Lo Strano Universo

Corso Chunin

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  1. Amanimaru
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    CITAZIONE

    Corso Chuunin - Classe 6



    Sensei: Brando

    Allievi:
    • SekiJi Tsugeru (Ryose)
    • Sho Azuma (S h o !)
    • Raizen Sounzouhakai (F e n i x)
    • Noruas Akaghimi (tupazzo)

    [Intro]
    La situazione attuale vedeva Noruas e Sho a Suna, SekiJ iad Oto e Raizen a Konoha. Si erano iscritti in accademia per la frequentazione di un corso di promozione al grado superiore. Per il 70% di loro era una nuova esperienza, qualcuno invece, c'era già passato. Il loro esaminatore sarebbe stato un uomo che non vedeva la luce del sole, da 15 anni. Ad ognuno di loro, quando fossero stati presenti nelle loro dimore, sarebbe giunto un volatile che avrebbe picchiettato al vetro delle finestre; qualora le dimore non ne avessero avute, avrebbe trovato altri modi per farsi notare. Ognuno dei volatili in questione, falchi neri, portava legato alle zampe, un rotolo circondato da un sigillo, che ognuno dei genin sarebbe stato in grado di spezzare con una qualsiasi posizione magica. Al suo interno, un bigliettino scritto a mano recitava queste parole:
    CITAZIONE


    " Fatti trovare nel luogo staiblito dal codice, lì inizierà il tuo corso. Questa è la tua prima prova. "


    Nel rotolo stesso, scritto piuttosto piccolo, un paragrafo diverso per ogni Ninja. La prima prova consisteva nel decifrare un codice segreto, diverso per ognuno, che alla sua risolutione avrebbe indicato le coordinate del distretto in cui trovare il sensei. Si sarebbero recati da soli nel distretto, e se avessero scelto quello sbagliato, avrebbero trovato il nulla, fallimento escluso. La frase d'effetto nel loro code si riferiva alle qualità di un chunin. E loro dovevamo dimostrare umiltà prima di tutto, poichè ancora non erano pronti a definirsi tali, quindi, dovevano girare la frase all'opposto. L'unica riga corretta, era quella con le parentesi lasciate a metà, aperte.

    • Codice di SekiJi


    "Solo La completezza dimora in un Chunin. Dovete sempre Finire ciò che iniziate. No cose aperte. No cose a metà."
    CITAZIONE
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    • Codice di Sho

    "Solo La completezza dimora in un Chunin. Dovete sempre Finire ciò che iniziate. No cose aperte. No cose a metà."
    CITAZIONE
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    • Codice di Noruas

    "Solo La completezza dimora in un Chunin. Dovete sempre Finire ciò che iniziate. No cose aperte. No cose a metà."
    CITAZIONE
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    • Codice di Raizen

    "Solo La completezza dimora in un Chunin. Dovete sempre Finire ciò che iniziate. No cose aperte. No cose a metà."
    CITAZIONE
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    Nessuna altra nota, il rotolo sarebbe rimasto inerte fino al momento in cui gli shinobi avessero scelto un distretto, a quel punto si sarebbe disciolto in acqua. Intanto dalla sede dell'Accademia un uomo vestito in modo decisamente strano si sarebbe mosso in direzione del distretto scelto per l'inizio del corso, correndo a gran balzi tra gli alberi, fino a scomparire nel nulla nella boscaglia. Con aveva nulla con sè, tranne un piccolo sacco come bagaglio, niente altro. Nel distretto scelto, avrebbe atteso i suoi allievi, fiducioso che almeno uno fosse riuscito a raggiungerlo, indenne.

    [Quando gli allievi, o chi di loro, è arrivato]

    image
    Chiedendo in giro nelle locande del distretto C17 i genin avrebbero saputo di un ninja che aspettava allievi per un corso chunin. Quindi seguendo le indicazioni degli uomini o di chi sapeva qualcosa, avrebbero raggiunto, chi prima, o chi dopo, la destinazione, un porticciolo di legno e ferro sulla costa sud del continente. Lì, seduto su di una piccola sedia in rovere, un uomo molto robusto, ma non necessariamente molto alto, li stava aspettando, con un vestiario piuttosto curioso. Ai piedi due scarpette da kung fu, con i piedi immersi nelle bende, dei pantaloni molto larghi tenuti da una grande cintura bianca, un grosso tatuaggio con scritto in giapponese antico " Uno " e un grosso mantello smanicato con dietro alcuni simboli dal significato sconosciuto, in lingua Sunese antica. Teneva con la mano destra un sacchetto all'altezza della spalla destra, e guardava nel vuoto. Capelli grigi cortissimi, muscolatura pronunciata, e corpo rilassato. Quando si fossero fatti avanti li avrebbe accolti con grande contentezza alzandosi in piedi. Aspettando comunque molto tempo prima di parlare, per non dover ripetere a tutti le stesse cose. All'arrivo dei 4, avrebbe finalmente parlato.

    - Sappiate. Come prima cosa, che io non dovrei essere qui, un amico ha firmato al posto mio, e adesso sono costretto a farvi da esaminatore. Sono sicuro che a voi il mio nome interessi poco, a me il vostro ancora meno. Non è necessario che siate miei amici, ma vi conviene diventarlo tra di voi, se volete tornare a casa, vivi. -


    Ot
    Bengiunti al corso.
    Questo e' un corso, certo, per quanto riguarda le nozioni di livello chunin che vi saranno passate. Ma e' anche e soprattutto un esame. Non solo riguardo la teoria e la pratica genin, ma anche a voi stessi, per sapere se siete pronti a trasferire voi, a dei futuri allievi, il giusto metodo. Dopotutto siete persino in 4, percui se uno dovesse restare a casa non mi sconvolgerebbe troppo i piani. E infine, cosa più importante, siete stati voi a scegliere me. Non il contrario.
     
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    Un sospiro lungo secoli, due lembi di una benda troppo stretta inumiditi.
    Stava appollaiato sul ramo di un grande albero come un giaguaro nelle ore di calura quel konohaniano così fuori dall’ordinario.
    Raizen.
    Era stanco, stanco ed infastidito da quel mondo che lo pungolava in continuazione, che lo metteva alla prova, e stavolta, beh stavolta aveva esagerato.
    La mano sinistra andò a sfiorare il bendaggio che copriva la parte del volto adiacente.

    Jotaro del cazzo.

    Gli doveva la vita e anche quello sfregio, ma dopotutto quello strambo shinobi per lui aveva fatto tanto, anche se a modo suo.
    Avrebbe preferito i modi più raffinati di Ayato, ma era indubbio che al più violento dei due doveva molto di più, era forse per via di quel debito che aveva nuovamente fatto domanda all’accademia per passare al grado chunin, per mostrare che la fiducia in lui non era mal riposta.
    Quasi come se il destino gli avesse letto nella mente.
    Prima che i suoi pensieri iniziassero a vagare inutilmente pensando ai suoi maestri un falco nero gli aveva consegnato una lettera.
    Un falco, roba importante ed urgente.
    Lesse la lettera, non era Jotaro.
    La rigirò nelle mani, nessun sigillo esplosivo da rimuovere con quel codice, nessuna menomazione possibile, nemmeno un bordo con nascosta una lama, ne era quasi sicuro, quella lettera non apparteneva a Jotaro, solo la scritta gli faceva sorgere un dubbio, o ci azzeccavi o eri fuori.
    Lesse qualche volta tutto il codice, in un pastrocchio simile la soluzione stava in qualcosa in più o in meno che compariva in una di quelle righe, solamente l’ultima però presentava grandi differenze, ma non gli mancava nulla, probabilmente un piccolo inganno, scartò del tutto l’ultima riga, le altre avevano in comune la disposizione delle lettere e di alcuni simboli, quindi anch’essi erano da scartare, le somiglianze non gli erano utili, rimanevano le parentesi.
    Le parentesi tra una riga e l’altra cambiavano quasi del tutto posizione, ma solo l’ultima riga aveva una particolarità, in essa nemmeno una parentesi si chiudeva.
    Scoperta la linea giusta bastava estrapolare il nome della zona, era evidenziato rispetto al resto: C 17, il foglio diventò acqua e si disperse.
    Lentamente il konohaniano venne avvolto dalle ombre, lento un pezzo di Castlevania le scivolava sopra, quasi bramoso del contatto con la sua pelle, poco prima che il processo venne ultimato Raizen mise un piede nell’ombra, vi colò dentro come fosse liquido e poco dopo si ritrovò dentro le mura del castello.
    Aveva accorciato notevolmente il suo viaggio, ed inoltre a Castlevania aveva qualcosa da prendere, qualche equipaggiamento e un foglietto che doveva consegnare a Jotaro, anche se ormai il dubbio che quella lettera non l’avesse mandata lui era sempre più forte.
    Altre sei ore di cammino in cui la mutevole Castlevania lasciava il posto al resto del mondo, ormai considerava quel posto la sua casa e si era quasi affezionato alla sua vegetazione che nella sua scarsa rigogliosità cominciava ad essere piacevole.
    Giunse ai limiti della zona indicata dal foglietto, chiedendo in giro gli venne detto che un tizio abbastanza corpulento girava da qualche giorno in quella zona, ottenne indicazioni più precise per poi ritrovarlo al porto, il mantello si accomiatò dal konohaniano, non sapeva se l’individuo avesse o meno visto tale processo, non gli importava.
    Non era Jotaro.

    Dov’è Jotaro?

    Secco, la sua identità sarebbe venuta dopo la risposta, ma probabilmente il suo interlocutore lo avrebbe già riconosciuto da quelle parole.
    Bendato e sospettoso si fermò ad oltre tre metri dallo sconosciuto, se aveva avuto a che fare con Jotaro in qualche modo era meglio non avvicinarsi tropo.
     
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    { Corso Chunin
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    Una notte senza luna, una notte senza stelle, una notte totalmente buia, una notte bellissima.
    Quella notte un falco nero come quest'ultima beccò alle mie finestre mentre mi trovavo sul letto assopito.
    Mi alzai e mi diressi verso la finestra dal quale veniva il rumore per poi aprirla mentre il pugno destro si strusciava sul rispettivo occhio per grattare via la stanchezza.
    Presi il biglietto legato alla zampa dell'animale e gli detti una piccola pacca sulla testa.

    -Grazie.-

    Dissi come per congedarlo chiudendo così la finestra.
    Mi diressi in salotto ed accesi la luce per poi sedermi al tavolo lì presente con il biglietto in mano, lo aprii e lo distesi sul tavolo, parlava di un corso, che l'accademia avesse l'intenzione di darmi la possibilità di divenire Chunin?
    Esaminai il codice sottostante la scritta "Solo La completezza dimora in un Chunin. Dovete sempre Finire ciò che iniziate. No cose aperte. No cose a metà."

    "Mmmm...non credo sarà troppo difficile."

    Pensai, durante la mia esperienza avevo infatti sviluppato una certa destrezza nel capire e decifrare le cosa [Interpretazione].
    Lessi ancora la frase antistante il codice, era quella la chiave del messaggio.

    -Ma certo!-

    Esclamai.
    Non era difficile, la frase diceva che un Chunin doveva finire ciò che è iniziato, ma io non ero un Chunin, per questo sarei dovuto dirigermi nel distretto in cui le cose non erano complete.

    -C 17, qui non sono chiuse le parentesi.-

    Il foglio si sciolse.
    Sicuro della mia scelta mi vestii e presi il io equipaggiamento ninja, ero fortunato a trovarmi a Suna, la distanza che avrei dovuto percorrere sarebbe stata minore.

    [...]



    Partii così per il mio viaggio, lasciandomi alle spalle il desertico panorama di Suna per essere accolto da uno con una ben più ricca vegetazione, camminai a lungo fino a che non riuscii a trovare un passaggio grazie ad una carovana che percorreva un tratto del mio cammino.
    Passai un paio di giorni su di un carro assieme ad una famiglia diretra nel distretto D 17 fino a chè non vi giungemmo.

    -Grazie di tutto.-

    Dissi scendendo e riprendendo la mia strada da solo.
    Camminai per circa un giorno prima di giungere alla destinazione.

    -Ci siamo finalmente!-

    Ora avrei però dovuto trovare colui che sarebbe stato il mio sensei, ma prima avevo bisogno di mangiare qualcosa, magari entrambe le cose potevano risolversi in una locanda, qualcuno doveva aver pur visto un ninja dell'accademia.
    Entrai così in una bettola ed ordinai da mangiare mentre attaccai discorso con la cameriera.

    -Senti...-

    Cominciai.

    -Avete per caso visto o sentito parlare di un ninja dell'accademia che è da poco arrivato qui?-

    -Beh, mi sembra che ci sia un ninja accademico che si aggira spesso per la costa Sud del paese.-

    -Mi sei stata molto utile, grazie.-

    Consumai il mio pasto, pagai e ripartii.
    Giunto alla costa Sud chiesi di nuovo informazioni, stavolta più dettagliate, sino a che un pescatore mi disse dove potevo trovare colui che sarebbe stato il mio sensei.

    [...]



    Giunsi infine ad un porticciolo di legno e ferro dove era seduto un uomo che dall'aspetto sembrava essere un ninja, ebbi la conferma di ciò che pensavo notando che vi era anche un altro ragazzo vicino a me, ed indossava il coirpifronte di Konoha.
    Mi rivolsi allora all'uomo seduto sul porticciolo e dissi:

    -Sono Sho, sono stato chiamato dall'accademia per il corso.-
     
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  4. Ryose
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    Ero arrivato da poco ad Oto, dopo essere fuggito da Suna, eppure ero stato sempre attivo, per conquistarmi la fiducia del mio nuovo villaggio, ma anche ,e soprattutto, per poter mettere via una buona somma, poiché tutti i miei conti correnti erano rimasti a Suna.
    Avevo cambiato nome, aspetto fisico, io per Suna ero uno scheletro bruciacchiato nel deserto.
    In uno dei pochi attimi di pausa dal lavoro di Shinobi, mi dilettavo ancora come fabbro, producendo oggetti ed armi molto diverse e tutte all'unico scopo di poter racimolare ancora il denaro.
    Devo ammettere che la mia avarizia ai tempi del tradimento era notevolmente aumentata.
    Arrivata al punto di richiedere un esame per un grado a cui probabilmente ero pronto, ma la mia avarizia e cupidigia erano aumentati all'invero simile, la mia smania di potere era incalcolabile.

    Mentre ero disteso su una branda mal messa e ruvida, cercando di riposarmi dopo tutto quel lavoro, pensando che dovevo ancora riparare una porta, potei udire dei rumori provenire da una delle finestre.
    Aprii la persiana per poter notare un corvo con legato un messaggio, vi era apposto un sigillo.
    Usai quindi la posizione del serpente per sciogliere il sigillo e raccolsi la lettera, chiudendo le persiane di schianto, senza dire nulla.
    Aperto il foglietto vi era una frase sul Chunin e dei codici, dovevo andare nel distretto indicato dal codice, ma quale ?
    Riflettendo la conclusione era ovvia, dovevo trovare la frase con tutte le parentesi chiuse, o perlomeno la maggior parte.
    Lessi attentamente eliminando le lettere, che non avevano almeno per me, alcuna correlazione con il codice, purtroppo tutte le frasi avevano delle parentesi eccetto una.
    Quale distretto scegliere?
    Una scelta sbagliata equivaleva ad un fallimento, stetti un po' di tempo a rimuginare, prima di decidere di andare a riparare la porta.

    Avevo rotto un perno, l'ultima volta che ero uscito rabbioso, dopo aver rovinato un arma, presi il perno, poggiandolo nel suo alloggiamento, una martellata avrebbe infilato il perno definitivamente, sfortunatamente mi colpii il dito.
    La mia rabbia esplose, travolsi la porta con una martellata e poi con un calcio, scardinandola, poi lanciai via il martello, massaggiandomi il dito.

    §Stupido martello e stupida porta, certo che sarebbe una bella figura per un Chunin, ma dopo tutto sono ancora un genin§

    la soluzione mi salì subito alla lingua la urlai senza pensare al fatto che nessuno poteva aver sentito la mia deduzione.


    -Io non sono un Chunin, cazzo!-

    Corsi a leggere il rotolo, C17, si sciolse quasi subito.
    Mi lavai, preparai l'equipaggiamento e poi uscii di casa, il mantello arrotolato dietro la schiena, agganciato alla cintura e per finire, non presi i miei copri-fronti rigati, se avessi incontrato dei Sunesi, la mia identità sarebbe stata compromessa.

    Quando giunsi al distretto indicato prima di tutto entrai in una delle tante bettole, si, avevo finito il cibo, ordinai una zuppa poco costosa e dopo averla finita chiesi.

    -Scusi, lei ha mica visto un ninja accademico da queste parti ?
    Un ninja che chiede di un corso Chunin?-


    La risposta fu affermativa e mi indicò subito la zona, uscii in fretta pagando il conto.
    Giunto al luogo dell'incontro tutti avrebbero visto un ragazzo dal fisico abbastanza longilineo, sul metro e ottanta, capelli grigi corti e occhi viola, la mia espressione era piuttosto seria.
    Indossavo sandali neri comodi, pantaloni marroni lunghi di cotone e una sorta di kimono marrone scuro, simile a quello usato di praticanti di arti marziali

    -Seikiji di Oto.-
     
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  5. Tupazzo
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    corso
    Chunin
    -1° post-


    SPOILER (click to view)
    narrato: nero
    pensato: viola
    detto da me: blu
    detto da altri:
    CITAZIONE
    bla

    L’essere umano … brutta bestia..
    Era notte fonda a Suna, e a causa dell’aria afosa presente in casa, mi dedicai anima e corpo ad alcune ricerche in campo teorico e pratico, riguardanti le capacità rigenerative di alcuni animali.
    L’aria in casa era pesante, e i fogli su cui scrivevo gli appunti sbavano inchiostro, a causa del sudore che grondava su di essi.
    Ero curioso di scoprire come alcune creature erano capaci di rigenerare i propri arti, ma soprattutto come si comportavano le cellule.
    I miei pensieri erano dispersi tra un bicchiere di Scotch con ghiaccio e un’esaminazione di laboratorio, con il bisturi recidevo code alle lucertole, e osservavo da vicino come esse si comportavano, cercando di capire la natura, e magari scoprire meglio me stesso.
    Un picchio improvviso al vetro distorse la mia attenzione, e con cautela andai alla finestra per cercare di capire cosa stesse accadendo.
    Notai un corvo che portava alla zampa un messaggio, sul quale era posto un sigillo magico.
    Sciolsi il sigillo con la posizione magica della scimmia, e iniziai a leggere il contenuto, pensando a qualche possibile missione in serbo per me.
    Ben presto cambiai opinione, infatti, il messaggio appartenente all’accademia, e riferiva qualcosa sul Chunin, e sinceramente rimasi perplesso che l’accademia volesse concedermi una simile opportunità, ero davvero contento, mi resi conto che tutti gli sforzi fatti fino a quel momento non si erano dimostrati vani.
    Non avrei perso una simile opportunità, ma prima avrei dovuto risolvere quel maledetto codice.
    Iniziai a rimuginare su come risolverlo, osservando e analizzando la struttura, i numeri cercando qualche possibile indizio rilevante.
    Era davvero un bel grattacapo, non riuscivo a venirne fuori, e pensavo continuamente alla frase riguardante i Chunin, che li definiva completi, ma in mezzo a tutto quel bordello di parentesi e parole senza senso m’incartai.
    Dopo un breve ragionamento esclusi le parole, e presi in considerazione la lettera finale e il numero, che sarebbe stato il distretto in cui si sarebbe svolto l’appuntamento.
    Tra un sorso e l’altro di Scotch, cercavo la soluzione, fino mi venne in mente una cosa.

    “Ma qui tutte le parentesi sono chiuse, mentre questa è l’ unica con le parentesi aperte..mmhmmm un chunin è completo, ne cose aperte ne cose a metà.. ma io non sono un Chunin… e non posso essere perfetto…”

    Trovai la soluzione ed ero sicuro che fosse quella, e in poco tempo mi preparai per dirigermi nel settore C 17. Preparai l’armamento, presi il mio caro mantello e feci rifornimento al bar del puledro lercio di Scotch, in modo che mi fosse bastato per un buon periodo di tempo.
    Viaggiai giorno e notte, passando dalle forti tempeste di sabbia del deserto Sunese alle lussureggianti foreste del sud, senza ne rallentare ne cedere terreno, sicuro che avrei portato fino in fondo qualsiasi compito.
    Giunsi al distretto dopo qualche giorno di marcia, e iniziai a domandare di un uomo che faceva corsi chunin, ed entrando in qualche locanda, non persi l’occasione per farmi la scorta di scotch.
    Dopo qualche giro per le locande, riuscii a ricavare alcune informazioni a riguardo di un ninja sul molo, ed è lì che mi diressi.
    Un uomo robusto, vestito con strani vestiti era sul molo, accanto a una sedia di rovere, e mi avvicinai a questo, pensando che fosse stato mandato dall’accademia.

    “sono Noruas.. Ninja combattente del villaggio della sabbia”

    Mi presentai e aspettai una risposta dalla curiosa figura.
     
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  6. Amanimaru
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    La Traversata



    Piano piano, tutti i ninja arrivarono a destinazione. Me ne avevano segnalati 4, quattro arrivarono, a quanto sembrava sapevano farci, o forse erano stati solo fortunati. Il primo ad arrivare fu un ninja della Foglia con la faccia mezza bendata. Non sapevo, di primo acchito, il perchè di questa scelta mi rimase oscuro fino a che non si rpesentò, sebbene a modo suo. Arrivatomi davanti si espresse con durezza, a ricercare un nome che non mi si confaceva. E io gli risposi la verità.

    - Jotaro? Jotaro è morto ragazzo, da circa un mese. -

    Quindi tenendo d'occhio la sua reazione con gli occhi, piegai un pò la testa a ricercare qualcosa nel sacchetto che mi portavo appresso. Ne estrassi un rotolo di richiamo e aprendolo lo attivai. quando la nube di fumo si dissolse, mostrai la mia mano armata di una grossa falce rossa a tre lame di lunghezza proporzionale con l'estendersi lungo il manico. Sembrava decisamente pesante. La tenevo per il manico, in verticale, con le punte che coprivano il mio petto.

    CITAZIONE
    Pungiglione Maledetto - AkubaKen [AaD][AdCC][Quantità: 1]
    (Attacco: 50)
    Il pungiglione maledetto è composto da un'asta di 160 cm di metallo, che il ninja dovrà impugnare per l'utilizzo della falce. La parte d'attacco è composta da 3 grandi lame di falce, lunghe dall'alto, rispettivamente 60, 40 e 30 centimetri. La potenza delle lame è complessivamente 50, divisa rispettivamente in 25, 15, e 10. Le lame sono poste in fila indiana dall'estremità dell'asta distanti 5 cm l'una dall'altra. Richiederà maestrie sempre maggiori per poter essere maneggiata. Un ninja di energia Rossa non riuscirà a maneggiarla al meglio, subendo una diminuzione dei movimenti di 3 tacche all'Agilità.

    - Suppongo sia tu il Raizen della foglia a cui aveva fatto un brutto scherzo alla faccia. Tieni, questa ferraglia credo sia per te. Ti avverto, è pesante. Nel caso tu non la volessi, la rimetto nel rotolo, qualcuno a cui venderla la trovo, credo fosse l'arma di Jotaro e deve averci combinato qualcosa per cui attento ad andare in giro con sto affare, se vuoi portartelo dietro. -

    Quindi quando Raizen avesse risposto avrei deciso cosa fare dell'arma di Jotaro. Il secondo ad arrivare fu Sho della sabbia. Che si rpesentò in modo un po più gentile del suo predecessore.

    - Bene arrivato Sho, anche io vengo dalla Sabbia. -

    Sembrava un comune ninja fresco d'accademia, così come i due successivi. Seikiji e Noruas.

    - Oto dici, il mio migliore amico era di Oto. Pessimo villaggio, ottimi Ninja. -

    ---

    - Un altro ninja di Suna? Però. A quanto pare l'Accademia ha valorizzato il nostro villaggio stavolta. Durante il mio chunin, ero l'unico della Sabbia. Tutti culi molli. Kiriani. -

    Tirai fuori dal sacco un altro rotolo e attivandolo dopo averlo disteso e aperto sul suolo, richiamai alcuni piccoli sacchetti.

    - Siamo, anzi, siete in anticipo in effetti, quindi se volete rifocillarvi qui ci sono: un po di carne, qualche pezzo di formaggio, pomodori e vino. Rilassate pure gli stomaci. Io comincio subito. -

    [Dopo il breve ma rinfrancante pasto]

    - Dunque, se siete qui significa che avete risolto l'enigma. E' vero, non siete ancora chunin, ma questo vostro idillio finisce qui. Da adesso in poi dovete dimostrare di meritare questo titolo, solo coloro che ci riusciranno potranno definirsi tali. Il nostro corso non sarà teorico ma solamente pratico, basato sulle mie esperienze, faremo tappa dell'arcipelago Cascadiano, che dista a circa 5 giorni di nave da qui, verso sud. La zona è perennemente in guerra civile, quindi occhi aperti. Passate questi 5 giorni sulla nave a parlare l'un l'altro. Cercate di collimare gli stili di combattimento, perchè non dobbiamo sbarcare disorganizzati. Sarò io il primo a chiarirvi le mie capacità in combattimento, quindi non temete. Nonostante il mio aspetto rude io punto molto sulla comunicazione, e ritengo che una buona squadra sia migliore di qualunque tecnica. Se qualcuno la pensa diversamente me lo dica subito. Se invece uno di voi si rifiuta categoricamente di fare fronte unito con compagni sconosciuti, se ne vada subito. -

    In lontananza comparve una nave molto simile ad un galeone, essa era in effetti un antico galeone da guerra trasformato per bisogno in un grande peschereccio, adibito anche al trasporto di merci e persone, una sorta di taxi dei mari autosufficiente. Ripresi le mie cose in spalla.

    - Ah eccola, la Nebbia Rossa. L'unico veicolo non Accademico che unisce il continente con l'arcipelago Cascadiano. Facciamo in fretta. Ognuno di voi ha una cabina già prenotata, nel senso che ognuno avrà un letto, ma le stanze sono multiple. Io starò nella cabina con Raizen, mentre voi 3 ragazzi, nella successiva. Ora andiamo. -

    [Giorno I]
    Dopo la salita sulla nave, i cinque ninja si avviarono nelle cabine. La stanchezza dopo il viaggio per raggiungere il molo era grande e tutti si sarebbero diretti verso le stanze, ognuno poi avrebbe deciso cosa fare, ma prima che tutti fossero entrati nella propria stanza, il sensei avrebbe raccolto il gruppo nel corridoio assicurandosi che fosse vuoto.

    - Bene signori. Non dimenticate chi siete, in nessun momento, e ricordate che state per andare in territorio nemico, fidatevi solo di voi stessi o dei vostri compagni. Ho già provveduto a controllare tutto l'equipaggio mentre voi mi raggiungevate al molo, non ci sono ninja a bordo, ma state comunque attenti. Più tardi vi spiegherò le direttive. Ricordate che questo corso è basato su una missione reale, voi siete di supporto nella mia missione, quindi non fate idiozie. Siate discreti, siate chunin. -

    Ot
    Bene, il corso è iniziato. Ora vi dirò cosa voglio da voi. Non voglio post chilometrici, ma voglio gdr, il chunin è il passaggio tra principianti e amatori. Voglio vedere azioni, movimento, voglio vedervi impersonare il personaggio, le presentazioni erano sufficienti, ma non abbastanza per il grado successivo. Non scegliete la fretta a discapito dell'originalità, voglio vedere dei pg vivi, non dei post vuoti. Considerate che da Chunin i vostri nomi saranno conosciuti in tutto il gdr, un pg scarno, privo di forza emozionale e carica emotiva non è nessuno, quindi giocate per dimostrare chi siete, e soprattutto, giocate per divertirvi, non perchè dovete rispondere ad un mio messaggio. Io uso tempo per ideare quello che vedrete durante il corso, non lo faccio perchè devo, ma perchè questo mi diverte, vorrei vedere questo spirito anche da voi. Quindi, buona fortuna, e buon divertimento. Giocate liberamente, ma non andate ai giorni successivi. Ogni giorno sulla nave da me inaugurato sarà un giro di post.

    Dimenticavo, io darò un voto ad ogni vostra risposta, il voto andrà alla fine ad unirsi a quello della parte di combattimento. Ricordate che la mia valutazione non si alza in base ai colpi imparabili o alle descrizioni chilometriche che riuscirete a scrivere, ma a quanto il vostro post sia in grado di esprimere lo spirito con cui lo avete scritto.

    Votazioni Presentazioni - Parto con un voto uguale per tutti. Mi è piaciuta molto la descrizione della parte villaggistica fatta da tupazzo, quindi lo valorizzo.
     
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    Forse avrebbe dovuto evitare quella domanda... forse perchè la risposta la conosceva.

    Jotaro morto, Jotaro morto, Jotaro morto Jotaro morto


    Gli ronzava solamente quel pensiero in testa, gli aveva dato appuntamento fra un mese, ed ora, una volta scaduto il tempo, stava li, in piedi come un idiota con il braccio irrigidito e un foglietto tra indice e pollice.
    Un foglietto.
    Conteneva la lista degli equipaggiamenti utili, gli equipaggiamenti che avrebbe dovuto richiedere a Jotaro, le dita lentamente sbiancarono mentre si flettevano a causa della loro stessa forza stringendo sempre più quel foglietto, quel foglietto.
    La mano andando a coprire la bocca sfiorò le bende sotto alle quali stava l’enorme sfregio lasciato dal suo mentore.
    Come ricordava Jotaro?
    Come ricordava due facce il suo creatore?
    Tre parole, tra le mille inutili che gli vagavano per la testa, si fermarono distanziandosi dal vortice.
    Violenza, dolore e resurrezione.
    Violenza, ancora ne aveva un orribile segno.
    Dolore, da tempo scomparso.
    Resurrezione...resurrezione.
    Era li in piedi grazie a violenza e dolore, la testa ciondolò qualche istante: vuota.
    Era li in piedi a stringere quel foglio grazie ad un uomo che era svanito senza il minimo preavviso.
    Era li in piedi a sottolineare un debito che mai potrà saldare, era in piedi senza saperne il motivo.
    I capelli ricadendo sul viso creavano una tenue ombra che contrastava contro la luce che gli tagliava il corpo illuminando l’intero braccio destro ormai completamente teso e cosparso di nette ombre.
    Lentamente il viso accolse la luce mentre il petto del konohaniano si gonfiava schiuse gli occhi, non aveva ne lacrime ne tristezza da nascondere, ciò che si riusciva a vedere era solamente una fitta coltre di pensieri, se avesse avuto dell’altro molto probabilmente una pedata sul viso lo avrebbe calciato nuovamente dentro.
    Ma no, quel tizio non era Jotaro.
    Cosa gli era rimasto dell’unica persona a cui poteva dare il nome di maestro?
    Poco.
    Non un ricordo, un qualcosa su cui voltarsi e ricordare, un appiglio, nulla.
    Un nome che ora identificava un’altra persona, ecco cosa restava di Jotaro.
    Cosa avrebbe fatto di quel nome, di quella divisa, di quel compito?
    Non ne sapeva nulla, alla fine aveva fatto ciò che un mentore non poteva fare, e ora era morto senza una punizione.
    Cosa avrebbe dovuto fare Raizen? Era stato scaraventato in quel ruolo senza una spiegazione, sapeva solo il significato e i diritti che il suo nuovo nome gli dava, null’altro.
    Però...a ben pensarci gli rimaneva un’altra cosa, delle parole, degli ideali a cui in un primo momento non aveva prestato la giusta attenzione “l’equilibrio donato dal caos”.
    Le dita lentamente allentarono la presa e il braccio si mosse verso la tasca riponendovi il foglietto.
    Aveva l’angolo di un infinito foglio tra le mani, e un infinito foglio ridotto a brandelli da ricomporre, per scoprire chi era Jotaro e sapere di lui.
    Cosa ne avrebbe fatto di quelle parole ancora ben impresse nella sua memoria ancora non lo sapeva, ma forse aveva davanti a se parecchi di quei brandegli che gli sarebbero tornati utili.
    Strinse la strana falce tra le mani e la osservò con cura, era irrequieta pregna dell’irascibilità che contraddistingueva Jotaro.
    Lentamente, come se stesse compiendo un rito, la assicurò alla schiena, respirava lentamente, si poteva chiaramente udire il fiato, lievemente pesante e rauco scorrergli dentro e alleggerirlo lentamente, dopotutto, perché soffrire per un calcio sul muso?
    Accennò un sorriso.

    Secondo te ti lascio vendere una cosa simile?
    Il mio nome è Raizen comunque, avrai bisogno di chiamarmi prima o poi.


    Qualcosa dentro di lui fu disturbata da quel improvviso cambio di umore che quella presentazione fece esternare, patetico, non era mai stato solare lui, veramente patetico.
    Era, fra tutti gli shinobi appena giunti quello più vicino al sensei, fece un altro passo per avvicinarsi ulteriormente in modo che solo lui potesse sentirlo.

    Procurati un ritaglio di tempo, vorrei parlarti “Jotaro è morto” non basta.

    Ovviamente quel ninja sapeva qualcosa in più di lui se non tutto! Lui, la persona che era stata forse più a contatto con Jotaro prima della sua morte non sapeva nulla, mentre quel ninja sconosciuto sapeva anche della sua morte notizia che, agli ultimi aggiornamenti di Raizen, non era giunta nemmeno ad Oto.
    Mentre si allontanava un soffio dentro alla testa riuscì a fuggire dalla bocca.

    Per favore.

    Non era da lui, ma dopotutto ora non aveva a che fare con Jotaro, forse per questo giro avrebbe rinfoderato gli spiedi.

    Comunque, forse prima o poi avrò bisogno di chiamarti, mi interesserebbe il tuo nome.

    Guardò il suo nuovo maestro negli occhi mentre arretrava di un passo, per lasciarlo rovistare e stendere un rotolo al suolo.
    Lo stile era quello di Jotaro: un rotolo, un pasticcio e tanta fantasia, si avvicinò per prendere un sacchetto e una borraccia, il tiro gli andò bene, carne e vino rosso. Pareva, dall’aspetto, che il konohaniano buttasse in corpo ogni cosa, era in parte vero, ma aveva una lingua eccellente quando si trattava di mettersi a tavola, un sacchetto non era la miglior cosa per la carne, ma la borraccia per il vino era eccellente, e quest ultimo certamente non era di Suna, in quel mucchio di sabbia era impossibile procurarsi del vino.

    [Dopo il pasto]

    Il classico discorso di inizio corso, deve essere tra gli obiettivi di un sensei farlo.

    Sapeva a menadito di cosa Brando stesse parlando, e una volta pronunciata l’ultima parola non si mosse minimamente, rimase seduto ad osservare il mare come aveva fatto da quando aveva posto l’ultima domanda al sunese, taciturno come sempre.
    Vide giungere dal placido ma brumoso mare un galeone, era rabberciato qua e la per ricoprire ben più di un utilizzo, il suo nome però certamente teneva sempre ben evidente lo scopo per cui era stata creata.
    Per nulla invitante.

    Chissà se il sunese è diverso da Jotaro, forse ha ascoltato la mia richiesta.
    O forse è solo un caso.


    Si ritrovò in cabina con Brando, lo lasciò passare avanti per poi sistemarsi nella branda rimasta libera.

    Dimmi di Jotaro, Brando.

    Il “per favore” era sottointeso dal tono in cui venne fatta la richiesta, un po’ atono, ma lievemente cortese, non ci si poteva aspettare troppo da Raizen.

    E se vuoi dimmi di te e del perché tu sai e io no, non sarò tra i più svegli in questo mondo, ma se tu sai della sua morte che a quanto ho capito era assai discreta saprai dirmi anche perché mi ha piantato come un coglione e perché mi ha fatto questi doni, perchè Jotaro aveva queste due facce.

    Aspettò la risposta cupo mentre contava i nodi del basso soffitto della cabina.
    Il pensiero si spostò qualche secondo sui suoi compagni di corso, doveva collaborarci.

    Bah, non che mi sembrino interessanti o degni di nota, ma è anche vero che un libro non si giudica dalla copertina, vedrò se questa pallosa copertina nasconde qualche colpo di scena.

    Quello sfregio dopotutto aiutava, metteva a contatto la sua interiorità col mondo esterno, in più di un senso.
     
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    { Corso Chunin
    Post II



    Tutti i partecipanti al corso Chunin erano arrivati, tra essi vi era anche Noruas, un ninja che mi aveva accompagnato in molte avventure, il ninja che potevo definire il mio primo vero amico, degli altri però non conoscevo niente, uno, che disse di chiamarsi Se....Seik... insomma, lo chiamerò l'osete; l'otese sembrva un normale ninja, pareva avere più o meno la mie tà , ma non conoscendo il villagio di Oto non potevo escludere che potesse dimostrare più o meno anni di ciò che aveva.
    Ero molto più incuriosito dal ninja della Foglia del quale, tre l'altro non sapevo neanche il nome, cosa nascondevano le sue bende?
    Menomazioni? O forse abilità speciali che, essendo visibili ad occhio nudo, preferiva nascondere? Non potevo escludere neanche l'ipotesi che vi fosse un sigillo.
    Come avrei potuto fidarmi di un ninja che non mi fa vedere nemmeno com'è fatto?
    Per il momento, l'unico ninja del quale ero completamente sicuro era Noruas.

    "Bene, alla fine ho avuto fortuna, non so a quanti sia capitato di avere avuto un amico in squadra..."

    Accolsi volentieri la proposta di pranzo del sensei, anche se avevo mangiato poche ore prima, avevo di nuovo fame.

    Faccio proprio schifo.

    Pensai sgranocchiando un pezzo di pane con del formaggio, il viaggio era stato lungo e sfiancante, avevo bisogno di ricaricarmi.
    Mi avvicinai a Noruas e dissi:

    -Sembra quasi che lo facciamo apposta a metterci sempre assieme…-

    Gli detti una pacca sulla spalla e sorrisi.

    -Come ti va? Oramai era quasi un mese che non ci vedevamo…-

    Avrei così atteso una sua risposta.

    -Ricordati che ancora ti devo una rivincita.-

    Gli avrei detto scherzoso allontanandomi per dirigermi verso il sensei che stava cominciando a proferir parola.
    Mentre il sensei parlva vidi alle sue spalle comparire un galeone dall'aspetto antico, sarebbe stata quella nave che ci avrebbe accompagnato alla nostra destinazione.


    […]



    [Giorno 1]



    Salimmo sulla nave e come c'era da aspettarsi, Brando ci disse i dettagli della missione, avremmo dovuto passare cinque giorni in nave prima di sbarcare in un paese infestato dalla guerra.
    Mi diressi inizialmente sul ponte della nave, percorrendo le varie "strade", se così potevano essere definite, sentivo il legno scricchiolare sottoai miei piedi, segno dell'età oramai avanzata della nave.
    Giunsi sul vasto ponte, nel mezzo di esso si ergeva un imponente albero maestro con attaccata una gigantesca vela quadrangolare, mi poggiai dulla ringhiera del ponte osservando l'orizzonte, il cielo era sereno ed il vento soffiava tranquillo sul mio volto, un brivido freddoi mi percorse la schiena.
    Mi voltai ed osservai i vari marinai all'opera, alcuni erano impegnati nel pulire la nave, altri sttrezzavano con delle corde, altri ancora stavano montando su delle scialuppe.
    Capii che quella che doveva essere stata una bellissima nave nei tempi passati si era trasformata in un grande peschereccio quando vidi dei marinai tirare su delle reti colme di pesci e aprirle suk pavimento ligneo facendo così che i pesci , ancora guizzanti, si dibatessero su di esso.
    Osservai le sfumature blu ed argentee delle scaglie colpite dalla luce fino a qualdo non vidi tra la moltitudine un essere che non poteva essere definito un pesce.
    Mi diressi velocemente verso di esso mentre con la mano destra fermai un marinaio che stava per porre fine alla sua vita.

    -Fermo!-

    Gli dissi.

    -Questo è un delfino, e non è fatto per essere mangiato.-

    -Senti... noi magniamo tutto quello che peschiamo è chiaro?-

    Mi rispose lui impertinente e, con un linguaggio non el tutto corretto.
    Presi il delfino e lo ributtai in acqua.

    -Allora la prossima volta ti mangeai anche questa.-

    Gli dissi estraendo la spada della terra e puntandogliela alla gola in un tempo troppo breve perchè questi potesse reagire.
    Così fatto mi diressi nella camera che avrei occupato, giunsi lì in pochi minuti, Noruas e SekiJi erano già lì,con un cenno della mano li salutai e mi sedetti sul letto.

    Finalmente…ho l’occasione di dimostrare ciò che valgo, la famiglia sarà fiera di me, figuriamoci la faccia di Tatsu quando tornerò….

    Per un attimo il sorriso e l’euforia scomparvero dal mio volto.

    Già…se tornerò…

    Avevo saputo in fatti che l’esame sarebbe stato alla morte, in quella prova avrei messo in gioco la mia vita, ma ero veramente sicuro? Veramente volevo rischiare così tanto? E per cosa poi?

    -Si maledizione!-

    Mi dissi alzandomi di scatto.

    Io tornerò vincitore da questa prova, non più per la famiglia, non più per Tatsu, ma per me, la mia strada è quella del ninja, è la via che mi sono scelto, è la via che seguirò, ed è per questo che sono qui!

    Mi rivolsi all'otese e gli dissi:

    -Sono Sho.-

    Cominciai.

    -So che potrebbe non fregartene nulla ma sono qui per un motivo più importante del semplice fare amicizia, credo che tu sia cosciente del fatto che qui rischiamo la vita, e sono qui per porti una domanda che non ripeterò, e ti prego di guardarmi negli occhi mentre mi risponderai…-

    Presi fiato.

    -Dobbiamo poterci fidare l’uno dell’altro ciecamente per la nostra sopravvivenza, io sono disposto a fidarmi di te, ma tu sei disposto a ricambiare?-

    Avrei quindi fissato il ninja fino ad una risposta.
    Una volta ricevuta una risposta uscii dalla stanza per dirigermi verso quella in cui alloggiavano il sensei e il foglioso per porre a quest'ultimo la stessa domanda che avevo fatto all’otese, dovevo potermi fidare di tutti i miei compagni, già sapevo di poter contare su Noruas, ma avrei voluto vedere gli altri dirmi in faccia che avrei potuto fare lo stesso anche con loro, ero fatto così.
    Fortunatamente per me le stanze erano vicine e cimi si poco ad arrivare, bussai alla porta attendendo una risposta da chi vi alloggiava.
     
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  9. Tupazzo
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    corso
    Chunin
    -2° post-


    SPOILER (click to view)
    narrato: nero
    pensato: viola
    detto da me: blu
    detto da altri:
    CITAZIONE
    bla

    Finalmente tutti i partecipanti al corso fecero la loro comparsa, e con grande sorpresa tra di loro riuscii a notare il mio amico Sho.
    Il capo del gruppo, mi faceva una buona impressione, sembrava una persona diligente e con le idee chiare, naturalmente aveva un’esperienza maggiore della nostra, ma devo dire che m’ispirava fiducia.
    Brando tirò fuori un rotolo, dal quale uscirono fuori alcuni sacchetti con interno del cibo.
    Non aspettai altro, iniziai a mangiare, gustandomi tutto quel ben di dio, alternando un pezzo di carne o di formaggio con un bel sorso di vino.
    Erano giorni che andavo avanti a Scotch e sacchetti di cibo liofilizzato, e sinceramente non ne potevo più, e tutto quel cibo fu come una manna dal cielo riportando allo splendore le mie forze.
    Mentre stavo gustando il cibo offertici dal capo Sho mi passo accanto e disse:

    CITAZIONE
    -Sembra quasi che lo facciamo apposta a metterci sempre assieme…-

    Feci una leggera risata rendendomi conto che aveva perfettamente ragione, infatti, da quando accolsi il suo invito per un combattimento, ci trovavamo continuamente in qualche missione o addestramento, il caso era beffardo.

    “e si..”

    Mi dette una simpatica pacca sulla spalla e disse:

    CITAZIONE
    -Come ti va? Oramai era quasi un mese che non ci vedevamo…-

    Replicai annuendo:

    “tutto bene! Ho avuto alcuni affari da sbrigare.. ma mela sono cavata!”

    CITAZIONE
    -Ricordati che ancora ti devo una rivincita.-

    Feci una leggera risata e annuii per far vedere che avevo capito, anche se non mene fregava più di tanto per quella rivincita, avevo altre cose per la mente, e da quando lo avevo conosciuto come amico non ebbi più rimpianti sulla mia resa nel combattimento tra noi due.
    Sho si allontanò, e mi diressi anch’io verso il sensei perché sembrava che volesse dire qualcosa d’importante a riguardo della missione.
    Le parole del sensei mi colpirono molto, sinceramente non avevo mai considerato la figura del ninja come una persona che agisce in gruppo, ma un individuo che pensa esclusivamente ad agire autonomamente, portando a termine gli obbiettivi con il solo uso delle proprie forze.
    Ebbi una nuova concezione dell’immagine del ninja, e mi piaceva pensare che più persone combattessero per pararsi il culo a vicenda.
    All’orizzonte comparii una splendida nave, e ne rimasi affascinato, infatti, mi ero sempre appassionato alla costruzione di questi apparecchi cosi complicati.

    [giorno 1]

    Salimmo sulla nave, e diedi qualche occhiata intorno, cercando di capire la struttura della nave per essere prudente, infatti, non si poteva sapere cosa potrebbe essere accaduto.
    Prima del congedamento, il capo ci ricordò che stavamo per intraprendere un viaggio pericoloso, e non era una solita missione d’investigazione o di cattura, ma si trattava di una vera e propria missione in zona di guerra, dove i ninja morivano, e dove noi avremmo potuto lasciarci le penne.
    Entrai nella camera, e mi distesi sul letto pensando all’accaduto del giorno, e pensando alle criptiche parole dell’uomo, e al fatto che stavamo entrando in una zona di guerra.
    Ogni mio pensiero riconduceva alla morte, e alle motivazioni che mi spingevano oltre quel sottile limite, motivazioni che avevo ben presenti, ma che non sarebbero bastate davanti alla morte.
    Ma io era un ninja di Suna, e se avessi voluto difendere le mie genti dai balordi e dagli altri villaggi, avrei dovuto capire molte più cose, avrei dovuto concepire come pensava un Chunin, come si comportava e quali erano i suoi obbiettivi, e anche se non sarebbe stata una cosa da nulla, ci sarei riuscito, costi quel che costi, anche la morte.
    Il primo passo sarebbe stato quello di conoscere i miei colleghi, tranne Sho che ovviamente lo conoscevo da tanto.
    Anche Sho pensò la stessa cosa, e fece la medesima domanda all’Otese, ed io rimasi ad ascoltare in silenzio, curioso della risposta del ragazzo, fino a quando Sho uscii dalla stanza.
    Guardai l’Otese e gli porsi la borraccia di Scotch offrendogliene un sorso, e poi replicai:

    “quindi sei di oto giusto? Com’è il tuo nome non ho afferrato bene..comunque io sono Noruas, piacere di fare la tua conoscenza”

    Aspettai la risposta dal ragazzo e poi replicai:

    “non ti preoccupare per Sho, è un po’ in tensione, come tutti noi del resto”

    Feci una leggera risata e continuai

    “come tela cavi con in corpo a corpo? Oppure se preferisci ninjutsu o armi a lontananza, vorrei realizzarmi un quadro generale delle vostre doti.comunque io prediligo il taijutsu”

    Aspettai una risposta dall’uomo e poi mi sarei disteso sul letto, riposando le povere ossa.
     
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  10. Ryose
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    Gola e Avarizia


    Alla mia presentazioni il Sensei rispose con quello che avrei potuto considerare un complimento.
    Vi era anche Noruas, nel tempo in cui ero stato un Sunese avevamo svolto una missione insieme, lo avevo anche considerato un tipo affidabile, ma piuttosto strano, avrei dovuto fare finta di non conoscerlo.

    Il commento del Sensei riportò in me i ricordi nei mie maestri Kiriani, il primo era un avaro, il secondo non mi aveva insegnato nulla, costringendomi a imparare tutto da solo.
    Insomma non era stata una bella esperienza, per cui fui contento di vedere che il ninja più alto in grado, quello che sarebbe stato il nostro Sensei la pensava come me.

    Addentai il contenuto del mio sacchetto, pane e pomodori, poco male, mangiai tutto senza storie, dopo tutto non si butta via niente, se avessi saputo che il mangiare lo offriva lui non avrei preso niente in locanda, ma non mi lamentai.
    Mentre mangiavamo e bevevamo con calma io mi sentivo ancora un po' teso, quello erra un addestramento Chunin, ma per ora somigliava più ad un Picnic.

    Finito il pasto ci spiegò le sue regole, come sospettavo eravamo più degli aiutanti che non degli allievi.
    Il luogo di svolgimento era l'arcipelago Cascadiano, Una zona di guerriglia, mai ero stato assoldato per una missione di guerra, il pericolo di morte era palpabile.
    Inoltre dovevamo cooperare, io dovevo cooperare con dei Sunesi, non che li odiassi, eravamo quasi fratelli dopotutto, figli della stessa madre, ma se in qualche modo mi fossi tradito?

    [...]


    Finito il discorso ci avviammo verso un galeone enorme, mentalmente pensai a quanto abili dovevano essere stati carpentieri che lo avevano costruito e li ringraziai per una tanto portentosa dimostrazione di sapienza tecnica.
    Giunti a destinazione il Sensei fu chiaro: dovevamo essere cauti e discutere dei nostri legami di gruppo.

    In stanza con gli altri due Sunesi, ero stato fortunato, ma come dovevo comportarmi?
    Dovevo essere distaccato o più tranquillo in maniera da poter creare dei legami e fare amicizia?
    Il silenzio era assoluto in stanza, soprattutto per questa domanda che rimbalzava contro la scatola cranica.
    A rompere gli indugi fu Sho, la sua domanda mi colse alla sprovvista, voleva sapere se poteva fidarsi di me, certo che poteva, se lui moriva io perdevo un alleato, anche se non era questo l'importante.
    Tirai fuori il mio immancabile borsello, aprendolo e contando minuziosamente ogni banconota mentalmente, un gesto che mi rilassava.
    -prima di tutto mi chiamo Sekiji, secondariamente la risposta alla tua domanda mi pare ovvia, qui rischiamo seriamente, è la prima missione con rischio di morte che facciamo tutti e per di più in una zona di guerriglia civile, se avrai bisogno di aiuto io ti aiuterò, sperando che tu possa fare lo stesso con me, come dici-
    Non vi era un tono di stizza o di offesa nelle mie parole, neanche un tono troppo serio o curioso, un tono calmo e rilassato, di comprensione quasi.

    Quando uscì Noruas mi parlò.
    - si sono di Oto, è brutto posto, diciamo che devi saperci fare per strada.-
    Simulai un sinistro destro per poi continuare.
    -Mi chiamo Sekiji, anche per me è un piacere.-
    Mi dava uno strano effetto parlare con Noruas come se non lo conoscessi, eravamo stati compagni e lo conoscevo e non parlare del passato mi dava un qualcosa che avrei potuto definire come Dispiacere.
    Io non avevo più un passato ecco le conseguenze del mio tradimento, io ero morto, non esistevo.
    -Lo capisco, come si suol dire o tutto o niente in questa missione. No?-
    -Sei un combattente corpo a corpo? Strano Suna mi dava più l'idea di un paese legato alle illusioni o alle arti magiche...
    Comunque io ho uno stile piuttosto particolare una sorta di combinazione tra Genjutsu e taijutsu, quindi mi raccomando, se l'avversario si dimena come se ci fosse qualcosa tu assecondami..-


    Mi rilassai un po', la conversazione mi stava sciogliendo, mi sentii anche disponibile ad aggiungere informazioni personali.
    -Sono un fabbro sai? Se dopo di questo addestramento saremo ancora vivi che ne dici di venire ad Oto a farti fare un arma dal sottoscritto?-
    Di nuovo i soldi nel mezzo, più un lieve brontolio allo stomaco.
    .-Andiamo a mangiare qualcosa?
    Ho di nuovo fame ehehe.

    Prima però andiamo dal Sensei a chiedere conferma-
    Con Sho avrei cercato di discutere più tardi, in caso di risposta affermativa avrei preso il borsello, per poi andare alla stanza del Sensei e bussare, aspettando che aprisse, non pensavo a quanto vicino alla morte sarei potuto andare con quella missione.

    [...]


     
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  11. Amanimaru
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    Giorno 2



    Tutti i 4 ragazzi mi seguirono sulla nave, e date le direttive principali, entrai nella mia cabina con Raizen, per riposare. Una volta dentro entrai in bagno e usai la mia abilità per distaccare un occhio e mandarlo in giro per la nave per dare un occhio a ciò che stava succedendo. Lo avrei fatto muovere a mezz'aria fuori dall'oblò, quando nessuno lo avesse visto. Avrei mandato con lui anche un orecchio. quindi sarei rimasto sotto henge, così il giovane della foglia non avrebbe notato differenze. Quindi, lasciai il bagno. Quando li ragazzo entrò passarono alcuni momenti per ambientarci nella stanza, io scelso un letto a caso, dopo che lui avesse scelto il suo. Quindi mi chiese di parlargli del mio vecchio amico.

    - Dici bene, Raizen, io lo conosco. Bada, ti parlo al presente non perchè sia ancora vivo, dovrai fartene una ragione, ma perchè sono quasi sicuro che gli effetti di qualche sua stronzata ancora devono palesarsi, ma so che prima o poi questo succederà. Aveva in programma di addestrarti prima di questo esame, ma poco prima di recarsi in accademia per firmare la presenza come sensei in questo corso, si è reso conto che la malattia cui era affetto, non gli avrebbe eprmesso di arrivare fino ad oggi, quindi ha segnato il mio nome al posto del suo. La sua falce vuole essere probabilmente una giustificazione, non per averti abbandonato, certe cose non lo hanno mai toccato più di tanto da quando la sua storia con quella che credevo sarebbe diventata sua moglie arrivò alla fine. Credo te l'abbia data più come punizione a se stesso, ha sempre controllato tutto nella sua vita, e questa malattia, con oltretutto un peggioramento improvviso dovuto all'averti portato indietro, gli sia bruciata parecchio. Come ti ho detto, deve aver fatto qualcosa di losco con quell'arma, percui credo sia anche un esame, per quanto ne so, potrebbe attaccarti mezzo mondo credendoti lui, percui se vuoi un consiglio fa come me, portala in giro in un rotolo e usala con parsimonia. -

    Mentre parlavo mi stavo togliendo la giacchetta smanicata che portavo indosso, e all'improvviso sentii Sho avere un diverbio con uno dei pescatori, mandai l'occhio nella direzione da cui avevo sentito con l'orecchio distaccato quel suono, e vidi la scena. Fortuna che mi ero raccomandato, che idiota. Quindi dopo eventuali domande da parte di Raizen sull'argomento appena trattato, avrei proseguito con il successivo.


    - Vedila così, Raizen, ci sono molte cose di quell'uomo che non diresti mai nemmeno passandoci una vita intera accanto. Se io ti dicessi che circa 20 anni fa giocavamo assieme tra mille risate nelle sabbie di Suna, e che arrivò quasi al matrimonio con una kunoichi del tuo villaggio, probabilmente mi chiederesti se stiamo parlando dello stesso uomo. Lui ha voluto fare un gioco pericoloso in nome di ideali da folle, e per farlo ha dovuto calarsi in alcune parti che hanno lasciato il segno su di lui. Purtroppo nemmeno io so tutti i dettagli, ci siamo incontrati dopo 15 anni, e abbiamo parlato per poco più di un paio d'ore, prima che andasse a terminare la sua vita, ma inizio a pensare che abbia ideato un piano, e dagli appunti che mi ha lasciato, sto avendo come l'impressione che lui 15 anni fa, abbia predetto gli anni successivi fino alla sua morte. Il suo obiettivo finale mi è oscuro, ma so che non ha avuto evento, lui stesso me lo ha confermato. Non saprei che altro dirti se non quello che ti ho già detto, comunque. E vorrei che l'argomento non ti facesse distrarre più durante tutto il resto dell'esame. Ah, eccoli. -

    Nemmeno cinque secondi dopo, e la porta della stanza rivelò una mano bussare.

    - Entrate pure. -

    Entrarono tutti assieme i 3 ninja affidati alla missione, e prima che potessero parlare, io, a gambe incrociate sul letto, mi rivolsi a Sho, a braccia conserte.

    - Fai di nuovo confusione con l'equipaggio, e ti butto a mare, un pezzo per volta. -

    Quindi mi scrocchiai un attimo il collo, e li invitai, con un braccio, a sedersi, due accanto a Raizen, uno vicino a me, quindi con un movimento del rbaccio piuttosto fluttuante, la porta in fondo alla stanza si chiuse. A chiave. Avrei iniziato facendo qualche puntualizzazione.


    - Bene ragazzi, immagino il motivo per cui siete entrati, è il momento di accomunare le nostre capacità. Io posso dirvi solo a grandi linee le mie, perchè come avete intuito, in un futuro non troppo lontano potremmo trovarci avversari in guerra, quindi, mi vedo costretto per ordine del mio superiore, ad essere discreto. In ogni caso vi basti sapere che io ho abilità che mi permettono di destreggiarmi praticamente in ogni campo, ma quella in cui sono più ferrato, è sicuramente l'infiltrazione, quindi sono uno scout, e una spia, preferisco evitare gli assalti o i combattimenti in inferiorità numerica. In una squadra, sono quello che accumula informazioni, o si infiltra per indebolire il nemico prima dell'attacco. Ditemi un pò di voi. -

    [Dopo che gli allievi hanno esposto, con dubbi e domande in merito al combattimento]

    - Poichè in ogni caso io sono anche tenuto ad addestrarvi su ciò che riguarda essere chunin, posso dirvi che oltre alle nozioni teoriche che siete tenuti ad apprendere, potrà capitarvi di dover partire in missioni solitarie, o in gruppi molto piccoli in una zona nemica, quindi mi raccomando l'atteggiamento, andarsene in giro ad armi sguainate a minacciare mari e monti, è come annunciare a voce alta che state arrivando, quindi, occhio. Avrete degli allievi, non raccontate loro le cose che avete sentito dire da altri riguardo tecniche o missioni, basate il vostro insegnamento sulle vostre esperienze, e cercate di renderli si rivali, ma mai nemici, e cosa molto importante, insegnate ai vostri allievi che la testardaggine paga, ma non serve a niente in determinate situazioni, dove trasmettere lucidità, e freddezza. Stiamo per andare in una zona di guerra dove i ninja nemici posso trasformarsi in donne e bambini, e nella calca della folla, ferirvi a morte. Voi capite che non si ha sempre il tempo e il modo di accertarsi chi si sta colpendo. Voi siete soldati, assassini, pagati per fare un lavoro e portare a termine un obiettivo. Nessuno vi obbliga a seguire un metodo, potete farlo nel modo che preferite. Se siete costretti a compiere una strage, basta che non facciate in modo che qualcuno mi accusi di cose sgradevoli. Spero di essere stato chiaro. -

    [Dopo la discussione]

    Una sorta di corno d'allarme avvisa che una nave nemica si sta avvicinando. Corro subito fuori dalla cabina lasciando tutti dentro, approfittandone per ricongiungere le parti staccate del mio corpo, e salgo sul ponte. E' una nave Cascadiana di pattuglia. Speravo di evitarne, in effetti. torno dai ragazzi.

    - Bene, ascoltate, si sta avvicinando una pattuglia del continente nemico, per quanto vi è possibile, nascondete gli equipaggiamenti più vistosi in giro per la nave, non si metteranno a devastare l'imbarcazione, tranquilli, e nemmeno vi infileranno le mani nei pantaloni, quindi cose come tonici o piccoli oggetti potete tenerli. Fate qualcosa per i vestiti, e gli equipaggiamenti che possano far capire che siete dei guerrieri. Raizen, la falce mettila in questo rotolo, lo terrai tu. Dalla distanza della nave, avete circa 10 minuti scarsi, ognuno in una cabina diversa, ricordate, freddezza, e lucidità. -


    Quindi dopo circa 8-10 minuti, i Cascadiani affiancano la Nebbia, e salgono in un gruppo di circa 6 persone. Quindi via via controllano le varie parti della nave, dividendosi in 3 gruppi, i primi due cercano eventuali carichi sospetti, mentre gli altri quattro, ognuno in direzioni diverse, cercano informazioni.

    Ot

    Prima prova di eloquenza e freddezza. Non siate autoconclusivi su ciò che succede ai ninja nemici. Un primo giro di post in cui occultate voi stessi, e i vostri oggetti. I nemici interagiranno con voi nel mio prossimo post in base a come vi siete sistemati.
     
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    { Corso Chunin
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    Bussai alla porta della camera di Brando e Raizen mentre anche Noruas e Seikiji arrivavano in qule loco, avevo capito di potermi fidare dell’otese dal suo sguardo mentre mi rispondeva, o almeno speravo; entrammo insieme ed io ricevetti una parte dal sensei, c’era da aspettarselo, non avrei dovuto fare scene, ma il mio carattere non mi permetteva di restare con le mani in mano.

    -Mi scusi…-

    Dissi sedendomi.
    Ascoltai Brando mentre esponeva a grandi linee le sue abilità, spionaggio, infiltrazione, più lui continuava a parlare più capivo quanta differenza c’era tra lui e me, per me quelle parole, quelle situazione, erano pressoché sconosciute, le uniche missioni che avevo fatto erano di basso livello, non certo paragonabili a quelle che un chini avrebbe potuto affrontare.

    Quanto ho ancora da imparare….

    Pensai.
    Fino a quel momento mi ero sempre sentito un vero e proprio ninja, capace di spaccare il mondo, capace di tutto quello che voleva, ma non era così, al mondo c’erano ancora un sacco di tappe da superare prima di poter divenire veramente un ninja a tutti gli effetti, per ora ero solo un amatore di tale stile di vita, e le parole del sensei me lo fecero comprendere appieno.

    -Come già detto vengo da Suna…-

    Cominciai a dire una volta che il sensei si interruppe e ci chiese delle nostre abilità.

    -Ho quindi tecniche di terra, prediligo ninjutsu e taijutsu e sto cominciando a sapermi destreggiare, per quanto poco, con alcune genjutsu, a volte agisco impulsivamente, ma d’ora in poi cercherò di trattenermi per il buon conseguimento della missione.-

    Avrei quindi lasciato spazio agli altri per parlare.

    […]



    Dopo che tutti ebbero parlato il Sensei riprese parola, ascoltai attentamente abbassando la testa, non so perché, ma avevo l’impressione che la parte del suo discorso nella quale veniva messo a fuoco il “cosa NON fare” fosse rivolta a me.
    Il resto del discorso purtroppo fu ancora meno piacevole, nemici trasformati da donne e bambini, sterminare tutti.

    Sarò davvero in grado di uccidere un bambino se necessario?

    Pensai, avevo già ucciso in passato, avevo interrotto le vite di vari uomini eseguendo missioni per la famiglia, ma non mi era mai capitato di dover eliminare un bambino.

    Il sensei ha ragione, sono un assassino, la vita di un bambino alla fine non è differente da quella di un padre, se sarà necessario per la mia sopravvivenza o quella dei miei compagni, lo farò.

    Non potevo dire di sentirmi in pace con me stesso per la decisione presa, non potevo però neanche affermare che fosse quella sbagliata.

    Quando toccherà me insegnare cosa dirò? Uccidete donne e bambini?....

    Feci un cenno di assenso con il capo per dare l’idea al sensei che avevo capito, ma preferii non proferir parola; stavo ancora ripensando al discorso precedente quando il suono di un corno mi distrasse dal mio pensiero.
    Il sensei ci disse di nascondere il nostro equipaggiamento e stare calmi.

    Bene, stare calmi, essere freddi, essere ninja.

    Pensai uscendo dalla stanza.
    Non cominciai a correre per non dare nell’occhio, ma mantenni un passo veloce finchè non trovai una cabina vuota.

    -Bene…-

    Sussurrai una volta dentro, dovevo nascondere bene le mie cose e soprattutto avrei dovuto camuffarmi poiché se avessero chiesto informazioni ai marinai, quello a cui avevo puntato la spada alla gola avrebbe potuto identificarmi e far così saltare la mia copertura.
    Come già avevo potuto constatare la nave era vecchia, questo avrebbe potuto essere un vantaggio, spostai il letto ed estrassi un kunai, infilai l’arma tra due assi di legno del terreno dove prima vi era sopra il letto, e, usandola come leva, tolsi un’asse.
    Tolsi la sacca porta oggetti e la sacca porta armi ,contenenti il mio vario equipaggiamento, dalle mie cosce, e le posizionai nel vuoto ottenuto dalla rimozione dell’asse.

    -Mmmmm…-

    Non mi convinceva molto, se avessero scoperto tale luogo avrei perso tutte le mie armi, prelevai dalle sacche il tonico, la carta bomba e gli spiedi, avevo un piano.
    Riposizionai la tavola di legno al suo posto in modo da chiudere le due sacche e la maggior parte delle mie armi in un posto che ritenevo sicuro, poi riposizionai il letto al suo posto; mi tolsi la maglia ed attaccai la carta bomba sul mio petto, in corrispondenza del capezzolo sinistro, naturalmente senza attivarla, mi rimisi la maglia, presi il tonico e lo infilai nelle mutande.

    -Meglio metterlo sul davanti, per precauzione.-

    Non volevo infatti che strani movimenti potessero permettere al tonico di entrarmi nel deretano.
    Ora cominciava la parte interessante del mio piano, utilizzai la tecnica della trasformazione ed mi tramutai in una signora sulla cinquantina ,vestita con un lungo kimono di colore rosso e bianco con rappresentati sopra petali di fiori di ciliegio in rosa fluttuanti nel vento, e con degli scuri capelli raccolti in una crocchia, preso gli spiedi e li infilai in quest’ultima come se fossero una decorazione, la carta bomba si trovava quindi ora in corrispondenza del cadente seno sinistro.

    Non metterebbero mai le mani addosso ad una signora, soprattutto se vecchia…spero.

    Era proprio quello lo scopo per il quale avevo assunto tali fattezze, avevo infatti il timore, che se mi fossi trasformato in un’avvenente signorina i bastardi sarebbero stati tentati nel violentarmi.


    -Bleah.-

    Al solo pensiero ebbi un conato di vomito.
    Ora rimaneva da nascondere la Spada della terra, mi guardai attorno ma non riuscii trovare un posto adatto a nascondere la spada.

    -E ora che faccio?-

    Spostai nuovamente il letto e rimossi ancora la tavola che nascondeva le mie armi, prelevai 4 kunai e rimisi tutto com’era, aprii l’oblò che dava sul mare e mi sporsi in fuori con i kunai in mano, ne piantai due nel legno della nave controllando che fossero ben fissi, creai così una specie di sostegno sul quale appoggiai la spada, piantai poi i restanti due kunai che avevo in mano sopra la spada in modo che fosse compressa sia da sotto che da sopra rimanendo così ferma.
    Chiusi l’oblò e mi misi a sedere sul letto con le mani sulle ginocchia.

    Speriamo di ritrovarcela…

    Pensai.
    Sentii bussare alla porta, presi un bel respiro e dissi:

    -Avanti…-

    In tono gentile, proprio come si addiceva alla signora che stavo impersonando.

    Resta calmo, resta calmo, RESTA CALMO!

    Pensai mentre la porta si apriva ed io facevo sì che sul mio volto si dipingesse un leggero sorriso.


    SPOILER (click to view)
    Tecnica della Trasformazione – Henge no Jutsu
    Villaggio: Tutti
    Posizioni Magiche: 1
    Il ninja che pratica questa tecnica è capace di cambiare il proprio aspetto. Se la sua scelta ricade su qualcosa di diverso da un altro essere umano, per esempio un oggetto o un animale, questo deve essere compreso entro questi parametri: da 1/3 del proprio peso e volume (minimo) a +33% del proprio peso e volume (massimo). Il consumo Bassissimo va sottratto dalla propria riserva all'inizio di ogni turno di chi ha effettuato la tecnica.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 6 / Consumo di Chakra: Bassissimo)[/size]
     
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    Un po’ di indecisione, prese posto per primo su un letto che stava vicino all’oblò, la cabina era troppo stretta per i suoi gusti e l’oblò gli avrebbe fatto comodo, gli piaceva guardare il mare cullato dal beccheggio del galeone.
    Non interruppe Brando mentre questo parlava, si limitò a fare un gesto con la mano quando parve fermarsi in attesa di domande, aveva capito che da sapere su Jotaro non c’era tanto, ma v’era tanto da scoprire, e per farlo probabilmente bastava attendere.

    Si, tranquillo.

    Vide Brando rivolgersi a Shu, lo stesso a cui poco prima aveva risposto positivamente, gli occhi di Raizen accompagnarono la voce del sensei, probabilmente avrebbe dovuto prestare attenzione alla “fiducia”che Shu gli avrebbe concesso.
    le successive parole di Brando non erano tanto piacevoli, ma purtroppo la guerra era quella e Raizen ne aveva già vissuto una, sapeva come bisognava agire.
    Appena Brando ultimò la sua descrizione Raizen lascio perlare Shu per poi prendere parola, meglio togliersi subito il peso.

    Beh direi che generalmente non sono un gran che.
    Me la cavo sulla corta distanza per via di una buona dimestichezza con i taijutsu e riesco a fare qualcosa sulle medie grazie a qualche buona tecnica di ninjutsu.
    Premettendo che è complesso darmi una specialità al livello in cui adesso mi trovo direi che la mia specialità è l’attacco rapido e debilitante.


    Lasciò la parola al resto del gruppo e ascoltò con attenzione, probabilmente non era l’unico ad essere esperto in quel campo, la maggior parte dei ninja lo erano.
    Udì come Brando il suono del corno d’allarme, ma venne lasciato dentro la cabina, protetto.
    Brando al suo ritorno portò con se una spiacevole notizia: cascadiani.
    Aveva già avuto a che fare con i cascadiani, e non fu una bella esperienza quella, per nulla. Appena Brando finì di parlare Raizen si fece consegnare il rotolo per poi andare a occupare una cabina, doveva sembrare un normale viaggiatore, il suo abbigliamento lo aiutava gli bastò sfilare le scarpe e metterle sotto alla branda per apparire un normale viaggiatore disteso nel proprio letto, gli sarebbe bastato utilizzare una henge per tutta quella roba, ma non voleva incappare nel rischio che qualche speciale corpo cascavano avesse le possibilità per scoprire se qualcuno manteneva delle tecniche attive, la falce stava dentro al rotolo, era stato opportunamente nascosto nelle mutande di Raizen, avrebbe avuto un pacco ancor più grande del solito, ma assumendo una buona postura poteva smorzare tale rigonfiamento, la lunga lancia venne appesa alla parete, una semplice lunga lancia a ricordare i tempi in cui il galeone solcava i mari alla ricerca di facili prede da saccheggiare.
    Il konohaniano trovò poi il tempo per sistemare shuriken e kunai con un piccolo stratagemma, infilò più shuriken in uno stesso dito e li premette contro la parte interna dell’asse di legno utilizzata per tenere ferma l’intelaiatura del letto, stesso trattamento per le armi appuntite rimaste, la tavola era robusta e ben attaccata alle pareti della cabina e le armi conficcate su di essa ben salde, farle cadere sarebbe stato alquanto difficile e vederle se non dotati di particolari doujutsu impossibile nascoste com’erano dalla tavola di legno e dal materasso, non voleva lasciare nulla in giro per la nave di visibile, probabilmente l'avrebbero perlustrata da cima a fondo e qualsiasi cosa fuori posto poteva destare sospetti, contando che probabilmente l'avevano già perlustrata una volta.
    Il coprifronte venne inserito nell’imbottitura del cuscino, prestò attenzione a non lasciare in giro dell‘imbottitura.
    Appena ultimato il lavoro si rese conto di non avere indosso arma alcuna, era apposto, se non per la lunga lancia, se fosse stata l’unica arma presente sulla nave avrebbe destato sospetti, udì la nave cascadiana abbordare la nebbia rossa, avrebbe dovuto fare in fretta.
    Velocemente aprì la braghetta estraendo il rotolo distenderlo e sigillarvi al suo interno la lancia.
    Sentì la porta spalancarsi all’improvviso e un cascadiano entrare senza tanti complimenti, proprio mentre lui, seduto sul petto con le gambe larghe per fare spazio al rotolo disteso che stava li fino a poco fa, alzava la zip.
    Un povero sfregiato, solo e con i pantaloni alla pescatora, temeva forse di bagnarne un paio di più lunghi durante il viaggio in nave, uno sfigato che non aveva compagnia e che tentava di nascondere un bozzo tra le gambe con una cerniera appena richiusa.
    Il konohaniano si girò stupito e imbarazzato verso il cascavano, come se fosse stato colto durante un atto non proprio gradevole per un esterno, gradevolezza annichilita dal fatto che il konohaniano non pareva avere soltanto il volto sfregiato.
    Parve ricomporsi con uno scossone quel uomo solo e con i piedi sporchi.
    Tentò di sfruttare quel piccolissimo errore a suo vantaggio e balbettando parlò.

    b-b-bè poteva almeno bussare!

    Dietro il volto falsamente imbarazzato osservava ogni piccolo movimento del cascavano cercando di cogliere il più flebile movimento ostile mentre ogni suo muscolo era rilassato in attesa di scattare nel momento del bisogno. Non era teso, era in attesa, ma mascherava tale emozione con l’imbarazzo, emozioni simili e facilmente scambiabili per un osservatore esterno che vedeva un uomo canuto aspettare una risposta o un commento, o solamente che se ne andasse per iniziare a dimenticare la penosa figura.
     
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  14. Tupazzo
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    corso
    Chunin
    -3° post-


    SPOILER (click to view)
    narrato: nero
    pensato: viola
    detto da me: blu
    detto da altri:
    CITAZIONE
    bla

    Appena arrivati nella stanza il mio caro amico Sho si fece notare, prendendo in mano le redini.
    A parer mio era un comportamento più che buono, e avrei dovuto pensarci prima io a fare questo tipo di domanda al sensei, ma lui fa più veloce, ma nonostante tutto fu uguale, capii lo stesso quello che volevo sapere, cioè le capacità principali di quelli che mi avrebbero supportato in questa missione.
    Ascoltavo con attenzione quello che avevano da dire i miei colleghi, cercando di studiarli anche la loro fisionomia, non che fosse essenziale, ma forse avrei notato qualche particolare utile in un futuro non troppo lontano.

    “e quindi il sensei è una spia o cose simili..molto interessante..mi piacerebbe veramente vedere quello che sarebbe in grado di fare.”

    Non appena ebbi uno lo spazio per farlo mi presentai finalmente all’intero gruppo sottolineando le mie doti

    “bhe..che devo dire..anche io prediligo il taijutsu, ma devo dire che qualche genjutsu sunese la conosco”

    Finii di parlare aspettando anche la risposta del fabbro di cui mi scordavo continuamente il nome, forse a causa dell’alcool o forse perché ero sempre stato un po’ rincoglionito.
    Dopo che tutti dissero la loro, brando continuò sottolineando alcuni aspetti della missione in cui andavamo in contro.
    Una missione in cui una minima distrazione avrebbe potuto portare alla morte, e quindi all’umiliazione eterna.
    Era cosi che mi sentivo, infatti, se non fossi riuscito a portare a termine questa dannata missione, molto probabilmente sarei stato con il rimorso eterno, e per questo che non avrei permesso a nessuno di ostacolarmi, per nulla al mondo; sarei stato inarrestabile.
    Un improvviso sentimento di rabbia mi avvolse, perché sapevo che questa missione era pericolosa, e sapevo contro cosa andavo in contro, molto probabilmente mi rendevo conto che avrei dovuto fare qualunque cosa per uscire da quella situazione, anche uccidere, ma il pensiero non mi preoccupava, anzi mi eccitava.

    […]



    Un improvviso risuonar di tromba turbò la nostra conversazione, e senza perder tempo il sensei si precipitò fuori a vedere cosa stava succedendo.
    Guardai i miei colleghi un po’ disorientato, non capendo cosa stesse succedendo, infatti, quel suono sembrava quasi un allarme, forse dei pirati?oppure qualche secca.
    Brando tornò e ci informò che stavano per giungere dei Cascadiani, e che avremmo dovuto nascondere opportunamente l’armamento.
    In fretta e furia tutti si diressero verso una cabina, ed io feci lo stesso.
    Correndo per il corridoio, m’infilai in una stanza, e la esaminai velocemente.
    Il mio sguardo scorreva freneticamente cercando un possibile nascondiglio per il mio armamento ninja, e immediatamente, con passo deciso, mi diressi verso il letto, nascondendo nell’interno del materasso alcune poche armi che avevo, assieme al copricapo ninja, inserendole all’interno dell’imbottitura, in modo che non si fosse notato alcun che, per poi richiudere tutto senza lasciare tracce.
    Mi rimanevano le sacche porta oggetti, e decisi di utilizzare un Kunai per appenderle vicino a una trave portante parallela al terreno che stava sopra l’oblò.
    Mentre bloccavo la sacca, sentii la nave nemica che ci abbordava, e scattai a mettere la sacca.
    Appena sistemata feci due passi indietro, notando era impossibile notarla salvo che qualcuno appena arrivato di fronte all’oblò avesse guardato in alto verso la trave.
    Mi rimase in mano la bottiglia di Scotch, la carta bomba e i tonici, e senza pensarci dell’altro misi i tonici in tasca e la carta bomba lo inserii tra cintura e mutande, occultandola agli occhi nemici.
    Presi un po’ di Scotch, e a causa della furia e dell’agitazione che avevo in corpo, mi versai un po’ di scotch sui vestiti.

    “cazzarola..tutto buono Scotch spre…”

    Non feci in tempo a finire la frase che un uomo entrò nella stanza, mi sorprese a farfugliare strane parole.
    Rimasi li fermo a guardare l’uomo, mantenendo la calma, freddo come un vero ninja deve fare, cercando un escamotage per pararmi il deretano.
    Un’idea fantastica mi passo per la mente, e molto probabilmente mi avrebbe salvato il culo.
    Barcollavo un po’, e con uno sguardo disperso e assente puntai la brocca di Scotch verso l’uomo facendo sciabordare un po’ del prezioso alcool.

    “e lei chi e mai…non si bussa prima di entrare?”

    Avrei cercato di fingere che ero un povero ubriaco.


    […]

     
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  15. Ryose
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    Freddezza fa rima con segretezza



    Non mi rispose, ma subito andammo dal Sensei, a chiedere informazioni.
    Il sensei ci accolse, ma non mi diede il tempo di parlare, solo altre indicazioni e poi ci parlò delle sue abilità.
    Ascoltai anche Sho, Razen e Noruas.
    Tutti inclini al corpo a corpo, io non ero diverso.

    -il mio stile di combattimento è basato prevalentemente su una combinazione di Genjutsu e Taijutsu, sono uno di quei ninja che riescono a cavarsela bene anche da soli, riuscendo a gestire più avversari o in caso fuggire rapidamente.
    In una squadra solitamente credo che dovrei stare sulle retrovie, per dare copertura e gestire la situazione di combattimento.-


    Credevo di aver reso bene l'idea del ninja che volevo diventare, indipendente ed elaboratore, uno a cui la situazione non sfugge di mano, non un leader, non un avventuriero in cerca di fama, io volevo diventare tutt'altro.
    Ascoltai il discorso seguente in cui il Sensei ci fece capire che la missione era davvero importante, la pressione iniziava a farsi sentire.
    Ogni metro che quella nave faceva voleva dire avvicinarsi al baratro.
    Dovevamo seguire un nostro metodo, chi uccidevamo e come non importava, bastava non lasciare traccia, questo era il ninja, una persona che non doveva esistere.

    [...]


    Ascoltai pensieroso anche quando ci disse di nasconderci da quei Cascadiani, come già avevo intuito la figura del ninja era diversa da come l'avevo sempre intuita, il ninja non era un guerriero potente, ma un guerriero abile, che non si fa riconoscere finché non è troppo tardi.

    -Andiamo, quando ci ritroviamo, e dove ?-

    Aspettai risposta per poi congedarmi, uscito dalla stanza iniziai a camminare tranquillo, finché non trovai una cabina vuota.

    Vi entrai e la osservai accuratamente, vi era un armadio, ed una grande lanterna appesa in cima al soffitto alto circa 2metri che irradiava una tenue luce ed un letto.
    L'armadio aveva degli ornamenti in rilievo sulla parte superiore sullo spigolo*frontale e posteriore, il pavimento era polveroso e il letto aveva un materasso pessimo, le molle uscivano in alcuni punti.

    La borsa porta armi venne subito svuotata sul letto, i tonici ed il cilindro esplosivo me li misi in tasca, mentre il fumogeno andava nelle mutande.
    Il jo sarebbe stato il mio appoggio per la parte che andavo a recitare mentre aprivo con foga la porta dell'armadio, vuoto, eccetto per qualche coperta.

    Afferrai gli spiedi ed uno per uno gli infilai tutti nel materasso del letto, in modo che fossero paralleli alla superficie del letto, se avessero tastato il letto non si sarebbero bucati, i fori provocati dal tempo e da qualche insetto avevano reso più facile l'operazione

    Erano rimasti i Kunai, gli legai con del filo di nylon, tutti insieme, il capo del filo ancora libero lo annodai a cappio, che strinsi intorno ad una decorazione dell'armadio, sullo spigolo posteriore poi lasciai scivolare il filo dietro l'armadio, in maniera che fossero nascosti ala vista, a meno che non spostassero l'armadio, ma ne dubitavo, il pavimento polveroso non mostrava segni che indicassero uno spostamento dell'armadio, o almeno non in quella settimana.

    Applicai la tecnica della trasformazione per trasformarmi in un me stesso un po' più invecchiato e dotato di una grossa cicatrice sulla gamba sinistra.
    La mia scusa era semplice, il bastone era il mio appoggio per camminare data la ferita, che non mi consentiva di camminare bene.
    Ero un fabbro che stava tornando a Cascadia dopo essere andato in visita da dei parenti.
    Mi distesi sotto le coperte, tranquillo, il borsello era dentro la sacca porta armi, che non poteva essere diversa da una qualsiasi contenitore di uso comune, insieme ai sandali che mi ero tolto poco prima.
    Il bastone poggiato accanto al letto, in attesa
    Diciamo che la mia era una mezza bugia, dopo tutto io ero un fabbro, anche se ero più pericoloso di quanto potessi dimostrare.



    SPOILER (click to view)
    OT/
    *con spigolo intendo la parte di un solido compresa fra 2 vertici.
    Chakra usato: ½ basso per trasfomazione.
    Chakra residuo: 54/56 bassissimi.

    Immagine Della Stanza
    [img=http://img36.imageshack.us/img36/2743/immagineds.png]
     
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29 replies since 11/10/2009, 13:54   716 views
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