L'aratro dello Spaventapasseri

[Suna] | [TS]

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  1. Brando O'Kaais
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    I



    CITAZIONE

    Addestramento per il controllo della Sabbia nera di primo livello.
    L'allievo eseguirà la presentazione a sua scelta, dimostrando le linee guida che porteranno alla scoperta della tecnica nel suo personaggio e il luogo in cui ciò avviene, a seguito, l'esaminatore creerà delle prove per constatare l'effettiva preparazione in materia.



    Buon lavoro.
     
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  2. Quicumque
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    Il potere che dorme sopito: Satetsu



    Ero da poco entrato nel villaggio segreto della sabbia, grazie ai documenti di Shu-sensei. Presumibilmente l'amministrazione sarebbe stata nella piazza principale e quindi mi diressi li. Arrivato a metà strada venni però intercettato da una ragazzina che, con una forza decisamente superiore a quella che mi sarei aspettato, mi spinse in una via laterale. Dietro di lei un uomo che decisamente non aveva un aspetto rassicurante. Avrei potuto provare a combattere ma non mi sembrava il caso di attirare troppo l'attenzione su di me per cui cercai di scappare. Avevo individuato uno spiraglio in fondo alla via e, mentre li osservavo con la coda dell'occhio, cercai di infilarmi in una traversa non accorgendomi però che non esisteva più alcuna traversa. Andai a sbattere addosso a qualcosa di decisamente duro e caddi a terra, leggermente intontito. L'accesso a quella via di salvezza era stato bloccato da uno strano blocco nero. Ero in trappola. Provai a toccarlo e la sua consistenza sembrava metallica. Tentai di colpirlo con tutta la forza che avevo in corpo ma era inutile, non si spostava da li. Le due figure si avvicinarono e sentii un pop, seguito da uno sbuffo di fumo che lasciò al loro posto due figure decisamente preoccupanti: due shinobi completamente vestiti di nero e con due maschere dello stesso colore nel loro volto. Potevo solo tentare di attaccarli e sconfiggerli, per riuscire a fuggire. Cercai di avanzare ma da dietro di loro una massa nera si stava sviluppando, sempre più grande. Sembrava una nuvola oscura. E per un attimo ebbi paura. E quella fu la mia fine. Dalla nube nera emersero sei punte di metallo che trafissero i miei vestiti e mi inchiodarono al muro. I due shinobi rapidamente mi arrivarono vicino e cominciavo a temere per la mia vita quando i due si inchinarono di fronte a me.

    Ci scusi infinitamente ma lei deve assolutamente venire con noi. Siamo stati autorizzati dal Nobile Aizen-sama. Le spiegherà lui tutto quello che deve sapere. La preghiamo di non opporre resistenza.


    Stranamente persino la loro voce, attraverso quelle maschere, usciva distorta con una strana intonazione metallica. A quanto pareva loro conoscevano me, ma io non conoscevo loro e non conoscevo questo Aizen. L'unica cosa che avrei potuto fare, anche se fossi stato libero di scegliere, era assecondarli, almeno per il momento.

    Non mi sembra di essere nella posizione di poter scegliere liberamente. Liberatemi e io vi seguirò, ve lo giuro.



    I due decisero di liberarmi e uno di loro dissolse il cubo di ferro, permettendoci di passare. Camminammo per delle viuzze molto strette in fila indiana, con me nel mezzo. A quanto pareva non si fidavano di me. E come biasimarli. Ormai, anche se avessi voluto, non sarei potuto fuggire, anche se comunque ero curioso di conoscere questo Aizen di cui parlavano. Ad un certo punto mi accorsi che, per vie traverse, eravamo giunti in un quartiere abbastanza diverso dagli altri. Sembrava come isolato dal resto del villaggio, un isola dentro un isola. I due sembrarono rilassarsi e da ciò capii che dovevamo essere vicini al loro quartier generale. Non andavamo più in fila indiana, segno che anche se avessi provato a fuggire qualcuno mi avrebbe potuto fermare. Insomma ero circondato dai miei nemici.

    Arrivammo alla fine in un dojo, la cui insegna era la parola "Kurogane", acciaio nero. Probabilmente aveva qualcosa a che fare con la tecnica che avevano utilizzato prima. Entrammo e i due si inginocchiarono mentre un uomoimage entrò all'interno del dojo.

    Il famoso Aizen, suppongo.



    Per tutta risposta lui si rivolse verso i miei due accompagnatori.

    E' lui?



    I ninja annuirono.

    Molto bene, siete congedati.



    I ninja annuirono nuovamente e se ne andarono.

    Ti chiederai perché sei qui immagino. O perché io abbia impiegato così tanti uomini e mezzi per averti qui, compreso il tuo vecchio sensei. Si, Shu lavorava per me. Ti spiegherò tutto.

    Immagino che Shu ti abbia istruito sulla storia del nostro villaggio vero? Allora immagino che ricorderai chi fosse il terzo Kazekage. Quello che non immagini però è che tu sei il suo ultimo discendente diretto ancora in vita.



    Lo guardai con uno sguardo altamente stupito. Io... ero... il discendente del terzo Kazekage... ma ciò significava...

    Esatto. Anche tu fai parte del nostro clan, il clan Kurogane, fondato da Sandaime in persona. E anche tu, potenzialmente, puoi utilizzare il jutsu ideato dal grande terzo Kazekage, l'arma più potente della sabbia, la satetsu. Oltre a questa storia ce n'è un altra che desidero raccontarti. Una storia che mi raccontò mio padre in punto di morte e che ti riguarda da vicino.
    Molti anni fa tuo padre si innamorò di una donna esterna al clan, si sposarono ed ebbero un figlio, te. Purtroppo tua madre era restia a farti restare nel clan Kurogane perché temeva che tu potessi essere usato semplicemente come un arma, senza che tenessimo conto della tua volontà e per questo scappò con te. Non mi è chiaro se ti abbandonò nel deserto e tu sia stato solo fortunato o se ti lasciò nelle mani di qualcuno. Quello che so è che ti abbandonò perché era stata ferita da mio padre e sapeva che presto sarebbe morta per dissanguamento. Alla fine trovarono solo il suo cadavere. Alla sua morte tuo padre non fu più lo stesso e dopo circa un anno morì di stenti e malattia. Tuo nonno, il capoclan di quel tempo, morì pochi anni dopo di vecchiaia lasciando come unico successore valido mio padre, che è rimasto in carica fino a poco tempo fa, quando io gli sono succeduto. In punto di morte mi ha raccontato la tua storia e come lui l'ha raccontata a me io l'ho raccontata a te. Ho solo un ultimo oggetto da donarti, quest'armonica, unico ricordo che potrebbe restarti di tuo padre.



    Ero ancora confuso per quello che aveva detto quando mi ritrovai con l'armonica in tasca. Ero stordito, non sapevo che cosa fare. In un attimo tutte le mie convinzioni erano crollate.

    Una volta scoperta la verità ho assodato Shu e l'ho incaricato di rintracciarti, se fossi ancora vivo. La presenza del discendente di Sandaime Kazekage avrebbe portato forza e prestigio al clan. Il nostro numero inoltre è molto ridotto e un elemento in più avrebbe potuto farci comodo. E così eccoti qui. Capisco che tu sia provato, sia per il viaggio che per queste notizie ma non hai molta scelta. Verrai condotto alle tue stanze e domattina presto verrai svegliato. Comincerai i tuoi allenamenti direttamente con me, imparerai ad essere un vero Kurogane. Non hai alcuna scelta. Al mattino ti insegnerò i valori e la politica del clan, mentre al pomeriggio ti allenerò nei jutsu dei Kurogane, oltre a risvegliare il potere che giace sopito nei tuoi geni. Andremo avanti fino a quando lo riterrò opportuno io. Non possiamo rivelare la tua presenza al resto del clan fino a quando non avrai sufficiente potere, non credi? E ora va. Anche se sei il discendente di Sandaime io sono sempre il tuo capoclan e quindi devi obbedirmi.



    Solo una cosa... posso almeno sapere il mio vero nome? So che può sembrare sciocco ma non ho mai avuto un nome vero per cui vorrei almeno sapere qual'è il mio vero nome. Dopotutto se devo essere un vero Kurogane dovrò pur avere un nome no?



    Oh, hai ragione. Me ne ero scordato. Il tuo nome è Shinichi. Kurogane Shinichi. Non preoccuparti se ti sembrerò duro. Ti voglio bene, dopotutto siamo parenti e il nostro è un legame di sangue.



    Ancora scioccato per tutti gli avvenimenti della giornata uscii dal dojo. Fuori dal dojo si trovava una servitrice che, senza una parola, mi accompagnò nella mia stanza dove si trovava del cibo, un bagno caldo e dei nuovi vestiti. Avevo tutta la notte per pensare al mio futuro. In un certo senso, a mente fredda, ero contento. Ieri non avevo niente e oggi mi ritrovavo con un villaggio, una famiglia e la discendenza di Sandaime Kazekage. Decisamente era qualcosa di troppo perché potesse capitare tutto in una volta e ancora non ne comprendevo la portata. Da quel giorno in avanti la mia vita sarebbe totalmente cambiata.

     
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  3. Brando O'Kaais
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    II



    L'uomo, parente, invitò Shinichi a seguirlo in una zona più adatta per continuare a parlare. Lo condusse in una salatta in marmo nero, una sala molto confortevole, ocn delle poltrone, e alcuni tavoli con del cibo, e altro mobilio. Tutta la casa sembrava essere appartenuta a qualcuno di importante, considerato il lusso che vi era custodito, lo stesso marmo nero che la componeva sembrava provenire chissà da dove, certo non da Suna. Lì venne invitato a mangiare qualcunque cosa desiderasse per placare la sua fame, dopotutto era appena tornato a Suna da chissà dove, e Aizen non poteva sapere se fosse affamato. Quando e se avesse cominciato a mangiare, gli avrebbe spiegato altre poche cose.

    - Vedi Shinichi, sono venuto a sapere del tuo arrivo a Suna non da molto tempo. Un amico del villaggio tramite i suoi uomini, ha fatto sapere di aver trovato un giovane della tua descrizione fuori dalle mura. Ho supposto fossi tu e ho fatto rpeparare del cibo, anche se mi aspettavo rientraste prima. Suppongo di doverlo ringraziare. Ma ora veniamo a noi. Se sei stanco riposa pure nella stanza accanto, appena sarai in forze inizieremo a fare una cosa molto divertente, e sicuramente interessante. -

    Una volta che Shu fosse stato pronto, Aizen lo avrebbe condotto ad uno dei tavolini presente nella sala del cibo. Il tavolo era alto poco più di un metro da terra, per arrivare alla giusta altezza delle braccia di qualcuno che si fosse seduto alle due sedie lì accanto. Sia il tavolo, che le sedie, erano composte dal solito marmo nero che Shinichi aveva visto entrando, e sul tavolo, una scacchiera di legno con dei pezzi per gli scacchi. Una fazione nera, l'altra grigio/giallastra. Aizen avrebbe invitato Shinichi a sedersi davanti alla fazione nera. Quindi...

    - Bene Shinichi, possiamo iniziare la nostra sfida, suppongo che tu conosca le regole degli scacchi, vediamo come te la cavi... -

    Nonostante tutta la forza impiegata per spostare i pezzi, il ninja avrebbe chiaramente avvertito qualcosa di strano provenire dalla scacchiera, un qualcosa che la mente non avrebbe potuto classificare, il sangue forse....

    Ot
    Divertiti con gli scacchi...Ma prima impara a muoverli.
     
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  4. Quicumque
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    Scacchi e Magnetismo



    Aizen mi invitò in un'altra stanza. Era decisamente lussuosa. Nel passato ero abituato ad un certo tenore di vita, ma questo si che era vero lusso! Tutto era composto di un marmo nero che sicuramente non poteva provenire da zone vicine al villaggio della sabbia. Aizen mi offrì svariati piatti e mi disse che potevo mangiare ciò che volevo. Nonostante ciò mangiai poco, più che altro perché ero da sempre abituato ad uno stile di vita frugale. Era strano che quello che fino a poco tempo prima era uno sconosciuto mi trattasse con così tanta cordialità ma dopotutto eravamo parenti, anche se avevo ritrovato la mia famiglia solo quel giorno. Forse dovevo abituarmici.

    - Vedi Shinichi, sono venuto a sapere del tuo arrivo a Suna non da molto tempo. Un amico del villaggio tramite i suoi uomini, ha fatto sapere di aver trovato un giovane della tua descrizione fuori dalle mura. Ho supposto fossi tu e ho fatto preparare del cibo, anche se mi aspettavo rientraste prima. Suppongo di doverlo ringraziare. Ma ora veniamo a noi. Se sei stanco riposa pure nella stanza accanto, appena sarai in forze inizieremo a fare una cosa molto divertente, e sicuramente interessante. -


    Ah si, Brando giusto? O intendi qualcun'altro? Vorrei ringraziarlo anch'io come si conviene, visto che mi ha fatto ritrovare la mia famiglia. Comunque penso di aver bisogno di un oretta di riposo, se non ti è troppo disturbo.



    Ricevuto il suo consenso mi adagiai sul letto nella stanza affianco, riposandomi e consentendo al mio cervello di riordinare le idee. Dopo circa un ora, poco più probabilmente, sarei uscito dalla stanza e Aizen mi avrebbe condotto di fronte ad un tavolinetto, sempre di marmo nero, su cui era stata adagiata una scacchiera. Il capoclan mi invitò ad accomodarmi su una delle due sedie e mi sedetti di fronte alla fazione nera, come lui desiderava.

    - Bene Shinichi, possiamo iniziare la nostra sfida, suppongo che tu conosca le regole degli scacchi, vediamo come te la cavi... -

    Per me va bene, però hai tu i bianchi.



    Ovviamente toccava ad Aizen cominciare, dato che i bianchi erano sempre i primi a giocare. In ogni caso, una volta giunto il mio turno avrei allungato una mano per spostare un pedone in avanti. Solo che non si voleva spostare. Strano. Provai a fare più forza ma non si voleva muovere. Strano, decisamente strano. Stranamente più mi sforzavo più sentivo una sorta di scintilla dentro di me. Ma non era qualcosa che aveva a che fare coi muscoli, era una strana sensazione. Provai a concentrarmi maggiormente su di essa e capii che, in qualche modo, potevo variarla in base alla mia concentrazione. Ripensai alle mie conoscenze di elettromagnetismo (una materia che, forse geneticamente, mi aveva sempre interessato) e capii che in qualche modo dovevo essere riuscito a creare un campo magnetico, pur se non volontariamente. Mi sentivo inoltre leggermente stanco e, in effetti, percepivo che il mio chakra stava diminuendo.

    Ah, certo!

    La kekkei genkai del Sandaime Kazekage era quella di conferire proprietà magnetiche al proprio chakra. Era chiaro quindi che era il chakra la chiave. Mi rilassai, facendo terminare quella sensazione. Apparentemente quando non ero riuscito a muovere il pezzo degli scacchi istintivamente avevo impastato del chakra solo che il mio organismo lo aveva fatto per sviluppare la forza magnetica, invece che per potenziare i miei muscoli. Giustamente, per sbloccare una capacità insita nel tuo stesso essere era l'istinto che la faceva da padrone.

    Mi affidai all'istinto e impastai del chakra, che cominciò a circolare nel mio sistema circolatorio. Capii in che cosa consisteva il formicolio: il mio chakra stava assumendo delle proprietà elettriche e, di conseguenza, generava un campo magnetico. Impastai sempre più chakra fino ad ottenere un campo magnetico uniforme. Avevo ottenuto la base. Ora dovevo solo imparare come muovere quel pedone in avanti. Provai ad impastare chakra ma a quanto pare non funzionava. Evidentemente dovevo controllare adeguatamente il flusso di chakra in modo da modificare il campo magnetico e quindi permettermi di muovere quel pedone. Logicamente tutto aveva un senso. Eppure non ci riuscivo. Mhh. Forse in effetti il problema era che non riuscivo a visualizzare. Provai a stendere la mano e percepii come se il campo magnetico si disponesse attorno ad essa. Si, probabilmente il mio problema era la visualizzazione. Sollevai la mano e percepii il magnetismo che si disponeva in modo da sollevare il pedone. Aumentai l'intensità in cui il chakra fluiva dentro di me e il campo magnetico divenne più forte, e il pedone cominciò a sollevarsi. Muovendo la mano spostavo anche il pedone ed esso avanzò. Fu una partita difficile. Ero abile negli scacchi ma anche Aizen sembrava abbastanza dotato, evidentemente non era un caso se aveva scelto questo metodo per risvegliare le mie capacità. Ma le difficoltà affinavano la mente o almeno questa era la mia opinione. Imparai ben presto a muovere tutti i pezzi e sempre più velocemente, oltre a rendere il processo meno faticoso per la mia mente consentendomi di concentrarmi di più sulla partita. Ben presto le mie mosse erano già premeditate e potevo anticipare quelle di Aizen, mandandolo in crisi con i miei rapidi contrattacchi. Ad un certo punto eseguì una mossa che mi fece capire che avevo vinto la partita. In altre 15 mosse avrei fatto scacco matto. Avrei potuto dirglielo, anche se sarebbe stato inutile.

    L'espressione del suo viso mi faceva capire che lo sapeva. L'apprensione gli aveva fatto commettere un imprecisione, e aveva fallito. Il re era già morto, solo che ancora non lo sapeva. Continuai comunque la partita, giusto per prendere più confidenza nel muovere i pezzi, prima di terminarla.

    Alla fine mi rivolsi ad Aizen, tendendogli la mano:

    E' stata una bella partita, oltre ad essere un interessante metodo di allenamento. Anche se sono convinto che tu ti sia trattenuto.





    OT Zone
    Ho cercato di unire alcune nozioni di fisica all'utilizzo dell'innata, spero di non aver sbagliatoXDD

     
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  5. Brando O'Kaais
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    III



    Aizen seguì con attenzione senza mettere fretta, tutte le azioni del giovane genin, quando riusciva a muovere, Aizen rispondeva con calma, non aveva motivo alcuno di rendergli l'apprendimento della tecnica più faticoso. Alla fine la partita si concluse con la vittoria dell'allievo.

    - In effetti non più di tanto, non sono mai stato abilissimo, ma questo è il metodo con cui hanno insegnato a me, e io l'ho riproposto a te. Ora seguimi, vediamo quanto sei abile. -

    Aizen condusse Shinichi fuori dalla casa, in una sorta di arena al coperto, la cui erntrata era posta dopo un lungo corridoio del solito marmo scuro. Alla fine del corridoio, una porta, sul cui stipite era attaccato un ritratto di un giovane uomo dai lineamenti regali, e dagli ispidi capelli neri.


    image



    I due si fermarono davanti al ritratto.

    - Quello è l'uomo a cui dobbiato tutto, ma al quale non possiamo dare niente, se non il nostro onore. Un nukenin lo sconfisse con l'inganno e ne fece un burattino da guerra profanando il suo corpo e la sua arte. Tutto il marmo nero che vedi in questi palazzi non è marmo. E' sabbia nera ad altissima densità, altamente pressata per contenerne di più, così nel caso in cui un altro nukenin cercasse di fare lo stesso, i membri del nostro clan avrebbero le armi pronte, direttamente in casa. -


    Condusse Shinichi oltre la porta, nell'arena, fatta di rocce e terre, erano presenti circa 10 blocchi disposti in cerchio, a 5 metri l'uno dall'altro, tutti alti come Shinichi. Aizen lo condusse al centro del cerchio composto dai blocchi, e gli spiegò cosa fare.

    - Ho preparato questi blocchi di sabbia nera per te mentre riposavi, dovrai riuscire a sollevarli e muoverli, non serve tutti assieme, per il momento. Meglio che tu prenda confidenza con la pesantezza della sabbia. Quando avrai imparato a manovrarla, ti insegnerò a scinderla come polvere. -

    Ot
    A te

     
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  6. Quicumque
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    La storia del Sandaime Kazekage




    Seguii Aizen, prima fuori dalla casa e poi lungo un corridoio fino a giungere di fronte ad una porta. Sopra vi era un ritratto e in quel momento sentii il mio sangue e il mio chakra ribollire. Si, lo sapevo persino prima che Aizen mi rivelasse la sua identità: lui era il Sandaime Kazekage, il mio progenitore. Ascoltai con interesse la sua breve storia, raccontata da Aizen. L'avevo già sentita ma l'emozione nella voce del mio parente non poteva uguagliare quella di Shu. Mi inchinai di fronte al ritratto in segno di rispetto prima che Aizen aprisse la porta e mi conducesse all'interno dell'arena. Potevo vedere dei blocchi di sabbia nera, disposti in cerchio. Mi misi al centro del cerchio e Aizen mi spiegò questa prova:

    - Ho preparato questi blocchi di sabbia nera per te mentre riposavi, dovrai riuscire a sollevarli e muoverli, non serve tutti assieme, per il momento. Meglio che tu prenda confidenza con la pesantezza della sabbia. Quando avrai imparato a manovrarla, ti insegnerò a scinderla come polvere. -



    Annuii. Mi concentrai sulla sensazione che avevo provato prima e generai un campo magnetico. Tutti i blocchi si trovavano al suo interno. Li percepivo. Si, decisamente non era marmo, pensai sorridendo. Mi concentrai sul blocco che si trovava di fronte a me. Provai a muoverlo senza muovermi, solo con la concentrazione della mente. Niente. Dovevo ancora aiutarmi con le mani. Decisamente quello era un problema che avrei dovuto risolvere presto. Tesi la mano e il campo si concentrò attorno a quel gigantesco blocco di acciaio. Cominciai ad aumentare il flusso di chakra e a sollevare la mano. Il blocco si alzò. Perfetto. Sentivo però che era decisamente pesante e dovevo concentrarmi molto di più per mantenere il campo magnetico e per tenere sollevato il blocco ma, piano piano, riuscii a sollevarlo decentemente e a muoverlo. Lo spostai nei tre piani dello spazio prima di farlo ruotare su se stesso. Stavo sudando e sentivo che ben presto lo avrei fatto cadere. Prima che ciò avvenisse abbassai la mano e lo feci posare al suolo. Decisamente era un attività faticosa sollevare blocchi di metallo, anche con la forza del pensiero. Ok, del magnetismo ma l'importante è che è faticoso lo stesso.

    Mi riposai un paio di minuti. Dovevo dimostrare di che pasta ero fatto. Come aveva detto Aizen l'unica cosa che potevo donare al clan e a Sandaime era il mio onore. E in questo momento significava risvegliare le capacità del mio sangue, sopite in me. Era il momento di svegliarsi e di vivere la mia nuova vita!

    Decisi che avrei superato la prova senza usare le mani. Pertanto le incrociai e inchiodai con lo sguardo uno dei blocchi di metallo. Guardai verso l'alto, giusto per conferirmi un ultimo minuscolo aiuto ma quello non si sollevò. Stizzito gli ordinai mentalmente di alzarsi, mentre il chakra ribolliva dentro di me. Intimidito da quella dimostrazione di rabbia (a me piace pensarla così) quel blocco si sollevò e cominciò a ruotare come una trottola impazzita. La cosa mi divertiva molto e cominciai a farlo ruotare, prima di spostarlo nuovamente. La forza di volontà è decisamente forte, quando la si sa usare. Ma sapevo che non potevo diminuire la mia concentrazione.

    Mi rilassai un attimo mentre il blocco cominciò a ruotare attorno a me a causa del campo magnetico. Feci posare il primo blocco al suolo, lentamente, visto che dato il suo peso avrebbe potuto fracassare il pavimento se lo avessi semplicemente mollato. Mi concentrai sul secondo blocco e anche quello cominciò a sollevarsi e a muoversi. Eseguiva i miei ordini, proprio come un soldatino. Proprio come una marionetta. Proprio come il corpo di Sandaime profanato dal maledetto Sasori. Ci mancò poco che perdessi il controllo e che scagliassi il blocco contro Aizen (anche se ero sicuro che avrebbe potuto bloccarlo senza problemi). Però cominciai a farlo ruotare sempre più veloce, fino a quasi demolirlo a causa dell'attrito con l'aria. Lo posai a terra, con violenza ma senza rompere nulla. Mi concentrai quindi sul terzo blocco.

    Il mio corpo era pieno di adrenalina per cui non sentivo ancora la fatica e lo stress a cui era sottoposto il mio corpo. Riuscii a manovrare senza problemi il terzo, il quarto e il quinto blocco tuttavia al sesto cominciavo a sentire la fatica.

    Il blocco si muoveva decisamente più lentamente degli altri ma si muoveva ancora. Il settimo riuscii a sollevarlo solo con molta fatica e solo dopo molta concentrazione e un enorme flusso di chakra riuscii a farlo ruotare su se stesso, anche se decisamente lentamente. Sentivo la fatica e come il mio chakra veniva rapidamente prosciugato da quello sforzo. Mancavano ancora tre blocchi. Avrei resistito? Certo che si. Ne ero sicuro? No. Ma non importava. Ne andava del mio onore. Dell'onore del clan Kurogane. Dell'onore della stirpe dell'uomo che aveva iniziato tutto questo. Mi voltai verso gli ultimi tre blocchi. Non avevo chakra sufficiente per sollevarli tutti separatamente per cui la soluzione era ovvia. Chiara come il sole. Entrai in contatto con il mio spirito, con i poteri racchiusi nel mio DNA. Il flusso di chakra incrementò a dismisura mentre urlavo con tutto il fiato che avevo in gola. Presto il mio corpo sarebbe crollato svenuto se non facevo qualcosa. Ma non era ancora abbastanza veloce. Concentrai il campo magnetico attorno a tutti e tre gli ultimi blocchi di sabbia nera e mi preparai per il gran finale. Cominciai a sollevare tutti e tre i blocchi insieme. Piano piano. Una volta raggiunta un'altezza ottimale li feci ruotare su loro stessi. All'inizio lentamente poi sempre più velocemente. Una volta raggiunta una velocità ottimale li feci cozzare tra loro, provocando la loro distruzione in numerosi grossi pezzi, che caddero al suolo in modo casuale attorno a me e ad Aizen, lasciandoci illesi. Rimasi stupito dal potere che avevo ereditato mentre mi riprendevo da quell'enorme fatica e il mio chakra rallentava il suo flusso.

    Allora, soddisfatto?



    Dissi ansimando. Manipolare la sabbia era un enorme fatica, sia fisica che mentale come sempre, quando si manipola il chakra.

     
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  7. Brando O'Kaais
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    IV



    - Direi di sì, senza dubbio, io non sono mai andato oltre il controllo tramite le mani, purtroppo quelle le necessito, ma con le mani si può avere una precisione supere al controllo senza di esse, alcuni del clan ci riescono, ma scelgono la forza a scapito della velocità e della precisione, guarda. -

    Aizen concentrando molto le sue energie riuscì a sollevare fluidamente due blocchi e li fece scontrare assieme facendoli finire in mille pezzi. Quindi tramite le mani, ne sollevò altri due al triplo della velocità e li fece danzare attorno a Shinichi, quindi i due distrutti si ricomposero e si unirsono alla danza. Improvvisamente i blocchi cambiarono forma divenendo 4 ninja che combattevano tra di loro con calci e pugni, ovviamente con forte suono metallico annesso. Quindi caddero a terra, in una montagna di sabbia nera.


    - Sebbene non sia fatta per questo, la tecnica permette anche certi divertimenti, eheheheh. Ora voglio che sia tu a ricomporre la sabbia. -


    Disse rendendo tutti i blocchi rimasti una nuova montagna di sabbia. Quindi dispose tutta la sabbia dell'arena in cerchio attorno a Shinichi, uniformemente.

    - Dovrai creare armi da lancio, kunai, shuriken, della grandezza e della forma che preferisci, se li facessi di grandezza e volume standard, dovresti crearne con questa sabbia circa qualche migliaio. Scegli tu come e quanti farne. Quindi una volta che li avrai assembati, muovili in modo da colpirmi, io chiaramente mi difenderò, ma solo schivando, non userò il campo magnetico a mia volta. Credi di riuscirci? -

    Aizen iniziò a correre a casaccio lungo l'arena, anche sulle pareti e sul soffitto, mentre ti invitava a fare quanto ti aveva spiegato, a parole non era difficile, dovevi creare un'armeria, e usarla contro di lui.

    La parte teorica era stata egregiamente assimilata dal ninja, ora non restava che evitare di perdere tempo con la parte mentale e passare a quella fisica, al controllo e all'impiego della sabbia magnetica, che si sarebbe rivelata utile, e in certi casi vitale, per il piccolo ninja. La rapidità delle armi, una volta lanciate, dipendeva dalla sua concentrazione e dal giusto impiego del suo campo magnetico, tutto stava nel modo in cui si applicava, e all'emozione e alla tranquillità che spendeva nell'eseguire le prove....
     
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  8. Quicumque
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    L'armaiolo



    Ascoltai attentamente Aizen. Quindi, a quanto pareva, non ero l'unico con problemi di visualizzazione. Rimasi però praticamente di sasso quando lo vidi eseguire delle sculture viventi di sabbia nera che si affrontavano come dei veri e propri shinobi.

    - Sebbene non sia fatta per questo, la tecnica permette anche certi divertimenti, eheheheh. Ora voglio che sia tu a ricomporre la sabbia. -

    Diavolo, è stato davvero stupefacente!



    Ascoltai attentamente le istruzioni e già da questo capivo che questa volta sarebbe stato decisamente difficile. Mi concentrai su una piccola parte di sabbia e la sollevai in aria, fino a compattarla in una palla. Poi cominciai a visualizzare nella mia mente un kunai, dal manico alla lama e cominciai a farlo letteralmente fuoriuscire dalla sfera metallica. Lo afferrai ma quello si sgretolò subito. Non ci avevo messo abbastanza impegno. Si trattava di un compito che richiedeva una precisione non indifferente. Continuai a concentrarmi fino a quando non visualizzai perfettamente il kunai nella mia testa. Lo visualizzai per intero e questa volta cercai di manipolare la sfera di metallo perché si adattasse al mio volere. In poco tempo ci riuscii, e un kunai venne formato. Un sorriso di sollievo si dipinse sul mio volto. Lo afferrai con la mano e lo scagliai addosso ad Aizen, giusto per testare il lavoro che avevo fatto. Il kunai andò addosso ad un muro e si frantumò in mille pezzi. Cominciai a crearne degli altri, sempre di dimensioni simili a quelle normali. Per esercitarmi cominciai anche a creare degli shuriken, dei coltelli da lancio e degli spiedi per poi lanciarli in rapida successione contro Aizen. Non funzionava. Era troppo veloce e schivava sempre tutte le armi che lanciavo. Cominciavo a sentirmi frustrato ma capivo che dovevo calmarmi e ragionare a mente fredda se volevo trionfare.

    All'improvviso capii dove stavo sbagliando. Dovevo controllare le armi con il campo magnetico e non scagliarle. Che idiota che ero stato. Dovevo sfruttare tutte le mie capacità, manipolare un enorme quantità di sabbia, creare un sacco di armi e scagliargliele addosso controllandole col magnetismo. Seguii anche il suo consiglio. Allargai le braccia e la sabbia nera cominciò a raccogliersi attorno al mio corpo. Cominciai quindi a muovere le braccia e le mani, muovendo quell'informe ammasso di materia e cominciando a fabbricare un gran numero di armi. Shuriken, Kunai, coltelli da lancio, spiedi. Ne creai una quantità quasi industriale e li scagliai addosso ad Aizen. Tutti insieme ovviamente, cercando di mantenerne il controllo. Era una sfida di abilità e precisione non di potenza. Aizen riuscì a schivare tutti i lanci ma lasciai perdere metà delle armi per concentrarmi solo sull'altra metà che mossi in aria e, prima che potessero conficcarsi al suolo, invertirono la loro posizione e tentarono di attaccare il capoclan da dietro. Con un saltò poté evitare le armi ma presi il controllo di uno dei kunai che avevo lasciato a terra e glielo scagliai contro. Riuscii solo a strappargli un pezzo di kimono.

    Che rabbia. Ma mi calmai. Dovevo concentrarmi e ragionare a mente fredda. Dovevo pensare alla precisione dei miei lanci e non alla loro forza. Questa era come una partita a scacchi e come quella di prima avevo tutta l'intenzione di vincerla. Continuando a muovere le mani cominciai a bersagliarlo da più fronti ma riusciva sempre a trovare il punto debole dei miei lanci, il varco in mezzo all'oceano di metallo che si stringeva attorno a lui.
    E all'improvviso mi venne in mente un idea per beccarlo. Solo perché ora usavo le mani non significava che non avrei potuto utilizzare anche la mente da sola per manipolare. La manipolazione di tre gruppi di armi sarebbe stata dura ma avevo tutto il tempo per allenarmi a farlo.

    Mentre con le mie mani manovravo due gruppi di armi cercando sempre di colpire Aizen, ma sempre senza successo, con la mia mente cercai di acquisire il controllo di un kunai. Dopo qualche tentativo ci riuscii (nel frattempo Aizen aveva evitato altri 5 lanci) e la mia trappola poteva ritenersi conclusa. Avevo già programmato tutto e in cuor mio sperai che fosse vero che non era un ottimo scacchista.

    Scagliai il primo gruppo di armi, controllato dalla mano sinistra, in modo che potesse spostarsi solo a destra per schivare, dove l'aspettava al varco il gruppo di armi controllato dalla mia mano destra. L'unione dei due gruppi gli permetteva di evitare solo in un senso e, come avevo previsto, schivò esattamente nel modo in cui avevo previsto. Li lo aspettava al varco l'ultimo kunai. Sbucò da terra e bersagliava il suo petto. Scacco matto. Se fosse indietreggiato sarebbe stato infilzato da una decina di spiedi, in alto si trovavano degli shuriken e dai lati era circondato da un discreto numero di kunai. La mia morsa si era stretta, e non aveva alcun modo di evitare quell'ultimo, letale, attacco.

    Se fossi riuscito a toccarlo mi sarei accontentato fermando il kunai nel momento stesso in cui avessi percepito che aveva toccato qualcosa. Mi sentivo decisamente sollevato e fiero di me, oltre ad essere orgoglioso del mio retaggio.

     
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  9. Brando O'Kaais
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    V



    Il ragazzo aveva stile, Aizen evitò i primi due lanci, ma non si rese conto del terzo kunai che gli stava bersagliando il petto, fu costretto all'utilizzo del campo magnetico per farne polvere. Quindi tornò a terra e raggiunse Shinichi.

    - Ti avevo detto che gli scacchi non erano il mio forte, non mi ero accorto di quell'ultimo kunai, complimenti. -

    Cosa aspettava il ninja adesso? Il suo sensei iniziò a manipolare la sabbia in modo che si disponesse a caso all'interno di tutta l'arena. Supponendo che per adesso il raggio d'azione di Shinichi non potesse superare 4 metri e mezzo, Aizen dispose vari cumili a 30 centimetri l'uno dall'altro per tutta la grandezza dello stabile.

    - Ascolta bene Shinichi, una cosa fondamentale per chi come noi controlla un materiale espandibile, è la distanza dal nostro corpo nella quale siamo in grado di controllarlo. Ho posto della sabbia nera per tutta l'arena a trenta centimetri tra ogni cumulo, adesso dovrai cercare di controllare la sabbia più vicina a te, cercando di farla unire al cumulo successivo, fino a che il tuo campo magnetico potrà espandersi. La difficoltà non sta solo nella distanza ma anche nel peso, poicchè allontanandosi dal centro del corpo, il campo magnetico si indebolisce, permettendoti spostamenti meno rapidi e più imprecisi, in questo modo ti troverai ad avere tutta la sabbia al limite del tuo raggio d'azione e dovrai essere in grado di controllarla, questo è un esercizio diverso dai precedenti, dove ti richiedevo un esame delle tue capacità, adesso abbiamo compreso i tuoi limiti, e li stiamo allargando. Ti senti pronto? -

    Se il ragazzo avesse superato anche questa prova, l'unica cosa che gli sarebbe rimasta da fare sarebbe stata quella di riempire i moduli per essere effettivamente un cittadini di Suna a tutti gli effetti...
     
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  10. Quicumque
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    Superare i propri limiti



    Aizen ridusse in polvere il kunai poco prima che lo colpisse e poi cominciò a manipolare la sabbia nera in tutto lo stabile, per poi crearne dei mucchietti a varie distanze. Mentre faceva questo io riflettevo che probabilmente un altro shinobi non avrebbe potuto evitare quel colpo con altrettanta facilità e mi ripromisi di sfruttare al massimo le mie capacità per diventare un ottimo shinobi, sia per il clan che per il villaggio di Suna.
    Avevo appena finito di pensare ciò che Aizen mi interruppe.

    - Ascolta bene Shinichi, una cosa fondamentale per chi come noi controlla un materiale espandibile, è la distanza dal nostro corpo nella quale siamo in grado di controllarlo. Ho posto della sabbia nera per tutta l'arena a trenta centimetri tra ogni cumulo, adesso dovrai cercare di controllare la sabbia più vicina a te, cercando di farla unire al cumulo successivo, fino a che il tuo campo magnetico potrà espandersi. La difficoltà non sta solo nella distanza ma anche nel peso, poicchè allontanandosi dal centro del corpo, il campo magnetico si indebolisce, permettendoti spostamenti meno rapidi e più imprecisi, in questo modo ti troverai ad avere tutta la sabbia al limite del tuo raggio d'azione e dovrai essere in grado di controllarla, questo è un esercizio diverso dai precedenti, dove ti richiedevo un esame delle tue capacità, adesso abbiamo compreso i tuoi limiti, e li stiamo allargando. Ti senti pronto? -


    Certamente. Supererò i miei limiti e ti dimostrerò che sono degno della mia eredità e di portare il nome Kurogane.



    Creai il campo magnetico e percepii la distanza massima. Mhh. Poco meno della metà del livello che dovevo raggiungere. La sabbia nera cominciò a vibrare e a muoversi leggermente mentre riflettevo, e cominciai a creare un grosso anello di sabbia nera attorno a me per poi espanderlo sempre più. Capivo la difficoltà da cui Aizen mi aveva messo in guardia. Allontanandosi da me la sabbia diventava sempre di più, aggiungendosi al mio anello ed il campo diventava più debole, costringendomi a sforzi sempre maggiori per mantenerne il controllo.

    Arrivai ben presto al mio attuale limite. Questa volta però non avrei avuto problemi ad immaginare quello che dovevo fare, dovevo solo far espandere quell'anello e fargli inglobare tutta la sabbia che si trovava nei vari mucchietti. Portai l'anello fino al limite del campo e poi cominciai a concentrarmi sul flusso del mio chakra, incrementandone l'intensità e la rapidità. In questo modo avrei potuto allargare il limite del mio campo ed incrementarne la potenza. Sembrava funzionare. All'inizio il campo si allargò senza troppi problemi ed arrivai ai 6 metri senza eccessiva fatica. Probabilmente, non essendomi mai concentrato prima sulla dimensione del campo, questo era il mio vero limite. Ora dovevo superarlo.

    Cominciai a concentrarmi sul flusso di chakra ma capii che non sarebbe mai incrementato oltre. Quello era il mio limite fisiologico. Riflettei e ricordai che il chakra era formato anche dalla componente psichica. Dovevo quindi concentrarmi sulle mie emozioni per poter allargare il campo magnetico. Chiusi gli occhi e mi concentrai su me stesso. Sulle mie motivazioni. Dovevo portare onore a me stesso, al clan e al villaggio. Ma perché? Pensavo e giunsi alla conclusione: per ripagarli di avermi fornito una casa e un arma con cui sconfiggere i miei avversari. Avevo deciso di diventare uno shinobi solamente per diventare più forte ma ora avevo trovato qualcosa di più importate. Una famiglia che mi aveva accolto e mi stava insegnando a controllare i miei incredibili doni. Finalmente conoscevo anch'io il calore di quei sentimenti umani, fino a pochi giorni fa conoscevo solo la gratitudine che si dava ad uno straniero per l'aiuto ricevuto, l'incitamento della folla e il calore del sangue.

    Ora avevo capito. E dovevo tutto ad un uomo, al creatore della tecnica che stavo imparando ad utilizzare. Al mio progenitore, a Sandaime. L'unico modo in cui potevo ripagarlo era portare onore al clan e, di conseguenza, anche a lui. Onore. Gratitudine. Non avrei mai dimenticato i motivi che mi spingevano avanti. I sentimenti che animavano il mio cuore. Il senso di appartenenza che solo un clan poteva fornirti. Avevo trovato il mio scopo e, con esso, la volontà del guerriero. La volontà che mi avrebbe consentito di non essere mai sconfitto. Il mio intero spirito era in fermento. Avrei dimostrato ad Aizen che anch'io ero un degno discendente del fondatore, che anch'io potevo rendere onore al Kazekage, al clan, al villaggio, a me stesso e a lui, che mi stava insegnando.

    Mentre questi pensieri mi agitavano il cuore continuai a far espandere l'anello fino a guadagnare un ulteriore metro. Aizen aveva fiducia nelle mie capacità. Nella mia abilità nello sfruttare i miei doni naturali. E io avrei ripagato quella fiducia. Continuai ad espandere l'anello, digrignando i denti per lo sforzo. 8 metri. Non mi sarei mai arreso, per nessun motivo al mondo. Non ne avevo il diritto. Ero un Kurogane, discendente diretto del Terzo Kazekage e come tale i miei doveri mi erano imposti. Quei doveri che la mia povera madre voleva farmi rifuggire, quelle responsabilità che lei pensava non avrei mai potuto sopportare. Non l'avevo mai conosciuta e non sapevo se esserle grato per l'affetto che mi aveva dimostrato, tale che mi aveva dato la vita, o se odiarla perché mi aveva creduto un debole.
    Questi pensieri però non mi intristivano, ma rendevano la mia risoluzione più forte.
    9 metri.

    Continuai a stringere i denti e il sudore cominciava ad inondarmi il corpo. Il mio corpo mi chiedeva di fermarmi ma io non volevo, anzi non potevo. Non mi sarei fermato fino a quando non sarei riuscito ad ottenere il mio scopo. Le ginocchia cominciavano a cedere ed ero tentato dall'utilizzare le mani, che mi avrebbero reso il tutto più facile. Ma non appena quel pensiero mi sfiorò la mente lo rifuggii. No. Non dovevo prendere la strada più facile. Dovevo dimostrare al clan che io ero il degno discendente. Questo fardello era mio e solo io dovevo sopportarlo. Non avrei accettato comprensioni o false lusinghe. I geni erano forti in me e io l'avrei dimostrato. Avrei riacquistato il ruolo che mi spettava all'interno del clan, il ruolo che mi era stato tolto. Il ruolo che era mio per diritto di nascita.
    Un urlo squarciò l'arena mentre l'anello proseguì e divorò in un istante l'ultimo metro. Rallentai il flusso del chakra e l'anello cadde al suolo, in un cumulo di ferraglia.

    Allora Aizen, hai altre prove a cui sottopormi o ti sei convinto della mia abilità?

     
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  11. Brando O'Kaais
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    VI - Conclusione



    Aizen osservò con attenzione l'impegno e la perseveranza del ragazzo, egli aveva gli stessi lineamenti epici del grande Sandaime, e non aveva deluso nessuna aspettativa. Quando il giovane fu troppo stanco per continuare, Aizen gli si avvicinò, porgendogli un tonico per recuperare le ferite.

    - Ragazzo mio non ho mai dubitato delle tue capacità, ho solo voluto metterle a frutto. Ora sei uno di noi, spero ti troverai bene qui. -


    Quando avesse voluto alzarsi, il giovane avrebbe trovato una parte del palazzo del clan a sua disposizione come sua nuova casa, da arredare a sua guisa, oppure, se non avesse gradito, gli avrebbero comprato una dimora da qualche parte del villaggio, ma avrebbe dovuto promettere che in caso di guerra di sarebbe rifugiato nella zona del clan per dare aiuto ai suoi alleati. Gli venne consegnato poi tutto un kit di appartenenza al clan, tra cui alcuni vestiti per le cerimonie, formali, alcune tute da combattimento, e qualunque altra cosa il ragazzo avesse necessitato. Aizen sarebbe rimasto con lui per addestrarlo ogniqualvolta lo avesse desiderato, eccezion fatta per i periodi in cui l'uomo era in missione per conto del villaggio.

    Era effettivamente tornato a casa, ma era solo all'inizio della lunga scala per divenire un vero maestro nell'utilizzo della nuova tecnica di sangue che aveva imparato ad utilizzare. Così come Aizen ne avrebbe ancora dovute perdere parecchie di partite, prima di imparare a giocare a scacchi contro di lui....





    L'utente guadagna con impegno e solerzia il livello I del clan Satetsu.

    Rmod Gdr.
     
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