[Quarto Accesso] East Gate Of Sound

Sembrava che tutto fosse stato sistemato con il suo piccolo nuovo amico, non le restava altro che controllare la fonte principale. Ma qualcosa accadde, ed il potere dell’occhio si attivò, travolgendo Hebiko, che dovette vedersela col peggiore dei peccati che le potesse capitare.
C’erano tante cose che avrebbe potuto fare, trovandosi sola nell’ufficio dell’Amministratore in persona: rubare tutto ciò che le sembrasse prezioso o di valore, vari moduli sul possedimento di case, chiavi che aprivano sezioni proibite dell’archivio dove trovare tecniche, potenti armi. Aveva potenzialmente libero accesso ad ogni cosa che potesse volere. C’era un unico, enorme problema. La più grande fonte di potere che volesse desiderare era dentro la sua testa.
Tutto divenne buio per qualche istante. La vera Hebiko sarebbe apparsa immobile, poteva sembrare svenuta se non fosse stato per gli occhi sbarrati. Ma nessun agente esterno sarebbe riuscito a risvegliarla, a meno di disattivare quel peccato. All’interno della testa della Vipera una familiare risata rieccheggiò, mentre il frammento riprese la forma della ragazza, l’unica differenza tra i due erano due segni viola a contornare gli occhi di lui.

Guarda guarda… I miei poteri ti fanno di nuovo gola?

La ragazza rabbrividì, voltandosi per osservare Orochimaru, con occhi iniettati di sangue.

...Dammi il tuo potere. Adesso. Lo voglio.

Un largo sorriso si aprì sul volto del clone, che non fece altro che avvicinarsi con grazia alla kunoichi, cingendole le spalle con delicatezza. La sua voce pacata cercava di invitarla ad abbandonarsi, promettendole ciò che voleva.

Che padre sarei se te lo negassi? Rilassati ora, permettimi di prendere il tuo corpo, e insieme potremo-
NO.

Il suo ruggito fece eco, lasciando il Serpente spiazzato per un istante. La Vipera sembrava avere lo stesso terribile sguardo di prima, e si impose sul suo clone corrotto, con un ordine ben preciso.

È il mio corpo. E tu non potrai mai averlo.

Se l’avarizia l’aveva fatta cedere, abbassandosi a chiedere potere a quell’uomo, lo stesso peccato avrebbe rafforzato lo spirito della Vipera, impedendo alla Serpe di impossessarsi del suo corpo tanto facilmente. Stavolta fu Hebiko a fare dei passi avanti verso l’altro, inesorabile, ripetendo la sua richiesta.

Avrò i tuoi poteri. A costo di strapparteli di dosso con le mie stesse mani. Non ti darò in cambio nemmeno un solo capello, prenderò ciò che mi spetta di diritto come tua erede.

Era diversa rispetto alla prima volta. Non c’era paura nel suo sguardo, non c’era esitazione. Solo il desiderio la spingeva a reagire in quel modo, rendendola al pari di un automa che non si sarebbe fermato fino a raggiungere il suo scopo. Ma il suo sfidare così apertamente una figura come quella di Orochimaru, per quanto ridotta ad un misero frammento della sua essenza, poteva essere rischioso. L’ultima volta era stato l’intervento di Raizen a mettere fine al combattimento, ora era sola. E l’avarizia inibiva il freno della paura, convincendola ad avanzare inesorabile per prendersi ciò che riteneva suo di diritto.