Distruzione dell'avamposto di Hiroguchi

Livello C; QM: Shu

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    Ancora sfiorava le bende quanto un pennuto giunse a lui, tese una mano per accarezzarlo, forse per distoglierla dalle bende, stavano ormai diventando una presenza assillante per lui, doveva cambiarle.
    A passi lenti e misurati Raizen si diresse verso la sua casa, al contrario di ciò che si poteva pensare non era per lui piacevole afferrare quella maniglia, ma doveva, ogni singola volta era un torrente di ricordi, e questa volta non era diversa dalle altre, sospirò e si chiuse la porta alle spalle, non appese nulla nell‘ingresso, era solo, la casa era deserta, buttò ciò che doveva nell’ingresso.
    Si distese sul divano per cadere tra le braccia di un bastardissimo Morpheo, lo attendeva un sonno travagliato e febbricitante, una ferita aperta di quel entità non era cosa da poco.
    Si svegliò più stanco di quando si era coricato, ma l’estrema sudata pareva aver eliminato tutte le tossine.
    Si diresse al bagno, lentamente svolse il bendaggio, ogni tanto si attaccava sulla carne e non era piacevole la sensazione che dava.
    Già perché ora era quello.
    Entrò nella doccia conscio che la giornata sarebbe iniziata male, il primo spruzzo di acqua calda gli fece ricordare le torture di Jotaro, riuscì a non urlare seppure l’ennesima mattonella venne distrutta da un ennesimo cazzotto, una doccia veloce, una rapida tortura.
    Ancora era sgradevole la sua immagine allo specchio, la parte destra ancora piangeva e si pentiva in silenzio, nascosta da un atona impressione, la sinistra lei rideva, rideva sempre.
    Prese un rotolo di bende e, quasi compiendo un rito avvolse e coprì la parte sinistra del volto, di due facce solo una, del cavaliere dimezzato solo una metà.
    Uscì di casa con il bendaggio candido, le ferite al di sotto gli dolevano, ma ormai erano asciutte, il movimento non gli procurava ulteriore dolore.
    Si diresse lentamente al grande portone di konoha sicuro di essere il primo.
    Trovò un chunin della foglia a cui presentò la lettera che lo identificava come candidato alla missione, gli venne detto di aspettare i suoi compagni per poi proseguire il viaggio verso Amegakure, si scrisse il nome del villaggio in cui si sarebbe dovuto fermare prima di arrivare al covo dei nukenin.

    Ah! Compagno, procurami un po’ divertimento, di al resto del gruppo che un partecipante non ha preso parte alla missione, ovviamente li aspetterò a...

    Come volevasi dimostrare: aveva dimenticato il nome del villaggio.
    Prese il foglietto e lesse.

    ....Si, li aspetterò a Sukawaga, perdonami se ti chiedo un simile favore, ma non rischio la pellaccia.

    Si incamminò salutando con la mano.
    Ancora nessuno dei compagni in vista.
    Per strade sconosciute, per sentieri mai battuti, ogni passo un pensiero, ogni sasso un immagine, Castlevania è vicina, è sempre vicina.
    Giunse a Sukawaga in dodici ore, aveva quasi dimezzato il tempo necessario a raggiungerla.
    Ancora non si vedeva nessuno, ovviamente, rimase li in attesa, appena avrebbe visto i ninja giungere avrebbe detto loro di essere il capogruppo mandato dal leader, senza ne complimenti ne particolari cortesie.

    Sono stato mandato qui dal leader, e in quanto più stretto collaboratore qua in mezzo sono il vostro capogruppo.
    Siete stati mandati qui dall’accademia giusto?


    Attese la risposta squadrandoli.
     
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30 replies since 2/10/2009, 21:04   795 views
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