Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    I

    Era una giornata molto tranquilla. Ciò che Kitori aveva visto era Yogan che volava, un panorama piuttosto come ormai a Kiri da quando ero Mizukage, ma io non la cavalcavo. Ero nel mio ufficio, un po' intento a dare retta ad una massa di carte (lavoro che occupava troppo tempo secondo il mio giudizio) un po' a dare retta a Jukyu che girovagava e si allenava sotto la mia (disattenta) supervisione.
    Avevo deciso di introdurla alle base dello Iaido e le avevo persino comprato una Wakizashi (senza filo) che per la sua altezza andava bene quanto una katana.
    Papà, papà, vado bene così? Mi domandò, attirando la mia attenzione dal foglio che stavo leggendo.
    Jukyu aveva assunto la posizione che le avevo insegnato [Immaigine], tenendo la spada nel fodero, senza muoverla. Controllai rapidamente la postura, appurando che era pressoché perfetta.
    L'attitudine marziale di Jukyu mi stupiva ogni giorno tanto quanto il giorno in cui l'avevo scoperta. Sette anni appena compiuti e capacità fisiche degne di un ragazzo che di anni ne aveva il doppio, nonché un'attitudine geniale alla manipolazione del chakra. Ero certo che se avesse continuato ad allenarsi mi avrebbe preso a calci senza problemi prima della maggiore età.
    Perfetta dissi e lei fece per sfoderare la spada.
    Non ti ho detto di farlo. Dissi, alzandomi. Lei mise un infantile broncio, ma rimase in quella posizione.
    Ma papà, non me lo dici mai. Brontolò, fissando avanti. Aggirai la scrivania fino a trovarmi dinanzi a lei. Mi piegai sulle ginocchia, posando una mano sulla sua testa.
    Vincere senza sfoderare la spada Jukyu. Ricorda questo. Il tuo avversario deve avere così paura di te che deve arrendersi prima che tu gli faccia vedere la lama.
    Lei rimase un attimo perplessa da quella spiegazione, ma non riuscii ad ampliarla perché qualcuno bussò alla porta.

    Apro! Ecco sì, Kitori non avrebbe avuto la voce del Mizukage ad accoglierlo, ma quella infantile di una bambina. Quando aprì la porta il Kenkichi si ritrovò dinanzi Jukyu Nara, con il suo metro e trenta di altezza, fissarlo dal basso.
    Uh?
    Jukyu, torna dentro. Vieni pure avanti. Dunque lo invitai ad entrare. Non sedetti dietro la scrivania, rimanendo poggiato su di essa, ma davanti. Jukyu ci saltò sopra con un salto atletico e ci si sedette, posando la spada sulle sue gambe che iniziò a dondolare.
    Allora? Chi sei? Non credo di averti mai parlato. Dissi, con tono tranquillo.

     
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