[Primo Accesso] South Gate of Sound

[Free GdR] [Macro GdR]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    I


    Yogan atterrò come un fulmine davanti al cancello di Oto.
    Io ero sul suo dorso, quindi parecchio in alto. Diedi una veloce pacca sul collo della grande dragonessa, la quale prese a leccarsi gli artigli del tutto annoiata dalla situazione. Scesi da lei con un salto, atterrando quindi davanti le sue zampe anteriori, avvicinandomi all'inquietante cancello di Oto.
    Non ci venivo spesso ad Oto, sebbene avessi avuto parecchi affetti tra quelle mura. Dovevo anche ricordare il perché.
    Tuttavia, la mia visita era per tutt'altri motivi: Shiltar era sparito dopo la missione a Iwa ed io necessitavo assolutamente di sapere dove fosse. Kiri rischiava l'anarchia se fosse rimasta troppo in quella situazione di dubbio, senza un capo a guidarla.
    Certo Diogene Mikawa dissi ad alta voce alle guardie Solamente lui. Non ho intenzione di entrare, ma devo assolutamente parlargli. Sono Itai Nara, di Kiri.
    Forse lui avrebbe saputo dirmi di più riguardo il destino di Shiltar. Sojobo era a Suna, a raccogliere informazioni da Hoshikuzu. Ma dovevo fare i conti con la possibilità che nessuno dei tre fosse tornato a casa. Il che sarebbe stata comunque una risposta.
    Sconfortante, ma almeno sarebbe stata una risposta.
    Alle mie spalle Yogan sembrava disinteressata dalla questione, ma sapevo bene che era solo una mera finta. Al primo accenno di pericolo le sue zanne sarebbero state pronte a serrarsi attorno al corpo di chiunque avesse osato minacciare la mia vita, direttamente o meno.
    Era un ottimo deterrente per eventuali avversari, la mia cara Yogan. Senza contare che l'affetto che nutriva per me la rendeva a volte fin troppo irritabile.
    Ma avevo bisogno di lei in quel momento, più che mai. C'erano un po' di cose che non mi quadravano, se per caso dall'orlo delle mura si fosse affacciato proprio Diogene Mikawa.

    Edited by -Max - 26/11/2012, 11:45
     
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    Sapevo che qualcuno sarebbe venuto a cercarmi, tra questi il demone di Kiri era il più prevedibile in quanto il ninja con maggiore probabilità di sopravvivenza...quella missione era stata un vero inferno, un luogo che aveva visto la scomparsa di tre dei ninja più forti del palcoscenico Accademico e non. Anche se Itai avesse scoperto la verità sul falso Hoshi le cui mirabolanti avventure erano giunte fino ad Oto, questo non avrebbe in alcun modo intralciato i miei piani. Il biondo della Nebbia e il Kazekage erano gli unici ninja in grado di mettermi i bastoni tra le ruote, quindi a loro avrei dedicato un trattamento speciale. Non a caso nessuno, tranne un ristrettissimo numero di ninja, sapeva del mio rientro. Tra di loro non vi era Gojyo, il mio sottoposto che da tempo mi sostituiva alla guardia del South. Non che non mi fidassi di lui, ma le sue competenze nell'arte del raggiro e interpretative erano basilari...chiaramente del tutto inadatte per custodire questo genere di informazioni. Non lo sapeva, ma gli avevo fatto un grande regalo. Per lui ignorare la verità sarebbe stata la migliore arma nei confronti di chiunque fosse venuto alla ricerca di informazioni.

    :::

    sha_gojyo_enough_said

    Ne avevo viste di presentazioni interessanti da quando stazionavo al Gate e questa sarebbe andata dritta in top ten. Rapido un dragone, la cui traiettoria era stata opportunamente monitorata nel caso si fosse trattato di un attacco, atterrò davanti le pesanti ante dell'entra a sud di Oto. Una creatura stupenda la cui forza era palpabile alla sola vista...il suo padrone stazionava sul suo dorso. Ovviamente sapevo di chi si trattasse; faceva parte del mio lavoro il tenermi costantemente aggiornato sui maggiori ninja noti al mondo accademico. Itai Nara non solo era uno dei jonin più abili a disposizione di Kiri ma si occupava anche delle difese del villaggio...cosa che ci rendeva in effetti colleghi.
    Andrò dritto al punto, pronunciando parole che non mi sarei aspettato di sentire. Mutai l'espressione del mio volto dall'iniziale stupore ad uno sguardo più cupo per poi dire:

    " Penso che questo sia impossibile, Itai. Diogene-sama non si fa vivo da diversi mesi ormai, da quando è partito per una missione accademica. Tu invece hai qualche informazione utile sul suo conto? "

     
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    II


    Sapevo che qualsiasi cosa fosse successa avrei avuto brutti pensieri. La situazione, d el resto, non mi consentiva di averne di buoni.
    Rimasi per qualche istante in silenzio, socchiudendo gli occhi per pensare al da farsi. Se neanche Diogene era tornato cosa dovevo pensare, che Hoshikuzu mi stesse nascondendo qualcosa?
    Tra tutti, lui?
    Se c'era un ninja che non sarebbe stato in grado di mentire riguardo il destino di un suo amico così stretto qual'era Shiltar, c'era proprio lo spontaneo e buono Hoshikuzu.
    No, non lo vedo da quando siamo stati separati in missione. Il Mizukage era con lui in quella missione, ma così come Diogene, non è tornato.
    Non avevo scorto traccia di menzogna nel volto di quell'uomo, anche se avrei potuto sbagliare. Tuttavia mi mancavano gli strumenti per verificare se quella era verità o menzogna se non il buonsenso. Il buonsenso avrebbe voluto che Diogene non poteva girovagare per Oto impunemente.
    Se era tornato, si stava nascondendo, quindi quell'uomo stava mentendo ma in tal caso Diogene era in guai ben più seri di quelli che avrei potuto procurargli io con qualche scomoda domanda.
    Se non era tornato, probabilmente era morto oppure catturato. Il che voleva dire morto comunque perché se da quello che avevo capito usavano i ninja per fare i loro automi, allora Diogene, Shiltar e Hoshi sarebbero potuti divenire rispettivamente Sangue Diabolico, Ossa Diaboliche e Vento Diabolico.
    Chiedo che mandiate un messaggio a Kiri al più presto non appena dovesse tornare. Credo che tu sia in apprensione quanto me.
    Così montai su Yogan la quale spiccò nuovamente il volo, puntando direttamente e senza indugi verso Kiri.
     
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    Quanto tempo era passato? Un anno? Forse qualcosa in meno.
    E che ne era stato di Villa Mikawa? Il gruppo si era sfaldato? Cosa ne era stato dei miei piani di conquista e del lavoro fatto fino ad ora?
    Domande che mi assillavano la mente da mesi ormai, da quando avevo deciso che fosse arrivato il momento di tornare a casa. Ero stato lontano dal mondo accademico per molto tempo, impegnato in faccende forse più importanti dei miei stessi piani di conquista, e del mondo che mi ero lasciato alle spalle non avevo più avuto notizie. Per scelta, ovviamente. In ogni caso, a breve avrei trovato risposte a tutti quei quesiti: le alte mura del villaggio già si vedevano e il mio cuore aveva già preso a battere più forte.
    Per il momento l'unica certezza era che Oto fosse ancora lì, proprio dove l'avevo lasciato, e la porta del Fenrir era maestosa e intatta come sempre. Intanto il carretto avanzava fino a giungere sul confine delle difese del Suono. A parlare fu una voce familiare, più matura e sicura di come ricordavo.

    " Fermi li. Identificarsi o facciamo fuoco. "

    " Trasportiamo feriti. Necessitiamo delle cure del villaggio, di un pasto caldo e, perchè no, dei celebri intrattenimento che Oto offre. Veniamo da un lungo viaggio, dal paese della Roccia. Ho qui dei documenti che attestano quanto ho detto."

    " Tenete le porte chiuse. Io Ispezionerò il carico. "

    Così scese dalle alte mura con un balzo felino...anche il suo corpo era migliorato con il tempo; o almeno da quel poco che riuscivo a vedere dal buco fatto nella tela. Sentii i suoi passi avvicinarsi e vidi l'ombra della sua mano posarsi sulla carrozza, pronto ad svelarne il contenuto. La ciocca rossa entrò dall'apertura e con essa il volto di Goyo, il mio adepto che aveva in pratica preso il mio posto alle mura sin dalla ristrutturazione di Villa Mikawa. Mi fissò per diversi secondi, con la bocca e gli occhi spalancati, rigido come una barra di metallo.
    Fui io a spezzare quel silenzio, anchè perchè conoscevo il protocollo e le guardie sul gate non avrebbero esitato a renderci un porcospino in caso di situazioni "strane". E quella la era di certo.

    " E' un piacere rivederti Goyo. "

    " D...D....Diogene?! Io lo sapevo!!! L'ho sempre saputo che non eri morto! Ma cosa ti è accaduto?! "

    Fu solo il rispetto dei ruoli e la rigida formazione ninja ad impedirgli di saltarmi al collo come un ragazzino fa con il proprio padre. Si, perchè per lui io questo ero stato.

    " Parleremo dopo, con più calma. Devo poter arrivare alla villa senza essere notato, e necessito di Eiatsu e Fyodor. "

    " Tutto quello che vuoi, capo! Gli altri saranno felicissimi di vederti!!! Matsumoto e Yachiru avranno..."

    " Dopo. Devo prima mettere al sicuro il carico che porto ed essere aggiornato su tutto. Quindi non parlare a nessuno del mio arrivo, troverò io il momento più opportuno. Hanno aspettato fino ad ora, un giorno in più non farà differenza. "

    " Agli ordini. Alla villa però non è cambiato nulla, sarà difficile non farsi notare...questa sera dovrebbero essere di turno Ashiro e proprio Yachiru. "

    " Trova un modo per farli allontanare. Passerò per il pozzo e fa in modo che Eiatsu sia già li. "

    " Capo..."

    " Si ? "

    " Sono felice che sia tornato. "

    " Anche io. "

    E così ci salutammo. Scese dalla carrozza e con voce decisa ma più entusiasta, per un orecchio fino come il mio, avrebbe ordinato all'intero Gate:

    " Tutto in regola, aprite il portone! "




    CITAZIONE
    OT/ Questa giocata serve per riportare Diogene nel presente dopo gli accadimenti di Iwa. Segue a villa Mikawa / OT


    Edited by DioGeNe - 15/7/2015, 12:35
     
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    Mamma e papà erano molto strani, non riuscivo proprio a capirli. Negli ultimi mesi mi avevo cacciato di casa e non erano mai venuti nemmeno ad accertarsi se fossi vivo. Seppur fossi ancora piccolo non si erano nemmeno preoccupati per il fatto che non avessi un posto in cui dormire, abbandonandomi completamente. Senza nemmeno le conoscienza base per vivere al mondo, figurarsi per sopravvivere dopo essersi ritrovato da un giorno all'altro a dover dormire sulle panchine. L'inizio era stato devastante, Suna era caldissima di giorno, ma come in tutti i deserti la notte era terribile. Dovevo dormire sotto le stelle, quando ero fortunato trovavo qualche panchina o qualche posto in cui rintanarmi, ma nel quartiere non ero ben visto e chi mi vedeva mi mandata via, scacciandomi con la scopa se necessario. La notte faticavo ad addormentarmi, e la passavo a guardare la Luna, la mia compagna serale, l'unica che sembrava non volermi tradire mai.
    D'un tratto, dopo tutto questo tempo senza farmi sapere niente li avevo visti arrivare di corsa, nel vedermi da lontano erano scoppiati in lacrime. Stupidamente iniziai a piangere anch'io, credendo che i miei genitori fossero finalmente felici di venirmi a prendere e gli corsi incontro. Nemmeno il tempo di abbracciarli che mi avevano legato le mani, e subito dopo i piedi per portarmi a casa.


    Mamma!Mamma!!!

    Nonostante gli strani modi con cui mi stavano portando a casa ero tentato di perdonarli per quell'abbandono, forse dentro di me ero felice di esser stato recuperato. Poi, d'un tratto vidi che non stavamo facendo la strada normale per andare verso casa, ma ci stavamo dirigendo verso il confine. Non iniziai subito ad avere paura, quella venne dopo, per il momento ero incuriosito, non riuscivo a capire cosa stesse succededo.


    Sei sicura che sia la cosa giusta ? è pur sempre nostro figlio!

    Zitto! è colpa tua se siamo in questo casino! Non abbiamo altre speranze, se non la morte.

    Sicuramente non ci lascerebbe scampo... però che prezzo da pagare..


    I miei genitori iniziarono uno strano discorso, non riuscivo a capirlo, non avevo idea di cosa stessero dicendo. Però il tono di voce di papà era strano, come se fosse molto dispiaciuto, mentre il tono di voce di mamma racchiudeva diverse emozioni. Da un lato sembrava terrorizzata, ma dall'altro non avevo mai sentito tanta decisione e fermezza nelle sue parole.
    Poco prima del confine vidi un carro, i miei mi ci buttarono sopra e fissarono le corde che tenevano i miei arti alla spalliera del carro. Tra di loro borbottavano che dovevano essere sicuri che io non mi allontanassi.
    Dentro di me vivevo sensazioni strane, ero incuriosito da quello che succedeva, ma non riuscivo a parlare. Guardavo i miei genitori come se fossero matti, non capivo perchè non fossimo ancora andati a casa a fare la pappa.


    Mamma mamma andiamo a fare la pappa! la pappa!! Ho fame!

    Non riuscì a trattenere questo lato bambinesco nel momento in cui incrociai lo sguardo di mia madre. Vidi alcune lacrime rigarle il viso, ma pochi istanti dopo si riprese dall'emozione, e mi disse che avremmo fatto un bel viaggetto.
    Da li, partimmo. I miei genitori si posizionarono alla guida, e da dove mi trovavo non riuscivo a vederli, sentivo che parlavano con toni nefasti e il viaggio sembrò durare eternamente. Viaggiammo tutto il giorno, fino a notte inoltrata. Finchè non arrivammo davanti alle porte di un'altro villaggio. Perlomeno, questo mi sembrava visto che erano grandi quanto quelle di Sunagakure più o meno. Nella notte non riuscivo a vedere persone, eppure i villaggi erano posti popolati e pieni di persone sorridenti al mercato. Attorno a noi c'era solamente un silenzio sinistro, sembrava avvolgersi lentamente. I miei genitori iniziarono a tremare, scesero dal carro e mi dissero che da quel momento avremmo dovuto solamente aspettare. Dovevano vedere una persona importante, e che poi saremmo tornati a casa.


    Mamma io ho fame!!! Mangiamo mentre aspettiamo!

    Le dissi, implorandola. Da quando eravamo partiti da Suna loro avevano spiluccato qualcosa durante il viaggio, ma a me non era stato dato nulla per il momento, ed iniziavo a soffrirne terribilmente. Lei sembrò non udirmi inizialmente, poi si girò di scatto per darmi un gran ceffone. Non disse nient'altro, ma era chiaro che dovevo stare zitto, e attendere.
    Attendere cosa ?
     
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    Tre figure in avvicinamento...era da tempo che nessuno osava passare per il South. Ma quella volta era diverso; ci aspettavamo il loro arrivo, mi era stato segnalato da un paio di giorni e sapevo esattamente cosa fare con loro. Avrebbero aspettato qualche minuto in più del necessario, giusto per far salire loro ancora più paura. Tempo durante il quale i tre avrebbero potuto notare le guardie che, immobili accanto alle numerose torce che spezzavano l'oscurità, li fissavano con occhi severi...ad Oto non erano ben graditi gli estranei. Il rumore del meccanismo che apriva le pesanti ante avrebbero rotto quel silenzio insopportabile e una voce ad accompagnarlo sarebbe stata l'unico riscontro che la famiglia avrebbe ricevuto:

    " Seguitemi. "

    Una volta entrati, i tre avrebbero trovato la loro guida già in cammino sul viale di ciottoli che partiva dall'ingresso; portava un mantello nero che gli copriva quasi totalmente il volto. Non avrebbe risposto a nessuna domanda, nè tantomeno ne avrebbe fatta alcuna: avanzarono con passo costante e lento, superando i primi vicoli del villaggio e proseguendo nella campagna. Non molto tempo dopo arrivarono difronte ad un grosso cancello e solo a quel punto l'uomo parlò:

    " In fondo al viale. "

    [continua a Villa Mikawa]

     
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  7. Nevi
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    C6VD1F9
    Doveva ammettere che in quella giornata i servitori si stavano comportando in una maniera più strana del solito.
    Normalmente quando scappava perchè la richiamavano per assegnarle un qualche compito di minore importanza, se lei non si faceva prendere sgattaiolando tra cespugli e anfratti vari quelli la lasciavano perdere ad una certa, consci che tanto l'avrebbero punita i più grandi dopo appena l'avessero incontrata.
    Quella volta però stavano dannatamente insistendo!
    Possibile che fosse qualcosa di veramente importante? Insomma se correvano così tanto voleva dire che i piani alti gli avevano detto che avrebbero finito per punire anche loro, e non solo lei nel caso non si fosse presentata.
    Eppure per assurdo viste le loro capacità altetiche superiori alle sue doveva essere un gioco da ragazzi per loro, tuttavia vista la scarsa conoscenza che avevano del posto lei finiva sempre per riuscire a filarsela in qualche modo.
    Come sentì i passi sotto la tettoia allontanarsi e passare oltre l'angolo, si sporse reggendosi appena con le ginocchia e le dita mentre guardava a testa in giù di sotto per vedere se c'erano ancora delle persone.
    Non le sembrò di vedere nessuno, probabilmente erano davvero passati oltre!
    Sul suo viso si andò a formare un sorriso enorme mentre si catapultava giù di sotto, facendo appena una capriola a mezz'aria e riatterrando in piedi quasi in posa teatrale, sghignazzando divertita.
    Adorava prendere in giro quei tizi! Si credevano così furbi e le facevano sempre la voce grossa, però sapevano bene che lei poteva fregarli quando più avesse voluto e preferito!
    Da che per un istante era rimasta con le braccia allargate in alto, le riportò morbide lungo i fianchi intenzionata così a spostarsi nuovamente.
    Prima però com'era sua abitudine si sarebbe fatta sentire così da farsi rincorrere ancora, e visto che era una bella giornata di sole non avrebbero di certo avuto problemi a sentire la sua voce!
    Fece per voltarsi nella direzione in cui erano scomparsi, preparando già le mani a imbuto attorno alla bocca così da amplificare il suono quando proprio voltandosi, andò a sbattere contro qualcosa finendo così a terra.
    Si massaggiò appena per qualche istante la fronte, per poi rialzare lo sguardo e ritrovarsi davanti Goudo, il più anziano dei servitori nonchè quello che la conosceva meglio di tutti.
    A giudicare dal suo sguardo era tutto tranne che felice di vederla, però lei non se ne accorse nemmeno avendolo davanti. Anzi sorrise tutta contenta piegando leggermente il capo verso destra, mentre dondolava le gambe distese per lungo.

    Ehi Goudo! Che bello vederti! Come va? Mi hai portato i miei dolci? Eh? Eh?

    Un istante dopo si ritrovò caricata di peso sulle sue spalle per poi essere ficcata in un sacco nero della spazzatura.
    Inutile dire che iniziò a muoversi non capendo dov'era finita, vista la velocità a cui il tutto era avvenuto.
    Passarono circa dieci minuti prima che riuscisse a rivedere la luce del giorno, peccato che le persone davanti a lei non erano esattamente quelle che lei considerava i suoi amici più stretti.
    Il sacco fu cappottato a mezz'aria, lasciandola così irremediabilmente cadere fuori rotolando, per poi ritrovarsi ancora una volta seduta a terra con le gambe distese in lungo.
    Davanti a lei vi erano alcuni membri del consiglio che la stavano guardando torvi, le vene sulle loro fronti pareva stessero per esplodere!

    Oh! Anziani da quanto non ci vediamo! Come stanno le vostre mogli? Volete forse fare merenda con me?

    Improvvisamente uno dei due sbattè una mano a terra crepando il pavimento e facendo sobbalzare Goudo alle sue spalle, tuttavia lei non battè ciglio guardando sempre i due con aria divertita e spensierata.
    A volte c'era da chiedersi come mai le permettessero di fare quasi tutto, giustificandola ogni volta quando altri membri del Clan erano finiti morti ammazzati per meno.
    Lei però non si era mai posta dubbi del genere, era stata abituata a potersi comportare così e di certo non avrebbe smesso quel giorno.
    L'altro anziano che ancora non aveva dato in escandescenze prese parola, sebbene stesse faticando a mantenere un tono di voce basso.

    Yuzuki abbiamo un compito importante da assegnarti. Devi sapere che c'è stato un cambio al vertice un po' di tempo fa, per tanto vogliamo che te incontri il nuovo Capoclan e gli riferisci il nostro messaggio.

    Come sentì la notizia la ragazzina si portò entrambe le mani sulle guance, assumendo un espressione stupefatta per poi andare a poggiare i palmi sulle ginocchia e sporgersi in avanti verso i due.

    Ooooh! Quindi è uscito fuori qualcuno di ancora più forte?! Meglio così, non che mi stesse simpatico il vecchio! Eheheh!

    Si lasciò andare ad una risatina che i due non parvero particolarmente apprezzare, tuttavia a parte occhiatacce, promesse di punizioni non accadde altro e una volta che le fu detto cosa riferire l'incontro ebbe termine.
    Con un gesto della mano la congedarono mentre Goudo l'afferrava per la "collottola" della tuta trascinandola via, lei dal suo canto rimase per terra salutando con la mano a mezz'aria gli anziani mentre scompariva dietro l'angolo della porta, inoltrandosi così nel corridoio.
    Ora iniziava a capire come mai i servitori si erano impegnati così tanto quel giorno!
    Doveva ammettere che l'idea di incontrare il nuovo pezzo grosso la entusiasmava, se non altro sperava fosse meglio del precedente!
    Come il vecchio servitore la mollò nella propria stanza, quasi lanciandovela dentro, lei preparò tutto l'equipaggiamento e in breve fu pronta a lasciare il villaggio della Rosa d'Acciaio.

    [...]

    Dopo alcuni giorni di viaggio finalmente vide in lontananza le mura di Oto, in particolare il Cancello che si trovava a Sud.
    Doveva ammettere che non erano niente male e incurante di come potesse sembrare visto dall'esterna una persona che correva verso quello che era una sorta di posto di blocco, vi si lanciò contro senza attendere oltre.
    L'idea di vedere un nuovo Villaggio la mandava su di giri non poco! E poi chissà com'erano le persone del posto!
    Aveva sentito delle voci a riguardo però poca roba, e poi lei voleva conoscerle di persona.
    Una volta che giunse in prossimita delle mura rallentò un po' alla volta la corsa, trasformando quasi la camminata in saltelli alterni dati con una certa frequenza.
    Infine si fermò davanti a piedi uniti con un ultimo saltello, agitando visibilmente la mano mezz'aria e urlando a squarciagola.

    Eeeeeehiiiii!! Mi aprite per favore?! Vengo dal Villaggio della Rosa d'Acciaio e devo parlare con una persona!

    Come finì di dire queste parole tornò in posizione eretta da che si era sporta leggermente in avanti, portando entrambe le mani dietro la schiena congiungendole e sorridendo divertita.


    Edited by Nevi - 9/1/2016, 17:03
     
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    Dopo il macello dell'Est Gate la vita alle mura si era svegliata. Le guardie avevano trovato nuovi stimoli per passare ore ed ore a contemplare quegli immensi blocchi di pietra e, dopo molto tempo, Aloysius aveva iniziato a farsi vedere un po di più in giro. Non a caso avevo sequestrato ogni mazzo di carte, dado o giornale pornografico che ero riuscito a trovare; anzi, la verità era che le guardie stesse, soprattutto quelle del South Gate, avevano ripulito le mura da tutto timorosi di una visita a sorpresa del Mikawa.

    La prima nuova visita, tuttavia, fu del tutto inaspettata. Una ragazzina, di dimensioni minute e dall'aspetto strano si presentò davanti l'immenso portone saltellando come una gazzella. Non era affatto intimorita o spaesata, anzi esordì con voce allegra e spensierata; un atteggiamento che mai avevo visto prima difronte all'ingresso di uno dei villaggi militari più rilevanti del continente.
    Veniva dalla Rosa d'Acciaio, uno di quei posti di cui avevo sentito molto parlare ma che mai avevo visitato. Sapevo che era il villaggio natale di molti personaggi che avevano scritto la storia di Oto e non solo, che per anni avesse collaborato con l'Accademia per la formazione dei rispettivi chunin e infine che rappresentasse molto per il boss, nonchè la culla Mikawa stessi.

    In ogni caso, quella presentazione fu del tutto scarna per poter permettere il passaggio ad un perfetto sconosciuto. Chi era? Chi doveva incontrare di preciso e quale messaggio portava? La Rosa non era un alleato, nemmeno ufficialmente, quindi di motivi di fidarsi ve ne erano ben pochi.
    Quindi dalla cima della cinta muraria risposi a gran voce:

    " Pensi davvero che ciò sia sufficiente per entrare? Riprova, magari sarai più fortunata. "

    png

     
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    ::: continua da qui :::

    Giunsero nei territori del Suono in circa cinque ore. Avevano usato strade secondarie e un buon passo di marcia per tentare di non farsi vedere da più gente del necessario...l'Hokage può attirare tante attenzioni e Eiatsu era l'ultima cosa che avesse sempre cercato nella sua vita.

    Il giovane eliminatore non aveva ancora le idee chiare: gli era stata raccontata una storia, secondo la quale aveva perso la memoria fallendo la sua missione e tale risultato era, a tutti gli effetti, peggiore perfino ad una discreta morte. Aveva constato che a Konoha l'ospedale aveva ripreso smalto dopo il periodo d'oro vissuto con Alexandra e Iron: quei miseri fogliosi ci sapevano fare, erano competenti e ben attrezzati.

    Durante il viaggio il jonin fece domande di rito, piccoli test per testare l' "alleato" che da anni non tornava al giaciglio. Ovviamente parlare all'aria aperta di determinate faccende era per l'otese improponibile, ma iniziare a sondare il terreno non avrebbe esposto l'alleanza a grandi rischi.

    " Sai perché ero a Konoha? Puoi immaginarlo? Di certo non crederai che fossi lì per vedere la tua "incoronazione"... "

    E poi:

    " In quasi cinque anni le priorità sono cambiate Raizen; il mondo è evoluto in una strana direzione e noi abbiamo dovuto adattarci di conseguenza. Per di qua...se puoi, trasformati in qualcuno di meno appariscente."

    Quando l'alta cinta muraria si stagliò all'orizzonte, il ragazzo condusse il gigante verso l'ingresso Sud. Di certo Raizen ricordava che quello era il territorio sotto l'egemonia del Mikawa e, in effetti, non molti distante da lì era stato recuperato dagli uomini di Aloysius a seguito della crisi che gli era quasi costata la vita. Non a caso Eiatsu decise di passare proprio nell'esatto punto in cui lo avevano trovato.

    " Il presente è così monotono...i futuri sono molteplici e fumosi...ma il passato...il passato è l'unica risorsa da cui attingere con concretezza. "

    E quella frase, detta da una persona che passava la maggior parte del suo tempo a studiare e rianimare cadaveri, assumeva un significato tutto suo.
    A circa venti metri dal Gate, 21,5 per l'esattezza, si arrestò in quel punto specifico, decentrato rispetto le ante; si accucciò e prese un pugno di terra per poi gettarlo alle sue spalle con pacatezza.

    Gli uomini a guardia del posto erano in silenzio, immobili, e solo quando un uomo dalla capigliatura rossa si affacciò oltre i bastioni accertandosi dell'identità di quel figuro che aveva eseguito la giusta procedura di ingresso (l'ultima concordata), il gate si aprì quel tanto che bastava per far passare il più massiccio del due "visitatori".

    Eiatsu non era un ninja del Suono qualunque: essendo Aloysius il capo delle difese e l'eliminatore il suo braccio destro, era più alto in rango di Gojyo (il guardiano che da tempo prendeva il posto del Mikawa al South) e doveva dare conto a ben poche persone dei suoi spostamenti. Dunque nessuno fece domande su di lui e sul ninja che lo seguiva, al quale fu consentito di portare il suo equipaggiamento all'interno.
    Era questo il significato della parola "potere": la capacità di ignorare le regole, anche a costo di far correre al proprio villaggio in un enorme rischio, per un fine superiore. Il problema era che lo shinobi del Suono stava agendo d'istinto, cosa che non faceva mai, o meglio basandosi sulle imprecise informazioni custodite nella sua mente! La situazione era anomala ma lui doveva a tutti i costi accertarsi che non fosse stato compromesso e che Raizen fosse ancora un alleato su cui contare.



    Gojyo, intanto, aveva osservato tutto dall'alto sapendo esattamente cosa doveva fare: un corvo venne mandato ad avvisare la Villa dell'imminente arrivo, una visita che di certo si sarebbe rivelata per molti inaspettata. Gettando la terra dietro le spalle, il membro dell'associazione gli aveva segnalato di mettere tutti in guardia; non a caso quella era la prima volta che Eiatsu tornava da una missione con qualcuno al suo seguito.

    Una volta all'interno delle mura, la via per raggiungere Villa Mikawa sarebbe stata breve e proprio lì quel futuro tanto disprezzato da Eiatsu gli avrebbe tirato quel brutto scherzo che Raizen probabilmente aveva in mente: l'Hokage, al contrario dell'otese, sapeva che Diogenes era tornato!

    Era giunto il tempo di recuperare quell'incontro rimandato dal fato?



    CITAZIONE
    OT/ Temporalmente dovremmo essere nel 9/35 ;) / OT
     
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    Oltre i gate del suono






    Il Colosso non disse ad Eiatsu che il cappello serviva a poco alla luce del sole, ma dopotutto poco importava se qualcuno avesse visto qualche dettaglio del suo viso.

    No, non mi trasformerò Eiatsu, non per entrare in un villaggio alleato, ho degli amici alle porte, ma potrei avere dei nemici all’interno se mi fingessi qualcun’ altro.

    Alzò un sopracciglio sulla frase poetica di Eiatsu.

    Ma fammi il favore rovista-bare.
    Il passato è immutabile, il presente se non altro è imprevedibile, modificabile.
    Flessibile e duttile al contempo, strano no?


    Entrarono al south gate senza problemi, con sommo piacere di Raizen che potè evitare la solita trafila di consegna delle armi.
    Alzò una mano in segno di saluto quando passarono dal gate.

    Procediamo dunque?

    Chiese con semplicità ad Eiatsu.
     
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    L'ultima volta che aveva varcato quel cancello, probabilmente il più importante tra quelli che davano accesso al Villaggio del Suono e senza dubbio il più comodo giungendo da Konoha, era stata in circostanze ben diverse. Allora era stato convocato dall'amministrazione di Oto tramite i canali accademici per partecipare ad una missione interna al Paese delle Risaie insieme a Kato Yotsuki. E proprio per lui si trovava nuovamente davanti alla pesante porta, chiedendo di poter accedere alla cittadina. Ai guardiani avrebbe mostrato il proprio coprifronte, dato il proprio identificativo accademico ed infine dichiarato il proprio nome e motivo della visita. Shin Kinryu, di Konoha. Sono qui per motivi personali, devo far visita a una persona. Il giovane shinobi si guardò intorno. Quel giorno il cancello era particolarmente affollato, molti dei presenti erano lì probabilmente per il suo stesso motivo. D'altronde mancavano ormai poche ore alla cerimonia, ma aveva fatto più in fretta che aveva potuto. Le notizie viaggiano veloci, è quelle brutte lo fanno su ali nere. Se le guardie gli avessero chiesto se portava armi con sé avrebbe consegnato un piccolo rotolo, sormontato da un sigillo, entro cui aveva confinato tutto il suo equipaggiamento. Attese dunque che gli facessero cenno che poteva proseguire, prima di fare il suo ingresso nel Villaggio e dirigersi verso il luogo fatidico.
     
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    L'ACCESSO AL GATE



    Da quanto il Fedaykin aveva rimesso piede ad Oto si era subito reso conto che il lavoro da fare sarebbe stato veramente tanto. Senza aprire la parentesi sul Gate andato praticamente distrutto, Shinken si era immediatamente reso conto dei tanti cambiamenti che si erano oramai stratificati durante la sua assenza. Era certamente vero che di tempo ne era passato - ed il Paese delle Risaie aveva stabilizzato il suo dominio e la sua presenza su tutto il circodario - ma la quantità di gente che ora transitava per gli accessi al villaggio si era praticamente duplicata, se non addirittura quadruplicata. Per uno shinobi abituato ai vecchi ritmi ed alle vecchie direttive tutto questo era sconcertante. Più gente significava più controlli e quest'ultimi erano tutt'altro che andati pari passo con la crescita dei visitatori.

    Inoltre negli ultimi giorni aveva avuto un bel dafarsi con le stesse guardie delle mura. Solo alcune - e da quello che aveva intuito erano le guardie addestrate da Diogene in persona - erano effettivamente state addestrate alla difesa delle mura, tutte le altre - forse perchè non adeguatamente preparate - svolgevano il loro compito in maniera superficiale, e non c'era nulla che facesse più imbestialire l'ex guardiano di Oto. Il suo addestramento d'altronde - ai tempi della promozione al grado di Chunin - era stato portato avanti per intere settimane proprio lungo la cinta muraria del villaggio, seguito h24 da Sayaka Ookamikumo, il terrore dell'intero paese e forse una delle migliori Sensei di tutto il villaggio.

    Dopo aver passato intere notti a sorvegliare le mura (più per preoccupazione che per reale necessità), Shinken aveva prolungato il suo turno anche il giorno successivo, con la speranza di costringere con la sua presenza tutte le guardie a svolgere al meglio il proprio compito. Quando il ragazzo di Konoha si presentò al Gate, una delle guardie all'ingresso fece per avvicinarlo. Shinken si frappose frai due, fulminando con lo sguardo il sottoposto.

    - Ho bisogno di sapere il tuo grado, il motivo della tua visita e il nome della persona che dovrai incontrare. Aggiungo l'ovvia consegna del tuo equipaggiamento che verrà tenuto sotto chiave fuori dalle mura. "Motivi personali" non è una giustificazione accettabile per avere diritto di accesso ad un villaggio a cui non appartieni, Shinobi di Konoha. -


    Edited by Shinken Takatsui - 25/8/2016, 13:36
     
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    Tristi circostanze

    parte ii


    Shin osservò con attenzione il comportamento del guardiano con il sottoposto che lo aveva preso in carico. Era evidente la disapprovazione per la procedura seguita nel suo caso. Registrò mentalmente i lineamenti dell'uomo mentre rimaneva in silenzio, attendendo che l'otese parlasse. Non aveva nulla da nascondere e si espresse con il tono deferente del caso. Shin Kinryu, genin di Konoha e dell'Accademia. Sono in visita al Villaggio del Suono per incontrare lo shinobi Kato Yotsuki, di Oto. La motivazione è il funerale di un anziano membro del clan Yotsuki, cui vorrei rendere omaggio per il vincolo di amicizia che mi lega a Kato. La cerimonia si terrà tra poche ore nel quartiere del clan, all'interno delle mura. Per quanto riguarda le armi... Estrasse quindi il rotolo che aveva in precedenza preparato con un gesto lento della mano, mostrando chiaramente che il suo movimento non aveva nulla di minaccioso. Tutto il mio equipaggiamento è racchiuso qua dentro. Ho pensato sarebbe stato più comodo per tutti. Ovviamente non ho nulla in contrario se vorrete procedere ad un'eventuale perquisizione. La voce del foglioso era calma, sapeva come andavano quelle procedure avendo assistito diverse volte a comportamenti simili ai varchi d'ingresso o d'uscita del proprio Villaggio. Oto di certo aveva regole più ferree, ed era circondato da una fama decisamente poco rassicurante, ma era facile intuire che Shin non rappresentava poi una gran minaccia; in ogni caso si era guardato bene dall'irritare in qualsiasi modo i custodi del gate comportandosi rispettosamente, come sempre d'altro canto. Il giovane porse il rotolo in modo che lo shinobi potesse afferrarlo con facilità ed attese di scoprire se le spiegazioni fornite l'avessero lasciato soddisfatto.
     
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    L'ACCESSO AL GATE


    parte II



    gilbert_nightray_HISTORIA_accesso_alle_mura_bn


    - Genin di Konoha... e dell'Accademia. Piccolo cucciolo. -


    Continuò Shinken appena il giovane shinobi di Konoha ebbe finito di rispondere alle sue domande. I suoi occhi grigi rimasero fissi sul genin anche quando quest'ultimo protese in avanti il braccio - porgendo il rotolo al Fedaykin - ma di tutta risposta il jonin di Oto non si mosse. Il suo volto - anche se effettivamente proprio del suo non si trattava - non tradì alcuna emozione, anzi ne sembrava quasi privo. Nel tempo in cui il giovane alzò il braccio per consegnare l'equipaggiamento, il jonin aveva già rinunciato al senso della vista per concentrarsi sul suo eco-localizzatore. In poco e nulla analizzò il suo interlocutore senza che nemmeno quest'ultimo se ne potesse accorgere: un battito di ciglia e raccolse tutte le informazioni fisiche che quel suo dono gli permetteva di captare.

    - Bene, genin di Konoha. -
    Continuò mentre la guardia che aveva interrotto prendeva in consegna il tutto. - Ora puoi accedere al Villaggio del Suono. Verrai scortato sino al luogo del funerale e poi riaccompagnato qui al Cancello Sud appena avrai omaggiato il defunto Daichi Yotsuki. - Poi si girò, voltando le spalle a ninja di Konoha, incamminandosi in direzione delle villaggio. Il passo lento faceva intendere che sarebbe stato proprio lui a scortare il genin ma, se non fosse stato sufficientemente chiaro, non avrebbe mancato nel farlo presente verbalmente. Il turno alle mura di Shinken era concluso, il funerale sarebbe cominciato a momenti.

     
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    Tristi circostanze

    parte iii


    Shin osservò con attenzione il guardiano, anche se non poteva dire lo stesso di lui. Lo sguardo fisso dell'uomo sembrava attraversarlo e il genin della Foglia si sentì a disagio. Dopo alcuni istanti tuttavia la situazione si sbloccò e quelli, con voce priva di qualsiasi calore, dettò le sue condizioni. L'ultima volta che era stato convocato nel Villaggio del Suono allo shinobi era stato permesso di muoversi liberamente entro le mura. Si chiese se si trattasse di un'eccezione, dettata dalla convocazione ricevuta dalle autorità stesse del paese, oppure fosse stato semplicemente sfortunato quel giorno imbattendosi in una guardia particolarmente ligia alle regole. Dall'età dell'uomo che lo stava guidando con andare sicuro per le strade affollate della cittadina il Kinryu dedusse dovesse far parte della vecchia guardia, ninja cresciuti prima che gli ideali dell'Accademia fossero proclamati e fatti proprio dalla maggioranza degli studenti che vi sotto la sua egida si formavano. Ogni shinobi doveva ancora, naturalmente, figliale obbedienza al proprio Villaggio prima di qualsiasi altra cosa, e il genin non dubitava che ad Oto tale tradizione fosse particolarmente forte. Tuttavia, ricordava come se fossero state pronunciate il giorno precedente le parole di Hoshikuzu Chikuma. Uno shinobi poteva dirsi degno di quel nome solo se sceglieva di svolgere la sua missione ovunque, senza riguardo per le frontiere e le bandiere. Era parte integrante del suo nindo, il motivo per cui si stava impegnando con tutte le sue energie per diventare più forte. Loro erano i difensori di quel mondo. Ma forse questo l'otese non l'avrebbe capito mai. In silenzio, i due raggiunsero l'altura su cui doveva svolgersi la cerimonia. Il luogo era gremito di gente: evidentemente Daichi era un uomo rispettato da molti. In lontananza, Shin intravide Kato, ma decise di rimanere in disparte, lasciando che l'amico vivesse con tranquillità, per quanto possibile, quel doloroso momento. Lo avrebbe avvicinato a funerale terminato.
     
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