Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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  1. Youshi2
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    I

    Quando non mi trovavo al di fuori dei territori di Kiri, per missioni o ricerche personali, ero solito trascorrere il mio tempo all'interno della sede della Mano Nera. Avevo da poco finito una sessione d'allenamento e, all'interno di uno stanzino sotterraneo, studiavo i rapporti riguardanti l'invasione di Cantha e lo scontro, avvenuto al Tempio, tra Seinji, Akira, Ryuu e Keiji Kagome. Era quell'ultima figura, infatti, ad avere attirato il mio interesse, c'erano state diverse informazioni che lo riguardavano e che avevo raccolto in molteplici occasioni: prima di tutto, il mio interesse nasceva dal fatto che non sapessi nulla su di lui e, considerato il ruolo avuto durante il kagecidio, la cosa mi sembrava quanto meno particolare soprattutto scoprendo la mancanza di informazioni che, in un secondo momento, una volta iniziate le ricerche, scoprii esserci su di lui; in secondo luogo, era coinvolto nell'omicidio avvenuto diversi anni prima sulla scogliera di Kiri le cui dinamiche e motivazioni erano state palesemente insabbiate, improbabile, infatti, che dei lupi lasciassero dei segni come quelli riportati sulla vittima e segnalati nel rapporto firmato da Akira in persona; a ciò si aggiungeva il fatto che fosse il precedente proprietario di Unagi, la spada ora in possesso dell'attuale Mizukage, ma non trovavo la data precisa in cui era avvenuto il passaggio all'interno dei documenti in cui si è soliti segnare quel tipo di eventi. Insomma, sembrava vi fossero una serie di briciole che tracciavano un sentiero verso quella figura, ma che si perdevano in un alone di oscurità determinato dalla mancanza di documenti su di lui, cosa particolare considerata la precisione con cui i segretari della Mano Nera erano soliti catalogare gli avvenimenti all'interno del Paese della Nebbia.
    La mia attenzione si era soffermata sull'evidente mancanza di diverse pagine all'interno di un fascicolo, che passavano da due a cinque, quando venni interrotto da uno dei pipistrelli della Baronessa che fece capolino dalla porta. Aprii la lettera che portava con sé e lessi il contenuto rapidamente, quindi la richiusi appoggiandomi sullo schienale della sedia e passando la mano sul mento. La convocazione era stata fissata per la mattina seguente nell'ufficio del Mizukage, nulla anticipava quali sarebbero stati i punti del giorno, ma la cosa non mi stupì: Kensei-sama era solito riferire le cose a voce per assicurarsi che le sue direttive venissero comprese in tutte le sue sfumature. Scrocchiai il collo, controllando l'ora e riprendendo la lettura dei fascicoli recuperati negli archivi delle squadre speciali. [ Nota Come accennavo al Robatayaki, mi piacerebbe giocare un'indagine sulla figura di Keiji. Magari potresti cogliere l'occasione e darmi qualche informazione in più su di lui. Banalmente non so come, a livello ufficiale, sia morto ne quando]

    [. . .]

    Il mattino seguente apprezzai la coltre di nebbia che, alle prime luci dell'alba, filtrava i raggi del sole sulla città di Kirigakure no Sato. Mi sentivo più a mio agio durante la notte e, per questo, rifuggivo la luce solare, quindi qualsiasi evento atmosferico che la smorzasse era sempre ben accetto. Conclusi gli allenamenti mattutini, fatta una rapida doccia e indossate le mie solite vesti, mi diressi verso l'amministrazione muovendomi calmo tra le strade del villaggio. Non venni trattenuto da guardie o altri lavoratori degli uffici: erano, d'altronde, piuttosto abituati a vedermi andare a colloquio con il capovillaggio.
    Quando varcai la porta dell'ufficio del Mizukage rimasi leggermente interdetto nel trovare una kunoichi che non avevo mai visto, i motivi della sorpresa - sebbene poco era stato lasciato trapelare dalla mia espressione - erano semplici: non sapevo che erano stati convocati altri ninja, cosa che potei notare dalla presenza delle sette sedie dirimpettaie la scrivania del Kage, ma, soprattutto, non conoscevo minimamente quella ragazza. La cosa mi incuriosì, considerato che, dato il mio ruolo all'interno della Nebbia di Sangue, ero solito - se non direttamente, quanto meno indirettamente tramite i rapporti del villaggio - essere a conoscenza dei genin o, comunque, dei futuri ninja del villaggio.
    Il mio occhio si posò placido verso l'elmo di Kensei-sama e, con un leggero - ma non per questo meno sentito - cenno del capo, gli rivolsi i miei omaggi. A rapporto, Mizukage-sama Dopo di che mi feci zitto, posizionandomi in piedi dietro allo schienale di una sedia attendendo sia gli altri ninja convocati che le spiegazioni per quella chiamata.

    Il capovillaggio prese parola una volta che tutti si fossero presentati nel suo ufficio e dopo averci invitato a sederci, tirai leggermente il labbro obbedendo ai suoi ordini: avrei preferito decisamente rimanere in piedi, la situazione doveva prevedere che rimanessimo in piedi al suo cospetto, perché invitarci ad accomodare? Comunque sia, malgrado non apprezzassi quell'abbassamento di tono, obbedii. Le sue prime parole mi riportarono alla memoria lo scontro avvenuto nell'isola ghiacciata di Genosha con Fudoh, là, infatti, concluso il combattimento ci aveva promesso che saremmo stati convocati in amministrazione a seguito della nostra buona condotta. Un leggero sorriso si aprì sulle mie labbra: per indole non si allontanava molto dal mio maestro, entrambi non riuscivano a perdere il tono duro e severo nemmeno in quei rari momenti di lode, mi sarei proprio divertito nel vedere come avrebbe riconosciuto gli sforzi dei suoi ninja. Prima di fare ciò invitò la ragazza a presentarsi agli altri ninja presenti nell'ufficio, non le mossi uno sguardo finché non dichiarò la sua semenza: era la figlia del precedente Mizukage, Itai Nara. L'uomo a cui, diversi anni prima quando mi aveva concesso l'onore di entrare nella Mano Nera, avevo promesso che ne sarei divenuto l'ombra, ma, per volere del destino, fu del suo successore che ne divenni un fidato ninja. Rimasi impassibile ascoltando le sue parole con rinnovata curiosità, se da una parte apprezzavo il fatto che si ritenesse una kunoichi di kiri, dall'altra non capivo perché continuava a definirsi giovane, troppo giovane. Come mi aveva insegnato Ossuri-sensei durante i miei allenamenti, gli shinobi non hanno età se non il calcolo degli anni di addestramento. Le rivolsi un ultimo sguardo cercando di decifrare, dalle fattezze e della prossemica con cui si rivolgeva a noi, l'età e la maturità della ragazza e non mi sembrava essere molto minore di quando suo padre mi aveva accolto nelle squadre speciali, ma, effettivamente, la mia strada era stata segnata da altri fin da quando ero piccolo e i miei obiettivi chiari fin da subito. Era comprensibile, allora, che la ragazza si ritenesse troppo giovane. Comprensibile sì, ma non condivisibile, la giovane età non era ciò che la limitava, lo erano le esperienza, proprio come lei stessa aggiunse poco dopo.
    Il mio sguardo si mosse verso l'elmo di Kiri, le labbra si schiusero in un sorriso divertito e violento, il Rito avrebbe aiutato la ragazza a trovare la sua strada e, oltretutto, avrebbe soddisfatto la mia curiosità nel vedere combattere la figlia del celebre Itai Nara.
     
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