Ospedale - Laboratorio di Ricerca

[Ambientazione]

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  1. leopolis
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    × Legenda
    Narrazione
    °Pensieri°
    «Dialoghi»


    Un guerriero non poteva abbattersi, o arrendersi. Quel che lo spingeva sempre in avanti, nonostante le impetuose difficoltà, era la ferrea volontà di farcela. Una specie di massima fiducia nella forza dello spirito; poiché senza un'enorme forza spirituale il guerriero altro non era che soltanto un debole, piccolo uomo. Io, bhe, io non sapevo se ce l'avevo fatta o no. Nemmeno sapevo se fossi sopravissuto a quel susseguirsi di sfortunati eventi che s'invasero - senz'avviso alcuno! - nella mia piccola, mortale vita. Forse, quei mesi durante i quali marcivo nelle stanze buie della prigione, a chissà quanti metri di profondità da quella natura kiriana che tanto mi era cara, lentamente comprendevo i sbagli del passato; un po' più velocemente, però, capivo anche di dover aggiustare la mia strada, di dover aggiustare la mira. Tutto ciò sempre con un unico chiodo in testa: quello di realizzare le mie utopie più profonde, quello di vedere nuovamente il mio villaggio splendere; come mio padre, i suoi padri e i padri dei padri avrebbero desiderato.
    Che avessi trovato un valido alleato in Etsuko lo avevo ormai capito da tempo. Rischiando la sua vita (e forse anche di più), egli sì propose di trapiantarmi indietro gli occhi. E se qualcuno l'avesse saputo? Certamente però capivo che egli mi aveva portato in un luogo sicuro (se davvero a Kiri v'erano ancora il tipo sopracitato di luogo), e forse, da lì, mi avrebbe ridato ciò di cui tanto necessitavo avere il possesso.


    «Va bene. »



    Gli risposi, ascoltando le sue parole - queste ultime forse per discolparsi, forse per alleggerirmi l'animo, chissà? - e annuendo serio liberandolo da ogni colpa possibile che, come un macigno pieno di pesanti pentimenti, poteva ricadere sul suo corpo, o sul suo spirito. Speravo avesse compreso il mio silenzio: vedere era una buona cosa, certo, ma non essere più in possesso di quell'intimo amico che Asmodai da sempre mi era stato, era un qualcosa di tristemente innaturale e inaccettabile. Accettai quindi di essere messo nuovamente sotto i ferri, promettendomi che avrei riportato quell'essere vicino a me, con o senza i suoi poteri.


    «Va bene Etsuko, ti ringrazio. Sottoponimi pure al trapianto. Spero vivamente, però, che si riesca a trovare un modo per ridarmi le capacità del Magan.
    Ah, te ne sono davvero grato per ciò che stai facendo, Etsuko.»



    Poi tacqui. Era arrivato il tempo di ricominciare a vedere, e ricominciando a vedere, di rinascere come una fenice dalle ceneri.
     
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