[Quarto Accesso] East Gate Of Sound[Free GdR] [Macro GdR]

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  1. l'Horla
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    Alle mura di Oto


    alla scoperta dei villaggi ninja

    La mia visita a konoha non si era prolungata di più del dovuto ma, al momento di riprendere la via per Kiri, decisi di approfittare di quella "gita" nel continente per vedere quali erano gli altri grandi paesi ninja. Andarmene dall'isola del villaggio della nebbia aveva acceso in me una forte curiosità e non mi sarei fatto sfuggire quella possibilità, per questo decisi di mandare un messaggio al mio villaggio e alla mia famiglia dicendogli che, se non fosse stata richiesta la mia presenza a Kiri, mi sarei diretto verso il villaggio del suono per una settimana o poco più prima di tornare a casa.
    Ero in viaggio verso Oto ormai da due giorni e, quando arrivai nei pressi della foresta dentro alla quale si srotolava la strada, una dolce pioggerellina mi accolse sprigionando tutti i profumi di quel antico bosco, i muschi e i licheni che lo punteggiavano appartenevano ad ogni gamma del verde e, con quel cielo carico di nuvole scure, con le ombre pesanti degli alberi sulle strade, rendevano il paesaggio lugubre. Alzai il cappuccio sulla testa e accelerai il passo, ero stanco e tutta quella pioggia rendeva i miei vestiti, ormai bagnati fradici, pesanti da impazzire; non vedevo l'ora di andare in qualche bella locanda otese, mangiare qualcosa di caldo, riposarmi su un letto vero e dedicarmi alla visita del villaggio.
    Mi rincuorai quando vidi le mura del villaggio distanti ancora pochi kilometri, mi feci forza e iniziai a muovermi più rapidamente mentre la pioggia stava lentamente esaurendosi in sporadiche gocce lasciando spazio ad una nebbiolina bassa e leggera che si disperdeva tra gli alberi.
    Giunto alle porte di Oto avrei atteso qualche guardia prima di parlare con voce chiara e cercando il contatto visivo con il funzionario del Suono, volevo che gli fosse ben chiaro che non avevo nessuna intenzione di recare danni al villaggio o a chi lo abitava. Guardiano, sono Youshi Tokugawa, un ninja di Kiri. Sono venuto qua per visitare il vostro villaggio. Per noi che viviamo distanti dalle coste, non capita spesso di passare del tempo qua nel continente, sa? Avrei quindi aggiunto alla fine, aspettando che mi fosse concesso il passo.
     
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    I




    Era una giornata come molte altre alle mura di Oto. E potevo dire ormai che stavo entrando, poco a poco, nell’interpretare correttamente il mio ruolo di guardiano. Gli uomini mi conoscevano e poco alla volta stavo comprendevo i meccanismi alla base della difesa di Oto.

    Sicuramente ero fin troppo attento. E decisamente paranoico, ma se avevo imparato qualcosa da tutte le esperienze ninja che avevo superato fino a quel momento… non potevo fidarmi di nessuno. Quella era la chiave necessaria per sopravvivere nel mondo che avevamo scelto.

    Il Jonin Shinken del resto ne era la prova vivente. Devoto ad Oto, ma schivo a qualunque apertura. Servitore fedele e silenzioso guerriero. Non potevo di certo dire lo stesso di me. Certo, Oto mi aveva dato tanto fino a quel momento e sapevo che molto mi avrebbe ancora riservato ma se ero in quel Villaggio era perché avevo degli obiettivi che dovevo assolutamente conseguire, uno tra quali la riforma del mio Clan.

    Tuttavia i miei pensieri furono interrotti dalla comparsa di una guardia. Mi informò dell’arrivo di un Ninja. Mi limitai ad un accenno con la testa, in segno di assenso, e mi diressi verso l’entrata. Dall’alto del torrione squadrai il giovane ragazzo. Ascoltai le sue parole e notai il suo sguardo fiero e i suoi capelli chiari, risaltare in mezzo al groviglio di persone di Oto. Un aspetto che di sicuro non passava inosservato. Non proferii parola e alzando il braccio diedi segno alle guardie di aprire le porte d’ingresso. Gli avrei parlato direttamente, da più vicino.

    Saltai verso il basso, con un rapido balzo, presentandomi così di fronte al Kiriano, forse sorprendendolo: - Youshi Tokugawa? Non ho mai sentito il nome del tuo Clan, nonostante i miei trascorsi a Kiri. Sei ancora uno studente? Comunque fammi capire, sei in una sorta di visita dei quattro Villaggi? Oppure qualche interesse particolare nei confronti del Suono? – furono le prime domande che posi al Ninja di Kiri. Ero decisamente curioso di sentire le sue risposte.


     
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    Parte I - La Lettera

    [Alla Locanda]


    Kenta faticava un po' ad ambientarsi nella sua nuova casa ad Oto (una pensione da quattro soldi). Per cominciare, le cose non sembravano essere state costruite per persone della sua misura. Tutto era dannatamente piccolo. I pasti erano poco abbondanti. La gente, poi, lo guardava come fosse un mostro. I colleghi ninja tendevano a starsene per i fatti loro, e in molti lo trattavano con sufficienza per le sue origini umili, per la sua parlata provinciale, o per la sua ignoranza sul funzionamento di quel mondo nuovo e misterioso. O tutte e tre le cose.
    In poche parole, Kenta aveva una fortissima nostalgia di casa.
    Chissà come se la passano, alla fucina. Ce la fara Ken a lavorare con un braccio solo? E pa', a lui ci riuscirà di nuovo lavorare come prima con tutte quelle ustioni? Mi mancano, dannazione, mi mancano proprio. Ma che c'avevo nella zucca per venire qui? A fare cosa, poi? Mica gli sto dando una gran mano, a starmene qui sdraiato.
    In effetti, non avendo trovato molto da fare fino ad allora, Kenta si era limitato a ciondolare in giro e dormicchiare nella sua stanzetta. Aveva provato a capire come funzionasse il suo nuovo impiego, ma senza eccessivo successo. La situazione pareva calma, anche in un Villaggio movimentato come quello del Suono.

    Stava giusto pensando di uscire di nuovo, in cerca di ispirazione, quando sentì la voce del proprietario della locanda chiamarlo da dietro la porta.
    C'è posta, giovanottone! disse l'ometto, e a Kenta bastò allungare un braccio immenso per aprire la porta e afferrare la lettera che l'altro gli stava porgendo.

    Grazie mille, signore. Chi me la manda?

    Non lo so, ma l'ha portata un funzionario dell'Accademia. Sembra una roba ufficiale.

    Ah! Ottimo! Mi ci voleva proprio! Si sono fatti vivi, alle lunghe!

    Euforico, Kenta aprì la busta rompendone il sigillo e iniziò a leggere. Pochi secondi dopo, il proprietario lo vide sbiancare. La montagna umana che gli si parò davanti poco dopo non aveva niente dell'usuale bonarietà. Aveva lo sguardo spento, e un tremito furioso gli percorreva il corpo, facendo gonfiare i muscoli del collo.

    Devo andare. Non mi aspettate per cena.

    Lo scostò con una mano grossa come un piatto, e si lanciò a perdifiato in strada, la lettera accartocciata nell'altro pugno.

    vSaC22K

    [Alle Mura]


    Kenta arrivò trafelato alle Mura. Non si era fermato neppure per un istante. Tutto quello di cui aveva bisogno l'aveva già addosso, o stritolato in mano. Quella lettera, quella dannata lettera.
    Davanti a lui, il Guardiano, che aveva già visto, stava interrogando un tizio dai capelli bianchi e puntuti, un nanerottolo straniero, a giudicare dall'aspetto.
    Il gigante si fermò di botto, slittando sul terreno e sollevando un gran polverone, poi, senza curarsi dell'etichetta (e delle sue usuali buone maniere) interruppe i due, gridando.

    KENTA NABE, SIGNORE, CHIEDO IL PERMESSO DI LASCIARE IL VILLAGGIO PER UN PO'!

    Dopodiché, tese la lettera stropicciata al Guardiano. Se questi l'avesse presa e letta, avrebbe scoperto il perché di tanta agitazione e fretta.
    La lettera, scritta da una mano visibilmente instabile, era una richiesta di aiuto, inoltrata attraverso l'Accademia.

    CITAZIONE
    Kenta,
    Papà ieri non è tornato dal suo solitogiro di vendite.
    Di solito è così puntuale, lo sai, e avverte sempre se ritarda.
    Sono preoccupata da morire.
    Ti mando questa lettera tramite l'Accademia, per essere sicura che ti lascino venire, o almeno spero.
    Ti prego, fai in fretta.
    Un abbraccio,

    Yoko Nabe

    È di mia madre, signore. La prego, mi faccia andare. La prego.

    Nella sua voce c'era un'impazienza e un dolore che male si sposavano con un fisico così imponente. Quale che fosse il passato del gigante, doveva apparire chiaro che temeva che qualcosa di molto grave fosse successo al genitore scomparso.

    Ciao Cube, questo post è volutamente nel mezzo al post di Horla perchè pensavamo di fare una giocata di quelle co-masterate (una specie di miniquest in due) e questo dovrebbe essere il post di inizio. Poi ovviamente la spostiamo altrove. Ma il tuo contributo alla cosa è ben gradito, così magari ci facciamo pure uno stemmino :riot:



    Edited by OldCannella - 4/3/2018, 20:41
     
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  4. l'Horla
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    Alle mura di Oto


    II
    il guardiano e il gigante

    Bastò che facesse un cenno con la mano e mi si aprirono le porte di Oto. Al di là di queste potei vedere i primi edifici del villaggio, ben diversi da quelli di konoha, sembravano essere meno curati e sicuramente più scuri rispetto alle grandi case chiare che caratterizzavano la capitale del paese del fuoco. Stavo per superare il cancello quando la figura, che poco priva aveva dato l'ordine di aprire, mi si parò d'avanti lasciandosi cadere dalle alte mura del suono. Era un uomo sulla ventina, con i capelli scuri in disordine e mi superava in altezza di una ventina di centimetri, a guardarlo e sentirlo parlare dava subito l'idea di essere uno che aveva tutto sotto controllo. O meglio, che gli piacesse avere tutto sotto controllo.
    Lo ascoltai attentamente dal basso in alto e non riuscii a nascondere il sorriso beffardo prima di rispondere Signore, questo è perché a me e alla gente del mio clan piace essere discreti... Mi ricordai di avere ancora le labbra arricciate in quel sorriso e lo eliminai con un colpo di tosse tornado a guardarlo negli occhi E' una persona molto acuta, lei! Sono uno studente della nebbia, qualche settimana addietro sono stato chiamato dall'accademia a Konoha per aiutare una mercante a cui erano stati rubati degli abiti preziosi. Così ho potuto vedere anche Otafuku, città in vero fermento, c'è mai stato lei? Chiesi incuriosito, prima di riprendere Nessun motivo particolare mi porta al vostro villaggio, ho solo voluto approfittare di questo periodo nel continente per vedere gli altri grandi villaggi ninja. Ma Suna non mi attira molto, sa tutta quella sabbia, il sole che spacca le pietre non fa proprio per me. Preferisco un ambiente più umido come il vostro, mi fa sentire più a casa Sospirai lasciando andare lo sguardo verso la strada che si incuneava nella città, in lontananza vidi alzarsi una grossa nuvola di polvere, come se ci fosse stata una mandria sbizzarrita a tutta velocità per le strade di Oto. La gente si spostava rapidamente atterrita lasciando passare quello che, potei riconoscere solo dopo quando si avvicinò, era un gigante vero e proprio. Questi frenò in scivolata, in una posizione plastica allungò una lettera al guardiano e, evidentemente molto preoccupato, si presentò gridando al guardiano e chiedendo il permesso per uscire, qualcosa di molto grave doveva essergli successo, lo si poteva vedere dal suo sguardo assorto, il fiatone che intervallava alle sue parole e le vene sporgenti sul collo.
    Per questo non dubitai nemmeno per un momento e parlai a voce alta, pensando che già quello era alto ben oltre i due metri e in più non sembrava essere molto attento a ciò che gli stava attorno, magari non mi avrebbe nemmeno sentito! Ehi Gigante! Sono qua sotto. Dissi continuando a cercare di guardarlo in volto e muovendo la mano in alto verso di lui Mi sembri molto preoccupato; cos'è successo? Calmati un attimo e spiegati Poi mi girai a guardare il guardiano, forse non erano cazzi miei e probabilmente sarebbe stato il ninja di oto a voler avere informazioni più dettagliate sul suo compaesano, non spettava certo ad un turista interessarsi di ciò che stava accadendo. Ma rimasi fermo lì, aspettando le risposte del gigante dagli occhi profondi, incrociando le braccia.
     
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    II



    Ascoltai con molta attenzione le parole del giovane Ninja di Kiri e, per quanto celato, sorrisi. Genuinamente. – Se ti fa piacere saperlo anche io all’inizi della mia carriera girovagai per il Continente. E se devo essere sincero fu il modo migliore per stringere conoscenze e incontrare altri Shinobi. Comunque no, non sono mai stato ad Otofuku. Per il momento sono concentrato ad Oto. – mossi lo sguardo di nuovo verso il torrione – Suna invece… cerco di evitarla. Non per problemi di lavoro, intendo. Ma perché condivido le tue opinioni. Non è il posto adatto per me. – in realtà in quei maledetti deserti avevo vissuto alcune delle esperienze più significative della mia vita ma questo di certo uno studente qualunque non lo doveva sapere – Io, Kato Yotsuki, Guardiano di Oto consento il tuo ingresso. Come di regola dovrai consegnare tutte le armi ed equipaggiamento. Ti sarà restituito tutto, ovviamente. –

    Tuttavia la mia attenzione, e probabilmente quella anche del giovane Ninja, venne richiamata da un evento decisamente insolito. Spostai subito lo sguardo verso la fonte del rumore e notai l’arrivo, a dir poco caotico, di uno dei più giovani Ninja di Oto. Lo conoscevo di vista, ancora dalla sfida a braccio di ferro, e la prima cosa che osservai fu la sua irrequietudine.

    Si rivolse nei miei confronti, agitato e affannato, consegnandomi una lettera. La lessi, velocemente e in silenzio. In sostanza il giovane Ninja davanti a me era in estrema apprensione per suo padre, il quale non era ancora ritornato. Questa volta mi trattenni da qualunque commento, dato che il mio vero padre era morto ormai da anni e quello adottivo l’avevo ucciso io stesso con le mie mani.

    Comunque mi limitai a poche e sbrigative parole: - Kenta, spiegami bene la situazione. Da questa lettera vedo solo una prospettiva limitata. Tuo padre ha dei nemici? Debiti? Donne? Informarmi e dimmi cosa effettivamente credi sia avvenuto. In ogni caso sei libero di andare. Se non ti vedrò ritornare entro un tempo ragionevole… sappi che prenderò in mano direttamente la situazione. – non aggiunsi altro.



     
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    Parte II - Spiegazioni


    Visto e considerato che entrambi gli stavano dimostrando una certa comprensione, e lo invitavano a spiegarsi meglio, Kenta si sforzò di tranquillizzarsi. Inspirò ed espirò profondamente un paio di volte, tentando di scacciare dalla mente gli scenari peggiori che gli si erano affacciati alla mente mentre correva verso le Mura. Di sicuro, suo padre stava bene. Dev'essere così. Chi l'ammazza, a quello! pensò, allontanando la preoccupazione e l'impazienza di andare a cercarlo. Dopotutto, quello che aveva davanti era un suo superiore, e suo padre non avrebbe mai voluto che mancasse di rispetto ad un superiore.

    Mi scusi, signore, non volevo essere preciti...prepici...non volevo essere sgarbato, ecco. E anche a te, straniero, mi sa che ci devo delle scuse anche a te, che stavi parlando e ti ho interrotto.

    Si inchinò, una visione sicuramente impressionante, dato che perfino da piegato torreggiava su entrambi i suoi interlocutori.

    Comunque, signore, no, papà non c'ha mai avuto noie con nessuno. È un onesto fabbro, fa roba buonissima, l'acciaio migliore che si può volere per una zappa! E lo vende in proprio, per essere sicuro che nessun mercante ci faccia la cresta, sulla sua roba. Vende tutto esattamente al prezzo dovuto. Ma è successa una cosa, qualche mese fa...

    Il gigante allungò un braccio verso i due, perché potessero vedere le bruciature.

    C'hanno attaccato dei banditi, signore, banditi nukenin, visto che usavano le Arti Magiche. C'hanno strinati per bene, quelli, e menomale che è arrivato un ninja misterioso, sennò ci si lasciava più che un po' di pelle, e mio fratello anche un braccio. Ora, mi vede come sono grosso e bello piazzato? Papà non è più piccino, proprio no, e contro un bandito normale, come ce n'è tanti in giro, non c'avrebbe problemi a spaccargli la zucca a colpi di maglio. Se non è tornato, signore, mi viene da pensare che ci dev'essere successo qualcosa di più grave.

    Dirlo a voce alta gli fece più male del previsto. I pensieri foschi che aveva tentato di tenere lontani si riaffacciarono, facendolo vacillare. Non può essere successo qualcosa al vecchio, non può. Io devo proteggerlo, dannazione! pensò, prima di riuscire a darsi di nuovo un contegno.

    Signore, grazie di lasciarmi andare. Se non ci faccio sapere niente entro qualche giorno, spero che vorrete vendicarmi.

    Poi, di colpo, gli venne un'idea. Si rivolse al piccoletto.

    Straniero, mi dispiace di tirartici dentro anche a te, ma ho davvero bisogno di tutto l'aiuto possibile. Io sono ninja da poco, e magari ti ci andava di darmi una mano, che dici? Se lo fai, ti giuro che c'avrai tutta la mia gratitudine, per sempre! Fra l'altro, come ti chiami?
     
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  7. l'Horla
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    Alle mura di Oto


    III
    il guardiano e il gigante

    Non potei non provare un forte senso di empatia per quel ninja dalla figura immensa e così attanagliato dalla possibilità che fosse successo qualcosa a suo padre.
    Dopo essersi calmato ci spiegò cosa era successo mesi prima alla sua famiglia, dei banditi in grado di usare le arti magiche li avevano attaccati e solo grazie all'intervento di un altro ninja misterioso riuscirono a salvarsi. Forse qualcuno di questi era riuscito a mettersi in salvo e voleva vendicarsi? Fu una prima idea che mi venne in mente ma che decisi di tenere per me perché non avevo abbastanza elementi per fare ipotesi. Il gigante era un uomo dai modi gentili e semplice, sembrava esprimersi con un po' di difficoltà e questo, unito alla sua mole, mi metteva un po' di tenerezza e curiosità sulla sua persona. Come prova, infine, ci mostrò le bruciature che gli ricoprivano il braccio, abbassai lo sguardo scrutando il terreno, ancora qualcosa, un sentimento che facevo fatica a identificare cresceva dentro di me in contemporanea ad una forte rabbia.
    Lo guardai mentre si volgeva verso il gate per dirigersi all'esterno del villaggio, stavo per interromperlo quando fu lui a girarsi e a chiedermi aiuto. Un sorriso sincero si disegnò sul mio volto e, in qualche modo, provai gratitudine per la sua richiesta d'aiuto; quindi non dovetti pensare molto prima di rispondere Certo Kenta che ti aiuterò, ormai ho preso a cuore la tua situazione e poi mi trovo qua a Oto senza uno scopo particolare. Non ho altro da fare. Lanciai un'occhiata al guardiano e, dopo un breve sorriso, gli dissi Guardiano Kato Yotsuki, la ringrazio per il suo permesso di poco fa di entrare nel villaggio, ma mi vedo costretto a rimandare la mia visita alla città ad un altro momento.
    Non avevo ancora consegnato le mie armi alla mura, quindi mi girai e imboccai l'uscita dando una piccola pacca sulla schiena - solo perché alla spalla non ci sarei mai arrivato - per rincuorare Kenta e poi aggiunsi Mi chiamo Youshi e sono di kiri. Ti devo avvisare che anche io non sono un ninja esperto, ma due è meglio che uno, no? Gli domandai guardandolo in un leggero sorriso E non ti preoccupare, vedrai che ritroveremo tuo padre e non ci sarà nulla da temere! Quando vuoi possiamo partire
    Il mio sguardo si fermò nell'infinito, ero determinato e certo che l'avremo ritrovato e riportato sano e salvo a casa sua, da sua moglie.
     
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    III



    - Esatto, non devi farti trascinare dall’emozione o farti sprofondare dalla paura. Ragiona a mente fredda e pensa a tutte le possibili ipotesi, dalla migliore alla peggiore. Solo così potrai realizzare lo scenario più probabile e reagire prontamente. Perciò se è come mi hai riferito non si può escludere che questi banditi nunkenin abbiamo reagito contro tuo padre. Francamente la vedo come la possibilità maggiore. Non possiamo escludere che sia stato rapito o ferito. – o ucciso, ma quella conclusione la tenni per me. Non ero di certo un Ninja così maledettamente insensibile – In ogni caso sappi che non ti lascerò più di qualche ora. Se entro otto ore non riceverò tue notizie, in qualunque forma o mezzo, verrò in tua ricerca. –

    Diedi le spalle ad entrambi. Non avevo molto altro da aggiungere: - Dimmi solo quale sarà il tuo primo punto di partenza. Nulla di più. Poi… giovane Kiriano capisco il tuo punto di vista e la tua richiesta. Per me non fa alcuna differenza, puoi benissimo aiutare Kenta e ritornare più avanti. Ricordati sempre però che tutte le tue armi e il tuo equipaggiamento verrà ritirato al Gate. –

    - Buona fortuna, Shinobi. E ricordatevi: non fidatevi di nessuno. –




     
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    Parte III - Partenza


    Per poco Kenta non si commosse davanti a così sincere dimostrazioni di solidarietà. Certo, il Guardiano rimase più freddo e distaccato, com'era nel suo carattere, ma promise nondimeno di aiutare il ragazzone, per quanto possibile. Ma per lui la reazione era scontata: alla fine erano compaesani, e per di più Kato era un suo superiore, e aveva quindi una certa responsabilità nei confronti dei giovani ninja del Villaggio.
    No, quello che davvero stupì Kenta fu la reazione dell'altro: un perfetto sconosciuto, che si preoccupava così per la sorte di suo padre. Allora al mondo c'è sempre anche brava gente! Non riusciva bene a spiegarsi tutto quell'interesse, ma dovevano esserci dei motivi. Magari aveva perso anche lui un caro. No, non perso pensò Kenta Papà non è ancora perso. Lo troviamo, eccome se lo troviamo!
    Ad ogni modo, il supporto di quel piccoletto poteva rivelarsi davvero prezioso, ed in più i suoi modi affabili e il fatto che fosse così minuscolo (almeno rispetto a lui) glielo fecero rimanere immediatamente simpatico.

    Grazie, grazie mille davvero, a tutti e due! Troverò il modo di sdebitarmi con te, Youshi, dovessi metterci anche tutta la vita!

    Rivolse un altro breve inchino al Guardiano.

    Signore, non lo so se questi banditi sono collegati a quelli dell'altra volta, anche se può essere. So solo che le strade sono sempre più pericolose, e che di quei maledetti ce n'è sempre di più in giro. Io comunque voglio andare prima a casa mia, perché da lì è partito papà, e devo scoprire dov'era diretto. Mamma non l'ha scritto, quindi mi tocca chiedercelo direttamente. Ma per darvi un'idea di dove si potrebbe andare a finire, Papà non va quasi mai più lontano di una venticinquina di chilometri da casa, tutta roba che si può fare in un paio di giorni di viaggio massimo, andata e ritorno. Se non si torna entro otto ore, cercateci in un'area così, intorno casa mia.

    Scarabocchiò velocemente le indicazioni per raggiungere la casa-fucina dei Nabe sul retro della lettera e la consegnò al Guardiano.

    Andiamo allora, Youshi! Dovremmo muoverci, quindi se non ti dispiace...

    Kenta afferrò il piccoletto con una delle manone, e se lo issò in spalla.

    Così facciamo prima, che c'ho il passo lungo.

    Senza sentire altre ragioni, si mise a correre in direzione di casa, con il nuovo amico in spalla e il cuore forse un po' meno peso di prima. Almeno, non era più solo ad affrontare quella cosa.
     
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