Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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  1. Youshi2
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    Il messaggio recapitatomi tramite i pipistreli, consuetudine ormai consolidata da parte del Juudaime, mi giunse durante una sessione d'allenamento nella sede della Mano Nera. Il sudore grondava copioso sulla fronte mentre ero intento a combattere con un mio compagno, entrambi privi d'armi e costretti dal sensei a non usare il chakra per migliorare le nostre prestazioni fisiche. La mia attenzione venne attirata dal pipistrello che iniziò a vorticarmi vicino alla testa, il mio avversario ne approfittò tirandomi un poderoso pugno dal mio lato cieco facendomi cadere a terra rovinosamente. Mi alzai di scatto rabbiosamente, pronto a ingaggiare nuovamente combattimento, aveva approfittato della mia distrazione per mettermi al tappeto e, soprattutto, come qualsiasi affronto non era mia abitudine accettarla senza essermi vendicato. Fermo, Youshi-san. Sei stato sconfitto, devi saperlo accettare girai rapido lo sguardo verso il sensei aprendo la bocca pronto a protestare No, l'errore è stato tuo ad esserti fatto distrarre dal messaggio del Juudaime. Devi imparare a non distogliere mai l'attenzione dal tuo avversario, oggi sei stato fortunato che sia stato un tuo compagno. disse con voce secca facendomi tacere. Io, compresa la lezione, mi inchinai prima in sua direzione e quindi verso il mio avversario Ora vedi di adempiere al tuo ruolo, il Kage ti cerca. Non farlo attendere Certo, sensei

    Il sole, concludendo il suo moto discendente oltre l'orizzonte, dipingeva di vividi colori cremisi il cielo e le gonfie nuvole che veleggiavano sul mare. Il coprifronte calato sul viso a nascondere l'occhio mancante, il mantello nero, sulla cui schiena era tracciata - con un sottile filo argento - una mano, nascondeva ai più l'equipaggiamento controllato e oliato poco prima.
    Mi misi a correre in direzione dell'amministrazione saltando dal tetto in cui mi trovavo fino a quel momento a quello successivo e così via, sfruttando i fili della luce che collegavano una casa all'altra, i balconi e i comignoli fino a giungere nel grande spazio che si apriva di fronte all'edificio amministrativo. Rapidamente mi mossi, una volta superato l'uscio, in direzione dell'ufficio del kage. Bussai una volta, un suono secco e fermo seguito dal silenzio, quindi dopo aver atteso un segno, sarei entrato calando il cappuccio tenuto alto fino a quel momento. Il mio sguardo, rapido, si mosse da prima verso Ryuu-san, quindi verso l'uomo alto dai capelli corvini e gli occhi azzurri, poi in direzione del ragazzo dai capelli arancioni; erano entrambi più alti di me di circa una ventina di centimetri, se uno aveva almeno una decina di anni in più di me l'altro non riuscivo a capire, supposi di sapere perfettamente chi fossero.

    Il primo era Etsuko Akuma, chunin di Kiri, da poco tornato a disposizione del villaggio. Gli informatori della Mano Nera ci avevano riportato che al suo ritorno notturno alle mura aveva creato abbastanza baccano con il guardiano Ryuu-san. Apparteneva al clan Akuma, maestri delle illusioni che applicavano grazie al loro doujutsu; quel clan mi era noto per via di Seinji Akuma sul cui passato stavo lavorando personalmente da quando avevo perso l'occhio.
    Il secondo viso, invece, mi era capitato tra le mani durante il solito resoconto mensile rispetto ai neo genin promossi dall'Accademia. Si trattava di Akuraguri, nel dossier a mia disposizione non mi era stato fatto presente quale missione avesse condotto per meritarsi il passaggio di grado, ma sicuramente non era passato da Genosha senza che ne fossi stato informato. E questo mi indispose, il Liceo di Genosha era un progetto ambizioso che necessitava di essere testato, provato e perfezionato; oltre che a permetterci di formare ninja spietati e balbuzienti intimoriti dalla propria ombra. Per questo, sebbene l'accademia l'avesse promosso a genin, sarebbe stata mia premura - se non avesse voluto assumersi l'onere il Kage stesso - portarlo a fare un giro nella gelida isola per testare la sua indole.

    Il mio sguardo si appoggio fermo sull'elmo di Kensei-sama, compii un inchino rispettoso e con voce asciutta avrei detto A sua disposizione come da lei ordinato, Juudaime-sama
     
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