Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. -Meika
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    Ritorno a Casa

    II



    Il Mizukage parve perplesso riguardo Sanjuro. L'ormai ex-prigioniero era vestito in maniera assurda, tatuato anche più stranamente e si mise a parlare di previsioni assurde, visioni di pericoli ed a ballare per tutta la stanza del Kage. Sicché il Mizukage, con le dovute cautele dovendo lui ancora scontare una certa pena – era impossibile non notare quella minaccia – gli concesse la libertà sotto forma di un foglio da mostrare ad uno dei numerosi impiegati dell'Amministrazione.
    Una parte di me voleva seguire Sanjuro per vedere la faccia di questo poveretto quando tra una danza e l'altra lo sciamano gli avrebbe consegnato il foglio. Tuttavia ero in un certo modo contenta per lui: alla fine ci aveva aiutati contro l'Eremita e nonostante le sue stranezze non era una cattiva persona. Anzi, la storia che ci aveva raccontato (della quale del resto non avevo ragione di dubitare) mi aveva portato a stimarlo per quella dolorosa scelta del passato.
    A quel punto si venne a me ed Akira. Il Mizukage si alzò ed io mi sentii improvvisamente più debole sulle gambe. Disse ciò che in cuor nostro sapevamo ci avrebbe detto, ma che non potevamo avere la certezza che ci comunicasse. Eravamo chunin. Mi voltai verso Akira, sorridendo, allegra ed emozionata... felicità che venne rincarata dalla promessa di dover lasciare il ruolo di guardiana (comprendevo benissimo Akira ora che ero costretta lì) e che comunque i giorni di fatica intensiva erano terminati.
    Ma non riuscii a dir nulla, poiché la porta si aprì di schianto, facendomi sussultare. Feci un balzo all'indietro mentre un giovane uomo entrava ferito e barcollante, farfugliando qualcosa prima di svenire malamente.


    Immediatamente, prima che il Mizukage mi ordinasse di fare qualsiasi cosa, mi piegai su di lui. Lo girai, slacciai il pesante mantello e misi due dita al lato del suo collo, sentendo il suo battito regolare e vigoroso nonostante lo svenimento. Anche il petto si abbassava regolarmente: quell'uomo era svenuto probabilmente di stanchezza.
    Controllo se ha delle ferite, Akira, dammi una mano con queste bende, ma fa piano non vorrei che abbia qualcosa di rotto. Con lentezza riuscii a liberare Keiji da quelle numerose bende e vidi che aveva diversi ematomi sul petto, due più grandi ed uno al lato. Toccai la costola nel suo decorso, sentendo sotto le dita una irregolarità che non ci sarebbe dovuta essere ma lui non si svegliò. La costola era rotta con ogni probabilità, ma non era nulla di eccessivamente grave. Altre ferite minori erano spare un po' ovunque, ma nulla di realmente pericoloso. Posso curarlo, Mizukage-sama, ci vorrà poco. Dissi. Ha una costola rotta e questi ematomi sono parecchio brutti, gli faranno male per giorni se non li faccio riassorbire subito. Ma si riprenderà da se, tempo mezz'ora massimo. Datemi qualche minuti... Un alone verde comparve sulle mie mani, iniziando a rigenerare i danni con precisione. Normalmente per riparare una costa rotta ci sarebbe voluto solo riposo oppure un intervento chirurgico per rimetterla in sede, ma sentivo di poterci riuscire anche senza strumenti. Non c'ero mai riuscita, ma in quel momento, dopo essere sopravvissuta in certe condizioni per giorni, mi sentivo capace di far tutto.


    Dopo circa cinque minuti di fatica la costa era saldata e gli ematomi riassorbiti, ed il mio chakra decisamente ridotto in quantità. Ma sarebbe stato bene. Mi rialzai, osservando ancora una volta il ragazzo, stranita. Non posso rigenerare la sua fatica, Mizukage-sama, tra poco si riprenderà da solo. Dissi alla fine. Il Mizukage parve turbato ed anche io un po' lo ero. Perché quel ragazzo era entrato così? Possibile che ci fossero problemi dovuti al Flagello? Era evidente che fosse quella la parola che Keiji voleva dire prima di svenire.
    Sarei voluta rimanere lì per capire, ma il Mizukage parve di un altro avviso. Ci disse di andar via.
    Compresi che voleva parlare da solo col ragazzo. Chinai il capo, rispettosamente. Mizukage-sama, se ha bisogno del mio aiuto per curarlo, sono a completa disposizione. Non avevo potuto di certo controllare se gli organi interni erano integri, tuttavia il battito del cuore era forte e regolare, il respiro profondo ed apparentemente normale e persino il colorito, sebbene un po' pallido, non mostrava segni di alterazioni significative. Dubitavo che il mio aiuto fosse ancora necessario lì.
    Almeno per le mie arti mediche.

    Una volta fuori dall'ufficio del Kage feci un gran sospiro. No ok. C'era qualcosa che iniziavo a trovare divertente. Ti rendi conto? Siamo stati interrotti anche ORA! E mentre scendevamo le scale risi, risi perché la situazione nella sua serietà aveva assunto dei risvolti comici e non potevo non notarli.
    Fuori da quell'enorme palazzo mi ritrovai nella stessa situazione della mattina del risveglio a Genosha e dei giorni passati sulla barca. Cosa fare? Ehm... ascolta. No, non avrei voluto parlargli lì, fuori da un tetro palazzo, con ancora indosso i vestiti della missione. Era tutto affrettato, ed Akira non meritava parole affrettate.
    Ti va di venire a cena, da me? Chiesi, guardando un punto imprecisato vicino ai miei piedi. Cucino io. Così ecco... ehm.. festeggiamo la promozione... possiamo parlare un po'.Mentre parlavo ero arrossita decisamente.
    Lui sapeva che sarebbe successo, ne ero certa. Riusciva sempre a prevedere quando e come sarei arrossita. Poi ecco sì... finalmente senza Samoru... insomma hai capito, nemmeno due parole in pace stavo iniziando a vaneggiare. Akira a quel punto avrebbe potuto chiedersi: Samuro non c'era, ma tuo padre? Mio padre non era in casa: se il calcolo dei giorni che avevo fatto era esatto lui era ad acquistare materiale nel Paese del Te e non sarebbe tornato prima di altri due giorni.Poi ecco sì, mio padre è nel Paese del The a comprar roba per eh, non pensare a male... ecco.. hai capito insomma, avremo un po' di pace finalmente.. Aveva capito?
    Non ero riuscita a concludere una frase che fosse una. Allora, ti.. ti va?

     
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