Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Gli Abiti della Nebbia


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    Feci un sospiro alle parole di Etsuko. Quell'uomo mi esasperava. Si dispiaceva che io non avessi seguito l'ideologia di mio padre? E perché avrei dovuto. Ero una persona diversa da lui. Inoltre, continuava a parlare come se mi conoscesse, come se avesse compreso tutto del mio malessere e della rabbia che mi portavo dentro. Come se credesse che fossi pronta a distruggere il mondo per placarla. Non aveva compreso nulla di me, e quelle sue parole più che alimentare quell'irritazione precedente si limitarono... ad un sospiro.
    Non riesco più a credere alla visione delle cose di mio padre. Non ho più fiducia in lui. Dissi secca, ma prima che qualcuno potesse anche solo pensare di interrompere aggiunsi subito delle parole. Come sfogo la mia rabbia, non ti deve preoccupare. Sta certa che non intendo bruciare il mondo solo per dimostrare che mio padre aveva torto. Sarebbe stupido, ed uno spreco. Il Mizukage parlava di costruire, con mezzi differenti da quelli che avrebbe usato il Nono, ma sempre di costruire si parlava. Ed io non volevo distruggere altro che la mia stessa carne. Riuscivo ancora a controllare l'istinto furioso di gettarmi alla gola di chi mi irritava, anche se, quel giorno, avevo perso il controllo. Non riuscivo però a controllare lo stesso impulso diretto verso di me. Ma finché era il mio sangue ad essere versato in segreto, ad Etsuko non sarebbe dovuto importare e le sue dotte opinioni su cosa fare della mia vita avrebbe potuto con tranquillità ingoiarsele. Il Mizukage, a quel punto, si alzò interrompendo quell'inutile dibattito.
    Era incredibile come, alla fine, ciò che mi aveva fruttato quell'inaspettata promozione fosse ciò che di me stessa mi disturbava più di tutto. La mia rabbia. La furia che covavo dentro, l'inquietudine che non potevo placare e che, senza preavviso, mi portava ad estraniarmi dal mondo, dal mio stesso corpo, costringendomi ad usare il dolore come mezzo per riconnettere la mia psiche fuggiasca alla realtà. La stessa che poco prima Etsuko aveva insultato. Ascoltai le parole dei due Shinobi, chiedendomi come avrei fatto ad essere utile al Mizukage con la mia totale inesperienza e come avrei potuto anche solo reggere il confronto con Etsuko. La cosa saggia da fare, per il momento, era soltanto ascoltare, imparare...
    Rendere meno austero il Mizukage? Perché non forgiamo un paio di maestosi baffi a manubrio e non li saldiamo sull'elmo? Il sarcasmo in quelle parole era così evidente da essere quasi doloroso. E buona pace al "limitarsi ad ascoltare". Era chiaro che non ne ero minimamente capace. Mi spiego meglio. Io mi ricordo del Mizukage, da prima del ritorno ed il sentimento che mi ha sempre trasmesso era... paura. Mi ha sempre fatto paura. Ma era la paura di una bambina di fronte ad una figura oscura, austera. Ed oggi la figura del Mizukage non è cambiata affatto. Credo che i Kiriani, ed anche fuori Kiri, si siano tutti così abituati al suo modo di essere che cercare di modificarlo sembrerà una forzatura che farà perdere credibilità al Mizukage. Lo farà apparire come qualcuno che cerca di vincere forzatamente la simpatia degli altri. Ed è ciò che fanno i deboli. Oggi ho capito che il Mizukage ispira fedeltà, non importa il suo aspetto, lasciamo che la cosa continui così. Poi, le altre questioni, tasse, aria austera nel Villaggio, cercare di rendere i Kiriani più felici va bene, possiamo discutere ma il nostro emblema Guardai il Kage. La nostra guida... Egli deve rimanere ciò che è. Non è un politico, è un leader militare! Dopo quelle parole mi interruppi per un momento, accorgendomi di essermi un attimo scaldata. Mi ricomposi sulla sedia, bloccando il tremore delle mani stringendone una nell'altra. Posso... posso avere informazioni riguardo la situazione politica? Riguardo l'Hokage, il Kazekage, il Kokage. Non so nulla, non so come essere utile altrimenti. Lì, in quel momento, si vide tutta la mia inesperienza. Non solo ero rimasta disinteressata dalle questioni del mondo per anni, ma anche se così non fosse stato, fino a poco tempo prima semplicemente... non me ne sarebbe importato. E da quando aveva iniziato ad importarmene, era passato troppo poco tempo per farmi avere contezza della situazione politica dell'Alleanza Accademica. Il compito che mi era stato affidato era complicato ed avevo paura che fosse troppo complicato per me. Avrei dovuto studiare, spremere le meningi, farmi rispettare da Shinobi più grandi, più esperti di me, che probabilmente avrebbero visto in me solo una bambina graziata dai suoi natali. Ero conscia di tutte quelle implicazioni, ed il primo passo per lasciarsele alle spalle era... studiare.



     
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