Amministrazione di Kiri

[Amministrativo]

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    La Mano Nera di Kiri
    Capitolo Quarto


    Atto I
    Voler essere di più. †
    Se ripenso tutt'oggi alla surrealtà della riunione di Kiri, non riesco a trattenere le risa. Sciamani pazzi che dichiarano morto il Mizukage, Spadaccini che, data la morte dell'Ombra dell'Acqua, si autoproclamano guida del Villaggio, kunoichi che con genjutsu reggono il gioco a quel gruppo di matti e ragazzi cleptomani che tentano di rubare le Sette. Una sola, piccola, flebile luce di formalità si era accesa, una sola, flebile speranza di austera grandezza aveva inondato i cuori degli shinobi della Nebbia: la mia presenza. Non che fossi chissà chi o che ricoprissi chissà quale carica, semplicemente ero stato l'unico a mostrare la necessaria formalità per quella occasione. Nessuno dava mai il peso giusto alle cose a Kiri.
    Come sempre.
    Come ogni volta.
    Tuttavia da quella improbabile riunione avrei potuto costruire molte cose interessanti: avrei potuto creare nuovi legami con i Kiriani - sempre se fossi riuscito a chiudere un occhio, o talvolta entrambi, sulle loro consuetudini sociali -, avrei potuto elevare me stesso attraverso il lavoro ed avrei, soprattutto, ricoperto una carica per Kiri. Non potevo chiedere di meglio. Bhè, forse potevo ma era il meglio che potessi augurarmi sul momento. I miei fratelli stanziatisi nella Zona Clan da Kotetsu Bara stavano ricostruendo tutto il quartiere Kenkichi, lo avevano ripopolato e si erano insediati come se avessero da sempre abitato lì. Certo, avevo dovuto abbandonare quell'enorme palazzo che ormai ritenevo fosse mio, che ormai conoscevo meglio di Kiri tutta: ma era necessario che fosse lasciato alla sua funzione primaria, quella di Biblioteca e di dimora del ninja più colto del clan.
    Fu proprio dalla biblioteca che mi stavo spostando, quel giorno, dopo aver studiato un approfondimento di Keito Kenkichi, il maestro della Forma della Determinazione del Paese del tè, Sugli sviluppi del Makashi, verso l'amministrazione di Kiri. Avevo un appuntamento col Mizukage, dopotutto. Insieme a me mi sarei aspettato di trovare Maya, la formosa ragazza che si era proposta come torturatrice - ruolo che avevo chiesto solo secondariamente di occupare -, Akira, il quale mi avrebbe molto probabilmente esaminato assieme ad Itai, e il ragazzino di cui sul momento non ricordo il nome ma che mi impressionò molto per la giovane età e le parole spese durante la riunione.
    Entrai nel palazzo dell'amministrazione, mi prestai a tutti i riconoscimenti di rito ed infine mi fermai davanti alla porta del Kyuudaime.
    Bussai tre volte, in modo deciso ma non eccessivamente forte, discreto. Qualora mi avessero detto di avanzare o mi avessero aperto la porta, avrei accennato un modesto inchino con la testa - ormai avevo capito come funzionava col Nara, quindi adottavo un comportamento conforme per metà con i suoi voleri e per metà con i miei -, e poi mi sarei, pleonasticamente e ridondantemente presentato: « Keiji Kagome, al tuo servizio. »

    A quanto pareva ero stato il primo ad arrivare. La puntualità caratterizzava un perfetto ninja, dopotutto.




    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.

     
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    Acquisizione di ruolo
    Post I




    La riunione ormai era giunta al termine, il Kage diede il saluto finale a tutti gli shinobi e kunoichi presenti e in poco tempo tutti lasciarono il tempio.
    Anche Maya si avviò verso casa ma il suo pensiero fisso era il suo appuntamento l'indomani mattina alle 9 in amministrazione per parlare a tu per tu con la figura più importante del villaggio: Itai. Non sapeva se essere preoccupata, ansiosa, eccitata per la scelta effettuata, tante emozioni tutte assieme che non riuscivano ad esprimersi.
    Arrivò a casa che era quasi ora di cena, ma aveva lo stomaco talmente chiuso che solo sentire gli odori del cibo le facevano venire la nausea.
    «Ciao ma.. vado in camera, non ho fame.. penso dormirò.. se non dovessi svegliarmi per tempo sappi che alle 9 ho un appuntamento in amministrazione con il mizukage. Notte!» e sparì talmente velocemente dalla sala che la madre non ebbe nemmeno il tempo di replicare nulla.
    Andò in camera sua, si spogliò, indossò il pigiama e si mise a letto sperando di prendere sonno il prima possibile; si sentiva stranamente stanca, prese il copricapo che era appoggiato sul comodino di fianco al letto, lo strinse al petto per qualche secondo, baciò il simbolo inciso su quella targhetta e la ripose nuovamente sul comodino ~ Lo faccio per tutti noi ~
    Quella notte la luna piena brillava alta nel cielo stellato e la camera di Maya sembrava illuminata a giorno; le ore passavano e lei era sempre li a fissare quell'enorme palla bianca, Morfeo tardava ad accoglierla tra le sue braccia.
    ~ Ma sarò in grado di ricoprire il ruolo? Riuscirò ad avere adeguato sangue freddo? Sarò in grado di servire il kage rispettando le sue aspettative che ripone in me? ~
    Era quasi l'una di notte e Maya era ancora, assorta nei suoi pensieri, accovacciata su se stessa, su di un fianco rivolta verso la finestra ad osservare la luna. Non riusciva proprio ad addormentarsi e per questo motivo decise di scendere in cucina a farsi una camomilla per tranquillizzarsi.
    Come per magia, dopo la calda bevanda, si appoggiò nuovamente sul letto e cadde in un atteso e desiderato sonno profondo.

    Le luci del mattino non tardarono a presentarsi timidamente nella stanza di Maya, la quale ebbe un magnifico risveglio vedendo che era in perfetto orario, quasi in anticipo, ed un timido sole che cominciava a scorgere tra le nuvole basse del mattino.
    ~ Come inizio sembra buono, speriamo sia così anche per il resto ~
    Scese a fare una rapida colazione e poi si fiondò nuovamente in camera per cominciare a prepararsi per l'appuntamento. Per prima cosa legò il coprifronte al polso sinistro, poi aprì l'armadio e prese un paio di pantaloni neri attillati e li indossò, poi prese una fascia bianca da mettere al posto del reggiseno insieme ad una camicia bianca talmente tanto scollata che quella fascia era strettamente necessaria. Inoltre recuperò la sua attrezzatura in giro per la stanza, tra i quali la sua frusta che la arrotolò ad un passante dei pantaloni sul fianco destro ed il jitte sul fianco sinistro.
    Con tutta l'attrezzatura addosso, Maya uscì di casa in largo anticipo e si diresse verso il palazzo dove risiedeva l'amministrazione di Kiri. La prese con molta calma, infatti arrivò al palazzo proprio 10 minuti prima dell'appuntamento, si fece indicare la stanza del Mizukage e vi andò diretta scrutando qua e la le varie stanze che passava per vedere se riconosceva qualche faccia familiare.

    Arrivata dinnanzi la porta del kage, Maya ebbe un sussulto per l'ansia dell'incontro; prese un grosso e profondo respiro, si passò le mani sulla camicia che tirò in giu sistemandosela a modo e bussò alla porta. Due soli tocchi di nocca.
    Solo dopo aver ricevuto l'”avanti”, Maya avrebbe aperto la porta, entrata nella stanza richiudendo la porta dietro di se, portato i pugni chiusi lungo i rispettivi fianchi e dopo aver fatto un leggero inchino avrebbe detto «Maya Natsume signore, ai suoi ordini.... signor Kage»
    Si guardò attorno e vide un altro shinobi arrivato prima di lei
    ~ Dovrebbe essere quello che aspirava a prendere il ruolo di torturatore.. speriamo bene... ~
    Attese con ansia cosa aveva da dirle o proporle il kage.

     
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  3. The_Drake
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    Amministrazione di Kiri - Dal Mizukage



    Era mattina, ed io non avevo chiuso occhio tutta la notte, ma non ero stanco, neanche un pò; Avevo passato, dopo la riunione di Kiri, tutta la sera prima a parlare ai miei amici di Kiri, altri studenti come me, di quello che avevo avuto il coraggio di fare: mi ero esposto difronte a tutti, anche ai nuovi guardiani delle sette spade della Nebbia.
    Tutti erano entusiasti di quella mia prova di coraggio, altri invece un poco gelosi, ma tutti assolutamente curiosi di quello che mi si sarebbe presentato davanti: Takeshi Nishimura chiamato ed invitato dal Mizukage in amministrazione; Cosa voleva da me? Che avesse voluto parlami di qualcosa? Aveva per caso una missione che solo io avrei potuto compiere? L'ansia saliva ogni minuto di più.
    Mangiai senza proferir parola con nessuno, neanche con Onori, mia madre, che quasi sicuro aveva capito quello che stavo provando. Caro, che hai? Sei silenzioso da quando siamo tornati dalla riunione....non avrai mica paura vero? Disse, girando il cucchiaio nella minestra nel suo piatto. Sei mai stata convocata dal Mizukage? Dissi secco, senza alzare lo sguardo e continuando anche io a mescolare la minestra. Beh, hai ragione, no mai. Però cosa vuol dire? Mica ti ha convocato perchè hai fatto qualcosa di male...secondo me vuole parlare con te per capire di che pasta sei fatto! Disse, sorridendomi come il suo solito. E se fallissi? E se non fossi il ragazzo che si è fatto avanti oggi? Conclusi, alzandomi dal tavolo senza mangiare nulla e puntando verso le scale che mi avrebbero portato fin sopra in camera. Fermati subito TAKESHI! Sbottò la voce di mia madre dietro di me: rimasi impietrito nel primo gradino della scala. Non ho cresciuto un fifone! Ricordati che tu, come tanti altri ninja tuoi coetanei, siete all'inizio di questo cammino, ed avere paura è una condizione normale in tutti noi. Tu non sei diverso da loro...anche il Mizukage ha paura, anche io ne ho. Quindi, domani, quando andrai da lui...sappi che ti sentirai agitati, ma è normale, questo ti terrà con la guardia alta, non ti farà cadere in fallo...e se capiterà, beh, ti tirerai su. Disse, prima di tornare a mangiare; Io rimasi di spalle tutto il tempo, prima di portarmi nuovamente a tavola, silenzioso: finii il pasto velocemente e senza pensare a nulla mi portai nella mia camera.
    Rimasi disteso a testa in sù nel letto per alcune ore, prima di perdermi nei sogni: durarono poco, perchè verso notte innoltrata, persi tutto il sonno che avevo e mi svegliai come se fosse la mattina più luminosa mai stata.
    Uscii a camminare nella notte ripensando alle parole di mia madre: aveva ragione? Forse si, non si era mai sbagliata fino a quel momento.

    Io non sono un codardo!


    Era mattina, ma lo ho già detto.
    Scesi di corsa giù dalle scale, mi lavai il viso e scesi in strada senza dire nulla a nessuno, senza nemmeno parlare con mia madre: non avevo bisogno di altre spintarelle; Io non ero un codardo, lo avevo già dimostrato, sarei stato capace anche di quella cosa.
    Inizia a correre per le strade, superando le persone che si erano riversate nelle strade di Kiri: puntavo all'amministrazione, nient'altro; Ma poi qualcosa mi blocco, qualcosa di inresistibile: profumo di brioches appena sfornate, maledizione. Maledizione, sò che non dovrei...ma sono abbastanza in anticipo... Ok, piccolo sgarro, ma avevo una fame da lupo, oltre che ad essere abbastanza goloso di dolci: non potevo dire di no, neanche Itai Nara avrebbe resistito: cavolo che idea!? Portiamoli qualcosa da mangiare, sicuro avrebbe apprezzato.
    Ma non sarebbe sembrato da ruffiani? Beh, gli avrei spiegato. Per cortesia, me ne può incartare un'altra? Quella più calda che avete, devo portarla ad una persona e non vorrei che si freddasse nel tempo. Dissi, abbastanza sbrigativo; Il commesso me ne diede un'altra, ma era lento nel fare ogni cosa ed io avevo poco tempo: quando fui pronto scattai come un razzo. Scattavo, zig-zagavo in mezzo alle persone, qualche pedone casuale veniva travolta dalla furia del mio passo.
    Arrivai davanti all'amministrazione, non guardai nessuno se non la cartina che mi spiegava come spostarmi all'interno degli uffici.
    Salii veloce le scale, non trovai nessuno ad ostacolarmi; Finchè la porta si presentà davanti e la mia ansia schizzo alle stelle: avevo nella mano destra il sacchetto ancora caldo con la colazione, invece l'altra era intenta a darmi una sistemata alle vesti; Basta esser codardi. Mizukage-dono, è permesso!? Dissi bussando una volta alla porta che avevo davanti; Aspettai che qualcuno mi parlasse prima di aprire ed entrare.
    Mostrai il mio più grande sorriso e la mia positività, la stessa della riunione, mascherando la mia insicurezza. Salve ancora Mizukage-dono, sono Takeshi Nishimura, ninja di Kiri. Sò che non si dovrebbe e non vorrei apparirle come un ruffiano che cerca, anche se non sò come e perchè, di portare i suoi favoritismi verso la mia persona...però stamattina non sono riuscito a resistere io, pensavo che nemmeno lei fosse da meno: le ho portato la colazione... Allungai il braccio con il sacchetto, con dentro la colazione che gli avevo comprato quella mattina, sperando di non risultare troppo tronfio ed eccessivo.
    Se ci fosse stata una reazione positiva, l'avrei portata fino al bancone del Mizukage, in caso contrario sarei rimasto ad attendere le sue parole in silenzio.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Essere Qualcuno

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    I tre si presentarono puntuali, com'era anche giusto attendersi. Keiji si sarebbe tagliato una mano piuttosto che tardare, ed era una cosa che apprezzavo al di la delle pomposità: il rispetto si mostrava anche e sopratutto nel rispetto del tempo altrui e dei comandi. Maya invece sembrava decisamente più nervosa, ripetendo più volte il termine "signore" che mi dava sempre modo di sentirmi ben più vecchio rispetto ai miei ventisei anni.
    Puoi chiamarmi semplicemente Mizukage o Kyuudaime, l'onorifico stava alla sua sensibilità, signor Kage però era alquanto inusuale. Direi che manca solo il giovane Tak... eccolo, fui interrotto proprio dal bussare del giovane ragazzino che entrò tenendo una busta in mano. Mi aveva portato la colazione. Rimasi qualche secondo in silenzio, prima di sciogliere quel breve attimo di immeritata tensione con un sorriso tranquillo.
    Fortunatamente mia moglie non mi fa mancare mai una colazione prima di uscire di casa, dissi al ragazzo dicendogli di avvicinarsi. Lascia pure qui, ti ringrazio Takeshi. Non preoccuparti, non mi lascio corrompere da una coluzione gratis e sopratutto non sei qui per essere valutato. Sei qui perché hai dimostrato di essere volenteroso a parole e purtroppo per te questo mi spinge ad insegnare ed istruire, mi alzai dalla sedia, prendendo dalla pila di fascicoli al mio fianco tre sottili cartelline gialle, passandone una ad ognuno di loro.


    Aprendole avrebbero notato che contenevano pochi fogli, cinque. Sul primo era spillata la foto di un uomo sulla quarantina, dall'aspetto anonimo: corti capelli castani, naso schiacciato, mandibola squadrata e collo corto. Le labbra, nella foto segnaletica, erano piegate in maniera tale da risultare del tutto inespressive. Era un uomo come tanti.
    Le Squadre Speciali hanno un ruolo delicato all'interno del Villaggio, Keiji. Esse agiscono all'interno del Villaggio ed all'esterno in maniera segreta e confidenziale, talora proteggendo, talora raccogliendo informazioni, talora rapendo ed uccidendo. Per essere un membro delle Squadre Speciali bisogna essere pronti a tutto, persino agli atti apparentemente più deprecabili, fissai l'uomo negli occhi, certo di non trovare alcuna sorpresa in essi. Per quanto riguarda i torturatori, essi devono occuparsi delle prigioni e dei prigionieri. Se serve, dovranno essere abili nell'arte dell'interrogatorio e della tortura per tirar fuori dalla mente delle persone le informazioni che cerchiamo. È richiesta una mente creativa, uno stomaco forte e nessuno scrupolo di coscienza, guardai Maya quella volta.
    L'uomo nella cartella che avete ricevuto è il vostro obiettivo: Atushi Hanaka, sospettato di far parte di una vecchia setta che si fa chiamare "Confraternita della Nebbia Insanguinata", che credevo di aver eradicato con le mie mani. Sto cercando di rintracciare tutti gli ex membri, anche se si sono ritirati a vita serena e civile, perché le loro attività sono tutt'altro che concluse. In particolare questo individuo è un semplice pescatore che vive fuori le mura, nel quartiere del Porto. Keiji, il tuo compito è rapirlo e portarlo vivo qui. Maya, il tuo quando Keiji l'avrà portato qui sarà tirargli fuori tutto ciò che sa, entrambi dunque dovevano dimostrare di poter fare ciò che avevano richiesto di poter fare. Dunque mi rivolsi a Takeshi.
    Takeshi, voglio che segua Keiji, ed esegua i suoi ordini dandogli una mano se necessario. Keiji, se dovessi notare che la missione potrebbe essere compromessa a causa di Takeshi rimandalo pure al Villaggio. Non ho idea della situazione che potrai trovare, potresti comunque trovare utile il ragazzo. Quando sarai qui Takeshi e se te la sentirai, potrai aiutare Maya. Per quanto riguarda te Maya, voglio che nel mentre tu attrezzi una sala adeguata al tuo ruolo, ricorda che dopo potrai usare solo ciò che metti in quella stanza. Richiedimi pure tutto ciò che credi ti serva, vedremo se potrò fornirtelo, potrai rimandare l'interrogatorio fino a massimo una settimana per preparare la sala, istruzioni alquanto semplici e chiare per entrambi.
    Avete domande di sorta?


     
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    La Mano Nera di Kiri
    Capitolo Unico



    Atto II
    In missione menomato



    Le mie aspettative erano state deluse: credevo che mi sarei trovato dinnanzi anche il nuovo capo delle Squadre Speciali ma invece mi sbagliavo; Akira non era presente. Quando entrai nella stanza del Kage, infatti, trovai solo quest'ultimo ad attendermi. « Tanto meglio. » pensai, « Occhi in meno sotto i quali stare. » Erano passati pochi istanti dalla mia presentazione che la porta alle mie spalle emise nuovamente due colpi. Itai fece avanzare il bussante che si rivelò essere Maya, la ragazza che aspirava al ruolo di torturatrice. Risposi con un breve cenno della testa al suo ingresso. Dopo un breve teatrino sugli epiteti che l'originario foglioso ed ora forza portante non amava, sentimmo nuovamente bussare alla porta, proprio mentre ci stavamo interrogando su dove fosse l'ultimo ninja che si sarebbe dovuto presentare. Il ragazzo entrò con un piccolo sacchetto in mano, che poi disse essere una dolce colazione che aveva preso per il Mizukage. Una caduta di stile, a tutti gli effetti, dopo gli ottimi presupposti che aveva mostrato. « Non che me ne interessi molto, data la mia rigida dieta che non mi permette questo tipo di delizie, la prossima volta però sarebbe quantomeno rispettoso, se non addirittura decente, pensare anche ai tuoi compagni. » dissi, mostrando un sorriso ambiguo, un po' scherzoso ed un po' sorpreso. Le due parole scambiate successivamente mi ricordarono il nome del ragazzo: Takeshi.
    Il Mizukage, dopo aver accettato il dolce spuntino, si alzò e passò a dare ad ognuno di noi una cartelletta. La aprii immediatamente, notando la foto di un uomo dall'aspetto nient'affatto peculiare: capelli castani, corti, collo quasi inesistente, naso schiacciato, mascella quadrata. Certo, non una faccia che uno ricorderebbe, soprattutto per via dell'espressione asettica che montava, ma indubbiamente la faccia di un poco di buono o qualcosa del genere. Seguì poi un breve discorso di indirizzamento del Kage, diviso in parti, una indirizzata per ogni presente escluso lui stesso, ovviamente. Fui il primo cui si rivolse: « Le Squadre Speciali hanno un ruolo delicato all'interno del Villaggio, Keiji. Esse agiscono all'interno del Villaggio ed all'esterno in maniera segreta e confidenziale, talora proteggendo, talora raccogliendo informazioni, talora rapendo ed uccidendo. Per essere un membro delle Squadre Speciali bisogna essere pronti a tutto, persino agli atti apparentemente più deprecabili. » Il Kage sapeva benissimo che niente di quanto avesse appena detto fosse per me nuovo. La mia vita era costellata sia di azioni volte a proteggere sia a spezzare. Anzi, quest'ultima in particolar modo, era ciò che più apprezzavo e sulla quale mi ero allenato maggiormente. A conclusione del discorso, poi, Itai fece un breve punto sulla situazione. « L'uomo nella cartella che avete ricevuto è il vostro obiettivo: Atushi Hanaka, sospettato di far parte di una vecchia setta che si fa chiamare "Confraternita della Nebbia Insanguinata", che credevo di aver eradicato con le mie mani. Sto cercando di rintracciare tutti gli ex membri, anche se si sono ritirati a vita serena e civile, perché le loro attività sono tutt'altro che concluse. In particolare questo individuo è un semplice pescatore che vive fuori le mura, nel quartiere del Porto. Keiji, il tuo compito è rapirlo e portarlo vivo qui. Maya, il tuo quando Keiji l'avrà portato qui sarà tirargli fuori tutto ciò che sa. » "Confraternita della Nebbia Insanguinata", un nome tanto bello per un gruppo di malviventi? Un vero peccato. « Riceuto, Kyuudaime. » dissi semplicemente, annuendo più volte durante il discorso. Successivamente poi, aggiunse che Takeshi sarebbe prima venuto con me, supportandomi in missione, poi sarebbe rimasto con Maya nelle prigioni. Non conoscevo le doti del ragazzo, né in quale arte ninja si trovasse più a suo agio. Queste informazioni però, avrei preferito raccoglierle in un altro momento, sia per non parlare troppo liberamente in presenza della ragazza, sia per non trattenermi ulteriormente. Ovviamente Itai disse anche che se il piccoletto si fosse dimostrato una zavorra non indifferente, allora sarebbe stato opportuno che egli si ritirasse. « Non ho dubbi su questo. Non metterò né la missione né la sua vita a repentaglio, Mizukage. » Infine chiese, molto semplicemente, se avessimo domande. « Credo di avere tutte le informazioni necessarie qui dentro. Non ho niente da chiedere, dunque. Anzi, mi congederei, così da entrare in azione nel minor tempo possibile. » dissi, poi abbozzando un piccolo inchino. Se Itai me lo avesse concesso, mi sarei poi rivolto a Takeshi. « Incontriamoci dove stabilito nelle informazioni forniteci. Mi raccomando, porta tutto il tuo equipaggiamento. E le motivazioni, soprattutto. »

    Sarei dunque uscito dalla stanza accompagnando con grazia la porta alle mie spalle. Saruhyondo mi mancava più di ogni altra cosa al mondo. Da lì a momenti sarei partito per andare a recuperarla: speravo che quella fosse l'unica volta che sarei dovuto andare in missione menomato.



    Legenda


    Narrato
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  6. The_Drake
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    Amministrazione di Kiri - Dal Mizukage



    Ascoltai le parole del Mizukage e dei partecipanti a quel meeting: cavolo dovevo ricordarmi degli altri, invece avevo pensato solo a me stesso; Cavolo che figura, ero così concentrato dal non farmela nelle braghe e di sembrare all'altezza che non avevo pensato a ciò che mi circondava.
    Mi rivolsi quindi al ninja di nome Keiji, colui che aveva parlato per primo. Mi dispiace molto della mia dimenticanza, avanzate, tutti e due, un favore da me...saprò farmi sdebitare in qualche maniera. Dissi, sorridendo quel poco che bastava per nascondere il mio rossore ed imbarazzo per la figura barbina; Sapevo che le parole di Itai era dure proprio perchè il suo ruolo lo rendeva tale: l'alone di serietà che possedeva scalpiva il mio comportamento: sembrava sempre un poco preoccupato per qualcosa, segno che forse essere Kage non era poi così bello.
    Comunque quella mattina noi tre eravamo stati convocati per una missione, ma non semplice missione: cavolo de squadra speciale, mica pizza e fichi; Rimasi sbigottito completamente, senza parole, a bocca parzialmente spalancata: io, mezza cartuccia, immischiato nel recupero di un fuggitivo della Nebbia di Sangue, gruppo smantellato dallo stesso Kage.
    Un tizio abbastanza strano, una persona come chiunque altra, niente che mi avrebbe portato, avendolo davanti nella mia mente, che potesse essere un ninja di una qualche organizzazione malevola.
    Il mio compito era duplice, aiutare il ninja serioso, per primo, a recuperare il fuggiasco, ovviamente come "valletto" di Keiji, sotto i suoi diretti ordini, e dopo aver riportato il ninja nemico in amministrazione, avrei dovuto aiutare Maya per l'interrogazione; Avevo i sudori freddi che bagnavano i miei capelli, difatti usai la manica del kimono più lunga per pulirmi e strofinarmeli di dosso, arruffandoli ancora di più.
    Basta essere dei bambini, era il momento di crescere.
    Davanti a me, nella mia mano, c'era un fascicolo di un ricercato e io dovevo recuperarlo, o meglio avrei partecipato al suo recupero; Che fosse quella la vita da ninja che cercavo? Avevo paura, mi morsi la lingua. Spero di essere all'altezza Mizukage-dono. Ad ogni modo non si preoccupi, starò attento a non pestare i piedi a Keiji-san nella sua missione, capisco che sia una prova più sua che mia, per cui sarò preciso nel seguire ciò che mi verrà detto. Dissi, guardando prima da una parte Itai e poi Keiji, cercando di attirare i loro sguardi.
    Rimasi in silenzio da quel momento in poi, ascoltando anche le parole degli altri, se ce ne fossero state: Keiji usci, dandomi appuntamento per l'inizio di quella missione. Non ti preoccupare Keiji-san, non tarderò al nostro incontro. Ascolterò le tue parole e i tuoi ordini e cercherò di darti una mano quanto posso...io spero solo che questa persona appartenga veramente alla Nebbia di Sangue, perchè quello che gli si prospetta davanti sarà una giornata pesante e forse piena di dolore, che nessuna persona innocente dovrebbe subire...per la prego, Maya-san, sfrutti le sue conoscenze e la sua bravura per non far del male a questa persona, poichè anche se siamo shinobi, una mano armata del villaggio di Kiri, non vorrei che la crudeltà delle nostre azioni possa incontrare la vita di qualcuno che alla fine aveva avuto dei rapporti sbagliati, nel momento sbagliato e senza volerlo. Dissi questo alla kunoichi, facendo un piccolo inchino verso di lei, sperando che pompasse le mie parole: la sofferenza non doveva colpire le persone innocenti ed io non volevo esser partecipe di una tortura contro qualcuno che non la meritava.
    Salutai Itai con un altro inchino e mi congedai dalla porta, dirigendomi a casa, dove avrei iniziato la mia preparazione alla vita da ninja. Mizukage-dono, arrivederci e grazie per questa opportunità, non la deluderò. Arrivederci! Dissi, uscendo dalla porta dell'amministrazione: la tensione era alle stelle, ma dovevo essere forte.
    Era ora di cambiare.
     
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    Progettazione delle carceri – post II




    Forse i modi della ragazza troppo “formali” portarono il kage a puntualizzare che non erano necessari determinati modi
    «Puoi chiamarmi semplicemente Mizukage o Kyuudaime»

    «Mi scusi sign.... Mizukage, ma sono stata abituata così! Perdoni i miei modi se la infastidiscono, le prometto di impegnarmi a non chiamarla più in quel modo!» rispose la ragazza abbastanza imbarazzata per l'accaduto.
    Anche il piccolo Takeshi finalmente arrivò in ufficio con la colazione che il kage rifiutò in quanto non aveva bisogno di essere “corrotto” con qualche colazione o caffè; dopo aver ripreso anche Takeshi, il kage potè cominciare il suo discorso illustrandoci quale sarebbe stata la nostra prima missione. Ci consegnò una busta a testa con dentro gli stessi fogli con una foto segnaletica dell'uomo che avrebbero dovuto catturare il ragazzo strano e Takeshi il quale successivamente avrebbe aiutato Maya poi durante l'interrogatorio.
    « …. È richiesta una mente creativa, uno stomaco forte e nessuno scrupolo di coscienza»
    «Stia tranquillo Kyuudaime, ho lo stomaco di ferro e non mi pento di quello che faccio, se serve per salvaguardare l'integrità e la pace del villaggio, le assicuro che non avrò un attimo di esitazione e se sarà il caso squarcerò i corpi dei prigionieri»

    La ragazza si fece più seria che mai, voleva sogghignare ma non si azzardò. La voglia di scaricare tutta la sua rabbia addosso a degli inutili traditori o criminali l'allettava parecchio. Non vedeva l'ora di poter avere qualcuno sotto le mani, uomo o donna o bambino che si trovasse davanti. Le mani le prudevano e nella sua mente cominciava a farsi spazio la progettazione dei suoi spazi, di come sistemare le stanze e cosa poteva aver bisogno.

    ~ Sicuramente le cipolle faranno al caso mio... ~

    «Per quanto riguarda te Maya, voglio che nel mentre tu attrezzi una sala adeguata al tuo ruolo, ricorda che dopo potrai usare solo ciò che metti in quella stanza. Richiedimi pure tutto ciò che credi ti serva, vedremo se potrò fornirtelo, potrai rimandare l'interrogatorio fino a massimo una settimana per preparare la sala »

    «Si, sig.... Mizukage.. ho già qualche idea per la testa.. ho solo bisogno di una mezz'oretta di tempo per mettere su carta tutte le idee e farle una lista completa di quel che avrò bisogno. La ringrazio per la libertà che mi da. Non se ne pentirà! L'unica domanda che le pongo è: posso applicare qualsivoglia tortura fisica? O psicologica? Inoltre le chiedo solo una mezzoretta di tempo e le darò la lista e la mappa di come sistemerò le sale.»

    Detto questo, la ragazza avrebbe aspettato il consenso del kage e sarebbe uscita dalla stanza, chiudendo la porta alle sue spalle. Una volta fuori Maya si sarebbe messa a saltellare per i corridoi alla ricerca di un appoggio sul quale mettersi a scrivere la lista.
    Appena lo trovò, non perse tempo e si mise a scrivere.

    ~ La prima stanza la chiamerò la sala della culla! ~

    La prima stanza che aveva pensato la ragazza, presentava un attrezzo simile ad una cavallina ma la parte superiore era uno spigolo tagliente come un rasoio che percorreva tutta la lunghezza, fatto d'acciaio. In corrispondenza del posizionamento dell'attrezzo, sul soffitto doveva esserci un binario con una carrucola alla quale sarebbe stata appesa una catena. Un'estremità le serviva per far scorrere il torturato lungo la lama e dilaniarlo, l'altra serviva per legare le mani del prigioniero e tenderle verso l'alto così da intorpidire gli arti e bloccare la circolazione. Inoltre servivano vari pesi da appendere alle caviglie del torturato di modo che la lama tra le gambe si facesse sentire con maggiore insistenza.

    ~ Dunque.. mi serve....... l'attrezzo che si dovrebbe facilmente trovare... una catena dalle maglie grosse, e........ pesi di vario peso in coppia.... potrei partire da un minimo di 10kg per arrivare a 100kg, ed in tutto sono 200kg in più che tirano verso il basso... si ci sta... perfetto! E ciliegina sulla torta, le pareti dovranno essere bianche. Sarà una tortura bianca! Al centro della stanza dovrà esserci un tombino che raccoglierà il sangue che scorrerà! E una stanza è apposto! ~

    La seconda sala che voglio allestire la chiamerò..... mmmm... la sala dei piaceri.. ed in quanto tale le pareti dovranno essere ROSSEEEE! ~
    Questa stanza presentava una “X” d'acciaio, di altezza 3m e 60cm di profondità, che veniva fissata saldamente ad una parete, alle 4 estremità ci sarebbero state delle cinghie che servivano a legare i 4 arti esterni del prigioniero. Li Maya poteva fustigare, flagellare, mutilare, molestare e torturare nel peggiore dei modi il condannato. Le servivano fruste, mazze chiodate, spilli, coltelli e bisturi di vari tipi, pinze e tenaglie, e fil di ferro da arrotolare eventualmente attorno a qualche oggetto; inoltre sarà presente una botte di venere, una bara verticale con dei chiodi e spuntoni che fuoriescono dalle pareti, che al momento della chiusura l'uomo verrà trafitto. I chiodi sono posizionati in modo che non vengano colpiti gli organi vitali ma farlo dissanguare.

    ~ Serve anche una stanza per le torture psicologiche... se le fisiche non bastano servirà far riemergere le peggiori paure... dunque, progetto una stanza a tre strati, cemento e acciaio, la più interna dove verrà rinchiuso il prigioniero dovrà essere di 60x60 cm senza luce e senza rumori. Tramite un sistema di leve, aprirò delle grate che faranno entrare dei fastidiosissimi insetti. UUUUUUUUUH che bello!!!! Urlerà come un dannato e nessuno lo sentirà!!! Di tanto in tanto andrò a controllare tramite una piccola finestrella che farò installare nella porta più interna se vorrà parlare meglio per lui altrimenti lo richiuderò al buio. Davanti l'entrata della stanza farò mettere un potente faro che accecherà momentaneamente il prigioniero. Bellissimoooooo!! Ma devo dare un nome.... ecco trovato!! La chiamerò la stanza delle sorprese!! ~

    Maya era molto soddisfatta delle idee che le venivano in mente, molto presto poteva “operare” sui prigionieri; sempre se il kage le avesse permesso di fare tutto!

    ~ Ecco cos'altro potrei fare! In una stanza farò installare un lettino come quello degli ospedali ma con una piccola modifica: gli appoggi laterali per le braccia così il petto sarà ben aperto e ci spalmerò sopra una sostanza zuccherina. La stanza la farò riempire di ratti in gabbia, con il fondo removibile, che appoggerò sul petto del prigioniero e la piccola bestiolina comincerà a mangiargli la pelle laddove spalmerò quella sostanza. Bene!!! Questa sarà la stanza pelosa! Mi serve qualcos'altro di psicologico...... dunque...... VELENI!!! La prossima stanza, forse la principale, la chiamerò....mmmmm..... uffa... non mi viene in mente nulla...ecco! Trovato... LA PROFUMERIA!!!! ~

    In questa stanza sarà presente una sedia al centro della stanza sulla quale verrà legato il prigioniero, ci sarà una lunga mensola divisa in piccoli scompartimenti, nei quali verranno messe tante piccole fiale monodose, con disegni e colori diversi (veleni, soluzioni saline e antidoti) che la faranno sembrare una piccola profumeria, siringhe per le iniezioni ed infine lacci emostatici, disinfettante e garze. Su una piccola mensolina la ragazza farà mettere dei contundenti di varie dimensioni, da quelli che possono provocare piccoli danni a contundenti di grosse dimensioni con delle punte di ferro. In un angolo di questa stanza verranno scaricate delle cipolle che saranno tagliate a metà e spalmate sugli occhi dei torturati; ci sarà anche del sale che verrà buttato sulle eventuali ferite presenti sul corpo del malcapitato.

    ~ Bene... per ora basta così.. penso... adesso scrivo la lista! Qui c'è il disegno! ~

    Maya prese un'altra pergamena e prese a scrivere la lista degli accessori che necessitava.

    CITAZIONE
    Ecco qui la lista degli oggetti che avrò bisogno nelle carceri:

    Per la “sala della culla”:

    1 culla di Giuda
    2x pesi da 10kg
    2x pesi da 15kg
    2x pesi da 20kg
    ….
    2x pesi da 100kg
    catena con maglie grosse lunga circa 4m
    corda da 1m

    Per la “sala dei piaceri”:

    una “X” d'acciaio, di altezza 3m e 60cm di profondità
    2 fruste
    1 mazza chiodata,
    100 spiedi
    coltelli di varie dimensioni
    bisturi di vari tipi
    pinze
    tenaglie
    5m fil di ferro
    una botte di venere

    Per la "stanza delle sorprese":

    50 ragni di qualsiasi tipo, velenosi e non
    100 vermi, begattini e altri della stessa categoria
    10 bisce
    50 piattole
    1 faro di grossa potenza

    Per la "sala pelosa":

    un lettino da ospedale con appoggio fisso per le braccia.
    5m di corda
    5 gabbie con fondi removibili tramite sfilamento
    5 ratti di fogna
    1 pennello
    10l di sostanza zuccherina semiliquida, spalmabile

    Per la “profumeria”:

    fiale di veleni di vario tipo con relativi antidoti
    fiale di soluzioni saline
    lacci emostatici
    siringhe
    disinfettante
    garze
    contundenti di varie dimensioni
    10kg di cipolle
    2 coltelli
    10 kg di sale fine

    Questo è tutto. Se ha qualche dubbio o qualcosa non le garba me lo dica che provvederò a sistemare le cose.

    Dopo 30 minuti come accordato con il kage, la ragazza avrebbe portato la lista ed il disegno delle sale che voleva allestire. Sarebbe rimasta ad aspettare che finisse di leggere la lista per capire se potesse andare tutto bene e aspettare sue direttive.
    Speriamo vada tutto beneeeeeeeeeee Non vedeva l'ora di sapere l'esito dell'autorità superiore del villaggio.

    Pianta della sistemazione delle stanze
    carceri_di_kiri



     
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    Ed ecco che era di nuovo punto e capo. Lo stesso problema. Puntuale come non mai. Era tornato a Kiri dopo una lunga vacanza in un posto che nemmeno conosceva, con una parte dei ricordi andata perduta per strada. Succedeva, no? Persino lo stesso Asmodai lo aveva notato. Quel qualche giorno perduto nel nulla. Poteva succedere, specialmente con un tipo come lo era il buon Seinji Akuma. Certo però è che il suo desiderio più grande di quei giorni rimase. E gli rimase nella mente anche il motivo per cui era andato dal Mizukage tempo prima. Cosa che poi degenerò in un viaggio che forse sarebbe stato meglio evitare (gli Akuma non sono mai stati dei buoni messaggeri), ma quella era un'altra storia. Quel giorno, - che per amor di precisione fu circa l'ottavo dopo il ritorno di Seinji a Kiri dopo la sua breve prigionia a Konoha, - il guardiano delle mura di Kiri, nominato tale per difendere il villaggio e i suoi abitanti da un cattivone, lasciò temporaneamente le mura a un compagno e si avviò a passo svelto verso l'amministrazione di Kiri.
    Sperava di trovarci Itai, seduto, come sempre, dietro a una scrivania. Magari immerso nelle sue scartoffie, magari intento a berci un the. Gli voleva bene a quel tipo, il che era strano considerando le sue passate inimicizie con il Mizukage di Konoha. Di certo, non si ricorda di quel che era successo alle prigioni di Konoha, né di quel che era accaduto nel Palazzo dell'Hokage, sempre a Konoha. Per questo, quando raggiunse la porta dell'ufficio di Itai sul suo viso non ci fu alcuna emozione. Né rabbia, né gioia, né felicità. Era un viso freddo, glaciale. Come sempre. O quasi sempre.
    In ogni caso, non voleva perdere molto tempo. Considerando la forzata sosta a Konoha, aveva perso già fin troppo tempo. Per questo, posizionatosi dinnanzi a Itai, passò subito a spiegare il motivo della sua visita.
    «Etsuko Akuma,» - disse, in ricordo di un discorso avvenuto nemmeno troppo tempo addietro. - «Voglio ancora andare a cercarlo.» - A tal proposito, per assicurare Itai sul suo ritorno, passò subito a spiegare il piano. - «Voglio sorvolare Oto e Ame. Spero di riuscire a trovarlo con i miei occhi.»



    Seinji
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    Un piccolo drago bianco, candido più della neve ticchettava alla finestra del Mizukage, snudando tutte le sue zanne in un sorriso che aveva dell’infantile e dell’insolitamente felice, Itai già lo conosceva, ed in caso contrario non sarebbe stato difficile ricollocarlo a Raizen, non erano tante le persone ad avere contatti con i Draghi.
    Ma dopotutto, Kubomi era un bambino.
    Appena gli venne aperta la finestra rilasciò una fitta nebbia, disperdendosi al suo interno.

    Tecnica della nebbia soffocante.

    Passò qualche istante in cui la nuvola si disperse per qualche metro, innocua in realtà.

    No dai scherzo.

    Ed aveva preso fin troppo da Raizen.

    Mi manda Raizen, dice che con questa carta ti avrei fatto un dono ben gradito, mi ha raccontato a grandi linee della sua storia, se devi fare qualche domanda chiedi pure.

    Aveva improvvisamente cambiato carattere, impettendosi come se il suo compito fosse di estrema importanza. Cosa abbastanza vera in realtà.
     
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    Quando Seinji entrò nel mio ufficio non trovò una scena poi tanto diversa dal solito. Io, che poggiavo la testa su una pila di fogli abbastanza alta da poter essere usata come cuscino. Quando alzai il capo sentendo la porta aprirsi un foglio rimase attaccato alla mia fronte, in maniera quasi comica, e lo rimossi con un gesto della mano. E così Seinji Akuma poté ammirare lo sfacelo del mio viso, caratteristico della presenza di un neonato in casa. Avevo due occhiaie da far paura. Natsu quella notte era stato più che irrequieto, per chissà quale ragione. Uno pensa che aver allevato due gemelle concedesse un certo addestramento e preparazione, ma la fatica era sempre la stessa alla fine.
    Cosa? Risposi alla sua richiesta, rimanendo per qualche secondo a fissarlo, appena interrogativo. Voleva davvero ancora andare alla ricerca di Etsuko? Quell'uomo era scomparso da tempo. Ma comprendevo la sua voglia di non arrendersi all'evidenza. Alla fine io avrei fatto qualsiasi cosa fosse stata in mio potere per riportarlo a casa.


    Mi passai stancamente una mano tra i capelli, fissando l'Akuma in viso. Presto, molto presto, sarebbe giunto il momento di smascherare i piano di Diogene ed a quel punto non avrebbe più avuto senso nascondere la sua identità. Ma quel momento non era ancora arrivato. Diogene non sapeva ancora che io ero a conoscenza di ciò che stava architettando era innegabile che nell'insicurezza di mandare Seinji a cercare Etsuko ad Oto, quello fosse il momento meno pericoloso.
    Continuo a non gradire il fatto che tu ti avvicini volontariamente a Diogene, Seinji dissi senza troppi giri di parole Sorvola Oto ed Ame, ma fallo ad una certa distanza dal suolo, più di un paio di chilometri. Ti prego Seinji, non scendere mai. Ho la tua parola che ti limiterai a sorvolare e tornare indietro anche se dovessi trovare Etsuko? Se dobbiamo recuperarlo, voglio preparare la cosa per bene. Ci sono altri piani dei quali non sei a conoscenza, dei quali nessuno è a conoscenza oltre me. Cercarlo, se lo trovi, torna a dirmelo e vedremo come fare.
    A quel punto lo fissai in viso. Ho la tua parola, Seinji? Non costringermi a darti Yogan come cavalcatura con l'ordine di arrostire te ed i tuoi pterosauri. Agisci usando la testa, non le emozioni. Non possiamo permetterci di essere sentimentali a riguardo. Dal mio tono poteva capire come non ci fosse spazio di manovra in quegli ordini. Era così, e solo così. Poi, ovviamente, avrebbe potuto fare ciò che voleva. A meno di non negargli del tutto il permesso di uscita dal Villaggio avrebbe potuto approfittare di una qualsiasi missione per fare ciò che intendeva fare anche senza il mio esplicito permesso. Era meglio chiarire cosa fosse meglio fare allora.
     
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    E così erano quelle le pretese del Mizukage. O meglio dire... gli ordini. Certo, erano comprensibili. Mascherato solo con una maschera migliore, senza modificare il suo chakra, o altre energie del proprio corpo. Senza avere un cambio utile ai suoi occhi (probabilmente Diogene lo avrebbe tenuto con sé soltanto se avesse saputo che si trattava di un Akuma), avvicinarsi al colosso era comunque una follia. Al di la di quanto Seinji Akuma era cresciuto da quando era tornato a Kiri, prendere Diogene per scemo sarebbe stato comunque una follia. Una follia che non avrebbe commesso. Al di la di cosa poteva dire Seinji Akuma, forse anche voglioso di tornare alla sua maschera precedente, il Kage sapeva il fatto suo e conosceva i motivi per cui agiva così. E al di la di quello che pensava Seinji Akuma, la scelta del Mizukage era, probabilmente, la migliore. Forse, il chunnin kiriano avrebbe potuto suggerire al capo di fornirgli Yogan per sorvolare Oto: nel caso in cui vi fossero sensitivi a Oto, l'Akuma sarebbe stato probabilmente scoperto, e identificato. Avrebbero potuto prenderlo anche in volo, specialmente considerando il materiale su cui si muoveva. Quell'inutile biomassa rappresentata dai pterosauri, verso i quali non aveva alcun rispetto e che utilizzava come i propri cani da guardia, sempre utili a mettersi al posto dell'Akuma e morire al posto suo, era lenta. Qualora scoperta, l'avrebbero raggiunto in pochi attimi. D'altro canto, Seinji Akuma era un illusionista. E un illusionista era un bugiardo. Inoltre, aveva un debole per gli intrighi. Davvero il Nara cercava di riuscire nel suo intento soltanto basandosi sulla parola di qualcuno che lo aveva già tradito?.. Altri avrebbero potuto pensare che fosse una mossa folle. Ma conoscendo Seinji Akuma, il suo debole per Kiri e quella gente, non lo era.
    «Hai la mia parola.» - Rispose l'Akuma senza un tono di dubbio nella voce. - «Sorvolerò prima Ame e poi Oto su uno dei miei pterosauri. Cercherò in ogni angolo dei due villaggi e quindi tornerò da te a fare rapporto.» - incrociò le braccia. - «Non so che piani ha Yogan, né so se il tuo drago vuole riposare. Però io sarei soltanto felice se tu lo lasciassi andare con me.» - l'Akuma scrutò le occhiaie sotto gli occhi del Nara. - «Né nascondo una certa paura nell'andare di nuovo ad Ame e Oto. Se tu non fossi così stanco per via dei tuoi problemi personali, ti chiederei di volare con me.» - disse. - «Non ho idea di cosa potrei trovarmi in quei posti... In più, potrei riferirti la situazione in diretta. Potremmo fare delle scoperte interessanti insieme, oppure tornare a Kiri a mani vuote.»
    Si fermò.
    «Allora che faccio? Vado?» - chiese.


    Seinji
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    Sembrava decisamente ben disposto a seguire le mie indicazioni, il che mi rassicurò e non poco. Sapevo quanto lui a volte potesse essere assurdamente testardo, un tipo di testardaggine pericolosa. Era anche vero però che negli ultimi tempi si era mostrato fedele al Villaggio. Meritava, al di sopra di ogni altra cosa, di soddisfare quel suo tarlo personale. Inoltre se avesse trovato Etsuko avremmo avuto tutto da guadagnare.
    Era una situazione che aveva solo vincitori alla fne. Al di la di ogni mia aspettativa prese la minaccia di affidarlo a Yogan come una proposta. Incuriosito però diedi uno sguardo al suo chakra, notando quanto fosse aumentato. A ben pensarci, Seinji non sembrava essere più lo stesso di prima. Era cresciuto, era divenuto più forte. Ero indeciso se la cosa mi faceva piacere o meno: se si era rafforzato allora Kiri lo era, ma il retaggio delle sue antiche intenzioni battagliere nei miei confronti era difficile da cancellare con un colpo di spugna. Decisi di non dare peso ai miei timori tuttavia: Seinji era fedele a Kiri, l'aveva dimostrato persino nella sua maniera distopica e violenta.
    Verrei, ma non è essenziale che ci sia dopotutto, no? Dissi all'Akuma E paradossalmente venire con te sarebbe riposante, i neonati tengono piuttosto svegli nei primi tempi sai, ma non me la sento di lasciare Ayame da sola se posso evitarlo e condii quella frase con uno sbadiglio.
    Per quanto riguarda Yogan, non so, lei verrebbe se necessario però immagino che non serva. Sai, era una minaccia quella di farla venire con te, ma noto anche una cosa riuscii a tirare fuori un sorriso Ti sei rafforzato, Seinji, ed immagino che a questo punto Yogan potrebbe darti battaglia ma non essere un reale problema per te. Per cui in realtà il deterrente nemmeno lo è così tanto. No, mi fiderò, vola pure con i tuoi pterosauri alle condizioni stabilite. Dubito che troverai Etsuko ad Oto, ma non si sa mai.
    Diogene ormai avrebbe potuto sospettare una defezione di Seinji ed in ogni caso con gente in grado di percepire chakra a grandi distanze, di penetrare i segreti tenuti al sicuro dietro le alte mura di una casa con lo sguardo, tenere ninja traditori in casa rappresentava una rischio non di poco. Anche se, col deterrente della sua mera forza Diogene poteva pensare di potersi permettere atteggiamenti imprudenti che normalmente non sarebbero stati tollerati.

     
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    Jukyu stava diventando incredibilmente brava. La scoperta della sua capacità di combattimento - superato lo shock iniziale - aveva avuto due effetti su quel altrimenti tranquillo (quasi monotono) ambiente famigliare. Il primo, che era diventata molto più indipendente rispetto alla sua età. Certo, era anche amentata la magnitudo dei guai che era in grado di combinare, ma con Natsuhiko che aveva poche settimane di vita questo mi consentiva di portarla con me e tenerla lontana il più possibile da Ayame che, quando il bambino non dormiva, voleva solo star tranquilla. Giustamente. Inoltre passava molto più tempo con me rispetto a prima ed io dedicavo buona parte del mio tempo libero ad allenarla nelle più svariate arti ninja. Ed anche in quel momento, in ufficio, lei si allenava. Avevo piazzato un bersaglio di legno quadrato da una parte dell'ufficio, avevo dato una deicna di Shuriken alla bambina e le avevo detto "ecco, adesso colpisci il bersaglio".
    Lei ne era stata entusiasta e dovevo ammettere che il rumore degli Shuriken che colpivano il legno non mi disturbava durante il lavoro burocratico. Certo, il muro dietro il bersaglio stava subendo le conseguenze della fame di apprendimento di Jukyu, ma sarebbe rimasto intatto.
    Papà! Ci son riuscita! Esclamò allegra la bambina fiera di essere riuscita finalmente a colpire il centro del bersaglio con il proiettile. Alzai lo sguardo dal rapporto che stavo leggendo e le sorrisi, annuendo non senza una certa dose di orgoglio.
    Com'era l'effetto? Le domandai. La bambina allora prese un altro Shuriken e caricò il tiro per farmi vedere. Aveva la lingua di fuori per la concentrazione ed un'espressione buffa sul viso. Mosse il braccio come una frusta e con uno scatto del polso impresse un movimento rotatorio allo shuriken che si spostò dapprima verso destra e dunque rientrò verso sinistra all'improvviso, conficcandosi poco sotto il primo.
    Molto bene, bravissima dissi, con approvazione.
    Questa mocciosetta finirà per prenderti a calci nel sedere entro un paio d'anni se continua così disse Yogan. La dragonessa era svogliatamente seduta sulla scrivania, osservando Jukyu che lanciava gli Shuriken, dandole consigli di tanto in tanto.
    Yogan, incollati la lingua al palato continuava ad arricchire il vocabolario di Jukyu di termini non proprio adatti ad una bambina di quasi sette anni.
    Oh che strazio che sei, ho detto "sedere" mica c... e mentre Jukyu se la rideva Yogan si interruppe. Aveva notato qualcosa fuori dalla finestra: un suo simile.
    Che c'è? dissi, mentre la dragonessa si avvicinava alla finestra.
    Toh, un altro marmocchio disse Yogan. Avevamo capito entrambi che doveva essere una delle evocazioni di Raizen. Era l'unico altro Shinobi che conoscessi legato ai draghi. Yogan aprì la finestra ed il draghetto entrò, rilasciando la nebbia per scherzo. Yogan non fu per niente impensierita, ma Jukyu saltò addosso al draghetto, atterrandogli in groppa per poi stringerlo tra le braccia.
    ...dai fai sparire questa nebbia protestò Yogan e quando accadde si ritrovò Kubomi con Jukyu addosso. Una scena alquanto comica, che strappò una risata ad entrambi.
    Certo che questo è evocativo rise Yogan, afferrando Jukyu per le ascelle tirandola giù da Kubomi.
    Non dovresti saltare addossi ai draghi dissi alla bambina, per poi alzarmi dalla sedia. Scommetto che ti manda Raizen.
    Quello alto che hai incontrato a Konoha?
    Sì.
    Non mi piace.
    Ce l'aveva ancora con lui per avermi portato via da quella festa.


    Presi il messaggio che portava con se e lo lessi rapidamente, enigmatico. C'era qualcuno che cantava i segreti del villaggio così facilmente? Uno Shinoi di Kiri? Se era vero dovevo prendere immediatamente provvedimenti.
    Oh, fantastico. Dissi con irritazione, prendendo poi la carta ninja. Analizzai il chakra. Lo analizzai bene, perché la sensazione che ebbi doveva essere suggestione. Non poteva essere giusta.
    Questo... dissi a bassa voce, mentre il mio viso veniva deformato da un'espressione a metà tra il furioso ed il sorpreso.


    È il chakra di Shiltar Kaguya mormorai più a me stesso che agli astanti.
    Eh? Disse Yogan, evidentemente sorpresa.
    Chi è questo qui? Devi partire, vero? Jukyu aveva aggirato la scrivania, tirandomi una manica. Il mio volto era duro, ma riuscii a trovare la forza per darle un bacio sulla fronte.
    Non lo so amore, ma ora torna a casa.
    Ma!
    Niente ma, torna a casa di corsa Jukyu. Yogan il mio tono era alquanto urgente. La bambina sbuffò e mani in tasca e piedi sbattuti iniziò a camminare verso l'uscita.
    Yogan, cerca Akira Hozuki e portalo qui, immediatamente. Dovrebbe essere al Villaggio in quel momento avevo bisogno del capo della Squadra Speciale. Doveva essere informato di un ex-Mizukage vivo che a quanto pare non sembrava essere così poco ansioso di raccontare tutti i segreti del suo Villaggio. Che fosse vivo mi sorprendeva, ma da quando eravamo divisi a Iwa non avevo più avuto suo notizie. Avevo dato per scontato che fosse morto.
    Che succede...?
    Shiltar Kaguya è vivo dissi, gelido. Ero furioso. Se era vivo, aveva tradito il Villaggio. Se aveva tradito il Villaggio c'era fuori un Nukenin tremendamente potente che non aveva avuto problemi a raccontare al primo ninja straniero di passaggio cose che non aveva avuto nemmeno la premura di lasciar scritte ad un suo eventuale successore.
    Va' dissi solamente in risposta al silenzio di Yogan, che voltandosi, uscì.
    Kubomi, aspetta qui ancora per un po', non è un problema, vero?

     
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    Mai un attimo di tranquillità.
    Mh? E ora che vuole? Ero disteso serenamente sulla comodissima amaca di casa mia, sorseggiando un bicchierone di acqua fredda con una fettina di limone dentro, quando la solita disturbatrice della quiete pubblica per conto del Mizukage, ovvero Yogan, atterrò trasformandosi nel piccolo giardino tra casa mia e quella di Ryu.
    Non si può proprio rimandare, eh? Esclamai, tra uno sbadiglio e l'altro, ancora insonnolito dalla noia del riposo. Immagino di no, vero? Sarebbe stato inutile tentare di controbattere o resistere.
    Yogan sapeva essere più testarda di un cammello sunese quando ci si metteva.
    Mi alzai lentamente, stiracchiandomi con tutta calma. Va bene, va bene... Vengo... Arrivo a piedi però. Feci cenno con la mano di incominciare ad avviarsi. Ne approfitto, passo dal mercato, dovevo fare delle compere per Meika. Viene a pranzo e ha deciso che le trecento scatolette di tonno, sgombro, fagioli e mais che ho in dispensa non bastano per un pasto come si deve.
    Feci spallucce. Proprio strane le donne.
    Ci si vede là, ok? Faccio presto, lo giuro. Dieci minuti e sono da lui. E senza lasciare possibilità alla dragonessa di replicare, lasciai il mio piccolo giardino, avviandomi verso il mercato.

    La lista della spesa era corta, quindi impiegai veramente pochi minuti a provvedere agli alimenti di cui Meika aveva bisogno. Un leggero ritardo, però, sarebbe stato dovuto ad una vetrina di una pasticceria. Passavo proprio di lì quando la commessa stava sistemando una deliziosa torta ai frutti di bosco di Kusa, e io non riuscii a trattenermi dal comprarne una.

    Mi sarei ritrovato, quindi, a salire le tranquille scale dell'Amministrazione, con appena una decina di minuti di ritardo.
    Un capolavoro.
    Certo, non ero il massimo della formalità con una busta della spesa in mano ed una torta su quella opposta, ma Itai non poteva chiedere di certo entrambe. La torta, saldamente impugnata nella mano sinistra, sarebbe stata portata all'altezza della testa proprio nel momento stesso in cui avrei varcato la soglia del penultimo piano.
    Cosa ne potevo sapere che sua figlia stesse giocando a fare la ninja?
    Fatti pochi passi, sorridente come sempre e pronto ad una delle mie battute, avrei sentito solo un fischio nell'aria. Eh?
    Tack.
    Uno shuriken mi colpì all'altezza della tempia destra, facendomi perdere l'equilibrio, ma non provocandomi più che un lieve pizzicorio.
    Cascai a terra, dritto sulla torta ai frutti di bosco, che zampillarono in aria, come cervella...
    Che tristi coincidenze la vita.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    II



    Doveva esserci stato qualcosa che aveva intercettato l'interesse di Jukyu, perché pochi minuti dopo averla spedita a casa la porta si riaprì di botto. La bambina ansimava appena, segno che aveva fatto una certa corsa per tornare indietro.
    Che ci fai qui? domandai alla bambina, appena spaventato dal suo ingresso improvviso. Quante volte ti ho detto di bussare?
    Ho dimenticato gli shuriken! esclamò, ignorando il rimprovero. In effetti era vero. I piccoli proiettili erano dimenticati su un angolo della mia scrivania, oltre ai due conficcati al bersaglio.
    Lasciali qui Jukyu, non mi piace che li lanci senza nessuno che ti guardi dissi alla bambina, incrociando severamente le braccia al petto.
    Ma c'è la mamma! protestò lei, prendendo le armi. Cercava avidamente di apprendere tutto ciò che poteva, meglio che poteva, ma era innegabile che era incosciente come solo una bambina di sei anni e poco più poteva esserlo. E dato che sua sorella era immensamente più calma, tranquilla, timida e meno portata alle arti ninja, temevo ciò che sarebbe potuto accadere se Jukyu avesse convinto Nana a farle da cavia per qualche esperimento. La presenza di Ayame mi confortava, così come il suo assenso ad addestrare nostra figlia, ma non poteva dedicarle tutto il tempo del mondo dopotutto.
    La mamma è occupata con Natsu, non stressarla. Resta qui per ora ed esercitati finché non arriva Akira, poi fila via, va bene? La proposta sembrò allietare la bambina che saltò senza complimenti sulla scrivania e poi mi abbracciò, stampandomi un bacio rumoroso sul viso.
    Ehi attenta a correre addosso alle persone con quelle in mano! esclamai, riuscendo a schivare all'ultimo gli Shuriken di quel pericolo ambulante di mia figlia. Le baciai i capelli e la rimisi a terra. E per i successivi minuti lo studio fu nuovamente invaso dal rumore dei sibili degli Shuriken.


    Ora, ciò che accadde dopo non sarebbe di certo accaduto se Akira - come si dovrebbe fare - avesse bussato alla porta del suo superiore. Conoscevo l'Hozuki abbastanza a lungo da poter dire che lui non l'avrebbe mai fatto, ma certo quella punizione un po' karmica mi fece sorridere. Mi sentii solo relativamente dispiaciuto per la torta e ben poco arrabbiato con la mia innocente figlioletta che stava provando un lancio ad effetto convinta che non ci fosse nessuno in quella stanza.
    Di fatti quando l'Akira entrò, seguito da Yogan e poi cadde Jukyu si spaventò tremendamente. Era convinto di avergli fatto molto male, considerando anche il disgustoso spettacolo fornito dalla torta.
    AH! PAPA' L'HO PRESTO! esclamò, accorrendo verso di lui, convinta di avergli fatto davvero male. Non era quello il caso, data la scarsa forza della bambina e la grande esperienza di Akira, ma che ne sapeva lei? Lo sapeva Yogan che, alle spalle dell'Hozuki, iniziò a ridere sonoramente.
    Ti... ti sei fatto male? Non sapevo che entravi... Era raro vedere Jukyu contrita per un danno. Probabilmente perché alla fine tutti i disastri che combinava non facevano mai del male a qualcuno (a volte un po' a sua sorella, ma giusto un po').
    Sta bene Jukyu, tranquilla dissi alzandomi dalla sedia, vagamente divertito, offrendo una mano all'Hozuki per rialzarsi. Il pavimento dell'ufficio era un disastro di panna, glassa e frutti di bosco.
    Se avesse bussato come doveva non sarebbe successo nulla dissi, rifilando poi un buffetto sulla testa di Akira. Il deterrente della bambina nello studio poteva essere ottimo per costringerlo a bussare... anche se sospettavo che avrebbe preferito appostarsi dietro la porta, sentire cosa accadeva dentro origliando per poi entrare alle sue condizioni comunque.
    Va a casa Jukyu e non usare gli Shuriken in casa Sì papà E non usare tua sorella come palo per misurare l'effetto del lancio Sì papà E non stressare tua madre per farti allenare Ok ho capito, ho capito borbottò la bambina vagamente scontenta per tutte quelle raccomandazioni. Uscì a grandi passi, lasciandosi dietro la scena del crimine.
    Yogan rideva ancora.
    C... credevo l'avessi rimandata a casa disse la dragonessa, sedendosi come suo solito sull'angolo destro della mia scrivania. Akira avrebbe potuto notare che non era più la ragazzetta di tredici anni che era prima nella sua forma umana, ma ne dimostrava sedici ormai.
    Aveva scordato gli Shuriken. Tieni Akira, pulisciti trafficai in un cassetto, lanciandogli poi una manciata di tovaglioli imbustati che portavo dietro quando consumavo i miei pasti in ufficio. E poi siediti. In quest'ordine. Non volevo che mi sporcasse le sedie di glassa e crema.


    Una volta che fummo faccia a faccia quella scenetta comica fu dimenticata. Il mio viso era serio e non sembra preoccupazione. Presi la carta che Raizen mi aveva mandato e glie la porsi. Kubomi, nel frattempo, galleggiava distrattamente vicino Yogan.
    Akira questo draghetto è Kubomi, Kubomi lui è Akira Hozuki il capo delle squadre speciali di Kiri. Kubomi è un'evocazione dell'Hokage. Questa carta mi è stata consegnata dall'Hokage e contiene informazioni ed il chakra di un uomo che io ritengo essere con buone probabilità Shiltar Kaguya.
    Sapevo che quello avrebbe riscosso alcuni secondi di shock. Gli avrei lasciato il compito di analizzare la storia come avevo fatto io, ma c'erano diverse parti che erano mie supposizioni e riguardavano eventi dei quali lui non era a conoscenza.
    Il chakra che ho analizzato appartiene senza dubbio ad un manipolatore delle ossa, ad un uomo con affinità per il fulmine che a quanto pare sa molte cose che solo un certo manipolatore delle ossa e con affinità per il fulmine potrebbe sapere. Non ne ho la certezza assoluta, ma più che un fondato sospetto. E tacqui. Volevo vedere la sua reazione alla notizia che il vecchio Kage era, con ogni probabilità, ancora vivo.




     
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