[Quarto Accesso] East Gate Of Sound[Free GdR] [Macro GdR]

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    Sono Cannella

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    Il Vagabondo Rosa


    Parte I - Fuori dalle Mura di Oto

    Alla fine, eccomi qui. Me le immaginavo più piccole, le Mura del Suono. Abituato a casa, dove il mare è il principale schermo posto a difesa del Villaggio, le Mura di Oto mi appaiono immense, ora che finalmente me le trovo davanti. Come ci sono arrivato? Camminando, credo, spinto da un qualche impulso che non so spiegarmi. Ho attraversato le montagne di quello che credo fosse il Paese del Fulmine. Ho camminato, da solo, per boschi di alberi secolari, e sono infine giunto in mezzo alle verdi colline e ai campi coltivati di quello che, adesso lo so per certo, era il Paese delle Risaie. Vista la quantità di appezzamenti allagati avrei dovuto fare prima il collegamento.
    Le mie gambe e una serie di scelte più o meno obbligate (come quando sono dovuto scappare da quel gruppo di cinghiali decisamente poco socievoli) mi hanno portato qui, anche se non sono affatto sicuro di volerci essere, qui. Ma non sta a me decidere. O meglio, sta a me, ma qualsiasi scelta io faccia probabilmente non mi soddisferà, quindi in realtà, alla fine, non cambia molto. Scegliere in maniera incongrua equivale a non scegliere affatto.
    Fermo, appoggiato al mio piccolo bastone, compagno fedele del pellegrino, osservo l'alta cinta muraria attraverso un velo fitto di pioggia gelida. Da sotto il bordo del cappuccio vedo, in lontananza, una vasta apertura in quella montagna di pietra. Uno dei cancelli di Oto.
    Senza darmi il tempo di riflettere, le mie gambe si mettono in moto, e sciaguattando nella fanghiglia mi avvio verso il cancello.

    Viste da così vicino, le Mura appaiono ancora più immense. Mandano un messaggio molto chiaro: qui si entra solo col nostro consenso. Dare l'assalto a questa fortezza di Villaggio sarebbe un suicidio. Non mi resta che sperare che chiunque sia di guardia sia anche nell'umore giusto per accogliere un viaggiatore fradicio e dalla storia ambigua. Forse sarebbe meglio che pensassi ad una storia plausibile per giustificare la mia presenza. Temo fortemente che quelli come me vengano definiti traditori, anche se in realtà non ce l'ho con nessuno. Sono solo scappato. Non ho niente contro l'Accademia o i Villaggi. Anzi, rispetto moltissimo quelli che, al contrario di me, hanno il coraggio di impegnarsi per un bene superiore o per un ideale che serva alla comunità. Buon per loro. Non è colpa mia se sono nato codardo e indeciso.
    Quanto alla storiella da raccontare, ci rinuncio subito. Finirei per tradirmi, lo so. Meglio affidarsi all'ispirazione del momento. Per precauzione, però, rivolto in dentro il bavero del mantello, dove tengo ancora appuntato il coprifronte, tutto graffiato in seguito alla turbolenta caduta che ha dato inizio alla mia nuova vita. Così non si dovrebbe vedere, ma non dovrebbe nemmeno apparire come un tentativo deliberato di celare la mia condizione. Non voglio destare sospetti, anche perché in effetti non voglio fare nulla di male. Sono arrivato qui senza un motivo preciso, e senza un motivo preciso vorrei entrare a vedere il Villaggio. Incontrare qualcuno magari. Fare due chiacchiere. Mi manca un po' il contatto con la gente. Con la mia gente, soprattutto. Shinobi, come me. O meglio, come sarei dovuto essere io se non avessi deciso altrimenti.

    Non ha senso titubare ulteriormente. Credo che mi abbiano già visto, anche. Non mi sono avvicinato in maniera particolarmente furtiva. Ormai sono in ballo, e mi tocca ballare, di nuovo.
    Con voce inizialmente incerta, poi sempre più sicura, esclamo:

    Eh-ehi, voi di casa. C'è nessuno? Vi prego, aprite il cancello per dare ospitalità ad un povero pellegrino infradiciato! Non ho cattive intenzioni, voglio solo entrare e trovare un po' di riparo e cibo.

    Ecco, ormai è fatta. Cosa diceva sempre il mio vecchio a proposito di Oto? Ah già, che non sono i più ospitali dei ninja. Chissà perché non mi è venuto in mente prima che mi mettessi ad urlare davanti alla loro porta.
    Ma è così che deve andare. Spero solo che il guardiano di turno non abbia troppi pregiudizi verso gli individui ambigui che spuntano dal nulla chiedendo asilo.
    Dentro di me, però, temo che non sarà così.
    Le cose non vanno quasi mai come spero io.
    Sospiro, e attendo, anche stavolta, che il fato faccia il suo sporco lavoro.
     
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