Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -Max
        +2   Like  
     
    .
    Avatar

    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

    Group
    S. Mod
    Posts
    29,631
    Reputation
    +1,307

    Status
    Anonymous

    Gli Abiti della Nebbia


    I

    Ero rientrata da quattro giorni quando ricevetti la convocazione dal Mizukage. Ero tornata direttamente nella vecchia casa dei miei genitori, in quella che abitavano prima di trasferirsi al palazzo del Mizukage. Non ricordavo minimamente né dove fosse, né come accedervi. Forse ero stata troppo avventata. Del resto ero stata davvero piccola quando avevamo traslocato. Una serie di fortunate coincidenze però riuscirono a farmi recuperare una chiave (lasciata da una vicina di casa in caso di emergenza e dimenticata per anni in un vaso portaoggetti, sepolta da innumerevoli minuterie). Avevo passato due giorni a pulire la polvere.
    Presi posto nella mia vecchia stanza, priva di qualsiasi mobile. Vi stesi un futon e mi poggiai su esso, mettendo le braccia incrociate a sostenere la testa. Ero stanca, sia fisicamente che mentalmente, per cui rilassarmi mi venne facile. E mentre piano piano scivolavo in un dormiveglia leggero, la mente, traditrice, tornò ad indugiare sui ricordi. I maledetti ricordi.

    Mi svegliai, di soprassalto, sentendo la gola serrarsi ed il cuore martellare all'impazzata. Non vedevo la stanza davanti a me, ma mio padre che si voltava, tenendo il cadavere insanguinato di Ayame tra le braccia. Non riuscivo a vedere l'espressione di lui. Presi a tremare, violentemente, tenendomi con la mano sinistra il petto mentre con la destra cercai affannosamente qualcosa sul comodino.
    Era un kunai. Un singolo kunai, che presi con la mano sinistra (ero mancina, del resto) cercando fi fermare i tremiti. Lo impugnai, guardandomi l'avambraccio destro.
    La faccia volare era un continuo di tagli. Dal polso a metà strada fino al gomito, si sommavano molteplici ferite. Alcune già cicatrizzate, altre fresche, e tutte le vie di mezzo. Lacrime iniziarono a cadermi dagli occhi, sentii l'odio per ciò che stavo facendo combattere con la necessità di doverlo fare, con la pulsione inspiegata che mi richiamava a ferirmi per calmarmi. Poi, calai il coltello.
    Un singolo taglio orizzontale, né troppo profondo da essere pericoloso, né troppo leggero da non far male. Un rivoletto di sangue ne uscì ma si asciugò sulla pelle prima che potesse gocciolare sul futon. Gemetti per il dolore, ma subito dopo sospirai di sollievo, mentre ritrovavo il controllo di me.
    Non posso andare avanti così mi dissi. Non è normale, non è sano... Ma non mi sarei fermata. Quella strana forma di autolesionismo era l'unica cosa in grado di tenerla ancorata alla realtà. Per qualche ragione a lei non chiara. E più si feriva, più si rendeva conto di non poter cancellare quella sensazione di morte incombente senza quel dolore.



    Non avevo dubbi che la notizia del ritorno della figlia del nono Mizukage sarebbe giunta presto alle orecchie del Decimo. Aveva intenzione di presentarsi lei stessa, ma era stata anticipata sul tempo. Mi preparai per uscire ed essere perfettamente puntuale. Misi la fascia attorno al braccio destro, dalla spalla alla punta delle dita, nascondendo completamente qualsiasi ferita sotto un accessorio che avrebbero potuto indossar tutti.
    Mi richiusi la porta alle spalle e percorsi strade famigliari, dirigendomi verso il palazzo dell'Amministrazione. Verso l'ufficio di mio padre.
    No.
    Non era più l'ufficio di mio padre.
    Avevo passato lì dentro molto tempo, specie dopo che il mio precoce talento era esploso. Itai tendeva a tenermi più vicino a se, a darmi lezioni quando non era impegnato con altro. Sarebbe stato strano ritornarvi senza trovarlo lì, dietro la scrivania, con Yogan in forma umana al suo fianco. Pensai con nostalgia a Yogan, che per prima si era accorta della mia precocità nelle arti ninja. Probabilmente era in giro mio padre.
    Quei pensieri accompagnarono i miei passi fino al Palazzo, che guardai da piano terra con aria di sfida. Non ero lì per pensare ad Itai Nara, ma a me stessa, ed al mio futuro. E dato che certamente il mio essere sarebbe stato definito dalla sua ombra ingombrante, quel primo momento doveva essere il primo decisivo passo verso la mia autodeterminazione.

    Il Decismo Mizukage era Kensei. Lo ricordavo, vagamente, e ricordavo che quando ero bambina mi faceva paura. Con il suo elmo, la sua voce metallica e la sua aria tetra. I pensieri semplici di una bambina, del resto, non comprendevano altri tipi di timori. Quelli che provavo in quel momento. La consapevolezza di essere al cospetto con il ninja più forte di Kiri.
    Avevo abitato sotto lo stesso tetto del "ninja più forte" per tutta la mia vita. Ma non avevo mai pensato a quello, anche quando ero diventata una Kunoichi. Itai era mio padre, non mi avrebbe mai fatto del male. Non volontariamente. Kensei aveva il potere di farlo, l'autorità di imporlo e l'aria di chi non avrebbe avuto rimorso.
    Parlò, e per prima cosa, con mia sorpresa, si rivolse a me.
    Sentii gli sguardi di tutti su di me, e li trovai fastidiosi. Istintivamente il braccio sinistro strinse il destro, quasi avessi paura che quegli sguardi potessero penetrare gli strati di tessuto e scoprire il suo segreto.
    Non abbassai lo sguardo, sostenni quello del Mizukage. Io, osservata speciale?
    Pensavo di essere solo la figlia di... di Itai Nara dissi, avendo quasi difficoltà a pronunciare quel nome. Chissà come avrebbero reagito gli altri. Dubitavo avessero sospettato la mia reale identità. Non sapevo di essere un'osservata speciale. Ma Mizukage-sama, se mi chiede cosa sono, io non so risponderle davvero. A quel punto, abbassai lo sguardo. So solo di essere una Kunoichi di Kirigakure no Sato. Con tutto ciò che questo comporta. Sono... troppo giovane, me ne rendo conto bene. Devo crescere, definirmi, trovare la mia strada. Ma qualsiasi strada sia, è qui, in questo Villaggio. Non lo abbandonerò come ha fatto mio padre. Ed a quel punto, rialzai lo sguardo. Una gelida furia brillava nei miei occhi. Perché tutto ciò che avevo detto era vero, animato dal più sincero dei propositi. Itai, distrutto, avevo abbandonato tutto. Kiri e me. E lo odiavo per quello. Lo odiavo tanto quanto l'avevo amato come padre per tutta la mia vita. E non avrei ripetuto gli stessi, stupidi e tragici errori.


     
    .
278 replies since 12/4/2010, 10:32   7466 views
  Share  
.