Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    II



    Doveva esserci stato qualcosa che aveva intercettato l'interesse di Jukyu, perché pochi minuti dopo averla spedita a casa la porta si riaprì di botto. La bambina ansimava appena, segno che aveva fatto una certa corsa per tornare indietro.
    Che ci fai qui? domandai alla bambina, appena spaventato dal suo ingresso improvviso. Quante volte ti ho detto di bussare?
    Ho dimenticato gli shuriken! esclamò, ignorando il rimprovero. In effetti era vero. I piccoli proiettili erano dimenticati su un angolo della mia scrivania, oltre ai due conficcati al bersaglio.
    Lasciali qui Jukyu, non mi piace che li lanci senza nessuno che ti guardi dissi alla bambina, incrociando severamente le braccia al petto.
    Ma c'è la mamma! protestò lei, prendendo le armi. Cercava avidamente di apprendere tutto ciò che poteva, meglio che poteva, ma era innegabile che era incosciente come solo una bambina di sei anni e poco più poteva esserlo. E dato che sua sorella era immensamente più calma, tranquilla, timida e meno portata alle arti ninja, temevo ciò che sarebbe potuto accadere se Jukyu avesse convinto Nana a farle da cavia per qualche esperimento. La presenza di Ayame mi confortava, così come il suo assenso ad addestrare nostra figlia, ma non poteva dedicarle tutto il tempo del mondo dopotutto.
    La mamma è occupata con Natsu, non stressarla. Resta qui per ora ed esercitati finché non arriva Akira, poi fila via, va bene? La proposta sembrò allietare la bambina che saltò senza complimenti sulla scrivania e poi mi abbracciò, stampandomi un bacio rumoroso sul viso.
    Ehi attenta a correre addosso alle persone con quelle in mano! esclamai, riuscendo a schivare all'ultimo gli Shuriken di quel pericolo ambulante di mia figlia. Le baciai i capelli e la rimisi a terra. E per i successivi minuti lo studio fu nuovamente invaso dal rumore dei sibili degli Shuriken.


    Ora, ciò che accadde dopo non sarebbe di certo accaduto se Akira - come si dovrebbe fare - avesse bussato alla porta del suo superiore. Conoscevo l'Hozuki abbastanza a lungo da poter dire che lui non l'avrebbe mai fatto, ma certo quella punizione un po' karmica mi fece sorridere. Mi sentii solo relativamente dispiaciuto per la torta e ben poco arrabbiato con la mia innocente figlioletta che stava provando un lancio ad effetto convinta che non ci fosse nessuno in quella stanza.
    Di fatti quando l'Akira entrò, seguito da Yogan e poi cadde Jukyu si spaventò tremendamente. Era convinto di avergli fatto molto male, considerando anche il disgustoso spettacolo fornito dalla torta.
    AH! PAPA' L'HO PRESTO! esclamò, accorrendo verso di lui, convinta di avergli fatto davvero male. Non era quello il caso, data la scarsa forza della bambina e la grande esperienza di Akira, ma che ne sapeva lei? Lo sapeva Yogan che, alle spalle dell'Hozuki, iniziò a ridere sonoramente.
    Ti... ti sei fatto male? Non sapevo che entravi... Era raro vedere Jukyu contrita per un danno. Probabilmente perché alla fine tutti i disastri che combinava non facevano mai del male a qualcuno (a volte un po' a sua sorella, ma giusto un po').
    Sta bene Jukyu, tranquilla dissi alzandomi dalla sedia, vagamente divertito, offrendo una mano all'Hozuki per rialzarsi. Il pavimento dell'ufficio era un disastro di panna, glassa e frutti di bosco.
    Se avesse bussato come doveva non sarebbe successo nulla dissi, rifilando poi un buffetto sulla testa di Akira. Il deterrente della bambina nello studio poteva essere ottimo per costringerlo a bussare... anche se sospettavo che avrebbe preferito appostarsi dietro la porta, sentire cosa accadeva dentro origliando per poi entrare alle sue condizioni comunque.
    Va a casa Jukyu e non usare gli Shuriken in casa Sì papà E non usare tua sorella come palo per misurare l'effetto del lancio Sì papà E non stressare tua madre per farti allenare Ok ho capito, ho capito borbottò la bambina vagamente scontenta per tutte quelle raccomandazioni. Uscì a grandi passi, lasciandosi dietro la scena del crimine.
    Yogan rideva ancora.
    C... credevo l'avessi rimandata a casa disse la dragonessa, sedendosi come suo solito sull'angolo destro della mia scrivania. Akira avrebbe potuto notare che non era più la ragazzetta di tredici anni che era prima nella sua forma umana, ma ne dimostrava sedici ormai.
    Aveva scordato gli Shuriken. Tieni Akira, pulisciti trafficai in un cassetto, lanciandogli poi una manciata di tovaglioli imbustati che portavo dietro quando consumavo i miei pasti in ufficio. E poi siediti. In quest'ordine. Non volevo che mi sporcasse le sedie di glassa e crema.


    Una volta che fummo faccia a faccia quella scenetta comica fu dimenticata. Il mio viso era serio e non sembra preoccupazione. Presi la carta che Raizen mi aveva mandato e glie la porsi. Kubomi, nel frattempo, galleggiava distrattamente vicino Yogan.
    Akira questo draghetto è Kubomi, Kubomi lui è Akira Hozuki il capo delle squadre speciali di Kiri. Kubomi è un'evocazione dell'Hokage. Questa carta mi è stata consegnata dall'Hokage e contiene informazioni ed il chakra di un uomo che io ritengo essere con buone probabilità Shiltar Kaguya.
    Sapevo che quello avrebbe riscosso alcuni secondi di shock. Gli avrei lasciato il compito di analizzare la storia come avevo fatto io, ma c'erano diverse parti che erano mie supposizioni e riguardavano eventi dei quali lui non era a conoscenza.
    Il chakra che ho analizzato appartiene senza dubbio ad un manipolatore delle ossa, ad un uomo con affinità per il fulmine che a quanto pare sa molte cose che solo un certo manipolatore delle ossa e con affinità per il fulmine potrebbe sapere. Non ne ho la certezza assoluta, ma più che un fondato sospetto. E tacqui. Volevo vedere la sua reazione alla notizia che il vecchio Kage era, con ogni probabilità, ancora vivo.




     
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