Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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  1. Pyotr
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    Panico



    Il discorso del Kage si fece più serio, con le parole che pesarono sulle spalle di Akuraguri. Aveva già compreso come il suo essere avventato e arrogante avrebbe potuto portare a conseguenze disastrose e forse mortali per i suoi compagni, ma era sempre stato conscio e convinto di avere delle buone capacità. Il sapere di non essere stato allenato o testato nella maniera in cui il Mizukage aveva richiesto lo mandò in crisi. Aveva davvero passato le prove? Era davvero degno di partecipare a quella missione ? Ne aveva le capacità? Lo stomaco? La forza mentale?

    Il castello di carte costruito così abilmente all'interno della sua mente venne fatto crollare in meno di un attimo, da una manciata di parole. Aveva già compreso di non essere più forte di altri, ma la poca forza che pensava di avere, stava venendo distrutta. Questi dubbi iniziarono a vagare, numerosi e pesanti, all'interno della mente di Akuraguri, che ogni secondo che passava, cadeva sempre di più in una spirale di pensieri sulla propria forza ed utilità. Così, non si accorse dell'uscita di Sanjuro, come non sentì la spiegazione del Kage su quella figura.

    Si svegliò da quello stato solamente nel bel mezzo della spiegazione del piano, alla pronuncia del suo nome. Dopo aver ascoltato attentamente ad entrambi i piani ed essersi ritrovato senza domande, Akuraguri stava aspettando un momento per togliere il disturbo ed andare a dormire. Voleva scacciare quei pensieri dalla sua mente, prima di partire per la missione. Tutto ciò non fu possibile, dato che il Kage chiese al genin di fermarsi davanti alla porta dello studio, nel corridoio.

    Una volta fuori dalla stanza, Akuraguri venne assalito di nuovo dai dubbi, corroborati dall'essere stato richiesto proprio dal Kage. Cosa voleva da lui? Voleva testarlo nuovamente ? Voleva capire se egli fosse abbastanza forte? Non aveva ancora compiuto niente. Era un nessuno. Chi aveva pensato di essere? Quale forza aveva pensato di avere? Un neonato era più forte di lui, una formica. La testa gli faceva male, le mani gli tremavano, il sudore correva sulla sua pelle. Panico.

     
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