[Quarto Accesso] East Gate Of Sound

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    Il Gatto Infernale non era mai appartenuto a deboli di cuore o ninja smidollati; con i suoi artigli lacera il guscio dei suoi contenitori per vederne la vera natura...è come quando i minatori passano la punta acuminata della loro picca per vedere se la pietra trovata è diamante oppure no. E nella maggior parte dei casi essa, la pietra, si sbriciola così come le speranze di un cercotero che, in fondo, sempre un gatto in cerca di compagnia rimane.

    Dunque potevo quasi aspettarmi di vedere Nekora in piedi, lottare al di la delle proprie attuali forze per dimostrare a tutti di potercela fare. Dopotutto era stata "scelta" da Febh e "accettata" dal Demone, ora doveva solo riuscire a mantenere il peso delle enormi aspettative che ogni Otese, me incluso, si aspettavano da lei.

    Bhè, quella mossa di arguta tenacia ma altrettanta stoltaggine, non piacque per nulla allo Yakushin. Anzi, l'orgoglio che aveva offuscato completamente la razione della shinobi, aveva fatto talmente infuriare Febh da indurlo a pronunciare un discorso che mai avrei creduto potesse uscire dalle sua labbra. Le sue erano parole da maestro, da vero jonin e soprattutto vero Otese ma che avevano il retrogusto amaro di chi fosse andato oltre il più banale significato. Nei suoi momenti, rari, di estrema lucidità Febh era sorprendente e non potei non pensare che, il riferimento all'orgoglio e alla cecità che ne deriva, fosse rivolto anche ad una parte di se stesso.

    Non interruppi nè mossi un muscolo fino a che la lezione non fosse terminata e l'irrimediabile compiuto: afferrai la ragazza in volo, cercando di tramutare i muscoli d'acciaio del mio corpo in un soffice materasso in grado di accogliere quell'esile corpicino prima che si schiantasse sulle mura. Per farlo dovetti staccarmi dal bastone che inesorabilmente cadde a terra, quando già il tutto era stato compiuto.

    Almeno la ragazza era svenuta, probabilmente a seguito del poderoso ultimo colpo, così non potè realizzare cosa stessi facendo per lei; proprio io che da sempre ero stato tremendo ad ogni nostro incontro. Passò qualche istante nel quale cercai di scrutare nel profondo di quel fagotto, alla ricerca del demone bicoda che di certo si stava godendo uno bello spettacolo lì dentro; sogghignai al pensiero di quelle enormi fauci digrignanti i denti.

    Dunque feci qualche passo in avanti per riavvicinarmi a Febh e, prendendo la kunoichi per il colletto della maglia, allo stesso modo con cui mamma gatta porta i suoi piccoli da un posto all'altro, l'avrei riconsegnata al jonin dicendo:

    " Curala. E portala con te. Imparerà molto più da questa avventura che non rimuginando nella stanza di un ospedale. E' il nostro Jinkurichi ed è nell'età giusta per dimostrarsi ancora acerba. "

    Il messaggio al giovane "superuomo" era chiaro: non dimostrarti tu troppo orgoglioso per non capire che ad Oto serve un portatore del due Code più maturo e forte di quanto era ora. Inoltre Febh avrebbe potuto vedere nei miei occhi lo sguardo di stupore nel considerare, decontestualizzata, la forza dimostrata dalla ragazza: non era normale, poteva andare ben oltre la fine che avevano fatto i suoi più recenti predecessori. Nakora forse aveva il giusto spirito per tenere testa ai tre demoni della sua vita, due dei quai non poteva rinchiudere dietro invalicabili sbarre di chakra.

    Omoi, che aveva assistito a tutta la scena, non si tirò indietro dal prendere iniziativa e sbloccare quella situazione che aveva messo in secondo piano la missione di recupero in se:

    " Diogene ci rallenterebbe solo nelle sue condizioni, soprattutto se si rivelasse un lungo inseguimento. Se proprio dobbiamo portare la ragazza ed è l'amministratore stesso che può curarla, va fatto in viaggio. Abbiamo perso già minuti preziosi...inoltre ci servirà una cavalcatura grossa e veloce. "

     
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    Spirale Discendente

    Ti stupirebbe sapere quanto so di ricordi cancellati e vite riscritte, pivello. Smorzò la pacata risposta del Kiriano con un tono sferzante. In realtà lui per primo sapeva che da qualche dettaglio potevano emergere intere catene di ricordi, come quelli che gli avevano rammentato la sua "rinascita", ma restava il fatto che per la sua stessa paranoia non trovava plausibile la paranoia dell'altro riguardo ad informazioni che non aveva ancora nemmeno confermato...così come la sua inistenza non tanto per entrare ma per sapere cosa fosse successo, al punto da arrivare a chiamare un Amministratore che evidentemente aveva di meglio da fare e ora stava scaricando su di lui questa frustrazione. Inoltre...anche prendendo tutto per buono questo tuo amico ubriacone sarà passato di qui o avrà sentito qualcuno che è passato. E chiunque lo abbia fatto è schedato, non ci piove. Sarà un lavoraccio ma possiamo facilmente ricontrollare tutto...non sono molti ad essere venuti ad Oto negli ultimi giorni. Certo, un simile lavoro sarà gravoso, ma per dissipare i miei dubbi questo ed altro, no?

    Ci fu poi il momento del pessimo teatrino e dell'effettiva aggressione, anche se il Kiriano fu bravo a sopportare il dolore quel che bastava da riuscire persino a rispondere. Oh, infatti io sto "solo declinando", di mia iniziativa, appunto. Ad Oto cerchiamo di essere molto pratici e definitivi con i nostri rifiuti, come presto imparerai. Disse grondando sarcasmo di fronte ai tentativi di giustificazione dell'altro, che come volevasi dimostrare acconsentì a seguire l'Amministratore al Palazzo Yakushi. Potremmo anche mandare a chiamare Diogenes, perchè no? Certe cose vengono meglio quando ci sono spettatori, non lo sai?

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    Il dolore sarebbe stato l'ultimo dei suoi problemi.

    CITAZIONE
    Prosegue a Palazzo Yakushi
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Yogan si lamentò quando anche Raizen saltò in groppa. Siete troppi, disse secca la dragonessa. Al che guardai l'Hokage, ancora con lo sguardo infuriato e dissi con voce secca: Sentito? Chiama Hibachi o chi vuoi, ho fretta e poi aggiunsi Ho paura che la tua presenza potrebbe irritare Febh. A dire il vero ho idea che ciò che intendo fare potrebbe irritarlo comunque. Già. Perché Febh Yakushi aveva in ogni caso sequestrato un mio compaesano, lo stava minacciando di chissà quali torture - minacce che aveva alquanto esplicitato in quella lettera - e stava esigendo che io mi recassi lì, come se fossi uno sguattero qualsiasi. Mi sarei recato lì. Ed avrei bussato alla sua porta.




    Così quando giungemmo davanti l'East Gate di Oto, ancora in rifacimento, Yogan si arrestò a poca distanza dal suolo. A quel punto avrei ordinato seccamente a tutti quanti di scendere. Yogan, perché non andiamo a bussare?, dissi alla dragonessa. Se fosse stata in forma umana avrebbe certamente sorriso. L'enorme drago serpeggiò a poca distanza dal suolo fino a giungere dinanzi le porte di Oto. C'era delle gente lì, che forse mi avrebbe fissata alquanto terrorizzata: un drago rosso rubino lungo quaranta metri era un'assicurazione di terrore nella maggior parte dei casi.
    Seguendo il mio placido consiglio la dragonessa avrebbe tirato indietro la coda, salvo poi pestarla laddove le mura di Oto incontravano il suolo. Era il punto in cui esse erano più solide, in cui la fisica permetteva di colpirle con una certa forza senza farle crollare. Un colpo. Due colpi. Tre colpi.
    Bé, io ho bussato. Chiamatemi il vostro Amministratore e ditegli di portare con se il babbeo che ha catturato, dissi furioso. Sono il Mizukage, idioti. ANDATE. Prima che decida di rovinarvi il lavoro dando fuoco a tutto. Quattro Colpi.


    Febh avrebbe preso molto male la faccenda. Ma chi di minacce ferisce di minacce... viene ferito, visto che sembrava impossibile far perire uno Yakushi. Dopotutto non poteva aspettarsi che io fossi contento che lui avesse catturato un mio Shinobi e che addirittura mi avesse richiamato. A parti opposte lui avrebbe distrutto davvero le mura di Kiri per averlo scomodato del viaggio. Per cui poteva ritenersi fortunato che avessi deciso di non distruggere le mura... di nuovo.

     
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    Svegliati e risplendi!







    Quando Yogan si lamentò del peso Raizen la guardò storto.

    Sempre la solita mezza tacca vedo.

    Sbuffò senza nemmeno completare l’azione.

    Sempre la solita cortesia, non bastavano i debiti, ti negano pure un passaggio.

    Borbottava mentre si incideva lievemente la pelle per ottenerne un po’ di sangue e richiamare Hibachi.
    L’apparizione del gigantesco drago portò con se una folata di aria torrida, quasi insostenibile e il rimasuglio di qualche fiamma, probabilmente portata con se dal jutsu spazio-temporale, un apparizione degna un re, se non fosse che si schiantò a terra.

    Che diavolo!

    Una vampata lo avvolse in un secondo, avrebbe ustionato Raizen se fosse stato sufficientemente vicino, ma fortuna volle che qualche metro li separasse.

    STAVO DORMENDO!
    Questo cazzo di richiamo non chiede il permesso?!?
    Eh?
    Uno si fa i cazzi propri e BAM!
    Trascinato… dove poi?


    Si guardò intorno.

    Ah! Konoha!

    Si soffermò a guardare tutti i presenti, un numero di persone fin troppo elevate.

    E che è?
    Un pic nic multi specie?
    Senti, facciamo che io me la svigno che tanto non devi combattere e ti servirà il solito “strappo”.


    Raizen pose le mani in avanti facendo segno di rallentare.

    Hei hei hei, calma calma.
    Innanzitutto è colpa di tua figlia, che c’entro io se è una mezza tacca gonfiata di steroidi?


    Fece spallucce.

    E poi non ti ho solo richiamato, ti ho invitato, è diverso.
    Ci sarà da divertirsi.


    Strizzò l’occhio a Hibachi mentre questo alzava gli occhi al cielo e gli faceva cenno con la testa di salirgli pure sul dorso.
    Quella scena, se non fosse stata contornata da quel teatrino, sarebbe apparsa decisamente differente, dopotutto era appena apparso un drago rosso lungo più di sessanta metri, ancor più massiccio di Yogan!
    Ad Oto più di un guardiano avrebbe avuto necessità di un cambio di biancheria intima.


    All' East Gate






    Giunti in vista del portale Raizen si piegò verso la testa di Hibachi.

    Hei bello, che dici riduciamo l’altezza?
    Volevo fare l’entrata in grande stile ma ora che ci penso non è la cosa migliore, già ci sarà tensione con quel serpente sotto steroidi di tua figlia, e mi dicono sempre che sono immaturo, per cui entriamo con un po’ di discrezione.


    Forma umana?

    Magari, si.

    Il grosso drago si calò fino a qualche metro dal suolo prima di avviare la mutazione, costringendo Raizen ad un piccolo balzo al quale si era già preparato.

    Era da un po’ che non ti vedevo con della pelle addosso.
    Accidenti se sei brutto.


    Ironizzò.

    Ma ti sei visto in faccia?
    Con l’ultima vacca che ho mangiato ho fatto una cagata migliore della tua faccia, e se consideri che cuoio e ossa sono un po’ pesanti da digerire ti accorgerai che era un ammasso parecchio schifoso.


    Mentre parlava, un clone generato poco prima da Raizen gli poggiò una mano sulla spalla con fare amichevole.

    E pensa che nonostante tutto resto più gradevole di te.

    Hibachi commentò con una smorfia.

    Pft, che risposta fiacca, la mammoletta ti sta contagiando?
    Al prossimo giro ti metterai a piagnucolare scommetto.


    Gli venne rivolto da Raizen uno sguardo più serio di quanto quegli insulti scherzosi non richiedessero.

    Hei. Vacci piano, pisciasotto millenario.
    Quando alzi il livello lo sai che poi si va inesorabilmente a sbattere sui parenti e lo sai che sono sfortunatamente in vantaggio visto che mi hanno trovato in un secchio e non ho famiglie da insultare.


    Borbottavano ancora tra di loro, emergendo dal bosco, mentre Itai bussava sulle mura.
    Raizen rimase basito.

    VENGANO A DIRMI CHE IO SONO IMPULSIVO ADESSO!

    Pestò i piedi per terra, ancora distante da rendersi a malapena udibile nonostante l’urlo, accanto a lui Hibachi era piegato dalle risate.
    Smaltito il piccolo eccesso d’ira si avvicinò alla scena e si appoggiò allo stipite del cancello con una spalla, aveva stampato nel viso un sorrisetto beffardo e divertito, accanto a lui Hibachi si guardava attorno, valutando la situazione con un mezzo sorriso sulle labbra, durante il viaggio Raizen gli aveva infatti spiegato cosa stava succedendo.
    Probabilmente i ninja kiriani sarebbero presto diventati metro di paragone per l’idiozia persino a Kurohai.
     
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    Improbabli Guardiani di Riserva

    All'East Gate erano ancora in atto i lavori di rifacimento, con una robusta impalcatura sulla quale una decina di operai lavoravano senza sosta dietro la minaccia di essere lasciati soli con l'Amministratore per mezza giornata se il restauro non si fosse completato nel giro di pochi giorni. Va detto che anche con questa forte motivazione (uno, temendo di non farcela, si era persino suicidato ingoiando una cartabomba) la comparsa di due giganteschi draghi alle porte fu motivo di panico generale, con tutti i soldati sulle mura che mettevano mano alle armi e gli operai che scappavano disperati attraverso il varco che al momento faceva da ingresso orientale per il Villaggio.

    Anche quando uno dei draghi cambiò forma per diventare umano non ci furono grandi miglioramenti, e con l'altro che batteva alla base delle mura i soldati erano decisamente sbiancati, pronti ad attaccare mentre qualcuno chiamava aiuto...prima che vedessero che non si trattava di chissà quale bestia selvaggia che si era abbattuta su Oto, ma piuttosto dell'evocazione di uno shinobi di alto rango. Il rango più alto a dirla tutta, dato che si trattava del Mizukage di Kiri. Piovve il quarto colpo, dopo l'avvertimento del biondo Jinchuuriki, ma l'attenzione dei soldati in alto si era spostata su una figura che dal varco era corsa in mezzo alla polvere sollevata dal drago per posizionarsi là dove la coda aveva sbattuto più e più volte sulla struttura.

    Era una donna con abiti cerimoniali, quasi fosse una Miko, ma con una Katana alla cintola. Sarebbe potuta essere bellissima, ma i capelli poco curati e le profonde occhiaie le conferivano un'aria talmente tetra che nessuno le si sarebbe mai potuto avvicinare con disinvoltura. Sarebbe rimasta là a fissare i nuovi arrivati, con occhi che quasi parevano brillare di rosso come quelli di un Akuma, tanto era intenso il suo sguardo. Quando parlo, la voce era un profondo sussurro, quasi provenisse dalle profondità dell'inferno...ed aveva un tono supplicante.



    Te ne prego, potente drago. Colpisci ancora, ma stavolta travolgi il mio corpo assieme a queste mura. Raggiungere la fine ad opera di una creatura tanto maestosa....non immagino Beata Morte più degna. Aprì le braccia, quasi estatica. Spezza queste ossa e straccia questa carne, te ne prego!

    Sunako a volte esagera. Sono convinto che le sue manie autolesioniste siano legate all'influenza di qualche nebulosa. Una seconda voce annunciò l'arrivo di un nuovo individuo. Stavolta si trattava di un maschio sui quattordici anni, non più alto di un metro e sessanta, con occhiali dalla montatura sottile, abiti estremamente eleganti di foggia occidentale ed un buffo apparecchio elettronico in mano che sembrava assorbire tutta la sua attenzione. Ma certo, ma certo. Si tratta certamente di un Rettiliano Longilineo di Dracus II, vicino a Sirio. Borbottò mentre si avvicinava a Yogan, puntandole quell'affare addosso, poi lo rivolse verso Hibachi, che aveva assunto aspetto umano e stava conversando amabilmente col suo evocatore. Quello invece è innegabilmente umano. E va detto che Hibachi aveva occhi tutt'altro che umanoidi. Poi su Raizen. Uhm...potrebbe essere una delle caste inferiori dei Villicus Massicci di Poveronia, nella galassia Andromeda. Curioso, credevo non avessero le risorse per arrivare fin qui. Quindi su Itai ed i suoi accompagnatori. Mizukage, ha detto? Sollevò lo sguardo, osservandoli ad occhi nudi e non attraverso quell'affare. Uhm...non lo so. A me sembrate una ciurma di pirati spaziali...qualcosa sul genere Blattide, con esoscheletro in simil-carne...però il capo ha detto che se passava il Mizukage dovevo fare qualcosa di importante...uhm... Stava palesemente cercando di ricordarsi qualcosa che gli era stata detta e a cui non aveva prestato la minima attenzione.

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    Possente drago, se non vuoi esaurire la mia richiesta ti chiedo almeno di farmi duellare con il tuo domatore e maestro! Lascia che la lama del Mizukage spezzi la miserabile vita che mi opprime! Dopo potrete anche andare a Palazzo Yakushi, ma non voglio sprecare questa occasione! A quel punto il ragazzo sembrò illuminarsi. Ah, si certo! Mise via il suo affare elettronico e poi fece un inchino (proprio come gli era stato ordinato di fare pena il sequestro di tutte le sue carte stellari). Il mio nome è Keima, ninja della Squadra Speciale CD, al servizio di Febh Yakushi, amministratore di Oto. Nel caso in cui il Mizukage si fosse presentato, ho ordine di scortarvi a Palazzo Yakushi, dove l'amministratore ha preparato una tavola rotonda ed un banchetto commemorativo per discutere degli eventi in corso. Poi a mezza voce. Anche se siete tutti degli alieni invasori.

    Sembrava che nonostante tutto Febh avesse previsto un arrivo non proprio pacifico da parte del Mizukage.

    Per inciso in quel momento una radio gracchiò alla cintura di Keima: anche agli altri Gate sembravano avere problemi
    -ZZZZZ- Qui South Gate. Abbiamo visto i draghi. Vi prego dite loro di venire anche qui..-CRZZZ-...quel pazzo con la maschera continua a cantare! Forse il drago potrebbe mangiarlo! Vi prego, non ne posso più! Passo!
    -CRRRR- Qui West Gate. Il Guardiano Gau dice che ora ha paura delle squame. Chiede un pesticida per rettili. Ma che abbiamo fatto di male? Passo!
    -ZZZRR- CCHRRR- North Gate... -CRRR- ...Poooh! PoooH! POOH!-ZZZTT-

    Oto stava attraversando un periodo abbastanza basso nella sua lunga storia, non si poteva negare.
     
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    Fu così che, dopo che Itai ebbe invitato l'Hokage a scendere da Yogan - il quale, in tutta risposta, evocò un ulteriore grosso dragone come mezzo di locomozione, apparizione che fu accompagnata con un sonoro battito delle mie mani - partimmo a tutta velocità in direzione di Oto. Una volta in cielo, mi avvicinai ad Itai chiedendogli qualche informazione in più su quello che aveva detto alle mura di Konoha. Ma... Che problemi ha avuto Asmodai? Non mi è mai sembrato troppo a posto con la testa, però a sfidare un kage alla morta è abbastanza scema come cosa. Cioè, si... Anche per me, insomma... Ammisi, quasi imbarazzato per Asmodai. Adesso che fine ha fatto l'aspirante suicida? Chiesi, incuriosito, prima di continuare. Ho sentito un sacco di voci su questo Febh... Sembra un tipo simpatico, o sbaglio? Spero che non si sia divertito troppo con il poveretto che si è gettato nelle sue fauci. Stiamo prendendo una brutta abitudine a farci imprigionare dai soggetti più vari e disperati. Girai, probabilmente, il dito nella piaga, prima di tornarmene seduto vicino a Meika e Sanjuro.

    Arrivammo ben presto ad Oto, ma Itai decise di non far trasformare Yogan come suo solito. Si avvicinò a terra, permettendoci di scendere, ma lui non lo fece. Oh, beh, sarà sicuramente una lunga giornata. Incrociavo le braccia al petto mentre Yogan prendeva a colpi di coda le mura di Oto e Itai sbraitava contro le povere guardie. Sembravano tutti molto preoccupati e, intorno al cancello, erano presenti diverse impalcature ed operai. Qualcuno stava facendo delle ristrutturazioni ad Oto, oppure era successo qualcosa di strano. Mentre era in atto il fuggi fuggi generale, due strane figure si avvicinarono a Yogan, dimostrandosi sicuramente impavidi. Incominciamo ad avvicinarci, che dite? Ma la frase non era terminata che già mi ero incominciato a muovermi verso Itai e i due probabili guardiani di Oto, che si rivelarono essere una donna dalle forti manie autolesioniste ed un ragazzetto con degli occhiali molto strambo. Questo ci comunicò come era stato incaricato di scortarci preso il palazzo dell'amministratore, dove era stato allestito un bacchetto. Lo dicevo che i ninja di Oto mi stavano simpatici! Esclamai, soddisfatto e sorridente, mentre ascoltavo delle a dir poco senza senso conversazioni che provenivano da una radiolina alla cintura del ragazzo occhialuto. Anzi, sono proprio divertentissimi!

     
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    [Nemici alle porte?]



    ...cazzo.

    Un'altra notte con meno sonno di quanto Kamine sperasse. Iniziava ad accadere sempre più spesso negli ultimi tempi, cosa che non la rendeva certo di buon umore. Se fosse una diretta conseguenza dell'ospite, non ne era ancora certa, ma tutto portava a quella pista.

    Compresi i problemi col chakra...

    Decise di non continuare a pensarci, come aveva fatto fino a quel momento. Si vestì dopo una doccia veloce, la attendeva una giornata di noiose commissioni.

    [...]
    Kamine si trovava nella zona est, quando per tutto il villaggio rimbombarono tre colpi che fecero tremare la terra (e più di qualche abitante). Intensità e ritmo ne tradivano la natura intenzionale, come se qualcuno stesse bussando ad una porta. Immediatamente si seguirono nelle stradine voci di mostri giganteschi all'assalto dell'East Gate, già crollato mesi prima dopo un altro attacco terroristico.
    Mai un po' di pace, eh?
    Cominciò a correre verso il Gate, per avere almeno una visione più chiara della situazione.

    Arrivata nei pressi del varco, si trovò a dover superare una massa di operai che fuggivano in senso contrario, dai quali riuscì a percepire poche parole come "drago" e "fuoco". Le tornò in mente l'unico drago che avesse mai visto, Yogan, ma per quale motivo un'evocazione del Mizukage avrebbe dovuto attaccare Oto?

    E infatti, la questione assunse contorni inquietanti non appena Kamine vide che era proprio Yogan a trovarsi davanti alle mura. Con il Mizukage in groppa, per di più!

    Il Nara non aveva mai mostrato, quantomeno a Kamine, di avere tendenze guerrafondaie. Che cazzo succede di nuovo?
    Terrificanti pensieri di un Itai corrotto dal potere del demone, simile a ciò che successe a Jyazu, la fecero rabbrividire. Decisa a voler risolvere l'arcano, varcò la breccia nelle mura, avvicinandosi piano a Yogan. Altri da Oto l'avevano preceduta e, la ragazza potè mettere a fuoco meglio, anche Itai non era da solo, accompagnato da due uomini molto robusti che Kamine non conosceva.

    Una donna si era frapposta tra Yogan e le mura, e un ragazzino era a colloquio con il Kage. Purtroppo non arrivò che alla fine del soliloquio di questi, quindi non ebbe modo di sentire il contenuto delle sue parole. Mentre la radio che il ragazzino portava alla cintura proferiva discorsi senza alcun senso apparente, Kamine contiò ad avvicinarsi, rivolgendosi ad Itai, con una certa cautela mista ad un po' di preoccupazione.

    Ehm...Mizukage-sama...Yogan...buongiorno innanzitutto. Poi...Che diamine sta succedendo?

    Rimase in attesa di...qualcosa. Che fosse una risposta o un attacco.




    Legenda
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    Lo spirito delle porte




    La traversata non fu eccezionalmente lunga, ma lo fu per Sanjuro, che non avendo mai avuto il piacere di viaggiare su una bestia volante, non aveva la minima idea di come reggersi per non cadere, cercando in ogni modo di aggrapparsi a eventuali squame, peli, ossa; qualunque cosa potesse tenerlo fermo al drago, dal momento che non aveva ancora ripreso possesso del suo controllo del chakra. Fortunatamente per lui, Gassan sembrava a sui agio, fu infatti proprio il bastone che con una presa salda (?) assicurò la traversata allo sciamano, recuperandolo anche un paio di volte, impedendogli di cadere. Ovviamente il tutto sarebbe sfuggito alla vista dei presenti, per un motivo o per un altro.
    A circa metà della dragalcata verso Oto, il misticismo volle far incontrare Sanjuro, o meglio, il suo volto, con un gabbiano, o meglio, volle far schiantare un gabbiano sulla maschera dello sciamano; impatto che causò ad una elevata quantità di piumaggio di finire in faccia ad Akira, a causa di sfortunate correnti d'aria.
    Divenuto quindi per scelta dei cielo guardiano del gabbiano ferito, lo sciamano pose la creatura sulla sua testa, a coprire i capelli bianchi, e seduto sul drago a gambe incrociate, con un gabbiano in testa mezzo morto, e un bastone gli permetteva in qualche modo di restare attaccato alla creatura, lo sciamano del mondo si diresse verso Oto. Assieme ad un kage morto, una dottoressa con una brutta infezione agli occhi, un Hozuki coperto di penne, e un Kage grosso come un drago, che ne cavalcava un secondo.

    [...]

    Ad Oto, quando il gruppo atterrò, davanti ad una porta che sembrava essere stata più demolita che ristrutturata, mentre Itai si dirigeva all'entrata, Sanjuro scese dal drago rotolando malamente, per finire con le ginocchia a terra. In lacrime.

    - NOOOOOOOOOOOOOOO, PERCHEEEEEEEEE -

    Per dovere di narrazione, è bene sapere che per gli sciamani mistici, ogni porta del mondo, possiede uno spirito. Più è grande la porta, più è sacro lo spirito. Ora, immaginiamo uno di questi sciamani, nemmeno il più stabile tra loro, vedere una porta grande come un Gate di Oto, quasi completamente devastato, per qualunque motivo. La tristezza assalì Sanjuro, il quale, forse in preda a lucidità, forse per un limite di follia superato ormai da tempo, era consapevole in qualche modo di essere l'unico sciamano in zona, e quindi, che quel povero portone non aveva ricevuto i degni rituali, per permettere al suo spirito di partire per il luogo dove riposano gli spiriti delle porte.
    Ignorando totalmente i presenti e il fatto che Itai stava cercando di demolire il poco che restava della porta, Sanjuro si avvicinò ai guardiani che arrivarono poco a poco, piantò Gassan nel terreno, e iniziò a tirare fuori oggetti dalla sua gonnella. Cantando.
    Si sarebbe diretto presso i guardiani che avevano preso la parola, prima la strana ragazza triste, poi il ragazzo intelligente, e avrebbe donato loro un sacchetto a testa, il primo contenente dei testicoli di testuggine, il secondo contenente un occhio di Akuma nato da genitori Shimasu, quindi senza sapere nemmeno chi fosse, Sanjuro si recò presso Kamine ( ricordiamo che Sanjuro oltre ad una maschera, e delle gambette rachitiche, al momento possiede un gabbiano mezzo morto che sta forse per esalare il suo ultimo respiro sulla sua testa) passando alla donna un terzo sacchetto, contenente polvere di peluria scrotaica, ringraziandola con un inchino.
    In fretta si mise in ginocchio davanti alla porta, e iniziò a pregare gli dei delle porte, cantando inni agli spiriti durante tutta la sceneggiata.
    Benvenuti a Oto.



     
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    Oto, sounds Good

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    Amano, East gate, post I

    Questo sarebbe il villaggio di Oto? L'espressione del giovane tradiva una certa perplessità, probabilmente dovuta alla gigantesca porta che si stagliava ad un centinaio di metri di fronte a lui, ai lati lunghe mura di cui si vedeva solo una piccola porzione si perdevano dietro la macchia d'alberi che costeggiava la via.
    Il Maestro l'aveva istruito su quello che avrebbe trovato al termine del suo viaggio, storie dettagliate che raccontavano dei trascorsi non del tutto rivelati ma capaci di dare una dimensione esatta delle esperienze che l'uomo doveva aver avuto in quel villaggio, sì perché seppur prive di trasporto e particolare emozione le parole raccolte negli anni dal giovane Amano, sempre attento ad ogni insegnamento del suo sensei, tornavano cristalline accarezzando ora per la prima volta i paesaggi che aveva solo potuto immaginarsi. Era come esser tornato in un posto che aveva visitato decadi prima, un luogo che sapeva di conoscere ma che non ricordava con precisione, ed ora avendolo davanti agli occhi le immagini andavano a riempire quei particolari nebulosi che dei semplici racconti non potevano rendere del tutto vividi.
    Il viaggio era stato comodo, per nulla faticoso e alquanto rapido, più di come se lo fosse immaginato nei giorni precedenti alla partenza, un lusso che poteva permettersi solo chi può contare su trasporti di aringhe sotto sale scortati da una vera e propria guardia armata; sì, la Compagnia assicurava sempre un altissimo livello di protezione ai sui carichi dopo che L'Incidente fu risolto dal suo patrigno. Non rimaneva che coprire quegli ultimi metri con le proprie gambe.

    Si chiese per tutto il tragitto come avrebbe dovuto presentarsi una volta arrivato al cancello, certo non poteva limitarsi a bussare, sarebbe stato stupido aspettarsi una cosa simile quando la porta misurava diverse volte la sua persona in altezza, era come chiedere ad un gatto di grattare alle porte di un palazzo nobiliare. Forse avrebbe trovato un campanaccio, o doveva dar fiato alla voce e richiamare l'attenzione di un qualche custode? No, sicuramente l'area era sorvegliata altrimenti a che pro innalzare mura e costruire usci così imponenti se poi non si faceva caso a chi si stava chiudendo fuori?! Chiaramente qualcuno l'avrebbe notato, gli avrebbe chiesto le ragioni della sua visita e così avrebbe anche risparmiato tempo nel trovare indicazioni sul luogo ove effettuare l'importante consegna che aveva in carico. A tal pensiero allungò una mano a tastare il fagotto oblungo che per tutto il tempo aveva portato in spalla, tenuto di traverso lungo la schiena ed assicurato tramite una pesante catena al proprio busto, così che nessuno potesse separarli nemmeno nelle lunghe ore che aveva trascorso dormendo sul retro di un piccolo carretto foderato di morbidi cuscini, quello destinato agli ospiti importanti del capo carovaniere. Poteva apparire una soluzione scomoda, ma l'onore che provava ancora per aver ricevuto quel compito alleggeriva il peso del pacco e la pressione degli anelli metallici sul petto risultava in un certo senso piacevole, ricordandogli continuamente la fiducia che gli era stata concessa. Non ti deluderò... mormorò tra sé, ormai arrivato nei pressi dell'ingresso di Oto, il naso puntato all'insù nell'osservare la magnificenza del bassorilievo che adornava il lucente acciaio di quei battenti, ancora incuriosito dalle dimensioni così esagerate.
    Aveva opportunamente abbassato il cappuccio della felpa, che solitamente amava tenere ben calato sulla fronte, per non destare sospetto sulla legittimità del suo arrivo e mentre si soffermò ad attendere che qualcuno si presentasse per farlo entrare, scacciò il leggero prurito all'interno coscia grattandosi con le dita del piede destro rimanendo così in quella buffa posizione, in equilibrio su una gamba sola, scalzo e con le braccia conserte in contemplazione del demone raffigurato.

    Post bruttino, ma dopo anni fatico a mettere in parole quello che immagino xD
    Lascio decidere a chi si occupa delle mura se gestire il mioingresso in maniera separata o unirlo agli altri arrivi già presenti.


    Edited by Luis - 28/6/2016, 08:13
     
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    Imbecillonia







    Quando vennero accolti al gate persino Raizen ebbe da che stupirsi.

    Mio dio.

    Tutta la sua attenzione era focalizzata sulla donna che supplicava di venir malmenata a morte dalla coda di Yogan.

    Ero da tanto senza vedere delle lorde di queste proporzioni.

    Hibachi annuì in silenzio accompagnando il gesto con un assenso atono.

    Yep.

    L’ingresso di Keima invece gli diede spunto per stuzzicare l’ennesimo caso patologico entrato in scena.

    Poveronia?
    Io?
    Potrei comprarmici tua madre, te e le tue apparecchiature ridicole con i soldi che ho in tasca.
    Complice il fatto che ad Imbecillonia non sono bravi a contrattare.


    Se Keima non avesse dato segno di comprendere o sapere dell’esistenza di Imbecillonia Raizen avrebbe sgranato gli occhi.

    Oddio! Un imbecilloniano rigenerato!
    SEI RARISSIMO!
    E se ci hai riconosciuto vuol dire anche che sei riuscito a sviluppare un intelligenza superiore!


    Avrebbe dato una pacca ad Hibachi per suggerirgli di seguirlo nel su sproloquio.

    Esseri come te sono rarissimi!
    Imbecillonia sta andando incontro ad una crisi di proporzioni inconcepibili!
    Siamo qui come ambasciatori dei sistemi alleati alla tua terra natale, ma non pensavamo fosse possibile rintracciarti, ti cercavamo da anni ormai!
    A causa del gene imbellicus, altamente dominante, la popolazione è ridotta alla quasi totale disabilità!
    Però salvatori come te sono in grado di dimenticare di essere stupidi!


    Non faceva una piega. Imbecilloniamente parlando.

    Ti sei addestrato Keima?!?
    Hai accresciuto il tuo potere intellettivo?


    Fece eco Hibachi.

    Sei pronto a compiere il tuo destino?
    Appena risolte queste gravi tensioni nel mondo degli umani dovremmo riportarti dagli altri avatar della dimenticanza!


    Quella situazione era già assurda, a ricamarci sopra probabilmente non si poteva che migliorarla.
     
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    --In un momento diverso--
    Amano
    Pessimi momenti per arrivare a Oto



    Le riparazioni al gate erano solo parzialmente completate quando Amano raggiunse l'ingresso orientale di Oto, e il suo arrivo non fu solitario quanto si aspettava, dato che in quello stesso momento l'amministratore Febh Yakushi stava tornando dall'ennesima infruttuosa sortita alla ricerca di qualche traccia sul guardiano Deveraux Yotsuki, rapito alcuni mesi prima.
    Inutile dire che il suo umore era particolarmente volatile. Nel senso "tritolo" del termine.

    Indossava una felpa nera con cappuccio e dei semplici calzoni, scuri anch'essi, ed il coprifronte di oto era tenuto intorno al braccio sinistro, visibile ma palesemente legato con scarsa cura, come se lo avesse appena rimesso per evitare troppi guai qualora lo avvistassero da lontano...non che i soldati di scarto messi a guardia del Gate potessero qualcosa contro chiunque potesse fregiarsi del grado Chunin o superiore, se non con la forza dei numeri. Sarebbe atterrato a pochi metri dal nuovo arrivato, letteralmente piovendo dal cielo dopo un lunghissimo salto che aveva spiccato quando ancora si trovava nel bosco antistante.

    Riconoscendolo, le guardie si sarebbero ritirate molto rapidamente: se era da solo allora la missione era stata vana e non sarebbe stato affatto salutare trovarsi nelle sue vicinanze. Peccato che questo Amano non potesse saperlo. Ehi. Disse con tono cupo e tutt'altro che amichevole. Tizio col cappuccio, dico a te. Non mi piace chi copre la testa vicino ai Gate di Oto. Va detto che lui per primo aveva il cappuccio calato sulla testa, a mostrare nella penombra un volto magro, con un paio di occhiali privi di lenti e corti capelli neri appena visibili nelle pieghe dell'indumento. Quel fetente di un facente funzioni si è dileguato, ma avrebbe dovuto chiederti chi diavolo sei invece di sparire non appena mi ha visto. Avrebbe fatto diversi passi, fino a portarsi tra Amano e l'Ingresso (in realtà un passaggio con una sbarra orizzontale accanto al massiccio portone che ancora non era stato riparato completamente). Ovviamente lo punirò pesantemente per questo.

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    Vorrei mettere le cose in chiaro. Sono stato via tre giorni. Ho dovuto inseguire un idiota che diceva di avere notizie sul Flagello, solo per scoprire poi che aveva notizie sul Baccello, una specie di artefatto maledetto che controlla la gente rendendola simile a vegetali. Ho passato un giorno intero a strappare braccia piene di clorofilla e quando finalmente ho fatto a pezzi quell'affare per punirlo di non essere ciò che cercavo ho scoperto che la doccia aveva solo acqua fredda. Mi sono arrangiato e ora sono tornato a casa dove conto di oziare per tre giorni su un'amaca senza che una sola mosca mi disturbi. Fece qualche passo avanti, arrivando forse a tre o quattro metri dal nuovo arrivato. Ma al Gate che tutti dovrebbero evitare perché mi mette di cattivo umore ecco che trovo l'ennesimo passante. Contando la fine che ha fatto l'ultimo, forse è il caso che spalanchi la bocca e mi dai una ragione per non rispolverare qualche vecchio trucco della defunta Rengoku.

    Quello dell'acido versato sulla carne viva, ad esempio.
     
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    Amano, East gate, post II

    Seduto per terra con gli occhi sbarrati e la bocca socchiusa, ecco come si ritrovò dopo l'atterraggio dell'uomo volante a pochi passi da lui.
    L'insolita posizione certo non aiutò Amano, che colto alla sprovvista perse l'equilibrio, ma di tutto si aspettava - compresi uomini a due teste e con sei braccia, come il sensei gli aveva accennato durante uno dei numerosi racconti della sua adolescenza al Suono - tranne l'arrivo dal cielo di un brontolone indispettito. In un primo momento non fece caso al malumore che l'uomo non cercava minimamente di nascondere, ma appena Amano si riprese dalla sorpresa rimettendosi in piedi e spolverandosi i calzoni con delle pacche energiche sui glutei, fissò con disappunto il burbero interlocutore Quanto cazzo parla?!. Del breve ma intenso monologo il giovane aveva colto solamente alcune parole, il resto si era perso nel vuoto della mente appannata dall'incapacità di concentrarsi: cappuccio, che si affrettò a sfilare dal capo con leggero imbarazzo E dire che ci avevo anche pensato per non insospettire le guardie...; bocca, al ché si accorse di avere ancora le labbra dischiuse per la sorpresa e si immaginò l'espressione ebete che probabilmente aveva in quel momento sul volto ingessato dalla rapida successione di eventi bizzarri; Rengoku... udire quel nome fu come premere un interruttore e riavviargli il cercello.
    Negli anni l'aveva sentito ripetere decine di volte e non poteva certo scordarselo perchè con il trascorrere del tempo, imparando a conoscere il suo interlocutore, aveva scoperto che nel pronunciare quella sola parola vi era una leggera vibrazione, un cambio quasi impercettibile nel tono che impiegò davvero tanto tempo a comprendere tale era il distacco con il quale il compagno di sua madre parlava normalmente del suo passato: si trattava di rispetto. Nonostante le storie che riguardassero quella kunoichi avessero connotati sempre molto macabri e fossero piene di crudeltà, Lui la rispettava e nel dimostrarlo aveva calcato i suoi stessi passi nel corso della sua carriera da shinobi, facendosi carico delle responsabilità dei ruoli che erano rimasti scoperti con la sua prematura dipartita.
    Mentre queste nuove informazioni riaffiorarono come in un flash, ricordi di qualche decina di mesi prima si affacciarono tra i pensieri dell'ingenuo Banryu facendolo sorridere di felicità, inconsapevole del guaio in cui probabilmente si stava cacciando considerato lo stato d'animo del ninja di fronte a lui, ora più che mai pericolosamente vicino.
    Rengoku, la sensei di mio padre. Eri un compagno di Luis allora! esplose dunque in una risata cristallina, mancando di adempiere all'unica richiesta che gli era stata fatta.


    Edited by Luis - 28/6/2016, 08:14
     
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    Amano II
    Pessimi Momenti per Arrivare a Oto



    E ora ridi pure? Forse non hai ben capito il mio riferimento all'acido. Non era una metafora: non ci metto nulla a scriverti "perfavore prendetemi a calci" sulla schiena con un kunai e poi versarci roba per lasciare una cicatrice indelebile. Grugnì a denti stretti mentre squadrava da capo a piedi il ragazzo incappucciato, che perlomeno ebbe la buona creanza di rimuovere la copertura dal capo, anche se non sembrava affatto intimorito quanto avrebbe dovuto...certo a causa della sua ignoranza, o almeno così pensò il Jonin mentre cominciava a valutare eventuali punizioni da mettere in atto a prescindere, anche senza colpa, giusto per essere sicuro di seguire l'etichetta. Almeno fino a quando il ragazzo non aprì bocca, pronunciando le ultime parole che Febh Yakushi si sarebbe mai sognato di sentire in quelle circostanze. Momento, momento, momento. Conosci Luis?

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    Quello fu un istante di cambio radicale della situazione, come se l'intera ostilità dello Yakushi fosse stata spazzata via da una folata di vento. Si sarebbe avvicinato dando una pacca sulla spalla del ragazzo, accompagnata da un sorriso degno del miglior contadino di periferia che decide di offrire qualcosa al forestiero. Una generosità che non si può rifiutare pena coltellate, in linea di massima. Ma potevi anche dirlo subito, no? E hai anche trascorsi con Rengoku, eh? Con lei in realtà io ho avuto poco a che fare ma rimane un simbolo del villaggio! Specie le infermiere abominio che ci ha lasciato all'ospedale!

    Avrebbe fatto cenno di seguirlo all'interno...con buona pace della cautela verso i forestieri ora che il Gate aveva subito un attacco. Allora, come mai da queste parti, eh? Io sono Febh. Febh Yakushi, jonin del villaggio, e tu? Da dove arrivi? Come mai conosci Luis e Rengoku? Non sembrava aver collegato le due affermazioni del giovane Amano, ma intanto gli stava offrendo un facile ingresso al villaggio...certo, a patto che riuscisse a mantenere l'Amministratore di buon umore.

    E questa era una cosa oltremodo complessa da ottenere.
     
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    Amano, East gate, post III

    Certo che conosco mio padre! disse ancora con il sorriso stampato in volto prima di osservare l'improvviso cambio d'umore dell'uomo, cosa che normalmente avrebbe lasciato interdetto chiunque, ma Amano era fin troppo affascinato dalla figura dell'Eroe, colui che li aveva salvati dai banditi e che aveva restituito la felicità all'adorata madre, per cui trovò quella reazione del tutto normale da parte di un ninja di Oto al sentir parlare di Luis.
    Incassò la pacca sulla spalla al pari di un manichino di paglia che riceve un colpo di mazza ferrata e per un attimo il sorriso divenne una smorfia tirata, ma il rinnovato buonumore di quello che si sarebbe quindi presentato come Febh Yakushi lo rincuorava, chi meglio di un jonin cordiale l'avrebbe potuto indirizzare verso gli alti papaveri del Suono così da poter portare a termine la sua "missione".Questo tipo parla tanto ed ascolta poco a quanto pare... trascorsi con Rengoku io?! E che sono le infermiere abominio?? il fare incalzante dell'interlocutore lo spaesava, ma decise che era un tipo a posto e che in fin dei conti sarebbero pure potuti andare d'accordo.
    Si accodò a Febh verso l'ingresso del villaggio, schiarendosi la voce con qualche colpo di tosse prima di prender parola per spiegare la situazione Molto piacere, io mi chiamo Amano Banryu, nato e cresciuto a Borgo Dipao e son giunto qui su ordine del sensei per una consegna speciale... si soffermò un attimo, inspirando profondamente Se mi metto a spiegargli tutta la storia in una volta mi sa che ne capirebbe meno della metà ed io ho un compito importante, meglio non perdersi in chiacchiere ed arrivare subito al nocciolo della questione in primis Mi è stato chiesto d'incontrare per quanto possibile il Kage o l'amministratore, in mancanza di entrambi l'attuale Garth del clan Mikawa sarebbe l'unico altro referente a cui rivolgermi, in questo preciso ordine d'importanza... a nessun altro dovrei parlare nel dettaglio della natura del pacco che ho il compito di proteggere sorrise ancora, ora con evidente orgoglio per l'importante incarico Queste sono le istruzioni di Luis, mio sensei e padre, Rengoku per me è solo il nome di una persona un tempo importante per lui. Finalmente riprese fiato, rilassandosi un attimo, gli occhi cerulei incollati sul viso del jonin in cerca di qualche segnale per comprendere se il suo nuovo amico aveva colto il punto focale della questione, ma Amano voleva essere sicuro di arrivare in fondo a quella faccenda il prima possibile, quindi rimbeccò Febh senza lasciargli il tempo di fare alcuna supposizione Mi farebbe piacere se mi scortassi personalmente


    Edited by Luis - 28/6/2016, 08:14
     
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    Amano III
    Pessimi Momenti per Arrivare a Oto



    Ah beh, ovvio, in fondo sarebbe sciocco non conoscere il proprio padre. Replicò lo Yakushi con le mani sui fianchi e un'aria da perfetto idiota, in totale contrasto con la durezza di poco prima. Per inciso, lui suo padre non lo conosceva, ma il suo cervello era troppo impegnato ad elaborare la notizia che collegava Luis Mikawa alla parola "Padre" per realizzare che quella frase avrebbe dovuto, nella sua reinterpretazione, farlo arrabbiare. Ci volle un secondo buono prima che ci fosse un'effettiva reazione.

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    PADREEEEE???




    Una mandria di struzzi e rinoceronti in corsa libera addosso al suo esile corpo non avrebbe fatto tanti danni quanti quella rivelazione che lo fece barcollare indietro per un bel pò di passi mentre fissava il ragazzo con rinnovato interesse, quasi fosse davanti ad una specie rara. Si riprese con relativa rapidità, riavvicinandosi ad Amano e squadrandolo sotto ogni possibile prospettiva, inclinandosi a destra, a sinistra, guardandolo di profilo, dal basso, poggiando una mano sulla sua testa come per comparare le loro rispettive altezze e, di fatto, mostrando ogni dubbio possibile. Avrai almeno sedici anni o giù di là. Ma quando diavolo si è dato da fare Luis? Prima ancora che IO arrivassi a Oto, sicuramente. E poi Borgo Dipao...mi pare che il clan abbia qualche affare da quelle parti. Si era estraniato, con una mano al mento mentre cerca di ricordare esattamente quali negozi della piccola cittadina pagavano il pizzo agli Yakushi.

    Uh? Parlare col Garth, dicevi? Aveva soprasseduto sulla prima parte, non ascoltandola proprio per niente. Beh, ovvio. Se sei il figlio di Luis sei un Mikawa. Ok, ti ci porto io! Non sia mai che le istruzioni di Luis vadano sprecate! E poi ormai hai parlato già con me quindi non serve fare tante manfrine per entrare...manderò poi un appunto all'Amministrazione. Disse mostrando il pugno col pollice alzato in segno di mutua comprensione, per poi voltarsi ed indicare il varco che al momento faceva le funzioni di East Gate del Suono. E ora verso Palazzo Mikawa! E non distrarti lungo la strada. Oto è piena di distrazioni! Come la testa di un certo Amministratore che aveva ascoltato solo metà del discorso e non sapeva che era lui stesso un possibile ricevente del messaggio...se solo si fosse presentato come Amministratore, appunto.

    E ovviamente, dato che non stava più ascoltando da un bel pezzo ciò che diceva il ragazzo, diventava un pò complesso andare a spiegargli che non c'erano legami di sangue tra Amano e il Mikawa.
     
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