Codice Tuono

[Livello B]

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  1. Amanimaru
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    Cronologicamente: Poco prima dell'investitura del Sandaime Mizukage

    Sede dell'accademia

    Rokudaime Hokage: E' inconcepibile!
    Gaara: Calmati amico mio, dobbiamo mantenere la calma e riflettere sul da farsi.
    Rokudaime Hokage: Mantenere la calma? Parli così perchè non hai visto come sono tornati i miei genin !
    Nidaime Mizukage: Beh eppuresono tornati, anche il mio ragazzo, Firsterd, era ridotto maluccio, eppure è tornato.
    Kokage: Ma siete proprio convinti che la situazione richieda una guerra?
    Gaara: Io vorrei evitare...
    Rokudaime Hokage: Eppure i messaggeri lo hanno detto chiaramente, i Canthiani stanno ammassando grandi eserciti, e lo sai anche tu Gaara, che quando succede, c'è aria di guerra, l'ultima volta...
    Gaara: Si l'ultima volta, fu poco prima della fodnazione di questa Accademia.
    Kokage: Per quanto mi riguarda, dubito fortemente che ci sia ancora dietro Orochimaru, dopotutto ormai è cadavere. E' chiaro che i Canthiani lo hanno usato per dare una scusa al loro imminente attacco.
    Nidaime Mizukage: Dunque, formiamo degli eserciti?
    Kokage: Credo sia la soluzione migliore. Inviero lo Tsumuji a fare da apripista fino a Kumo

    Entra il Raikage

    Raikage: Kumo? qualcuno ha forse parlato di me?
    Gaara: Sempre in ritardo vedo, amico mio.
    Raikage: Non è colpa mia se questo luogo è raggiungibile per tutti tranne che per me. Cosa dicevate di Kumo?
    Nidaime Mizukage: Dicevamo che abbiamo intenzione di creare degli eserciti, e farli imbarcare a Kumo
    Raikage: E perchè a Kumo, la tua terra è molto più vicina alla Federazione.
    Gaara: Basta adesso, non siamo qui per discutere dei dettagli, gli eserciti si raduneranno a Kumo, e da lì si imbarcheranno verso Cantha. Il Mizukage fornirà la flotta. Io vi invierò gli equipaggiamenti da guerra. Il Kokage lascerà partire anche i suoi guardiani se necessario. Tanto ho saputo che hai un nuovo giocattolo nel villaggio.
    Kokage: Si un nuovo esponente di quella vecchia setta, molto utili.
    Rokudaime Hokage: ...
    Gaara: Non fare quella faccia, Ayato, non tutti i figli vengono su come programmiamo. Ora torniamo a noi. Affiancheremo tutti dei ninja, i migliori che abbiamo, a questa spedizione, e per quanto riguarda....
    Nidaime Mizukage: Ourgh...ahhhhhhh [Cade a terra]
    Gaara: Presto! chiamate dei medici !
    Rokudaime Hokage: Lascia amico, ci penso io......no, impossibile....
    Kokage: E' un'infezione Shinjuken vero?
    Rokudaime Hokage: Si...ma è assurdo, come diavolo hanno fatto a colpirci fin qui.
    Raikage: Nello stesso modo che hanno usato per le prime due missioni. Spie.
    Gaara: A quanto pare, adesso abbiamo un problema in più. Siamo senza Mizukage...

    [Proclamazione del Sandaime Mizukage]



    [Kiri]

    Ufficio del Mizukage
    Dal nulla comparve l'Hokage, nell'ufficio di Shiltar, intento a firmar scartoffie.
    Ayato: << Shiltar, amico mio, congratulazioni per la tua promozione. Ma purtroppo, sono qui per portarti brutte notizie. Ci sarà bisogno del tuo aiuto.>>
    Successivamente alla spiegazione della situazione, Shiltar avrebbe richimato alcuni dei guerrieri che più si addicevano a quella missione. Raven degli Shinretsu, Giants dei Kaguya, Zubera dei Kakita, Akumu Akino, Houyoku e l'unica forza portante rintracciabile, Itai. E li avrebbe invitati a recarsi a Oto tutti assieme, per partire in guerra.
    [Sia il Muzukage a scegliere il metodo più adatto per richiamare i suoi ninja]

    [Konoha]
    Stessa situazione di Kiri, ad affiancare i plotoni dell'accademia, Ayato avrebbe richiesto l'intervento di alcuni tra i suoi migliori ninja rintracciabili nel villaggio, perchè raggiungessero Oto il prima possibile, per la partenza. Al momento era però purtroppo solo disponibile Shika dei Nara, magari sarebbe stato possibile rintracciare Keita Kitase e Sori Hyuga, in un secondo momento. Viene richiamato anche Raizen, l'ultimo pupillo del Kage.


    [Suna]

    Il Kazekage invece si trovava in una brutta situazione, i suoi migliori ninja erano impegnati con le selezioni dei nuovi Sand Scorpion, e non poteva raggiungerli data la loro distanza dal villaggio, allo stesso modo, i suoi guerrieri più qualificati si trovavano in altrettante missioni. Chi diavolo c'era nel villaggio di utile? Finalmente spuntò un nome.

    Gaara: Iga...Hamano Iga, mandatelo a chiamare subito, è urgente!

    E anche a lui sarebbero state date ben poche informazioni, doveva recarsi a Oto, per la partenza verso un luogo sconosciuto.


    [Oto]

    A differenza dei precedenti villaggi, il Kokage si recò personalmente al Gate di Diogenes.

    << Mikawa, la tua vita mi serve. Come sicuramente avrai notato, nuovi scoinvolgimenti stanno tartassando il nostro mondo, presto qui ad Oto si raduneranno alcuni tra i migliori ninja del mondo che conosci, per recarsi a Kumo, dove li aspetta l'imbarco per una terra lontana, in guerra. Tu sarai tra quei ninja. Non ammetto repliche. E vedi di tornae vivo. >>

    Allo stesso modo, sarebbe comparso da Shinken Takatsui, che si trovava nella boscaglia poco lontana dal centro di Oto, e lo avrebbe trovato in compagnia di Amanimaru, intenti a discutere sui tempi passati.

    << Shinken. La tua vita mi serve. Molto presto arriveranno a Oto ottimi ninja, in partenza per la guerra, voglio che tu ti unisca a loro. >>

    Amanimaru: << Cosa?!? Una guerra? Voglio essere in prima linea! >>
    Kokage: << No, Amani chan, tu resterai al villaggio. >>
    Amanimaru: << Uhm, Scusi, eccellenza, ma non credo di aver capito..io che sono uno dei più pote...>>
    Kokage: << Si, tu resterai al villaggio, abbiamo alcune cose da discutere io e te, non ammetto repliche. >>

    Quindi il Kokage, sarebbe di nuovo scomparso, per chiamare il suo caro Tsumuji, e invitarlo a recarsi alle pianure della porta Nord, per accogliere i ninja di tutti i villaggi.

    Ot
    Inizio globale per tutti. Si parte
    Qui potete trovare le regole della missione: Regole
    Vi invito a far sì che il vostro primo post sia accompagnato dall'avvenuto inserimento della vostra scheda per la missione: Link Schede

    Edited by Jotaro Jaku - 16/1/2018, 20:30
     
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  2. Ratty
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    OBBLIGHI E OBBLIGATI
    Da Konoha con... Furore



    Già.
    Dolce vento, pacato.
    Cinguettio degli uccellini.
    Lieve profumo di tranquillità.



    Esattamente la stessa vita che la lussureggiante Konoha mostra all’esterno, agli estranei, agli incauti visitatori che, guardandola distrattamente, non si accorgono di quale sia la sua vera forma. A nessun sconosciuto verrebbe mai in mente di sapere se a Shika Nara piacesse o meno il suo villaggio, se gli piacesse o meno i richiami impellenti e obbligatori che, prima il villaggio poi l’accademia, alternativamente si inviavano.
    Dubitava del fatto che, ora, avesse ancora la possibilità del poco ozio concesso da Genin. Non sbagliava.



    Era una giornata soleggiata e, sebbene la temperatura non fosse poi così elevata, si stava bene anche se appena ricevuto il caloroso “invito” da parte dell’adorabile Hokage. Ovviamente con la minor quantità di informazioni possibili perché, in caso contrario, sarebbe stato tutto troppo semplice e banale. Perché non lanciarsi nel vuoto? Perché farlo?
    Già, perché?



    Abbandonò ogni resistenza; era fin troppo arguto per capire che era inutile. Forse dandosi per morto, forse scappando dal villaggio, forse.. ma era tutto così dannatamente seccante che nemmeno il pensiero di libertà addolciva tali complicazione.



    Camminava, verso la casa di Keita, trascinando i passi stancamente. La sua espressione era il perfetto specchio dell’anima. I muscoli, ammosciati e cadenti delle gote, avevano reso la bocca una fessura abbattuta e al tempo stesso seccata, inespressiva e preoccupante. Gli occhi tondi e spenti, lo fissavano come persi nel vuoto.



    " ..Wah.. Tu vieni con me.. Sottoposto. "


    Bofonchiò, per prosaica convenzione appena aperta l’abitazione dell’amico. Sapeva che non sopportava questo tipo di entrate, eppure continuava da sempre ad effettuarle; si sarebbe, certo, divertito maggiormente se non fosse stato, a sua volta, obbligato nello stesso, identico e sputato modo a partecipare a quella pericolosa missione.
    Per lo meno aveva qualcuno su cui sfogarsi.


     
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    Sono circondato, osservato, sotto attacco...dieci contro uno. Le altre guardie del Gate, come al solito, guardano la scena dalle mura facendo scommesse e quant'altro...il solito addestramento. Dieci di loro contro di me. Lo faccio ormai dall'inizio del mio mandato per farli divertire sì ma soprattutto per addestrarli, per farli crescere, per far si che diventino forza armata irresistibile. Le mie guardie, la difesa del South Gate.

    Sono quotati settanta a uno.

    "Iniziamo!"

    Le regole sono semplici: chi viene disarmato è fuori. Ogni colpo è lecito.
    Accompagnati dagli schiamazzi e dalle grida di incitamento mi attaccano con ottimo tempismo e precisione. Sono orgoglioso di loro poichè finalmente intravedo i frutti dei miei insegnamenti. Avidi di sangue tentano di colpirmi, elaborano strategie, mirano sempre in punti critici...eppure il risultato è lo stesso della volta precedente. Mi basta poco per disarmarli tutti.

    E' proprio in quel momento, nello schiamazzo generale, che appare il Kage. Istintiva è la reazione delle guardie che riprendono posizione nello schieramento e compiono un largo e formale inchino.
    Il capo si china mentre la destra si flette al suolo.

    "Signore"


    CITAZIONE

    << Mikawa, la tua vita mi serve. Come sicuramente avrai notato, nuovi scoinvolgimenti stanno tartassando il nostro mondo, presto qui ad Oto si raduneranno alcuni tra i migliori ninja del mondo che conosci, per recarsi a Kumo, dove li aspetta l'imbarco per una terra lontana, in guerra. Tu sarai tra quei ninja. Non ammetto repliche. E vedi di tornare vivo. >>


    " Servo di Oto schiavo dei Mikawa, signore."

    Mai un Mikawa si è tirato in dietro in procinto di una guerra. Il campo di battaglia è il nostro posto e solo lì l'adrenalina fa si che l'idea di essere mandati in prima linea diventi piacere più che tormento. Accetto l'incarico con grande orgoglio sentendo il peso del clan sulle mie spalle...Oto può rimanere senza uno dei suoi guardiani per un po di tempo.

    [...]

    In poco tempo, non sapendo con precisione la valenza di quel "presto", organizzo il tutto per la mia assenza. Spedisco una lettera a Yami al fine di prestare attenzione anche sul quarto di torta a me affidato, incremento il numero di trappole sul territorio, ritrovandone di vecchie e letali nelle stipe delle prigioni, ove le stanze di tortura non sono rigogliose di schiavi da tempo, e informo anche il clan della mia assenza, consigliando a quei vecchi bavosi di non fare nulla di "strano" mentre sono via. In ultimo, non per importanza, delego al mio braccio destro il compito di comandare le difese.

    " Niente alcol, gioco e donne per tutta la durata della mia assenza. Massima vigilanza, sempre."

    Nessuno avrebbe osato disubbidire.

     
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  4. Gobi no Houkou
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    ...War
    Primo Atto


    Aprire quella porta e, come da copione, ritrovarmi la faccia di Shika con quella classica antipatica acidità costruita per la sola goduria di provocarmi, quel giorno non mi sorprese, ne consocevo già il motivo.
    -Ehi ciao! Dai vieni stavo mangiucchiando una torta.-
    Lo invitai così a casa mia, raggiunsi la cucina presi una sedia, tagliai un epzzo di torta porgendogliela e, una volta seduti, dissi.
    -So già tutto. Senti so anche che è stata richiesta la presenza di Sori Hyuga. Beh...è..una mia..."amica". E vorrei che non si distaccasse da me se mi è concesso chiederlo.-
    Avevo un tono tra l'imbarazzato e il serioso. Poi continuai.
    -Mi rivolgo al caposquadra, ovviamente.-

    Sistemate le ultime cose e recuperato il necessario epr la partenza, uscimmo di casa in direzione del quartiere Hyuga e della casa di Sori. Konoha non sembrava proprio in clima di tensione bellica, tutto filava liscio e priva di alcuna preoccupazione nei volti della gente.
    -Hai dettagli? O ti hanno lasciato di nuovo in balia del "caso"...-
    Chiesi abituato alle informazioni frammentarie e poco chiare che avevano da sempre rilasciato ad inizio di ogni missione, facile o difficile che fosse.
    Erano cambiate molte cose, per fortuna, in positivo. Tra cui la presenza di Sori nella mia vita.
    C'era ancora la presenza di quell'incubo con protagonista Ami che mi perseguitava, ma pian piano, forte della promessa richiesta e concessa, quell'orrenda esperienza, sebbene avrebbe lasciato il segno per sempre, cominciava a dare spazio al futuro.

    -E' lì. Tu aspetta qui!-
    Dissi in fretta. Non voelvo si accorgesse della situazione, sebbene dentro di me, sapevo che aveva già comrpeso tutto...
    Arrivai dinnanzi la porta di Sori e prima tossendo, poi respirando, bussai con delicata decisione.
    E attesi.

     
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  5. sweethinata
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    Post di Presentazione


    AcT I




    SPOILER (click to view)
    Narrato
    Parlato
    Pensato
    Citato


    Era quasi sera.
    Sulla tranquilla cittadina di Konoha, gli ultimi raggi di un impavido sole cercavano di ritardare l’arrivo della signora Notte.

    Il cielo, oramai tinteggiato di un rosso blu tenue, stava lentamente cangiando in una sfumatura sempre più scura e cupa. Una luna ancora un po’ impacciata stava facendo capolino tra le prime stelle apparse nel manto celeste, mentre il Sole dolcemente si eclissava in lontananza.

    Da uno dei rami più alti del grande e maestoso ciliegio, la giovane Hyuuga stava ammirando in completa solitudine lo spettacolo di quel bellissimo panorama.

    Un piacevole silenzio regnava indisturbato sui dintorni di tutto il quartiere Hyuuga. Completamente inebriata da quel suggestivo paesaggio, un senso di infinita pace e tranquillità le accarezzò in quel momento il cuore.
    Dolcemente si lasciò cullare dal calore di quel tramonto.

    Ma quella silenziosità fu disturbata da un improvviso,quasi impercettibile, fruscio di rami poco sopra di lei. Istintivamente, impastò una quantità di chakra che le permise un movimento veloce e repentino e un attimo dopo, la lama del suo kunai, si incontrò con quella di un altro kunai. Dinnanzi a lei, la figura di uno shinobi, molto più grande di lei, vestito di scuro, sul cui coprifronte era effigio il simbolo di Konoha.

    Sempre la guardia alzata, Sori Hyuuga? Disse improvvisamente lo shinobi, ritirando a se il kunai.

    Già . . disse sorridendo lievemente la kunoichi mentre cautamente riponeva il suo nella sacca da cui era stato appena estratto.

    Cosa vuole? Si limitò a domandare Sori.

    Sono qui in qualità di messaggero: Ordini dello stesso Hokage.
    Domani partirete per una missione abbastanza delicata. Non vi nascondo la possibilità di esser coinvolta in una pericolosa battaglia. . fece una breve pausa
    o perfino in situazioni ancora più critiche. Quindi, partite con il dovuto equipaggiamento. Per ulteriori dettagli, potete chiedere al vostro caposquadra : Shika Nara.


    Shika Nara? Pensò Sori all’udire quel nome . . Interessante! Sorrise

    Verrà lui stesso domani qui per incontrarvi, insieme ad un vostro compagno. L’ultimo membro di questo Team invece vi aspetterà alle mura. Non ho altro da aggiungere. Siate prudente, mi raccomando!

    Sori semplicemente annuì. Un attimo dopo quello shinobi era sparito dalla sua vista.

    Rimase immobile sul quel ramo ancora un po’ riflettendo sulla missione che stava per intraprendere.

    Infine sospirò.

    A quanto pare, l’apparente stato di tranquillità e pace è finita anche qui a Konoha. Meglio coricarsi adesso. . si disse mentre discese da quel ramo . .

    Domani mi aspetta una nuova missione. .

    Sul suo viso si dipinse un lieve e impercettibile sorriso.

    E gli onori di casa per il Nara. . .

    Aprì la porta della sua dimora e vi entrò.


    [ . . . . .]



    Ratto, Cane, Ratto, Tigre.

    - Byakugan -

    Un impasto di chakra che defluì velocemente verso il suo organo visivo, quattro sigilli e la sua innata era attivata.

    I perlacei occhi assunsero una tonalità ancora più candita, ma con alcune sfumature più inquietanti. Intorno ad essi era ben visibile il dilatamento dei vasi sanguini a causa dell’afflusso di chakra appena convogliato.

    Sedeva su un ramo, a media altezza, di un grande ciliegio situato vicino al porticato della sua casa. Celata dal tronco stesso dell’albero, aspettava l’arrivo del suo caposquadra.

    Ed ecco che vide due figure sopraggiungere dal cancello della sua dimora.

    Focalizzò la sua attenzione su una di esse, grazie alla capacità peculiare che la sua innata le permetteva, individuandone immediatamente la persona del Nara. Camminava come al solito, pesante nella sua andatura, trascinando un passo dopo l’altro. Un’espressione vuota e annoiata era come al solito stampata sul suo viso. Pochi passi più avanti una seconda figura che lo procedeva con un passo un poco più veloce.

    L’attenzione della kunoichi, allora, passò dal Nara a questa seconda persona.

    E non appena i suoi occhi si posarono su di lui, in quel medesimo istante, sentì il cuore fermarsi, il respirò smorzarsi mentre tutto divenne statico e immobile.

    Era lui.
    Proprio lui.

    Keita-kun . . . parole che presero vita da sole, istintivamente, irrazionalmente.

    Il cuore iniziò a battere fortissimo, mentre la sua razionale freddezza vacillò travolta da un travolgente fiume di emozioni. Sentì l'anima vibrare intensamente fino ad arrivare nelle profonde oscurità che giacevano nel suo cuore.

    Infine una lacrima scese furtiva sulla sua rosea guancia.

    Chiuse gli occhi. Sospirò profondamente cercando di ritrovare la giusta concentrazione.
    Un lasso di tempo necessario per riprendere il dominio delle sue emozioni e ritrovare la sua solita fredda e distaccata razionalità.

    Non avrebbe potuto fare altrimenti. Quella era la sua maschera, quella era la strada scelta, quello era il suo onere.

    Quella era la sua promessa. . .

    Eppure con lui era tutto dannatamente così difficile, così complicato. Uno sguardo o una parola di troppo e tutto sarebbe crollato e tutto sarebbe divenuto vano.

    [ . . . . ]



    -E' lì. Tu aspetta qui!- disse con palese fretta Keita a Shika.

    E mentre il Nara si fermò prima delle serie di scale che portavano al portone principale dell’abitazione della ragazza, Keita proseguì fino a raggiungerlo, tossì e poi bussò alla porta con decisione.

    Ma nessuno rispose dall’interno della casa.

    Inaspettatamente due kunai, lanciato con la massima precisione, lungi da voler procurare ferite, raggiunsero i due ragazzi, conficcandosi uno esattamente vicino ai piedi del Nara, l’altro alla sinistra di Keita, a pochi centimetri dalla sua spalla.

    Dalla cima di quell’albero, la kunoichi palesò ai ragazzi la sua figura che fino a quel momento era stata celata.

    Avvolta da un manto scuro, molto aderente che ne risaltava le provocanti forme, aveva richiamato a se il braccio destro dopo il lancio dei due kunai e assunto una posizione conserta stava in equilibrio su quel ramo di ciliegio.

    Rilasciò immediatamente la sua innata.

    I suoi grandi e perlacei occhi rimasero freddi e distaccati, gelidi come una tempesta di ghiaccio, fissavano intensamente entrambi i ragazzi, profondamente quasi a leggere i loro pensieri più nascosti.

    Un sorriso seducente si dipinse sul viso della kunoichi.

    Vi stavo aspettando . . . disse.
    image


    Infine si lasciò andare all'indietro dal grande ramo che la sorreggeva. Chiuse gli occhi e sentì il mondo capovolgersi. Una sensazione unica, impareggiabile, come se avesse messo le ali per volare. Un senso di libertà si impossessò di lei mentre dischiudeva le braccia, assumendo la forma di un angelo che volava in picchiata verso il mondo umano.
    Un istante. Una frazione di secondo. Gli occhi si spalancarono e la kunoichi si capovolse con regale disinvoltura per atterrare accovacciata. Una evoluzione elegante, leggera e aggraziata.

    Alzò lentamente il viso da terra, poi cautamente si erse sulle sue gambe. Sistemò la wakizashi dietro la schiena che durante l’atterraggio si era lievemente spostata e fissò di nuovo i due ragazzi prima di parlare :

    . . . siete in ritardo! Disse con tono severo.

    Poi avanzò dapprima verso il Nara e dopo aver raccolto il kunai da terra si rivolse a lui:

    Stavolta niente facoceri al seguito, Shika-sama? Disse sorridendo leggermente.

    Poi si incamminò su per la scalinata.

    Dinnanzi a lei solo Keita.

    Procedeva lentamente seppur con una certa continuità di movimento.

    Poi si incamminò su per la scalinata.

    Dinnanzi a lei solo Keita.

    Procedeva lentamente seppur con una certa continuità di movimento.

    Il suo cuore batteva davvero forte, sentiva le gambe perfino tremare, e ciò che avrebbe voluto fare in quel moment sarebbe stato semplicemente andarsene. Sostenere di nuovo il suo sguardo, dopo l’ultima volta era per lei davvero doloroso.

    Ciò nonostante proseguì. Seppur dentro si sentiva morire, esteriormente non avrebbe dato alcun cenno di emozione.

    imageCercava di focalizzare i suoi occhi sulla figura stessa del ragazzo, evitando di guardarlo negli occhi, ma seppur si sforzasse di far ciò, inevitabilmente, come era già successo in precedenza, anche se solo per un barlume d’istante, i candidi occhi della giovane Hyuga si smarrirono in quelli limpidi del ragazzo.

    Ebbe un attimo di esitazione. Poi deviò leggermente il suo sguardo. In silenzio si avvicinò a Keita tanto quanto bastasse per recuperare il Kunai.

    E in silenzio si allontanò da lui.

    Non riusciva a parlare, era come paralizzata, avrebbe voluto dirgli tanto ma alla fine non era riuscita a pronunciare nemmeno una misera parola.


    Una volta raggiunto il Nara Sori si limitò a dire:

    Moviamoci . . ci aspettano alle mura!


    Succesivamente i tre avrebbero ripercorso il vialetto che conduceva al cancello, e una volta imbucata la strada principale sarebbero usciti dal quartiere Hyuga. Infine avrebbero raggiunto le mura dove ad aspettarli vi era l'ultimo membro del Team.

    Per tutto il tragitto che la portò alle mura cittadine, Sori non parlò. Avrebbe comunque risposto a possibile domande se Keita o Shika avrebbero voluto interagire con lei.

     
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    Senza tempo, senza confini.
    Giorni e notti si inseguivano nella volta celeste senza che Raizen gli prestasse alcuna attenzione, vagava per quel mondo, ora, senza scopo, unico commento, a quel movimento di astri, i suoi leggeri respiri, mentre senza meta vagava in cerca di se stesso, in cerca d’una ragione.
    Non aveva nulla, come un tempo era tornato vuoto, dentro e fuori, come un animale, viveva perché sapeva che non voleva morire, per null’altro, lo trascinava avanti una viscerale voglia di vivere, di mettersi alla prova, ma di prove non ven’erano.
    Era passato un bel po’ di tempo dall’incontro con Ayato, dal giorno in cui giunse, nel profondo del suo animo, quel arcano richiamo che a Castlevania lo attirava, di quei giorni solo il ricordo e tre sottili segni proprio nella sua gola.
    Da quel giorno più nulla, il tempo scorreva, come la strada sotto ai suoi piedi mentre vagava per i territori di Konoha, non voleva più tornare alla sua dimora, non voleva far ritorno a quelle quattro mura di pianti che per lui ormai avevano il colore dei giorni più cupi della sua vita, delle tristezze più grandi, delle perdite più amare.
    Aveva deciso di abbandonarla e così sarebbe stato, almeno per ora.
    Ogni tanto però era colto da nostalgia, dalla voglia di rivedere, di respirare ancora l’area del suo villaggio, di spiare dentro la sua stessa casa, per osservare quanto, dentro a quel cupo mantello, la vita fosse rimasta invariata senza di lui, il tempo scorreva, gli animi erano sereni, solo lui era fuori da quel clima tanto piacevole, ne era fuori e nessuno se ne accorgeva.


    Infami.

    Stava per calarsi dall’albero da cui soleva osservare casa sua quando le ombre lo fecero prigioniero e lo trasportarono via da quel luogo.
    Sorrise durante il breve viaggio.


    Un metodo che non lascia dubbi sull‘autore.

    Si voltò ad osservare colui che l’aveva richiamato: il rokudaime Hokage.
    Notò con un po’ di nostalgia lo sguardo che gli venne rivolto.


    Si...si, l’arroganza, ma dopotutto in questo mondo di fredde macchine da guerra è l’unico modo per distinguersi.
    Ma immagino avrà ben altro da dire se ha dovuto convocarmi così fulmineamente.

    Odio vederti in stato vegetativo, Raizen.

    Disse l’Hokage mentre teneva tra le mani la sua personale sfera.

    Ah...beh, diciamo che non ho nulla da fare, o che nulla suscita in me interesse.

    Appoggiò i gomiti alla scrivania e attese risposta.

    Immaginavo...fortunatamente ho qualcosa per toglierti di dosso la polvere

    Annuì mentre prendeva dalle mani dell’Hokage una missiva.

    Ho scelto te tra molti, sai di non eccellere, ma nella tua categoria non sei male, questo è un ottimo allenamento, vedi di imparare e di poter un giorno applicare ciò che imparerai.
    Ovviamente non sei il solo, i tuoi compagni verranno a prenderti, abbi rispetto.


    Finì di leggere la missiva col suo solito sorriso.

    Complimenti.
    Hai il potere di destare in me interesse...sempre.
    Vedremo di sfruttare al meglio questa occasione, grazie Ayato sama.

    Stringendo il foglio tra le mani si levò dalla sedia e sulla porta si voltò prima di uscire.

    No, non morirò, ci mancherebbe altro...

    Sorrise come suo solito: altezzosamente, ed uscì.
    Corta era la strada dal palazzo dell’Hokage all’entrata principale di Konoha, e per quella corta strada Raizen, con le mani in tasca, camminava a lunghe e rilassate falcate, avrebbe atteso l’arrivo dei suoi compagni con le spalle poggiate all’immenso portone, mentre i suoi bianchi capelli accompagnati dal lieve vento lo rendevano quantomai visibile.

     
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    Falce dei Kaguya


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    La vita da Mizukage: ogni tanto delle emozioni, molto spesso delle... scartoffie burocratiche.
    Ma fortunatamente le emozioni riguardavano anche delle visite dell'Hokage, o di chi per lui intento ad informare il Kaguya di un nuovo problema di cui però non ebbe delle specifiche molto chiare.

    Shiltar, quella volta specifica, ascoltò con attenzione le parole dell'Hokage e, subito dopo aver dato la sua assicurazione che avrebbe fatto il possibile, come partecipare di persona ed aver salutato il maestro della Foglia, si preoccupò di organizzare la squadra per la missione: in fondo, i nomi già li aveva, si trattava di richiamarli tutti.

    [...]

    Non ci volle molto più di una mezz'ora per chiamare sei messaggeri perché portassero altrettante missive a dei ninja della Nebbia: Raven Shinretsu, da poco diventato chunin, malgrado i suoi passati un pò burrascosi; Giants Kaguya, allievo di vecchia data di Shiltar ed uno dei pochi membri del clan chunin che poté trovare, tra l'altro; c'era Zubera Kakita, unico esponente del medesimo clan, nonché allievo di Shiltar ai tempi in cui era uno studente; poi c'era Akumu Akino, un ragazzo che il Kaguya aveva incontrato giusto ai tempi di un corso chunin, non che ne sapesse moltissimo su di lui; quindi Itai Nara, ex ninja della Foglia, nonché Jinchuuriki del Sette Code, con cui Shiltar aveva condiviso due situazioni anche abbastanza estreme.
    Dulcis in fundo, Houyoku, o, per essere più precisi, Konzen, come sapeva solo Shiltar dopo la loro allegra gita a Genosha, da cui l'ex Hyuga era purtroppo tornato vivo e deciso a restare a Kiri... ma in fondo poteva lasciarci la pelle in questa missione, pensiero che fece ghignare il Jonin della Nebbia.

    Le missive per i sei erano tutte più o meno simili:

    CITAZIONE
    Il Mizukage richiede la tua presenza presso il suo palazzo domattina alle 10, non sono accettabili ritardi.

    [...]

    Quando i sei furono giunti, il Kaguya si fece trovare già pronto con tutto il necessario per la partenza: "Sarò breve e sintetico, perché il viaggio è lungo: ci aspetta una missione non molto semplice, dato l'alto numero di elementi richiesti, come immagino potrete immaginare anche voi, considerando che solo noi siamo già in Sette e che non saremo soli.
    Il punto d'incontro con il resto dei partecipanti è Oto, lì avremo probabilmente anche qualche informazione in più sui particolari, per ora vi posso dire che avete due ore al massimo per prepararvi e poi si parte tutti assieme dal porto di Kiri.
    Ognuno di voi ha le sue virtù ed i suoi difetti, certo c'é chi ne ha più dei secondi che dei primi, ma direi che come squadra, sapendoci organizzare, riusciremo a portare a termine la missione..."
    , concluse, peccato che nemmeno lui sapesse per certo quale fosse la missione, quindi evitò di dirlo ai sei restanti, meglio lasciarli con la sorpresa.

    Due ore dopo, dal porto di Kiri, gli shinobi della Nebbia sarebbero partiti con una nave in direzione delle coste più vicine al villaggio del Suono, lì diretti per la missione.
     
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  8. Ciuffodromico
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    Toc Toc. Le nocche di un qualche individuo sbatterono sulla porta di legno del Kaguya, svegliandolo dal sonno e interrompendo il suo riposo. Non aspettava visite, nè si immaginava chi mai potesse essere se non un messaggero, il quale consegnò un foglietto con su scritto una frase molto corta. Ringraziò con un gesto della mano e chiuse la porta alle sue spalle, ributtandosi nel suo letto.

    CITAZIONE
    Il Mizukage richiede la tua presenza presso il suo palazzo domattina alle 10, non sono accettabili ritardi.

    "Con tutto il dovuto rispetto, Shiltar-sensei, mi auguro che sia veramente importante per avermi svegliato. Comunque se ne parlerà domani mattina presto..."

    Pensando ad alta voce, il Kaguya cadde nuovamente in uno stato di sonno profondo, il quale durò fino alla mattina molto presto. Si alzò e si preparò per uscire e andare dal Mizukage Shiltar-sensei.
    Una volta giunto vide anche che altri cinque ninja erano stati convocati insieme a lui.

    Dopo un discorso rapido e introduttivo in linea molto generale, Shiltar congedò i ninja per fare preparare loro l'occorente per il viaggio che sarebbe cominciato due ore dopo al porto di Kiri. Senza atendere interventi o altro, il Kaguya con il suo solito rispetto e ammirazione per il suo sensei volle mostrarsi pronto.


    "Già pronto."

    Rispose rapidamente, per poi sorridere lievemente. Non c'era nulla da ridere in quel momento, se nonchè il Kaguya era felice di rivedere il suo sensei dopo mesi dal suo rientro, anche se il Kaguya era troppo impegnato in faccende burocratiche.
     
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  9. Kalastor
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    Ulteriori Complicanze



    Codice Tuono.
    Antefatto.



    Da qualche tempo una bizzarra figura si aggirava per il Palazzo del Mizukage. Camminava sempre furtiva per i corridoi, evitando le finestre ed i luoghi troppo frequentati. Non dava molta confidenza, e quando incrociava un membro del personale di servizio, cambiava direzione e si dileguava. Tutto sommato però, non dava fastidio a nessuno, e non sporcava nemmeno troppo. Aveva preso alloggio in una delle stanze peggiore, nell'angolo più putrido e peggio tenuto della magione. Non usciva quasi mai, salvo per mangiare o per altre attività sconosciute alla servitù. Vestiva in modo eccentrico, e sovente, di notte, si gettava un'enorme coperta termica sulle spalle, e vagava senza meta. Nessun fece domande molto probabilmente perchè quell'individuo era palesemente un mendicante idiota, ospitato da Sua Eccellenza in un qualche spazzo di umanità. Se solo avessero saputo la verità, molto probabilmente.. non gli avrebbero dato nemmeno da mangiare.

    Codice Tuono.
    Chiamata alle Armi!



    Prima della missiva, Konzen ricevette una massiccia dose di fischi alle orecchie, di quelli da trapanarti il cervello. Presentata la missiva, inizialmente rimase sorpreso dall'interesse dimostrato nei suoi confronti dall'Arcinemico. Se l'aveva mandato a chiamare, probabilmente voleva affidargli una mansione di qualche genere. Oppure voleva piantargli fra le costole qualche altra arma assurda, o utilizzarlo come antipasto per i suoi stramaledetti animali. Si trovò a sospirare, mentre distendeva le proprie membra, ancora provate dall'inteso allenamento a Genosha, su di un materasso sudicio. L'aria puzzava di muffa e topi decomposti, mentre ovunque creature orrende strisciavano nella notte. Una goccia di condensa verdastra gli scivolò sulla fronte. Unita all'idea di offrire il fianco ad un nuovo tiro mancino da parte di Shiltar, suscitò in lui il profondo bisogno di ringraziare Dio per tanta abbondanza. A modo suo.

    Prima di rispondere alla chiamata, ebbe cura di darsi una ripulita, e cercare dei vestiti almeno decenti, possibilmente privi di spine elettriche o altre pacchiane amenità. Fu puntuale, com'era suo solito, ed un poco rimpianse i tempi in cui i festeggiamenti alcolici prima delle Convocazioni gli facevano accumulare ore di ritardo. Si mantenne in disparte, ricambiando chi gli porgeva un cenno di saluto, ma ignorando preventivamente tutti. Li osservava con la coda dell'occhio, al più. Una volta tornato, aveva avuto cura di tingersi nuovamente i capelli, questa volta di nero, e di lasciarli crescere, così da modificare ulteriormente la sua immagine. Inoltre, aveva proletariamente sequestrato un paio di occhiali scuri, e li teneva calcati sul naso. Le parole del Mizukage non mancarono di suscitare il lui varie ironiche osservazioni.

    Sarò breve e sintetico, perché il viaggio è lungo: ci aspetta una missione non molto semplice.. - Inarcò un sopracciglio. - Eufemismo per dire 'Mostruosamente difficile'.. - La cosa lo inquietò un poco. - ..dato l'alto numero di elementi richiesti, come immagino potrete immaginare anche voi, considerando che solo noi siamo già in Sette e che non saremo soli. - Fece scorre lo sguardo sui compagni. - Ed ecco un eufemismo per dire 'Siamo fottuti in partenza'.. - Sospirò, con discrezione. - Il punto d'incontro con il resto dei partecipanti è Oto, lì avremo probabilmente anche qualche informazione in più sui particolari, per ora vi posso dire che avete due ore al massimo per prepararvi e poi si parte tutti assieme dal porto di Kiri. - L'idea di un altro viaggio in barca gli fece venire i conati. - Ancora.. E verso Oto! Maledizione.. - Digrignò i denti alla sua ultima affermazione. - Ognuno di voi ha le sue virtù ed i suoi difetti, certo c'é chi ne ha più dei secondi che dei primi, ma direi che come squadra, sapendoci organizzare, riusciremo a portare a termine la missione.. - Sibilò piano, senza farsi sentire. - Chi ha più dei secondi.. Qualsiasi riferimento a me era quasi puramente voluto..


    Codice Tuono.
    Codice Tonno!



    La preparazione dell'equipaggiamento si strutturò attorno ad un principio fondamentale. Gli erano occorsi anni di missioni in territorio di guerra, lunghi studi sui testi antichi, ed una contemplazione personale di alcune opere d'arte sconosciute ai più. Ed ecco i frutti di tanta fatica: prendi tutto, e di tutto prendi il più possibile. La stessa utilizzata dai cleptomani, in sostanza. Dodici kunai divisi in quattro fasce da tre ciascuno, ed un singolo posto nello stivale destro. Tantò completo, ossia due katane gemelle dalla lama temprata ed una wakizashi, tenute rispettivamente ai fianchi e dietro la schiena. Le cartabomba ed i tonici, invece, trovarono alloggio in una delle mille tasche della divisa da Chunin standard, alla quale Konzen apportò sostanziali modifiche. Niente più giacchetta da pescatore color mela cotogna, e nemmeno pantaloni da muratore disoccupato, o scarpette da passeggiata al lago. Un corpetto di pelle nera integrale, provvisto di maniche lunghe in diretto collegamento con guanti neri dalla lamina d'acciaio - sulla quale era stato impresso il simbolo di Kiri - era stretto in vita dalla stessa cinta porta oggetti, sempre in pelle e sempre nera, che reggeva un paio di pantaloni perfettamente coadiuvanti, rinforzati in corrispondenza delle ginocchia da tre strati ulteriori, di cui uno metallico. Un paio di occhiali scuri ed una bandana altrettanto colorata completarono il tutto. Unì a questo il Kit del Pronto Soccorso, ed una nutrita collezione di rotoli debitamente trafugati. Si presentò in orario, ed il giorno non ancora maturo lo vide ricolmo di un sonno piombigno.



     
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  10. ƒ r a n z
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    Legenda:
    Narrato
    Parlato
    Pensato


    Titolo Post


    Soundtrack: Iced Earth - A Charge To Keep
    Un fendente dopo l'altro, Zubera continuava a fare pratica con le spade all'interno del Tempio delle Lame, area privata del clan Kakita. Un rivolo di sudore gli colava dalla fronte a causa degli sforzi che inutilmente faceva: era oramai lì da un paio d'ore, ma nonostante si stesse allenando con grande impegno e precisione, non riusciva a fare alcun miglioramento. Arrabbiato, lasciò cadere le due spade a terra e si diresse verso una piccola fontana per abbeverarvisi; dannazione, pensò, non riesco a fare abbastanza progressi da solo!
    Purtroppo era vero: da tempo non veniva più seguito nei suoi allenamenti, lasciato da solo al proprio compito di autoperfezionarsi. La sua rabbia era grande nel pensare che molti suoi compagni continuavano ad allenarsi in compagnia di un tutore o di un sensei: cos'avevano gli altri che lui non aveva?
    Mandò giù qualche sorso di acqua fresca, per poi girarsi e ritrovarsi di fronte ad un giovane ragazzo. Chi sei? chiese con tono brusco; non ottenne altra risposta che un foglio piegato su sè stesso. Il Kakita lo lesse attentamente, soffermandosi sull'ora. Perfetto; puoi andare disse al messaggero, congedandolo.
    L'indomani Zubera si presentò di fronte all'Amministrazione con una decina di minuti di anticipo, pronto ad entrare. Era la prima volta che entrava in quell'edificio da quando Shiltar, suo maestro, era stato nominato Mizukage; era contento per lui, ed era certo che era il più adatto a ricoperire quel ruolo. Bussò alla porta dell'ufficio del Kage, spingendo avanti la porta. Sono io, Zubera, disse entrando; solo dopo vide che c'era già qualcuno all'interno a tenere compagnia a Shiltar. Giants lo consceva già, ma l'altro individuo era a lui sconosciuto; era quasi certo di non averlo mai visto prima d'ora. Di cosa si tratta? chiese.
    La risposta gli venne subito data, e Zubera capì che nonostante Shiltar avesse cercato di minimizzare, la missione sarebbe stata molto ardua. Un po' rimase sconfortato, ma si risollevò pensando che lui era stato chiamato perchè Shiltar si fidava di lui e delle sue capacità. Dopo che la conversazione fu conclusa, Zubera tornò al Tempio per iniziare i suoi preparativi.
    Il giorno seguente era in piedi all'alba, intento a passare per le mura a dettare istruzioni da seuire durante la sua assenza; spero di poter tornare indietro disse, ho una carica da mantenere, e arrivato al porto si imbarcò con i suoi compagni alla volta di Oto.

     
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  11. MiracleManu
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    Direzione Oto



    Un'altra volta.
    Ancora messaggi brevi, autoritari, e che non ammettevano alcun genere di opposizione.
    Hamano oramai aveva sviluppato una sorta di insofferenza per lettere del genere, che questa volta gli venne recapitata niente popò di meno mentre si stava lavando accuratamente.
    Quella che doveva essere una giornata regolata dal solito tram tram quotidiano si rivelò così la prefazione di un'importante missione, dato il marchio ufficiale del Kazekage posto sulla lettera.
    Ancora con mezza testa insaponata Hamano uscì dalla doccia per evitare di rovinare la lettera. Si chiedeva ogni volta che razza di postini ci fossero in giro per il villaggio per riuscire a spedire lettere in quella maniera.
    Non ci volle molto che finì di lavarsi decentemente per poi vestirsi ed equipaggiarsi di tutto punto, per poi andare velocemente al cancello di Suna.
    Arrivato in prossimità del deserto Hamano vide che non ci furono altri ninja come lui in uscita per una missione, e la cosa lo lasciò un po' perplesso. Possibile che per una missione che prevedeva che se ne dovessero andare ad Oto ci fosse solo lui?
    A meno che altri shinobi di altri paesi si stessero dirigendo alla sua stessa destinazione.
    Comunque non era certo questo il punto principale. Solo ora Hamano pensò che non era ancora mai stato ad Oto in veste di shinobi, e nella sua carriera non aveva mai incontrato ninja del paese del suono. Curioso che in tutto quel tempo non ne abbia mai avuto l'occasione.
    Benissimo, ora poteva rimediare a questa sua lacuna.
    Con un piccolo sorriso soddisfatto si immerse nel deserto in direzione della nuova destinazione.


    [...]

    Era arrivato. Però ora non sapeva cosa fare. Era già da una mezz'oretta che era giunto in prossimità delle mura di Oto, solo che non sapendo bene cosa fare stava girando attorno a quell'imponente muro in cerca di qualche anima viva.
    Stanco di camminare allora decise di tentare in un altro modo. Riempì d'aria nei polmoni e poi urlò.


    Ehiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii, c'è qualcuno lì.

    Attese che qualcuno si affacciasse, non ne poteva più di girare a zonzo.

    Salve, sono un ninja di Suna. Porca miseria, e da fin troppo che vado a caso. Non è che voi sapete dove devo dirigermi. Qui dovrebbe esserci un punto di ritrovo di ninja per una probabile missione, solo che qua io non so dove andare.


    Almeno ora aveva trovato qualcuno e forse aveva fatto la figura dell'imbranato, ma poco importava, almeno ora avrebbe saputo dove andare.



     
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    Il codice tuono...?- Post di Presentazione

    …il sangue, il deliro, la sofferenza…



    Soundtrack-Linkin Park-Lying From You

    Non mi andava di far nulla quel maledetto giorno, proprio nulla. Da quando divenni un fiero chunnin del mio paese, che il mio corpo ed il mio fisico si rilassarono completamente, era come se non volesse obbedire ai miei ordini, ai miei comandi. E fù cosi, che passavo intere giornate a meditare, a immergermi nel profondo spazio della mia mente. Vagavo nell’immensità dei miei ricordi, del mio passato, ma anche dei fatti avvenuti in un presente cosi drammaticamente incredibile. Membro della mano bianca, si, ma senza l’arma che più mi aggradava, quella spada, quella katana che tanto desiderava il mio cuore. L’elsa della quale stringevo fra le mie mani, nel profondo sogno che il mio cuore portava. Forse non ero meritevole, forse non ero bravo, ma solo il pensiero della velocità che avrei mai potuto sviluppare con essa era incredibile. Con quell’arma i miei fendenti sarebbero stati imparabili. Ma la storia era passata, ora il futuro si apprestava ad entrare sulla mia strada, e sapevo di dover essere pronto, di dover essere forte, di poter sconfiggere tutte le avversità che mi avrebbero cercato d’impedire ciò che volevo, che mi avrebbero messo ostacoli d’avanti, per non farmi arrivare sulla cima di quel monte da scalare che io chiamavo la vita di un ninja.
    Fù cosi, un giorno nel mentre ero immerso nei miei pensieri, vagando nell’immensità del potere, che da lontananza, quasi come fuori da un sonno, da un profondo strato di trance, sentii la voce di qualcuno, sempre più vicina, anzi no, erano in due. Occhi chiusi, polpastrelli di ambe le mani messi a contatto fra loro, il chakra che scorrevo lento nel mio corpo. In lontananza, il sole cominciava a scendere impetuosamente, lasciandoci nell’ombra della notte…Uno, due, tre colpi, grida, qualcuno decise di chiamarmi per nome, senza ricevere in cambio nulla. Era come se non ci fossi, come se non fossi presente in casa. Buttarono qualcosa, e se ne andarono veloci. I ragazzi, la gioventù che crescerà, i ragazzi che un giorno avrebbero occupato il mio posto, e quello di Zubera, per quanto mi fosse antipatico, anche il posto di Giants, per quanto fosse inutile, ed il posto di Etsuko, per quanto fosse antipatico ed inutile assieme. Vivevo in un mondo in cui tutti si credevano essere capaci di scalfirmi, di procurarmi dei danni, senza nemmeno arrivare lontanamente a capire la mia forza, la mia velocità e la mia potenza. Ero più forte di loro, questo lo sapevo di certo, una vocina me lo diceva e mi rassicurava ciò.
    Con passo lento, quasi inaudibile come un fantasma, mi avvicinai alla porta raccogliendo il foglio, che quei ragazzini mi avevano lasciato. Una semplice convocazione dal Mizukage, nulla di che. Non mi preoccupò ne la convocazione, ne tantomento chi mi convocava. Era solo il Mizukage, e non era nulla, per un caratterino come il mio. Per la durata di molti anni, non riuscivo a sopportare la subordinazione, e cosi avrei proseguito, perché certo che questo era il miglior modo di essere un ninja. Voleva che mi presentassi al suo palazzo alle 10? Ebbene ci sarei stato, purchè nulla venisse dato per scontato, e purchè di nulla sarei stato obbligato…Tornai a meditare, mentre il buio calava sul villaggio.
    Passò una notte, la luna eseguì i suoi misteriosi cicli assieme alla moltitudine di stelle e di galassie, che nel alto della notte, brillavano per far strada alle anime disperse.
    -Eh, la luna, gli astri, il continuo girare della terra…perché gli esseri umani non s’accorgono della loro bellezza?-
    Con questo semplice pensiero, andai a letto, per svegliarmi più fresco e più riposato. E cosi, pian-piano, arrivarono le 10, e con passo lento, andai dal Mizukage, a vedere/sentire cos’è che voleva, cosa lo disturbava e perché gli serviva la mia presenza. Fù alquanto breve il tragitto dalla casa in cui abitavo solitario, al palazzo, grande e maestoso, in cui abitava il rispettoso Mizukage. Non avevo una grandissima stima di quella persona, e non capivo nemmeno del perché fosse stato nominato Mizukage, ma come ogni persona più grande, meritava il mio rispetto. Entrando, non mi sorpresi nemmeno, di vedere le solite facce, dei meii compaesani. La prima faccia che mi trovai di fronte, era quella di Giants, individuo che non riuscivo a sopportare da due anni a quela parte, l’odio che c’era fra di noi era difficilmente descrivibile, ma ancora più indiscrivibile era la voglia che avevo di fargliela pagare, ma non era il momento adatto.
    In secondo luogo, mi trovai dinnanzi ad un ninja che non conoscevo, o che forse non riuscivo a ricordare, l’avrei conosciuto più in avanti. E poi c’era quello lì, l’amico, o forse che credevo essermi amico, finchè, durante la mia fuga non cercò più volte di decapitarmi. Era inutile anche lui, e molte volte nella mia mente passavano vari ricordi di come quello lì cercava di decapitarmi. Non era importante, un ninja qualunquista, ma nonostante ciò li attribuii iversi nomignoli, come:
    -Zubera il Maledetto, oppure Zubera il bastardo.-Ma più comunemente mi ricordavo di lui con un altro nome, ovvero:[/size][size=1]Zubera il Maledetto Bastardo, o semplicemente il ninja che mi credevo amico.Tutti i shinobi si presentarono, e non riuscii a far meno di vedere il ninja con cui persi una sfida tempo fa. Quel Max, che riuscìì a vincere solo per grazia di Dio, e per mia poca esperienza.-Acqua passata, scommetto che ora come ora non riuscirà nemmeno a sclafirmi…huhu-
    Un ghigno comparve sulla mia bocca nel mentre lo osservavo, sempre se avrebbe avuto il coraggio di presentarsi in quel luogo. Non avevo una grande stima neanche di lui, specie da quando riuscì a vincere quell’incontro contro di me, l’avevo graziato, ero più forte e lo sapevo. Eppure, nonostante il fatto che li disprezassi quasi tutti, un piccolo rispetto dentro di me c’era comunque, verso ognuno di loro, anche verso coloro che credevo essere miei “amici”.
    Ascoltai senza dare alcun segno di vita, ogni singola sillaba del Mizukage. La situazione se,brava essere tragica, e il tutto era cosi ignoto? Sapeva solo che ci dovevamo incontrare a Oto, e che ben venga.
    -Scusi, Mizukage-sama, potreste dirci quanto è grave la situazione?-Gli diedi del “lei”, proprio perché una persona più grande di me, anche se non lo ritenevo adatto a guidare un villaggio cosi grande.
    In qualunque caso, qualunque sarebbe stata la risposta, mi sarei avviato verso la mia casa, rapidamente avrei preso i miei equipaggiamenti, e con passo lento mi sarei diretto al porto, lasciando alle mie spalle tutte le mie emozioni e tutti i miei ricordi. L’ombra della morta era in alto sulla mia testa, sarei partito in guerra e non sapevo se mai sarei tornato, eppure una strana gioia vagava nel mio animo, in cerca di essere trasformata in dolore.
    Oto, terra di mostri e di guerre…Non sapevo se fossi mai tornato in quelle terre, e se fossi rimasto in vita, ci sarei tornato di sicuro. Ma in quei istanti, prima di partire, l’unica cosa che sapevo di preciso era quella di distruggere e devastare, alzar in alto il nome del mio clan e del mio villaggio…Solo questo. Per il resto, la mia anima sarebbe stata calma e tranquilla, nel mentre la nave su cui saremmo saliti si sarebbe innalzata, gloriosa, sulle alte onde di quel mare…

     
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  13. Shinken Takatsui
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    All’interno del bosco di Oto, dove creature dall’aspetto ripugnante strisciano dietro ogni singola ombra, due shinobi, amici di vecchia data, avevano fatto reincrociare i loro destini. Entrambi erano assolti in una conversazione che aveva come argomentazioni anni di allenamenti e di scoperte ma, improvvisamente, qualcosa turbò l’espressione dello shinobi dai capelli blu. Quest'ultimo fece subito cenno al compagno e, in pochi secondi, entrambi fecero silenzio mentre Shinken era intento a scoprire chi li stesse disturbando. I suoi occhi cruciformi cominciarono a scrutare l’orizzonte fino a che non si bloccarono fissi su un punto; anche Amanimaru si volse in quella direzione ma, ovviamente, non era con la vista che il Takatsui era riuscito a percepire una presenza in avvicinamento. Rilassando la fronte e facendo comparire un piccolo sorriso sulle pallide labbra, Shinken si rivolse ad Amanimaru. - Kokage in avvicinamento. Dev’essere successo qualcosa di importante se sta venendo qui di persona. - E sempre sorridendo si spostò lentamente verso un tronco spezzato per trovare un solido appoggio.

    image


    Pochi istanti dopo il Kokage si presentò ai due, gli occhi cruciformi di Shinken erano fissi sulla sua figura. Probabilmente da quando era stato morso era diventato un essere unico, speciale nel suo genere; un nuovo shinobi. Proprio per quello odiava Oto, odiava i suoi abitanti, odiava il suo Kage. Li odiava per la morte di Kyasashin, li odiava per quello che avevano fatto al corpo del fratello e, per quello che, celato da false notizie, avevano fatto a lui prima che riuscisse a scappare dagli ospedali della capitale. Ma non era il momento di muoversi, doveva prima risolvere alcune questioni prima di farla pagare a tutti quelli che, in un modo o in un altro, avevano contribuito a quelle orride torture. “Nessuno sfuggirà alla mia vendetta” si ripeteva tutti i giorni in cui doveva sorridere ed obbedire ad un’istituzione che odiava. Stringendo i pugni rispose con un leggero inchino alla comparsa del suo kage.

    CITAZIONE
    << Shinken. La tua vita mi serve. Molto presto arriveranno a Oto ottimi ninja, in partenza per la guerra, voglio che tu ti unisca a loro. >>

    Con un’espressione interrogativa sul volto, lo shinobi dai capelli blu rispose al Kokage, non voleva ubbidire agli ordini di quell’essere spregevole però, in quel momento, non poteva assolutamente rischiare di destare sospetti; doveva ubbidire, purtroppo. - Come desidera. Avrei però bisogno di informazioni più chiare a riguardo, quando potrò riceverle e in che sede? - Ovviamente Shinken in quel momento era intento a pensare al motivo di quella chiamata, che i suoi piani fossero stati scoperti? Qualche traditore? O forse semplicemente una normale chiamata alle armi? Shinken aveva sentito e si era informato sui problemi che aveva l'accademia ed, effettivamente, quella richiesta non lo colse del tutto di sorpresa. La risposta alla domanda di Shinken fu immediata e, senza perdere altro tempo, il Takatsui fu costretto a congedare Amanimaru per recarsi nella propria magione per potersi preparare a quell’impresa. Forse sarebbe stata una buona occasione per poter attuare i propri piani. Dietro un fascio di ombre Shinken scomparve diretto in una direzione ignota mentre riecheggiava la parola di congedo.

    - Signore. -


     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Codice Tuono

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    Primo




    Non avevo dormito per niente quella notte, non ci sarei riuscito nemmeno prendendomi qualche forte sonnifero. Un po' perché gli ultimi avvenimenti, come la scomparsa di Ishimaru, mi stavano provocando un bel po' di fastidi, un po' perché non mi andava di partire per una missione senza Yui. Prima della morte del mio amico lei era sempre con qualcuno li dentro, non restava mai da sola, come odiava restare.
    Ed ora? Ora io ero costretto a partire, ed a lasciarla sola, per chissà quanti giorni. Sospirai appena rigirandomi nel letto nervosamente, fissando fuori dalla finestra. Oramai era l'alba, forse sarebbe stato meglio alzarsi arrivati a quel punto.
    Mi girai nuovamente e guardai la figura di Yui ancora addormentata affianco a me. Mi sporsi contro il suo corpo e le diedi un bacio sulla fronte, prima di scendere dal letto, oramai rassegnato. Non potevo far nulla questa volta per impedirle di star male.

    […]


    Poco dopo ero pronto a partire. Ormai il cielo illuminava tiepidamente le strade ed ogni singola cosa sembrava riprendere vita dopo il sonno notturno. E con loro, anche l' ultima persona che mi era rimasta sulla faccia della terra.
    Scese le scale, io la sentii, combattuto dal desiderio di andare via per non dirle che le aspettavano giorni di solitudine, in casa ed in accademia.
    Entrò in cucina e si stropicciò gli occhi, guardandomi per un secondo come se fossi un fantasma.
    “Sei già pronto?” mi chiese lei. Non la guardavo in faccia, fissavo ancora la strada fuori dalla finestra.
    “Si.” dissi semplicemente prima di accumulare tutto il coraggio che mi serviva per guardarla negli occhi.
    “Non andiamo insieme in accademia?” mi chiese lei, iniziando a far intravedere la sua delusione. Ma era ancora un delusione piccola, che sarebbe potuta passare in poche ore.
    “Mi ha convocato il Mizukage Yui, partirò presto. Non so quando torno.” .
    Non fui mai del tutto certo che dirle così la verità in una volta sia stata una cosa premeditata nel mio inconscio oppure semplicemente detta li su due piedi. Tuttavia fu la cosa migliore che potessi fare.
    Lei si avvicinò a me, velocemente e mi abbracciò con una foga che mi colse di sorpresa, alla quale potei rispondere solamente affondando una mano nei capelli scuri di lei.
    “Sta attento.” mi disse semplicemente allentando quella morsa prima di posarmi un casto bacio sulle labbra.
    Annuii, accogliendo quel bacio come se fosse acqua fresca e presi la spada che avevo poggiato sul muro li di fianco.
    “A presto. Mi raccomando, occhi ben aperti.”
    “Anche tu, sensei.” mi disse Yui, facendomi un' amorevole linguaccia.
    Sorrisi prima di uscire, con un bel peso in meno sullo stomaco. Il modo migliore di iniziare quella missione.

    […]


    Il Mizukage raramente era così preciso e conciso. E raramente convocava così tanti altri Ninja. C' erano Zubera, il simpaticissimo guardiano delle mura, Giants, compagno di guerra ad Iwa e quello Shinretsu masochista che avevo battuto tempo fa, quando ancora era un Genin fresco di diploma.
    E no, non era un piacere rivederlo, per niente.
    “Missione? Ma esattamente in che consiste, Mizukage-sama?” chiesi quindi, lecitamente curioso.
    Non sapevo praticamente nulla di ciò se non il vago sentore che fosse terribilmente pericolosa. E quando ci imbarcammo quel sentore si fece più forte mentre nasceva la scontata certezza che ben presto avrei scoperto che quella sensazione sarebbe divenuta realtà.

     
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    Roaring Again

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    -Pic... Pic...-



    Che strano rumore, era come se provenisse da molto lontano. Lui era lì, insieme alla sua amata, al tiepido sole del pomeriggio kirino. I fiori cominciavano ora a sbocciare, abbattendo con i loro colori la nebbia che perennemente copriva quei luoghi. I loro petali tinteggiavano il giardino di colori pastello, in contrasto con il verde tetro dell'erba. Era tutto così bello: il candido sorriso della sua amata era perfetto, così come le sue forme e le sue tipiche espressioni, come l'abitudine a gonfiare le guance e guardarlo male quando diceva qualcosa di poco carino, per poi sorridergli dolcemente. La amava da morire, quasi disperatamente, sarebbe morto per lei se solo lei lo avesse chiesto. Già, la morte. Quell'onirico paesaggio sussultò a quel pensiero, mentre il cielo si oscurava e delle nere zampe di aracnide schiacciavano il quadro formato dai fiori, contaminando e incenerendo tutto quello che toccavano. D'un tratto il suo sorriso si fece triste, mentre piano la sua immagine scompariva facendogli un cenno di saluto con la mano.

    -Pic... Pic...-



    Di nuovo quel suono lontano. Di nuovo le domande su cosa lo provocasse, mentre lentamente il demone ragno divorava ogni cosa fosse lontanamente assimilabile alla bellezza, sbavando e corrodendo ogni cosa sul suo cammino. E mentre l'immagine della sua amata scompariva egli decise che era ora di fermarsi: troppe volte aveva vissuto quei momenti e troppe volte li avrebbe rivissuti, almeno quel giorno se li sarebbe rispiarmiati. Si concentrò sul sorriso della donna, mentre piano apriva gli occhi, abbandonando quel dolce sogno. Piano si rialzò, seduto sul letto controllò di essere in ordine, scoprendo solo in quel momento di non aver tolto il trucco dalla notte prima. I suoi occhi scorsero sulla stanza arredata con gusto, senza esagerazioni nella scelta dei mobili e piano la sua mano corse alla cassapanca a fianco il letto, alla ricerca di una maglietta pulita. Il sorriso della sua amata stentava ad abbandonare la sua mente, rendendogli dolci quei momenti di vita mattutina, nonostante la fine cruenta del sogno. Eppure qualcosa non gli tornava, gli pareva di aver sentito un rumore strano durante il sonno, come qualcosa che sbatteva e ciò non gli tornava: ormai aveva quel sogno da anni e non ricordava di averlo mai sentito prima. La maglietta, indossata per metà, metteva in risalto le sue forme esili ma tenaci, mentre la mente si affollava di domande su quello strano suono.

    -Pic... PIC... CRASH... KIIIIII-



    Il rumore lo fece sobbalzare, ma l'ultimo verso lo aiutò a capire la natura di quel suono: un falco da Kiri. Probabilmente si era stancato di aspettare alla finestra e l'aveva distrutta per entrare, come tutti i rapaci infatti la pazienza dei falconi messaggeri ha un limite fin troppo stretto. Vestitosi il Kiriano lasciò la camera, entrando nella stanza contigua, ove il falco, raspando il pavimento, continuava a emettere fischi assordanti per invitarlo a dargli da mangiare. Stordito dal penetrate verso l'Akino prese un pezzo di carne e lo diede all'animale, recuperando successivamente il plico che egli portava legato alla zampa. Poche parole dal forte significato: una nuova missione e per nulla semplice. Era tanto che non partiva e questo era giusto quello che gli serviva. Scrisse poche semplici parole sul retro del foglio, avvisando il Mizukage che avrebbe impiegato qualche tempo a raggiungere il villaggio , ma che sarebbe arrivato in tempo per la partenza. Raccolse quindi tutto l'equipaggiamento a disposizione e dopo aver congedato il rapace con il messaggio di ritorno decise di partire alla volta di Kiri.

    [...]



    Lentamente spinse le porte della residenza del Mizukage, proprio mentre egli terminava il discorso di briefring sulla missione. Il suo volto, come sempre, pareva privo di espressione, mentre con calma si portava vicino al gruppo di kiriani per ascoltare le ultime informazioni date da Shiltar. Non che gli importasse molto sapere cosa dovano fare o chi dovevano uccidere, gli bastava sapere che poteva farlo. Attese quindi che il Kage finisse il resoconto, quindi si aggregò al gruppetto senza dire parola alcuna, sapendo soltanto di essere arrivato in tempo per il viaggio.

    [Finalmente... si torna sul campo....]


     
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