. “Non fartelo sfuggire, e fattelo amico se necessario”. Per Raizen sembrava che la questione potesse risolversi con una chiacchierata amichevole. O almeno sembrava che l’ordine pretendesse quello; in realtà probabilmente sarebbe stato più paziente, forse aveva solo cercato di metter fretta a Youkai data la sua conosciuta pigrizia, ma il ragazzo sapeva mettersi in riga da solo quanto serviva, nonostante fosse ancora un novellino dato il suo incidente che lo aveva costretto a ricominciare d’accapo.
    Per questo si era ritrovato a seguire Yato di nascosto, mantenendo le distanze e cercando di capire dove fosse diretto. Quando però lo vide salire su una nave, diretta chissà dove, scattò il panico: dove poteva nascondersi, così all’improvviso e senza dare nell’occhio? Non poteva certo tornare dal suo Kage lamentandosi di non aver avuto il permesso di salire. Avrebbe voluto, in parte, ma la sua probabile reazione lo terrorizzava al punto che farsi picchiare da un gruppo di marinai sembrava un’opzione decisamente meno rischiosa.
    Dovette agire in fretta e furia, senza valutare troppo la situazione. Mentre due omoni finivano di caricare le ultime casse di merce, nascosto dalle casse più alte, scaricò mezzo contenuto di una di esse in acqua, nascondendovisi dentro. Ciò che non aveva previsto, era che prima di prendere la cassa, i due la sigillarono con dei chiodi.
    I buchi d’aria c’erano, la sua statura minuta gli consentiva di restare nella cassa senza problemi, ed essendo una delle ultime caricate non aveva oggetti al di sopra di lui. Certo, i chiodi erano un bel problema. Per la metà del viaggio cercò di portare pazienza, bestemmiando mentalmente incapace di appisolarsi. Non conosceva la meta di Yato, perciò rischiando di farsi scoprire, alla prima fermata avrebbe dovuto cercare di uscire e continuare la sua missione. Peccato che, non appena capì che si fossero fermati al porto, i suoi calci sembrarono risultare inutili.

    Andiamo, andiamo!! Non ho tempo da perdere! Ma con che diavolo l’hanno sigillata?!

    Ad un certo punto, il frastuono dato dai suoi calci avrebbe dovuto attirare il guardiano di Kiri, che se avesse aperto la scatola per controllare, si sarebbe ritrovato un ragazzino dalla chioma albina che schizzò fuori, prendendo una grossa boccata d’aria. Dopo aver tossito un paio di volte, avrebbe sfoggiato un sorrisetto al ragazzo, poggiando la mano sulla sua spalla.

    Ey, grazie amico. Era piuttosto scomodo lì. Ehe! Non so… non so nemmeno come ci sia finito.

    Iniziò a sudare freddo, consapevole della sua inutile scusa, mentre il suo cervellino fumava cercando di dargli una risposta sensata. L’unica cosa che lo avrebbe salvato sarebbe stata una mezza verità.

    Senti… Scusami. Non sono qui per nuocere a nessuno, sono in missione per conto dell’Hokage. E, beh, non è uno dei più organizzati. Mi ha detto di improvvisare per qualsiasi evenienza, credo sarebbe stato meglio se mi avesse semplicemente lasciato un permesso scritto. Ey, se hai uno di quegli animali… un evocazione, ecco! Se non ti fidi puoi mandarla a chiedere per conto tuo. Solo non fermare la mia missione, per favore, quel tizio arrabbiato non è per nulla piacevole e, sai, se gli dico che è stato il guardiano di Kiri a fermarmi, non sono sicuro di sapere con chi di noi due se la prenderà.

    Le sue parole sarebbero risultate sincere, in fondo ciò che aveva detto era vero, e specificare la sua missione poteva essere un pensiero superficiale. Se avesse chiesto qualcosa, avrebbe perlomento avuto un po’ di tempo per pensare ad una risposta.
    Una volta sistemato tutto con il guardiano, si sarebbe diretto da Yato, che si fosse già accorto di lui o meno. Gli avrebbe posato un braccio sulle spalle, tirandolo leggermente a sé.

    Yato!! Meno male che ci sei anche tu, pensavo che quel beota del nostro Kage mi avesse inviato da solo! Allora… Che si dice, hai scoperto qualcosa? Sai, dopo quella volta in amministrazione credo ci abbia presi di mira. Altrimenti perché mandare proprio noi due a svolgere un compito del genere?

    Si mostrò subito amichevole, lasciando intendere che sapesse già cosa ci facesse lì, tutto sul vago, lasciando il dubbio a Yato che avesse quindi una missione che non riguardasse lo stargli addosso.
     
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    La Maledizione degli Scocciatori

    Il guardiano che mi era capitato sembrava un tipo piuttosto brusco nei modi, ma senza dubbio efficiente dato che non si perse in ridicoli giochetti di occhiate e intimidazioni come un certo Kage di mia conoscenza...che comunque se tutto fosse andato per il verso giusto non sarebbe rimasto Kage a lungo. Lì per lì però avevo troppo freddo per perdermi in voli pindarici e apprezzai la schiettezza del mio interlocutore, pur non capendo la battuta su Suna...ero convinto di essere vestito al meglio! I-Itai Nara? Il Mizukage? Sgranai gli occhi, arretrando appena. Non credo che il Mizukage potrebbe mai anche solo pensare di potermi insegnare a usare la spada...questo Akira invece...appartiene a qualche clan, forse? Ho sentito dire che i Kakita sono abili spadaccini, ne ho incontrata una durante una missione. Anche se la poveretta non aveva fatto una bella fine dentro la Colonna Evanescente.



    U-Un tè? L'idea di una bevanda calda era quanto di più allettante potessi immaginare in quel momento, ma sarebbe stato un segno di debolezza...anche se forse poteva anche risultare scortese rifiutare, quindi persi istanti preziosi, con una pausa più lunga di quanto fosse ragionevole supporre. Oh beh...gra-grazie. Annuii mentre seguivo il Guardiano. Non penso di stare più di una settimana, forse meno. Una volta trovato un maestro tornerò dopo aver concordato dei periodi di addestramento, penso. Quanto alle armi, avevo tutto in un fagotto che non esitai a consegnare: seguire le regole era fondamentale per non attirare sospetti, e poi ero là per una missione delicata ma al contempo relativamente semplice...cosa poteva andare storto?

    Non dovrei mai pronunciare quelle parole.

    Un rumore proveniente dalle merci appena scaricate avrebbe attirato certamente l'attenzione del Kiriano così come aveva attirato la mia, che mi ero voltato a fissare con aria interrogativa una cassa dall'aria quantomeno sospetta. Che avessero imbarcato qualche grosso ratto? Ma se così fosse, come mai quel bussare tanto ritmico e regolare? E quel verso che pareva quasi una voce ovattata dal legno? Un...clandestino? Possibile? Chi poteva essere stato tanto idiota da fare una cosa del genere? Mio malgrado lo scoprii poco dopo, quando la rimozione del coperchio rivelò un ragazzino dai capelli chiari, gli occhi strani almeno quanto i miei e una parlantina stordente che non avrei mai esitato a definire diabolica. Ma che diavolo ci faceva Youkai là?



    Non poteva essere una coincidenza che fosse sul mio stesso cargo, mi rifiutavo di ammetterlo, ma sul momento lo shock mi lasciò tanto di sale che non riuscii nemmeno a origliare quello che stava dicendo al guardiano, confabulando troppo lontano da me perchè potessi effettivamente sentire qualcosa. Cosa stava succedendo? Quello era un ragazzino che prendeva in disparte l'Hokage e ci parlava...lo avevo inquadrato come un pezzo grosso e la sua presenza era assolutamente inaspettata...non ero nemmeno là per la Missione, o almeno non direttamente, quindi ero completamente disconnesso dalla parte razionale del mio cervello, al punto che quando quello si avvicinò per darmi una pacca sulla spalla (sempre che il guardiano lo facesse passare) che non mossi un muscolo, senza nemmeno sentire il freddo. In-inviato? Amministrazione? Ma di che diavolo parli? Questo fu il massimo che la mia lingua sorpresa riuscì a elaborare, senza nemmeno badare alla presenza del Kiriano a portata d'orecchio.
     
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    × Legenda
    Narrazione
    «Dialoghi»


    Le sorprese non avevano mai fine, specialmente se si aveva a che fare con dei fogliosi. Seinji la conosceva quella sacrosanta verità, ma la rigettava sempre di più, sperando che si trattasse soltanto di un luogo comune. Uno dei tanti che circolavano nel continente dei ninja, e che Seinji sapeva essere veri soltanto in parte. In ogni caso, prima di passare a scoprire cosa gli aveva riservato l'Hokage a quel giro, si rese sorpreso della sorpresa di Yato Senju alle sue parole sul Mizukage. Eppure non stava scherzando; era terribilmente serio. Non nel fatto che Itai fosse un buon padrone della sua lama, - seppur riusciva a tenerla sempre al suo posto nonostante tutto, - ma che avrebbe di buona volontà istruito chiunque glie lo avrebbe chiesto, indipendentemente da tutti gli altri fattori. - «Il nostro Mizukage ha il cuore buono,» - sorrise l'Akuma indicando la porta con la tazza di tè che aveva in mano. - «Se glie lo chiedi, forse ti istruirà. Per quanto riguarda Akira... hmm... se non sbaglio fa parte del clan Hozuki. In alternativa rivolgiti pure a un Kakita qualsiasi: loro sanno usare la katana come nessun altro.» - Con quelle parole l'Akuma diede la bevanda calda al Senju segnandosi tutte le informazioni: una settimana, tempo di trovare un maestro di spada per concordare con lui tutti i termini. Una volta inseriti i dati del nuovo arrivato su un apposito foglio Seinji tirò fuori le pergamene che dovevano contenere le sue armi e mise il fagotto intero dentro al rotolo. - «Pollice della mano destra,» - sbuffò l'Akuma ripetendo una prassi meccanica che aveva già ripetuto diverse volte. Non appena eseguì quest'ultimo gesto che qualcosa attirò la sua attenzione.
    "Ma che cazzo..."
    In poco tempo attivò la sua Vista cercando di capire da dove provenisse il rumore e scorgendo un umano nascosto in una scatola situata sul barcone appena arrivato. Il ninja, - se così lo si poteva chiamare, - nascosto dentro alla scatola sembrava debole e basso. E in effetti non sembrava un ninja. Ma un'idiota. Uno dei tanti che vivevano a Konoha. In ogni caso l'Akuma sbuffò rumorosamente incamminandosi verso il barcone per aprire la scatola e ritrovarsi subito sopra all'idiota in questione.
    «Se non lo sai tu...» - borbottò scocciato. - «Chiudo?» - chiese. In compenso si ritrovò una risposta bella e buona sul fatto che non era venuto a nuocergli. E che era in missione per conto del loro Hokage. E di questo a Seinji che glie ne doveva importare? Ignorò tutta la storia dell'evocazione che tanto a Konoha non avrebbe inviato nessuno e quando sentì la mezza-minaccia sull'Hokage chiuse la scatola di proposito e con forza, chiudendo la parte superiore della scatola. Tra tutte le cose che avrebbe potuto dire mezzo-minacciare Seinji con la paura di Raizen non poteva portare che all'effetto contrario a quello sperato.
    «Ne sai qualcosa di questo tizio?» - chiese infine osservando tornano dal primo arrivato. Doveva assicurarsi che il tutto non era una messa in scena prima di lasciar passare i nuovi arrivati.



    Edited by leopolis - 25/11/2016, 23:49
     
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