Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. leopolis
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    Mi aspettavo un qualcosa del genere, a dire la verità. Brutti tempi correvano la fuori; un giorno un pazzo minacciava il mondo con una guerra, un altro giorno un altro pazzo cercava di ricreare qualcosa per un scopo. Il villaggio, da quando ci ero tornato, non mi dava molte sicurezze: giovani ninja erano cresciuti, ma di ninja con dell'esperienza alle spalle ve ne erano dannatamente pochi. E poi c'era il Mizukage: per quanto me lo ricordavo, egli avrebbe saputo difendere il villaggio, ma quanto questo poteva costare? Un demone liberatosi fra quelle mura avrebbe portato via non poche vite umane. E sopratutto: Itai non era onnisciente, non avrebbe potuto percepite oltre ai suoi sensi, non avrebbe potuto trovarsi sempre e ovunque; evitare sempre e ovunque le morti dei shinobi kiriani; stare sempre a difesa di ogni singolo abitante del villaggio. Ci trovavamo in una situazione di stallo. Io non ero ancora riammesso del tutto, e dovevo dimostrare la mia fedeltà al villaggio visti i miei punti di vista cambiati; d'altro canto Itai sembrava essere rimasto l'unico shinobi valido all'interno di quelle mura dopo la morte di Shiltar. Dove erano le nuove generazioni che Itai mi aveva promesso di far crescere? Ripensandoci lasciai bollire il pesce per troppo tempo e questo si sciolse dentro l'acqua calda, cadendo a pezzi.
    "Merda" - pensai, tirandolo da fuori il pentolone e buttandolo direttamente nel secchio di immondizia.
    "Niente buon sushi a questo giro".

    Quando arrivai nell'ufficio del caro buon Itai Nara, vi ci trovai altri due shinobi: una ragazza che aveva qualcosa di simile a me stesso, oltre al cognome; e un ragazzo che sembrava essere in gamba. Attivai subito la [Vista Vitale], con gli occhi celati dietro a una maschera, per ricordarmi il colore delle loro energie vitali... per il futuro. In ogni caso, arrivato li, ascoltai le parole di Itai Nara e un segno di preoccupazione comparve sul mio volto: cosa vi era di così importante a Kiri, da interessare persino un nukenin di rango così elevato? Se vi erano oggetti di quel calibro, andavano assolutamente portati in un luogo sicuro al più presto possibile. Se il Mizukage aveva informazioni così riservate e assolutamente certe, doveva prendere l'oggetto in questione e portarselo sempre dietro, o nasconderlo in un luogo abbastanza sicuro, anche li, nel suo ufficio, ove un nukenin di rango A non avrebbe voluto ficcare il suo naso squallido. In ogni caso, non osai interrompete colui che alla fine avevo accettato come mio capo, e ascoltai fino alla fine. Per un attimo mi sembrò strano che Itai non volesse parlare dell'oggetto - era davvero così segreto? - ma compresi le sue motivazioni: Akira, di cui parlava, non era abbastanza per scongiurare un pericolo così grande.
    Quando arrivò a presentarmi, inchinai lievemente il capo in senso di rispetto ai due shinobi presenti. E quando chiese come saremmo riusciti a collaborare, non mi rimase che scuotere il capo.
    «Se ti riferisci a dei possibili attriti in squadra, Itai, puoi star certo che non ce ne saranno,» - dissi con fare sicuro al Mizukage. - «Loro sono il seme di questo magnifico villaggio, e sono sicuro che il nostro gruppo di guardiani funzionerà come un meccanismo solo. D'altro canto, inutile ribadire che farò di tutto purché essi siano sani e salvi.»
    Mi fermai per un attimo prendendo dell'aria.
    «Puoi dire come si chiama il nukenin?» - chiesi sincero. Di nukenin ne conoscevo un bel po', tra quelli con cui feci amicizia e quelli con cui combattei, e se mi fosse stato dato un nome, ne sarei stato felice, altrimenti...
    Guardai gli altri due.
    «Se dovessimo fare gruppo, vorrei anche capire che abilità avete, come ve la cavate... »
    Cos'era quello? In ogni caso, dopo aver detto la sua tacque.
    Aveva molte domande in mente, e molte di queste non potevano trovare una risposta in quella stanza
     
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