Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. -Max
        +3   Like  
     
    .
    Avatar

    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

    Group
    S. Mod
    Posts
    29,631
    Reputation
    +1,307

    Status
    Anonymous

    Gli Abiti della Nebbia


    III

    La situazione si fece... tesa. Forse non avevo compreso, fino in fondo, cosa il regime di Kensei avrebbe significato sia per Kiri, sia per me. Sapendo come si comportava mio padre di certo lui non avrebbe mai fatto ciò che Kensei aveva fatto e né altri, in sua presenza, avrebbero tirato fuori le armi per minacciare un altro Kiriano solo per aver espresso uno stupido dissenso. Ci fu caos, un'esplosione di luce che mi abbagliò, ci furono lame puntate alla gola e poi, ci fu lui. Il Mizukage.
    Osservai l'uomo, alto al punto di essere torreggiante, fece qualcosa. l'aria si fece più gelida, sentii distintamente una sensazione disturbante afferrarmi le viscere, spingendomi a fare un passo indietro. Quello era l'istinto che mi diceva scappa! Pericolo! La parte più istintiva di me, il rettile primordiale nel mio romboencefalo che scalpitava per cercare riparo dal predatore. Non vidi il pezzo di cancelleria (dall'aria in qualche modo famigliare) viaggiare dalla mano del Mizukage alla spalla di Fudoh e non vidi ciò che fece ad Etsuko, notai solo che il Kage aveva alzato una mano, quasi a volerlo bloccare attraverso l'aria. Sentii i capelli muoversi appena e compresi, allora, che di fatti il Kage aveva proprio usato l'aria.
    Parlò, spiegando, e raccontanto. Ed io, silenziosamente, appresi. Assimilai quei nuovi concetti dentro di me, divorandoli come solo un mente giovane e plastica può fare. Ero alla disperata ricerca, a livello inconscio, di una nuova guida per il mondo, per colmare il vuoto che Itai aveva lasciato. Itai... modellava ancora il mio destino, persino con la sua assenza. Il legame tra padre e figlia non poteva essere spezzato, poiché anche solo l'assenza del legame era, per entrambi, un'esperienza condivisa. Lì, in quel luogo, avevo rinnegato tutto ciò che mio padre aveva fatto con poche e semplici parole, parole dure e forse immature, figlie della necessità di accanirsi furiosamente contro l'oggetto del costante dolore. Era stato facile, nella rabbia, dire che la pace non esisteva, ma ciò andava contro ogni singola cosa che mio padre mi aveva insegnato. Dunque, andava contro il nucleo stesso del mio essere. Quello stesso nucleo fratturato, spezzato e che necessitava di essere ricostruito.
    Ascoltai le accuse nei confronti dell'Hokage, ciò che aveva fatto il giorno dell'insediamento del Decimo ed ancora, quanto l'Hokage stesso si fosse dimostrato inadatto dinanzi la necessità di recuperare un suo Shinobi che, coincidentalmente, era anche il figlio del Mizukage. Quel particolare mi fece riflettere. Avevo immaginato che Kensei fosse soltanto un avatar delle sue stesse idee, non animato da passioni che non fosse la fredda necessità di perseguire i suoi scopi. Tuttavia quel suo attaccamento al figlio perduto lo umanizzava, gli donava una dimensione più comprensibile rispetto il robotico signore che si era palesato dinanzi loro quel giorno, imponendo la sua volontà con dolore e parole furiose.
    E le parole verso l'Accademia... mi fecero riflettere. Quell'alleanza era nata quarant'anni prima dopo una sanguinosa guerra che aveva riunito quattro Villaggi in un'Alleanza in grado di ricacciare il nemico. Avevano deciso di condividere missioni, di istruire assieme i propri Shinobi, da cui il nome scolastico, ma stava sgretolandosi sotto i loro occhi. Jukyu non aveva ancora un'idea precisa. Itai era stato uno stenuo difensore di quella istituzione, ma suo padre era stato un idealista che sperava sempre il meglio. La realtà era che un Villaggio Ninja poteva formare alleanze nella misura in cui beneficiavano primariamente i suoi interessi, per cui, di fatti quell'impresa Accademia era per logica destinata a fallire... a meno che non comparisse qualcosa che avrebbe fatto coalizzare tutti contro un unico potente nemico. Ma che senso aveva un'istituzione che esisteva soltanto a quello scopo?
    Poi, Il Mizukage elencò una serie di nuove istituzioni ed assegnò ognuno di noi ad una nuova. Io, a quel punto, sapevo che sarei finita a controllare gli ingressi alle mura. Del resto ero un'incognita troppo grande per poter essere membro della Mano Nera o Rossa, non ero un ninja medico e Consigliere... Ero semplicemente ancora troppo inesperta.
    Fui l'ultima ad essere assegnata. E fui assegnata alla Mano Dorata. L'enormità della cosa mi spinse a fare un passo indietro, quasi inciampando nella sedia. Alzai la mano sinistra quasi a volermi difendere dall'enormità della notizia. Immediatamente una fredda stretta mi afferrò il cuore. Ero tornata da quattro giorni! Avevo tredici anni!
    Com'era possibile! C'era solo una possibilità, una possibilità che mi faceva tremare di rabbia. Possibile che fosse ancora a causa sua?
    Sfruttai il silenzio generato dalle rivelazioni per fare un passo in avanti, lo sguardo severo a fissare l'elmo del Kage, direttamente nella fessura da dove lui guardava il mondo, immaginando così di guardarlo negli occhi. Avrei ricevuto una punizione anch'io? Forse. Ma non mi importava. Il braccio destro quasi tremava per l'agitazione ed una singola macchia rossa bagnò le bene. Il taglio più recente aveva ripreso a sanguinare, ma non lo notai.
    Mizukage-sama quella prima parola fu pronunciata con durezza, ed un accenno di sfida. Per favore, mi dica che questa nomina non è perché sono sua figlia. Feci una pausa, ma fu troppo breve per dare al Kage l'opportunità di rispondere alla domanda. Io sono stanca, Mizukage, stanca di farmi definire da lui. I miei occhi verdi fiammeggiarono.

    BodVbJM


    Se sono insolente mi punisca, mi lanci contro un fermacarte, non mi importa. Io devo sapere. Devo sapere se per l'ennesima volta l'ombra di mio padre mi sta oscurando quello sfogo così duro fu accompagnato da un passo in avanti, quasi fino alla scrivania del Kage, che però non avrei osato toccare. Però continuai a fissarlo in viso. Perché non capisco, perché non trovo un'altra ragione, sono troppo inesperta, sono tornata da troppo poco... quelle parole furono dette in tono che via via scemava nella supplica. Sentii l'ansia afferrarmi il petto con una presa salda, ferrea e gelida. Sentivo il panico crescere non per l'enormità del compito che mi era stato assegnato ma per la prospettiva che questo fosse, per qualche motivo, legato ad Itai... Forse voleva fare di me un ostaggio? Tenermi vicina a sé per potermi usare contro mio padre quando e se fosse tornato, ammesso che fosse ancora vivo? Di certo non avrebbe apprezzato la piega che Kiri stava prendendo, forse avrebbe voluto fare qualcosa a riguardo. Ed io, la piccola Jukyu, sarei stata la pedina perfetta per impedirgli di fare qualsiasi cosa. Io ero fedele a Kiri, ma non sarei stata una marionetta che danzava ai fili di uomini più potenti di lei.

    Lei era Jukyu Shinretsu.






     
    .
278 replies since 12/4/2010, 10:32   7495 views
  Share  
.