Regno d'oltretomba - Inferno (I° Cantica)

Corso Chunin

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    Stesso inizio, stessa storia.
    Due schizzi di inchiostro per esordire ai nuovi genin che ambiscono al grado di Chunin. A me il compito di formarli e di valutarli...Una missiva li attende vicino la porta dell’aula adibita alle nostre “lezioni”, agganciata al muro da un kunai. Quando l’accademia capirà di non potermi rinchiudere in quattro mura?!


    CITAZIONE

    Passerete 3 giorni di Inferno. Armamentario al completo per questo piccolo viaggio...spero solo che i vostri animi non siano deboli e troppo puri. Ci sarà da divertirsi!
    Ps. Avete tempo fino a che i primi raggi del sole non illuminino la valle. Riportatemi in dietro il kunai.

    Giovedì 7 Aprile


    Allegato alla lettera c'è il tragitto da seguire per arrivare a destinazione. Un viaggio ai confini del mondo, oltre le terre del paese della Terra, libere dall’egida dell’accademia. Un qualcosa di sicuramente pericoloso.

    :::

    Solo senza compiere soste, i tre ninja sarebbero arrivati in tempo nel luogo designato. Un viaggio lungo e stremante.
    Il punto di arrivo è l'ingresso ad una sterminata selva oscura, selvaggia, aspra e forte, sul cui lato occidentale prende posto un colle.
    Solo allora la mappa rivela parole prima inscrutabili color rosso sangue...

    “ Salite sul colle. Attenti alle belve...”



    Ma poi ch'i fui al piè d'un colle giunto,
    là dove terminava quella valle
    che m'avea di paura il cor compunto,
    guardai in alto e vidi le sue spalle
    vestite già de' raggi del pianeta
    che mena dritto altrui per ogni calle.



    ______________________

    Ragazzi, iniziamo qui il nostro cammino per i tre regni e le tappe per il vostro Chunin. Spero di divertirmi con voi!

    Questo e il seguente post, oltre ad essere una presentazione, sono anche un modo per Gene di conoscervi.
    Il kunai è conficcato nella parete con forza 550. Se decidete di arrivare in tempo, le Energie Verdi risulteranno pesantemente affaticate e la Rossa provata.
    Tanto gdr, tanta personalità; fatemi capire chi siete.
     
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  2. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Prefazione -

    Questa volta non posso mollare! Diamine! Solo un deficiente ci ricascherebbe...

    La paura di proseguire, ormai a metà strada, era salita a contagiarlo nella mente. Aveva perso quell'attimo di lucidità rimastagli. Forse le troppe emozioni affrontate o, peggio ancora, il tempo non maturo.

    Fu così che al precedente corso per diventare un chunin Godsan dovette abbandonarlo. Lui, Vergil, Oneru e la sensei Shinodari si erano spinti lontano dall'accademia lungo una missione la quale man mano che progrediva assumeva sempre più l'aspetto di un incubo per il ragazzo kiriano. E sotto questo aspetto cedette, sotto la consapevolezza di non esser mentalmente pronto, nonostante gli incoraggiamenti altrui di proseguire. Quando giunse all'epilogo di quell'avventura, la paura dell'ignoto era tanta. E ancora di più era la paura di confermare davanti a tutti quanto fosse misero il suo carattere portando così un'amara delusione per chi in lui confidava.

    Nemmeno il ritorno in patria gli garantì un riposo tranquillo e gli incubi di quei giorni erano frequenti prima di cedere al sonno della notte.
    Solo mesi dopo, quando si ripresentò l'occasione, trovò il coraggio di ripresentare la domanda. Sapeva di non poter cambiare il passato e che da lì in poi ogni passo sarebbe stato traumatico finchè non l'avesse superato definitivamente.
    Sapeva anche che poteva solo andare avanti augurandosi in un cambio del suo umore, del suo carattere spesso contrastante.
    La sua mente era così fragile che stentava anche lui a capirsi a volte.
    Volgeva dal tenero bambino al masochista uomo, dall'animo coraggioso e patriottico a quello codardo. Gli rimaneva solo di accettarsi per com'era. Cambiare in corsa la soluzione più ovvia.

    La vita è un eterno movimento, fino a quando i tuoi dubbi non riaffiorano come fosse ieri.

    [...]

    Godsan fissava ipnotico quel kunai impiantato nel legno. Il suo nuovo sensei, uomo o donna che fosse lo ignorava, aveva appena ricreato quell'ansia nel kiriano.
    Era un messaggio che in qualche modo lo bloccava, minaccioso. Questo rappresentava il primo scoglio da affrontare.
    Una sfida per Godsan che per il suo bene andava raccolta o, per l'ennesima volta, si sarebbe ritirato con la coda tra le gambe e la testa china.
    Eppure, più fissava quelle frasi, quelle parole, e più si faceva prendere da un senso di inferiorità. Era giunto preoccupato davanti a quella porta ma mai credeva di capitombolare in quel modo.

    L'armamento per sua fortuna era al completo e, quasi potesse tastarlo con il corpo, sapeva ogni posizione delle sue armi.
    Il kunai non riusciva a toglierlo. Era talmente piantato internamente che non si muoveva nemmeno sforzandosi con il chakra. Era tutta fatica sprecata.
    E questo era il primo problema per il kiriano. Non portare quel kunai poteva generare problemi. Anche volendo sostituirlo con un altro c'era il rischio che se ne accorgesse il sensei.
    Quindi, primo punto, come fare per toglierlo.

    Il secondo problema era quella prima frase con la quale si apriva la lettera. La parola "Inferno" era suggestiva ed evocava nella sua mente fantasmi del passato di situazioni in cui si era dovuto imbattere. Per sua bravura, o anche fortuna, sempre superate. Ma non sempre andava bene e quando si evocava simboli estremi non era facile resistere alla paura.
    A ciò si aggiungeva il primo problema.
    In definitiva mancava solo che ai suoi piedi si spargesse del liquido giallognolo a testimonianza di come se la stava facendo sotto.

    Da quanto tempo era diventato così pauroso? Era come se ripudiasse il suo animo goliardico ed egocentrico. Necessitava ritrovare quella parte di se ormai addormentata.

    [...]

    Quando giunsero altre due persone, essi trovarono Godsan ancora in quello stato. Quest'ultimo si accorse di loro, per sua fortuna e tentò di ricomporsi non potendo però evitare delle occhiate al kunai e alla lettera.

    Ciao...siete anche voi qui per il corso? domandò loro leggermente emozionato.

    Ad una risposta affermativa si presentò nell'indispensabile.

    Io sono Godsan e provengo da Kiri come testimonia il mio coprifronte fece segno con l'indice destro in direzione dell'oggetto Piacere di conoscervi... porse loro la mano per stringerla.

    Ancora in imbarazzo per quanto aveva letto, diede il tempo anche a loro di prender coscienza di ciò che li attendeva.

    Io...non so... era tutto qui quello che riusciva a dire.
    ...ho una brutta sensazione...Sarà che ho già affrontato un corso chunin ma...ho un blocco allo stomaco...

    A quelle sue frasi potevano esserci due reazioni da parte dei nuovi compagni. Una delineava dei tratti da veri shinobi in chi stava di fronte a Godsan. L'altra portava il gruppo alla preoccupazione.
    Qualunque fosse stata la reazione stava al singolo decidere cosa fare. Godsan voleva esprimersi per ultimo confidando in un incoraggiamento da parte degli altri due.
    Se così fosse stato almeno il viaggio sarebbe risultato meno pesante ed insieme si sarebbero aiutati. Questo era quello che sperava.

    Quello che gli era stato insegnato gli diceva che doveva fidarsi dei suoi compagni di squadre e sebbene fosse ancora scettico perchè li aveva appena conosciuti, non aveva molte altre possibilità.

    [...]

    Il kunai era stato recuperato grazie all'aiuto di Raizen e poi venne affidato ad uno degli altri due.
    Godsan chiudeva la fila di quel trio in direzione di dove la mappa li portava, ovvero fuori dal Paese della Terra.
    Si spostavano velocemente i tre genin attingendo alle loro forze. Chi risentiva meno degli altri era Jin, probabilmente il più allenato, suppose Godsan.

    Ragazzi, che persona sarà il nostro maestro? Ci ho pensato un po' ma non mi viene in mente nessuna persona che conosco, che possa...come dire...trattarci così. Non che io sappia almeno.

    Durante il viaggio Godsan avrebbe tentato di colloquiare con gli altri magari parlando dei propri Villaggi o dei tempi passati ai genin raccontando qualche aneddoto.
    Infine avrebbe chiesto di eventuali persone.

    A Konoha conosco diverse persone: Razen, Sori Hyuga, Auron Ryukaki, Femho e altre ancora di cui a stento ricordo i nomi.
    Ad Oto invece ho avuto modo di conoscere Febh, Ledah...Yami e...Shinodari


    Sul penultimo nome, detto con un po' di distacco, lasciò scivolare che sapesse del suo tradimento. Mentre sull'ultimo lo concluse con una punta di rammarico.

    Alcuni di loro sono stati miei sensei ai corsi genin, o aiuto, e anche a qualche allenamento. Ah, che bei tempi...

    [...]

    Arrivarono stremati e Godsan ansimava poggiandosi entrambe le mani sulle ginocchia, curvo in avanti.
    Davanti a loro una foresta buia e minaccioso alla vista. A sinistra, il punto d'arrivo situato sopra un colle così come spiegava la mappa.
    E proprio dal foglio emersero altre parole.

    Il terzo problema era giunto come il più evidente degli assiomi "non c'è due senza tre".

    Che cosa intenderà con...belve?

    Guardò negli occhi dei suoi compagni rischiarati dalla fioca luce notturna.

    Forse è meglio se ci muoviamo lassù indicò il colle e fu il primo ad incamminarsi.

     
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    ...Ritorno alle Origini.
    Chapter I



    Corso Chunin



    C'è chi dice che non si finisce mai di imparare, senza mai precludere di conoscere ogni disciplina.
    Quel giorno era come posseduto da sentimenti anche più intensi della primitiva paura e della vaga emozione, per i quali è parecchio difficoltoso trovar nome che potesse rappresentarli nella loro pienezza.
    Distanti ricordi parevano quelli del Genin. Il corso di Isidor-sama era pensiero ormai vecchio alla sua memoria, sebbene Jin in cuor suo cercasse di rappresentare i dettagli di una splendida esperienza senz'altro.
    Il migliore della classe.
    Non era dato sapere tuttavia, se nuovamente sarebbe accaduto di ricevere tale onorificenza, che al tempo riempì d'orgoglio il suo animo.

    Corrotto il suo entusiasmo da un sintomo di emozione, ed alterato ulteriormente dalla sua indole curiosa, non appena giunse la notizia di recarsi in Accademia nuovamente, mai sentimento più gratificante lo invase tutto.
    Scuotendosi dall'animo quel che pareva esser stato un sogno, - riflessione dettata da incredulità peggio che infernale - riprese a meditare circa questo Ritorno Alle Origini.
    Contemplava che sarebbe stato assai difficoltoso cimentarsi in tale nuova prova, da cui avrebbe dedotto se meritava di avanzare a Chunin, titolo quantomai ambito e bramato dal giovane.

    Non poteva permettersi di fallire, tale pensiero era imperturbabile obbligo al quale doveva adempiere, o sdegno indescrivibile lo avrebbe perseguitato, screditando profondamente il suo onore.
    Temeva in suo spirito però, di cosa avrebbe fronteggiato. Avversità complicate, assurde, fatali, logoranti...Era consapevole che sarebbe potuto incappare in ciò che più tetro non è riconosciuto al mondo, tuttavia infinite volte la sua determinazione assoggettava tale sintomo che cospirava nel suo animo, annientandolo, sebbene non distruggendolo pienamente.


    [...]




    Sebbene in sua coscienza meditasse che mai si sarebbe potuto permettere il lusso di rilassarsi, e prendere con incuria una qualsivoglia prova, nemmeno lontamente avrebbe pensato che la prima difficoltà si sarebbe palesata di primo impatto.
    E ciò che più lo lasciava basito, e impiantato nella sua immbolità era un Kunai.
    Un'arma, poteva creare così tanti grattaccapi, benchè non fosse utilizzata in una qualche offensiva?
    Con virulenza penetrava il legno della porta su cui era affisso un cartiglio molto vago, e per nulla incoraggiante. La semplicità con la quale era stata scritta la parola "inferno" era oltremodo sconcertante. E seppur ormai a lui appartenessero ben poche informazioni, tra l'altro reperite da un foglio essenzialmente informatorio, cominciava a sospettare malignamente circa il suo nuovo Sensei.
    Non doveva essere un tipo parecchio allegro, dato che sfogava i suoi istinti su i giovani Genin, allibiti circa la situazione generatasi.
    Non doveva essere neanche un tipo che si limita alla cruda e noiosa teoria, preferendogli contrariamente la pratica.
    Uno Shinobi intrigante, per nulla opinabile tale considerazione, che in Jin già stimava particolare considerazione e curiosità, benchè tali opinioni fossero coadiuvate da un insistente e pulsante timore.
    Distolto da tali pensieri, la sua attenzione fù inevitabilmente attirata da un vocio turbato all'apparenza, e intimato di vergogna
    Sorrise il Genin prima di replicare alla domanda di quell'inviduo che non spettava alle sue conoscenze.

    - Ciao, sono Jin Tsuji, lieto di fare la tua conoscenza Godsan. Anche io sono qui per il corso. -



    Gli strinse la mano amichevolmente, rivolgendogli un ulteriore sorriso.
    Lo squadrò dalla testa ai piedi, non scorgendo in lui particolari degni di nota, al contrario sembrava un tipo normale, anche se all'apparenza non vantasse tal grande stima di sè.
    Tuttavia ciò che più gli premeva era riuscire ad estrasse l'arma dalla porta, così da allontanare tensioni da Godsan, il quale sembrava parecchio preoccupato, stato evidenziato dal suo tono di voce particolarmente basso e tentennante.
    Afferrò il Kunai con vigorosità, e nella medesima maniera tentò di cavarlo dalla porta; Avvertì incredibile pressione concentrata in quel punto, mentre imperterrito continuava a tentare, anche se non riscontrava modificazione alcuna.
    Neanche un minimo spostamento.
    Niente.
    Quale arcana forza era stata in grado di piantarlo in modo così prestante e possente?
    Per nulla ignota la risposta, seppur anche solo pensarlo lo fece rabbrividire...Cosa si celava dietro quel Sensei.
    Fiacca risposta fornì Jin con la sua titubante forza, nonostante in quella presa avesse concentrato tutto quello che era in suo potere.
    Dovette riconoscere, sebbene non fosse tipo arrendevole, che ogni sforzo sarebbe stato vano, comparato a quella potenza.

    - Anf...Anf...Non riesco...Potremmo abbattere la porta, là dove si forma una venatura, automaticamente verrà fuori...O altrimenti potremmo incendiarla, anche se ci prenderebbero per folli piromani...
    Raizen vuoi occupartene tu?... -



    Un nuovo individuo era giunto, sopprimendo in lui lo sdegno per aver fallito in quella ardua prova. Suscitò in lui particolare interesse quello Shinobi, la cui caratteristica più evidente era la sua altezza. Un colosso particolarmente inquietante, che si ergeva al di sopra di Jin, producendo in lui sensazione d'inferiorità e di timore. Cicatrici si estendevano sul suo corpo, e quella più evidente e sconcertante era palese sul braccio destro, dove assumeva fattezze simili ad una spirale.
    Ma ecco che in lui giunsero ulteriori ricordi; Aveva già incontrato quel ragazzo, anche se non distingueva perfettamente la situazione, tuttavia non disse nulla, tacendo su questa memoria lontana, forse errata.
    Confidava in Raizen, sorretto anche dal fatto che un simile uomo, non poteva che decantare impressionante forza.
    Era chiaro che si trovava di fronte a due individui totalmente differenti tra loro, anche se fattore che li accumunava era sicuramente l'altezza. Effettivamente riscontrò di essere il più basso tra i tre, anche se era più che fiero della sua corporatura slanciata al punto giusto.

    Attendeva paziente che Raizen portasse a termine il suo compito, dato ormai la sua condizione leggermente affaticata. Tuttavia scongiurò tale maligno sintomo di stanchezza, non appena fù rivelata la mappa da Godsan. Jin ne prese possesso avidamente, quasi mosso da incontrollabile entusiasmo. Voleva prendersi lui l'incarico di condurli alla meta finale decretata dalla mappa e programmata dal Sensei. Era l'inizio di un nuovo viaggio, e niente al mondo avrebbe incrinato quella sua foga di partire, mentre distanti ricordi pervenirono alla sua memoria, che rievocavano insolubilmente in lui emozione e trepidazione.


    [...]



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    Per quanto sgomentato da quella imperativa e veramente straordinaria
    forza convogliata in quel Kunai, nonché' da mille sensazioni contrarie e contrastanti, in cui predominava una meraviglia e un timore che ancora avvertiva nel suo spirito, conservò tuttavia sufficiente presenza di tatto per evitare di acuire con una sua qualsiasi osservazione circa quella dimostrazione di potenza, lo stato di ipersensibilità' nervosa del suo
    compagno Godsan.
    Quest'ultimo fù il primo a intavolare una conversazione con Jin e Raizen, taciturni in quella situazione.
    Jin dal canto suo, inizialmente preferì non colloquiare con i suoi nuovi compagni, poichè importunato da una insistente sensazione di affaticamento, anche se notò osservando i due individui che procedevano più lentamente e con maggior indugio, derivato da una stanchezza in loro più che evidente.
    Quel viaggio si prospettava estenuante e particolarmente lungo; Probabilmente se si fossero concessi una sosta, seppur breve, non avrebbero certamente rispettato l'obbligo dal Sensei imposto.
    Ma intanto, Godsan che già era entrato a far parte delle sue simpatie, riusciva a distrarlo da quella angoscia e fatica, mentre man mano cominciava a conoscerlo meglio.

    - Uhm...Conosco Shinodari-Sama e Yami-Sama...Anche se è da parecchio che non ho piacere di rivederli...-



    Notò il lui un timido tentennare mentre proferiva gli ultimi due nomi, tuttavia preferì non immischiarsi nel suo turbamento, non volendo alimentare le sue tensioni.
    Intanto tutti procedevano con incedere rapido, sforzandosi di non sopprimere alla stanchezza, mentre approfondivano la loro amicizia.
    Era un modo per distoglierli da quella lunga camminata, un sentiero ignoto e misterioso che li stava conducendo al di fuori del Paese della Terra, provocando in Jin curiosità.
    Non indugiava a proseguire sebbene esitazione nel farlo pervenì nel suo animo, ma non poteva fermarsi, e le sue domande avrebbero ricevuto spesso risposta, non appena giunti là dove la mappa li stava portando.
    Ma osservando nuovamente Raizen, gli venne spontaneo, guardarlo ancora dove si districavano quelle grottesche cicatrici. Le scrutò bene, non riuscendo a capire tuttavia cosa gli avesse procurato simili profonde lacerazioni.
    Forse impertinente, e ficcanaso, non badò alla riservatezze delle sue riflessioni, cercando di preventivare una risposta poco felice, dettata dalla discrezione dello Shinobi della foglia. Dunque pose a Raizen stesso quel quesito

    - Come ti sei procurato quelle ferite Raizen?...-



    Attese pazientemente una risposta, sebbene usare tale aggettivo sia un eufemismo, visto che cercava di mascherare il febbrile desiderio di conoscere il passato del ragazzo, distogliendo lo sguardo da lui.
    Ma in concomitanza a quella domanda, si palesò innanzi alle sue iridi una vastissima radura, che osservava con incredulità poichè quest'ultima disponeva di caratteristiche avverse ad un così incantevole paesaggio.
    Oscura, tetra, e misteriosa pareva quando giunsero al punto d'incontro stabilito.
    Provato, incrociò lo sguardo dei suoi compagni, cercando sostegno sia morale che fisico a quella fatica che si faceva sentire in ogni fibra dei suoi muscoli.
    Subitamente poi il suo sguardo si focalizzò su quella selva;
    Vasta e di indefinibile estensione, occupava completamente un lungo tragitto. Dubbio pervenì in lui, così come l'esitazione ad entrarci, dettata da una postilla sulla mappa; Un avvertimento di color scarlatto, che non faceva presagire nulla di buono.
    A quali bestie alludeva? Cosa avrebbero trovato all'interno?
    Non voleva sottrarsi in modo codardo da tale prova, forse la prima significativa e fondamentale; Spinto da questo presupposto strizzò l'occhio verso Godsan e Raizen cercando intesa nel suo cenno. Non bisognava abbassare la guardia, non ora. Presto o tardi avrebbero saputo come agire, bisognava organizzarsi.
    Godsan aveva esposto la sua idea, e così che Jin lo sostenette, sebbene con un pò di remora

    - Ha ragione Godsan. Dobbiamo incamminarci per il colle, e dobbiamo farlo immediatamente. Non abbassiamo mai la guardia, non mi convince questa situazione. Ragazzi, confido in voi. -



    Sorrise per poi ascoltare paziente, possibili repliche al suo intervento. Non li conosceva da immemorabile tempo, tuttavia, in cuor suo iniziava a fidarsi di quei ragazzi...Del resto, aveva altra scelta?


    Edited by Jin Tsuji - 9/2/2009, 23:05
     
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    Interrotto.
    Una missione era più importante del futuro di konoha?
    Mah, forse si, fattostà che Raizen si ritrovò con le chiappe a terra, senza un sensei e con il corso per diventare chunin vanificato, un brutto scherzo.


    Vecchie conoscenze


    Con le dovute scuse dell’accademia convocò nuovamente Raizen ad un nuovo corso genin, lesse con piacere la lettera e svogliato si recò fuori dalla casa.
    Strisciò verso l’accademia come un ombra, come non avesse corpo, come non dovesse sobbalzare sulle punte e sui tacchi dei suoi passi.
    A testa bassa, col viso messo in ombra dai suoi bianchi capelli che riflettevano tutti i colori, un’ombra camminava verso l’accademia, verso 4 opprimenti mura.
    Non temeva il corso, non per ora, aveva sentito del loro pericolo, ma per lui il tutto si riduceva a divertimento, dopotutto cosa era il divertimento? L’uomo è paragonabile ad un dio solo quando sta per morire, solo in quel momento lo sorpassa, solo in quel momento ottiene ciò che un dio non avrà mai: l’ultimo attimo.
    Lui viveva per raggiungere quell’ultimo attimo per fare invidia alle divinità di tutti, per vivere quel momento nel più magnifico dei modi, per tenerlo stretto tra i denti e non mollarlo a nessuno, per decidere quando lasciarlo.

    [...]



    Si, anche noi siamo qui per quello.

    Con una faccia amichevole prese il foglio dalle mani del ninja kiriano e lo lesse velocemente.

    Piacere...mmmm...Godsan... perdona ma hai un nome che è troppo difficile da pronunciare per un Raizen, prima o poi ti trovo un nomignolo.

    Strinse vigorosamente la mano a Godsan

    Per lo stomaco...beh...avremmo modo di trovarti un buon digestivo

    Era strano Raizen, poco prima era tetro, e ora solare, chi mai l’avrebbe capito?
    Sorrise a Godsan dandole una pacca sulla spalla.


    Che dire Jin...

    Sorrise ricordando il corso genin.

    È un inaspettata ma piacevole sorpresa rivederti e averti nuovamente come compagno

    Guardò e seguì attentamente i tentativi dei due di adempiere alla richiesta del postum scrittum.

    che polli, se veramente è un sensei degno di nota quell’affare sarà ben piantato nella porta, e ammenochè non si allarghi la venatura il legno non mollerà la presa facilmente

    Jin parve leggergli nel pensiero, dandogli voce, nel mentre Raizen ridacchiava spavaldo.

    Ovvio Jin

    Disse, con ancora un resto di sorriso nelle labbra, mentre estraeva tre kunai.

    Però potresti anche darti da fare con la pratica oltre che con la teoria...scansafatiche

    Scalfì lievemente il kunai del sensei per non confonderlo con gli altri, poi iniziò ad armeggiare con i suoi,ne piantò uno sotto quello del sensei con quanta più forza aveva, non lo piantò casualmente, prima di farlo con un unghia segno la traccia percorsa dalla venatura, il legno non era eccelso, e un unghia bastava a segnarlo, inoltre il kunai del sensei aveva formato una piccola crepa, era troppo grande per tagliare solamente una venatura senza dilatarla per poi spaccarla, Raizen ne approfittò e in quella crepa inserì il primo kunai, quasi sopra quello del sensei.
    Il secondo venne piazzato trenta centimetri più sotto, il terzo trenta centimetri sotto a quest’ultimo.


    Bene: pronto

    Colpì violentemente col palmo montante la linea immaginaria che correva tra i kunai, in pochi istanti la porta si spaccò e tutti i kunai furono liberati da una crepa che si propago dalle loro punte aiutate dalla forza del colpo.

    SPOILER (click to view)
    Palmo Distruttivo (Houshou - Crushing Fist)
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: N/A
    Un violento colpo dato con il palmo della mano aperto con una potenza superiore alla normale del ninja, aumentata di 4 tacche. Per poterlo eseguire efficacemente bisogna avere una forza non indifferente. Date le linee di forza sfruttate in questo attacco, anche se il ninja dovesse subire un contrattacco il corpo risentirebbe in modo ridotto il danno, ma questo non intaccherebbe la forza o la buona riuscita del colpo. Il colpo inoltre spinge l'avversario di 2 metri indietro e il danno ignora le sue eventuali protezioni.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Medio)


    Semplice no?

    Appena menato il colpo si accese in lui la miccia la solita miccia che dava fuoco al suo spirito.
    Il suo animo divento presto irrequieto e euforico.
    Voleva iniziare.
    Voleva iniziare!

    [...]

    Alla domanda di Godsan non seppe dare risposta, o meglio, non lo fece la sua bocca o il suo viso, il suo animo però si intristì, dopotutto lui chi conosceva?
    Tristezze.
    Delusioni.
    Fallimenti.
    Quasi non dava nomi alle persone, le identificava in quel modo, solo Shiroko si salvava da quell’appellativo.


    Beh, io...No, non conosco nessuno, giusto Keita-san e Shiroko, persone a me vicine.
    Auron non lo metterei in conto, ci ho fatto solo una breve missione.
    E poi il frugoletto qui affianco.

    Sorrise e indico con modesta ilarità Jin.
    Le parole sciorinarono fuori dalla sua bocca quasi non richieste, non gradiva spiattellare al mondo queste cose, non gradiva parlare di se stesso agli altri, ma delle volte il suo corpo prendeva l’iniziativa senza ascoltare il suo cervello.
    Non si curava della lieve spossatezza che la camminata gli procurava, rifletteva silenziosamente, totalmente assorto nei suoi pensieri, scuro in volto, come sempre.
    Da quanto e che non vedeva Shiroko? Che non la sentiva? Che non aveva sue notizie?
    Troppo.
    Si morse lievemente il labbro come se col dolore potesse far svanire quei pensieri, era lievemente preoccupato.
    Si promise di cercarla non appena concluso il corso e ottenuto il grado chunin.
    Perché l’avrebbe ottenuto.
    Trasse un profondo respiro e ripensò a quante volte era stato in grado di rialzarsi, di ignorare il dolore fisico, di ignorare la sofferenza derivante dai sentimenti, era lievemente maniaco, si credeva quasi un dio, non era come la maggior parte delle persone che scaricano sul mondo i loro fallimenti, lui se li accollava tutti e se non riusciva ad eliminarli li usava come zavorra per allenarsi, così facendo aveva imparato che tutto ciò che gli ci voleva per portare a termine una cosa era la forza di volontà, e quindi, logicamente, se lui desiderasse diventare un dio delle arti del combattimento, cosa gli impedirebbe di farlo? Nulla perché la volontà di farlo c’era, questa gli avrebbe permesso di diventarlo, e averne la possibilità non lo rendeva già un semidio?
    E il mondo cosa può essere in confronto ad un uomo che è già giunto a metà della scalata che arriva alla vetta dell’olimpo?
    Nulla.
    Sorrise spavaldo e continuò il cammino fino a quando Jin non le porse una domanda.


    Beh, la storia è un po’ lunga, questa ce da sempre, non l’hai notata durante il corso genin probabilmente perché era meno marcata o nascosta dalla manica, non so perché ma poco tempo fa questa cicatrice, come se rinfrescata, si fece più evidente.

    La nascose, nascose quella serata, almeno per ora.
    Nascose il gradino più semplice da salire verso la vetta.
    Tra genio e pazzia dicevano che ci fosse una sottilissima linea, Raizen non era eccessivamente geniale, però il suo piede sconfinava oltre quella piccola linea, e ogni tanto quel terreno di pazze idee e pulsioni le faceva fare cose strane.
    Sostarono per un momento davanti ad uno degli ambienti più tetri che Raizen avesse mai osservato, all’ultimo passo una piccola nube di secca polvere si levò da sotto il suo piede mentre lo scenario si allargava accompagnato da una sottile e spettrale nebbia, silenziosa copriva pungenti scheletri di piante protesi verso il cielo a chiedere pietà, a chiedere cosa mai avessero fatto per germogliare in un terreno così arido, ma tanto quanto il terreno era arido la foresta era fitta e scura, come si protendesse nei pochi stretti corridoi da lei lasciati per ghermire gli avventati passanti che in essa si addentravano, e in quella nebbia respiri e passi ne vicini ne lontani, persi in quella foresta.
    Pareva aver trovato il suo abitat, Raizen, come se quello fosse stato il luogo da cui l’avevano tratto violentemente alla nascita, prese a martellargli nel petto un euforia e un senso di nostalgia fuori dal comune, mentre nel viso si stendeva un sorriso fino e angusto, definirlo un sorriso di felicità sarebbe stato un errore, era attesa, era euforia era la fusione tra quella tetra foresta e Raizen, i suoi occhi arsero come solo quelli di un demone potevano fare.
    Annui in silenzio e insieme ai sue due compagni si avviò verso il colle, ma guardando le loro facce lo faceva con tutt’altri pensieri e con un animo del tutto differente.
    Si delinearono sul colle due spalle, il sensei che gli tendeva un brutto tiro o una di quelle belve a cui il messaggio alludeva?



     
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    Stanchi e disorganizzati. Daltronde sono un gruppo di genin, cosa mi posso aspettare da loro?
    La mia missiva invita alla celerità fino alle pendici del colle...i giovani avrebbero potuto riposarsi, in seguito, per recuperare le forze.


    Poi ch'ei posato un poco il corpo lasso,
    ripresi la via per la piaggia diserta,
    sì che 'l piè fermo sempre era 'l più basso.



    L'avvertimento, poi, avrebbe dovuto mettere in guardia i tre ninja; far suscitare in loro un senso organizzativo, un modo di procedere, uno abbozzato schema difensivo.

    I tre vagano per quei boschi. I loro respiri sono pesanti, i passi cadenzati...tutta la foreste sa della loro intrusione. E se il più innocente degli scoiattoli si accorge di loro, cosa mai può impedire ad una lonza, un leone ed un lupo affamati di scovarli?
    L'assalto delle belve coglie i giovani sprovveduti con velocità ed organizzazione assoluta. Coperte dalle ombre degli alberi attendono il momento propizio [vista crepuscolare, vista potenziata per poterle scorgere al momento dell'assalto]
    Con passo felpato [udito sviluppato per sentirla avvicinare entro i limiti dell'abilità] la lonza irrompe nel mezzo, prendendo i ninja da dietro. Dissemina il panico...il suo intento è quello di dividere i tre.
    Consequenzialmente le mosse dei ninja, lupo e leone, dai lati, si avventano su due delle pedre lasciando il terzo alla compagna, pronta anch'essa ad attaccare.
    Morso alla gola, artigliata al ventre. Questa la sequenza dei colpi per tutte e tre le belve, ognuna forte delle proprie caratteristiche.

    Assisto alla scena appollaiato su di un albero poco distante. Vedo il kunai nelle mani di uno di loro e sono arrivati anche in tempo. Adesso voglio capire come se la cavano in combattimento.



    ____________

    Buona caratterizzazione per tutti e tre, seppure vi siete persi sul più bello. Il kunai era conficcato nel muro ma vabè ho aprezzato il modo per sfilarlo dalla porta.
    Per questo post voglio la difesa, l'attacco solo se volete, tanto non servirà.

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  6. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Agguato al colle -

    Durante l'attraversata del Paese i discorsi si facevano interessanti pronti a rivelare piccoli retroscena di ognuno di loro che componeva quel trio. Il risultato è che vi erano delle affinità in determinati campi.

    Dici Keita Kitase? domandando a Raizen. Se così fosse sarei lieto di sentire stia bene, in fondo è stato il mio primo sensei, come dimenticarlo? Ma chissà, ne avrà avuti tanti di allievi...

    Lasciò cadere il discorso continuando il tragitto.

    [...]

    La notte calava sempre più e la visibilità era ridotta di molto. V'era umido e si sentiva il freddo tra le pieghe dei vestiti prender consistenza a fior di pelle. La stanchezza non lasciava spazio ad altre azioni se non quelle di giungere alla meta per cercare infine del dovuto riposo.
    Certo, vi fosse stato ancora da proseguire Godsan non si sarebbe tirato indietro ma ancora non sapeva per quanto poteva continuare.
    Gli altri due compagni accolsero il suo suggerimento di incamminarsi sopra il colle e con lui ad aprire la fila già incamminato, lo seguirono.

    Come a preannunciare un evento il sottofondo musicale della notte e della foresta cessò sebbene Godsan non si sarebbe ancora accorto di niente.
    Ma non ci volle molto fin quando uno dei tre, Jin, richiamò il gruppo all'attenzione. Il tempo di voltarsi e scoppiò il pandemonio.
    La reazione del kiriano era stata pressochè inesistente una volta udite le parole di Jin.
    Un animale piuttosto veloce era entrato nel gruppo come a far razzia ma il suo intento era ben diverso. Nella confusione e nella velocità dell'azione non c'era tempo per fermarsi a riflettere e l'avvisaglia che fossero sotto attacco da più di un animale - magari un branco - ora era stata recepita.
    A causa dell'azione della lonza, Godsan, che ancora non aveva capito di che animale si trattava, era scivolato a terra a carponi.
    In quel mentre sopraggiunse colui che per quella sera sarebbe stato il suo assalitore.
    Se il kiriano non reagiva, poteva definirsi la cena del lupo, ora riconosciuto sotto i riflessi della luna. Ringhiava e gli occhi gialli per contraddizione parevano assatanati.
    Il lupo avanzava veloce, fin troppo perchè Godsan potesse reagire con la stessa moneta. A quel punto era bloccato a terra, già seduto nel mentre, ed agitato impossibilitato a muoversi.
    Poteva solo tentare di difendersi fintanto che non avesse trovato un modo o lo spazio per reagire e provare a mettere in fuga l'animale, alla peggio ucciderlo.
    La difesa che sino a quel giorno era sempre risultata efficace e che mai l'aveva tradito era una tecnica fin troppo banale ma a doppia lama.
    Non aveva bisogno di composizioni particolari. Bastava concentrare e far defluire del chakra (Medio) lungo i capelli.
    Essi, in tempo sufficiente, sarebbero cresciuti a dismisura irrigidendosi e proteggendo l'intero corpo del kiriano eccezione fatta per volto e piedi.
    Ed in quell'azione si protesse in tempo. Il lupo aveva attentato al collo del genin ma al posto della tenera carne avrebbe stretto dei capelli pungenti.
    Ed identica situazione si sarebbe verificata al successivo attacco volto al suo ventre trovando ancora una volta la protezione pungente.
    Per quanto efficiente la tecnica però Godsan risentì di alcuni contraccolpi che nel giro di pochi minuti sarebbero diventati ematomi o al peggio forti bruciori (collo -> MedioLeggera / Ventre -> Leggera).

    Il primo attacco era passato e pareva che fosse concesso loro un breve ed effimero attimo di tregua. Tempo necessario per disattivare la tecnica e ricongiungersi con gli altri due membri urlando parole ormai inutili dettate dalla confusione che aveva in testa.

    Triangolo!...Mettiamoci in triangolo... urlava toccandosi con la destra la zona del collo che iniziava a far sentire il suo lamento.

    Estrasse dall'interno della casacca l'aikuchi. Ora poteva combattere. Se i suoi compagni gli si fossero congiunti alle spalle la loro formazione poteva risultare quanto meno più stabile e meno affrontabile di prima; avrebbe anche dato un vantaggio in caso di attacco verso un unico lato.

    Fissava le bestie che poteva vedere ad occhi nudo.

    Idee?


    SPOILER (click to view)
    Simulacro di Spine - (Marin Jijizo - Underworld Spines)
    Origine: N/A
    Tipo: Ninjutsu
    Livello: 5
    Consumo: Medio
    Impastando chakra nei capelli, essi diventano come una coperta munita di spine molto appuntite che lo avvolge completamente tranne la faccia e i piedi. I capelli non sono tuttavia solidi, quindi pur essendo in grado di difendere da proiettili di dimensioni pari o inferiori ad uno kunai, potranno infliggere un eventuale danno all'attaccante in corpo a corpo, e attenueranno di molto gli effetti di un colpo subito in corpo a corpo come se indossato un un corpetto rinforzato (potenza= 8). Il danno da perforazione sarà come inflitto da un aikuchi con potenza pari al colpo dell'attaccante.

    Chakra rimasto: 110
     
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    TALENT AIN'T ENOUGH

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    Difesa invalicabile...
    Chapter II



    Corso Chunin





    Frugoletto?
    Non la prese troppo bene.
    Un appellativo che intese come addirittura discriminatorio, benchè realmente avesse la valenza di un simpatico vezzeggiativo.
    Effettivamente sì, non denotava una particolare stazza e altezza, tuttavia era più che fiero della sua corporatura, e non accettava che quel bestione, sebbene fosse nello scherzo, si avvalesse di simili appellativi per definirlo.
    Rispose a tono, accennando ad un finto sorriso, posto lì per circostanza, ma che poi si tramutò in reale quando anch'egli entrò nel clima di spirito creatosi.


    - Frugoletto a me? Eh bestione?...-




    E nello scherzo e nel divertimento, tutti eran in allegria, accompagnati da un folle entusiasmo che ben presto, sconvolto poi dalla stanchezza, divenne timore per via della arcana ed oscura radura.

    Ed infine entrarono, mossi da un desiderio frenetico d'agire, nella più incauta foga, che presto li avrebbe fatti regredire a pensieri ben più tristi.
    Selvaggia, paurosa, oscura, tenebrosa, grottesca, decadente...Non riusciva cogliere appellativi degni che potessero divulgare chiaramente, com'era rappresentata da Jin quella radura; Disgustosa, che indispettiva irreversibilmente la sua coscienza, quantomai contrariata ad affrontare il viaggio percorrendo il sentiero che si districava in quel tenebroso luogo.
    Urtato profondamente, da inscindibile timore, con remora si avviò insieme ai suoi compagni all'interno della selva, ignaro dei pericoli, lasciati alle sue fantasticherie che li dipingevano nel più triste degli scenari, come innominabili ed estremi per la loro pericolosità.
    Mosso solo dal suo orgoglio, colse un vago coraggio scaturire dal suo spirito, fosco e quasi impalpabile. Non intendeva diffamare la sua reputazione, fuggendo peggio d'un coniglio innanzi al solo inizio di quella avventura caratterizzata da ignoti pericoli e misteri, tuttavia seppur non lo mostrava, intimamente sentiva denigrarsi, poichè iniziava ad avvampare preoccupato.



    - Uh? Sei peggio di una donnicciola...-




    E tali infanganti sensazioni, non poterono che inevitabilmente, scatenare l'irrisoria risposta del demone, che a farsi beffa del suo stato d'animo, lo scherniva nella goliardia di un insulto che non fù accolto dal Genin in maniera esaltante.
    Tutt'altro esplicava la sua espressione facciale.
    Si riservò dal rispondere a quella gratuita provocazione, onde evitare d'alimentare la rivalsa della creatura, che insolitamente interagiva con il ragazzo, quasi a cercare la sua compagnia, o probabilmente solo per sbeffeggiarlo poichè in preda a noia.
    Eppure il pensiero di non poter sfuggire al grandioso turbamento che lo avvolgeva penosamente, lo lasciava ad una muta reazione, dettata dall'incapacità di reagire al timore.
    La selva diveniva impraticabile, e silenziosa.
    Ma quel silenzio era strano, e inconcepibile.
    Numerosi esseri vivevano all'interno della radura spensierata, ed essa si dilungava per uno spazio infinito; Scrutava il paesaggio che lo circondava, scorgendo solo scoiattoli ladri di ghiande sui grandiosi alberi, tuttavia sentiva ben altri sguardi puntati su di lui.
    Iniziava a temere tale complicata situazione che andava aggravandosi rapidamente, nel mentre di una furente paura. Era cosciente che il suo incedere, così come quello del gruppo era sostenuto e cauto, ma evidentemente c'era qualcosa che non andava.
    E che quella radura potesse rivelarsi il suo sepolcro?
    Magari seppellito lì, in quel luogo incolto e putrefatto, dai suoi compagni.
    I soli brividi accompagnavano quel triste pensiero, coadiuvati dall'irrigidimento dei suoi muscoli, invasi da un gelo innaturale.
    La notte avanzava, mentre si offuscavano fiocamente i restanti raggi solari, spegendosi definitivamente poco dopo.


    [...]



    Con quali profondi sensi di timore e di reverenza, egli non contemplava quell'atteggiamento del suo animo.
    Piuttosto indisponente si atteggiava la sua figura, per come si poneva il suo spirito in quella situazione.
    Con fare codardo quasi, chiedendosi dove si era volatilizzata la sua spavalderia, indugiava a proseguire nella malinconica e tetra selva, che ora più che mai progrediva in un clima ostile.
    Seguivano il sentiero che li avrebbe condotti alle pendici del colle; Pregava che ciò avvenisse nel minor tempo possibile, poichè avvertiva le proprie membra stanche e provate da quel viaggio, che lo aveva condotto a patire pienamente tutti gli svantaggi di una preparazione atletica non eccelsa.
    Fomentava in lui il sintomo della stanchezza, percuotendolo in ogni fibra muscolare, mentre avanzava alla volta del colle insieme a Raizen e Godsan, che sotto l'effetto di torture fisiche ben maggiori alle sue, per via probabilmente di uno stato fisico ancor peggiore, lo consolavano facendolo addirittura attingere ad una espressione vanitosa.
    Proseguivano dunque, nella più silenziosa delle cornici, in quel quadro che fino a quel momento pareva tranquillo e calmo.
    Il Genin, forte dei suoi sensi, ancora guardingo procedeva, osservando tutto ciò che emettesse flebile suono, o che pareva muoversi.
    Osservava gli altri due, che al contrario suo non serbavano attenzione e timore, contrariamente vantavano quiete nel loro spirito, e una serenità incredibile.
    Forse non erano coscienti della pericolosità di quello scenario fin troppo silenzioso, disattentizione probabilmente dettata dallo loro stato fisico.
    Tuttavia il ragazzo, progrediva sempre cautamente misurando i passi, più che mai incerti in quel sentiero complesso e colmo di insidie.


    - Hey Hey, non vi rilassate...Non siamo soli... -




    Colsero l'interesse del ragazzo degli insensibili rumori di ignota provenienza che lo fecero rabbrividire, ma nel medesimo tempo, delinearono in lui prudenza e scietticismo, costringendolo a ricorrere ai suoi sensi sviluppati per poter attingere ad una più evidente determinazione di quegli strani brusii.
    Il suo udito finissimo non riuscì a distinguerli chiaramente, tuttavia potè localizzarli in una posizione non distante la sua.
    Confusi ed intricati, parevano come risultato d'una frenetica corsa.
    I cespugli, la terra, gli alberi, sussurravano il pericolo, accentuando la loro intensità, amplificandola grazie al silenzio tormentato che vi era nella radura. [Udito Sviluppato: 450]
    Non un individuo pareva scattare nella forsennata corsa che scatenava inevitabilmente quei rumori, bensì parevano tre, o forse quattro. Indistintamente intuì che la distanza tra il gruppo di Genin e quelle creature andava scemando. La distanza diminuiva, e l'avversione del suo animo verso quella situazione accresceva.
    I battiti aumentavano in una delirante melodia, mentre sgomento crebbe in lui; Osservò i suoi compagni, per la prima volta dopo il suo richiamo, attenti a quel che accadeva intorno a loro, tuttavia pareva che solo Jin riuscisse a carpire dettagliatamente, la vera entità di quel pericolo ambulante che si avvicinava.
    Pregava che il suo udito non lo traesse in inganno, mentre chiari e lampanti divennero man mano quei rumori, potenti, prestanti e sempre più vicini.

    Come una preda.
    E probabilmente, svolgeva proprio quel ruolo in quella circostanza articolata.
    Si sentiva come la selvaggina che ben presto sarebbe finita tra le fauci di chissà quale prosperoso animale, contribuendo alla sua nutrizione e al piacere di un buon pasto.
    Di certo, tale prospettiva, non lo aggradava.
    E sebbene non volle mostrare la sua preoccupazione, mascherata da i suoi lineamenti concentrati, egli realmente iniziava a temere la rivalsa di quelle creature.
    La stanchezza era sicuramente un valore aggiunto alla difficoltà della situazione, che aumentava maggiormente ogni impercettibile istante che passava.
    Nascosti nelle remote profondità del buio più tetro, le bestie parevano invisibili a gli occhi dei tre, che in maniera sprovveduta si erano fermati lì, come pietrificati, indugiando a continuare.
    Tuttavia, cercando di scovare l'esatta posizione delle creature che con astuzia si nascondevano nell'oscurità, egli tentò di acuire la sua vista propensa alla visibilità in luoghi ottenebrati, aspirando ad una più completa concezione di chi e cosa stavano per fronteggiare. [Vista Crepuscolare]
    E come un infallibile radar, indagava accuratamente, prostrandosi all'attenzione dei più piccoli ed insignificanti dettagli, fino a scorgere definitivamente un particolare corpo, anzi tre, che in un istante sparì insieme agli altri due dal suo campo visivo, con una velocità inverosimile.
    Ma era troppo tardi tuttavia, aveva atteso vanamente, talmente tanto da non rendersi conto che infine, le tre bestie sbucarono nella più furiosa corsa, e purtroppo nella più fatale delle offensive.

    La Lonza, fù la prima e solitaria bestia, che pervenì all'attacco.
    Sfrenata e collerica, avanzava avidamente, dimezzando la sempre più irrisoria distanza che la separava dagli ingenui Genin, che tardivamente avvertirono il pericolo incombente.
    Giunta a soli 6 m di distanza, fù percettibile il suo incedere furibondo e violento da parte di Jin, che avvertì il perturbare delle correnti d'aria, per via del suo acuto senso del Tatto. [Tatto Sviluppato]
    Immediatamente si mosse per richiamare l'attenzione degli altri due, che ancora rivolgevano le spalle, all'offensiva della bestia che si stava inevitabilmente consumando.
    Il materializzarsi di quell'animale, brutto ed indomabile, produsse in Jin un prepotente sintomo di turbamento; Smarrito ed impreparato non fù in grado di razionalizzare l'assalto dell'animale, che causò inesorabile ed indicibile ansietà e terrore nel gruppo.
    I tre, che vedevano distanziarsi dall'autoritaria ed imperativa aggressione della bestia, che fortunatamente non stava nuocendo all'integrità fisica di nessuno, non riuscivano a placarla e tantomeno neutralizzare, quella che sempre più evidentemente pareva una strategia assai minuziosa.
    Ben presto scattarono gli altri due, Lupo e Leone, animali non certo rinomati per la loro docilità e mitezza.
    Il leone scelse il suo pasto in Raizen, mentre il lupo preferì Godsan, che tra i tre pareva quello più titubante, e per cui Jin serbava maggior timore. Ma era un omaccione, sicuramente se la sarebbe cavata egregiamente. Almeno lo sperava.

    Ma presto ebbe anche lui di che timorarsi per la sua situazione, non delle più rosee.
    La lonza indicò lui come favorito, fronteggiandolo personalmente, sebbene tra lui e l'animale vi fosse presente una cospicua distanza.
    Inquietato da quella creatura, che già prima aveva dato dimostrazione delle sue doti combattive, riscuotendo successo nella sua azione per come ora si palesava la circostanza generatasi.
    Sconcertato ed incapace di elaborare una degna strategia capace di abbattere il suo avversario, dovette anzitutto difendersi dalla sua offensiva peggio che infernale, che in un attimo scaturì in un morso alla sua libera gola.
    Lesto e rapido, compose dei sigilli con le mani, attento ad impiegare tempo quasi nullo nell'azione.
    Un chakra mistico e prorompente lo avvolse, d'un candore oscuro e maligno. L'essenza del demone inebriò i suoi muscoli, facendoli attingere ad
    una potenza grandiosa, che si materializzò a tutela della sua persona.

    image



    Un vero e proprio muro, posto a sua difesa e salvaguardia, lo avvolse completamente; Tuttavia non era fatto d'un materiale comune o elementale, di ben altra fattura era composto.
    Lamenti, pianti, urla, grida...Tutto questo era la componente essenziale di quella costruzione, che tramutò l'antico e bianco silenzio che spadroneggiava nel paesaggio, in una sorta d'isteria.
    Umane fattezze presentavano quelle faccie poste forse ad abbellimento di quel muro teatrale quanto efficace, che di fatto aveva neutralizzato ogni offensiva della Lonza, che non potè oltrepassarlo poichè troppo resistente per i suoi artigli e le sue fauci.
    Neanche riuscì a danneggiarlo, talmente era massiccia la caratura della sua resistenza.
    Allieviato il suo convulso tremore, dettato dalla paura, da come era riuscito a difendersi scaltramente; Mentre sentiva ancora arrembare nelle sue membra l'essenza leggendaria della creatura, ponendolo ad uno stato di goduria indefinibile.
    Temeva di aver dato troppo nell'occhio con quel Jutsu, insolito e particolarmente plateale, tale da far pervenire sospetti circa la vera natura del suo chakra.
    Il Genin sarebbe rimasto all'interno fin quando la bestia non avrebbe placato le sue ire, per poi passar lui al contrattacco sperando quest'ultimo si rivelasse fatale.
    Ma ora bisognava attendere, era in una botte di ferro all'interno di quella difesa invalicabile.

    SPOILER (click to view)
    Muro del Pianto: Kabe No Issei
    Villaggio: Tecnica Esclusiva del Jinchuuriki del Nibi No Nekomata
    Posizioni magiche: 2 (Veloce)
    Richiede: Nekomata I
    Tecnica che richiama a sè un vero e proprio muro di morti attraverso due sigilli veloci. Le faccie che tappezzeranno questa protezione per lo Shinobi utilizzatore, saranno delle anime in pena che non avranno adempiuto a i loro doveri nella vita terrena e che sconteranno quindi il favore proteggendo il Jinchuuriki del Nekomata.
    Tale tecnica offre una protezione a dir poco completa, visto che racchiude il Shinobi in una specie di sfera, dalla testa ai piedi.
    La resistenza di tale difesa è pari a 40 per questo motivo può essere danneggiata solo dagli attacchi più potenti.
    Il muro non permetterà alcuna azione allo Shinobi al suo interno, sarà solo possibile la disattivazione della stessa prima di poter tornare a "muoversi".
    Al termine del turno tale tecnica scomparirà senza lasciar traccia.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Medio)



    Energia Rossa : 205/235
    Forza : 300
    Velocità : 325
    Resistenza : 275
    Riflessi : 300
    Udito : 450
    Tatto : 450
    Ferite : Illeso.
    Stato Mentale : Concentrato.










    [AdD] - Fukibari ~ 10x
    [AdD] - Kunai ~ 7x
    [AdD] - Shuriken ~ 5x
    [AdCC] - Kusari Fundo ~ 1x
    [Bomba] - Cartabomba lv. I ~ Tot. 1x
    [Bomba] - Bomba Fumogena ~ 1x
    [Tonico] - Tonico di Recupero Medio ~ 1x
    [Vario] - Filo di Nylon Rinforzato ~ 10m
    [Aad] - Shuriken Gigante ~ 1x
    © Meriu's Rights.
    Don't copy this code.





     
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    C'è vita


    Lenti si avvicinavano al colle, sotto di loro solo secca terra sempre libera dalle percosse delle lacrime del cielo, sui loro passi solo polvere e echi lontani, atoni, grigi.
    Lenti si muovevano nella foresta, silenziosi quanto concentrati, intorno a loro gli ormai essiccati scheletri di piante un tempo giovani, di quella giovinezza solo l’anelito ancora permaneva, lento serpeggiava tra le piante portando con se piccoli sussurri, piccole raccomandazioni: avvertimenti.
    Oltre quel grigio vento nulla, passi inesistenti, ringhi dispersi, sospiri troppo pesanti per scomparire del tutto, troppo impressi nel vento.
    Ma quella morta foresta aveva occhi, orecchie, nasi: nascosti attendevano nella più cupa delle ombre il loro passaggio, a completare il tetro scenario un nero corvo più avanti era appollaiato su un albero, gracchiava avvertimenti per sua stessa fortuna non recepiti, il suo lavoro da spazzino non si sarebbe potuto compiere se mai qualcuno l’avesse capito.
    In quella foresta non regnava la morte, v’era vita, ma per gli estranei era pericolosa, quella vita aveva il volto scarno e gl’occhi infossati.
    La foresta viveva e il suo pulsante e tetro cuore li aveva avvertiti, la loro puzza arrivava a tutti gli animali, come non attirare l’attenzione delle pericolose fiere?
    Nascoste, pazienti, silenziose: attendevano.
    I tre ninja, i tre estranei pestavano quel suolo a loro alieno, grattavano i loro calzari sulla nuda ghiaia, grattavano gli acuti sensi delle fiere pazienti, non si palesarono ancora.
    Avanzavano i tre insensibili agli urli della foresta, ad ogni tristo passo le fiere si facevano più vicine, ancora non percepite.
    Erano prede, loro, umani che solitamente stavano in cima alla catena alimentare erano precipitati nella vallata più bassa della montagna che l’evoluzione gli aveva permesso di scalare.
    No.
    Non ancora.
    Lui, Raizen, mai si sarebbe abbassato ad essere una preda.


    Ahahah

    Lieve un ghigno fuggì dalle sue labbra mentre i suoi occhi avvezzi a quel oscurità individuavano tre grosse fiere correre verso di loro, troppo vicine per essere evitate, vennero accolte come si erano presentate, con violenza, con uno spirito selvaggio e indomabile.
    La più grossa giunse su Raizen, munita di fulva criniera l’enorme belva si scagliò su di lui, ma lo trovò pronto: giunse, sulla mascella del leone, un possente montante destro abbastanza forte da far deviare la sua corsa e far impennare la sua grossa corporatura, al contempo la mano sinistra intercettava la zampa della fiera spingendola verso destra, facendo così ruotare il corpo felino e facendolo finire con le zampe all’aria e la schiena a terra.


    Bella criniera, mi manca un bel copri-spalle al mantello.
    Voi? Tutto bene?

    Lievemente chino sulla belva la osservava ai suoi piedi con attenzione mentre parlava ai suoi compagni.




    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    140/140

    ferite://



    si, se possibile vorrei la criniera dello sfigato leone come ricordo del chunin :pwn:


    Edited by F e n i x - 17/2/2009, 22:08
     
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    Isernia (molise)

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    Tz, per lo meno non si sono fatti uccidere...

    Improvvisamente le tre fiere distolgono lo sguardo dalle loro prede, annusano l'aria loro attorno e se ne vanno a grande velocità rientrando nella fitta selva. Solo un olfatto almeno pari a 450 avrebbe potuto percepire in lontananza un particolare odore di sangue...

    " Seguitemi..."

    Mi avrebbero potuto fare domande e avrei potuto rispondere loro, se le avessi ritenute intelligenti. Procediamo verso il lato scosceso, seppur non nella stessa direzione seguita dei genin in precedenza, attraverso un sentiero arduo e selvaggio per diversi minuti a passo lento.
    Conduco i tre al cospetto del portone...un'alta prova richiedo loro.


    " Kvi nv hr ez mv oz xrrggz xlovmgv,
    kvi nv hr ez mv o'vgviml wloliv,
    kvi nv hr ez giz oz kviwfggz tvmgv.
    Wrmzmar z nv mlm vfli xlhv xivzgv
    hv mlm vggvimv, vx rl vggviml wfil.
    Ozhrzgv ltmv hkvizmaz, elr xs'rmgizgv' "



    " Su dai, decodificate i simboli e pronunziate ad alta voce."


    [una volta entrati]


    Il pesante portone si apre e un forte odore di vecchio riempie le mie narici. Inizio a scendere la scalinata scendendo nel buio sempre più sovrano [Indispensabile vista crepuscolare per vedere dove si sta andando]. Si sentono grida, bestemme, urla, pianti...

    " Mi presento...Sono Aloysius Diogenes Mikawa, il vostro sensei. Da qui in poi inizia il vostro percosso formativo riguardo tutto ciò che la parola chunin nasconde. Incontreremo molte figure durate il nostro percorso che sapranno darvi degli importanti insegnamenti. La prima è proprio lì in fondo..."

    Aguzzando bene la vista si può notare in notare in lontananza una interminabile fila di persone in movimento. Scalze sul sudicio terriccio imprecano e urlano contro tutto e tutti; eppure al passaggio dei ninja avrebbero guardato loro stupefatte rimanendo in silenzio...Più avanti, invece, la figura di un vecchio su di una lunga barca.

    " Pesate bene le parole...cercate di ingannarlo..."


    Ed ecco verso noi venir per nave
    un vecchio, bianco per antico pelo...



    " Cosa ci fa un discendente dei Mikawa che accompagna un gruppo di ninja per queste terre?! Non è una cosa comune; sono circa 200 anni che nessun mortale passa di qui...ora svelti parlate! Solo i Chunin posso passare. Voi lo siete?! E se si dimostratemi di sapere cosa rappresenta un chunin."

    Esordisce ai giovani mentre mena due potenti copi di remi su due figure lì vicine [for 400].



    _________________________________

    Iniziamo realmente il corso :riot: Non pretendo una definizione correttissima, questo è un corso non un esame^^
    Mi son scordato di dirvi che metto ad ogni vostro post un voto il quale, alla fine, influirà sul giudizio generale.
     
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  10. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Giù nel buio -

    Si erano salvati i tre ragazzi. Le bestie parvero fuggire e una voce in contemporanea li raggiunse.
    Era un uomo molto più alto di Godsan e si poteva asserire avesse molti anni di esperienza alla spalle. In cosa, non era dato saperlo. Era impossibile risalire alla sua vera identità benchè il kiriano notò qualcosa di familiare in lui. Non capiva cosa e non riusciva a collocarlo a qualcuno di preciso.

    Ci dobbiamo fidare di lui? Il fatto che sia qui e non ci abbia attaccato non vuol dire che dobbiamo seguirlo... disse sussurrando ai suoi compagni.

    [...]

    Dove stiamo andando?

    Dinanzi ad un portone si era fermato il quartetto. Non stavano faticando sebbene le loro condizioni fisiche erano molto limitate.
    Ed ora gli si presentava una prova da risolvere. Guardò quelle parole senza senso e sapeva che dietro doveva esserci una frase compiuta. Ma non riusciva a trovare un nesso logico. Non era dotato di molta intelligenza per quei giochetti. Il più delle volte che gli riuscivano era per colpi di fortuna occasionali. E ciò non lo relegava all'ultima posizione della gerarchia intellettuale, ma di certo non poteva fregiarsi di ciò per farsi onore.

    Passò la mano, tastando, quelle scritte; il bassorilievo era in parte rovinato e si poteva presumere che fosse piuttosto antico.
    Provò a ragionare invano. Tra i diversi tentativi ve ne fu uno bizzarro.

    E se si leggesse all'incontrario?

    Troppo scontato e le lettere non parevano esatte in ogni caso. Ma comunque girò la testa sottosopra.

    Vgzigmr xs rle...Mhm...direi proprio di no!

    [...]

    Trovata la soluzione un tanfo di chiuso, vecchio e forse anche di marcio invase il senso dell'olfatto di Godsan il quale fece una smorfia poco felice.
    E quando il loro probabile sensei iniziò a scendere lungo dei gradini, il kiriano guardò gli altri due per capire le intenzioni. Non lo dava a vedere ma aveva timore.
    Oltretutto laggiù era buio e senza una luce non avrebbe visto niente. Come fidarsi?

    Da lontano parevano giungere strani rumori e richiami. Doveva esserci gente là sotto, qualcuno che stava soffrendo. In un posto del genere non v'era alternativa.

    Ed infine l'uomo si presentò. Era un Mikawa e questo aiutò Godsan a collocare il tizio ad Oto. O almeno come origine iniziale. Le cicatrici viste in precedenza potevano far pensare a numerose battaglie o a qualche tradimento scampato con la forza. Per cui faceva ipotesi nel mentre continuava ad ascoltare ciò che aveva da dire.
    Era il loro sensei e a quel punto dovevano seguirlo se volevano continuare l'avventura per diventare chunin.

    I problemi per Godsan non tardavano ad arrivare iniziando a scendere sempre più in profondità. La vista si oscurava man mano fino a diventare un unico colore, nero. Qualcuno doveva aiutarlo a non inciampare.

    Non c'è una luce? Qualcuno riesce a vedere qualcosa?

    Continuava a parlare con i suoi due compagni avendo ancora timore di Diogenes. Infatti, quando gli rivolse la parola era titubante.

    Sensei...io non vedo nulla...

    Le urla di chi era laggiù continuavano, soffocando a volte il suono delle parole del quartetto.
    Quando poi il Mikawa parlò egli spiegò come comportarsi in presenza di colui che traghettava su altre sponde le persone. Godsan faticava a vedere di chi si stava parlando ma ne riconosceva la presenza.
    Parlò pure quello che dalla voce pareva una persona piuttosto anziana. E alla fine due urla sopra le altre si levarono quando furono colpite.

    Vecchio, esordì Godsan senza esitare un attimo non capendo bene dove indirizzare lo sguardo il tuo tempo ora è nostro. Fermandoti ce l'hai concesso. Esser curioso è un peccato che ti costerà tempo. Esser magnanimi è un lusso di chi invece il tempo ce l'ha. Ascolta le nostre risposte e se sarai soddisfatto ci ricompenserai senza indugio per averci regalato il tuo tempo. Un chunin non è grande per la forza ma nemmeno piccolo se ne è carente. Un chunin è grande per saper sfruttare le doti di cui dispone, è piccolo per peccare di superbia. Veder anima mortale dopo 200 anni non ti basta come segno del nostro essere? Solo i Grandi possono passare? Ebbene, noi non siamo qui per tornare ai nostri Villaggi da Piccoli.

    Godsan ora tremava. Aveva sfidato a parole una persona che dai primi attimi in cui l'aveva udito non lo rassicurava. Gli incuteva timore. Si era sentito libero di parlare, di sbeffeggiarlo, proprio com'era nella sua indole. E nel farlo però aveva trovato un po' di coscienza rispondendo a modo con cognizione di causa.
    Ma col senno di poi, se aveva sbagliato, con quel suo fare il gruppo poteva essere in pericolo. Ed era anche per quel motivo che tremava. Sperava non potesse vederlo, seppur dubbioso, il vecchio traghettatore.

    Ora toccava ai suoi due compagni contribuire alla causa.

     
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    Il vecchio canuto



    Quando Raizen si aspettò di ricevere un secondo attacco ben altra cosa accadde, le bestie annusarono l’aere e dopo un momento di quasi esitazione in cui parvero consultarsi, certamente molto più organizzate dei tre genin, scomparvero inghiottite dalla selva, poco dopo, dalle alte fronde degli alberi, scese tra loro quello che probabilmente era stato il motivo della fuga delle tre bestie.
    Senza degnarli di un particolare sguardo, l’uomo, si voltò e prese a camminare a passo rilassato chiedendo ai tre di seguirli.
    Raizen mentre calcava le orme dell’uomo rifletteva, pensando al fatto che, vista l’età, poteva avere una certa esperienza, e che probabilmente vispo il posto in cui si trovava, coincidente con il luogo in cui erano stati convocati era il loro sensei...oppure qualcuno che l’aveva ucciso, ma se così fosse stato perché mai non uccidere da subito i tre?
    Scelse la sua prima teoria recuperando quel poco di sfiducia e rinvigorendo il suo passo.


    Si Godsan, se non ci fosse da fidarsi credo che ci avrebbe già ucciso.

    Camminarono ancora prendendo un sentiero stretto che serpeggiava tra grosse rocce e sprazzi della morente foresta che agonizzava lasciando il posto al nulla, un vuoto paesaggio che abbracciava un enorme portone che portava su di esso lettere poste alla rinfusa.
    Ma non erano poste alla rinfusa, erano mescolate e sostituite con un preciso schema.


    Pfffft in ste cose sono una merda.

    Bisbigliò lentamente.
    Come Godsan si avvicinò al portone e tastò le lettere, erano sfrangiate dalle venature distese, vecchio di chissà quanti anni quel portone si ergeva davanti a loro impenetrabile.
    Guardò Godsan leggere la scritta al contrario.


    Ma dai Gods...

    Non concluse la frase, lo strano metodo di lettura di Godsan mandò la sua mente a pochi istanti prima “su dai” ripensando alla frase detta dall’uomo che li accompagnava notò che forse, inconsciamente o meno, gli aveva dato un indizio, quel “su dai” in una frase composta da termini così accuratamente scelti non ci stava a fare nulla, il “su dai” però non era sufficiente, fu la trovata di Godsan a fargli intuire la soluzione.

    Siamo scesi per un bel po’ di tempo, dietro al portone non ci sono promontori, scenderemo ancora, nel mondo di sotto, nel mondo all’incontrario.

    E quella frase così era stata formata, con un alfabeto posto al contrario.

    Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'eterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.

    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate

    Lesse le parole dopo averle stampate in testa.

    In che luogo ci sta conducendo?

    Dopo aver letto la frase con un pesante schiocco e un cigolio che fendeva i timpani il portone si aprì e ne venì, dalle oscurità che celava, un forte odore di vecchio.
    Gli occhi di Raizen avvezzi a quel oscurità individuarono poco dopo un enorme scalinata che li portava ancora più sotto.
    Incredulo Raizen seguì il sensei, non era spaventato, ma sentire tutte quelle urla non era roba da tutti i giorni, uomini e donne parevano patire le pene dell’inferno sotto di loro, e a passo sostenuto loro li stavano raggiungendo.
    Il sensei si presentò, era un mikawa, un otese, quel ambiente non doveva essergli tanto sgradevole quindi.
    Camminarono ancora accompagnati da quelle strazianti urla per infine arrivare ad un appezzamento di terra pianeggiante, li vi stava una fila di gente interminabile, e su una barcaccia di legno un vecchio uomo navigava su un fiume di acqua e persone.
    Un gran trambusto vigeva ma appena il quartetto fece la sua entrata tutto tacque e richiamò a se gl’occhi, occhi di persone non vive stupite di veder camminare tra loro chi ancora aveva la fortuna di non esser come loro, si avvicinarono al vecchio e questo senza fargli pronunziar parola porse la sua domanda, Godsan diede pronta risposta e il vecchio si volse verso Raizen, il suo sguardo bastava, era il suo turno, e prese a parlare.
    Mentre i due parlavano menò una remata ad un anima, o ad un corpo, non sapeva cosa fosse, con una forza che per quel vecchio era lodabile.


    Vecchio canuto risponderò in breve alla tua tediosa domanda per non far prendere tempo a te e per risparmiarne io, come ha detto il mio compagno già la nostra presenza in queste lande dovrebbe stupirti e dimostrarti che non siamo poi così deboli.
    Venendo alla tua domanda: il chunin è fra gli shinobi quello mediamente preparato, leader fra i genin e sottoposto fra i jonin, a tal grado si hanno abbastanza capacità per assolvere incarichi di maggiore responsabilità e difficoltà, trovando soluzioni equilibrate per ogni situazione, favorendo l’equilibrio del gruppo, mediando in caso di contrasti al suo interno, una dote utile potrebbe essere il carisma, utile per un ninja che si pone al comando di un gruppo, ciò fa scendere in secondo piano la forza che potrà essere sostituita da un qualsiasi membro del gruppo se questo viene studiato con attenzione da una mente brillante.
    Quindi chunin è crescita, maturazione.

    Come al loro primo incontro diede una pacca sulla spalla di Godsan, tremava come una foglia, se non altro l’avrebbe scosso, ma il suo intento era scacciare via il Godsan pauroso e tenere quello che aveva pronunziato prima quelle parole.
    Si avvicinò poi al suo orecchio e in udibile a tutti, tranne che allo stesso Godsan, Raizen sussurrò:


    La paura è segno di intelligenza, ma sii freddo e piegala al tuo volere, lasciati avvisare e tieniti pronto, o quella paura potrebbe prendersi ciò che vuole difendere.

    Scostatosi dall'orecchio di Godsan alzò poi il tono della voce per parlare al vecchio.

    Allora, siamo apposto no?

    Tuttavia stette pronto, non voleva che la sua arroganza, come in passato, gli procurasse qualche ferita, tenette lo sguardo sul vecchio e su quei remi, che come osservò prima non usava solo per muovere la sua barca.






    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    140/140

    ferite://
     
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    Caronte
    Chapter III



    Corso Chunin






    Ed infine il soave sospiro con cui attestò il termine del male, fu liberatorio e trascendentale.
    Immediatamente la barriera posta a sua difesa scomparve nel profondo silenzio che era tornato tirannico nel paesaggio.
    Addormentati i suoi più perentori istinti, tornò ad esplicare una espressione mansueta e mite, mentre osservava le belve dileguarsi nell'oscurità della selva, come attratte da un muto richiamo.
    Rimase sorpreso da questa ritirata inaspettata da parte loro, tuttavia fu lieto di constatare che tutto era versato per il meglio, cosicchè si ritrovò con gli altri due compagni.
    Scrutò i loro sguardi, cercando intesa nella comune integrità fisica, mentre guardingo si apprestava a ritrovare una figura che la sua memoria rammentava distintamente.
    I suoi tratti parevano progrediti, e un cambiamento più che evidente risolse alla sua vista. Tuttavia, credeva di averlo riconosciuto, sebbene ebbe scrupolo a verificare i suoi presentimenti.
    Scese da un albero, invisibile e silenzioso. Jin non si era accorto della sua presenza, sebbene fosse concentrato più sul neutralizzare l'offensiva della brutale belva.
    Poche parole, concise e brevi, sancivano probabilmente la sua identità. Colui che gli avrebbe guidati in quel tortuoso viaggio, il quale non era iniziato secondo i più calorosi e indiscutibili benvenuti.
    Però Jin lo aveva riconosciuto.
    E ogni presentazione sarebbe stata futile formalità.
    Rispose al quesito di Godsan immediatamente, il quale denotava perplessità circa quello strano individuo.


    - Fidiamoci...Quest'uomo l'ho già incontrato. -




    Sorrise cercando di scacciare qualsiasi dubbio che stesse fomentando nelle loro menti.
    Nella medesima maniera, il suo turbamento iniziale scemava, mentre proseguiva dopo il Chunin, verso un nuovo sentiero che si discostava completamente da quello percorso precedentemente dai tre. Scosceso e tortuoso, Jin cercava di districarsi come meglio poteva, proseguendo senza indugiare.
    Procedevano con incedere lento e cauto, mentre avvertiva affanno e stanchezza il Genin, emozione riesumata dal primo viaggio sostenuto per giungere alla selva. Cercò di celare questa sua debolezza, fantasticando ed interrogandosi su dove mai li stesse conducendo il Chunin. Procedevano attraverso tale sentiero arduo, che culminava in un maestoso portone.
    Grande come si prestava, impressionò il Genin, che tentò di analizzarne minuziosamente la struttura e la forma. Sanciva l'entrata in qualche arcano luogo, e ciò si evinceva di una particolare ed enigmatica scrittura che si palesava proprio principalmente alla sua entrata;
    Lettere poste malamente, incomprensibili all'apparenza.


    Godsan e Raizen parlottavano, applicandosi esplicitamente per trovar una soluzione a quel imperscrutabile enigma, che mancava di uno scioglimento limpido e lampante.
    Tediò i suoi nervi Jin, cercando di ovviare quel problema; Uno dei suoi compagni tentò di leggere al contrario la misteriosa frase, non cogliendo alcun risvolto che alleviasse la difficoltà della stessa. Eppure la soluzione doveva esserci, bisognava solo acutizzare lo sguardo. Facile a dirsi...
    Al solito, spinto dal suo spirito poco arrendevole, menzionò tutta la sua intelligenza per sconfiggere quell'enigma che si ergeva superiore alla sua logica in quel momento.
    Probabilmente ogni lettera, si riferiva ad un simbolo o ad un oggetto, e proprio sorretto da questa idea precaria nella sua mente, si guardava intorno.
    Non riusciva a scorgere alcun dettaglio che costituisse illuminazione, capace di fargli indovinare l'esatta combinazione di parole.
    L'alfabeto...C'entrava qualcosa?


    - E' l'alfabeto al contrario...Coglione. -




    Preciso, chiaro e conciso. Cosa richiedere di più?
    Sembrava che il Bijuu avesse intuito meglio di lui, l'intricato enigma.
    Coincideva pienamente quanto sostenuto dal Nekomata, poichè Jin accuratamente si preoccupò di verificarlo.
    Aveva realizzato l'implicazione dell'alfabeto Jin, tuttavia fu il Nekomata con il suo ardire altezzoso a fornire finalmente la soluzione finale. E guardando il suo compagno Raizen, Jin s'accorse che la comune idea era giunta in entrambe le menti dei giovani. Chi l'aveva scovata in un modo, chi in un altro.
    Soddisfazione e fierezza crebbero in Jin, sebbene il suo merito fosse irrisorio in confronto a quello del demone.


    - Per me si va ne la città dolente,
    per me si va ne l'eterno dolore,
    per me si va tra la perduta gente.

    Dinanzi a me non fuor cose create
    se non etterne, e io etterno duro.
    Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate -




    Immediatamente a quelle parole che il Genin pronunciò con tono pacato perchè timoroso d'errare nella loro dicitura corretta, una melodia fastidiosa sancì la definitiva apertura dell'antico portone, che si spalancò alle iridi rossastre del Genin; Un senso d'eccitazione produsse in lui, facendolo avvampare in un fervore grandioso. Con foga ed impulsività entrò seguendo il Chunin che li precedeva, per poi timorarsi di quel luogo buio quando un tanfo peggio che mostruoso irruppe ferocemente nelle sue narici, creando nel giovane sensazioni di ripudio verso quell'ambientazione pressochè oscura.
    Il Chunin avanzava incurante di possibili pericoli, mentre Jin indugiando ne seguì le orme, come i suoi compagni. Non distinse chiaramente dove stesse andando, mentre nell'intento di esularsi da quella ciecità, aguzzò la sua vista. [Vista Crepuscolare]
    Lui, ormai parte delle tenebre, assecondò la loro potenza prevalendo; Ora rinato in uno sguardo più accurato ed incisivo riuscì a carpire bene cosa stessa calpestando.
    Una scalinata, che progrediva verso il basso, fornendo nulle anticipazioni su dove li stesse conducendo. Allorchè le sue orecchie, avvertirono schiamazzi agghiaccianti, che non lasciavano trasparire benevolenti presagi.
    Soffocava sotto quelle torture che giungevano in maniera evidentissima al suo udito, fin troppo fine per esularsi da quelle urla così viscerali e grottesche. In quel momento iniziava veramente a preoccuparsi. Sembrava che l'inferno stesse sconvolgendo quelle figure che si lasciavano andare a cruenti urla e pianti, e il desiderio febbrile di non incontrare la loro sorte esplicò Jin attraverso i suoi lineamenti inquieti. Fortunatamente però, tali angoscianti suoni imbrunirono lentamente fino a sparire completamente, nel momento in cui giunsero ad una landa desolata e pianeggiante, che si estendeva per lunghi tratti, indistinguibili e infiniti.


    - Aloysius-sama...Si ricorda di me? Sono lieto che i miei presentimenti siano stati appurati. Noto con piacere che è sopravvissuto alle prove di Fenrir. -



    Sorrise, lasciando intendere una certa letizia nelle sue parole. Per poi abbandonarsi, incurante del resto, alla contemplazione di interminabili file di anime spente e languide che accalcavano quel luogo esteso, imprecando contro tutto il resto.
    Procedevano i quattro, con incedere sostenuto e cauto, soffermandosi ad osservare il brulicare aspro di quegli spiriti, che al passaggio di Jin e gli altri, parevano acuire in un silenzio tombale, degno dello scenario in cui venivano a trovarsi.
    Nessun rumore, nessun segno. Il silenzio...Solo quello.
    Scorrendo lo sguardo poi sul Mikawa che li mise in guardia su chi conduceva, in quell'infimo incarico, le anime al loro riposo, Jin avvertì un pressante senso di stupore, che accresceva man mano che la distanza si faceva sempre più esigua dal vecchio che sostava immobile sulla sua antica barca, avvinghiando con forza i suoi remi.
    Giunsero al suo cospetto, serbando una vena di timore nei suoi confronti, lo era per il giovane. Quindi, Caronte parve attaccarli, rivolgendosi a loro con tono canzonatorio, al fine di scoprire come fossero potuti arrivare fin lì...Dove solo i defunti avevano accesso e potevano transitare, oltre che i Chunin.

    - Ebbene vecchio, così come i miei compagni io ti risponderò. Solo i Chunin tu affermi possono passare per questi luoghi, e allora placa i tuoi remi, poichè Io sono un Chunin. Io sono un Chunin perchè sono giunto sin qui, e ora converso con te, da VIVO. Dov'è la mia debolezza?
    Sono un Chunin poichè sono un leader, e con i miei compagni ho attraversato impervie vie per raggiungerti, illeso e con spirito quieto
    Un Genin avrebbe potuto farlo? Sono un Chunin poichè ho trovato soluzioni ad enigmi, e ho superato con minuziose strategie e con lodabile abilità, avversari che incrociati durante questo complicato tragitto, sostenendo i miei compagni, incoraggiandoli a proseguire.
    Rispondi guardandomi negli occhi, te ne prego, non sono forse io un Chunin che adesso, dopo duecento anni sosto innanzi a te?
    Questo è un Chunin, un Leader, un Capo, uno Shinobi superiore per intelletto e maturità. Io lo sono...-



    Con sguardo vacuo si atteggiava alla presenza del vecchio, sperando di averlo convinto e di notar presto libera la via che lo avrebbe condotto insieme agli altri tre, fino al termine di quell'arcano viaggio.
    Lo aveva sfidato, quasi con fare canzonatorio ma rispettoso, evidenziando le sue doti che infine lo avevano condotto a fronteggiarlo in quel momento, assolutamente libero dal peso insostenibile della morte.





     
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    Tre risposte intelligenti, segno di una maturità per ognuno di loro superiore a quella di un comune genin.
    Di certo non mi sarei adoperato per addestrare delle comuni mezzetacche. Eppure so che prnedersi gioco di Caronte, guardiano milleniaro di quei lughi, sarebbe stato impossibile.

    ~

    " Ahaha...a te che ti pronunzi a me con "vecchio" 3 remate, per non avere avuto rispetto. A te che parli di Jonin e di Genin, 2 remate, per aver pensato che in questo luogo possa avere importanza il grado; e a te giovane che parli di prove affrontate e di pericoli 1 remata, per il tuo parlare "epico"."

    I colpi di remo sarebbero arrivati, imprevedibili ma soprattutto rapidissimi (vel 800), nonistante avessero una forza non superiore a quella di una canonica Blu.

    " Le vostre risposte non mi sono piaciute. Tu, Mikawa, ricordami ciò che dicesti nella medesima sitazione di questi!"

    " Non c'è parola che possa convincerti del mio essere chunin, quindi se dubiti di me affrontami e ne avrai dimostrazione"

    " Ah si, una schifezza anche questa! Vi dico una cosa, aspiranti chunin, sappiate prendere il meglio delle persone che sono in questo luogo, non diventate come loro...già vedo dell'oscuro in ognuno di voi. Ed ora salite, si parte!"

    [...]

    Un viaggio in silenzio, con il suolo rumore d'acqua ad accompagnare la traversata. I giovani avrebbero potuto fare domande.
    Attraccati sull'altra riva il vecchio avrebbe detto:

    " Prima vi ho mentito. Non molto tempo fa un altro mortale ha messo piede in questo luogo..."

    [...]

    " Sappiate che a quel vecchio pazzo mai una risposta è andata a genio, trova sempre una pecca nel discorso. Per me, invece, le vostre risposte erano sensate. Ma adesso incamminiamoci, nonostrante la strada sia in discesa, vedrete che risulterà molto faticosa.
    Per quanto riguarda il vostro insegnamento ritengo che debba essere la vostra stessa sete di conoscenza a portarvi alla conoscenza...ovvero: chiedete e vi sarà detto. Ogni figuro che vi farò incontrare a qualcosa da dirvi riguardo un degli aspetti che la parola chunin nasconde, sappiatene trarne il meglio. "


    Un altro modo per esprimere le parole di Caronte.
    Dalla riva mi incammino verso la stretta scalinata in pietra, mediante la quale scendo di un livello.

    ~

    Alla domanda di Jin rispondo con poche parole:

    " Guardiano, non ti ho scelto a caso..."

    In effetti questa avventura per lui, come per gli altri, sarebbe stata ben altro che un semplice corso Chunin.


    MINOSSE


    Stavvi Minòs orribilmente, e ringhia:
    essamina le colpe ne l'intrata;
    giudica e manda secondo ch'avvinghia



    E si, di certo quel Minosse ha qualcosa di strano, un personaggio. Una lunga schiera di anime si reca da lui e aspettando il verdetto viene smistata nei rispettivi reparti.

    Con lo sguardo fiero avanzo saltando la fila di anime...nessuno ha da ridire. Quando mi fermo dinnanzi a lui, Quanto è grosso...

    image

    “ Io sono colui che divide da oltre mille anni i chunin per i quattro gironi di queste terre: il girone dei combattenti, degli esperti in tecniche, dei curatori e degli specialisti.

    - Il primo gruppo è formato da esperti lottatori in corpo a corpo, chi si specilizza in una sola arma, il combattente, chi in tutte, il Weapon master, e chi usa la sola forza dei suoi pugni e dei suoi calci per attaccare, l’esperto il Taijutsu.
    - Nel secondo gruppo troviamo gli esperti in tecniche di genjutsu e ninjutsu. Specialisti del comporre i sigilli concentrano la loro preparazione sulle tecniche del proprio vilalggio e non. La loro affinità elementale o abilità inganattorie superano quelle di ogni altro chunin.
    - Ne terzo troviamo tutti i medici, ninja con un controllo chakrico elevato; punti di riferimento per ogni gruppo di ninja. Da annoverare in essi anche gli eliminatori di cadaveri.
    - Nel quarto, il più ampio, gli specilisti nelle altre arti. Inseguitori ed esploratori, dotati di sensi e capacità di analisi fuori dal commune, gli assassini, esperti dei movimenti silenziosi, padroni delle ombre.

    Ma per voi, vivi intrusi del regno dei morti non posso dare collocazione, per quale ragione Caronte vi fece passare?”


    “ Non ti è dato sapere questo, saggio tra i saggi re; condurrò io questi tre discepoli nel tuo regno mostrando loro i ninaj di cui hai esposto.”

    Ci pensa su un attimo. Guarda negli occhi ad uno ad uno i tre ninja. Se solo volesse potrebbe schiacciarci tutti con un colpo di mano...dobbiamo essere cauti.

    “ Ebbene voi ninja potete entare ma durante il vostro percorso dovrete catalogare ogni ninja che incontrerete...ahah Ad ogni anima esordirete con il nome della “specializzazione” cui appartiene...questo è il mio volere. Potete farmi tre domande, se volete, prima di proseguire.”

    Detto questo avrebbe atteso, impaziente.



    ________________

    Un accenno alle specializzazioni, che saranno argomento perenne di corso, ovvero se ne parlerà nello specifico anche durante gli altri punti in scaletta. Ricordate: l'intelligenza di una persona non si vede dalle risposte, ma dalle domande!

    Edited by DioGeNe - 4/3/2009, 20:06
     
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    Il saggio tra i saggi re



    Patetiche scuse di un vecchio egoista rincoglionito che non vuol dar ragione a nessuno se non a se stesso.

    Pensieri che il canuto Caronte parve leggergli, emessa la sua sentenza arrivarono due remate sopra al corpo di Raizen, a velocità incredibile, non ebbe tempo di reagire in alcun modo, anche perché credeva, vista la fatica che ci voleva a spingere quella barca su un fiume di corpi, che Caronte per remare intendesse sospingere la barca a colpi di remi, invece quei colpi giunsero su di lui, si limitò ad impastare chakra (un basso) nella zona che venne colpita dai remi, due veloci ceffoni, uno sulla parte alta della coscia e l’altro sulla spalla, incassò bene, ma i colpi si fecero sentire (leggera + lieve per ogni colpo) palesò il suo dolore solamente con l’espressione, non avrebbe mai dato, seguendo il suo codice d’onore, la soddisfazione di un qualsiasi lamento.
    Abbassatosi per il dolore provato non diede tanto peso agli avvisi del vecchio, si limitò a rialzarsi ignorando il dolore dei roventi lividi e a salire sulla barcaccia.

    [...]

    Durante l’attraversata non poteva prendersi una sua rivincita, spezzò il silenzio con voce quasi del tutto atona, se non per un sottilissimo filo di sano sarcasmo.


    Dimmi, traghettatore, ci hai giudicato a tuo parere con estrema ed infallibile ragione, ponendo per assurdo che io sia concorde con tale giudizio, vorrei sapere quale è la tua definizione e l’essenza di tale grado.
    Insomma, quale risposta ci avrebbe evitato le remate?

    Attese la sua risposta adagiato sulla piccola imbarcazione, senza nessun sorriso strafottente, solo una sottile espressione di sincera curiosità.
    Attraccati sulla riva opposta il vecchio quasi si confessò a loro, aggrediti dal dubbio si allontanarono da lui e senza più voltarsi si allontanarono incamminandosi per una stretta scala che li portava nuovamente verso il basso, non potè non provare uno strano senso di opressione, ma ben più strano era quel senso di nostalgia che lento si faceva largo nel turbinio di domande e dubbi che quello strano corso chunin faceva nascere tra i suoi pensieri.

    [...]


    Grazie sensei.

    Non disse altro, dopotutto per esprimere gratitudine quelle due parole erano la miglior cosa, e certamente non le importava entrare nelle grazie del suddetto con umidicce ed ampie leccate del suo deretano.
    Ascoltò la risposta che venne data a Jin e non potè frenarsi:


    Sensei, ci ha “scelto” ?

    Attese impaziente la risposta, mentre non curanti avanzavano tra fila di ammutolite anime, in quel cupo e desertico teatrino un enorme figura sovrastava il sipario stesso giunti al suo cospetto la sua figura parve ingigantirsi ulteriormente e con un ringhio cominciò a parlare.
    Mentre le orecchie ascoltavano gli occhi di Raizen vagavano, quel posto maledetto pareva marcire da un eternità senza mai scomparire, eppure nonostante le anime, nonostante quel enorme buco fosse la materializzazione della morte, nonostante le anime dessero forza a questo suo aspetto Raizen non ne fu turbato, quelle anime, quel enorme guardiano rendevano vivo quel ambiente, seppur la vita che l’animava non era certamente “tradizionale” eppure il ninja dal bianco capello non ne fu impressionato, non vi stava bene, ma neanche male, quasi una parte di lui veniva richiamata e attratta da quel posto.
    Il cambio di voce, da Minosse al sensei lo smosse e il suo sguardo tornò a concentrarsi sull’enorme figuro.
    Sostenne il suo sguardo mentre Minosse lo fissava negli occhi, finito di squadrare i tre il guardiano diede loro il permesso di passare e di porgerli 3 domande, il sensei stesso l’aveva appellato col nome di saggio, perché non sfruttare un uomo che ha vissuto millenni e che certamente avrebbe saputo dargli buone risposte?
    Raizen non perse l’occasione e fato un passo avanti verso Minosse parlò:


    Ti vedo impaziente saggio tra i saggi re, esterna la tua sapienza e dammi le risposte a lle 3 domande che mi hai concesso:
    Voglio metter briglia agli elementi di questo mondo, come posso fare?
    Inoltre, tu che davanti a te hai visto passare innumerevoli ninja dimmi:
    Qual è l’abilità o la qualità che accomuna i più forti?
    Ed infine la mia ultima domanda, che un saggio conceda a me una stupida curiosità:
    Essendo tu al mio posto, che domanda avresti fatto?

    Attese le sue risposte senza tanta fiducia, ma non sulle risposte bensì sulla reazione di Minosse, non sapeva con chi trattava, e una reazione similare a quella di Caronte in questo caso poteva essere mortale, e quell'ultima domanda voleva solo "catalogare" il guardiano.
    Inoltre le interessava sapere cosa un saggio avrebbe avuto da domandare, dopotutto se mai avesse trovato quella risposta si sarebbe potuto considerare al di sopra di quel saggio, un passo in più per essere unico.








    SPOILER (click to view)
    Shuriken [AaD]x8
    Kunai [AaD]x8
    Filo di Nylon Rinforzato (10 metri) [Vario]
    Kusari Fundo [AdCC]x1
    Uchiha Shuriken [AaD]x4
    speroni [PpCC] x2 indossati
    Muschio di Recupero Minore [Tonico]

    Chakra:
    120/140

    ferite: leggera + lieve x2





    edit
    SPOILER (click to view)
    correzione piccoli ORRORI ortografici


    Edited by F e n i x - 8/3/2009, 10:53
     
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  15. Godsan
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    Il ritorno ai corsi
    - Tra Cani e Giganti -

    Cane maledetto, che tu possa perire all'infinito tra pene ogni volta più severe. Traghettatore farabutto!

    Tanta ira era riversata in quei pensieri infami riservati a quel demonio di traghettatore che or li trasportava su altri lidi. Per una parola di troppo tre bastonate era stata la punizione. E non colpi qualsiasi ma veri e propri tuoni di dolore giunti in altrettanti punti diversi l'uno dall'altro. E non v'era da fare niente.
    Anca sinistra, avambraccio sinistro e centro stomaco. Ogni colpo ben assestato gli era stato imprevedibile a Godsan. Li accusò pesantemente quanto la loro gravità era. Nel giro di pochi minuti grossi e dolorosi ematomi si formarono nelle zone colpite lasciando inginocchiato a terra a sputar sangue e saliva, con lacrime di dolore agli occhi.

    Ed ora, in quella misera barca si sentiva infuriare dentro incapace di reagire per ammissione di inferiorità. Relegato nell'angolo più lontano da tutti in osservazione a fugaci e tremuli riflessi nelle acque.
    Lo sciabordare dell'acqua contro le remate lo rilassava causandogli però il fluire del dolore. Di tanto in tanto sputava nell'acqua quella saliva sin troppo salata dal rosso che celava nel suo corpo.

    Non avrebbe parlato lasciando quel mezzo il prima possibile.

    Io non sono stato scelto. Ho scelto! pensieri rivolti alla domanda di Raizen verso il sensei.

    In effetti Godsan la pensava proprio in quel modo. Non voleva esser succube di scelte altrui nello sviluppo della sua vita. Ogni scelta doveva esser propria e bisognava accettarne le conseguenze proprio come era accaduto prima con i colpi ricevuti. Questo era quello che aveva imparato.

    Un gigante. Minosse veniva chiamato. E lui gli era davanti. Doveva averne paura quando da non poco aveva sofferto accarezzando il fiato della morte? Giammai. Arrancava di certo, zoppicando e rimanendo indietro rispetto agli altri, dovutamente ma volontariamente.
    Non aveva più paura, ormai gli era nato un altro sentimento e al prossimo che lo avesse interdetto avrebbe rischiato persino la vita pur di metterlo a tacere.
    Ed infine quale paura doveva nascere ora che capiva che un sensei accademico li stava addestrando? Errori di valutazione probabilmente. Ma ne avrebbe fatto fronte con tutte le forze rimastegli.
    Minosse parlò breve ma chiaro. Tre domande era dato fare. Il primo fu Raizen.
    Poi toccò a Godsan.

    E che risposta avresti dato a tale domanda? giunse la voce di Godsan subito dopo l'ultima domanda del suo compagno.

    Ogni domanda doveva portare ad una risposta per quanto assurda o inutile potesse essere. Avere come risposta una domanda non gli sarebbe servito a niente se la prima fosse stata generica.

    Fece due passi avanti per portarsi più vicino al suo gruppo.

    Canteresti dell'arte umana, saggio tra i saggi re o Ingegno che tu sia, ovvero...canteresti dell'arte del camuffare la paura in volto ed in corpo seguendo altre paure?

    Sprezzante del pericolo parlò deciso ancora leggermente flesso in avanti trattenendo la botta sul braccio sinistro.

    Ed infine. Rispondendo a questa mia domanda troverai per noi altre risposte...saggio tra i saggi re?

    Vi era una leggera pausa in quelle ultime parole dettata da una precisa pronunzia volta a porre fine a quel gioco.



    SPOILER (click to view)
    OT
    Non ho altre scelte, ne domande precise. Caronte mi ha fatto male, ora farò il taciturno :sob:
    Non inserisco i danni altrimenti risulterei morto seduta stante :blink: preferisco rimanere sul vago facendo comunque intendere che posso collassare da un momento all'altro.
     
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26 replies since 8/2/2009, 19:37   951 views
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