Contratto di Richiami - Incubi

Allievo: Ledah

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  1. Yami Kaguya
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    Nel mezzo del cammin di nostra vita,
    mi ritrovai per una selva oscura,
    che la dritta via era Smarrita.

    [Dante Alighieri, Divina Commedia - Inferno, Canto I]

    L'avevano osservato. L'avevano ascoltato. L'avevano seguito in ogni meandro di quel villaggio in cui viveva. Avevano assistito al crollo di quella prima casa quasi per caso, ma allora lo avevano visto. Quel volto incrinato, palesemente poco umano. Da allora era iniziato il pedinamento, cercando di capire. La sua mente era aperta a tutto, ma dentro vi era un mondo fin troppo simile al loro per poter anche solo pensare di potervi portare danno, o desiderarlo. E qualcosa vi regnava come nascosto, ma nemmeno loro potevano riuscire a capire chi, o cosa fosse.
    Sino a che, si era costruito una nuova casa, lo sguardo diverso da alcuni giorni prima. E così decisero che era il momento. Non avevano fretta. Aspettarono alcuni giorni per consultarsi, trovandosi nel dubbio se concedersi o meno. Il problema era che nemmeno quel ragazzo, sembrava essere a conoscenza di qualsiasi cosa la sua mente nascondesse. Loro sapevano solo che era superiore in qualche modo, ma era anche vero che concedersi a un semplice e debole umano, preda delle sue paure, che loro stessi incarnavano...
    No. Rabbrividirono. Non potevano certo correre il rischio di fare una cosa tanto umiliante, come farsi controllare da coloro su cui loro stessi detenevano controllo. Per tale motivo attesero il novilunio, dove nessuna luce rischiarava il cielo. Solo tenebre in lungo e in largo. E come ogni notte, si infiltrarono nella mente di un umano, e là videro cosa sapeva fare davvero, quanto valeva.
    Ledah si sarebbe trovato in un mondo a parte, diverso da quello umano, e da quello che a volte vedeva in quei sogni che non capiva, sebbene simile in maniera inquietante. Un mondo dove una figura incappucciata, con due strane protuberanze sulla testa, lo fissava a qualche metro. Una lieve risata provenne da sotto quel cappuccio, mentre non smetteva di guardarlo, le spalle incurvate e scosse da quella risata. Lasciò passare alcuni minuti, poi prese da sotto il mantello una bottiglia di Sakè, offrendo a ledah un piattino in cui berlo, agitandoglielo davanti. Sarebbe stata l'unica risposta alle prime domande. Poi, chissà.

    Post di presentazione, a te descrivere il mondo in cui sei capitato e ogni altra cosa che riguarda te stesso. :addit:
     
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    L'inizio dell'Incubo


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    Ledah si addormentò come tanti altri giorni, senza pensieri particolari in testa, spegnendo la luce come al solito, il buio non poteva fargli niente, un ninja non lo temeva.

    Mentre i suoi sensi si perdevano nel sonno, ecco che la sua mente lo proiettava nuovamente in quel mondo, sole cocente, cadaveri e tanfo di decomosizione, la testa di Kojitsu era ancora al suo posto, dall'ultimo sogno, se l'era totalmente dimenticato.
    In effetti, sino a quando non gli capitava nuovamente di sognare, Ledah non conservava memoria di quegli avvenimenti e di quei discorsi, se non a livello inconscio ed ecco che la sagoma, sempre più nitida, si presentava di nuovo a lui, una bocca andò ad aprirsi, maligna, irta di zanne e Passato l'apostrofò:

    "Eccoti di nuovo qui!
    Sei d'un passo più vicino ad infrangere ciò che porti sul viso, un passo necessario affinchè tu possa ricordarti ogni porzione di me!"


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    Ledah non si scompose alla voce spettrale, il gioco visivo creato dalle fiamme azzurre che componevano il corpo della creatura era affascinante, quasi vi si perse, cercando di definirne la forma, inconsciamente, ricordò che aveva faticato a lungo per aprire la bocca di quell'essere.
    Ledah mosse una mano alla Maschera, per la prima volta faceva qualcosa in un sogno, quella notte, c'era qualcosa di strano, quella notte, Ledah vide la propria mano, guantata, andare a toccare il volto, ma ciò che toccò, fu' un qualcosa poggiato sul volto, la Maschera.

    Era lì, ma non poteva distruggerla, passandoci sopra un dito, scopri dei rilievi, che fossero delle crepe nella Maschera?
    Diverse volte l'aveva sentita incrinarsi, diverse volte qualcosa era uscito per un fugace attimo di libertà da una di quelle crepe, una ferita sul cuore, un dolore necessario, unica emozione abbastanza forte da oltrepassare quel velo che lo separava dal mondo.

    Ledah chiuse un'attimo gli occhi ed il tanfo sparì, tutto vorticò intorno alle due figure di Ledah e di Passato, l'Oscurità si sovrappose al mondo che conosceva, quando si fermò, l'otese riaprì gli occhi.
    Il buio attorno a lui, era debolmente rischiarato dalla figura di Passato, il quale, ancor più spettrale in quell'atmosfera, gli disse:

    "Il buio non ti permette di riconoscere nulla, la mancanza di punti di riferimento provoca spaesamento, paura, tormento e disperazione!
    In questo sublime caos d'emozioni, nascono gli Incubi e tu ora, ne sei in balia."


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    Con una mano, Passato indicò Una figura incappucciata, sulla quale si rifletteva debolmente la luce azzurrognola delle fiamme, in una mano teneva una bottiglia piena di un liquido, la quale rifletteva la luce in maniera netta e nell'altra, c'era una sorta di scodella, tipicamente utilizzata per gli alcolici.
    La figura ridacchiò tra se' e se' alla vista di Ledah, per poi porgergli la scodella, un chiaro messaggio, voleva che l'otese bevesse quel liquido probabilmente alcoolico.
    Ledah mosse una mano in senso di diniego alla strana creatura, non amava gli alcoolici, portavano alla perdita di lucidità, la ragione era l'unica cosa che Ledah possedesse, lo aiutava ad agire nel modo migliore, gli permetteva di non lasciarsi trascinare da desideri folli come la vendetta. Conosceva una donna che per un'insano delirio di vendetta lo aveva combattuto, dimentica della sua missione, inutile parlarle, cercare di farle capire la follia delle sue azioni e parole ed alla fine, era caduta senza aver ottenuto nulla.
    Non si otteneva nulla dalla vendetta, come non si otteneva nulla dalla perdita della ragione che aiutava invece a raggiungere uno scopo concreto, non un vago desiderio, ma in fondo, questo ragionamento, non si basava forse sulf atto che la Maschera impediva le emozioni alla base delle azioni irrazionali?
    Senza emozioni, era impossibile comportarsi in maniera irrazionale, non c'era istinto, ma l'alcool, quello in pochi sorsi, avrebbe portato all'istinto, un qualcosa di terribilmente sconosciuto e familiare al contempo, nella figura di Passato.
    Ledah scorse poi alle spalle della creatura delle luci, probabilmente, una casa illuminata all'interno.

    Pertanto, se la creatura non ne avesse avuto troppo a male per il rifiuto, avrebbe semplicemente indicato quella casa, l'aria assente di Ledah, non esprimeva molto bene la propria domanda, come non aiutava la Maschera e la sciarpa rossa copriva il resto del volto, quella stessa sciarpa che aveva fasciato il suo corpo prima dell'abbandono, quello in cui aveva addosso solo un'orsacchiotto ed un tesserino col nome, Ledah.

    "In questo luogo avvolto da un buio totale, posso sapere cosa sono quelle luci?"

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    Edited by Ledah - 4/9/2008, 11:00
     
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  3. Yami Kaguya
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    [...]ond'io mi diedi,
    già cieco, a brancolar sovra ciascuno,
    e due dì li chiamai, poi che fur morti.
    Poscia, più che 'l dolor potè 'l digiuno.


    [Dante Alighieri, Divina Commedia - Inferno, Canto XXXIII]

    L'essere incappucciato spinse il bicchiere verso Ledah, cercando di invitarlo forzatamente a bere, ma lo ritirò di fronte al rifiuto netto, facendo un verso simile a una capra che fà passare l'aria fra le labbra. Dopodichè si voltò, e prese a correre, sparendo alla vista di Ledah e del suo strano accompagnatore.

    "Quelle luci sono la tua prossima destinazione. Seguimi!"

    L'essere fiammeggiante si diresse verso le luci indicate dal suo protetto, facendogli strada in quello strano mondo. Mano a mano che si avvicinavano, le luci crearono dei contorni sotto di loro, sino a che Ledah non potè riconoscere una casa. Passato non rallentò, fermandosi solo quando il giovane si fosse trovato dinanzi alla porta.

    "Entra."

    All'interno, non c'era quasi nulla. Alcuni tavoli in legno avevano dei punti rovinati come se fossero stati rosicchiati. Le sedie non esistevano. L'illuminazione era assicurata solo da due lampade ad olio, sopra a un bancone anch'esso rovinato allo stesso modo dei tavoli in molti punti. Mentre Ledah osservava tutto questo, potè notare un movimento dietro al bancone, mentre un'altra figura incappucciata e piuttosto bassa saliva su uno sgabello dietro il bacone, fissando Ledah. Senza dire una parola, frugò sotto il bancone, e ne estrasse un vassoio con coperchio. Sarebe quindi rimasta ferma, mentre Ledah poteva decidere se vedere cosa ci fosse o andarsene. In ogni caso la porta ora era bloccata, e Passato si sarebbe tenuto neutrale come risposte.
    Sotto il coperchio, stava un braccio umano, o almeno ciò che ne restava. La carne sbocconcellata rimasta era marcita e ormai in putrefazione, ma la figura lo fissava come aspettandosi che se ne nutrisse. Ed effettivamente, lo stomaco di ledah iniziò a brontolare improvvisamente.
    Subito dopo inoltre, da dei buchi nel pavimento sarebbero usciti dei topi, che avrebbero iniziato ad arrampicarsi sul bancone per nutrirsi di quel cibo insperato. Per poi gettarsi su Ledah se non avesse trovato un modo per difendersi e uscire di là. Ora il suo avversario era la fame che uccide la moralità, la fame che fece divorare al conte Ugolino i suoi figli per poter vivere ancora. La fame dei topi che presto si sarebbero saziati con lui, se nulla fosse accaduto.
    Affronta la paura della fame che conduce al cannibalismo :addit:
     
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    Voracità Bestiale



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    La figura non rispose ed al rifiuto se ne andò scomparendo nel buio, Ledah, assente dietro la Maschera, pensò che aveva perso un'occasione per capire qualcosa.
    Passato, il suo passato, del quale era privo di memoria, gli suggeriva d'avanzare verso le luci, la prudenza gli era stata in difetto in passato, evidentemente, non ne aveva avuto bisogno, prima di quell'avvenimento che non conosceva e che aveva segnato la differenza tra Passato e Presente.
    Ledah seguì la fiammella azzurra verso le luci, in fondo, non avevano altro posto dove andare, anche ad essere molto prudenti, avviarsi nel buio non avrebbe portato a nulla, Ledah proseguì sino alla porta di quella che era una casa e fece ciò che era più ovvio, aprì la porta.

    All'interno non c'era niente d'eccezionale, una catapecchia dai tavoli rosicchiati, priva di sedie e con un'illuminazione comunque scarsa, anche se nel buio più totale sembrava un faro.
    Evidentemente, un'altra figura incappucciata voleva fare gli onori di casa, porgendo una pietanza sconosciuta, la figura era bassa e priva di corna, non parlò, si limitò a sollevare il coperchio.

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    Un braccio umano sbocconcellato e non proprio fresco, visto lo stato del locale, forse qualcuno arrivava a rosicchiarsi i mobili per la fame, fame che effettivamente, si stava facendo prepotentemente largo in Ledah, Passato si fece sfuggire qualcosa:

    "Quanti ricordi...ma non mi sono mai abbassato a mangiare un misero avanzo, ho sempre avuto carne fresca, appena cacciata e terrorizzata, il miglior condimento possibile."

    E quasi ad accontentarlo, arrivò tanta carne fresca, Ledah afferrò il braccio, i topi puntavano a quello, ma non solo!
    Si avvicinavano voraci persino a Ledah che non esitò ad utilizzare il chakra adesivo per arrivare sul muro, dove i roditori non potevano raggiungerlo.
    Passato era a posto, nessun top gli sia vvicinava, eprcui, restavano Ledah, il braccio e la fame dell'otese e dei roditori.

    "C'è un modo per accontentare tutti...per fare in modo che nè tu, nè loro abbiate più fame..."

    La bocca maligna ghignò, Ledah colse dopo un breve attimo ciò che intendeva dirgli Passato.
    Quel braccio non bastava per tutti ed era sicuramente poco nutriente per via del suo stato, c'era qualche cibo più salutare, più vivo e fresco sopratutto, Ledah rivolse uno sguardo a Passato, quello si limitò a ghignare.
    Ledah ricordava cos'era successo quella volta con Ookami, aveva spolpato un cervo crudo, i topi sarebbero stati dei semplici spuntini, anche se avrebbe forse eprso il controllo come l'altra volta.
    Passato, come ragionando sulla stessa lunghezza d'onda di Ledah, agì mentre l'otese allungava il putrido braccio verso uno dei roditori, quasi a volerlo pescare e quando il topo abboccò, una mano si gettò rapida ad afferrarlo, Ledah lo soppesò un poco e diede un morso al ventre della creatura.

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    In quel momento, la Maschera si crepò ulteriormente, mentre Passato, completò il suo balzo alle spalle di Ledah, il quale, con gli occhi cremisi e da rettile, grazie allo sviluppo delle proprie zanne, cominciò a staccare un secondo morso, dato con maggior voracità e violenza.
    Stava uscendo l'istinto di sopravvivenza ed assieme a quello, il piacere della caccia, quelle crepa, si era allargata dall'ultima volta e per tutta la caccia, continuò a farlo, sino ad occupare una buona porzione di Maschera.
    Con la bocca lorda di sangue, Ledah gettò a terra i resti dell'ultimo topo afferrato.
    Attorno a lui, decine di topi giacevano in una pozza di sangue, li aveva afferrati, dilaniati e divorati in pochi morsi, senza troppa cura, ad alcuni, aveva tranciato e sputato la testa coi denti, ad altri, li aveva sventrati, tutti giacevano distrutti, a quelli fuggiti, LEdah gettò il braccio decomposto, dicendo a denti stretti mentre si leccava il sangue caldo sulle labbra:

    "Sono sazio, adesso anche voi vi sazierete con quello, vi basterà."

    E dalle sue spalle, si allontanò Passato, quel ricordo dei propri istinti era dolce da sfogare, ma adesso, aveva finito ed un gradino verso la distruzione della Maschera era fatto, chissà se avrebbe potuto sfruttare altre occasioni in quel sogno.

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  5. Yami Kaguya
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    "Quell'anima là su c'ha maggior pena,
    è Giuda 'Scariotto,
    che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena."


    [Dante Alighieri, Divina Commedia - Inferno, Canto XXXIIIV]

    La piccola figura incappucciata fissò l'intero spettacolo, osservando il ragazzo dallo sguardo immutabile divorare senza remore quei topi che volevano fare lo stesso con lui. Da sotto il mantello spuntò un ala, mentre i topi si lanciavano sul braccio mozzzato. L'ala indicava il lato opposto alla porta, dove si aprì un passaggio in mezzo al muro per effetto di una porta nascosta. Passato avrebbe incoraggiato Ledah a seguirlo, nel caso il giovane non si fosse reso conto della nuova via di uscita creatasi.

    Furono così fuori, mentre la porta si chiudeva dietro di loro e gli squittii si facevano più deboli. Passato si guardò intorno, ma non sembrava esserci altro in quel luogo. Anziì, nemmeno sarebbero riusciti a entrare di nuovo in quella casa, risultando quindi soli in tutto e per tutto.
    Poi di nuovo, un lumicino comparve all'orizzonte. Ledah non avrebbe avuto molte alternative, se non seguirla come aveva fatto per la casa. Non ci sarebbero stati altri cambiamenti in quel mondo, anzi, anche se avesse camminato in altre direzioni, la distanza dalla luce non diminuiva mai, anzi era facile vedere come si avvcinasse se si fosse diretto verso di lei.
    Ma sulla strada, avrebbe trovato un imprevisto. Dinanzi a sè e a Passato, si sarebbe trovato un baratro, sino ad allora nascosto dal buio. Dall'altra sponda li separavano circa 50 metri, una distanza troppo elevata per essere compiuta saltando.
    In loro aiuto però, giunsero due figure anch'esse incappucciate. Correvano verso di loro, arrivando dalla loro sinistra. E se Ledah avesse guardato bene, avrebbe visto come sull'altro versante ce n'erano altre due. Si muovevano rapidamente ma senza i sobbalzi tipici degli esseri quadrupedi. Si fermarono solo arrivati a qualche metro da Passato e Ledah, estraendo qualcosa da sotto i mantelli. Sembrava un rotolo almeno dalla forma, ma era composto da corde. Una delle figure ruotò su sè stessa con quella cosa in mano, sino a che la lanciò dall'altra parte, facendole compiere il percorso con una parabola perfetta. Dall'altro lato, le figure afferrarono l'ormai srotolato oggetto. Un rudimentale ponte, formato da alcune assi legate a delle corde. Non c'era altro, nè funi di sostegno, protezioni o fermi. Il ponte era retto ai 4 vertici da quelle figure, ferme immobili. A Ledah era offerto un modo per passare dall'altra parte. A lui coglierlo.
    Ad ogni modo, presto avrebbe sentito nuovamente degli squittii dietro di sè. I topi dovevano essere usciti dalla casa, insoddisfatti di quel pasto. Il loro numero era esponenzialmente più elevato di prima, e stavolta era probabile Ledah facesse la loro stessa fine di poco prima. Ora il ponte appariva l'unica salvezza.
    Le assi erano lunghe due metri, e avrebbero sopportato senza problemi il peso dell'otese. Ma fu giunto dopo il primo quarto di ponte, che giunsero i problemi. I topi non attaccarono le figure, bensì andarono a mordere le corde del ponte, rosicchiandole per far precipitare chiunque ci stesse sopra. Ma le figure intervennero scacciandoli e proteggendo le corde. Poi dopo qualche secondo lasciarono fare di nuovo, senza intervenire.
    Ora Ledah doveva decidere. Poteva tornare indietro e provare ad affrontare i topi. O poteva andare avanti, fidandosi di quelle figure, credendo che non l'avrebbero tradito consegnandolo a quei topi sotto forma di corpo sfracellato, ma pur sempre commestibile.
    Non lasciarti condizionare dalla Paura del Tradimento :addit:
     
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    In Bilico sul Ponte


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    Alla fine di quel fiero pasto, la figura incappucciata levò un'ala da sotto il mantello, un'ala dal piumaggio nero come la pece e proporzionata a quella figura.
    Un passaggio s'aprì in quella direzione e Passato non si fece troppi problemi ad entrarvi, Ledah lo seguì senza sapere se Passato si muovesse con un minimo di cognizione di causa oppure guidato dal suo orgoglio, agiva come se fosse invincibile, ma quei topi che rosicchiavano rumorosamente alle sue spalle, non miravano certo a quell'essere fiammeggiante.
    Metaforicamente parlando, poteva rivelarsi una dimostrazione pratica di come non fosse il caso di lasciarsi guidare dal proprio Passato.

    Usciti che furono dal passaggio, quest'ultimo si richiuse con un tonfo alle loro spalle, spegnendo così quella fievole luce all'interno dell'abitazione e riducendo notevolmente il volume dei versi dei roditori, adesso erano di nuovo soli nel buio, forse Passato se ne avvide in quanto lui stesso non sembrava saper bene dove andare.
    Ledah compensò alle carenze del passato che è un mezzo per guardare al futuro, ma non può non tener conto del presente, nel quale Ledah intravide un lumicino, ecco la loro prossima destinazione, non avevano punti fermi, potevano seguire solo i deboli punti di luce che gli si presentavano di fronte, apparentemente casuali, ma uniche guide in quelle lande buie.

    Altre due figure li raggiunsero, la luce rivelava un burrone, ma quelle creature avevano la soluzione, quegli esseri incappucciati erano veramente affidabili?
    Non lo avevano mai danneggiato direttamente, ma non sempre bisogna fare tutto con le proprie mani, oltre a questo, gli serviva davvero attraversare quel ponte?
    Da dove venivano tutti quei dubbi, forse, da una qualche sorta d'istinto di sopravvivenza?

    Passato mise piede sul ponte senza problemi, non temeva di cadere, arroganza e fiducia in se' stesso piuttosto che nelle creature incappucciate, un folle Passato, di sicuro.

    Gli squittii alle sue spalle, scossero l'indecisione dell'otese, un'ondata di roditori stava arrivando ed il giochetto delle pareti non poteva nemmeno essere attuato, a quel punto, quell'insicuro ponticello appariva come l'unica via di salvezza.
    Ledah vi cominciò a correre, mentre la Maschera si scheggiava, fiducia o no, gli avevano dato una via di fuga, forse avrebbero potuto condurlo in trappola ugualmente, ma non aveva scelta, Passato procedette sempre con calma, come già detto, non temeva nè i vuoti nè le altezze.
    A dodici metri ecco che i topi erano giunti al ponte, le figure però non erano state attaccate, ma Ledah correva senza voltarsi, la sua unica speranza, consisteva nel correre il più velocemente possibile, affidando le sue probabilità di riuscita alla durata del ponte, la fiducia in quelle figure era nata dalla necessità e dal ragionamento.
    Difatti, ci sarebbero state altre trappole, altri momenti, gli avevano offerto una via di fuga e lui la prendeva, poteva solamente fidarsi, senza farsi bloccare dal timore d'essere tradito, altrimenti, avrebbe perso tempo prezioso e la sua sfida si basava per l'appunto sul tempo ed allora più veloce che si può, lo Scatto Rapido avrebbe favorito la cosa consentendogli di prendere ulteriore velocità.

    Passato, si voltò verso le figure, avevano difeso per poco il ponte, poi avevano lasciato stare, troppo deboli per proteggerlo oppure, seguivano un piano ben congegnato?
    Chissà, come tutti i vermi, era inutile cercare di capire le loro intenzioni quando sarebbe stato meglio schiacciarli, ma purtroppo, tendeva a dimenticare che ora, non era superiore ai vermi come un tempo, il suo nome, Passato, indicava un qualcosa che sarebbe stato sempre lì, ma mai sarebbe tornato a vivere nel presente se non rievocato da ciò che ricordava la mente nel corpo di Ledah.
    Quindi, per quanto lui non temesse per se' eventuali colpi e persino la caduta lo avrebbe lasciato illeso, quel fragile involucro di carne immemore avrebbe avuto invece dei problemi, fidarsi del suo giudizio o almeno della velocità delle sue gambe, era l'unica cosa che Passato potesse fare in quel momento.

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  7. Yami Kaguya
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    Ledah passò il ponte, così i topi smisero di rosicchiare, e iniziarono a correre a loro volta dietro l'otese. Avrebbe potuto recidere le corde del ponte normalmente, ma per qualche motivo, non sarebbe riuscito a estrarre nessuna delle armi che Oto gli aveva concesso. E intanto i topi correvano verso la loro preda, sbavanti e affamati di carne. Quanto avrebbe potuto correre Ledah?

    Nish Tareeeeiii!!

    Nuove figure ammantate, stavano correndo verso il ponte. Il rumore di zampe, che calcavano il terreno sorreggendo un corpo possente a giudicare dai tonfi, superava lo squittio dei topi. Una di esse agitò un braccio, quasi a invitare ledah a correre verso di loro. L'alta invece, lo sollevò a 45° avanti a sè, verso i topi. Le altre figure imbracciarono delle armi, che a prima vista sembravano degli archi neri.

    Nam Silimin!! Tareeeiii!

    Con un unico schiocco, quelli che erano effettivamente degli archi scoccarono una decina di frecce, che caddero sulla prima linea offensiva dei topi. Che non si fermarono per così poco, ma una seconda salva iniziò a rallentarli, visto che stavolta le figure mirarono con traiettoria lineare, e non più parabolica. Intanto, se ledah non si fosse avvicinato, una di esse sarebbe scattata con una velocità considerevole, afferrandolo per i vestiti, e trascinandolo via di forza, cercando di contrastare eventuali dibattiti fisici dell'otese. Passato venne ignorato, mentre la figura tornava dai suoi simili. Che iniziarono a correre, allontanandosi ancora da quella marea di topi famelici.
    La corsa però, non durò molto.
    Le figure sembrarono discutere dopo un centinaio di metri, indicando innzanzi a sè una specie di luce rossa, che compariva e scompariva a tratti. Deviarono quindi verso sinistra, ma una brusca frenata seguì quell'azione. I Topi li stavano accerchiando, dividendosi in due gruppi per impedirgli di andare a sinistra, mentre a destra c'era solo il vuoto del dirupo. Quindi, con un verso fin troppo simile a un nitrito, corsero verso la luce rossa, che ben presto ebbe un nome. Geyser vulcanici.
    Le creature si fermarono di scatto, fissando il terreno divelto dalle esplosioni precedenti, e i nuovi getti verticali di quella luce rossa, che alla fine era simile a lava. La stessa figura che aveva parlato per scoccare le frecce, lo fece di nuovo, mentre Passato aveva recuperato il terreno perduto. Si affiancò a Ledah, mentre la figura urlava nuove parole.

    Conosco questo dialetto. Puoi fidarti di questi esseri a quanto dicono, ma attento. Stanno dicendo di non lasciarti andare sino a che non supereremo questo sbarramento, ma se uno di loro cadrà, ti prenderà un altro di loro solo se ti rialzerai tu stesso senza aiuti. Devi...

    Non ci fu tempo per altro. Le figure si impennarono, ormai incalzate quasi dai topi, correndo verso i geyser. Ledah partì in testa al gruppo, portato sempre da una di quelle figure, e le altre lo seguirono a ruota. Bastarono una ventina di metri, e quello che portava ledah, forse per il peso aggiuntivo del ragazzo, forse per distrazione propria, venne colpito da uno dei getti, urlando di dolore e ruzzolando a terra. Ledah non venne ferito, ma rotolò allo stesso modo. Ora stava a lui seguire le parole di Passato. Vide come la figura che stava urlando di dolore, fosse un uomo, con la parte inferiore simile al corpo di un cavallo. Un centauro della mitologia occidentale. Ma Ledah non aveva tempo per osservarlo. Passato aveva ragione, e nessuno dei centauri l'avrebbe raccolto, se non si fosse rialzato di propria volontà, lottando contro la paura che l'abbandonassero se restava a terra. Stava tutto a lui. Se fosse rimasto a terra, gli sarebbero passati accanto, magari schiacciandolo con i loro zoccoli. Altrimenti, l'avrebbero preso, tornando a correre. E a cadere di nuovo. Ma ledah avrebbe sempre dovuto rialzarsi, per vivere.
    CITAZIONE
    Non ignorare la paura, ma controllala per farti forza e rialzarti ogni volta, dopo essere rotolato a terra per la caduta di uno dei centauri che ti portano, con tutti gli effetti collaterali che possono seguire tale fatto :addit: Buon post.

     
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    Cavalcando verso la salvezza!



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    Ledah attraversò il ponte, si voltò un istante per verificare la posizione dei ratti che avevano deciso di attraversare il ponte, le figure che lo avevano aiutato erano illese e distanti dall'attenzione dei roditori, percui, Ledah eseguì il consueto movimento di polso per far scattare una lama interna, tagliando le corde del ponte sarebbe stato in salvo, tuttavia, qualcosa non funzionò.
    La lama non scattò, evidentemente in quel mondo di sogno Ledah non possedeva nessun'arma, percui nessuna lama che si prestasse a tranciare quelle funi robuste.
    Un rumore di cavalli al rotto arrivò alle spalle dell'otese che si girò e notò un gesto che lo spingeva ad avvicinarsi a loro, di alcune figure ammantate s'era fidato, tanto valeva fidarsi anche di quelle creature e così, si lanciò di corsa ad incontrarle, venendo tirato in sella da un braccio robusto mentre le altre creature tiravano fuori degli archi da sotto i mantelli e presto, il sibilo delle freccie preannunciò numerose perdite tra gli inseguitori, ma non sarebbe stato sufficente, l'unica alternativa era la fuga.
    Ledah, in sella ad una creatura non potè fare a meno di notare come quel gruppo fosse giunto alle sue medesime conclusioni partendo al galoppo, quelle creature non potevano che essere molto più veloci della marea nera di roditori, tanto che dopo un centinaio di metri lia vevano già distanziati a sufficenza da potersi fermare e decidere con maggior calma cosa fare.
    Parlarono nella loro lingua che nonostante tutto sembrava piuttosto armoniosa a livello di sonorità e svoltarono a sinistra riprendendo la corsa, utilizzando come punto di riferimento un'intermittente luce rossa che suscitò la curiosità di Ledah sino a quando i ratti non li circondarono.

    Sembrava che quella massa di roditori avesse quasi un unico cervello a comandarli e che in qualche modo riuscissero a revedere le mosse degli avversari,purtroppo, i centauri si ritrovarono a scegliere tra i roditori, un burrone e la luce rossa intermittente, verso la quale si diressero con un nitrito furioso, evidentemente era la loro unica opzione, ma non sopportavano di dovervi ricorrere e presto a Ledah fu' chiaro il motivo di quella riluttanza, si stavano dirigendo verso dei geyser vulcanici.
    Le creature si fermarono di fronte alle bocche dalle quali emergevano colonne rosse riammanti simili a lava e Passato si rifece vivo, sino a quel momento si era limitato a seguire tutto col suo passo, fluttuando sopra al livello dei roditori che non provarono minimamente ad aggredirlo, mentre quella lingua sconosciuta tornava a farsi sentire, l'essere fiammeggiante distorse la bocca in un sorriso, annunciando a Ledah ciò che avevano deciso di fare.
    Quell'essere si divertiva o forse aveva un'eccesiva fiducia nelle capacità del suo immemore involucro di carne, tanto da non considerare che difficilmente quelle creature sarebbero passate indenni attraverso quei getti, ma ancora una volta, l'otese non aveva alternative.
    E purtroppo l'ultimo avvertimento di Passato non giunse alle orecchie dello shinobi che si ritrovò subito a cavalcare verso i getti ed uno di questi prese al ventre la creatura che finì a rantolare a terra dal dolore.
    Ledah potè solo darle una fugace occhiata e con una conferma dei propri pensieri, riconobbe la figura di un centauro, un essere mitologico, ma nei sogni poteva esserci posto per qualunque cosa, in quel momento, contava solo di seguire il consiglio di Passato.
    Il mondo procede in corsa, nessuno si ferma a raccoglierti se cadi e rimani indietro, per egoismo o per necessità, non potrai contare sull'aiuto di tutti in quella corsa, il messaggio e la metafora celata in quella folle corsa attraverso i geyser sembrava evidente, ma anche un'altro messaggio emergeva, ci sono alcuni che una volta caduti non possono essere aiutati, il centauro era ferito e pesante, Ledah era illeso nonostante fosse rotolato sul terreno ed avesse sentito sulla pelle il calore emanato dal getto.
    Ledah poteva essere aiutato, doveva soltando contribuire alla sua stessa fortuna rialzandosi e cercando un possibile compagno che lo aiutasse e dietro di lui c'erano ancora diversi centauri, voltandosi sul fianco e facendo leva con le braccia si rialzò il più velocemente possibile e fece pochi passi che gli eprmisero di tendere una mano ed essere preso da un'altra mano, questa era morbida e delicata e salito in sella, quando l'otese abbracciò la vita della creatura come aveva fatto in precedenza, s'accorse che la fisionomia della creatura non era maschile, bensì femminile.

    E così combinati, corsero saltando ancora un paio di geyser, ma la centaura, venne colpita a sua volta lanciando un urlo acuto per la sofferenza e cadendo sul fianco, divincolandosi come il compagno, Ledah questa volta era pronto e si gettò di lato cercando di cadere in maniera morbida, finendo sì per rotolarsi, ma in modo da concludere la sua caduta lontano da un geyser ed in una posizione adatta a rialzarsi, per la centaura non poteva fare nulla ed il centauro seguente arrivò calpestandole la coda, facendola urlare per il dolore, ma essendo riuscito comunque a non crearle danni gravi, l'otese si lanciò afferrando la mano del nuovo centauro, la mano era callosa e rugosa ed era evidente che fosse più anziano dei due precedenti, grazie alla sua esperienza riuscì ad evitare i geyser ed un'altro giovane compagno che si divincolava per il dolore ed alla fine, arrivarono fuori dalla zona dei geyser, lasciandosi alle spalle quattro compagni.
    Ledah si chiese se ce l'avrebbero fatta a salvarsi comunque, mentre Passato svolazzava tra i geyser deridendo la vulnerabilità al calore degli esseri viventi ed arrivando sorridente ad affiancare l'otese, anche per questa volta si era salvato e nei suoi occhi cremisi si riflettevano nuove crepe nella Maschera, dovute al timore d'essere abbandonato, per necessità o egoismo, chi mai avrebbe rischiato la sua vita e quella dei suoi compagni per salvare lui?
    Se per quella volta era salvo, magari la prossima nessuno l'avrebbe aiutato, doveva avere non solo al forza di ralzarsi, ma anche di correre in futuro.

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  9. Yami Kaguya
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    Alcuni cadono, altri proseguono. La vita non è altro che una staffetta, in cui i più anziani la passano come un testimone ai giovani. A volte ci si libera di un peso, altre è troppo presto per passare il testimone. La fortuna di Ledah, era che stavolta, il testimone sembrava essere lui stesso.
    Ma alla fine, quella corsa per la vita ebbe fine, il rumore dei topi che morivano dietro di loro confermò a Ledah e ai suoi accompagnatori come stavolta fosse finita sul serio. Il galoppo divenne quindi trotto, verso quella luce. Che mano a mano che si avvicinavano, diventava sempre più chiara e meno indefinita. Sino a che Ledah potè vedere che la luce era in realtà una specie di fiaccola, retta da qualcosa. Una figura anch'essa ammantata, con un braccio sollevato a reggere quella luce che aveva guidato le azioni di Ledah sino a quel momento. I Centauri arrivarono sino al cospetto della figura, che in fase di avvicinamento aveva rivelato le sue proporzioni. Era molto più alta di qualsiasi essere vivente che probabilmente ledah aveva visto sino ad allora, almeno una decina di metri. La fiaccola che reggeva creava un gioco di luci e ombre sul suo corpo, ma che non fosse umano, non era difficile capirlo. Un rigonfiamento sulla sommità della testa chiariva come potesse forse appartenere alla stessa razza del primo di quegli esseri che si era presentato dinanzi a Ledah. Le dimensioni però dicevano il contrario.

    Ad ogni modo, Ledah venne fatto scendere, bruscamente o meno a seconda dei suoi riflessi a un impennata del suo destriero. Poi i centauri sopravvissuti sparirono, cavalcando nella notte. Solo quello che l'aveva portato sino a là rimase, mettendosi a lato della figura incappucciata. Non successe altro. Solo il silenzio rimase a fare da sovrano a quel quartetto formato da un umano, e tre esseri che sembravano usciti da un altro mondo. Solo Passato avrebbe risposto a Ledah, le altre due figure sarebbero rimaste in religioso silenzio. Ma dopo alcuni minuti, nuovi rumori si udirono nella radura. Un frullio d'ali annunciò l'arrivo di una figura alata, che si appoggiò sul dorso del centauro. A seguire giunsero il rumore di zoccoli, o rumori di zampe che pestavano il terreno. Arrivò la creatura che aveva offerto da bere a Ledah, quella che l'aveva condotto di fronte ai topi, quelle che avevano retto il ponte su cui era passato, e una che non conosceva. Le figure si disposero due a destra e le altre a sinistra del gigante, scoprendosi dai mantelli. Un centauro, una Arpia, una Furia, una Lamia, e un Fauno. Tutti scrutavano Ledah, con uno sguardo di certo non amichevole. Alla fine, solo il gigante parlò, spezzando il silenzio. Poggiò la fiaccola a terra, accanto a Ledah, illuminandolo.

    Infine sei giunto dinanzi a noi, Umano. Me ne compiaccio, finire divorato dai topi, sarebbe stato alquanto deludente.

    La voce sembrava tesa. Come se stesse reprimendo qualcosa, parlava a scatti, ansimando. Il mantello stesso era ora scosso da tremiti, come se stesse scalpitando ma si trattenesse nello stare immobile. D'altronde, era il suo compito, era toccato a lui. E sebbene molti si fossero chiesi chi fosse stato l'idiota a farlo partecipare, loro non si opponevano al fato.

    Gli esseri che mi stanno affianco, ti sono stati utili in questo tuo peregrinare? E ora, dove pensi di essere, Umano?

    Ancora una pausa, mentre il terreno sotto di lui produceva rumori di strofinio, come se stesse strisciando qualcosa per terra.

    Cosa sai dirmi di ognuno di loro? Conosci la razza a cui appartengono? Le leggende che li avvolgono? Se sì, parlamene. E prova a indovinare cosa sono io. Sappi che mia madre era umana, e mio padre animale. La causa di questa unione fu un dio del Mare occidentale. Insieme all'avidità di un uomo, che volle tenere per sè mio padre, anzichè donarlo alla divinità che gli aveva concesso i suoi favori, chiedendo solo quell'animale come ricompensa.
    Se riesci a capire chi sono, narrami anche ciò che sai della mia razza.


    E di nuovo tornò il silenzio. Ognuno di quegli esseri fissava Ledah, chi con neutralità, chi con occhi famelici, chi con curiosità. Ma tutti, aspettavano una risposta, a ciò che il gigante aveva chiesto.
     
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    Il Quesito del Gigante



    POST 4

    Nell'inseguimento i roditori trovarono la loro fine, Ledah e buona parte dei centauri ce l'avevano fatta e sulla groppa dell'anziano esemplare che lo stava trasportando, vide avvicinarsi a velocità sempre maggiore una luce che si tramutò in fiaccola, una fiaccola tenuta a notevole altezza da una figura possente, la cui ombra emergeva nel buio.
    La figura era evidentemente non umana, più che altro per il rigonfiamento del cappuccio, simile forse alla prima anche se con un fisico notevolmente più sviluppato dal punto di vista muscolare oltre che per l'altezza vertiginosa.
    Ledah dovette ringraziare i suoi riflessi quando per poco non cadde a terra per via di un'impennata del centauro che lo portava in groppa, se non si fosse messo a studiare quella creatura, probabilmente lo avrebbe evitato più facilmente, ma ad ogni modo, adesso era lì al cospetto di un gigante ed accerchiato da creature che sapevano di mitologia, le quali lasciarono come rappresentante il vecchio centauro.
    Restarono in quattro, il gigante, il centauro, l'otese e Passato, la presenza più inquetante, se Ledah non desiderava parlare attendendo che fossero gli altri a prendere la parola, Passato con un ghigno maligno che emergeva dal volto fiammeggiante ed uno sguardo sicuro che studiava senza timore quelle figure, l'umano non poteva manifestare timore, ma aveva una fredda razionalità a mantenerlo in quell'attesa che immaginava essere la mossa più prudente in quell'ambito anche se i rischi erano teoricamente ridotti visto il dispiegamento di forze atto a portarlo lì.

    E col tempo giusero anche altre creature delle quali riconobbe le sagome, l'otese li guardò assente mentre rivelavano all'unisono le loro fattezze il che diede il via al gigante ancora coperto di parlare.
    Quell'essere non era tranquillo, il tono di voce era strano e produceva rumori col corpo, le sue parole furono pronunciate quasi a fatica.
    Ledah non diede segno di alcuna emozione mentre il gigante parlava e fremeva, in un sinistro contrasto, quando toccò a lui parlare, prese la parola assente, toccando con l'indice destro la maschera bianca oramai lesionata in più punti e fissò il gigante con gli occhi azzurri:

    "La presenza di questa Maschera e di quella creatura fiammeggiante mi riconduce ad un unico luogo possibile, solo nel mondo dei sogni posso vedere e toccare la mia prigione e me la leverei solo per poterne mirare lo stato di degrado ed assaporare in ogni singola crepa il momento in cui sarò nuovamente libero di vivere, con tutte le incognite che questo comporterà."

    Ledah fissò le creature, studiandone i comportamenti, alcune sembravano curiose, altre fameliche o neutrali, la prima sulla quale posò lo sguardo fu' quella piumata, sembrava molto curiosa:

    "Di tutte queste creature conosco la storia ed il fatto che siano esattamente come le avevo immaginate, mi lasciano intendere che siano le forme siano il modo in cui avete voluto mostrarvi a me nel sogno, o meglio, nell'incubo.
    L'unione tra donna ed uccello viene dalla stessa civiltà che ha narrato la tua storia, ne ho letto da bambino nella biblioteca dell'orfanotrofio dove passavo la maggior parte del tempo e conosco la voracità di queste creature, non ho potuto fare a meno d'abbellirle nella mia mente e renderle più umane, ma il mito parla chiaro, esse si gettano con avidità sul cibo e lasciano escrementi su ciò che ne rimane per renderlo immangiabile, questo supplizio è stato inflitto ad un uomo che aveva predetto il futuro agli uomini."


    Poi fu' la volta della donna dai tratti felini, la quale era invece famelica, si elccava i baffi ma guardava costantemente chi aveva intorno, come se non riuscisse a prendere l'iniziativa:

    "Tu sei una creatura selvaggia ed istintiva, come i demoni ai quali fu' dato il nome di Furia, tale sei in battaglia se hai delle compagne a darti coraggio, nel numero è la vostra forza e nell'istinto la vostra tattica, assalite senza posa col branco, le Furie mitologiche erano addette al tormento degli uomini ed erano tre, con questo numero date il massimo."

    Poi guardò la donna con la parte inferiore da serpente, la sua espressione era neutrale:

    "Bella di sopra e strisciante di sotto, dall'oriente arriva la leggenda di creature a te simili, note come Lamie o come Naga, vivono succhiando il sangue degli esseri umani e sfruttano il loro fascino per irretire le loro vittime, mascherando il loro vero aspetto.
    E' difficile resistere al vostro richiamo, è difficile non cadere tra le vostre spire, ma è anche vero che esiste per voi la possibilità di unirvi ad un'umano e che a seconda del suo sesso ne nasca una creatura dell'una o dell'altra razza, il tradimento e l'inganno sono le vostre armi, ma potete permettervi di sceglierle su chi usarle."


    Passò quindi al vecchio centauro:

    "Tornando verso occidente, diviene nota la tua figura di creatura in parte umana ed in parte equina, miscelando abilmente le potenzialità dell'animale con le capacità dell'uomo che nel tuo caso, ti hanno permesso di sopravvivere ad una difficile situazione, accumulando un'esperienza superiore a quella dei compagni che sono rimasti indietro.
    Alla vostra razza, i centauri, appartiene la capacità di andare oltre i vostri limiti, spingendovi ad andare avanti, o con la possenza del fisico giovane ed allenato o con la mente di un cervello esperto, sapendo che è arduo fermarsi e che volenti o nolenti, bisognerà correre sempre."


    Fu' la volta della prima creatura che aveva visto in quel mondo, al confronto col severo centauro, quella figura apapriva parecchio svagata, la creatura femminile sembrava rendersi a mala pena conto di dove fosse ed alla luce della torcia, le si notava un acceso rossore sulle gote:

    "Sempre in quella terra sono nati i miti sulla vostra razza, soprattutto sui vostri maschi, conosciuti come Satiri che come voi Fauni sono festaioli e giulivi finchè l'alcool scorre, nel vino soffocate ogni preoccupazione sino a perdere voi stessi, conosco la vostra razza e conosco il modo nel quale vi mantenete allegri.
    Il tutto però, non senza scopo, per una divinità alzavate i boccali e vi lasciavate andare alla danza, provando piacere nella totale o parziale perdita di razionalità."


    Infine, Ledah tornò sul gigante:

    "Anche di te conosco la storia, una divinità del mare mandò qui tuo padre, su desiderio di quel re che affermò di voler avere una simile creatura solo per poterla sacrificare, un possente toro bianco che non venendo sacrificato, fu' strumento di vendetta.
    La regina venne fatta innamorare dell'animale e dall'unione dei due nascesti tu, il Minotauro e fosti gettato in un labirinto, sfamato da fanciulli e fanciulle fatti giungere da una terra che non hai mai visto nè conosciuto.
    Un eroe s'infiltròt ra loro per uccidere la creatura mezzo toro e mezzo uomo e venne aiutato dalla figlia del re che poi abbandonò, nella vicenda, ben poco recriminerei al tuo simile trascinato negli eventi senza averne colpa.
    Devo dire che forse ti ho immaginato un po' troppo grande quando leggevo quel mito, ma ero piccolo, fragile ed isolato e non mi riusciva spaicevole immedesimarmi in te, grande e forte mentre immaginavo i miei antipatici compagni venire dilaniati e divorati e mi sembrava giusto che qualcuno capace di mangiare tutta quella gente avesse delle dimensioni adeguate."


    Con la fine del discorso, Passato si concesse un ghigno in direzione dell'umano, a quanto pare, quella scorza immemore aveva ancora qualcosa del suo vecchio io, per quanto Passato non fosse propriamente la parte migliore di se', ma semplicemente, la prima che si trovava scavando un poco nella mente.

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  11. Yami Kaguya
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    Le parole del giovane erano corrette, e la figura ci prestò attenzione in maniera costante, tranne nei momenti in cui era più occupata a reprimere quell'impulso iracondo che condizionava il suo corpo in maniera costante. Fu pertanto un sollievo, o almeno la cosa più simile ad esso che quell'essere potesse provare, quando quel giovane descrisse la sua storia.

    Ci conosci allora. Come noi conosciamo te. Sensazioni, conoscenze date da fatti scritti da qualcun altro, e osservati solo dall'esterno.
    Sei stato chiamato qui per questo motivo, ragazzo. Ti abbiamo osservato, e c'è qualcosa in te che ci ha spinto a mostrarci di nuovo all'occhio umano, dopo tanti secoli. Ti offriamo quindi il controllo su una parte di noi, al tuo stato attuale. Più la tua forza crescerà, più membri della nostra razza potrebbero decidere di seguirti. Tuttavia, cosa puoi offrire tu, a noi? Hai già potuto osservare alcune delle nostre peculiarità. Ma alcuni di noi vogliono comunque un motivo per seguirti. Qual'è la tua risposta?


    L'essere attese quindi. E se ottenuta una risposta sufficiente, avrebbe quindi fatto un passo verso il giovane, toccandogli la fronte con una zampa enorme, tanto che più che la fronte gli toccò quasi tutta la parte superiore del volto.

    Torna nel tuo mondo, Umano, e trovaci. Siamo sempre stati accanto a te da quando hai trovato il tuo luogo in cui tornare. Ma stavolta dovrai essere tu ad aprire la porta sul nostro mondo. Una volta trovato il rotolo che ti permetterà di legarti a noi, imprimi il tuo nome sulla sua superficie usando il tuo sangue come inchiostro. Dopodiché, usa il tuo chakra per richiamarci. Infondi in esso il sentimento con cui vuoi legarti a noi. Alcuni di noi non accettano di farsi dominare, così come alcuni necessitano di una guida. Ma chi risponderà a quella tua volotnà, solo il fato lo sà.
    Addio, umano. La prossima volta che ci vedremo, dovrai essere molto più forte.


    Il dito si staccò dal volto dell'otese, mentre quel mondo si rabbuiava. E fu così, che quel sogno guidato finì.

    Ledah si sarebbe ritrovato dove si era addormentato, nella sua casa. Nulla era cambiato, se non una cosa. Sapeva, che in quella casa c'era qualcosa di nascosto. E sapeva anche dove. Sarebbe stato come ripercorrere un ricordo, non avendo però fatto mai nulla di ciò che la memoria faceva rivedere. Una volta trovato il rotolo, sarebbe bastato al ragazzo fare come aveva detto il Minotauro, ovvero scrivere il proprio nome sul contratto, e tentare l'evocazione. Certo, sempre che avesse voluto. Quegli esseri non avevano fretta. Ledah avrebbe anche potuto lasciare là il contratto, o riprenderlo in mano la sera successiva dopo essersi informato sui richiami nel caso avesse le idee confuse. In ogni caso, che lo facesse quella notte, o quella successiva, gli Incubi sarebbero tornati ogni sera. Se Ledah non fosse riuscito a capire come a ogni quantità di chakra corrispondesse una creatura e come richiamarle a sè, gliel'avrebbero spiegato. Altrimenti, ogni sera, gli avrebbero fatto rivivere quelle stesse esperienze. Sino a che qualcosa non si fosse rotto. La pazienza di uno dei due contendenti, o qualcos'altro ancora.
    Lo sò, post un pò scarno :zxc: Comunque, si entra nella fase attiva, ovvero la prima evocazione u_u Puoi documentarti se il bue non ti ha dato abbastanza info mentre cercava di non incornare nessuno, ad ogni modo concentrati sulla parte del modo in cui vuoi legarti con loro (sudditanza,alleanza, parassitismo, comunismo, razzismo, ecc.), e sul processo in sè. Buon post :zxc:
     
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    Il Rotolo



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    Ledah aveva risposto correttamente, ma era ovvio visto che quelle forme erano state create per essergli comprensibili, il minotauro gli fece un'offerta spiegandogli da dove essi venissero, chiedendo che parte potesse avere l'otese nella negoziazione, quest'ultimo non perse tempo nel rispondere:

    "Siete stati voi ad osservarmi ed a volermi proporre questo scambio, ma posso immaginare che forse non siate tutti favorevoli alla cosa.
    Per i dubbiosi posso solo immaginare che ci sia qualcosa che comunque li interessi, non rivelandovi spesso al mondo umano nona vrete bisogno di msorarvi per le vostre attività e se già siete arrivati a mostrarvi, vuol dire che ho qualcosa che a voi interessa, forse la sua presenza..."


    Ledah indicò Passato che non fece una piega nel ricambiare eventuali sguardi, aveva parlato di presenza e non d'altro in quanto probabilmente era il semplice fatto che una simile entità risiedesse nel suo mondo mentale poteva essere l'attrativa principale, quel mistero oscuro e forse, ciò che lui non ricordava, lorovolevano conoscere, ma ad ogni modo, Ledah era in una posizione di vantaggio rispetto a loro sul piano delle trattative:

    "...Voi non sapete chi sia esattamente come non lo so' io, ma avrete notato che continua a prendere forma, a diventare sempre più distinguibile ed un giorno, svelerò la sua identità, la troverò nella mia memoria e forse, quel giorno otterrete il vostro scopo, è l'unico patto che posso offrirvi e la vostra forza può aiutarvi a concretizzarlo."

    L'unione tra la loro natura soprannaturale e la forma datagli dalla mente di Ledah, poteva realmente renderlo più forte, concedergli di spezzare la Maschera e svelare il suo cuore, indicando la Maschera che indossava Ledah concluse:

    "Il giorno in cui questa sarà infranta avrete un più semplice accesso al mio cuore, il che ci legherà definitivamente e sarà il primo passo ottenuto grazie dal sancimento del patto."

    Ledah poteva solo sperare che ciò che sinascondesse dietro la Maschera e Passato non gli facessero perdere il senno, la speranza di una vita normale emergeva dai recessi del suo inconscio, ma adesso, stava a quelle creature decidere se accettare o meno quel patto.

    [...]


    Un contatto e delle istruzioni sancirono la prima parte dell'accordo, un dito enorme toccò la fronte dell'otese che al risveglio, ricordò o meglio, seppe dove le creature avevano nascosto il rotolo, un rotolo che gli sarebbe appartenuto se avesse appreso il modo d'utilizzarlo, con tutti i vantaggi che esso comportava.
    Fuori era già mattina e Ledah decise d'agire normalmente, prima di prendere il rotolo si lavò e si vestì, la sua tenuta era semplice e comoda ed aveva preparato tutto il suo equipaggiamento, ma non aveva ancora preso il rotolo.

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    Sbadigliò vistosamente a tavola, cosa che Hadel non potè fare a meno di sottolineare:

    "Che sbadiglio!
    E che occhiaie, ma che hai fatto stanotte?"


    Ledah si portò alla bocca una fetta biscottata imburrata e le rispose assente:

    "Non ho dormito molto bene stanotte."

    In fondo era vero, aveva avuto una specie d'incubo, ma non volle dilungarsi in spiegazioni e come lei uscì, prese l'equipaggiamento che aveva preparato e si diresse verso la posizione del rotolo, tirò fuori la katana e la sfruttò le rimuovere una mattonella che era sotto al suo letto, un luogo particolare, sotto il suo cuscino e vicino al grande murale che aveva disegnato ai tempi di quando era uno studente, unica porzione della vecchia casa ad essere sopravvissuta.
    Rinfoderò la katana e prese ciò che la mattonella nascondeva, un rotolo che corrispondeva esattamente a ciò che ricordava, lo lasciò lì e rimise la mattonella ed il letto ad il loro posto, troppo grande e prezioso per poterselo portare dietro senza preoccupazioni e prima doveva passare alla biblioteca di Oto.

    Prima di pranzo cercò un testo che trattasse dei rotoli da richiamo, in molti casi era possibile trovare libri utili a semplificare l'apprendimento di alcune tecniche e come Chunin del Suono non ebbe problemi ad accedere a quelle informazioni, oltretutto, era un abituale frequentatore della struttura e non gli fecero problemi quando chiese di avere in prestito il libro per un giorno o due.
    Prima di pranzare fece un'attenta lettura, la meccanica di base era semplice, il sangue unito al chakra consentiva l'attuazione della tecnica ed il richiamo di una creatura tramite un varco spazio temporale, la quale legata dal contratto avrebbe obbedito agli ordini dell'evocatore...anche se c'erano delle eccezioni.
    Una cosa fondamentale era legata alla forza dell'evocatore, creature troppo potenti non avrebbero risposto al suo richiamo e la spesa in chakra era direttamente proporzionale alla potenza della creatura, la quale aveva due limiti importanti, una permanenza sul campo limitata nel tempo e l'incapacità di resistere oltre un certo numero di ferite prima di scomparire e tornare nella loro realtà per leccarsi le ferite, ma le creature più potenti riuscivano ad ovviare a quel problema.

    Ledah chiuse il libro e si concesse un pranzo sostanzioso, più tardi avrebbe provato la teoria, molte delle cose che aveva letto non erano nuove, il minotauro gliele aveva fornite nel sogno che ricordava in maniera sin troppo nitida, alcuni lo avrebbero seguito solo se fosse stato abbastanza forte e la tecnica che legava il sangue del patto al chakra era alla base di una qualsiasi evocazione.

    Assicurato il rotolo sulla schiena, Ledah si diresse in un posto tranquillo ed all'aperto, non nel bosco pericolo, in una parte più deserta e dove nessuno sarebbe venuto, poteva essere il caso di mantenere il tutto segreto, anche per la natura delle creature con le quali si accingeva a creare un patto.
    Aprì quindi il rotolo e prendendo il kunai, si bucò un dito, scrivendo il proprio nome sul rotolo, a quel punto poteva iniziare il suo allenamento.

    [...]


    Come all'addestramento per il Chakra I svolto mesi prima assieme ad Antares, ledah partì con un utilizzo minimo di chakra, provò ad unire il suo sangue ad un Bassissimo e non ottenne risultati, forse era troppo poco, avrebbe dovuto rincarare la dose, un 1/2 Basso ed ancora una volta, niente.
    Il terzo tentativo lo vide impastare un Basso, raddoppiando per la seconda volta la quantità di chakra da unire al sangue, ma ancora niente, qualcosa non andava.
    Ed in quel momento ricordò le parle del minotauro, occorreva un sentimento che invogliasse le creatre ad intraprendere il viaggio, ma lui non poteva mostrare sentimenti e questi non sarebbero arrivati alle creature con le quali stava costruendo un legame, cosa poteva fare?

    Forse c'era un modo, lui aveva stretto un patto con loro, non era un patto che rpevedesse una sudditanza da parte di quelle creature al suo volere, ma di collaborazione verso uno scopo comune, un rapporto paritario si potrebbe dire, grazie al quale loro accettavano di venire in suo aiuto per aiutarlo a conseguire il loro scopo.
    Con questa consapevolezza ben impressa e ripetuta mentalmente, Ledah si diede all'ennesimo tentativo, questa volta impastando un Medio-Basso e chiedendosi quale delle creature conosciute, avrebbe deciso di tenere fede al patto ed aiutarlo nella sua ricerca di se' stesso.
    La mano poggiò il suo palmo al terreno, convogliando sangue e chakra affinchè andassero a richiamare una creatura che desiderasse collaborare ad uno scopo comune.
     
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  13. Yami Kaguya
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    Le risposte date dall'umano furono quelle che le creature si aspettavano. Quel tono distaccato poi ebbe il suo peso nella decisione delle stesse di rimandarlo a casa. Curiosità per quella specie tanto complessa così come tanto facile da governare.
    Quella prima notte terminò quindi per il giovane Otese, e il giorno dopo vide la ricerca di quest'ultimo dell'unico mezzo che gli avrebbe permesso di incontrare nuovamente quegli esseri. E anche quella cosa li divertiva. Spesso gli umani li rifuggevano. Se per loro non era raro cercare un umano e creargli illusioni, che un uomo cercasse loro ne divertiva la maggior parte.
    Sino a che, non avvertirono quella sensazione. Uno degli esseri che aveva retto il ponte su cui erano passati Ledah e Passato, avvertì di nuovo quella sensazione a lungo dimenticata. Così sorrise, mentre il mondo attorno a lei cambiava. Pochi istanti, e si sarebbe ritrovata in una casa, nel mondo umano.

    Così come Ledah si sarebbe ritrovato a fissare l'unica creatura che non aveva visto in quel mondo. Era piccola, praticamente la metà di lui. La pelliccia nera riluceva sotto i raggi del sole, mentre gli occhi gialli sembravano mal sopportare tanta luminosità. Tuttavia rimase ferma, guardandosi intorno un secondo, prima di tornare su colui che l'aveva evocata. Gli antichi le chiamavano Furie, e come tale esseri Ledah avrebbe potuto riconoscerla, osservandola.

    L'essere lo scrutò alla stessa maniera, prima di parlare.

    Vedo che sei riuscito nel tuo scopo, umano. Bene.

    Un sorriso sardonico si mostrò sul suo volto, prima che rivolgesse di nuovo lo sguardo al sole.

    Ora ti rimane un'ultima prova da affontare, umano. Ma non si svolgerà nel tuo mondo. Hai provato di saperci richiamare qui, ma non è ancora abbastanza Ma per ora quanto potevi fare l'hai fatto. Attendi la notte. Saremo noi a chiamare te.

    In una nuvola di fumo, quindi, la donna sparì di nuovo. Ledah avrebbe potuto fare ciò che voleva sino alla notte. Ma in ogni caso, quando i suoi occhi si fossero chiusi, si sarebbe di nuovo ritrovato in quel mondo, con lo stesso aspetto della notte prima, e con la presenza di passato accanto a sè. Così come di fronte, di nuovo quelle creature, ormai tutte prive di mantello.

    Hai ottenuto un nuovo successo, umano. Hai quasi dimostrato a tutti noi quanto vali, ma sebbene molti, non tutti. Pertanto, eccoti l'ultima prova che dovrai superare.

    La creatura sbattè uno zoccolo per terra, e il terreno franò sotto i piedi dei presenti. Sotto quelli di Ledah in particolare, visto come cadde alcuni metri nel vuoto, atterrando su una superficie sottostante. Il terreno si modificò in pochi secondi creando una sorta di conca circolare, profonda 8 metri, e con le pareti lisce come il marmo. Su un pilastro centrale, il Minotauro, mentre su altri 4 laterali c'erano un Centauro, una Lamia, una Arpia e una Furia.

    A votazione, per gli oppositori il campione sarà una Lamia. Tu potrai scegliere il compagno che desideri, e quindi evocarlo. Il numero di avversari sarà comunque parificato a seconda delle tue scelte. Dovrai dimostrare che sai guidarci in battaglia meglio di quanto potremmo fare noi, e questo è il senso di questa sfida. Dovrai sconfiggere ciò che desideri, se vorrai utilizzarlo appieno. Nessun limite di tempo, fai la tua scelta.

    Sarebbero passati altri pochi secondi. Poi una volta che Ledah avesse scelto con chi combattere, lo scontro sarebbe iniziato.
    CITAZIONE
    Bene, eccoci al post finale u_u Di già? Ebbene sì. Quindi impegnati. Scegli una specie animale e prova a simulare un breve combattimento, dimostrando che sapresti gestire bene debolezze e punti di forza di Lamia / Furia / Qualsiasi cosa scegli. Sarà un x vs x come numero di combattenti in campo te escluso, ma se scegli evocazioni di energie minori potrai averne una in più rispetto a quelli avversari. Buon post u_u

     
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    La Prova Finale



    POST 6

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    Ledah ricambiò a lungo lo sguardo di quella creatura, non era molto grande, raggiungeva appena un metro d'altezza e sembrava divertita dalla situazione, lo sguardo vacuo ed azzurro di Ledah rimase fisso nello sguardo felino e dorato della furia, sino a quando lei non si decise a rompere gli indugi, consegnando il proprio messaggio per poi sparire.
    Ledah rimase accucciato ancora qualche minuto cercando d'interpretare le parole della creatura.
    L'ultima prova sarebbe avvenuta nel mondo dei sogni, quindi Passato sarebbe stato pronto a spuntare nuovamente di fuori, quell'entità non era altro che un'incarnazione di ciò che aveva dimenticato, a poco a poco arrivava a definirlo e quando gli fosse apparso in maniera nitida, non avrebbe più avuto dubbi su chi realmente fosse.
    Era l'esistenza stessa di un Passato da svelare a creare una via d'accesso agli incubi attraverso la Maschera, forse volevano indurlo a svelare la sua identità, ma era improbabile, sicuramente lo attendeva un altro tipo di prova, in fondo, non c'era solo quella furia da convincere, ma anche tutte le altre incarnazioni delle altre paure.

    Preso da quei pensieri Ledah mangiò meno del solito, si concesse solo due portate di primo e due di secondo per pranzo e cena ed una sola merenda, in modo da andare a letto leggero e senza saperne bene il motivo, produsse un disegno.
    Un rapido schizzo che aggiunse agli altri simili, in questo schizzo aveva disegnato se' stesso in un'armatura, forse si sentiva vulnerabile essendo privo di una forte identità e rivolgendosi agli incubi, quel timore avrebbe potuto generare un difensore prima o poi, quel disegno, venne poggiato sopra a quello di una furia che aveva prodotto qualche mese prima.

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    [...]



    Il sonno giunse rapido ed agì come una liberazione dai pensieri della giornata, il momento decisivo era alle porte e dopo quella notte, avrebbe saputo se le sue paure si sarebbero concretizzate in suo aiuto oppure se lo avrebbero abbandonato a se' stesso.
    Ledah fu' accolto da Passato che in quest'occasione si limitò a guardare con curiosità, il minotauro introdusse l'ultima prova, un combattimento.
    Ma dalla conca nella quale era precipitato, Ledah aveva capito che la lotta non era tanto tra lui e gli oppositori, ma più che altro, tra gli oppositori ed i sostenitori, dove il punto in questione non era tanto il fatto che l'otese fosse degno o meno di guidarli, ma se avrebbero tratto un reale vantaggio dall'alleanza con lui, avrebbero vinto coloro i quali avessero accettato il suo giogo, oppure chi pensava che lasciarsi dare una forma da un umano li indebolisse?
    Solo l'azione avrebbe dimostrato chi fosse nella ragione e chi nel torto, dovendo affrontare una Lamia, Ledah decise di affidarsi alle furie, creature sociali che divenivano più potenti fintanto che il loro numero aumentava e che possedevano quindi maggiori strumenti rispetto a delle arpie per contrastare gli avversari in quella situazione, possedendo inoltre un buon morso.
    Ledah quindi dovette solo poggiare la mano a terra e tramite la tecnica del richiamo, vennero richiamate nell'arena 3 furie, contemporaneamente, apparvero dalla parte opposta dell'arena una lamia ed un naga, avvinti sensualmente tra loro con le loro lancie in pugno.

    Le tre furie comparvero in una posa di gruppo alquanto ridicola, gridando in rapida successione i loro nomi, partendo da quella al centro che doveva essere il loro capo "Molly!", a quella sulla destra "Dolly!" che appariva la più allegra e quella sulla sinistra "Lolly!" che sembrava la più irritabile.
    La lamia, la quale indossava giusto un leggerisismo velo di seta a "coprire" il seno, scambiò commenti col naga suo compagno, il quale portava sul corpo un tatuaggio rappresentante un serpente, riguardo alla stupidità della posa delle tre furie.

    CITAZIONE

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    Furie
    Energia: Gialla

    Le furie, sono donne con parvenze feline, non molto grandi, alte circa un metro, hanno la pelliccia nera ed occhi gialli, dal momento che si sentono più sicure quando agiscono in branco, le loro capacità dipenderanno dal numero di compagne che avranno vicino, per questo, rappresentano la Paura della Solitudine, tipica di tutti gli esseri umani, in quanto sono creature sociali.
    Una furia da sola prende -1 tacca in tutte le statistiche, due furie hanno statistiche normali e tre furie prendono +1 tacca in tutte le statistiche, in presenza della loro Capobranco, prendono un +1 tacca addizionale.
    I loro artigli hanno potenza +2,5 ed il loro morso ha potenza 10, sono inoltre molto agili e veloci (Agilitàl/Riflessi/Velocità + 1 tacca), ma non molto forti e resistenti (Forza -1 tacca/ Resistenza -2 tacche).
    Sono dotate di una coda non prensile e di grandi orecchie, camminano normalmente a quattro zampe, anche se sono in grado d'assumere una postazione eretta, parlano piuttosto male la lingua umana, ma riescono a farsi capire.

    Abilità:

    -Vista Notturna Perfetta: Permette di vedere perfettamente anche in zone buie.

    -Sensi Perfetti: Potenzia uno dei cinque sensi del 200%.[Olfatto]

    -Forma Animale: Al costo di Bassissimo, sono in grado di tramutarsi in dei gatti neri di normali dimensioni, possono ritramutarsi in Furie rispendendo un Bassissimo ed è possibile evocarle direttamente sotto forma di gatto.

    -Si possono evocare massimo fino a 3 furie contemporaneamente

    3 Furie hanno le seguenti statistiche:
    Forza: 150
    Velocità: 175
    Resistenza: 137,5
    Riflessi: 175
    Agilità: 175
    Energia Vitale: 3 Leggere

    CITAZIONE

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    Lamie/Naga
    Energia: Verde

    Essere striscianti e viscidi di sotto, ma sensuali ed ammalianti di sopra, queste misteriose creature da sempre rappresentano l'inganno, affiancati al serpente che ha indotto in errore Eva, sono creature che dapprima si conquistano la fiducia delle loro vittime per poi tradirle ed è qui che nascono come simbolo della paura legata al Tradimento.
    E' possibile evocare una lamia o un naga, la differenza risiede nel fatto che la lamia è mezza donna ed il naga mezzo uomo, essendo dotati di pelle chiara e capelli bianchi, i loro occhi rossi da rettile vengono evidenziati , come anche la parte da serpente, composta da nere scaglie.
    Come armi, utilizzano lunghe lancie (2 metri, dei quali 25 cm sono di lama), la cui potenza offensiva è pari a 25 e la resistenza dell'asta in ebano, è pari a 30.
    Le lame delle lancie, sono immerse in un veleno piuttosto efficace, basta una ferita leggera per farlo entrare in circolo, l'effetto dura per due turni, nel primo, riflessi e velocità dell'avversario subiscono un malus di 2 tacche, mentre il suo movimento sarà dimezzato, nel secondo, riflessi e velocità diminuiranno di una tacca ed il movimento apparirà ridotto di un quarto, gli effetti, spariranno all'inizio del terzo turno.

    Abilità:

    -Stritolamento: Quando stritolano con la coda, la forza della stretta aumenta di 3 tacche.

    -Sensi Perfetti: Potenzia uno dei cinque sensi del 200%.[Olfatto]

    -Forma Umana: Al costo di 1/2 Basso, sono in grado di tramutare la parte inferiore del corpo in gambe e di richiamare degli abiti comunque molto sensuali.
    Possono ritramutare le gambe in coda di serpente rispendendo un 1/2 Basso ed è possibile evocarli direttamente con gambe umane.

    -Si possono evocare al massimo una lamia ed un naga

    Le Lamia/Naga hanno le seguenti statistiche:
    Forza: 200
    Velocità: 200
    Resistenza: 200
    Riflessi: 200
    Agilità: 200
    Energia Vitale: 4 Leggere

    Ledah cominciò a dare ordini alle varie furie, impresa ardua, in quanto Dolly continuava a distrarsi e Lolly fissava in cagnesco l'otese, ma grazie all'aiuto di Molly, riuscì finalmente a spiegar eil suo piano.
    Dovevano contare sul vantaggio numerico in quanto le furie non erano in grado di competere singolarmente con i loro avversari, percui il ninja si diresse verso la lamia assieme a Lolly e le altre due si sarebbero dovute occupare del naga (Lolly era irritabile, ma preferiva non lasciare Dolly con l'umano o ancora peggio, restare lei con la vivace furia).
    Prima di cominciare lo scontro aveva detto loro come agire, lui non sarebbe intervenuto in maniera decisiva, non era quello il senso dello scontro, innanzitutto, dovevano portare attenzione alle lance perchè erano armi molto pericolose e sicuramente insidiose, come le lamie stesse.

    Due furie avrebbero distratto il naga, senza portare grosse offensive, dovevano concentrarsi su di un solo obiettivo alla volta e per la lamia, la tattica era semplice, difatti, tra l'umano e la furia, questa temeva maggiormente quest'ultimo, quindi si concentrò in diversi attacchi con la lancia rivolti all'otese che dapprima schivò agilmente, ma imprevedibilmente, inciampò e cadde a terra come un sacco di patate, avendo il tempo di rotolare per evitare un'affondo della lancia diretta al suo petto.
    Ma Ledah rotolò dritto tra le spire della lamia che rapidamente applicò la sua notevole forza nelle strette immobilizzandolo, la creatura rise soddisfatta godendosi ogni attimo in cui stritolava il ragazzo con la lunga coda e mentre sollevava le braccia per abbattere l'avversario, un dolore acuto al braccio sinistro la fece urlare di dolore, sciogliendo il ninja dalle sue spire e lasciando cadere la sua lancia.
    Attaccata al suo braccio coi denti, c'era Lolly (-1 leggera alla Lamia) che continuò a rimanere saldamente attaccata al braccio della lamia che cercava di staccarla agitandolo e colpendola ripetutamente (-1 leggera a Lolly) gridandole disperatamente di mollarla, quando un rumore attirò la sua attenzione.
    Ledah impassibile, teneva in mano le due metà della lancia spezzata, la lamia sarebbe sbiancata ulteriormente se le fosse stato possibile ed osservò il ninja gettare fuori dall'arena i resti della sua arma e portarsi le dita alla bocca per fischiare.
    Questo segnale portò le altre due furie, le quali avevano distratto il Naga cercando di farsi ferire il meno possibile (Dolly -1/2 Leggera, Molly -1 Leggera) ad abbandonare il loro precedente avversario ed a lanciarsi all'assalto della lamia, la quale si ritrovò come indifesa di fronte a tre agili avversarie che l'azzannavano da ogni lato, agitò la coda cercando d'allontanarle, ma ne colpì solo una che venne sbalzata via (Dolly -1 e 1/2 Leggera) mentre veniva azzannata alla gola da Molly ed alla spalla da Lolly che le era saltata alle spalle ricoprendola di graffi, la lamia non potè fare a meno di sparire a causa dei danni subiti (-4 Leggere subite dalla lamia).

    Il naga non potè soccorrerla perchè bloccato da Ledah, il quale si frappose tra le due creature serpentesche e sempre senza colpo ferire, distrasse il naga, ma la stessa tattica non funziona due volte contro lo stesso avversario, percui, il naga cercò di spingere l'otese fuori dalla direzione che era intenzionato a coprire e con uno scatto sorprendente, andò a conficcare la propria lancia nel ventre della furia che era stata sbattuta a terra dalla lamia (Dolly -3 Leggere), la quale sparì a causa del danno subito.
    Mentre stava per ripetere l'impresa, Ledah andò a fare scudo a Lolly, correndo il più velocemente possibile e finì per essere ferito ad un fianco dalla lancia avvelenata, la quale ridusse rapidamente i riflessi e la velocità di Ledah che però strinse sotto al braccio la lancia bloccandola con le mani ed il corpo.
    Il naga non fece in tempo a riprenderla prima che le due furie rimaste gli saltassero addosso, costringendolo a lasciare la presa sulla sua arma ed a divincolarsi ed agitarsi per difendersi mentre le furie saricavano su di lui la loro rabbia per ciò che aveva fatto alla loro compagna, mordendolo e graffiandolo ferocemente.

    Ledah prese la lancia e la conficcò a terra utilizzandola come appoggio mentre con una mano andava a medicare la ferita tramite il chakra curativo, il naga sparì davanti ai suoi occhi e le due furie tornarono da lui, Lolly si dimostrò persino gentile essendo stata difesa da lui:

    "Fare male?
    Leccare, disinfettare sì!"


    E tutte e due saltarono addosso a Ledah che cadde goffamente a terra mentre le due furie gli disinfettavano la ferita sul fianco con la saliva.
    Furie, la loro ira è temibile, ma il loro affetto ancor di più.
     
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  15. Yami Kaguya
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    Lo scontro fu più breve di quanto gli spettatori si aspettassero. Alcuni fissarono corrucciati i due serpenti svanire, altri sorrisero di fronte allo spettacolo delle furie verso il loro padrone. Non certo un sorriso di divertimento, piuttosto si poteva dire fosse di pregustazione. Uno dopo l'altro, tutti gli esseri svanirono nelle ombre del luogo, mentre una figura in blu scendeva nell'arena, congedando le due feline ivi rimaste.

    Così anche le malelingue se ne staranno tranquille per un pò, umano. Ti sei comportato bene, me ne compiaccio.

    La figura era incappucciata, ma le zampe caprine non lasciavano molti dubbi sulla sua identità. Si avvicinò a Ledah, prima di osservare lo strano volto che formava la parte posteriore della sua armatura.

    Vedo comunque che hai dei gusti particolari nel vestire. Ad ogni modo, toglitela. Il contratto di richiamo che hai trovato ti ha permesso di legarti a noi, ma non possiamo permettere che qualcuno ne entri in possesso e provi ad evocarci senza un nostro controllo. Quindi, scopriti la schiena. Diventerai tu stesso il rotolo. D'altronde mi pare abbiate qualcosa di simile nel vostro mondo.

    Volente o nolente, Ledah sarebbe finito a faccia in giù, eventualmente tenuto da altri satiri spuntati dal nulla, mentre quello che aveva sino ad allora parlato iniziava a recitare un mantra cantilenante. Un suo dito che sporgeva dal mantello si illuminò, e iniziò a tracciare sulla pelle del giovane un motivo che somigliava molto a quello presente sul rotolo che Ledah aveva trovato. Incise quindi anche il nome del ragazzo, così che sulla sua schiena fosse presente una vera e propria riproduzione di un rotolo di richiamo. Il satiro quindi ritirò la mano nel mantello, e buttò del sakè sulla schiena del giovane, provocandogli un dolore acuto, ma fissando così le scritte sulla pelle.

    Sei stato ritenuto degno, Ledah. Vedi di non essere fonte di pentimento, per nessuna delle due parti.

    Il satiro quindi si ritirò, al pari dei suoi compagni, e Ledah rimase solo. Si sarebbe quindi svegliato nella realtà, con addosso i pantaloni che portava nel sogno. E quella scritta sulla schiena, che provava che forse, non era stato proprio un sogno.
    CITAZIONE

    Ledah ottiene il contratto di Richiamo degli Incubi


    SPOILER (click to view)
    Il contratto è inciso sulla pelle, quindi è impossibile nasconderlo o trasferirlo u_u La rimozione richiede lo strappare pelle e tutto, quindi trapiantarla in un altro corpo ospite. Senza di essa non è possibile ricreare il richiamo, e una sua distruzione causerà la morte del richiamo e l'impossibilità di effettuarlo di nuovo in qualsiasi caso/reincarnazione u_u
    Buona vita :zxc:
     
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15 replies since 31/8/2008, 22:29   332 views
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