La palestra degli Yotsuki

[Oto] | [TS] [Talento]

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  1. Shu
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    La palestra degli Yotsuki




    Continua da Qui



    Bene. Ora che il tuo chakra è diventato elettricità pura possiamo cominciare. Tuo fratello non ha subito questa prova e forse neanche tu ne avresti avuto bisogno. Ma per migliorarsi bisogna provare dolore. Il dolore ti rende più forte. E ora che hai sentito il dolore che proveranno i tuoi avversari puoi capire perché la nostra abilità è tanto temuta. Tuttavia hai percepito come è difficile sopportarne il peso. Per questo dovrai aumentare la tua forza. Il metodo più efficace sono i pesi. Vieni su questa panca, non ti preoccupare, metterò un peso adatto alla tua abilità.

    Sistemai i bilanceri, mettendo un peso adatto a Daisuke.

    Ora dovrai eseguire dieci ripetizioni, poi aumenterò il peso di 30 kg. Dovrai fare trenta ripetizioni in totale. Non cercare di sfruttare il chakra, al momento il tuo tantien è sotto troppa pressione dalla prova di prima, se lo usassi genereresti solo chakra elettrico e il tuo corpo non è ancora pronto a sopportare tale peso.

    Una terminato l'allenamento delle braccia gli avrei indicato una sbarra sul soffitto. Gli avrei detto di appendercisi e, una volta fatto, avrei legato dei pesi alle sue caviglie.

    Ora devi sollevare le gambe però, diversamente dai classici esercizi dove si usano i muscoli addominali dovrai usare semplicemente i muscoli delle tue cosce. Stesse regole del bilanciere. 10 ripetizioni, poi aumenterò il peso, 30 ripetizioni totali.





    CITAZIONE
    OT

    Prova per l'incremento della forza (prima che me lo chiedi si, ho programmato tutti e 9 i post di addestramento innata. Quindi non lamentarti e solleva quei pesi! XD

     
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  2. Daisuke Yotsuki
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    Il Peso






    Non rimango svenuto per tanto. Poco più di qualche secondo. Lo shock mi aveva piegato, ma adesso, il mio stesso Chakra era diventato fulmine. Il mio allenamento continua, non posso fermarmi adesso. Il prossimo esercizio sarebbero stati i pesi.
    Il nonno mi fa accomodare sulla panca, mentre cambia il peso sul bilanciere. Apro e chiudo le mani qualche volta, per allungare i muscoli che si erano contratti per la scarica elettrica di poco prima. Distendo quindi le braccia, non completamente, fino a stringere il bilanciere fra le mie mani. Il peso non è indifferente, ma neanche eccessivo, dieci ripetizioni le posso fare senza problemi.
    Abbasso il bilanciere, pronto a fare il primo sollevamento. Sollevo il peso, velocemente, fino a distendere completamente le braccia, mantengo un attimo la posizione, e comincio a piegare le braccia, lentamente. L'esercizio è semplice e ripeterlo non mi stanca. Probabilmente questo è solo il riscaldamento, quando il peso aumenterà insieme alle ripetizioni da fare, tutto si complicherà.
    Sforzo i muscoli ad ogni ripetizione, distendi, piega, distendi, piega. Ogni movimento viene accompagnato dalla respirazione. Senza respirare mi scoppierebbe la testa.
    L'esercizio fa la sua parte e le ultime due ripetizioni sono leggermente più lente delle altre, ma non vacillo neanche un attimo. Riposo le braccia e sciolgo i muscoli, nel frattempo, mio nonno, aumenta i pesi sul bilanciere con due dischi rossi.
    Faccio un paio di gran respiri, prima di cominciare la nuova serie di ripetizioni. So prima ci cominciare che queste saranno molto più difficili delle precedenti, se mi ritirassi, però, sarebbe un tradimento verso chiunque confidi anche minimamente in me, da Oto a mio nonno. Sollevare il bilanciere è più difficile, ma i primi sollevamenti non mi creano troppi problemi. Insieme al sudore arriva la fatica.
    Il mio corpo comincia ad accusare l'aumento di peso il ripetersi dello sforzo. Aumentare entrambi in una volta sola forse era stato troppo, non cambia il fatto che debba farcela lo stesso, senza piegarmi. Sento quasi i muscoli urlare a voce sempre più alta ogni volta che alzo il manubrio per poi abbassarlo nuovamente, raggiungendo l'apice del loro urlo quando fermo le braccia alla loro completa distensione. In quell'attimo anche i miei muscoli tremano.
    Tremano, ma non cedono. Le mie braccia fanno il loro lavoro, alzando ed abbassando quei maledetti pesi, una sollevamento dopo l'altro. Forse rallento, forse esito un attimo, ma l'esecuzione dell'esercizio è la priorità del momento e viene molto prima del riposo.
    Non posso fermarmi e non fermo, fino a che non lo sollevo per l'ultima volta, tremando, lo ammetto, ma compiendo il mio obiettivo. Da quel momento dovevo sopportare il peso del clan Yotsuki sulle mie spalle? Lo avrei fatto.
    Mi metto a sedere sulla panca, mentre mi massaggio le braccia. L'esercizio è stato stancante e, proprio nelle situazione come quelle, il mio fisico portato allo stremo diventava più forte di primo.

    « Procediamo... »



    Mi alzo, mentre il nonno indica una sbarra appesa al muro. Quando mi ci appendo mi lega dei pesi alle caviglie. Intuisco l'esercizio e mi sorge un dubbio. Riuscirò a reggermi con le braccia in quello stato? Mi rispondo gli insegnamenti di tutta la mia vita. Sì, e se non mi reggessero il mio posto non sarebbe più Oto.
    Alzo le ginocchia, fino a portarle perpendicolari rispetto al mio bacino. Per completare quell'esercizio avrei dovuto sollevare le gambe, senza muovere le cosce, i cui muscoli erano coinvolti. Trovo quest'esercizio più difficile del precedente, per via della stanchezza, eppure neanche questo mi piegherà.
    Guardando mio nonno inizio l'esercizio, per poi distogliere gli occhi, non voglio certo sfidarlo. Come mi aveva dimostrato poco prima, il divario fra noi era enorme e la strada per raggiungerlo lunga.
    Se un Dio esiste, esso mia ha donato la testardaggine ed arrendermi non è fra le mie scelte. Continuo quindi l'esercizio, senza fermarmi. Diversamente dall'esercizio precedente non mantengo la posizione un attimo, continuo senza fermarmi mai, alzo e abbasso le gambe, lasciando le cosce perpendicolari al bacino.
    Arrivare alla decima ripetizione non è difficile quanto lo sarà arrivare alla ventesima con più peso di quello attuale. Rilasso le gambe e distendo le ginocchia, per far aumentare il peso dal capo clan. Tutto il peso si riflette sulle braccia e sulle spalle, che sento quasi strapparsi da corpo, ma non cedo.
    Se devo sorreggere il peso dell'elettricità, però, una cosa devo farla. Concentro un po' del mio Chakra nelle braccia e nelle spalle, una quantità minima, che contemporaneamente rilassa e stuzzica i miei muscoli con un solletico elettrico.
    Adesso, sostengo il peso dell'elettricità che è in me. Sollevo le ginocchia e subito dopo le gambe. Sento la fatica e i muscoli tirare, mentre il peso li spinge verso il basso, cosa sono dei pesi rispetto alla mia volontà? Niente, adesso sono sicuro di farcela.
    Arrivo alla ventesima senza esitare, mentre il sudore gocciola dalla punta dei miei piedi per cadere fino a terra. La stanchezza si fa sentire, ma me ne frego e vado avanti, completando l'esercizio.
    Sento i muscoli contrarsi anche quando sto fermo, fino a che non tocco terra. Il mio corpo è intorpidito, la mia mente ben lucida.

    « Questo è solo l'inizio, giusto signore? »


     
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  3. Shu
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    « Questo è solo l'inizio, giusto signore? »

    Solo un idiota penserebbe che il nostro segreto sia un elettroshock e un po' di pesi. Ora cominciamo con qualcosa di serio. Ora devi impastare del chakra normale. Poi dovrai impastare del chakra elettrico. Dimmi che differenza senti.



    La differenza era ovvia. Un immenso dolore. Il chakra elettrico sforzava in modo incredibile il sistema circolatorio del chakra. Non si sarebbe stupito nel vedere il ragazzo piegarsi in due.

    Bene. Ora devi ricoprire le tue braccia di chakra elettrico. Prima impasta del chakra e fallo fuoriuscire dai punti di fuga delle tue braccia, trattenendolo attorno alle braccia. Quando ci sarai riuscito dovrai farlo con il chakra elettrico. Devi resistere al dolore. Quando riuscirai a mantenere il chakra elettrico sulla braccia abbastanza a lungo allora mi riterrò soddisfatto.




    CITAZIONE
    OT
    Devi ricoprire le braccia di chakra elettrico, ottenendo il classico effetto dell'armatura elettrica. Non ci concentreremo su manipolazione offensiva o difensiva per ora, solo sul creare l'armatura sulle braccia.
    Ho considerato il "chakra" e il "chakra elettrico" come due tip diversi di chakra. Il tuo pg, dato che non ha il controllo del chakra, potrebbe trovare qualche difficoltà nell'uso del chakra. Per cui prima deve capire come avvolgere i suoi arti nel chakra e poi deve farlo col chakra elettrico.


    Ricorda questa "equazione": chakra elettrico=dolore.

     
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  4. Daisuke Yotsuki
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    Chakra ed Elettricità






    Il nonno aveva ragione, solo un idiota penserebbe che l'apprendimento della manipolazione dell'elettricità consistesse in una scossa e un po' di pesi. Adesso devo impastare del Chakra normale e poi quello elettrico.
    Provo immediatamente. Impastando normalmente il Chakra sento un solletico ai muscoli, probabilmente per la sua recente carica elettrica. Adesso, devo richiamare proprio questa carica. Inizio impastando normalmente e pensando al dolore di poco prima. La fonte di quell'elettricità era dentro di me, in fondo al mio tantien.
    Mi concentro su di essa. Devo accendere il mio Chakra, elettrificarlo, come per eseguire una raiton. Aiutandosi con i sigilli è molto più facile, ma io sono uno Yotsuki e devo richiamare quel Chakra a comando.
    Mi basta soltanto trovare quel piccolo interruttore e accenderl...

    « WAAA! »



    Porto istintivamente le braccia sulla pancia, incrociandole esattamente sull'ombelico. Avevo provato un gran dolore appena ero riuscito ad impastare il Chakra elettrico. Davvero un gran dolore, ma contemporaneamente avevo provato un senso di piacere.
    Ce l'avevo fatta! Avevo impastato del Chakra elettrico!

    « Signore, la differenza è grande: il normale Chakra può potenziare i miei muscoli, mentre quello elettrico mi provoca dolore. Ma il dolore mi rende più forte e ora ho sentito il dolore che proveranno i miei avversari »



    Parlo ripetendo le parole che il nonno aveva pronunciato precedentemente, le quali avevano appena assunto senso.
    L'obiettivo, una volta raggiunto, cambia. Adesso il mio dovere era quello di ricoprire le mie braccia con il Chakra elettrico e mantenerlo attorno ad esse, non certo un gioco facile, prima, infatti, avrei dovuto farlo con il Chakra normale.
    Non spreco tempo: divarico leggermente le gambe e sposto gli avambracci perpendicolarmente al mio busto, con i palmi aperti rivolti verso l'alto.Guardo prima uno, poi l'altro, immaginando il mio sistema circolatorio passare all'interno delle mie braccia. Non voglio il Chakra elettrico, ma l'energia di cui padroneggio l'uso da anni. Inizio a concentrare quell'energia, percependo la sua presenza dentro le mie braccia, e a spostarla verso l'esterno. Piano piano, spingerla, comprimerla sempre di più, incanalandola verso i punti di fuga.
    Come in un fiume in piena che sfonda gli argini, io devo spingere il mio Chakra verso l'esterno, fino a che non potrà soltanto uscire. Continuo ad aumentare la portata di Chakra all'interno delle mie braccia, poco alla volta, fino a quando non avverto che sta iniziando ad uscire. Sorrido leggermente, deconcentrandomi.
    Un errore da principianti, ma l'emozione dell'avvertire una nuova energia dentro di me mi aveva fatto tornare inesperto. Concentrandomi su un'area così grande al primo tentativo era un errore. Dovevo partire da un'area più piccola.
    Mi concentro sulla mano destra, aumentando l'energia in quella zona del mio corpo, obbligando il mio tantien a dirigere lì il Chakra che produco lentamente. Lo spingo nelle dita, riempiendole, poi nel palmo e, quando anche esso trabocca di energia, aumento ulteriormente la pressione. Il Chakra fuoriesce, circondando interamente la mano. Continuo a far affluire sempre più energia, facendone uscire altra dalla mano, e allargando piano piano l'area ricoperta da quella patina. Parto dal polso e, lentamente, arrivo fino al gomito. Apro e chiudo la mano qualche volta, osservandola. Interrompo quindi l'affluire di energia.
    Adesso tocca alla sinistra. Il processo è piuttosto semplice e a farlo nuovamente non trovo difficoltà. Lentamente comprimo il Chakra, per poi lasciarlo fluire all'esterno, ricoprendo la mano e l'avambraccio.
    Da qui cominciano le difficoltà. Il primo passo è ricoprire entrambe le mani. Con calma inizio a spingere il Chakra, per poi ricoprire entrambe le mani. Espando quindi l'area ricoperta fino agli avambracci, senza fermarmi al gomito. Continuo fino a che non ricopro interamente i due arti superiori.
    Interrompo velocemente l'affluire di energia. Sto sbagliando e sprecando il mio Chakra. Dovevo trattenerlo intorno alle braccia, non usarlo tutto inviandone sempre di nuovo.
    Comincio nuovamente da zero. Comprimo il Chakra nella mano sinistra, fino a che non sento che giunge al limite. Adesso, lo lascio uscire, molto lentamente. Sì, piano, piano. Invece di troncare di netto l'affluire di energia, devo provare a trattare i punti di fuga come magneti, per trattenere la patina di Chakra. Così non spreco in modo inutile le mie energie.
    Faccio un'ultima prova prima di passare all'elettricità: ricoprire interamente le braccia trattenendo il Chakra. Non si preannuncia certo un'impresa facile, ma come ogni cosa, tutto parte da un piccolo passo. Prima le mani, senza esagerare con il Chakra, ma neanche concentrandone troppo poco, seguite dagli avambracci, il gomito, per arrivare, infine, alla spalla. Trattengo il Chakra sulla mia pelle, evitando così uno spreco eccessivo.
    Adesso devo farlo con l'elettricità. So cosa significa meglio di chiunque altro e ne sono contento. Sono contento della sofferenza che proverò. Perchè? Perchè mi renderà unico. Nessun ipocrita potrà dire "so come ti senti", nessuno potrà dire di riuscire a sopportare il dolore che io proverò, solo chi lo sperimenterà sulla sua pelle. Solo colore a cui lo farò sperimentare sulla loro pelle.
    Parto dalla mano destra. Quando trovo dentro di me il Chakra elettrico inizio ad assaporare il dolore, lo indirizzo verso l'arto che sto fissando, alla ricerca di qualcosa di visibile. Stringendo i denti, spingo il dolore verso la punta delle dita, facendolo aumentare, fino a quando non lo percepisco in tutta la mano, per poi lasciarlo uscire.
    Magnifico, davvero magnifico. Una patina bluastra, in continuo movimento, indomabile oserei dire, ricopre la mia mano. Non mi deconcentro stavolta, anzi, sfrutto quella manifestazione come incentivo. Adesso, però, voglio essere ingordo. Non voglio fare prima un arto e poi l'altro, ma entrambi. Spingo del Chakra anche nella mano sinistra. Il dolore si fa sentire, ma non mi piegherà. Faccio fuoriuscire l'elettricità anche dalla mano sinistra.
    Porto entrambe le mani davanti ai miei occhi e mi lascio sfuggire un sorriso, a denti stretti, dato lo sforzo ad ignorare il dolore. Chiudo i pugni e inizio a ricoprire interamente le mie braccia, allargando lentamente quella patina, dalle mani fino a alle spalle. Quell'elettricità... Davvero magnifica. Adesso ricopre le mie braccia come un armatura, una strana armatura, che mi provoca dolore, ma che mi avrebbe anche aiutato in molte situazioni. Un prezzo che sono disposto a pagare.
    Continuo ad osservare le mie braccia, mantenendole elettrificate, mentre aspetto la conferma di mio nonno. Se il suo silenzio dovesse però arrivare fino all'esaurimento delle mie energie tutta quella prova, soprattutto quella prova, avrebbe portato alla mia morte. Un fallito sarebbe stato espulso da Oto, io, ormai a conoscenza delle basi della manipolazione dell'elettricità, non avrei meritato la vita, o avrei messo in pericolo quella del clan.
    Sento il dolore benissimo, ma non posso dimostrarmi debole, per la mia ambizione, per il rispetto che gli altri provano Yotsuki hanno per me, per il mio onore e per Daiki. Devo ancora raggiungerlo. E quando lo raggiungerò l'elettricità ricoprirà il mio corpo, così mi riconoscerà e si ricorderà di me.
    Quindi, non posso cedere al dolore e neanche fermare l'afflusso di Chakra. Posso solo aspettare, anche tutto il giorno, le parole di mio nonno. E se aspetterà a pronunciarle non lo farà per disprezzo, ma per vedere il mio limite, portarmi ad esso e migliorarmi ulteriormente.
    Si fida di me e lo so bene, solo a qualcuno di cui si fidava ciecamente avrebbe potuto affidare il destino del clan Yotsuki.
     
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  5. Shu
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    Osservai il giovane mentre l'elettricità ne ricopriva le braccia. Ottimo.

    Molto bene Daisuke. Ora devi farlo anche per le gambe. Ma senza il passaggio intermedio del chakra normale. Fa esplodere la tua potenza e dirigila secondo i tuoi scopi!

    Non appena avrebbe cominciato ad impastare il chakra elettrico mi sarei scagliato contro di lui, cercando di attaccarlo in svariati modi, per rendergli più difficile la concentrazione.

    I tuoi avversari non aspetteranno millenni che tu prepari la tua tecnica! Crea un'armatura anche attorno alle tue gambe.

    Quando avrebbe avuto successo gli avrei detto di disattivarla. Poi avrei cominciato a riattaccarlo spronandolo ad attivarla su tutti gli arti contemporaneamente e in un solo istante.

    Avanti! Se vuoi essere il degno erede degli Yotsuki non puoi fermarti qui! Devi andare avanti!

    CITAZIONE
    OT

    Crea l'armatura elettrica prima attorno alle gambe e poi attorno a tutti gli arti mentre ti difendi dagli attacchi del vecchio.

    E' un post discorsivo e narrativo, non voglio vedere numeri di alcun tipoXD

    Se vuoi incrementare il gdr a discapito della prova in se fa pure, ma non dimenticare che devi sviluppare l'armatura in tutti quattro gli arti insiemeXD

     
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  6. Daisuke Yotsuki
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    Kiai






    Raggiunto il livello che il nonno pretendeva mi viene affidato un nuovo obiettivo, cioè ricoprire con l'elettricità anche le gambe senza prima fare tentativi con il Chakra normale. Annuisco e inizio a concentrarmi. Ovviamente quello che devo fare è più difficile, concentrarmi su quattro arti contemporaneamente non è uno scherzo.
    Inizio quindi a dirigere il Chakra elettrico nelle gambe. Noto nello stesso momento mio nonno muoversi e, dopo tanti anni di abitudine ai suoi allenamenti, schivo istintivamente. Voleva farmi perdere la concentrazione, complicarmi le cose. Smetto quindi di pensare e lascio il corpo agire.
    Mi limito a schivare, girare intorno a mio nonno, mentre cerco di concentrarmi. Devo spingere il Chakra elettrico verso le mie gambe, lasciarlo fluire e... Maledetto pugno. E trattenerlo intorno alle mie gambe. Ripetere per l'ennesima volta lo stesso procedimento. Solo che da fermo era stato molto più semplice.
    Mantenerlo sulle braccia mi è abbastanza naturale, ricoprire le mie gambe di Chara elettrico lo è un po' meno. Dovevo farlo esplodere? Aveva detto così, e così avrei fatto. Sfruttando il fatto che sferra pugni ad una velocità che sostengo senza problemi, mi abbasso e schivo verso il suo esterno, guadagnando così un po' di distanza. A questo punto eseguo l'ordine. Poco prima, negli attimi precedenti alla schivata, avevo iniziato a inviare il Chakra elettrico nei miei arti inferiori, riempiendoli fino a scoppiare, appunto. Allo stesso modo in cui trattenevo l'armatura elettrica intorno alle mie braccia, stavo tenendo il Chakra all'interno delle mie gambe, e se perdendo la concentrazione fosse fuoriuscito?
    Mio nonno si gira, mi guarda e sorride. Poi serra il pungo sinistro e scatta verso di me, piuttosto velocemente. Non chiedo di meglio. In quell'esatto momento lascio uscire il dolore, contraggo i muscoli delle gambe, e schivo lateralmente. Sento dolore in tutte la gambe, soprattutto sulla pelle. Questo mi fa capire di essere riuscito nella mai impresa: abbasso gli occhi e vedo la patina azzurra ricoprire anche i miei arti inferiori.
    Non faccio in tempo a sorridere che mio nonno mi ordina di interrompere l'afflusso di Chakra. Ho sbagliato? Cosa è successo? Era come per le braccia, nessun errore, vero?
    Mentre il mio cervello formula mille e più dubbi, il più forte degli Yotsuki comincia nuovamente ad attaccarmi, annunciando il prossimo obiettivo. Ricoprire tutti e quattro gli arti contemporaneamente.
    Per un attimo avevo pensato di aver fallito, ma non era stato così, avevo solo fatto il mio dovere e così devo continuare a fare. Sui nuovi attacchi che mi arrivano non applico parate, mi farei solo dell'altro male. I muscoli di braccia e gambe sono intorpiditi, provare ulteriore dolore influenzerebbe negativamente le mie prestazioni e i miei risultati durante l'allenamento.
    Quando possibile mi limito ad accompagnare i pugni avversari fuori bersaglio, portandomi lateralmente a mio nonno, accompagnando il tutto con un veloce gioco di gambe.
    Bene, adesso devo indietreggiare, mentre inizio a cercare dentro di me l'elettricità che mi serve. Devio verso l'alto un suo pugno. Cerca inutilmente di spazzare con la gamba destra per farmi cadere, ma mi trova pronto e con un salto schivo. Il Chakra elettrico è qui, dentro di me, a riposare, pronto ad essere tirato fuori. Io devo soltanto procurargli una via d'uscita. Quattro vie d'uscita per l'esattezza.
    Io devo farlo esplodere, obbligarlo a uscire dal mio corpo in modo violento, per ricoprire i miei arti. E io posso fare ciò.
    Se la memoria non m'inganna, mio nonno, non aveva espressamente detto di limitarmi a difendere e schivare. C'era forse un modo migliore di farlo esplodere se non quello di cercare di colpire un nemico?
    Aspetto il momento giusto, un singolo pugno, di quelli che avevo deviato più volte verso l'esterno. Questa volta, però, invece di appoggiare l'interno della mia mano, devio il colpo con l'esterno, cercando di penetrare la guardia. In quello stesso istante compio altri tre atti.
    Allungo il braccio sinistro contraendo ogni muscolo di esso e ruotando il pugno chiuso in senso orario poco prima di colpire.
    Spingo in avanti con entrambe le gambe, cercando di aggiungere la spinta derivante da esse alla forza del pugno.
    Libero il Chakra elettrico in ogni singolo arto, dalle spalle alle punte delle dita, dalle cosce fino alle caviglie e oltre, facendo fuoriuscire l'elettricità e trattenendola intorno a tutti gli arti.

    « Tao! »



    Contraendo i muscoli addominali e il diaframma butto fuori l'aria all'interno dei miei polmoni, in un urlo di sfogo. Per il dolore, per la soddisfazione e per un tentativo di sorprendere mio nonno.
    Per lui non è certo un pugno che avrebbe provocato più di un piccolo livido, ma se anche fosse stato così, era tanto tempo che nessuno lo colpiva a quel modo.
    Chissà quale sarebbe stata la sua reazione.
     
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  7. Shu
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    Il pugno mi toccò sulla mandibola. Non era per niente forte, nulla di più di una puntura di insetto per me. Eppure mi aveva raggiunto. Forse facevo bene ad affidare a Daisuke il futuro del clan.

    Sorrisi e mi complimentai con lui.

    Molto bene. Sei riuscito a controllare l'elettricità. Eppure non riesci a darle forza. C'è un motivo se quella si chiama "armatura elettrica". Nel tuo cuna semplice decorazione. In realtà è una grande forza, offensiva o difensiva. Puoi usarla per tranciare la carne del tuo nemico, oppure per difenderti dalle sue aggressioni. In realtà esegue entrambi i compiti, seppur con diversa efficacia. Essa risponde alle tue emozioni, ai tuoi pensieri e alla tua volontà. Ora dovrai disattivare l'armatura e riattivarla continuativamente fino a potenziarla. Poi dovrai distruggere questo sacco.

    Dissi.

    Mentre parlavo avevo raggiungo uno dei sacchi per l'allenamento (simile a quelli che si usano per il pugilato) e l'avevo appeso al soffitto. Non era un sacco normale. Era un sacco ideato apposta per rispondere agli stimoli elettrici. Solo se avesse sviluppato sufficientemente la sua potenza sarebbe riuscito a romperlo. Una volta riuscito a spaccare il sacco ne avrei preso un altro che avrei sempre appeso.


    Adesso lo lancerò contro di te, facendolo dondolare. Come forse avrai notato questi sacchi si spaccano solo grazie alla tua elettricità. Questa volta dovrai riuscire ad ottenere una sufficiente potenza difensiva, in modo da rinforzarti a sufficienza per rompere il sacco.


    Se e quando avesse superato anche quella prova lo avrei sottoposto ad un ultimo test.

    Perfetto. Ora devi riuscire a cambiare le due "configurazioni" con sufficiente rapidità. Per quanto mi riguarda l'armatura offensiva spesso assume una forma simile a delle punte, mentre quella difensiva più simile ad una sorta di scudo ovale. Non so se per te sarà lo stesso... In ogni caso, come ti ho detto, l'armatura risponde alle tue emozioni e alla tua volontà, che vengono mediate dal tuo chakra. Ora devi cambiare le tue intenzioni, da aggressive a difensive e viceversa.

    Si stava sempre più addentrando nei segreti degli Yotsuki, e sempre più mi rendeva orgoglioso di lui. Avevo fatto bene a ritardare il suo addestramento e ad insegnargli l'umiltà che un vero soldato deve avere.


    CITAZIONE
    OT
    Sviluppa la potenza offensiva e la potenza difensiva dell'armatura (da livello II) e poi cambia lo stile. Ho pensato che l'armatura cambiasse leggermente forma nei due "stili" ma è solo una mia personale interpretazione.

    Buon Post

     
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  8. Daisuke Yotsuki
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    Attacco e Difesa






    Colpisco mio nonno vicino alla bocca, ma niente più di un tocco per lui. Me lo aspettavo. Nonostante ciò, sembra abbastanza contento, probabilmente per i miei risultati. Sorrido, mentre prende un sacco e lo appende al soffitto, spiegandomi perché il mio colpo era stato così debole, o meglio, la mia armatura lo era stata. Finché non avesse raggiunto un livello adeguato avrei continuato ad allenarmi su di essa.
    Interrompo l'afflusso di Chakra e lascio disperdere quello che formava la mia armatura, percependo contemporaneamente un piacevole sensazione di assenza di dolore. Inizio a concentrarmi su ciò che aveva detto il nonno, le mie emozioni, i pensieri e la volontà. Devo voler attaccare con tutto il mio corpo e la mia mente, voler distruggere ciò che ho davanti, trasformare i miei pensieri in un'arma e trasmetterla attraverso quell'armatura. Più facile a dirsi che a farsi.
    Afferro l'elettricità che è dentro di me e la strappo dal mio tantien, quasi violentemente, voglio incattivirla, renderla offensiva. La concentro dentro di me, riempendo il mio corpo con essa e preparandola alla sua fuoriuscita. Devo distruggere quel sacco, tagliare il pesante tessuto. Non con un pugno o un calcio, ma con l'elettricità. Perforarlo, nient'altro chiedo.
    Libero l'elettricità, facendola uscire selvaggiamente dal mio corpo, ma mantenendola al guinzaglio intorno a me. Aspetto qualche attimo, poi la lascio dissolvere. Cerco altro Chakra dentro di me, preparandolo ad uscire. Come l'armatura di poco prima, questa era mirata solo all'offensiva. Sta assorbendo il mio voler attaccare quel sacco, la mia calma voglia di aprirlo in due. E quando sento che è carica, non faccio altro che lasciarla esplodere, ricoprendo il mio corpo.
    Sento che ancora non basta, quindi evito inutili sprechi di Chakra, preparandomi per un altro tentativo. Spero sia l'ultimo. Alto valore di penetrazione, capacità offensiva portata al massimo e volontà affilata come una katana. Io devo distruggere, solo questo. Trovo l'elettricità dentro di me e la faccio esplodere, ricoprendo il mio corpo.
    Allungo il pugno sinistro in un diretto contro il sacco, quando è a pochi centimetri da esso, inizio a spostarlo indietro, per poi sentire la mano affondare nella sabbia, che inizia a scivolare per terra. La mia armatura lo aveva bucato prima ancora che il pugno fosse arrivato al bersaglio, si era dunque rotto per l'elettricità, più che per la contusione. Proprio quello che volevo e in cui ero riuscito.
    Ritiro il braccio, rilasciando l'armatura elettrica, e annuisco guardando mio nonno, che ne appende un altro e mi spiega ciò che devo fare. Avrei dovuto distruggerlo, senza attaccare, anzi, rimanendo in difesa e usando l'armatura elettrica. Metto gli avambracci a protezione del mio petto e del mio collo, qualche centimetro davanti ad essi. Non era una difesa assoluta, che mi proteggeva da ogni attacco, ma più un piccolo sacrificio per recare danno al mio avversario. Farsi colpire per far cadere l'avversario in una trappola basilare, la migliore difesa è l'attacco, concentrandole in una cosa sola cosa viene? Proprio quello che devo scoprire.
    Attaccare rimanendo immobile, subendo il colpo. Questa volta è più difficile, prima dovevo attaccare anche con il corpo, non solo attraverso l'armatura, mentre ora offendere solo con essa. Una sorta di modalità attiva e passiva.
    Lascio esplodere il Chakra, ricoprendo gambe e braccia con la solita armatura azzurrina, che sembra assumere un aspetto più tranquillo di quello precedente, come ad aspettare che il colpo arrivi per contrattaccare immediatamente.
    Arriva il sacco, che colpisce le mie braccia. Rimbalza, ancora intero, ma con qualche piccolo strappo qua e là. Non basta, dovevo rendere l'armatura più potente. Come uno scudo ricoperto di chiodi. Affilare la mia armatura per renderla una protezione e usarla per ferire. Concentrarla e aumentare la sua intensità, aspettando che il sacco si scontri con essa.
    Quello non è un sacco. Può essere il corpo di mio nonno che cerca di stringermi fra le sue braccia per polverizzarmi le ossa o gli attacchi di un ninja impazzito che cerca il suicidio. Non è solo un sacco, ma un offesa al mio corpo, di cui ne sacrifico una parte per un bene più grande. Quando il sacco mi colpirà non troverà un muro che assorbirà il colpo, ma una barriera di elettricità che si riverserà in lui, distruggendo il tessuto.
    Oscilla, spinto dalla forza di mio nonno. Si schianta sulle mie braccia, rimane un attimo lì e torna indietro, versando sabbia sul pavimento. Il sacco è aperto, come perforato più volte da una spada.

    « Va bene? »



    Accenno ad un sorriso, mentre il nonno mi convalida la buona riuscita dell'esercizio e me ne assegna uno nuovo. Devo passare dall'armatura offensiva a quella difensiva velocemente.
    Mi posiziono davanti alla parete a specchio, mettendomi in posizione. Osservo il mio riflesso, notando che il movimento continuo e selvaggio dell'elettricità sulle mie braccia si era placato rispetto a quando avevo attivato l'armatura la prima volta ed aveva formato degli ispessimenti sulle spalle e l'esterno di braccia e gambe. Adesso sembra davvero un'armatura.
    Senza disattivarla devo modificarla e renderla offensiva, in meno tempo possibile. Influenzare attraverso i miei pensieri l'elettricità, come avevo fatto poco prima. Non penso sia tanto difficile.
    Lascio agire il mio corpo, ricordando cosa aveva fatto poco prima: affilare quell'armatura, cambiando però l'idea di base. Sacrifico la difesa per un attacco puro. Aumentare non tanto l'intensità, quanto la voglia di attaccare. L'armatura cambia la sua forma, modellandosi sul mio corpo. Sulle nocche sbucano dei piccoli spuntoni e tutta l'elettricità sembra essere spinta verso la punta delle mie mani. Quando finisce il processo di trasformazione sono passati circa sei secondi. Troppo tempo.
    Adesso che ho ben chiara la forma da assumere dovrei fare più velocemente. Anche il procedimento lo conosco ormai. Inizio quindi a modellare l'armatura, rendendola come voglio. Passa una decina di secondi e non ottengo risultati. Assumo un'espressione preoccupata, per poi tentare di nuovo. Passare alla difesa, preparare l'elettricità ad uno stimolo al quale rispondere attaccando. In circa quattro secondi ricostruisco la mia armatura difensiva.
    Perché sono riuscito a fare in quattro secondi quello che non mi è riuscito fare in dieci? Per rispondere posso solo continuare ad allenarmi.
    Tento nuovamente di passare all'attacco, ma, nuovamente, per una dozzina di secondi, non cambia nulla. Subito dopo l'armatura cambia, passando alla "modalità" offensiva. Probabilmente per un certo lasso di tempo non posso modificare la mia armatura, circa dieci secondi. Aspetto che passino, per poi concentrarmi sulla difesa e voilà, in un tempo brevissimo la mia armatura cambia. Sorrido.

    « Il cambio adesso è abbastanza veloce, ma subito dopo devo aspettare almeno dieci secondi prima di modificare nuovamente la mia armatura, giusto? »



    Guardo negli occhi mio nonno, cambiando nuovamente, e molto velocemente, la mia armatura, come a provare il mio apprendimento della tecnica. Non c'è la possibilità che io abbia sbagliato, ne sono certo.
     
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  9. Shu
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    Mhh... Molto bene.

    Questo fu il mio lapidario commento. Era sulla buona strada e, con la prossima prova, il suo controllo sull'armatura elettrica si sarebbe potuto definire totale. Ma non era solo quell'armatura che rendeva forti gli Yotsuki. Presto anche Daisuke se ne sarebbe reso conto.

    Ed ora ti svelerò un piccolo segreto. Che ti sarà molto utile contro altri avversari che usano il taijutsu o hanno dei riflessi elevati. La maggior parte dei ninja ritiene che basta schivare un colpo anche di poco per renderlo vano. Ciò è vero in situazioni normali, ma non contro di noi. La nostra armatura è una vera e propria estensione del nostro corpo e ci consente di avere un raggio di azione incrementato. Sfiorare una persona farà gli stessi danni che colpirla direttamente. Utile, vero?
    Al momento l'armatura ricopre solo il tuo corpo, ma ora devi espanderla. Fortunatamente per te non sarà doloroso, solo stancante. Dovrai impiegare molte più energie per il suo controllo e il suo mantenimento. Resta fermo immobile, se ti muovi il processo sarà più difficile da controllare. Immagina il tuo chakra come un flusso, come un torrente in piena ed allarga il torrente sempre più.

    Quando è stato il mio momento la rabbia mi è stata molto utile per espandere la mia armatura. Provaci tu...




    CITAZIONE
    OT
    Devi espandere la tua armatura, incrementando il raggio d'azione. Voglio un post abbastanza introspettivo, se focalizzato sulla rabbia meglio. Trova anche un meccanismo per allargare l'armatura.
    Dai che siamo a metàXD

     
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  10. ~ Marcø
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    Emozioni
    Pace






    Il suo commento non mi aiuta tanto, ma basta a farmi capire che ho raggiunto le sue aspettative. Niente di meno, ma neanche niente di più. Impossibile sorprendere quell'uomo dal carattere di ferro.
    Ciò che sorprende me è il nuovo esercizio che mi viene affidato. Rimanere fermo e immobile per espandere la mia armatura. Unico suggerimento: la rabbia gli era stata molto utile. Rabbia, eh? Proviamoci, in fondo le possibilità di sfogarmi sono poche di questi tempi. A dir la verità sono un pozzo di rabbia, ma non potevo mostrarmi debole. Invece adesso sì.
    Mi siedo e chiudo gli occhi, cercando dentro di me quel flusso di cui parlava il nonno. Un torrente che dovevo ingrossare, far straripare. Non fu difficile, quel flusso già lo controllavo. Dentro di me devo trovare un altro flusso ora, quello delle emozioni. Le ho nascoste proprio bene, in fondo al mio cuore, dove non possono nuocere a nessuno. Ma è ora di liberarle. Di far uscire quella rabbia che tengo dentro da ormai un anno. Daiki. Stupido fratello. Lui l'origine della mia rabbia. Lui che stupidamente non era riuscito a nascondere le sue emozioni come me, e ne era stato sopraffatto. Lasciarmi sopraffare? Forse è proprio questa la difficoltà.
    Come? Non è poi così facile lasciar uscire tutto. Forse ho paura di farlo, paura di come posso apparire. Ma io non devo farle uscire davvero, devo solo incanalare queste emozioni nell'armatura che ricopre il mio corpo. Devo ricordare...

    Un anno fa. Eccolo, Daiki. Ormai lo rivedo solo nei miei incubi. Il giorno prima di fuggire, sì, me lo ricordo. Si stava allenando in palestra. E mi stava evitando. Mi avvicinai a lui, sorridendo. Chiesi di combattere, ma rifiutò. Dovetti insistere fino a quando non lo trascinai al centro del tatami. "Non voglio farti del male". Queste le ultime parole che mi disse. Poi mi avventai sui di lui, senza rabbia.
    Ma per lui qualcosa era diverso. Lui ce la mise la rabbia. Perché? Non lo saprò mai forse. Mi ricordo solo che mi fece paura. I suoi colpi calavano pesanti su di me, mentre inutilmente provavo a scansare. Incassai un pugno dietro l'altro, fino a quando non riuscii ad allontanarmi da lui.
    "Ci vai pesante, eh?" dissi, prima di buttarmi addosso a lui. Non avevo capito. Non avevo capito che voleva farmi del male. Mi fratturò il naso con un pugno, per accecarmi, seguì con un gancio all'orecchio, per stordirmi. In meno di un attimo mi ritrovai a terra, mentre lui provava a distruggermi la faccia.
    Piangevo, e solo in parte per il dolore. Quando lo separarono da me si allontanò come niente fosse.
    Quella sera venne a cercarmi. Disse che se ne stava andando e che non sarebbe tornato. Urlai contro di lui, di quanto fosse debole, che i nostri genitori non avrebbero voluto vederci così. In quel momento mi attaccò, come se l'argomento genitori non dovessi neanche pensarlo. Mi difesi, riuscii addirittura a sopravvivere, nonostante la grande differenza fra noi. Semplicemente non volle sprecarsi per me. Non ero più nulla. Uno bestia che non uccideva per non sporcarsi del suo sangue impuro. Io ero solo un perdente ai suoi occhi.


    Se avessi avuto la forza di fermarlo quel giorno non sarebbe morto nessuno. Invece per causa mia sono morti due guardiani. Ero inutile. E debole. A nessuno serve un Genin di Oto come me. Per questo non mi avevano mai chiamato per una missione. Mi reputavano instabile. Non volevano puntare su di me, perché ormai ero una causa persa, un giovane che aveva raggiunto il limite, e che probabilmente poteva solo peggiorare le cose. Anche all'interno del clan, ormai mi evitano. In pochi rispettano il mio valore. Ma cosa dico. Nessuno mi rispetta più. Me, il nipote del capoclan, il discendente di uno dei più forti Raikage mai vissuti.
    Tutto per colpa di quello stupido di mio fratello. E io volevo anche ritrovarlo. Si, per cosa? Per chiedergli di tornare ad Oto a mostrare a tutti quanto sono stato bravo? Mi avrebbero preso per pazzo. Lui è un assassino e merita solo la morte. Se fossi riuscito a dargliela forse qualcuno avrebbe rincominciato a rispettarmi. Però avevo bisogno di più forza, molta più forza.
    Solo con la forza potrò ucciderlo e ricordare a tutti il mio nome. Non ci devono essere macchie sulla casata degli Yotsuki, e quelle che ci sono vanno cancellate. Tocca a me cancellare quella lasciata da Daiki, quello è lo scopo della mia esistenza da questo momento. Per questo avevo bisogno di diventare un manipolatore di elettricità. Grazie a lui avrei ottenuto l'abilità innata del clan, grazie alla rabbia che mi aveva provocato, e grazie all'elettricità l'avrei spazzato via. Rabbia.
    Era questa che avevi usato contro di me. Ti eri approfittato di ciò che mi mancava, certo della tua superiorità. Da quanto tempo accumulavi rabbia dentro di te? Dalla morte dei nostri genitori? Allora è poca. Io ho passato un anno intero a pensare a quella notte, ad allenarmi per te e adesso ti ritorcerò tutto contro. Ti distruggerò.
    Ho solo bisogno di altra rabbia, che cresca, e che la mia armatura cresca con lei. Vedrai il mio odio attraverso di lei. Quando ti sarò davanti e userò l'armatura elettrica ti renderai conto di quanto odio hai provocato in me, avrai paura di ciò che vedrai. Io forse non ti spaventerò, ma vedermi ricoperto di elettricità sarà lo spettacolo più pauroso della tua vita. Io ti troverò e ti mostrerò cosa hai fatto di tuo fratello, come hai rovinato una vita, e come io rovinerò la tua. Questa armatura, intorno a me, si fa sempre più grossa, e quando arriverà il momento, abbatterà tutta la sua potenza su di te.
    Soffrirai le pene dell'inferno. Lo stesso dolore che io provo da ormai un anno. Chiederai pietà in ginocchio, ma non servirà a niente, perché devo ripulire la storia degli Yotsuki, facendoti pagare per il tuo peccato e per l'affronto di un anno fa.

    « Sta aumentando »

    La rabbia ovviamente. Come un fiume in piena che straripa, anzi, distrugge gli argini e tutto ciò che si trova nei dintorni, la mia rabbia era uguale. E aveva un mezzo attraverso il quale portare a termine questa distruzione. Un mezzo fornito dal mio stesso sangue, dalla mia discendenza.
    Ma oltre alla rabbia, qualcos'altro aumenta. La mia armatura si espande, per accogliere le emozioni che provavo. Si modella intorno a loro, prendendo forme aggressive quanto la mia rabbia e il mio odio. Pulsa, quando penso a mio fratello, perché anche lei sa qual'è il suo obiettivo. In questo momento dipende dalla rabbia, ma sono certo che modellarla ora servirà per sempre. Non ci sarà bisogno di provare nuovamente così tanto odio tutte le volte che me ne servirò, dovrò essere concentrato quando servirà.
    Ho bisogno di assicurarmene, voglio sgombrare la mente e vedere se l'armatura mantiene la sua espansione. Via mio fratello, via la rabbia e l'odio. Ho bisogno di pace e concentrazione. Faccio un bel respiro, facendo entrare più aria possibile, riempiendo bene i polmoni e depurando tutto il corpo dalle emozioni provate fino a quel momento. Le gambe, il busto, le braccia e infine la testa. Pace.
    Non c'è bisogno di odio in questo momento, devo solo rimanere concentrato e mantenere l'espansione dell'armatura. Il fiume può straripare, distruggere tutto, ma mantiene sempre la sua potenza. L'inondazione si può ripetere, la calma è solo l'attesa fra un momento di rabbia e un altro. I battiti del mio cuore sono perfettamente calmi, riempiono le mie orecchie con il loro rumore. Il mio pensiero è rivolto a loro. Ogni battito più potente di quello che lo precede. Sempre di più, sempre di più.
    Sempre più potenza. Di questo ho bisogno. La mia armatura deve essere più grossa. Sempre più grossa, deve crescere di continuo, senza fermarsi fino a che non ha raggiunto la sua massima espansione intorno a me. Mi protegge e mi aiuta contro i nemici. Contro il mio obiettivo.

    « Che ne dice, signore? »

    Nella mia voce non c'è segno di rabbia, o odio. Ma io so dove trovarli. In ogni momento, quando avrò bisogno, saprò che ci sono e che posso usarli. La rabbia in fondo è un buon alleato, l'importante è non lasciarsi sopraffare. Non devo fare come mio fratello. Io ce la posso fare.

     
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    Gli sorrisi. Poi avanzai verso di lui. Il suo controllo sull'armatura era perfetto, per quanto bastava. Forse per il ragazzo sarebbe sembrato strano, ma quell'elettricità a fior di pelle non era usabile soltanto per scopi difensivi, ma anche per scopi offensivi.

    Ora trova un modo per far danneggiare l'avversario al contatto con l'armatura. Non devi solo espanderla, ma anche renderla pericolosa, solo così l'armatura d'elettricità avrà i suoi effetti.

    Gli portai un semplice manichino fatto di paglia.

    Prova a tagliare soltanto con la tua elettricità... rendi pericolosa la tua armatura, impara ad espanderla, a modificarne la forma.

    Una volta eseguita quell'azione, gli avrei portato dei manichini più spessi.

    Ora taglia questi...

    In disparte, rimasi a guardare.




    CITAZIONE
    finito il Lv. I
    Il primo manichino ha potenza 10, il secondo 15.

     
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    L'amministrazione valuta l'addestramento valido per l'acquisizione del Livello I della Manipolazione Elettrica.
    Il pg ottiene l'Hijutsu richiesta e può continuare l'addestramento per il livello II.
     
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