[Quarto Accesso] East Gate Of Sound

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Le maniere forti di Oto
    Capitolo Secondo


    Atto IV
    La giusta attenzione. †
    L'inquietante ninja col pizzetto continuava ad addurre scuse per evitare di rispondere alla mia semplice domanda. Non volevo crear noie, ero solo di passaggio. Un buco ad uno dei quattro ingressi di Oto non era certo una cosa che poteva passare inosservata e tutta la riservatezza sulla questione che lo shinobi dalla lunga lancia sembrava inopportuna: non tanto perché la questione fosse davvero grave - non potevo saperlo, ancora - ma perché il suo tono ed il suo modo di fare rendevano le sue parole, una dopo l'altra, una incredibile presa di giro nei miei confronti. Alla fine, tuttavia, l'uomo cedette alle mie richieste - legittime - di parlare con qualcuno che avesse avuto voglia di farlo.
    E quello fu il primo errore di quella giornata. Non voglio stare a tenere il conto delle situazioni critiche che la perdita di Saruhyondo mi aveva messo davanti ma quella era senza dubbio la quinta o la sesta. Solo col Flagello avevo temuto di perdere la vita come in quell'occasione. « E va bene, va bene. » disse l'uomo, prima di sussurrare qualcosa nella radiotrasmittente che si era staccato dalla tasca.
    La discussione sembrava tutt'altro che calma, il primo pessimo segno della cosa. Poi Yasu alzò il tono della voce e potei udire quello che stava dicendo distintamente. « Sono a tre o quattro metri dal muro, proprio davanti all'ingresso, dove mi hai detto di stare...che ti frega del punto esatto? Vieni e basta. Passo e Chiudo. » Queste le parole, prima di interrompere la discussione. « Peculiare richiesta d'informazioni. » pensai, sentendo quelle parole. Chi stava dall'altra parte della cornetta pareva particolarmente puntiglioso. « Contento? Ora l'Amministratore verrà qui a parlare direttamente con te, ma non credo proprio che ti piaceranno le sue risposte. E' una persona odiosa. » Avevo finalmente attirato la giusta attenzione. « Bhè, di certo non sarà peggio di te. » pensai, abbozzando poi un sorriso. Sì, quello fu decisamente il secondo pessimo segno, seguito poi dal terzo: uno stridio indicibile, come un fischio penetrante, lo stesso rumore che fanno i fuochi d'artificio nei giorni di festa. Alzai la testa al cielo e con me il guardiano munito di ascia, insieme alla maggior parte dei lavoratori della zona. « Ci manca solo che piovano meteoriti sull'East Gate. » puntualizzò l'uomo dalla bandana verde. Riuscii a distinguere, a quel punto, un esile puntino stagliarsi contro il sole, seguito da quel fischio che incessantemente diventava più acuto, fino al momento in cui ... in cui atterrò letteralmente impalando il facente funzioni del facente funzioni. Uno spettacolo degno dei miei nelle notti insonni di fame ma la grazia e la spettacolarità erano decisamente di fattura più elevata. Sorrisi divertito, da sotto le bende, mentre i miei occhi si accendevano di luce nuova. « Probabilmente sarebbe stato meglio per te se fossero state meteore, Yasu. » pensai, mentre l'uomo emetteva strazianti grida di dolore. Tuttavia non parve morire, cosa alquanto peculiare.
    Il nuovo arrivato era minuto, decisamente meno massiccio del sottoscritto, con un paio di occhiali simili a quelli che i bambini usano per travestirsi - e la spiegazione era una soltanto: amava particolarmente quella montatura oppure era cieco come una talpa ed era l'unica che poteva sostenere lenti particolarmente spesse, tanto che sembrava finta -. Ciò che più mi sorprese era, tuttavia, il vestiario. Nessun abito ninja e le sue doti, indubbiamente, lo erano. Altro elemento che mi diede motivo di pensare che lo stupratore dal pizzetto esageratamente curato fosse ancora vivo fu il fatto che l'altro uomo iniziò a gridargli nelle orecchie una serie di frasi doverose, data la situazione e la sua mancanza di polso. L'uomo grugnì qualcosa, mentre dalla bocca e dal foro nello stomaco fuoriuscivano una quantità di sangue indicibile: fu capito, tuttavia. Alludeva alla sua vecchiaia. Quasi mi veniva da ridere, nonostante tutto aveva davvero la forza per ribattere? Dopo l'ennesima frase d'infamia, l'uomo in abiti civili afferrò la lancia dall'addome di Yasu, lo sollevò di peso dimostrando una forza davvero mostruosa e poi, dopo averlo fatto roteare sopra la testa un paio di volte, lo gettò lontano dalle mura. « Cazzo. » Quello fu, probabilmente, l'unico pensiero giusto della giornata.
    Ancora mi trovavo a domandarmi « In che casino mi sono cacciato? » Forse erano loro a cercare me, io volevo semplicemente conoscere la storia del mio Clan ed adesso mi trovavo senza spada, in un paese straniero, ad indagare su qualcosa che era successa e di cui non sapevo niente. Senza considerare l'associazione criminale che sapevo scrutarmi nell'ombra. E pensare che ero un signor nessuno.
    Intanto le persone attorno sembrarono non badare affatto a ciò che stesse accadendo. Od Oto era un paese di pazzi oppure la cosa doveva essere talmente tanto consuetudine da esserne diventati avvezzi. A quel punto, e soltanto a quel punto, l'uomo si rivolse a me, dopo aver dialogato per un istante con se stesso, credo, e mi rivolse una frase che faticai a capire. « Sei tu il tizio che stava combinando guai? Ti vesti al buio o hai uno sfogo? » Alludeva forse al fatto che vestissi di nero? Non diedi peso alle sue parole, e continuai ad ascoltarlo. « Facciamola breve. Se fossi voluto entrare lo avresti già fatto, quindi vuoi altro. Spara. » Le sue maniere dirette e la crudeltà mostrata mi piacevano nonostante, anche lui, mancasse totalmente delle formalità necessarie alla carica di amministratore. Cercai di accennare una risposta, tant'è che abbozzai soltanto una sorta di scusa, « Non sto causando guai, volevo soltanto sape- » riuscii a dire prima di venire bruscamente interrotto. Ed a ragione, per mia sfortuna. « E a te cosa importa? Facciamo così. Prima mi dici chi sei e da dove arrivi. Poi mi dici che ci fai qui. Poi forse, se decido di non sbatterti in cella a torturarti senza alcun valido motivo, forse potrei raccontarti qualcosa e dirti anche chi sono. Per ora ti basti sapere che questo Gate mi mette di pessimo umore, che il mio concetto dei diritti umani è molto elastico, specie per i Kiriani, e che l'unico che potrebbe anche solo sperare di rispondermi a tono nel raggio di parecchi chilometri è Diogenes Mikawa. Chiaro? Risposte chiare e cortesia. Una parola fuori posto e comincerai a pensare che venire qui è stata la peggiore idea possibile. Quindi parla, e forse io parlerò. » Non mi ero ancora presentato, a ben pensarci. Un nome, tuttavia, mi riportò alla memoria ricordi fin troppo vividi.
    Ricaddi nei miei soliti modi e rapidamente mi genuflessi, poggiando la gamba sinistra a terra e lasciando la destra piegata. La testa era alta, che guardava direttamente il mio interlocutore. Sarei stato il più rapido e completo possibile. « Il mio nome è Keiji Kagome, ninja di Kiri. Mi perdoni per non essermi presentato ma i modi del facente funzioni del facente funzioni non mi avevano messo nella condizione di condurre una discussione il più esauriente possibile. So che i rapporti tra i nostri due villaggi non sono ottimi, ma non mi interessa. Sono qui perché lungo la strada ho saputo che ci sono stati problemi a questo gate e volevo sapere cosa era successo. Curiosità, principalmente. Le voci giuntemi erano piuttosto spaventate, quindi il dovere accademico mi imponeva di prestare aiuto ad un altro villaggio in caso di bisogno. Sono qua per questo motivo e sono dunque al suo servizio. Inoltre » dissi, facendo una breve pausa. « Credo che Diogenes possa garantire per il sottoscritto. »

    Avrei atteso inchinato ma con lo sguardo fisso su di lui una risposta da parte di quell'uomo incappucciato e con le mani in tasca.
    « Che strano posto dove mettere il coprifronte ... bhè, io lo uso come un collare, non dovrei proprio parlare. »




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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