Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -Meika
        Like  
     
    .

    User deleted


    Ritorno a casa

    I




    Lo spirito delle sfortuna sembrava inseguirci accanitamente anche lì, nel rifugio e nella calda ed intima sicurezza di quella stanza che era solo per noi due. Akira mi trattenne, spazzò via con quel gesto i miei dubbi e le mie paure e con lentezza si riavvicinò a me per riprendere dal punto esatto in cui io avevo interrotto... quando dapprima giunse Sanjuro, dunque l'Eremita e per finire Samoru a rovinare quello che sarebbe dovuto essere un momento perfetto.
    Sentii l'imprecazione di Akira e sorrisi appena, dolcemente, non riuscendo realmente arrabbiata: sentivo il cuore in gola che batteva incessantemente ed il viso era arrossato per l'emozione, ma l'animo era leggero e la mente chiara e sgombra da qualsiasi pensiero. Dalla buccia di pera a questo... mi sa che Samoru e l'Eremita sono i Kami della sfortuna che abbiamo maledetto ultimamente. Sussurrai ad Akira, senza riuscire a trattenere una delicata risatina. Prima che Samoru si avvicinasse alla sua calda locandiera riuscii solo a passare una mano su i suoi capelli, scompigliandoli delicatamente.
    Poi il vecchio ma sempre arzillo marinaio decise di scambiare Akira per una avvenente donna e si avvinghiò a lui. Riuscivo a sentire il puzzo di alcool pure io e non potei far altro che allontanarmi.
    Mi scostai, a quel punto appena seccata (anche se la scena aveva un che di comico) perché non volevo altro che ci lasciassero in pace; tuttavia Akira, sfruttando ancora una volta le sue (povere) copie, riuscì a sfuggire alla salda presa di un decisamente voglioso Samoru. Rimasi per qualche istante a guardare la povera copia tra le braccia di Samoru indecisa se essere dispiaciuta per lei o compiaciuta del fatto che il ragazzo fosse riuscito a liberarsi. Un dubbio che durò poco: Akira si avvicinò nuovamente a me (che nel mentre avevo spostato il futon quanto più distante possibile da Samoru, l'Eremita che russava sonoramente e Sanjuro) e mi chiese - retoricamente - se poteva rimanere.
    Sorrisi, forse uno dei sorrisi più dolci che mi aveva visto fare, mentre con gentilezza mi stringeva a se. Povera copia però... è quasi crudele dissi spensierata mentre per la prima volta sentivo il suo corpo contro il mio in quel modo. Mi sentii benissimo.
    Lui parlò di concludere il "discorso" poi ed io sorrisi, senza riuscire ad evitare di arrossire appena. Siamo vivi...ripetei mentre chiudevo gli occhi e facevo scivolare una mia mano sulla sua per infilare le mie dita tra le sue. Senza stringere, semplicemente rimanendo così, stanca e felice. ... insieme.




    Quando al mattino mi svegliai dormivano ancora tutti. Ero ancora nella stessa posizione nella quale mi ero addormentata la sera precedente. Per un istante, quando ancora il sonno ottenebrava le mie percezioni, pensai che quello che era successo il giorno prima fosse un sogno ma la sensazione di avere Akira così vicino a me mi fece render conto che era tutto vero. Sbadigliai, osservando il cielo ancora un po' troppo scuro (probabilmente era passata da poco l'alba) e senza dire una parola mi rigirai piano, fino a posare il viso contro il petto di Akira.
    Sapevo che il sonno non sarebbe giunto e non volevo di certo svegliarlo, così rimasi ferma così, con gli occhi chiusi ad ascoltare il respiro del ragazzo (e l'assordante russare dell'Eremita che ad intervalli regolari lo sovrastrava).
    Quando lui si svegliò io aprii gli occhi per poi alzare lo sguardo verso di lui, dunque mi allontanai quanto bastava per poterlo guardare in faccia. Buongiorno... Mi resi conto che non sapevo più cosa dire o cosa fare. Mi conoscevo fin troppo bene, non sarei stata in grado di comportarmi come se nulla fosse accaduto: che lo volessimo o meno il nostro rapporto era cambiato e quel cambiamento mi lasciò un attimo spaesata.
    Così rimasi per qualche secondo così, con le gote appena imporporate, ma un dolce sorriso sulle labbra. Dormivano tutti: Samoru si era arreso al sonno, l'Eremita sfondava i vetri con il suo russare e Sanjuro era in un angolo, fermo... a far cosa non potevamo saperlo. Sarebbe durata poco, ero certa che finché quei tre elementi fossero stati nelle vicinanze sarebbe capitato qualcosa di brutto, però decisi di godere del momento, limitandomi a salutare Akira così come la sera prima eravamo stati interrotti. Scommetto che ora Samoru si sveglia e ci rotola addosso... e non era di certo un'ipotesi così strana. Ma nel mentre passai un braccio attorno al collo di Akira e lo attirai a me, godendo anche per dieci secondi la solitudine che ci era stata negata la sera prima.
    Pian piano tutti si alzarono e così feci anche io, costringendo Akira ad alzarsi a sua volta. Nottetempo i vestiti erano caldi ed asciutti, sebbene sgualciti come non mai, ma forte di giorni passati a preoccuparsi di necessità alquanto più urgenti li indossai senza troppi complimenti. Dopo una fugace colazione seguimmo Sanjuro e Samoru giù per un crinale e da lì verso la parte ovest dell'isola. Lì ad aspettarci era un seconda bagnarola assai simile a quella che era finita a picco nell'oceano. Sospirai, maggiormente tranquilla rispetto all'andata: Samoru era con noi, anche su una bagnarola non ci sarebbe potuto accader nulla.
    Durante il viaggio non ebbi voglia modo e voglia di parlare di quello che era accaduto. In uno spazio così ristretto non c'era un minimo di pace e Samoru era invadente come pochi. Così mi limitai ad essere me stessa, senza però riuscire a non sorridere di tanto in tanto quando la mente correva alla notte prima oppure quando - per caso o meno - il mio sguardo incrociava quello di Akira o le nostre dita si sfioravano.





    Giunti a Kiri Samoru ci lasciò e con Sanjuro ci dirigemmo immediatamente verso l'Amministrazione. Il Mizukage sarebbe stato estremamente felice di vedersi recapitato quel prezioso carico metallico. Non ero certa di essere così appassionata di Spade da volerne brandire una, tuttavia comprendevo quanto importante fosse che uno dei simboli della potenza di Kiri risorgesse dall'oblio in cui era stato cacciato. Per non parlare poi di Akira: da quando eravamo ripartiti custodiva quel metallo e sembrava decisamente eccitato all'idea di veder riforgate le Spade. D'altro canto, io non condividevo la sua eccitazione. Lui sperava di brandirne una, senza dubbio, ma lui era uno spadaccino... io no. Io ero l'antitesi di quello stile di lotta, ero un medico ed un'illusionista.
    Sulla soglia delle grandi porte dell'Amministrazione mi venne in mente ciò che aveva detto il Mizukage prima della partenza. Ricordi che il Mizukage aveva detto che pensava di promuoverci a Chunin? Rammentai, mentre salivamo le scale. Dopo gli eventi dei giorni scorsi la promozione era diventata così irrilevante che me ne ero del tutto scordata! Anzi, l'avevo totalmente rimossa sin da quando avevo visto le nuvole addensarsi all'orizzonte mentre viaggiavamo sulla bagnarola di Samoru verso Genosha. Dici che lo farà...?
    Sentivo sinceramente di meritarlo. Se la missione era riuscita nonostante quella serie di catastrofici eventi era perché io avevo attinto a tutta la mia forza mentale per trovare i modi più disparati per sopravvivere ed Akira era sempre stato lì, in prima linea, a difendere me. Due elementi essenziali, quasi complementari, che nella difficoltà estrema avevano dato tutto ciò che avevano per poter sopravvivere e portare a termine la missione.

    Molte rampe di scale dopo io, Akira e Sanjuro ci trovammo davanti la porta dell'ufficio del Mizukage. Tirai un lungo sospiro e bussai, per poi entrare una volta ricevuto il via libera. Una volta dentro chinai rispettosamente il capo verso il Kage dunque alzai lo sguardo, sorridendo appena. Mizukage-sama, missione compiuta. Abbiamo il metallo. Evitai di dire anche “e molta fortuna ad essere ancora vivi”.


    Edited by -Max - 6/12/2015, 15:52
     
    .
278 replies since 12/4/2010, 10:32   7442 views
  Share  
.