Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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  1. Shiltar Kaguya
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    Falce dei Kaguya


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    Sette Sedie ed una Poltrona



    Era una giornata come tante in ospedale a Kiri: avevo fatto il solito giro dei pazienti, chiacchierato un pò con quelli che venivano più spesso da quelle parti per talune terapie o controlli, disquisito con i vari dottori ed infermieri delle strategie terapeutiche da portare avanti, restando molto sul vago per il caso del Terumi con la dissenteria, con spiacevoli problemi extra legati alle abilità del suo clan.
    Ma sto divagando, scusate.

    Dicevo: era stata una giornata normale ed ero infine tornato nel mio ufficio da Primario lì in ospedale, che era anche la mia abitazione, sulla mia poltrona girevole con ruote e stavo usando il mio controllo del chakra naturale-gravitazionale per spostarmi avanti ed indietro per l'ufficio.
    Lo so, lo so cosa pensate: "Ma Fudoh! Sei il Primario dell'ospedale di Kiri, se aprissero la porta e ti trovassero a giocare sulla tua poltrona?"
    Non è un comportamento serio, lo ammetto, ma era il modo migliore per non riflettere sul problema che mi rodeva negli ultimi mesi.
    Tutti potevano chiamarmi "Fudoh", persino "Dottor Fudoh" o "Fudoh-san", ma come avevo scoperto a Tsuya, io ero una Terza Generazione degli Dei Guerrieri, le cosiddette Armi di Iwa, ero "Sangue degli Dei": al pari dell'Isola dell'Abete, ero la prigione, di una parte, di una gigantesca arma di distruzione di massa. Da qualche parte c'erano anche altre due prigioni dello stesso Dio Guerriero... avevo dei fratelli (o sorelle, da ciò che avevo visto a Tsuya).
    Inoltre, io non ero nato, ero stato creato.
    Tutte cose che mi davano non poco da pensare, chiedendomi esattamente quale dei restanti Dei Guerrieri fossi, ma, più di questo, io ero un medico e come tale volevo guarire gli esseri viventi (tranne i demoni bianchi che infestavano le coste e le strade di Kiri), compresa la Seconda Generazione: volevo ritrovare le altre Armi, i miei antenati, e curarli... liberarli!
    Anche se il Gashadokuro aveva dimostrato che non sempre tendevano ad essere riconoscenti di tutto ciò.
    Avevo pochissime tracce su dove si trovassero gli altri, giusto qualche informazione sul Kappa datami da Yato-san, ancora meno sapevo, soprattutto, di me stesso: come facevo ad avere ricordi solo degli ultimi otto anni, o poco più, dimostrarne diciotto ed essere la prigione di qualcosa che era stato sigillato circa tremila anni prima?

    Quindi, per non pensare a tutto questo, ed al fatto che la più plausibile traccia poteva essere ad Iwa, passavo il mio tempo libero a spingermi avanti ed indietro, con il mio controllo del chakra gravitazionale-naturale, sulla mia bella sedia girevole.

    Questo almeno, finché non sentii i soliti urli in giro per l'ospedale, che indicavano l'arrivo di uno dei pipistrelli messaggeri di Elmo-san.
    Non tutti si abituano facilmente ad un pipistrello che entra in ospedale e svolazza per i corridoi, almeno avevo spiegato alle infermiere di non cercare di scacciarli.
    Così, sceso dalla mia poltrona, andai ad aprire la porta, trovando il pipistrello che ci sbatteva contro, per bussare. Vi ho visto, che potete prendere anche forma umana, voi pipistrelli, non sarebbe più comodo per bussare?, avrei chiesto al chirottero, ringraziando poi per la missiva.
    Quando il topo alato avesse lasciato l'ospedale, avrei, come sempre, controllato che non fossero rimaste tracce di guano a segno del suo passaggio. Prima o poi devo segnalare ad Elmo-san la mancanza di igiene in questo sistema di comunicazione.

    Finito l'ulteriore giro di controllo, sarei tornato nel mio ufficio ed avrei aperto la missiva: una convocazione per l'indomani a Palazzo.
    Chissà di che si tratta? Qualche missione? Qualche ulteriore lagna filosofico-etica sulla giustizia kiriana?, validi timori, se volete sentire il mio parere. Ad ogni modo, avrei scoperto il tutto l'indomani.

    [...]

    Quando arrivai nell'ufficio di Elmo-san scoprii che la riunione era abbastanza globale: c'erano ben sette sedie al di qua del tavolo del Juudaime e poi l'Inquisitore stesso dall'altra parte, con le spalle che davano su una gran bella e gigantesca vetrata, unico elemento di buon gusto in tutta la stanza.
    Bella miglioria! Meglio del resto del mobilio., ovviamente tenni quel pensiero per me e, semplicemente, feci un inchino verso Elmo-san: Mizukage-sama, come richiesto, sono a rapporto., avevo sentito parte delle parole di chi era arrivato prima di me, quindi più o meno seppi cosa dire.

    Poi, mi voltai verso gli altri presenti: Youshi-san, Etsuko-san, piacere di rivedervi., avrei salutato i due chunin, quindi avrei guardato la ragazzina che mi risultava del tutto sconosciuta.
    Sapete, mi passò per la mente la tizia di Azumaido che avevo conosciuto l'ultima volta che ero stato in quello stesso ufficio, ma decisamente non ci somigliava, esclusi di conoscerla, di conseguenza e per ogni buona educazione, feci un leggero inchino anche verso la suddetta sconosciuta: Fudoh di Kiri, piacere., avrei detto semplicemente, prima di prendere posto.

    Come vi dicevo, c'erano sette sedie, noi eravamo in 4, poco dopo arrivarono anche gli altri elementi che avevano partecipato alla missione alla Bruma: lo spadaccino dal nome improponibile del clan di Elmo-san, il tizio strambo con una mano ed il ragazzino con i piercing.
    Non c'era traccia di Akira-san, o dello Sciamano-sama, fortunatamente considerando il demone che teneva sulla testa.
    Fu a quel punto che l'Inquisitore-san iniziò il suo discorso accennando a qualcuno che aveva dimostrato ottime capacità e che meritava che fossero riconosciute, poi si concentrò sulla ragazzina ignota, che risultò chiamarsi Jukyu e si presentò come la figlia di Itai Nara.

    Ammetto che ci misi un pò a ricollegare quel nome, tant'è che mi persi il resto del suo discorso di presentazione, ma alla fine ci riuscii: era quello che dovevamo salvare assieme a Meika-sama alla Bruma (tralascio di ricordarvi com'è finita)!
    Era la figlia del predecessore di Elmo-san.
    Ok., pensai con una scrollata di spalle, poggiandomi meglio su quella sedia ed attendendo di capire chi dovesse avere cosa riconosciuto lì in mezzo fra gli altri e se mi sarei dovuto sorbire un'altra disquisizione su giustizia kiriana e teorie affini.
     
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