Amministrazione di Kiri[Amministrativo]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Gli Abiti della Nebbia


    II




    [Maggio 38 DF - Tetto del palazzo Amministrativo di Kiri]
    All'epoca non avevo nemmeno dieci anni, li avrei compiuti da lì ad un paio di mesi. Mio padre, il Nono Mizukage, aveva deciso di approfittare di una giornata timidamente soleggiata per gli standard Kiriani e poche scartoffie sulla scrivania per allenarmi un po' sul tetto. Da qualche tempo gli allenamenti si erano fatti duri, ed Itai non era mai stato un Sensei tenero, nonostante fossi sua figlia. Ansimante, mi rialzai per l'ennesima volta, dopo che mi ebbe atterrato. Non aveva pietà delle volte.
    Sei troppo frettolosa, mi disse, andandosi a sedere sul parapetto, dando le spalle al Villaggio, guardandomi in viso
    Lo fissai con sguardo ostinato, incrociando le braccia al petto, contorcendo la bocca in una smorfia infastidita che poteva star bene solo sul viso di una bambina. No, sei tu che sei troppo veloce per me. Il tono di voce era petulante, stanco di non riuscire ad essere mai abbastanza per suo padre. Non era mai brava.
    Mi sto trattenendo, Jukyu, e lo sai, mi disse, facendomi cenno di venire a sedermi la sulla balaustra, al suo fianco.
    Quasi strisciando i piedi per terra mi avvicinai, misi le mani sul cemento riscaldato dal sole e mi diedi una spinta verso l'alto, sedendomi al fianco di mio padre. Lo guardai in viso, per un momento, leggendovi una grande stanchezza. Essere Kage era difficile e stancante. Lo aveva capito da tempo, anche se lui non se ne era lamentato mai con lei.
    Jukyu, se sono così... esigente con te, è solo perché mi preoccupo, una sua mano mi finì sulla testa Conosco bene questo mondo e tu... Hai iniziato troppo presto. Se devi andare lì fuori, in missione, anche dietro mio ordine, dovrai essere pronta. E visto che sei mia figlia, dovrai esserlo più degli altri.
    Sì lo so, mugugnai con fare offeso. Però non sento di star migliorando affatto. Sono sempre qui, ad allenarmi. Non faccio nulla. Avevo voglia di uscire in missione, combattere contro veri nemici. Quella visione così romanzata di un mondo crudele e sanguinario che ha chi non ha idea di cosa ci sia davvero fuori dalle porte di casa. Potei vedere il viso di mio padre quasi indurirsi per un secondo, prima di tornare ad ammorbidirsi ancora.

    Lo farai, te lo prometto. Ora però, tocca ancora a me proteggerti. Disse, per poi girare su se stesso a guardare il villaggio che si intravedeva nella tenue nebbia di quella giornata. Proteggere tutti è compito mio.
    Un pensiero attraversò la mia mente, stimolando la mia infantile curiosità che cercava di riempire quelle sacche vuote di conoscenza ancora tutta da apprendere con le risposte che Itai o Ayame davano alle mie domande.
    Sentì papà, dissi con fare pensieroso. Mi hai sempre detto che tutte le persone sono uguali, che vengano da Konoha, Suna o chissà dove. Però tu proteggi Kiri, solo Kiri. Perché? Perché siamo speciali? Siamo forse migliori?
    Si è migliori solo se si lavora per esserlo, mi rispose. Ma Kiri è la mia casa, ed ho giurato di proteggere la mia casa. Si tratta di qualcosa radicato nell'essere umano, un sentimento... di protezione. Vedi, Jukyu, noi cinque siamo una famiglia, giusto? La famiglia è il centro, coloro che non si devono tradire mai, che si devono proteggere l'un l'altro. Ma non viviamo da soli, viviamo in un Villaggio con un gesto delle mani, abbastanza ampio, indicò i tetti delle case di Kiri. Così la famiglia si allarga, ed è diventata Kiri. Perché è il posto dove vivete voi quattro. Noi esseri umani siamo così, ci riuniamo, facciamo una tribù, e man mano che le cose vanno bene la tribù si allarga. La famiglia, il Villaggio, l'Accademia... E quando le cose vanno male, la tribù si stringe. Fino a rimanere di nuovo noi quattro.
    Non ci ho capito poi tanto... Borbottai, aggrottando le sopracciglia. Ma dobbiamo proteggere Kiri perché è la nostra casa, non perché... è Kiri, giusto?
    Lui annuì e sorrise.
    I Kiriani sono persone come tutte le altre, non c'è nulla di speciale, alla fine dei conti. Guardò in lontananza, scrutando l'orizzonte. Diffida di quelli che si ritengono i migliori per qualcosa per cui non hanno lavorato e lottato. Le persone così hanno portano solo conflitti, e dolore.




    [Presente]
    Quella conversazione mi tornò in mente. La memoria, stimolata dalle parole del Mizukge e dalle risposte che egli aveva ricevuto, alcune per nulla favorevoli, mi fecero ripensare alle parole di Itai. Kensei era esattamente il tipo di persona da cui mio padre mi aveva messo in guardia anni prima. Per un momento fui colta da un tremendo mal di testa, ebbi l'istinto di alzarmi e scappare, lontano da quell'uomo che mi intimoriva sin da quando l'avevo visto per la prima volta, anni prima.
    Era sbagliato, ciò che diceva. Era profondamente sbagliato. La pace esisteva, era ciò per cui suo padre aveva sempre lottato con tutte le sue forze. La pace era l'obiettivo a cui tutti dovevano aspirare e lui la metteva da parte, la dichiarava una menzogna, parlava di un'alleanza con Oto. Parlava di conquista. Mi faceva paura.
    Non era ciò che credevo. Ciò che avevo imparato nella mia vita. Era sbagliato.
    Sbagliato.
    Sbagliato.

    Sbagliato come le azioni di Itai. L'abbandono. Qualsiasi sia stato il percorso di vita di suo padre, aveva condotto ad un disastro finale che l'aveva segnata per sempre. Aveva sempre dato per scontato che lui le dicesse la verità, o che, anche se fosse vero, ciò che le insegnava fosse giusto. Ma quali erano i risultati? La mamma morta. Natsu morto. Nana, morta.
    Quasi con rabbia la mano sinistra, non bendata fino alla punta delle dita, andò alla bocca. La morsi, facendo cadere una goccia di sangue sul pavimento, ed un piccolo altare comparve lì di fronte a me.
    Ancora non presi la Katana tra le dita. Ascoltai le proteste degli altri Shinobi e mi alzai in piedi, indignata.
    Esattamente in che modo la strada percorsa da mio padre ha fatto del bene a questo Villaggio? Chiesi, brusca, sperando che il Mizukage non intendesse quella reazione esplosiva come una mancanza di rispetto. Mio padre ha cercato la pace sempre, ad ogni costo, ed a cosa è servito? A farsi quasi ammazzare, a distruggerne lo spirito, a distruggere la mia famiglia! No, è come dice il Mizukage. La pace è una stupida menzogna. Non può esistere in questo mondo. Dunque mi rivolsi direttamente al Mizukage. Mizukage-sama, io non sono una spadaccina. E non lo sarò mai. Questa spada nelle mie mani è sprecata. Per il bene di Kiri, sarà più fruttuosa nelle mani di qualcuno in grado di sfruttarla appieno.
    Mi inchinai leggermente e tornai a sedermi, accorgendomi solo in quel momento che la mano destra tremava. Le ferite bruciavano terribilmente. Coprii le bende sul braccio destro con la mancina, spaventata che stesse sanguinando, che il sangue potesse macchiare le bende e rivelare la mia vergogna. Avevo appena rinnegato, in pubblico, mio padre. Quell'atto avrebbe avuto conseguenze, ma non ero in grado, al momento, di comprendere quali.



    Edited by -Max - 25/9/2021, 19:30
     
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    Gli Abiti della Nebbia


    ~II~



    La Strada dello Shura



    La guerra, alla fine, arrivò anche tra le montagne sperdute. Distrusse tutto: strappò le vite di innocenti, costretti ad abbandonare le proprie attività per improvvisarsi soldati; fece sparire i mercati stagionali che si avvicendavano di volta in volta lungo le mura del castello; corruppe un culto basato sulla meditazione e l’armonia. La violenza è stata sempre connaturata nell’animo umano ed essa nacque nel momento in cui si scoprì che un osso poteva essere usato non solo per costruire, ma anche per ottenere potere: costringere gli altri del proprio o altrui gruppo a sottostare alla volontà di Uno.
    Fu la volontà del Governo Centrale, coi suoi stendardi cremisi, di sottomettere tutti i feudi in una sola grande nazione, a far scoppiare la bolla del caos. Lo scontro con il feudo di Ashina divenne inevitabile. E mentre la sua terra, antica quanto le rocce, misteriosa quanto un picco oscurato dalle nuvole, veniva messa a ferro e fiamme, lo spadaccino Isshin, forgiato dal fuoco di mille battaglie, tagliò la gola al generale Tamura. Era l’atto finale di un assedio che aveva mietuto innumerevoli vittime. La guerra, finalmente, era conclusa. Ashina rimaneva sotto il controllo della prestigiosa famiglia degli eretici della Fonte del Drago. L’Esercito Rosso però non era disposto a far cadere nel vuoto le sue mire espansionistiche. Ed Isshin, nel frattempo, sarebbe invecchiato…
    Il Lupo era stato inconsapevolmente l’apriporta che, molti anni dopo, avrebbe condotto il Governo Centrale ad insinuarsi nel suo feudo senza troppe resistenze. E pensare che le cose sarebbero potute andare in modo diametralmente opposto, se solo Genichiro, diretto successore del vecchio ubriacone al comando di Ashina, avesse avuto il buon senso di ricorrere alle sue sole forze per difendere la sua casa, senza sfruttare poteri capaci di cancellare l’umanità dagli occhi di un uomo.
    Lo shinobi vedeva ancora tutta la scena davanti ai suoi occhi: nel bel mezzo dello scontro, lassù, nell’Osservatorio, la torre più alta del Castello Ashina, dove poteva essere ammirata tutta la magnificenza del feudo e delle immense montagne che lo cirondavano, quando ormai le loro spade s’erano incrociate più e più volte, il samurai chiedeva al ninja di cambiare padrone, di lasciare Kuro in suo favore. Che eresia…

    Eresia, dici? Se è per preservare il Bene di Ashina, sono pronto ad accettare qualsiasi eresia, resisterò ad ogni sofferenza. Temi il Fulmine di Tomoe!

    Il guerriero saltò in alto e per un istante, un solo attimo, parve come librare nell’aria, mentre improvvisamente nuvole minacciose coprivano il cielo ed un fulmine cadeva con forte frastuono, andando a colpire proprio la spada di Genichiro, il quale ancora in volo parve capace di controllare l’immensa forza della natura, domarla e spedirla carica di potenza contro il suo avversario. L’arte eretica della splendida Tomoe. Un flash accecante. Un’impareggiabile scarica elettrica…

    […]



    L’Ōkami tornò d’un tratto alla realtà. Il suo nuovo Signore aveva fino a quel momento parlato di come Kiri fosse intrinsecamente superiore alle altre nazioni, di come l’influenza della Nebbia dovesse estendersi oltre i propri confini, inglobando infine tutto il mondo sotto un’unica bandiera. Senza accorgersene era passato dalla parte di un nuovo Governo Centrale, un nuovo Generale Tamura pronto a sottomettere intere popolazioni. Come prevedibile, tutti i presenti si opposero, tranne l’Ombra, che rimase in silenzio.
    Anche il Lupo non fiatò. Non poteva permetterselo. Non poteva andare contro gli ordini del suo Superiore.
    Mimando i gesti che aveva fatto molto tempo prima, gesti di una tradizione che si perdeva nell’alba di una tribù divina, il ninja da un braccio solo si tagliò leggermente la parte laterale del collo. Del sangue ne sgorgò, che cadendo a terra, assieme a quello dei suoi compagni, innescò un processo che esitò nella comparsa di sette altari. Sette altari, davanti a sette ninja. Ognuno di essi custodiva un rotolo, cinque inoltre proteggevano una katana. Due, invece, mancavano dell’arma. Uno di questi altari mozzi, come c’era da aspettarsi, fu provvidenzialmente quello che apparve davanti al Lupo. Lo shinobi si prostrò di fronte all’altare, in un gesto che era a metà quello di una preghiera e quello di un ossequio.

    Signore, sono al suo servizio…

    Mentre pronunciava quelle parole, però, il dubbio s’insinuò nei suoi pensieri. Ora, forse, capiva leggermente meglio il tormento che doveva aver passato il nipote acquisito di Isshin… ora che lui stesso, sotto la guida di una figura ben diversa da quella di Kuro, stava per intraprendere la strada dello Shura

    Ashina, questa terra… è tutto per me. Per il suo bene, sono pronto a rinunciare alla mia umanità.

     
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    a Rapporto


    III

    Le parole del primario vennero accolte nel silenzio all'interno dell'ufficio, il Mizukage sembrò non voler dar subito risposta al chunin della Nebbia e, dunque, fu Migite a prendere parola dopo Fudoh-san. E, se da una parte ero consapevole delle posizioni Fudoh circa le politiche del Kage, dall'altra rimasi sorpreso e perplesso nel sentire le parole e i toni di Etsuko-san. Come poteva aver lavorato per mesi come Consigliere e Mano Destra del Kage e non essere a conoscenza di quali fossero le intenzioni del capovilaggio? Su cosa pensava di aver lavorato se non conosceva la via che stava percorrendo? Socchiusi l'occhio cercando di mantenere la calma, deluso dalle sue parole. Io stesso, quando ebbi l'onore di diventare l'Hidarite dello Juudaime, compresi immediatamente il ruolo che mi era stato affidato e, senza esitazione qualche minuto dopo essere stato promosso a tale grado, avevo spiato la conversazione che avvenne tra lui e l'Hokage nel medesimo ufficio in cui ci trovavamo in quel momento. Feci ciò per capire quali erano i rapporti che ci legavano con gli altri villaggi e per dimostrare al Kage che non avrei atteso con le mani in mano sue indicazioni, perché riconoscevo l'importanza del ruolo affidatomi, comprendevo l'importanza di essere autonomo e indipendente nelle azioni e decisioni. Per questo non avrei giustificato l'ignoranza di Etsuko, nemmeno se avesse additato il Kage di non averlo informato apertamente: anche lui, come me in precedenza, sarebbe dovuto essere stato in grado di raccogliere le informazioni utili per adempiere compiutamente il suo ruolo nel villaggio. Non era un genin, non era un chunin qualsiasi, era la Mano Destra del Mizukage e da lui non si ci si deve aspettare di meno di ciò. E, proprio in virtù del ruolo che ricopriva all'interno del villaggio, le sue parole erano inammissibili, le sue dimissioni inaccettabili.
    Fu la leggerezza con cui dichiarò rescisso il suo ruolo così profondamente legato al Mizukage a farmi decidere di agire, principalmente perché egli raffigurava la mia controparte e nel sentire come si puliva le mani gettando la spugna, vedendo tutta la sua sufficienza e superficialità nell'onore che gli era stato concesso, non potei relegarmi a mutismo e immobilismo come fatto con Fudoh, perché per Etsuko sentivo la cosa molto più personale.

    Ero in grado, grazie al mio addestramento, di celare le emozioni che a volte potevano trasparire dalla prossemica: l'espressione del viso, l'inclinatura delle sopracciglia, il movimento del corpo, la frequenza del respiro. Nessuno di questi mutò dall'inizio della riunione fino a quel momento, ero rimasto impassibile, seduto nella sedia offertaci dal capovillaggio e con lo sguardo appoggiato all'infinito in ascolto degli altri ninja che, dopo Etsuko, intervennero.
    Mi decisi ad intervenire quando vidi il gesto estremo di Sekiro, fu quello il fatto scatenante: guardando il suo segno di riverenza non potevo che pensare allo sputo che Etsuko aveva riservato al viso del Mizukage, di tutti i ninja lì presenti e di Kiri e, per questo, decisi che avrebbe dovuto pagare. Non fui assolutamente precipitoso nei movimenti, come in precedenza, infatti, mantenni il mio linguaggio non verbale neutro. Grazie al mantello che copriva interamente la mia figura, allungai le dita fino ad una tasca lungo la coscia contente l'esplosivo adatto a quella situazione, la mano si mosse lungo il fianco e difficilmente si sarebbero notati movimenti sospetti del mantello da parte dei ninja seduti vicino a me. Una volta afferrata l'arma spostai sensibilmente il baricentro in avanti, muovendo le mani verso i piedi fingendo di volermi allacciare le scarpe, nel compiere quel movimento il mio mantello si aprì inevitabilmente e, per un attimo, mostrai al Mizukage ciò che avevo in mano. Messo in quella posizione, grazie all'indumento scuro su cui era raffigurato il simbolo della Mano Nera, era pressoché impossibile che gli altri ninja seduti potessero vedere ciò che avevo in mano. Alzai lo sguardo verso il Mizukage e un sorriso anticipò le mie azioni successive.

    L'attenzione forse era rivolta ancora verso Sekiro, prostrato in direzione del Mizukage, quando alzando il corpo, mentre riassumevo la mia precedente postura, con un secco movimento del polso scagliai la bomba abbagliante in direzione del Mizukage, compiendo una traiettoria di molto inferiore al mezzo metro. Prima che la bomba impattasse il pavimento dell'ufficio, avevo già rilasciato una piccola quantità di chakra e attivata l'arte proibita del mio clan. [Slot Tecnica - Attivazione Movimento Oscuro, Basso][I Slot Azione - Attacco con Arma a distanza | For 700, Mediobasso | Bomba Abbagliante]
    La luce si propagò in un attimo in tutta la stanza ed io, ben conscio di ciò che stava accadere, da prima evitai di venire accecato dalla bomba e, in secondo luogo, sfruttando anche la luce provocata dalla mia bomba, non strettamente necessaria considerando l'enorme vetrata alle spalle del Kage, mi teletrasportai rapido e silenzioso dietro la sedia di Etsuko-san. [I Slot Azione - Passo di Tenebra, Mezzobasso] [Furtività: Furtività Intermedia + Movimenti Silenziosi + Movimenti Inodore +3 III livello TS]
    Fu in quel momento che, comparso ad un metro e mezzo alle sue spalle, in un unico e fluido movimento estrassi Utsubo dal fodero e tentai di portarla al collo del fu Migite, trattenendo, se non avessi trovato ostacoli, la lama a circa un centimetro dal suo collo. [II Slot Azione - Attacco con Arma | For 600, Vel 750+2 Movimento Oscuro
    +3 Impasto
    , Basso] [Furtività: Furtività Intermedia + Movimenti Silenziosi + Movimenti Inodore +3 III livello TS]


    Se il mio tentativo fosse riuscito, sarei rimasto in silenzio un attimo assaporando la tensione che improvvisamente si era formata nell'ufficio. E, appoggiando il metallo freddo della lama sul collo del chunin della nebbia, mantenendo il braccio disteso tutt'uno con la katana nera che il Mizukage mi aveva appena affidato, mi rivolsi ad Etsuko Quel sangue non basta per le tue dimissioni, Etsuko-chan il sorriso si fece amaro mentre il mio sguardo si mosse, per un attimo, verso l'altro dissidente e poi, tornato sul fu Migite, ripresi Quando hai avuto l'onore di poter diventare la Mano Destra del Mizukage, Etsuko, avresti dovuto capire che l'unico modo per uscirne non era da vivo. Con le tue parole, con il tuo diniego, stai sputando in faccia a tutti i ninja del villaggio qui riuniti respirai calmo, muovendo uno sguardo verso i genin presenti, tutti forgiati dalla Nebbia di Sangue, che senza remore avevano abbracciato la direzione del Mizukage, dimostrando come la nuova educazione kiriana stava offrendo frutti pregiati al villaggio della nebbia Mettendoti in imbarazzo di fronte ai migliori genin di Kiri

    Quindi mi feci zitto, lasciando che il Kage o Etsuko stesso prendessero parola. Mi aspettavo una reazione dai presenti nella stanza, in particolar modo dai due chunin del villaggio: Fudoh, probabilmente, si sarebbe potuto sentire in dovere morale di intervenire, non essendo capace di guardare il mondo se non dalla sua prospettiva sempre più distorta; Etsuko che, a contatto diretto con la lama leggendaria di Kiri, avrebbe potuto scioccamente valutare che la cosa migliore da fare potesse essere usare il Magan per creare particolari illusioni nella mia mente, senza considerare che ero a conoscenza delle sue capacità e che, a fronte dei suoi trucchetti illusori, avrei attaccato nuovamente ma senza trattenere la mia mano questa volta.

    Chakra: 77.5/80
    Vitalità: 17/17
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  625
    Resistenza: 550
    Riflessi: 625
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 600
    Agilità: 600
    Intuito: 600
    Precisione: 675
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Mantello × 1
    • Parabraccia in Ferro × 1
    • Tonico di Ripristino Minore × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1
    • Spiedi potenziati × 6
    • Lancia Spiedi × 2
    • Bomba Specchio × 2
    • Bomba Abbagliante × 1
    • Tonico di Recupero Minore × 1
    • Fumogeno × 3
    • Spiedi × 1
    • Coltelli da Lancio × 1

    Note
    ADDENZIONe:
    Utilizzo Utsubo solo per una questione scenica: non ho lo stemma né la competenza per utilizzarla, avendola ricevuta in questa stessa giocata. Nel caso si dovesse protrarre la scaramuccia, allora non la utilizzerò o, se le parti concordano, la userò come una semplice katana.



    Edited by Youshi2 - 27/9/2021, 00:02
     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Un bagliore investì la stanza accecando i presenti, ero intento ancora ad ascoltare le parole del Genin e quando averti la presenza dietro di me fu ormai troppo tardi per opporre un qualsiasi tipo di resistenza.
    Youshi… il solito vecchio Youshi…
    Il chunin della nebbia non aveva mai nascosto di simpatizzare con le bizzarre idee del kage. in realtà a volte persino io le avevo assecondate, non però fino a quel punto. La sua era pura adulazione per la figura di Kensei, l’adulazione opprimeva una qualsiasi forma di elaborazione concettuale ma fino a quel punto?
    Al punto da puntare l’arma alla gola di un compagno? Un compagno che in più di una occasione gli aveva coperto le spalle? Un compaesano? Era questo il modo che intendevano di essere i MIGLIORI… e poi, migliori in cosa?
    Quel sangue non basta per le tue dimissioni, Etsuko-chan
    Coraggio allora, cosa aspetti… sussurrai aprendo le mani in segno di resa. Cosa aspetti a prendere quello di cui hai bisogno?. Youshi non aveva espressività sul volto, il mio non lasciava trasparire alcun segno di timore, la lotta era tra titani.
    Quando hai avuto l'onore di poter diventare la Mano Destra del Mizukage, Etsuko, avresti dovuto capire che l'unico modo per uscirne non era da vivo. Con le tue parole, con il tuo diniego, stai sputando in faccia a tutti i ninja del villaggio qui riuniti
    Hai un po' le idee confuse mio caro Youshi, tant’è che confondi il DISACCORDO con il TRADIMENTO… stai forse insegnando ai Kiriani il modo per non essere pensanti? Ti stai ponendo forse al pari di Byakuei, stai cercando di riprodurre un villaggio di fantocci al servizio di un solo uomo? Un uomo è libero indipendentemente dal ruolo di interpretare e esprimere la propria opinione. Il dissenso è una forma costruttiva di confronto. Costruttiva nel mio modo di vedere le cose… nel tuo?
    La domanda retorica riecheggiò nella stanza amministrativa, chissà cosa avrebbero pensato i presenti della reazione della mano sinistra del Kage. avrebbero dovuto aver paura del proprio leader o rispetto?
    Pensi che il kage abbia bisogno del tuo aiuto per reclamare il mio sangue? Pensi che non conoscesse i miei punti di vista quando mi ha scelto? Pensi che avere due punti di vista obbiettivamente antitetici come mano DESTRA e mano SINISTRA, sia stata una mera coincidenza? Suvvia Youshi… se lo credi davvero, allora sei tu che offendi Kensei.
    Una nuvola di fumo improvvisamente sarebbe apparsa attorno alla seggiola, lasciando al posto di Etsuko un fantoccio solo lontanamente somigliante al kiriano… il riferimento alla tecnica della sostituzione era chiaro, chiunque conosceva quella tecnica base, la forma di difesa assoluta. La realtà però con Etsuko… non era mai quel che sembrava. Un simulacro era quello che stazionava sulla sedia a rivestire il kiriano mentre un altro identico all’Etsuko originale sarebbe apparso alle spalle di Youshi e brandendo un Kunai avrebbe tentato di minacciarlo puntandolo a pochi centimetri dalla nuca azione se l’operazione fosse riuscita…
    Mettendoti in imbarazzo di fronte ai migliori genin di Kiri
    Quello che ci mette in imbarazzo sei tu Youshi… adesso abbassa quell’arma e torna al tuo posto, mi conosci e sai che non scherzo affatto, conosci anche le mie competenze mediche, non sfidare la sorte.



     
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    IV

    Attendo le tue parole di scuse e l'ordine del superiore, Etsuko dissi secco, quando mi sfidò ad affondare la lama nella sua carne. Non era esattamente vero: avrei avuto diverse difficoltà morali ad uccidere un mio compaesano e, malgrado fosse arrivato l'ordine del kage, non sarebbe stato facile macchiarsi di tale delitto che avrei ritenuto fratricida. No, non confondo le tue parole con quelle di Fudoh. Le tue sono parole performative, non esprimono solo dissenso, ma prendono distanze effettive e pragmatiche  rifiutando - con questa dimissione - i tuoi doveri verso il villaggio, lavandotene da ogni responsabilità e ruolo, dal futuro che è tracciato. Insulti chi, tra i valorosi presenti, non ha ricevuto l'onore che a te è stato dato dissi calmo, esponendo le differenze che notavo tra lui e il primario della Nebbia. Seguirono le sue parole e nuovamente, stringendo l'elsa e corrucciando le sopracciglia, risposi secco Non c'è nulla di costruttivo nelle tue parole, al più decostruiscono, ma senza una critica che non sia disfattista o fine a sé stessa. Migite, il tuo ruolo impone di trovare e proporre soluzioni, proprio come il mio, non quello di sottolineare i problemi, a fare ciò sono in grado tutti coloro che hanno un minimo di ingegno e capacità. No, non sto invitando i nuovi ninja a non pensare o esprimere le proprie idee con queste mie azioni. Come ho detto, si tratta di essere costruttivi, non solo di indicare un problema, ma averne anche una soluzione, altrimenti si è inutili o superflui conclusi con tono amaro, saggiando nuovamente il tessuto che ricopriva l'elsa di Utsubo. Credevo profondamente, infatti, che chi avesse ruoli di responsabilità non poteva limitarsi unicamente a individuare un problema, ma che aveva il compito essenziale di trovare delle soluzioni ad esso.
    Il sorriso poi si allargò quando insinuò che mi stessi sovrapponendo al ruolo di Kensei-sama e che non cogliessi la necessità di due prospettive antitetiche, la destra e la sinistra: Ha già ricevuto il sangue di tutti i presenti, il Mizukage, e non ha estratto alcuna arma o usato violenza: questo dimostra chiaramente che il suo ruolo di guida è riconosciuto da tutti. Il rapporto che inevitabilmente ci lega però, Etsuko, non mi concede di rimanere in silenzio o fermo nel sentire queste tue parole dissi, inizialmente riferendomi al sangue versato poco prima da tutti sul pavimento dell'ufficio e, in secondo luogo, al rapporto che ci univa di Mano Destra e Sinistra. Poi risposi alle sue parole che sembravano essere dette da una persona che non aveva appena provato a togliersi ogni responsabilità No, Etsuko, queste tue parole avrebbero senso se tu non avessi appena provato a consegnare le dimissioni. Invece hai cercato di toglierti da questo tuo compito, da questo rapporto dualistico tra Hidarite e Migite, non capisci che è questa la differenza tra te e Fudoh? Non capisci che è questo che ha determinato queste mie azioni? allargai leggermente la narice per disappunto quando insinuò una nuova mancanza di rispetto verso il kage, poi ripresi Hai ragione, noi dobbiamo essere antitetici per offrire miglior consiglio al Kage da quelle mie parole trasparì, a chi non ne era ancora a conoscenza, la mia natura di Hidarite che già dalle parole precedenti si sarebbe potuta comprendere Ma quando l'una smette di funzionare, è l'altra mano a doverla mozzare. E il tuo è un gesto di miope codardia, non di costruttivo dissenso e già, con queste tue parole, sembri parlare da Migite, ma ancora sono pendenti le tue dimissioni in questo ufficio
    Avrei lasciato un attimo di silenzio, ancora una volta - come nei sotterranei amministrativi in compagnia del chunin otese - trovavo qualcuno che pensava di poter giudicare il mio operato. Ma non sapeva, forse, che in quanto pendice di colui che è Kiri, solo ai suoi occhi potevo essere giudicato? Che ogni considerazione sulle mie azioni che non venisse professata dalla voce filtrata da quell'elmo, fattosi simbolo della mia gente, nulla aveva valore?

    Quello che avvenne successivamente era stato preventivato: la sua reazione non si limitò ad un tentativo dialettico di ribaltamento, ma anche ad un livello concreto, provando a sua volta di cogliermi alle spalle. La nuvola di fumo che si formò lasciò spazio ad un fantaccio dalle fattezze ricordanti il chunin e, pressoché in contemporanea, sentii il suo passo e il suo respiro avvicinarsi pericolosamente a me. [Percezione Youshi: 9 vs Furtività Etsuko: 0]
    Malgrado la goffaggine nel cercare di cogliermi alla sprovvista e la lentezza con cui avvenne il movimento, preferii concedermi l'ausilio del chakra per evitare l'attacco, non sicuro che non si celassero altre minacce dietro di esso. Il movimento difensivo fu nuovamente unico e preciso: la lama tenuta con la mancina si ritrasse mentre, piegate le gambe e fatta avanzare la destra muovendo un passo verso la sedia, abbassai il baricentro lasciando che il kunai non avesse nulla da poter minacciare. [I Slot Difesa - Schivata | Rifl 700, Basso]
    Dalle sue parole sembra fosse sazio di quella sua breve e non riuscita dimostrazione, quindi attesi a rispondervi, deciso a non permettergli di avere l'ultima parola, poiché sicuro della mia presa di posizione e di ciò che gli avevo detto. Quindi proseguii il movimento che avevo innescato con quella schivata, le spalle favorirono la rotazione del busto, rotazione che coinvolse anche la la gamba e, di conseguenza in successione anche il piede destro che spostò il tallone verso la sedia e la punta verso Etsuko che stava provando ad attaccarmi alle spalle. Gli arti mancini goderono di quella forza centripeta e si mossero in due direzioni opposte: il braccio, ancora armato della katana oscura, si allargò repentinamente compiendo un movimento dal basso verso l'alto in diagonale, tentando di ferire il ginocchio sinistro del chunin della Nebbia, mirando a squarciare il muscolo semimembranoso che si trovava alla fine del fascio di muscoli del grande adduttore [Conoscenze Mediche (Base)]; in contemporanea la gamba sinistra, delegata alla destra l'onere di sostenere tutto il mio peso, tentò di colpire con un calcio, portato con la piante del piede, lo schienale della sedia al fine di ribaltarla in avanti. [I Slot Azione - Attacco con Arma | For 600, Vel 700, Basso; pot 40][II Slot Azione - Attacco senz'Arma | For 600, Vel 700, Basso; pot 10] Dubitavo che si trattasse di una banale tecnica della sostituzione: non aveva lasciato, infatti, un oggetto presente nella stanza al suo posto, ma aveva creato un suo clone che, da quello che mi era dato sapere, non v'era fino a qualche attimo precedente. Da qui il sospetto, conoscendo il chunin e, insieme a lui, torturato il guardiano di Oto, che avesse avvolto la verità da molteplici strati di illusioni come, appunto, mi aveva già dimostrato più volte di fare e come io per primo ero solito agire. Il calcio era stato, dunque, determinato dalla conoscenza delle caratteristiche del ninja coinvolto e dalla necessità di non lasciare nulla in sospeso, trovandomi a confrontarmi con uno shinobi che, a sua volta, aveva fatto dell'inganno la sua arma principale.
    Il mio non era un invito a combattere, quello ti è già stato pervenuto tempo addietro e ancora attende risposta dissi, abbassando il piede con cui avevo dato il calcio e assumendo una posizione difensiva, tenendo alta la spada verso l'Etsuko che aveva tentato di aggirarmi e alzando il braccio destro, tenendo la mano chiusa salvo l'indice e il medio, verso la sedia che si sarebbe dovuta ribaltare a terra - se il mio precedente calcio fosse andato a segno - insieme al fantoccio che vi era precedentemente seduto, entrambe le cose dirette verso i piedi del Mizukage. Parlerei, piuttosto, di un concreto invito a rivalutare le proprie posizioni circa l'abbandono del ruolo che hai avuto l'onore di avere. La tua e la mia prospettiva, come dicevi, sono importanti per il nostro kage proprio perché dicotomiche sebbene considerassi, infatti, Kensei-sama un'ottima guida per il villaggio, consideravo altrettanto essenziale che si circondasse di ninja capaci di consigliarlo Ed è per questo, per via della comune natura che ci unisce, che mi ritengo altrettanto responsabile di ciò che stai facendo e ritengo inaccettabili delle dimissioni che non coincidano con la morte. Ben consapevole di aver accettato il medesimo destino

    [Nota]Via la tabella riassuntiva è superflua, nel caso fosse necessaria la butto nel prossimo post
     
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    Gli Abiti della Nebbia

    Capitolo Unico


    Atto III
    Amputazioni



    Le reazioni furono molte e diverse alla vista delle leggendarie Sette Nuove Spade di Kiri. C'è chi accettò con umiltà e testa china, come l'Hidarite e l'Ookami, c'è chi tentò di dire la propria con una certa confusione, come l'allievo inconsapevole di Momin, Hideo, e c'è chi si oppose strenuamente con finanche troppo fiato e troppe parole. E ne successero di cose, a partire dalle reazioni dei presenti che lasciai scorrere, incapace ed indesideroso di disattenderle, fino alla mia stessa pronta risposta. Ma andiamo con ordine.
    Il primo a parlare fu Fudoh. Il solito, caro, miope Fudoh. Ogni volta che apriva bocca mettevo in dubbio la mia lucidità passata: avevo seriamente ponderato l'idea di affidare a lui il ruolo di Mano Destra? Per quanto fosse un ninja ed un medico dalle capacità eccezionali, la sua mancanza di costanza ed il suo irrazionale ragionare lo rendevano una mina vagante che spesso mi lasciava in testa l'amara domanda: dovrò un giorno porre fine a queste inutili ciarlatanerie? Quando prese parola, come al solito, lo fece con fare pacato, distaccato, quasi disincantato, al limite dell'autismo; con la candidezza propria della puerile purezza parlò, irritandomi: Mizukage-sama, grazie per questo dono e sono pienamente d'accordo che l'obiettivo di tutti noi dovrebbe essere migliorarci, diventare i migliori possibili. Ma con tutto il rispetto: il resto mi sembra quanto di più lontano ci sia dalla giustizia, anche solo immaginabile. Un complimento ed una bastonata. Un colpo al cerchio ed uno alla botte. Non si tratta di essere i migliori, siamo semplicemente diversi, tutti: io non mi ritengo migliore di Yato-san, o di Masa-san, due ninja che conosco e che rispetto di Konoha e Suna, di certo so di essere inferiore allo Yakushi-sensei. Le differenze ci distinguono, ci permettono di crescere, di migliorarci, interagendo con altri troviamo modi per crescere, troviamo idee che possono aiutare a risolvere i nostri difetti. Fudoh non aveva compreso esattamente cosa intendessi col mio discorso. Non si trattava di delineare delle gerarchie di potenza ma di priorità; Fudoh non capiva che i nostri fini erano i medesimi - cambiavano soltanto i mezzi. Lui non riusciva a vedere come tale la mia Giustizia Perfetta, la Giustizia dell'Inquisitore di Kiri; eppure, quando gli avevo chiesto cosa fosse per lui il Bene, le sue risposte si limitarono ad una serie di esempi. E quando lo arringai, chiedendogli se gli esempi che mi aveva posto esaurissero il concetto di bene, lui continuò a portarmi altri esempi o a rafforzare i precedenti. Il ragazzo non aveva le idee chiare: si basava su concetti sfumati, confusi, mal interpretati e li difendeva anche contro ogni ragionevole dubbio. Si ergeva come un forte, fermo ed immobile, davanti a cotanto errore. Dopotutto, dovevo aspettarmelo ... nomen omen. Ma ciò che più mi fece adirare fu la frase seguente. La saccenza e la non curanza con cui fu pronunciata mosse in me qualcosa che era bene rimanesse sopito. Se d'ora in poi andassi in missione solo con Youshi-san, Etsuko-san, o qualcun altro di noi, alla lunga svilupperemmo delle tattiche assieme, di certo, ma non ci sarebbe nessun fattore esterno, saremmo sempre e solo noi. Stagneremmo ad un certo punto. Le missioni corali aiutano in questo, ma, ancora di più, aiutano tutti i villaggi. Lei dice che Kiri è migliore degli altri villaggi e ci chiede perché Konoha, Oto e Suna non hanno fatto niente quando Piumino-san ci ha attaccati, ma se non ce lo aspettavamo noi, così migliori, cosa potevano saperne loro per aiutarci? Per Meika-sama e... il padre di Jukyu-san qui, qualche pipistrello è volato a proporre una strategia di gruppo agli altri villaggi? Camminando nella stanza tornai davanti alla scrivania, dando le spalle ai presenti e poggiando entrambe le mani, larghe, sul duro e scuro legno del mobile. Il nero mantello si mosse leggermente, mentre l'ambiente si riempiva di aria pesante, fredda ed insopportabile. Fudoh, più di tutti percepì la mia concentrazione riversarsi su di lui. Il suo discorso continuò con altre frasi senza senso cui avrei voluto rispondere punto per punto. Ma non feci in tempo. Qualcun altro prese parola: era Hideo. Non ho ancora molta esperienza ma dirò la mia. Senza farmi scrupoli di nessun tipo. Alleanze, giustizia, doversi difendere dagli attacchi di altre organizzazioni o villaggi.. è tutto sbagliato. E' proprio il mondo ad essere sbagliato. Un mondo in cui i bambini vengono rapiti dalle proprie madri, un mondo dove, cercando di instaurare una pace, facciamo nascere nuove guerre, un mondo dove la ricerca del potere è così importante.. Questo è un mondo marcio. fino all'osso... Io credo che Kiri possa creare ciò che gli altri non vedono. un mondo di soli vittoriosi. Un mondo di sola pace. Un mondo di solo amore. un mondo perfetto sotto un'unica bandiera riportante il simbolo della nebbia. Osservai il ragazzo, posando i miei occhi gialli su di lui. Metti ordine tra le tue idee, ragazzo. Gli dissi, secco. La presa dell'odio su Fudoh non si stava allentando neanche un po'. E la prossima volta, se devi dire una cosa così stupida, farai meglio a tacere o a pagarne le conseguenze. Tuonai gelido. Ma fu in quel momento che l'equilibrio venne definitivamente rotto. Migite prese parola. E non andò per il leggero. Permettetemi di affermare che tutto ciò che sento è ridicolo… essere richiamato qui, senza alcun preavviso, essere messo a conoscenza di questa linea amministrativa così, come se fosse una comunicazione di servizio, buttando all’aria mesi di lavoro è aberrante. Non metterò in dubbio le scelte del Mizukage… è lui la guida politica del paese. Ma non chiedetemi di condividerle, perché non le condivido. Rinnovo la mia fedeltà a Kiri… e seguirò i fondamenti della nebbia mi costassero essi la mia stessa vita, perché è questo il credo di un ninja. Con il mio sangue mi privo anche della possibilità di ricoprire la carica che mi era stata assegnata, la ritengo a questo punto inutile e incongruente. Forse, né lui né Fudoh non si rendevano conto di che cosa volesse dire opporsi così apertamente e così fieramente a me, davanti ai miei più fidi shinobi. Specie con le cariche che avevo loro assegnato e che loro avevano accettato di buon grado ... non si rendevano conto che stavano sputando nel piatto in cui mangiavano. Etsuko faceva leva su cose prive di fondamento: riteneva ingiusto l'essere stato convocato senza preavviso, come se la sua disponibilità ad una diretta chiamata del Kage potesse essere subordinata ad altri impegni; riteneva di non conoscere le politiche del villaggio quando, come anche Youshi gli avrebbe fatto notare poi alcuni istanti dopo, al di là dell'essere suo compito, non era mai uscito da Kiri e sapeva benissimo della venuta del Kokage in visita alla Nebbia di qualche mese prima, evento che aveva letteralmente mobilitato tutta la città, tingendola e vestendola a festa; rinnovava la sua fedeltà alla Nebbia, a Kiri, ma ad una Kiri che conosceva solo lui, vedeva solo lui e, soprattutto, voleva solo lui. L'Akuma era un ninja vanitoso, per quanto capace e dalle infinite risorse, e per questo pericoloso. Avevo sempre avuto dubbi su di lui, soprattutto per il tempismo e le condizioni del suo ritorno, ed avevo sperato, prima della nostra partenza per la Bruma, che il ruolo di Migite gli avesse infuso un po' del buonsenso che la Kiri che lo aveva accolto stava coltivando. Ma mi sbagliavo.
    Ero sempre voltato, dando le spalle ai presenti, con le mani sulla scrivania, quando, mentre riordinavo le idee per l'ennesima volta per rispondere anche ad Etsuko, oltre che a Fudoh, una gelida, gracile ma ferma voce risuonò nella mia testa e nella stanza. Esattamente in che modo la strada percorsa da mio padre ha fatto del bene a questo Villaggio? Era Jukyu, la figlia di Itai. Mio padre ha cercato la pace sempre, ad ogni costo, ed a cosa è servito? A farsi quasi ammazzare, a distruggerne lo spirito, a distruggere la mia famiglia! No, è come dice il Mizukage. La pace è una stupida menzogna. Non può esistere in questo mondo. Mizukage-sama, io non sono una spadaccina. E non lo sarò mai. Questa spada nelle mie mani è sprecata. Per il bene di Kiri, sarà più fruttuosa nelle mani di qualcuno in grado di sfruttarla appieno. Abbassai lo sguardo. Possibile che perfino la figlia di Itai Nara, l'uomo che possedeva un jutsu capace di bruciare l'odio, la rabbia, i sentimenti di rivarsa e frustrazione negli altri, le Fiamme Dorate, aveva capito che Kiri doveva voltare pagina? I miei occhi si mossero sulla scrivania, guardando le mie mani. Erano sopra alcuni fogli che stavo leggendo fino a qualche minuto prima e la mano destra era vicino alla penna con cui ero solito firmare ogni cartiglio, ogni missiva, ogni rapporto. Era la penna di Itai, passatami da Akira il giorno del mio insediamento. Era un monile che tenevo con me, memore di uno strano rapporto di stima, rispetto e reciproco timore, forse. L'unica linea di continuità che mantenni con la precedente amministrazione, qualcuno oserebbe dire. Per me, Itai, era stato un punto di riferimento: ero la sua Mano Sinistra, dopotutto, ero la sua ombra, il suo fido ninja in caso Kiri avesse dovuto sporcarsi le mani. Ero la cimice sul Flagello che lui aveva posto, ero il suo asso nella manica quando si trattava di spionaggio.
    Io e lui eravamo agli antipodi e, probabilmente, un giorno avrei anche tentato di usurpare il suo trono se non avesse, di sua sponte, deciso di abbandonare la Nebbia. Mi voltai, lentamente, lasciando che la mia mano destra si posasse dove prima stava la sinistra e viceversa, in una comoda posizione leggermente poggiata alla scrivania. Guardai Jukyu negli occhi. Possibile che una kunoichi nativa della Nebbia, sì, ma che era ritornata a casa da pochissimo tempo avesse una visione così chiara, cristallina delle necessità del villaggio mentre due tra i più navigati ninja di Kirigakure no Sato si opponevano con ottusa forza a ciò che doveva essere fatto?
    Quelle parole, però, dovevano essere risuonate non solo nella mia testa e nella stanza ma anche altrove: anche, forse, nel cuore del mio ninja più fidato. Mentre Sekiro si prostrava a me, mosso forse, ancora, da un legame a tradizioni dure a morire, qualcuno oscurò tale nobile genuflessione, cogliendo il momento di rilassamento che un atto di tale manifesta debolezza aveva infuso nel cuore dei presenti per effettuare una intelligente offensiva. Mi aveva mostra una bomba abbagliante tra gli abiti, quindi ero già pronto ad assistere a ciò che aveva in mente.
    Quando la luce dell'esplosivo si propagò davanti ai miei occhi ed in tutta la stanza, il D-Visor del mio Elmo si attivò automaticamente, preservando la mia vista ed oscurando le lenti in un istante, lasciandomi godere dell'azione magistralmente compiuta da Youshi: sfruttando le ombre generate dalla bomba abbagliante, il Tokugawa si teletrasportò dietro Etsuko, puntandogli al collo la spada che era appena comparsa davanti a lui, Utsubo. Sorrisi sotto l'Elmo. Quel ragazzo era sempre pieno di sorprese. Anche l'Akuma rispose a tono. I due si imbarcarono in una complessa discussione fatta di prese di posizioni e principi, oltre che di inganni e più o meno velate minacce. Etsuko tentò un maldestro inganno attraverso le sue famigerate abilità oculari ma, come Youshi puntualizzò, prese in considerazione troppe poche variabili perché il sotterfugio si rivelasse davvero magistrale, a partire dalla mancata esecuzione dei sigilli per la falsa Kawarimi. Dunque la Sinistra, si può dire, aveva sempre il coltello dalla parte del manico in quello scambio, sia figuratamente che letteralmente parlando. La loro visione dei ruoli di Mano era davvero interessante e non volli commentarla: rimasi tuttavia particolarmente colpito da una frase di Youshi. Ma quando l'una smette di funzionare, è l'altra mano a doverla mozzare. Tale concetto dimostrava una profonda immersione nel ruolo affidato, un tentativo di simbiosi col simbolo che si vuole rappresentare. E, finalmente, mentre Utsubo ancora premeva sulla gola del vero Akuma ed il clone di quest'ultimo ancora minaccia Youshi, presi parola. E non furono parole rassicuranti.
    Fudoh. Dissi, atono ma gelido. Così gelido che una morsa avrebbe stretto la gola del primario, quasi bloccandolo sul posto. Lo stesso sarebbe successo ad Etsuko, presente sulla sedia davanti a me. [Attivazione Kinjutsu]

    Kirai Mugen - 嫌い 無限
    Kinjutsu di Taki

    Ad Attivazione
    La tecnica speciale prevede un consumo d'attivazione. L'attivazione richiede un consumo Medio di chakra. Puo' mantenere la tecnica attiva per 3 round ogni livello dispari nella tecnica speciale posseduto.
    [L'attivazione richiede slot tecnica]


    Caratteristica dei Portatori: Forza Aumentata (+3 Tacche)


    Vita dall'Odio: All'attivazione, l'utilizzatore può generare Vitalità extra temporanea, annullando anche gli status. L'utilizzatore può convertire uno status Leggero in un danno ½ Leggero alla vitalità, uno status Medio in danno Leggero, uno status Grave in Medioleggera, avvelenamento escluso. L’utilizzatore non può svenire né morire fintanto che la TS è attiva, anche se la sua vitalità è scesa a zero o ha subito danni mortali.
    Instillare Odio: L'utilizzatore accentua il suo odio fino a farlo trapelare in un'area circolare con centro se stesso. L'odio influenza il comportamento dei presenti rendendoli tendenzialmente più aggressivi, concretizzandosi in Unità d'Odio. All'attivazione, l'utilizzatore può assegnare Unità d'Odio a un nemico entro il raggio di Instillare Odio. Ogni Unità d'Odio instillata riduce di -1 tacca una statistica avversaria. Instillare Odio costa slot azione/tecnica e un consumo ½ Basso per ogni persona oltre la prima. L'utilizzatore, all'attivazione o per slot azione/tecnica, può instillare al massimo un numero di Unità d'Odio pari a 1+1 per livello di tecnica speciale. Più Unità d'Odio vengono assegnate ad uno stesso bersaglio, maggiore sarà la sua tendenza ad azioni aggressive e violente. Le Unità assegnate non possono essere redistribuite fino alla disattivazione della Tecnica Speciale. L'utilizzatore può autoassegnarsi un malus di 1 tacca a una statistica principale per livello dispari di TS, generando 1 Unità d'Odio extra, che può essere assegnata senza rispettare il limite per round. Mantenere le unità d'Odio costa Basso per ogni avversario cui è stato instillato odio.
    Odio Incarnato: L'utilizzatore ha le seguenti imposizioni: se possibile, farà soffrire gli avversari; non risparmierà nessuno dalla morte, se non controproducente; non presterà soccorso a chi è in difficoltà, se si è dimostrato debole; non cercherà mai di placare gli animi; Le imposizioni sono sempre attive. Se rispettate le imposizioni, l'utilizzatore sarà Odio Incarnato anche se disattivata la tecnica speciale ed otterrà un miglioramento alla protezione naturale.
    Backfire: Causa Scoordinato e Indebolito in tutto il corpo per un numero di round pari ai round d'utilizzo. Riattivare la tecnica speciale annulla gli status negativi. L'utilizzatore può attivarla 1 volta al giorno ogni livello pari della tecnica speciale, altrimenti alla disattivazione sarà Affaticato. Nei combattimenti in arena, il giocatore non avente backfire può decidere di incrementare la durata dello scontro: lo scontro potrà continuare, oltre i limiti prestabiliti, per tutti i round di backfire non conteggiati nei limiti di round dello scontro


    Livello IV (Chunin Nera - Jonin Viola)
    • Attivazione: La Vitalità extra è pari a 12 leggere.
    • L'utilizzatore genera 12 Unità d'Odio.
    • Il malus massimo per statistica causato da Instillare odio è -5 tacche.
    • Instillare Odio ha raggio di 24 metri.
    • Odio Incarnato concede un bonus di +10 alla Protezione Naturale
    [Slot Azione I] Etsuko. La mano sinistra, in un attimo, si estese verso quest'ultimo. Youshi sapeva bene cosa sarebbe successo ed avrebbe avuto il tempo sia per scansarsi, sia per togliere Utsubo dal collo della Migite. Certo era che io avrei concentrato la corrente d'aria che da lì ad un istante si sarebbe generata dal centro della mia mano al solo Akuma, cercando di salvaguardare l'incolumità degli altri presenti. Probabilmente anche Fudoh avrebbe avuto potuto avere cognizione del futuro prossimo dunque, mentre la corrente già iniziava a prendere forma, la mano destra si mosse, mimando il gesto del lancio di un oggetto che, tuttavia, non avevo in mano, cercando di anticipare e bloccare ogni azione dell'ex barbone sul nascere. Eppure, a quel movimento, seguì davvero qualcosa: avevo esteso il controllo del chakra adesivo lungo il tavolo di alcuni centimetri, raggiungendo la penna di Itai e, esattamente come mi aveva insegnato lo Yakushi che lui stesso aveva citato poco prima, lo avevo collegato al mio corpo, muovendolo insieme alla mia mano e, contemporaneamente, infondendo al momento giusto il chakra repulsivo così da riuscire a lanciare, pur senza toccarla, la penna, ancora aperta, in direzione della spalla destra del primario. [Azione II + Tecnica II]Forza = Velocità 850
    Potenza: 10 [Arma Impropria] + Penetrazione 3 (Penetrazione Naturale)

    Manipolazione della Natura
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può incrementare l'efficacia delle proprie armi, protezioni o colpi senz'arma infondendo chakra affine alla sua impronta di chakra. Deve possedere almeno un'abilità Impronta di Chakra. Gli effetti di questa tecnica non si applicano al calcolo dei danni verso le persone, ma solo ai fini di parate o danni a equipaggiamenti e oggetti. Può incrementare la potenza di un'arma o del corpo senz'armi di 20 o triplicarne la capacità di danneggiare gli oggetti. Alternativamente può incrementare le capacità difensive di una protezione di 20. Anche se sottoposto a questa tecnica, un equipaggiamento non diviene capace di bloccare tecniche avanzate, ma può bloccare costrutti generati da tecniche speciali..Tipo: Ninjutsu - Katon/Raiton/Suiton/Fuuton/Doton
    (Consumo: Basso ogni colpo )
    [Richiede Impronta di Chakra]
    [Da chunin in su]

    Insidia Naturale
    Speciale: L'utilizzatore può controllare la manifestazione visiva della tecnica. La Manipolazione della Natura non avrà alcun effetto visivo sull'arma ma sarà comunque visibile e percepibile da abilità in grado di vedere e percepire il chakra.
    [Da genin in su]

    Penetrazione Naturale
    Talento: L'utilizzatore, se attiva Manipolazione della Natura e scelto un potenziamento offensivo, può rendere l'arma su cui è attiva la tecnica capace di penetrare l'equipaggiamento nemico: l'arma guadagna Penetrazione 3. Se l'arma già possiede penetrazione allora essa aumenta di 1. Utilizzabile una volta ogni tre round. Non è possibile utilizzare altre abilità "Talento" in combinazione.[Da chunin in su]

    [Note]Ennesimo build up per le competenze sul chakra insegnate da Febh. Contemporaneamente, dicevo, la corrente stava iniziando ad attrarre il collo di Etsuko verso la mia mano. [Tecnica III]Hoshoku no Jutsu: Miryoku - Tecnica del Predatore: Attrazione
    Villaggio: Esperto di Ninjutsu
    Posizioni Magiche: Movimento (4)
    L'utilizzatore, previa una breve concentrazione, punta un braccio in una direzione creando una corrente di vento attrattiva verso la sua persona che si espanderà con velocità pari alla Forza dell'utilizzatore. Il raggio della corrente è nove metri e l'ampiezza sei. Può causare Sanguinamento (DnT Medio). Chi si trova all'interno della corrente è sottoposto ad una presa. L'utilizzatore può spendere slot azione per danneggiare la vittima: il danno è dato dalla differenza tra Forza dell'attaccante e Resistenza del difensore; la Forza di attrazione è pari alla Forza dell'utilizzatore; Mantenere la tecnica richiede slot tecnica. È possibile utilizzare la tecnica in combinazione con ogni "Hoshoku no Jutsu" spendendo slot tecnica anziché slot tecnica avanzata. Tipo: Ninjutsu - Fuuton
    Sottotipo: Supporto
    (Consumo: Medio / Mantenimento: Basso)
    [Da genin in su]

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO. [Da genin in su]
    Con quei due gesti volevo soltanto fermare eventuali azioni avventate immobilizzando Fudoh sul posto, conficcandogli la penna nella spalla, prima e piantandola nella sedia poi, e letteralmente afferrando per il collo l'Akuma. Infatti il vento lo avrebbe inesorabilmente attratto verso il sottoscritto, sollevandolo dalla sedia e portandolo al mio cospetto. Non è mia intenzione farvi del male. Dissi. Se vi avessi voluti morti lo sareste già da tempo e con sforzo decisamente minore. Quindi non fate niente di avventato o potreste pentirvene. Tuonai gelido, distorto nella voce dall'Elmo dell'Inquisitore. Ma voi parlate con troppa leggerezza nei vostri cuori. Troppa miopia, troppa ottusità. La mano che aveva lanciato la penna tornò a poggiarsi sulla scrivania. Tu, Fudoh, continui a rincorrere un concetto di bene che è chiaro solo a te. Vuoi la pace ma non sei disposto a fare l'unica cosa che serve per mettere al sicuro la gente: ovvero combattere per dargli un posto migliore dove stare. I miei occhi si posarono su di lui ancora una volta, ancora più duri. Ti ho dato la possibilità di assumere i miei poteri per un giorno e fare qualcosa che tu avessi ritenuto giusto. Ti ricordi? Era successo dopo il suo combattimento con Youshi per la Nuova Nebbia di Sangue. Dimmi: perché non hai ancora fatto niente? La frase era ovviamente provocatoria. Kiri può dare al mondo ciò di cui ha bisogno: può dare stabilità, sicurezza ... pace, se vogliamo usare questo termine. Ma per raggiungere questi obiettivi, per raggiungere una giustizia totale, globale, universale, è necessario fare ciò che è necessario fare. Bisogna agire. Bisogna eliminare chi attenta a tutto ciò. Avrei cercato per un istante lo sguardo dei presenti, conscio di trovare assenso negli occhi di Youshi. Hai giustificazioni sempre pronte per le mancanze degli altri, anche quando sono indifendibili. Tu non c'eri nel paese del Ferro ... tu non c'eri quando io e Sho gridammo a gran voce agli allora Kage dei Quattro villaggi segreti e all'Accademia tutta dello scempio che Cantha aveva portato all'Acqua ed al Fuoco, della necessità di una azione punitiva nei confronti di Shiro. La mano destra si serrò in un pugno strettissimo. TU. NON. C'ERI. I miei occhi lo stavano fulminando con lo sguardo. Non hai potuto vedere la sordità delle loro orecchie alle nostre parole. Non hai potuto vedere gli sguardi disinteressati mentre raccontavamo delle vite spezzate. Feci una pausa. Ma tu sei qui ora. Tu vedi come continuano a non fare niente. Tu vedi come continuano ad essere sordi e ciechi alle nostre richieste. COME PUOI FARTELO ANDARE BENE!? Sbattei la mano sulla scrivania, incrinandola. Io voglio eradicare dal mondo il male e sono disposto a qualunque cosa per farlo. Ciò che oggi è una imposizione, ai tuoi occhi, domani sarà la libertà dei tuoi figli. Ciò che oggi può sembrarti crudeltà, domani sarà la sicurezza dei tuoi concittadini. Devi renderti conto, Fudoh, di cos'è il mondo. Devi renderti conto che la tua è solo una sciocca, irrealizzabile fantasia.
    Mi voltai poi verso la mia mano metallica, cercando l'Akuma. Etsuko. Dissi, puntando adesso i miei occhi su di lui. Sai perché Kiri ha negato l'accesso all'Hokage? La domanda voleva essere retorica ma ... non lo era. Dovresti saperlo. Avresti dovuto attendere al tuo compito di Mano Destra informandoti. Ma lascia che, per questa volta, te lo dica io. Guardai nuovamente gli astanti. Il giorno del mio insediamente come Kage, Raizen Ikigami è venuto a Kiri per compiere il suo primo atto diplomatico: accusarmi di spiare Konoha. E lo faceva sulla base di mere supposizioni, col solo intento di innervosirmi. Non aveva e non ha niente in mano per potermi accusare di tale atto ma lui, tronfio e arrogante qual è, ha cocciutamente insistito su quella linea fin quando io non ho dovuto prendere l'estremo provvedimento. Certo, non è stato quello l'unico momento di attrito tra noi. Ce n'è stato un altro, ben più grave. Quanto stava per accadere era forse un unicum, per lo meno fino a quel momento, tra gli eventi della mia amministrazione. Compresi che forse, per avvicinare i miei ninja a me, dovevo mostrarmi leggermente più umano. Talvolta gli ideali non bastavano: ci voleva il cuore. Ci voleva l'irrazionalità, l'affetto. Tutte cose che io non ero più in grado di provare tranne ... in un caso. Sho Saitama, Jonin della Foglia, è mio figlio. La frase sarebbe risuonata in tutta la stanza. Mi ero premurato di omettere il cognome acquisito dallo stesso per cercare di preservare un minimo la mia identità. Quando Konoha fu attaccata da Cantha, Sho venne rapito da Shiro. È stato nelle terre dell'Impero di Smeraldo per lungo tempo. Raizen non ha fatto niente per recuperare il suo ninja. Non ha organizzato alcuna spedizione, non ha cercato l'aiuto di nessuno, non ha comunicato la ferita subita. Raizen ha nascosto tutto ed ha lasciato che Shiro sperimentasse sul Jonin. Tornai con gli occhi su Etsuko. Come posso affidarmi ad un alleato di questo tipo? Come posso confidare in un Kage che abbandona i suoi ninja? Raizen Ikigami è un incapace, un inetto e non si merita il ruolo che ricopre. Sho è tornato con le sue gambe a Konoha! Non ha atteso l'aiuto di nessuno. Si è salvato da solo. Noi quando il nostro Kage è stato rapito, siamo andati a salvarlo. Ci siamo organizzati, abbiamo tentato il tutto per tutto. Guardai Fudoh, pensando alla missione svolta insieme proprio per quello scopo. Lui ... non ha fatto niente. Abbassai lo sguardo. Per questa e tutte le altre ragioni che vi ho già esposto, l'Accademia è lo spauracchio di una speranza irrealizzabile. Un pretesto per nascondere pugnali macchiati del sangue dei propri alleati. L'Accademia è un accordo di comodo che vale solo quando si vuole che valga: contro Hayate, contro le Armi di Iwa, contro la Pioggia, i Cremisi ed i Kurotenpi. Ma non abbiamo certo bisogno di tale accordo per agire all'unisono. Possiamo vivere benissimo senza l'Accademia. Ritornai con lo sguardo su Etsuko. Capisci, adesso, Etsuko, perché questa è la nuova Kiri? Perché è la Kiri di cui abbiamo bisogno. Lasciai la presa sul collo dell'Akuma. Continueremo la nostra conversazione sul tuo ruolo quando tutto sarà finito. In privato. Le tue dimissioni sono respinte. Le mani non possono dimettersi: al massimo possono venire amputate. Portai la mano all'interno della mia armatura. Quello che ho detto fino ad ora è vero. Ed ho le prove. Estrassi tre piccoli filatteri che mostrai chiaramente a tutti. Su questo sangue sono impressi i ricordi degli eventi che vi ho raccontato. Chi vorrà vedere ciò che ho detto, potrà farlo attraverso i miei occhi, vedendo ciò che io ho visto, sentendo ciò che io ho sentito, provando ciò che io ho provato. Era il momento di riprendere le cose importanti.
    Tornai con lo sguardo sugli shinobi e le kunoichi che avevo dinnanzi. C'è altro, oltre all'affidamento delle Spade. Come potete vedere, l'altare che avete davanti dispone di un secondo sigillo da richiamo. Ma prima di utilizzarlo è bene che vi spieghi a cosa è collegato. Cercai gli occhi di tutti. Oggi, qui, proclamo la nascita di nuovi gruppi Kiriani, nuove Mani del Mizukage. Similmente alla Mano Nera, le Squadre Speciali, e la Mano Bianca, il team medico di Kirigakure, esisterà la Mano Rossa, che sarà la squadra che gestirà le Prigioni e la Sala Torture; la Mano Grigia, composta dai ninja Guardiani delle Mura e del Porto, e la Mano d'Oro, composta dal consigliere e dall'Amministratore della Nebbia. Portai le braccia conserte al petto, divaricando leggermente le gambe. Hideo Nishimura, Sekiro. Siete assegnati alla Mano Grigia. Lo sguardo si mosse sui rimanenti. Akuraguri Kenkichi, sei assegnato alla Mano Rossa. Etsuko Akuma, sei assegnato alla Mano d'Oro. Youshi Tokugawa e Fudoh, sono confermati i vostri ruoli di Mano Nera e Mano Bianca. Rimase esclusa Jukyu. Kunoichi del Clan Shinretsu ... sei assegnata alla Mano d'Oro. [Note]Non sono sicuro possano esserci due consiglieri: in caso vediamo come fare off gdr e poi proseguiamo la cosa on, tanto Kensei ha chiesto ad Etsuko di rimanere, magari si trattiene pure Jukyu. Riportai le braccia lungo i fianchi, rilassato. Ora, siate disposti ad un nuovo sacrificio di sangue: tagliate il palmo della mano e fate fluire copioso il sangue sul simbolo. Qualcosa li avrebbe attesi oltre quel piccolo fuuinjutsu. Qualcosa di nuovo: qualcosa che li avrebbe sempre accompagnati, da quel momento in avanti.




    Chakra:
    Vitalità:

    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 850
    Velocità: 700
    Resistenza: 700
    Riflessi: 700
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 700
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 750
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    4:
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    4:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    3:


    Equipaggiamento
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Spiedi Potenziati × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Superiore × 2
    • D-Visor dell'Elmo da Inquisitore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Telescopica × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Fotocromatica × 1
    • Tonico Coagulante Superiore × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1
    • Simbolo della Stella × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Gakutensoku × 1
    • Equipaggiamento Debilitante × 1
    • Unagi × 1

    Note

    • [TS] Lama Insanguinata disattivata.
      - Basso a round per mantenimento.

    • [TS] Kirai Mugen Disattivata.
      - Unità d'Odio restati: 12.
      - Unità d'Odio extra generabili: 2.

    • Combattere con Handicap Attivo.
      - Numero di Round passati con l'equipaggiamento debilitate indossato: 0.

    • Assetto Gakutensoku: Nessuno.
      - 0 Round rimanenti al prossimo Cambio di Assetto.




    Parlato
    Citato
    Pipistrelli
    Yakusoku




     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Gli Abiti della Nebbia


    III

    La situazione si fece... tesa. Forse non avevo compreso, fino in fondo, cosa il regime di Kensei avrebbe significato sia per Kiri, sia per me. Sapendo come si comportava mio padre di certo lui non avrebbe mai fatto ciò che Kensei aveva fatto e né altri, in sua presenza, avrebbero tirato fuori le armi per minacciare un altro Kiriano solo per aver espresso uno stupido dissenso. Ci fu caos, un'esplosione di luce che mi abbagliò, ci furono lame puntate alla gola e poi, ci fu lui. Il Mizukage.
    Osservai l'uomo, alto al punto di essere torreggiante, fece qualcosa. l'aria si fece più gelida, sentii distintamente una sensazione disturbante afferrarmi le viscere, spingendomi a fare un passo indietro. Quello era l'istinto che mi diceva scappa! Pericolo! La parte più istintiva di me, il rettile primordiale nel mio romboencefalo che scalpitava per cercare riparo dal predatore. Non vidi il pezzo di cancelleria (dall'aria in qualche modo famigliare) viaggiare dalla mano del Mizukage alla spalla di Fudoh e non vidi ciò che fece ad Etsuko, notai solo che il Kage aveva alzato una mano, quasi a volerlo bloccare attraverso l'aria. Sentii i capelli muoversi appena e compresi, allora, che di fatti il Kage aveva proprio usato l'aria.
    Parlò, spiegando, e raccontanto. Ed io, silenziosamente, appresi. Assimilai quei nuovi concetti dentro di me, divorandoli come solo un mente giovane e plastica può fare. Ero alla disperata ricerca, a livello inconscio, di una nuova guida per il mondo, per colmare il vuoto che Itai aveva lasciato. Itai... modellava ancora il mio destino, persino con la sua assenza. Il legame tra padre e figlia non poteva essere spezzato, poiché anche solo l'assenza del legame era, per entrambi, un'esperienza condivisa. Lì, in quel luogo, avevo rinnegato tutto ciò che mio padre aveva fatto con poche e semplici parole, parole dure e forse immature, figlie della necessità di accanirsi furiosamente contro l'oggetto del costante dolore. Era stato facile, nella rabbia, dire che la pace non esisteva, ma ciò andava contro ogni singola cosa che mio padre mi aveva insegnato. Dunque, andava contro il nucleo stesso del mio essere. Quello stesso nucleo fratturato, spezzato e che necessitava di essere ricostruito.
    Ascoltai le accuse nei confronti dell'Hokage, ciò che aveva fatto il giorno dell'insediamento del Decimo ed ancora, quanto l'Hokage stesso si fosse dimostrato inadatto dinanzi la necessità di recuperare un suo Shinobi che, coincidentalmente, era anche il figlio del Mizukage. Quel particolare mi fece riflettere. Avevo immaginato che Kensei fosse soltanto un avatar delle sue stesse idee, non animato da passioni che non fosse la fredda necessità di perseguire i suoi scopi. Tuttavia quel suo attaccamento al figlio perduto lo umanizzava, gli donava una dimensione più comprensibile rispetto il robotico signore che si era palesato dinanzi loro quel giorno, imponendo la sua volontà con dolore e parole furiose.
    E le parole verso l'Accademia... mi fecero riflettere. Quell'alleanza era nata quarant'anni prima dopo una sanguinosa guerra che aveva riunito quattro Villaggi in un'Alleanza in grado di ricacciare il nemico. Avevano deciso di condividere missioni, di istruire assieme i propri Shinobi, da cui il nome scolastico, ma stava sgretolandosi sotto i loro occhi. Jukyu non aveva ancora un'idea precisa. Itai era stato uno stenuo difensore di quella istituzione, ma suo padre era stato un idealista che sperava sempre il meglio. La realtà era che un Villaggio Ninja poteva formare alleanze nella misura in cui beneficiavano primariamente i suoi interessi, per cui, di fatti quell'impresa Accademia era per logica destinata a fallire... a meno che non comparisse qualcosa che avrebbe fatto coalizzare tutti contro un unico potente nemico. Ma che senso aveva un'istituzione che esisteva soltanto a quello scopo?
    Poi, Il Mizukage elencò una serie di nuove istituzioni ed assegnò ognuno di noi ad una nuova. Io, a quel punto, sapevo che sarei finita a controllare gli ingressi alle mura. Del resto ero un'incognita troppo grande per poter essere membro della Mano Nera o Rossa, non ero un ninja medico e Consigliere... Ero semplicemente ancora troppo inesperta.
    Fui l'ultima ad essere assegnata. E fui assegnata alla Mano Dorata. L'enormità della cosa mi spinse a fare un passo indietro, quasi inciampando nella sedia. Alzai la mano sinistra quasi a volermi difendere dall'enormità della notizia. Immediatamente una fredda stretta mi afferrò il cuore. Ero tornata da quattro giorni! Avevo tredici anni!
    Com'era possibile! C'era solo una possibilità, una possibilità che mi faceva tremare di rabbia. Possibile che fosse ancora a causa sua?
    Sfruttai il silenzio generato dalle rivelazioni per fare un passo in avanti, lo sguardo severo a fissare l'elmo del Kage, direttamente nella fessura da dove lui guardava il mondo, immaginando così di guardarlo negli occhi. Avrei ricevuto una punizione anch'io? Forse. Ma non mi importava. Il braccio destro quasi tremava per l'agitazione ed una singola macchia rossa bagnò le bene. Il taglio più recente aveva ripreso a sanguinare, ma non lo notai.
    Mizukage-sama quella prima parola fu pronunciata con durezza, ed un accenno di sfida. Per favore, mi dica che questa nomina non è perché sono sua figlia. Feci una pausa, ma fu troppo breve per dare al Kage l'opportunità di rispondere alla domanda. Io sono stanca, Mizukage, stanca di farmi definire da lui. I miei occhi verdi fiammeggiarono.

    BodVbJM


    Se sono insolente mi punisca, mi lanci contro un fermacarte, non mi importa. Io devo sapere. Devo sapere se per l'ennesima volta l'ombra di mio padre mi sta oscurando quello sfogo così duro fu accompagnato da un passo in avanti, quasi fino alla scrivania del Kage, che però non avrei osato toccare. Però continuai a fissarlo in viso. Perché non capisco, perché non trovo un'altra ragione, sono troppo inesperta, sono tornata da troppo poco... quelle parole furono dette in tono che via via scemava nella supplica. Sentii l'ansia afferrarmi il petto con una presa salda, ferrea e gelida. Sentivo il panico crescere non per l'enormità del compito che mi era stato assegnato ma per la prospettiva che questo fosse, per qualche motivo, legato ad Itai... Forse voleva fare di me un ostaggio? Tenermi vicina a sé per potermi usare contro mio padre quando e se fosse tornato, ammesso che fosse ancora vivo? Di certo non avrebbe apprezzato la piega che Kiri stava prendendo, forse avrebbe voluto fare qualcosa a riguardo. Ed io, la piccola Jukyu, sarei stata la pedina perfetta per impedirgli di fare qualsiasi cosa. Io ero fedele a Kiri, ma non sarei stata una marionetta che danzava ai fili di uomini più potenti di lei.

    Lei era Jukyu Shinretsu.






     
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    l'amministrazione



    Non opposi resistenza…
    Youshi scoperto l’inganno lasciò cadere la sedia in avanti, feci un salto per evitare di essere scaraventato via. Era quello il suo credo quindi, estrema fedeltà al Kage, no ma non era semplice prostrazione alle sue volontà. Anzi, lui era l’estremista, non a caso aveva rifondato la Nebbia Di Sangue, non a caso non tollerava divergenze di vedute, non a caso era pronto a fare tutto ciò che andava fatto, senza un minimo di titubanza. E così per la prima volta lo vidi… VIDI quello che era YOUSHI… e lo catalogai come persona di cui non potersi FIDARE. Era una persona estremamente pericolosa.
    Ritenni dunque non fosse il caso di non continuare, qualsiasi spiegazione o argomentazione lui non l’avrebbe ritenuta esauriente per spiegare il mio atteggiamento. Quello non capì che la mia era PROVOCAZIONE. Di certo il contrasto di vedute non screditava la visione dal kage ai ninja presenti, se così fosse stato, gli stessi avevano scarsa considerazione della massima autorità della nebbia. Quello che chiedevo a KENSEI era più condivisione e meno totalitarismo. UTOPIA? No di certo e le azioni successive me lo avrebbero confermato. Youshi, doveva ritrovare esempio nel suo Kage e imparare a pensare prima di agire. Questa volta avrebbe trovato in me TOLLERANZA… ma chissà se in un'altra occasione avrebbe avuto modo di ottenere quello che tanto desiderava, “LO SCOTRO”… in quel caso, sangue sarebbe stato versato e lì, non avrei mostrato pietà per una figura pericolosa come la mancina. L’erba cattiva andava estirpata, prima che potesse infestare tutto il giardino, instillando seme dell’odio e intolleranza. Lo misi a mente.
    Le azioni successive vennero bloccate dall’intervento di Kensei, gli bastò sollevare il braccio affinche un flusso d’aria mi spingesse verso di lui, anche in questo caso non opposi resistenza, non avevo modo di reagire in quella situazione. E finì proprio nella morsa di quello che sarebbe potuto essere il mio carnefice. Ma come vi ho anticipato le cose andarono diversamente.
    Rimasi colpito, lo ammetto. Colpito dall’umanità dell’uomo che ora mi stringeva il collo, dietro a quella maschera metallica scorsi un barlume di speranza. Speranza che non fosse solo quello che mostrava… ci doveva essere altro. Covava rancore il kage per quello che avevano fatto a suo figlio, in questo caso Raizen e non tollerava la mancanza di rispetto che all’insediamento del Decimo. Io ne fui colpito. Colpito perché conoscevo quel malessere. Sho me l’aveva mostrato, inconsapevole, nella nostra ultima missione alla ricerca di uno dei suoi lupi. Aveva mostrato tutta la sua fragilità mettendosi a nudo. Il martirio subito, i giorni interminabili di prigionia, le pene e la sofferenza. Avevano per un momento in quella missione permeato la mia anima, penetrando il mio cuore, così duro e insensibile, scalfendo la corazza che l’avvolgeva e me ne ero INNAMORATO. Innamorato di cotanta bellezza, di velata fragilità e della fierezza con cui aveva superato quell’ostacolo credendo ancora nell’umanità.
    Quindi… come potevo rimanere insensibile a quelle parole? Come potevo non cedere all’ira di Kensei, in parte condividendola? Non potevo e così sospirai… allentando la tensione intorno al collo. Il kage avrebbe avvertito il cambio anatomico. Quello era il mio gesto d’apertura nei suoi confronti. Mi fidai in quel preciso istante, tanto che con un semplice gesto avrebbe potuto spezzare il mio indifeso, collo.
    Lo fissai negl’occhi… oltre la maschera. E sussurrai…

    Si… ci tengo a conoscere gli eventi kensei e vorrei parlare con te un po' di questa storia.

    Feci presa sul suo braccio con entrambi le mani per vedere prima Fudoh, a cui era stato riservato un trattamento diverso dal mio per poi invece portare la mia attenzione sulla ragazzina. L’avevo ignorata fino a quel momento ma quando Kensei riassegnò i ruoli e notai ulteriori affermazioni sul Nono, non riuscì a tenere a freno la lingua.

    Smettila di blaterare ragazzina…

    La voce era leggermente strozzata dalla presa del kage.

    Come puoi evitare che le azioni nostre e di Kensei siano influenzate dalla tua parentela prossima a Itai se tu stessa non riesci a prendere decisioni senza lasciarti influenzare dalla sua ingombrante presenza?
    Tu preghi… certo, ci preghi che non dipenda da quello… in realtà esorti te stessa!
    Smettila di covare odio… quasi tutti in questa stanza dobbiamo qualcosa al Nono. E il fatto che le sue scelte l’abbiano condotto a fare quella fine non precludono il senso di ciò che ha fatto, la coerenza con cui ha fatto scelte per il nostro bene.


    Sorrisi…



    Adesso tu sei e sarai sempre la figlia di Itai… questo è innegabile e puoi decidere di essere ricordata per questo. Ma qui, oggi, Kensei ti sta dando un’occasione. ti sta dando l’opportunità di essere riconosciuta per le TUE scelte, non lasciarti prendere dal timore, smettila di fare domande stupide e se ritieni che questo per te sia il meglio, decidi di accettare.
    Ma bada… non fare questa scelta con leggerezza… perché ricorda… quando la destra non risponde come dovrebbe… sta alla mancina decidere di amputarla.


    E indicai con un cenno del capo in direzione di Youshi. Il riferimento a ciò che era da poco accaduto in modo provocatorio era chiaro.
    Ciò che sarebbe accaduto dopo era tutto un mistero. Non appena il kage mi rilasciò mobilità, ripresi la mia posizione adempiendo al sacrificio ulteriore di sangue che mi veniva richiesto.



     
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    Falce dei Kaguya


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    Fare di tutta l'erba un fascio


    Ed altre ottusità



    Non andò tutto come avevo immaginato, dopo il mio commento, ma ammetto che alcuni aspetti di quella discussione non potevo prevederli.
    Mi aspettavo, come effettivamente fu, le reazioni del Tokugawa e del moncherino: fedeli, ossequiosi ed orgogliosi.
    D'altronde il primo sguazzava nella medesima mentalità del Mizukage, come tutta la storia della Nebbia di Sangue dimostrava; mentre il secondo sembra quasi avere bisogno di gesti e parole pompose ed altisonanti, aspetto quanto meno in comune con Elmo-san.

    Un pò meno attese, forse perché non li conoscevo così bene, furono le parole del ragazzetto con i piercing, che, in effetti, non capii nemmeno tanto bene e, in quel caso, fui d'accordo con il commento che gli rivolse il Mizukage; allo stesso modo, non avevo idea della politica del predecessore dell'Inquisitore citata dalla kunoichi lì fra noi, quindi non mi avventurai a fare supposizioni sulla stessa.

    Etsuko-san, in tutto ciò, mi sorprese, specie per il suo incipit che mi riguardava.
    Sono stato diplomatico?, io avevo cercato solo di essere schietto e chiaro il più possibile, date le incapacità di capirci, spesso, con Elmo-san.
    Dopo quel piccolo preambolo, bé, l'Akuma fu decisamente drastico: se io stavo cercando di far capire all'Inquisitore che rinunciare all'interazione con i villaggi non avrebbe fatto alcun bene a Kiri, Etsuko, semplicemente, rifiutava anche solo di ragionare sulla politica del Mizukage, ponendosi in contrasto con la stessa.
    Queste osservazioni dell'Akuma portarono il fedele servetto, Occhietto-chan, a sentirsi in diritto non solo di attaccare Etsuko, ma di iniziare con lui tutta una disquisizione verbale, oltre che fisica, con me, per qualche motivo, quasi era al centro della loro discussione.
    Fortunatamente, il dibattito fra i due fu interrotto da Elmo-san, con tutta la tetra teatralità che gli era solita.

    La prima cosa che sentii, fu il mio nome, poi fui pervaso da una sensazione fredda, che irrigidì i miei muscoli, una sensazione che riconobbi quasi subito: odio.
    Pesante, morboso, profondo.
    La stessa sensazione che mi aveva pervaso quando il Gashadokuro aveva cercato di prendere il controllo del mio corpo a Tsuya, simile, ma in qualche modo diversa: con l'odio della Seconda Generazione, mi sentivo quasi affine, sentivo di capire perché provasse, e provassi, tutta quella rabbia verso i discendenti di Pangu, seppur capivo che non fosse giusto.
    Adesso, questo odio mi era alieno, illogico, irrazionale, irrigidiva i miei muscoli, ma di certo non mi spaventò, non appena capii ciò che era.

    Il tempo che mi servì per comprendere ciò, comunque, fu utilizzato da Elmo-san per piantarmi qualcosa nella spalla destra, costringendomi a mugugnare dal dolore, mentre finivo spinto indietro contro la sedia dove mi trovavo, vedendo intanto il Mizukage che attirava a se Etsuko-san.
    Poi iniziò ad accusarci: mi accusò di essere ottuso, di avere giustificazioni per tutto, di non esserci stato, e tanto altro ancora, seppur alcune cose nemmeno mi tornavano, ma ammetto che ero un attimo preso fra il dolore alla spalla e la sensazione d'odio che irrigidiva i miei muscoli.
    Mentre mi rendevo conto di cos'era che effettivamente non mi tornava di quel discorso, la sua attenzione passò ad Etsuko.
    Elmo-san si preoccupò di offrirgli notizie e focalizzò tutto il suo discorso su due individui: tale Sho Saitama, che a quanto pare era un jonin di Konoha, nonché suo figlio, e poi l'Hokage della Foglia, l'assassino del Tengu.
    Per un attimo fu il mio odio a passarmi per la testa, pensando ad un altro Dio Guerriero che dopo la sua condanna ad un'eterna prigionia era stato ucciso.

    Non è il momento per le questioni di famiglia... almeno per le mie., mi dissi fra me e me, mentre Kensei completava il suo discorso, dicendoci di offrire altro sangue agli altari e dandoci, o confermandoci, i nostri ruoli dentro Kiri.

    Ammetto che nemmeno feci troppa attenzione alle parole della giovane kunoichi lì presente: ero troppo attento ad usare il chakra gravitazionale-naturale nella mia mano sinistra per estrarre l'oggetto senza fare troppi danni.
    Oggetto che si rivelò essere una penna.
    Ne ferisce più la penna che la spada, anche se si affronta uno spadaccino., pensai, cercando di rilassare quel senso di odio e rabbia che aleggiava nell'aria, mentre persino Etsuko, dopo qualche parola critica alla figlia del precedente Kage, tornava seduto al suo posto: sembrava che queste parentele, questi legami padri-figli avessero tanta importanza.
    Buffo. fu il mio pensiero: quando ero semplicemente un orfano, non me ne preoccupavo minimamente, ora che avevo scoperto una parte delle mie origini, non era cambiato quel mio specifico punto di vista, in fondo, chi potevo considerare come "padre" nella Seconda Generazione?
    Io ero in qualche modo sia una prigione, sia una nuova possibilità per un Dio Guerriero, ma questo mi rendeva comunque difficile capire legami famigliari, per me tutte le persone valevano allo stesso modo.
    Ma, appunto, stavo divagando: quello non era il momento per le mie riflessioni personali sui parenti che non avevo.

    Mizukage-sama, con tutto il rispetto, ma almeno su un punto vi state confondendo., esordii, lasciando da parte le mie riflessioni personali, così come lasciai cadere per terra la penna, Io non ho mai parlato di pace, sono stati Jukyu-san e l'altro genin a farlo., continuai facendo cenno al ragazzetto confuso con i piercing, mentre la mano sinistra iniziava a guarire la ferita [Nota]Ho controllato: il mio pg non pronuncia mai la parola "Pace", parla di Giustizia... di fatti non mi tornava.
    La mia preoccupazione non è per la pace, in un mondo come il nostro è una cosa inverosimile.
    Mi preoccupo per la Giustizia e per le possibilità che potremmo avere noi, ninja di Kiri, di crescere solo fra noi, senza interagire con gli altri shinobi come nostri alleati. Mi scuso, se per qualche motivo, è arrivato un messaggio diverso, speravo di essere chiaro, ma invece sembra che sia solo ottuso.
    , affermai secco.
    Sì, quel senso di odio stava un pò acuendo angoli normalmente più smussati.
    Ha di certo ragione quando afferma che non c'ero, durante gli attacchi di Cantha, durante questa riunione di Kage, ed in tante altre situazioni, ma sono qui adesso e mi chiede di rendermi conto di cos'è il mondo? Bene.
    Io sono qui e sento parlare dei quattro Kage, lei è uno di questi, adesso. Con quello del Suono mi sembra di capire che c'è una comunione di punti di vista e, per il poco che l'ho conosciuto, quello della Sabbia dal nome improponibile è un individuo ragionevole, anzi, so che vi siete affrontati con tanto di pubblico sugli spalti, ne parlavano all'ospedale, dove stavo lavorando in quel momento.
    Resta quindi l'Hokage, l'uomo che non ha salvato vostro figlio, che vi ha accusato di spiarlo.
    Non conosco questo shinobi, voi siete il secondo, su due, che non me ne parla bene, questo è vero, e posso immaginare, dal vostro racconto il motivo di questo odio... tutte queste relazioni padre-figlio e ciò che ne consegue.
    Proprio per questo, però, più dell'Accademia, il problema mi sembra, per voi, sia questo singolo individuo.
    L'Alleanza fra i quattro villaggi è l'unità di tutti i suoi elementi.
    Per uno Yakushi-sensei, ad Oto, c'è anche quel Tasaki: forse per equilibrare le abilità dello Yakushi, ci saranno anche molti incompetenti ed idioti come quello spadaccino, non posso saperlo, non conosco tutti i ninja del villaggio del Suono.
    Malgrado questo, Kiri è alleata di Oto.
    Allo stesso modo, per un Hokage che mi è sempre stato descritto così male, ci saranno molti ninja abili e degni di fiducia come Yato-san: colpevolizzare un villaggio, o un'alleanza intera, per un singolo, non ritengo sia Giustizia.
    Poi, dal mio ottuso punto di vista, se, ancora adesso in un'alleanza di quattro villaggi, nessuno ancora ascolta le richieste del Mizukage attuale, o non sono state capite, o ci potrebbe essere qualche problema anche nell'amicizia speciale con il Suono.
    , presi un attimo fiato, supponendo che Kensei non mi avesse già interrotto prima spezzandomelo del tutto, assieme al collo.

    Se anche avessi fatto quanto da voi suggerito e per un giorno avessi preso le vostre veci, poi cosa sarebbe cambiato? Le mie piccole ottuse idee su come aiutare i poveri, forse le avreste anche lasciate lì, ma mi fossi immischiato nella politica Kiriana? Perché avessi adesso quella possibilità, inviterei qui gli altri Kage, tutti i Kage, per parlare schiettamente, senza coltelli nascosti, senza ipocrisie di cui accusarsi vicendevolmente.
    Dubito, però, che lei approverebbe una proposta di questo genere.
    , avrei concluso con un tono più cordiale, chinando poi il capo verso l'altare dove ancora si trovava la spada.

    Tanto a malapena uso quella del biondino infame...

    Il senso di rabbia, forse, stava scivolando via.

    Ammetto che un'alleanza che si muove solo dopo che i diversi villaggi sono stati attaccati, ha poca utilità, è vero, ma non è sopprimendola, secondo me, che si risolve il problema: come ho detto prima, sono le differenze a renderci più forti, quando i villaggi sono uniti, com'è stato all'Abete, ci aiutiamo e ci completiamo.
    Dovrebbe esserci più comunicazione fra i villaggi, non più isolamento ed astio, perché l'Accademia sia una vera alleanza.
    , aggiunsi, prima di chinare leggermente il capo.

    La ringrazio ancora per il dono di questa katana, ma non ritengo di poterla accettare, proprio per la mia differenza di vedute, allo stesso modo, non ritengo di poter avere altri doni successivi.
    Se vorrà togliermi anche dalla Mano Bianca, non obietterò, di certo questo non cambierà la mia fedeltà al villaggio, o la mia propensione a curarne i malati.
    , terminai, attendendo di sentire come avrebbe risposto Kensei.
     
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    Gli Abiti Della Nebbia


    Un Ulteriore Sacrificio



    Non ero un gran oratore, e si era visto bene dalla mia performance, abbastanza contorta e reputata dal Mizukage inadatta per la situazione in cui ci trovavamo. Non ero certo come Etsuko o Fudoh, Che avevano le idee chiare su ciò che si aspettavano e volevano da Kiri e dal Kage stesso. Dentro di mi sapevo però ciò che volevo veramente? Con le mie parole contorte avrei voluto far uscire un semplice concetto: Il mondo come era adesso non mi piaceva, volevo qualcosa di più, un mondo dove le guerre non portavano via le vite della gente, un mondo in pace e dove si era trovato un'altro modo per risolvere i problemi. Una visione un po' utopica forse ma che, sotto il comando di Kiri, sarebbe potuta diventare la prima vera epoca dove non sarebbero servite più armi.

    Avrei voluto rispondere al Mizukage ma lui non si fermò un attimo, anzi, nessuno si fermò un attimo quando successo poi il finimondo. Un flash fortissimo mi abbagliò. Avevo visto qualcosa davanti a me ma non ebbi la prontezza di riflessi per capire che si trattasse di una bomba lucente. Quando la vista finalmente tornò riuscii a vedere Youshi e Etsuko che si "prendevano per i capelli" come si suol dire. Per fortuna il Mizukage penso a riportare l'ordine nella stanza con delle maniere però un po' estremo forse. Etsuko venne bloccato da qualcosa che nemmeno riuscivo a vedere e pure il povero Fudoh, che avveva solo parlato fino a quel momento, senza agire in nessun modo, venne colpito da una penna. Ebbi il tempo di riconoscere quel tipo di utilizzo del chakra, lo avevo visto quel giorno al Robatayaki e lo aveva usato Febh per dar fastidio al Mizukage.

    Le parole che vennero successivamente ebbero più funzioni. Per primo il far capire a Etsuko la visione del Kage stesso. Il perchè fosse così arrabbiato con l'accademia e, soprattutto, con l'attuale Hokage. Le parole che aveva riservato Etsuko per la situazione erano state veramente un po' troppo, arrivare persino a dare le dimissione dalla sua carica era qualcosa che agli occhi di Kensei non doveva succedere. Per fortuna dopo il discorso le acque sembrarono calmarsi e, le dimissione dell'Akuma vennero respinte senza troppi fronzoli. Con Fudoh fu invece ancora diverso. Le due visioni che avevano erano quasi completamente opposte e non avrei proprio saputo come farle convivere. Quando ipotizzo un incontro tra tutti i Kage per parlare senza peli sulla lingua sgranai gli occhi. Dopo quello che aveva sentito pensava ancora che ci fosse una qualche possibilità che Kensei perdonasse l'Hokage? Probabilmente sarebbe il tutto finito con uno spargimento di sangue per le sale dell'amministrazione di Kiri o di qualsivoglia luogo in cui si sarebbe tenuto l'incontro. Non avevo idea della variegata combriccola che erano i ninja di Kiri, tutti con le proprie aspirazioni e idee e questo non faceva che ricordarmi che bel posto era quel villaggio e il perchè avevo così a cuore la sua protezione.

    Fu a quel punto che il Kage decise di darci un'ulteriore visione del piano che aveva per il futuro e cioè la creazione di alcune.. Come posso dire.. Organizzazioni che si occupassero degli aspetti più disparati del villaggio.. In realtà erano già presenti la i corpi speciali e l'equip medica che avevano rispettivamente il nome di Mano Nera e Mano Bianca. Ci sarebbero state in più La Mano Rossa, Che avrebbe gestito le prigioni e gli interrogatori.. per non parlare delle torture, pratica che non condividevo al cento per cento, la Mano Grigia, che avrebbe dovuto proteggere il villaggio sorvegliandolo in prima linea in modo da proteggerlo al meglio e la Mano Dorata, che avrebbe rappresentato i consiglieri del Kage stesso. Il mio cuore saltò un battito quando venne associato il mio nome alla Mano Grigia. Ne ero assolutamente felice, era proprio ciò che mi avrebbe permesso di vegliare sul villaggio e proteggere tutte le persone a cui tenevo, potevo proteggere le persone come non ero riuscito a fare con Kimiko.Sono onorato di diventare un membro della Mano Grigia. Proteggerò il villaggio a costo della vita. Ci fu poi richiesto un ulteriore sacrificio di sangue. Ero eccitato dalla situazione e non ci pensai due volte. riaprii la ferita che intanto iniziava a chiudersi in modo che altro sangue cadesse e venisse sacrificato come segno della mia fedeltà a Kiri.

    Non ebbi ancora il tempo di riparlare delle mie idee al Kage, ma sicuramente lo avrei fatto, forse in un altro momento, o proprio dopo quella riunione. Di sicuro le "dimissioni" di Etsuko avevano spostato l'attenzione verso qualcosa di più importante in quel momento.


     
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    a Rapporto


    V

    Fu il Mizukage a spezzare quell'attimo di silenzio séguito delle parole e azioni delle sue Mani.
    Sazio di quelle rapide e poco proficue dimostrazioni, nominò gli altri due chunin presenti nella stanza e, mentre una sensazione già conosciuta di odio m'avvolgeva, alzò la mancina in direzione dell'Etsuko precedentemente saltato dalla sedia da me calciata. Era stato all'isola dell'Abete che, contravvenendo ai suoi ordini, fui vittima della medesima tecnica, come se una gelida mano ghiacciata si fosse posta sul mio collo, sentii un leggero tremito al ricordo di quel momento che dissimulai rinfoderando l'arma e muovendo qualche passo di lato mentre Migite venne inevitabilmente attratto dagli effetti di quella tecnica del capo villaggio. Contemporaneamente, con il solo gesto dell'altro mano, una penna schizzò in direzione della spalla di Fudoh-san impiantandosi nella sua carne. Piegai leggermente il sopracciglio, riconoscendo ciò che aveva fatto Febh-sama, amministratore del villaggio del Suono, al Robatayaki bistrò non molto tempo prima. Un leggero ghigno si aprì tra le labbra, che gli fosse stato insegnato qualcosa dal Jonin di Oto durante il suo periodo a Kiri? Lasciai nel vuoto quel quesito, concentrandomi piuttosto sulle parole che caddero come macigni nella stanza del palazzo amministrativo.

    Il discorso di Kensei-sama iniziò rivolgendosi a Fudoh-san, al primario di Kiri iniziò chiedendogli conto, a fronte delle parole del chunin, di cosa avesse fatto per il villaggio quando gli erano stati offerti i poteri del Mizukage per un giorno. Tirai le labbra, tornando sulla sedia precedentemente abbandonata e tenendo Utsubo rinfoderata sulle gambe, trovandomi pienamente d'accordo con il Kage: il chunin della Nebbia aveva più volte criticato il Mizukage per una sua mancanza di cura verso gli strati meno abbienti del villaggio, ma quando gli erano stati offerti quei poteri non aveva fatto nulla, allora perché muovere critiche così radicali e totali nei suoi confronti se per primo, come lui stesso disse in risposta a Kensei, le considerava piccole ottuse idee su come aiutare i poveri ? Se tali le nominava, quanto aveva realmente a cuore la salute e il benessere degli ultimi, resi sua bandiera nella critica all'operato del Kage e quanto, questo argomento, nascondeva altre idee e altri pensieri? Ero fortemente tentato di intervenire: se il suo obiettivo era aiutare gli ultimi, qualsiasi cosa sarebbe stato utile per loro, perché non farlo allora? A tale domanda non detta venne data risposta poco dopo fugando ogni dubbio che si era formato precedentemente nella mia testa: non gli interessava realmente degli ultimi, altrimenti avrebbe fatto anche la più piccola cosa per aiutarli concretamente. Il suo obiettivo, forse fin dall'inizio, era poter agire e muoversi nella politica estera kiriana, quella precedente battaglia politica interna era solo uno slogan e un tema utile per poter raggiungere altre sfere di potere. Fu infatti verso l'esterno delle mura della Nebbia che diede maggior spazio nel suo discorso: passò a rassegna i rapporti con gli altri villaggi accademici e identificò solo nei confronti dell'Hokage il rapporto problematico, ancora sottolineò l'importanza di avere un rapporto collaborativo con i ninja stranieri e alleati per migliorarsi. Scossi il capo leggermente, gli mancava una visione d'insieme: una volta esteso il potere sugli altri villaggi, non sarebbero stati più alleati o stranieri, sarebbero state persone di Kiri, cresciuti con la sana educazione kiriana ma le loro tradizioni sarebbero rimaste intatte, avrebbero fornito ugualmente una propositiva cultura con cui relazionarsi. E quel necessario cambiamento doveva essere radicale, non poteva bastare una riunione tra Kage come sembrava voler suggerire.

    Quindi rivolse la sua attenzione verso Etsuko-san, fu cingendolo per il collo che, forse ritenendo di dovere ai suoi ninja più fidati una visione d'insieme, narrò gli eventi che avevano creato un'incurabile spaccatura tra la Nebbia e la Foglia. Rispetto a ciò che riguardava la loro chiacchierata, nel giorno dell'insediamento di Kensei-sama, e suo figlio Sho ne ero già a conoscenza: eletto Hidarite qualche minuto prima, infatti, avevo ritenuto necessario spiare la loro conversazione dalla finestra sbaciata dell'ufficio del Mizukage. Ancora diede un'idea chiara ai presenti dell'idea che lo muoveva: non c'era bisogno di un'alleanza accademica se tutto sarebbe diventato Kiri. La tensione sembrò quasi allentarsi, forse la presa al collo gli impediva di sciogliere le briglie alla rapida lingua del consigliere e, dunque, rispose al Kage con un'unica e secca frase: avrebbe gradito cognizione di causa e un colloquio privato per discutere di quei ultimi eventi.

    Venne poi il momento di tornare ai motivi che avevano spinto il Kage a riunire i suoi ninja. Con un cenno di assenso accolsi felice le novità che vennero date: finalmente si sarebbe riconosciuta la medesima importanza, istituzionalizzandoli, agli altri fondamentali ruoli a protezione e costituzione del villaggio. Dandogli un nome, infatti, ritenevo che si nobilitassero, fornendo così - sia agli occhi degli abitanti di kiri che alle kunoichi e shinobi - la medesima dignità che era data alla Mano Bianca o Nera. Arrivò quindi il momento delle nomine, chiamando per nome i presenti indicò i diversi ruoli che avrebbero potuto ricoprire per il bene del villaggio. Hideo e Sekiro vennero nominati per la Mano Grigia, si sarebbero dovuti occupare dell'immediata salvaguardia della città facendo la guardia alle mura che la cingevano; Akuraguri, invece, avrebbe avuto l'onere di gestire le prigioni del villaggio, assicurandosi che nessuno dei prigionieri ivi rinchiusi potessero fuggire; infine, la giovane kunoichi figlia di Itai-sama, venne onorata con il ruolo a più stretto contatto con il Mizukage, ovvero come collega del Migite, consigliera del Kage. La scelta del Mizukage mi stupì, nulla - infatti - mi avrebbe potuto fare immaginare tale decisione da parte del Kage. Fu da parte della ragazza, però, che vennero alzate alcune rimostranze per quella nomina: temeva che fosse determinata principalmente per suo padre e a lei le rispose Migite con parole che condivisi con qualche cenno del capo. Le ultime parole del consigliere però mi lasciarono perplesso: forse non aveva capito molto di ciò che gli avevo detto in precedenza, ma ritenni superfluo ripetere, non considerando questo un mio problema.

    Ci venne richiesto un ultimo sacrificio di sangue e, nuovamente, lasciai cadere il liquido cremisi sul simbolo indicatoci dal capovilaggio, attendendo con ansia ciò che ci sarebbe stato rivelato.
     
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    Gli Abiti della Nebbia


    ~III~



    Lo Shinobi del Drago



    Ashina, questa terra… è tutto per me. Per il suo bene, sono pronto a rinunciare alla mia umanità.

    E tu, genin disperso, sei pronto a sacrificare la tua umanità?

    Mentre nell’ufficio del Kage il caos prendeva piede, una voce profonda e roca parve emergere dagli strati più angusti e lugubri della coscienza del ninja di Ashina. Una voce udibile solamente da lui. Il Lupo rimase in ginocchio, apparentemente in attesa che il suo Signore gli ordinasse di alzarsi, ma in realtà in una sorta di paralisi onirica che gli stava impedendo ogni movimento. Che sciocchi che erano tutti quei ninja che stavano perdendo tempo ed energie per bazzecole come onore, rispetto e ideali. L’unica cosa che realmente importava era il POTERE!

    Non è così, figlio del Gufo?

    Chiuse gli occhi e scosse leggermente la testa, lo shinobi dell’Erede Divino, come se un fastidioso ronzio, un insopportabile insetto volatile gli vorticasse intorno alle orecchie. Si sentiva diverso. Si sentiva pronto ad acquisire il potere, perchè il potere era tutto ciò che importava. O no? Percepiva che quella situazione nuova e di instabilità all’esterno ed all’interno del villaggio poteva rappresentare l’opportunità per raggiungere vette di dominio mai viste prima dai comuni mortali. Ma erano davvero i suoi quei pensieri?
    Il corpo s’irrigidì ancora di più quando una luce abbagliante scoppiò in un bagliore aureo che si diffuse per tutta la stanza. Kuro, il suo primo Signore, lo aveva abbandonato? Perché la spada della stirpe di Kensei-sama, che ospitava l’anima dell’Erede Divino, non interveniva per placare quel turbinio di confusione che falciava la coerenza con cui aveva sempre vissuto?
    Il Ghepardo d’un tratto venne attirato da un vento misterioso nella temibile morsa del Ninja di Ferro, che ne strinse il collo inerme. Una scena che ricordava inevitabilmente quella già accaduta ad Azumaido con la spia, sotto forma di oca, di Dansei Otoko. L’odio, diffusosi già da un pezzo in quell’ambiente come un miasma tossico che si propagava da Kensei stesso, raggiunse il picco nel momento in cui il Mizukage mostrò un briciolo della sua umanità e tutto il suo astio per l’Istituzione, l’Insubordinazione e, soprattutto, l’Uomo, uno in particolare.

    [...]



    Il piccolo santuario del Sancta Sanctorum, nascosto nei più reconditi recessi del Tempio Senpou, avvolto da un lato, da una cascata mistica e, dall’altro, dalle montagne oltre Ashina, apparve allo sguardo rivolto dentro di sé dello shinobi da un braccio solo. Il cielo, di solito limpido e splendente, era ancora oscurato da nuvole dense e nere, da quando il Mizukage lo aveva fatto entrare nel suo clan. La stessa voce tetra e ctonia sembrava provenire proprio da quell’inferno celeste.

    Hai visto, Lupo, quanto sono deboli gli uomini? Cadono subito in preda ai fervori delle emozioni, non capiscono più nulla quando gli si toccano gli affetti ed anche un uomo che dice di essere la rappresentazione degli ideali che trasmette, in realtà, è solo un pagliaccio alla mercè dei suoi impulsi.

    Un rombo. Poi un fulmine si abbatté al suolo, facendo infuocare un cespuglio germogliante di fiori di ciliegio. Il cespuglio sembrava essere sempre in procinto di carbonizzarsi senza mai però diradarsi del tutto, come se la scarica elettrica, oltre che il fuoco, avesse messo in atto anche un processo di rigenerazione continua.

    Non resistermi. Vedi come si sprecano in piagnistei inutili, questi idioti che tu chiami compagni? Non capiscono che il potere non ammette i deboli come loro. E tu, shinobi dell’Erede Divino, in realtà sei come me. Dal mio insediamento nella tua coscienza, ho potuto notare la tua costante ricerca di potere, anche se tu l’hai sempre mascherata come fedeltà al tuo piccolo ed effemminato signore. Non hai ucciso la Falena solo per salvare Kuro, vero? Trafiggerla ti ha fatto sentire un brivido di folle onnipotenza. Non hai ucciso Genichiro ed Isshin solo per il compito che ti era stato assegnato! Tu dovevi essere il più temibile spadaccino di quella terra così ambita dalle divinità. Dovevi raggiungere e superare addirittura la potenza DI MIA MADRE! Ed il Gufo… hai trapassato le sue carni con Kusabimaru solo perché non acquisisse il Sangue del Drago per i suoi sporchi scopi, nevvero? Eppure superare il padre tuo non puoi negare che ti ha fatto sentire vivo. Già... perché tu sei vivo solo quando uccidi. Lo Shura è la tua vera via, ammettilo. Guardati ora. Hai perso tutto, sei solo poco più che uno straccione e questi buffoni di cui ti sei circondato potrebbero distruggerti con uno schiocco di dita! Non fare la fine di quello sciocco Scultore. Accetta la tua vera natura. ORA!

    Nel mentre, il Mizukage aveva allentato la presa sul Ghepardo, ulteriori disquisizioni col Primario di Kiri erano in corso e, la ragazzina figlia del precedente Mizukage, mostrava tutta la fragilità degli anni che aveva.

    Patetica mocciosa. Kensei si è rammollito, a quanto pare. Dovrebbe selezionare meglio i suoi sottoposti. A noi non servono certo bambine frignanti, primari con velleità di giustizia o fantocci che si dimettono e poi non vanno fino in fondo nelle loro decisioni. Guarda quel Youshi invece. Una macchina predatoria perfetta: silenziosa ed efficace. Sarà un alleato prezioso. Per quanto riguarda quel tipo che tu chiami Pantera, beh, se starà dalla nostra parte, potrà condividere anche lui il potere, altrimenti soccomba come tutti gli altri.

    Una lunga pausa. I suoi compagni di Kiri erano tutti intenti a spargere altre gocce del proprio sangue su quegli altari speciali, mentre accettavano, chi con orgoglio, chi con un po' più di titubanza, i nuovi ruoli assegnati dal Mizukage.

    Che ne dici, Lupo, figlio del Gufo, shinobi dell’Erede Divino, shinobi del Ninja di Ferro. Vorrai essere, d’ora in poi, invece, lo Shinobi del Drago?

    Il Lupo parlò, dopo molto che era stato in silenzio, totalmente indifferente al subbuglio da poco accaduto in quell'ufficio. La sua risposta sarebbe stata rivolta ad entrambe le richieste. Quella di colui che dominava il suo mondo esterno, il Mizukage, e quella di colui che dominava, almeno per il momento, il suo mondo interno, Koutsu, il Drago dell’Odio

    Accetto questo ruolo!

    Gli altri avrebbero semplicemente udito il loro compagno, proveniente da una terra lontana, accettare il compito di sorvegliare le mura del villaggio, cioè di diventare una Mano Grigia. Quella risposta, però, aveva un significato recondito, inaccessibile ad altri se non, di lì a poco, al Mizukage.
    Gli occhi, infatti, si sarebbero fermati proprio sulla bardata figura del suo Signore, mentre siglava col suo sangue un accordo che avrebbe influenzato tutto quanto. Il sangue che gli aveva chiesto il Ninja di Ferro per completare il rituale, il sangue che bramava Koutsu dagli albori dei tempi...
    Kensei avrebbe udito rimbombare nel suo elmo una risata tetra, fastidiosa e molto ben conosciuta. Dopo poco si sarebbe ritrovato nel mondo interiore del suo fedele servitore, davanti al Sancta Sanctorum, saldamente chiuso da una forza invincibile, mentre da quel cielo nero sarebbe disceso un immenso drago d'ebano dalle fattezze familiari al Mizukage.

    Ora, Kensei, dobbiamo discutere di come tu, io ed il giovane Kenkichi qui al tuo fianco, faremo diventare Kiri l’Unica Nazione di questo mondo frammentato.

     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Gli Abiti della Nebbia

    Capitolo Unico


    Atto IV
    Vestizioni †



    Mentre estraeva la penna dalla spada, Fudoh mostrava uno sguardo diverso: nei suoi occhi c'era qualcosa, forse anche dovuta alle mie capacità che lo stavano inondando e sopraffacendo, ma vedevo e percepivo un cambiamento. Dopo il mio discorso, infatti, la sua risposta non si fece attendere e fu, per certi versi, diversa da quello che mi aspettavo. Rimarcò un punto interessante, quello sulla pace, per lui, in quel giorno irraggiungibile nel mondo ninja - una visione decisamente diversa da quella che aveva esternato durante il nostro sparring dopo il combattimento tra lui e Youshi; ma, inconsciamente, pronunciò concetti del tutto simili ai miei, soltanto giustificandoli in modo diverso. Fu lì che vidi la prima, microscopica, fessura: forse un punto di contatto che avrei dovuto, con tutto me stesso, cercare di raggiungere e preservare. Per quanto, infatti, il Primario fosse un inguaribile ottuso, era un ninja che ritenevo fondamentale per Kiri, sia per le sue capacità in battaglia che per il suo cuore. Sta anche nella diversità la forza, dopotutto. Mi preoccupo per la Giustizia e per le possibilità che potremmo avere noi, ninja di Kiri, di crescere solo fra noi, senza interagire con gli altri shinobi come nostri alleati. Mi scuso, se per qualche motivo, è arrivato un messaggio diverso, speravo di essere chiaro, ma invece sembra che sia solo ottuso. Disse Fudoh, facendo balzare nella mia testa, immediatamente, un primo punto. Non gli era chiaro che il processo per apprendere qualcosa non è anche il risultato che questo processo produce. Lo lasciai continuare finché non marcò un altro punto che necessitava di una risposta. Io sono qui e sento parlare dei quattro Kage, lei è uno di questi, adesso. Con quello del Suono mi sembra di capire che c'è una comunione di punti di vista e, per il poco che l'ho conosciuto, quello della Sabbia dal nome improponibile è un individuo ragionevole, anzi, so che vi siete affrontati con tanto di pubblico sugli spalti, ne parlavano all'ospedale, dove stavo lavorando in quel momento. Resta quindi l'Hokage, l'uomo che non ha salvato vostro figlio, che vi ha accusato di spiarlo. Non conosco questo shinobi, voi siete il secondo, su due, che non me ne parla bene, questo è vero, e posso immaginare, dal vostro racconto il motivo di questo odio... tutte queste relazioni padre-figlio e ciò che ne consegue. Proprio per questo, però, più dell'Accademia, il problema mi sembra, per voi, sia questo singolo individuo. Se da un lato Fudoh aveva ragione - per me il più grande problema dell'Accademia era Raizen - dall'altro mancava ancora una volta della visione d'insieme. Il fatto che ne disprezzassi uno degli altri tre vertici era soltanto uno dei molti motivi. Gliene avevo già presentati alcuni ma pareva averli dimenticati. Un calcolo, il suo, quindi, che faceva tara di alcune considerazioni fondamentali. L'Alleanza fra i quattro villaggi è l'unità di tutti i suoi elementi. Per uno Yakushi-sensei, ad Oto, c'è anche quel Tasaki: forse per equilibrare le abilità dello Yakushi, ci saranno anche molti incompetenti ed idioti come quello spadaccino, non posso saperlo, non conosco tutti i ninja del villaggio del Suono. Malgrado questo, Kiri è alleata di Oto. Allo stesso modo, per un Hokage che mi è sempre stato descritto così male, ci saranno molti ninja abili e degni di fiducia come Yato-san: colpevolizzare un villaggio, o un'alleanza intera, per un singolo, non ritengo sia Giustizia. Poi, dal mio ottuso punto di vista, se, ancora adesso in un'alleanza di quattro villaggi, nessuno ancora ascolta le richieste del Mizukage attuale, o non sono state capite, o ci potrebbe essere qualche problema anche nell'amicizia speciale con il Suono. Il discorso di Fudoh continuava con quest'idea del mondo come gioco a somma zero dove ad estrema grandezza equivaleva qualche scelleranza. Un gioco pericoloso il suo: avrei potuto chiedergli se lui si ritenesse una plusvalenza, come Febh, o una tassa, in questo contorto sistema economico della giustizia, come Tasaki. Poi, però, Fudoh cadde in un discorso pericoloso: un discorso ipotetico, un discorso di disillusione, sfiducia di e ottenebrata spinta motrice. Un fallo che mi faceva anche capire, da un certo punto di vista, come lui osservasse gli altri e, in particolar modo, come osservasse me. Se anche avessi fatto quanto da voi suggerito e per un giorno avessi preso le vostre veci, poi cosa sarebbe cambiato? Le mie piccole ottuse idee su come aiutare i poveri, forse le avreste anche lasciate lì, ma mi fossi immischiato nella politica Kiriana? Perché avessi adesso quella possibilità, inviterei qui gli altri Kage, tutti i Kage, per parlare schiettamente, senza coltelli nascosti, senza ipocrisie di cui accusarsi vicendevolmente.
    Dubito, però, che lei approverebbe una proposta di questo genere.
    Il Primario mi offendeva con quelle parole: credeva che non riponessi piena fiducia nei miei shinobi, che fossi un uomo di mezze parole, non di reale sostanza. Io che avevo sacrificato la vita per divenire simbolo di qualcosa, additato d'essere soltanto un sofista. Ma Fudoh non aveva concluso le osservazioni e incalzò un'ultima volta. Ammetto che un'alleanza che si muove solo dopo che i diversi villaggi sono stati attaccati, ha poca utilità, è vero, ma non è sopprimendola, secondo me, che si risolve il problema: come ho detto prima, sono le differenze a renderci più forti, quando i villaggi sono uniti, com'è stato all'Abete, ci aiutiamo e ci completiamo. Dovrebbe esserci più comunicazione fra i villaggi, non più isolamento ed astio, perché l'Accademia sia una vera alleanza. Lasciai che l'aria si rasserenasse, ritraendo a me tutto l'odio che avevo rilasciato copioso prima di parlare alcuni istanti prima. Quando vidi Fudoh sospirare di sollievo, presi parola. Ti stai sbagliando, Fudoh. Su molti punti. E mi ferisci in altri, coi tuoi pensieri. Dissi, aprendo con una frase dura, secca, atona ma non distaccata. E l'ex barbone se ne sarebbe accorto. Era ... diversa. Io non voglio negarvi l'interazione con altri shinobi, anzi, io voglio garantirvela. Pensavo di essere stato chiaro prima quando ho detto che ciò che oggi può apparirti crudeltà, imposizione, violenza, un giorno sarà la più grande forma di libertà, uguaglianza e giustizia. Non ci sarà bisogno di un'alleanza tra villaggi per impedire che questi si saltino alla gola gli uni degli altri se ogni luogo è Kiri. Non ci sarà bisogno di attendere il benestare degli altri se sei l'unico a poter prendere decisioni in caso di pericolo. Cercai il suo sguardo. Ci sono alcuni sacrifici da fare: il percorso per raggiungere la Nebbia Perfetta è irto e lastricato dei cadaveri dei dissidenti. Ma comprendi la grandezza di questo progetto? Vivere tutti insieme, in armonia, senza disaccordi, ognuno con la propria storia, la propria origine ma sotto un'unico vessillo: le due onde di Kirigakure. Feci una pausa, prima di riprendere il discorso sull'Accademia. Ma, come abbiamo detto, il nostro obiettivo non è di immediato ottenimento e, per ora, dobbiamo giocare con ciò che ci viene dato. Ma dobbiamo giocare al massimo delle potenzialità: l'Accademia, in questo momento, è come un tavolo con una gamba rotta. Niente vi può essere poggiato sopra, per quanto le altre tre gambe si possano impegnare a voler far svolgere al tavolo le sue funzioni. La gamba rotta è ovviamente Raizen: la sua incapacità, boria e testardaggine lo rendono un elemento troppo pericoloso ed inaffidabile cui relegare i destini di un'alleanza tanto importante. Il Kazekage, Hohenheim, è una persona saggia e capace ma obnubilata dal pensiero della pace e disposta, in nome di quella, a mettere a repentaglio la sicurezza di tutti i villaggio piuttosto che di schierarsi apertamente contro l'inadeguatezza di Raizen. Per questo le mie parole sono così anti-accademiche: non perché io non creda nel progetto ma perché io non credo in questo progetto.
    Fu poi, a quel punto, il momento per me di dimostrare umanità. Non mi venne spontaneo né facile ma, a quanto pareva, funzionò. E funzionò al punto da tagliare la parlantina che gli aveva concesso il ruolo che ora ricopriva e che, qualche minuto più tardi, gli avrei riconfermato: Etsuko prese parola cercando il mio sguardo oltre la maschera, in un momento di estrema empatia e pericolosa vicinanza. Quando la mano lasciò il suo collo, il fiato che aveva in gola divenne suono: Si… ci tengo a conoscere gli eventi kensei e vorrei parlare con te un po' di questa storia. disse l'Akuma, sincero. Risposi con un cenno della testa ed un invito, con la mano destra, a rimettersi nel posto che gli spettava. Era infatti il momento dell'ultimo sacrificio di sangue.
    Mentre i miei ninja si tagliavano il palmo come richiesto loro, parte del sangue fluiva dal sigillo sull'altare a davanti al sottoscritto, senza che io mi muovessi o facessi alcunché, andando a riempire tanti filatteri quanti erano i ninja che avevo davanti. Scrivi col sangue ed allora imparerai che il sangue è spirito. Recitai il motto degli Artisti mentre mi assicuravo qualcosa sui miei ninja, tra cui informazioni, e mentre davanti ad ognuno di loro comparivano due fagotti scuri, recanti le insegne della nebbia. Apriteli, partendo da quello a sinistra. Dissi, invitandoli a fare quanto dicevo. Davanti ai loro occhi, un blu elettrico avrebbe mostrato qualcosa più di un semplice abito.



    L'abito azzurro che vedete è la vostra divisa da ninja di Kiri per le missioni accademiche. Il vostro ruolo, altrove, non è importante. Come vi ho detto voi siete Kiri e dove mettete piede è Kiri. Dovrete usarla ogni volta che sarà necessario. L'altra divisa, invece ... Sul petto e sul mantello vi era il nuovo simbolo delle Mani di Kiri: la mano con l'occhio che tutto vede e tutto scruta. Adesso aprite l'altro. Scartando il pacchetto, molti di loro avrebbero visto qualcosa di diverso rispetto al compagno di sedia. Fudoh avrebbe visto il suo nuovo camice da medico, simbolo di speranza per ogni paziente dell'ospedale kiriano. [IMG] Akuraguri avrebbe visto la sua divisa cremisi, futuro simbolo di puro terrore per le vittime delle prigioni. [IMG] Hideo e Sekiro avrebbero visto il grigio delle mura, il colore dell'accoglienza: avrebbero indossato le prime insegne su cui ogni straniero avrebbe posato gli arrivando all'accesso del villaggio. Il grigio era anche il miglior colore per mimetizzarsi nella tecnica del Velo di Nebbia. [IMG] Etsuko e Jukyu avrebbero visto lo sgargiante e maestoso oro riflettere i loro visi: forse gli unici che avrebbero potuto portare quell'insegna anche al di fuori del Villaggio, i Consiglieri del Kage dovevano emanare luce propria, alla stregua di fari sul sentiero della perfezione che Kiri doveva imboccare. [IMG] Infine, Youshi avrebbe visto la nuova versione della sua ormai iconica divisa. Ma, con un buon occhio e tanta attenzione per i dettagli, avrebbe potuto vedere sulla sua divisa qualcosa che lo differenziava da tutti i presenti, qualcosa che lo rendeva ... speciale. [IMG]
    Prima che potessi, però, prendere nuovamente parola, Jukyu si scagliò rabbiosa contro il sottoscritto. Mizukage-sama ... per favore, mi dica che questa nomina non è perché sono sua figlia. Io sono stanca, Mizukage, stanca di farmi definire da lui. Se sono insolente mi punisca, mi lanci contro un fermacarte, non mi importa. Io devo sapere. Devo sapere se per l'ennesima volta l'ombra di mio padre mi sta oscurando. Perché non capisco, perché non trovo un'altra ragione, sono troppo inesperta, sono tornata da troppo poco... Feci un passo avanti, senza rispondere. Etsuko, tuttavia, si sentì in dovere di parlare per mia vece, non capendo, però, quelle che realmente fossero le mie intenzioni. Disse parole giuste sotto molti punti di vista: anche la mia rivelazione su Sho confermava come, da certi legami, non si possa mai scappare, neanche sacrificando ogni altra cosa. Ma su una cosa in particolar modo non potevo concordare con lui: la sua esortazione a smettere di provare odio. Mi avvicinai a Jukyu, poggiandole una mano sulla spalla destra e chinandomi vicino al suo orecchio per sussurrarle qualcosa che forse solo lei e chi le stava accanto, dal mio lato, avrebbe potuto udire. Vedo in te qualcosa che nessun altro qui ha. Una propensione, un'intensità, un dono che necessità di essere coltivato e non può essere lasciato crescere indisturbato, pena il tuo annientamento. Feci una brevissima pausa, come a rimarcare le parole che stavano per uscire dalla mia bocca. Ti ho scelta come Consigliera perché ti voglio sempre al mio fianco e ti voglio come allieva. Mi alzai poi lentamente, senza attendere una risposta, girandomi e ritornando davanti a tutti loro. Le mie parole erano sincere ed anche lei, probabilmente, se ne sarebbe accorta.
    Ma per quel giorno, le sorprese non erano finite. La prima venne da Fudoh, sulla falsariga dei discorsi che aveva fatto fino a quel momento. La ringrazio ancora per il dono di questa katana, ma non ritengo di poterla accettare, proprio per la mia differenza di vedute, allo stesso modo, non ritengo di poter avere altri doni successivi. Se vorrà togliermi anche dalla Mano Bianca, non obietterò, di certo questo non cambierà la mia fedeltà al villaggio, o la mia propensione a curarne i malati. Scossi la testa nell'udire quelle parole. Sei uno dei miei migliori e più fidati ninja, Fudoh. Non ti abbandonerei mai, non potrei perdonarmelo. La spada è tua, ti spetta di diritto, così come il ruolo di Primario. Io ho molta fiducia in te ma tu stenti a crederlo. So quello che fai ogni giorno per il villaggio e non posso che esserti grato. Tu, adesso, cerca di capire me ed assumiti le responsabilità che ti chiedo di assumere. Con esse, dopotutto, giungono anche molti onori.
    Era arrivato, a quel punto, il momento dei congedi. Guardai nuovamente ognuno di loro negli occhi, in cerca del rinnovato ardore, della nuova fiducia in me ed in Kiri. Speravo di averli spronati ed averli preparati, almeno un po', al fastoso e prospero futuro di guerra che ci attendeva. Vi prego adesso di lasciarmi solo con Etsuko e Jukyu. Chiunque abbia qualcosa da dirmi può attendere qua fuori, verrà ricevuto dopo che avrò terminato coi miei consiglieri. Ma mentre allungavo la mano verso la porta, invitandoli anche col corpo ad uscire, venni tirato con prepotenza nel mio mondo interiore: anzi, con sommo stupore, mi resi conto che ero stato attirato nel mondo interiore di qualcun altro. Davanti ad un tempio affiancato da una cascata e da dei monti, mi sentii spaesato e piccolo nel percepire qualcosa oltre l'edificio che mi fissava. Poi, l'oscurità si manifestò, celando il cielo e discendendo dallo stesso: le fauci roche e fumanti del figlio di Jigoku mi fissavano ed odoravano nell'estremo ed ennesimo tentativo di impensierirmi. Non c'era riuscito quando lo covavo dentro di me, non ci sarebbe riuscito neanche quel giorno. Kutsu tuonò, proponendomi qualcosa. Ora, Kensei, dobbiamo discutere di come tu, io ed il giovane Kenkichi qui al tuo fianco, faremo diventare Kiri l’Unica Nazione di questo mondo frammentato. Incrociai le braccia al petto. Dimmi, Drago. Cosa hai in mente?


    [Note]Grazie a Waket per le divise kiriane. <3
    Grazie a tutti voi per questa breve ma intensa giocata corale! Continuerò qui sia con Insider che con Etsuko e Max, se avranno voglia. Per tutti gli altri, possiamo proseguire dopo che avrò terminato con (almeno uno di) loro, magari sempre in questo topic per dare un briciolo di senso di continuità.
    Se avete diritto a stemmi, inserite in timeline la giocata che vi premio (se non dovete continuare). Se volete continuare dopo i tre di qui sopra, intanto vi stemmo per i primi tre post, poi gli altri li contiamo in un secondo momento.

    Grazie ancora!




    Chakra:
    Vitalità:

    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 850
    Velocità: 700
    Resistenza: 700
    Riflessi: 700
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 700
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 750
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    4:
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    4:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    3:


    Equipaggiamento
    • Sistema di Ancoraggio dell'Arto Artificiale × 3
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Elmo integrale dell'Inquisitore × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Spiedi Potenziati × 1
    • Arto Artificiale Kiriano Superiore × 2
    • D-Visor dell'Elmo da Inquisitore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Telescopica × 1
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 1
    • Lente per D-Visor - Visione Fotocromatica × 1
    • Tonico Coagulante Superiore × 1
    • Yakusoku Kenkichi × 1
    • Simbolo della Stella × 1
    • Braccio Sinistro dell'Inquisitore × 1
    • Gakutensoku × 1
    • Equipaggiamento Debilitante × 1
    • Unagi × 1

    Note

    • [TS] Lama Insanguinata disattivata.
      - Basso a round per mantenimento.

    • [TS] Kirai Mugen Disattivata.
      - Unità d'Odio restati: 12.
      - Unità d'Odio extra generabili: 2.

    • Combattere con Handicap Attivo.
      - Numero di Round passati con l'equipaggiamento debilitate indossato: 0.

    • Assetto Gakutensoku: Nessuno.
      - 0 Round rimanenti al prossimo Cambio di Assetto.




    Parlato
    Citato
    Pipistrelli
    Yakusoku




     
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    Falce dei Kaguya


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    La Mano Bianca


    Ed il Sangue che vi scorre



    Ammetto che le parole di Elmo-san mi sorpresero.
    Cioè, che Bendino-chan se ne fosse stato zitto, me lo sarei potuto aspettare, come i commenti laconici del moncherino e di quello con i piercing, ma le parole del Mizukage in risposta al mio commento, almeno nel loro incipit, mi sorpresero: mi disse che io lo ferivo, lui mi aveva appena piantato una penna nella spalla ed io lo ferivo?
    C'era una sottile ironia, forse, in un altro momento, avrei anche potuto coglierla, un tempo lo avrei fatto di certo, ma ora, le parole successive, le sue argomentazioni sui miei errori di comprensione, mi portarono preoccupazione.
    Fui, infatti, sorpreso in negativo quando spiegò meglio l'ampiezza del progetto della "Nebbia Perfetta" e la follia così simile a quella del Gashadokuro.

    Noi non esistiamo per distruggere e sconvolgere, Nuova Generazione. Noi siamo divinità guerrieri. Dominare è la nostra natura. Proteggere ciò che è sotto il nostro dominio è il nostro destino. Schiacciare chi si oppone al piano divino è la nostra missione, far pagare la blasfemia con la più ferma e spietata distruzione è la nostra giustizia! La Conquista è ciò che conta. Il Dolore è passeggero, se serve a portare la pace divina ai popoli.

    Ancora una volta le parole della Seconda Generazione mi tornarono alla mente, qualcosa di così contorto eppure così simile a ciò che diceva il Mizukage, ma la follia di un Dio Guerriero era una cosa ben diversa da quella che ci si può aspettare dal proprio Kage, un uomo, che proponeva un assolutismo, un mondo dominato da Kiri.
    Probabilmente, il Gashadokuro avrebbe apprezzato Elmo-san come Terza Generazione, pensai con una nota di amara ironia.
    Ero quasi tentato di chiedergli se lui fosse, una delle altre parti del Dio Guerriero in me prigioniero, ma sapevo che non aveva subito lo stesso effetto che avevo provato io alla morte della Bakekujira.
    Lui non era un Dio Guerriero, per quanto non ero certo che anche gli altri miei parenti la pensassero come il Gashadokuro.

    Elmo-san parlava della Grandezza del suo sogno, io vedevo quello che il Gashadokuro aveva definito un "Dolore passeggero" e come medico non potevo accettarlo: il mio compito era salvare vite più che toglierne.
    Non consideratemi un ottuso, come forse alcuni in quella stanza stavano già facendo: so bene che senza violenza non si può ottenere la Giustizia, o la tranquillità, che difficilmente la gente, specie i ninja, o gli esaltati, arrivano alla ragione solo con le chiacchiere, e di certo non mi sarei fermato dal difendere il mio prossimo, o me stesso, se lo avessi ritenuto gesto, ma per me la violenza non sarebbe stata mai la prima scelta.

    Avevo rifiutato la "Pace Divina" che il mio sangue imponeva di diffondere, come potevo accettare la "Nebbia Perfetta" della mia patria?
    Il Mizukage avrebbe visto, al di là dei dubbi nel mio sguardo, il senso di deja vù che quei ragionamenti mi portavano? La rabbia per un uomo che portava avanti delle idee che non avevo accettato da un Dio Guerriero? Non pensavo arrivasse a tanto, mentre, dopo una piccola pausa, esponeva la sua sui Kage della Foglia e della Sabbia.
    Il primo lo definiva il piede rotto dell'Accademia, il secondo non era un piede rotto, ma uno che non concordava con la sua visione relativa a questo "Raizen", per quanto, anche su Elmo-san avrei usato il termine "testardaggine", di certo non avrei mai definito il Mizukage un "incapace", avendolo visto in azione, ma sicuramente testardo.

    Questo implicava che il Kage del Suono la pensava come lui, anche se non capivo come mai e non potei tenere per me questa domanda: Mizukage-sama, questo progetto, correggere questo tavolo a tre gambe, con la Nebbia Perfetta, non pensa che le altre due gambe avranno da ridere? Concordare sul fatto che questo Raizen sia difettoso, non coincide con accettare che tutto diventi Kiri., presi un momento fiato, prima di continuare.
    E l'idea che un Dolore passeggero serva a portare la ... , mi fermai, spalancando gli occhi mentre mi rendevo conto che stavo citando il Gashadokuro.
    La violenza, per quanto momentanea, per ottenere un Ordine universale, come prospetta, è pur sempre tanta violenza e come medico non riesco a vederla come una soluzione, per quanto possa essere passeggera., ammisi alla fine, cercando di riprendere il filo del discorso.

    Poi venne il momento della seconda offerta di sangue ed inizialmente, come vi dissi, non offri il mio, di sangue, però, ammetto che le successive parole di Elmo-san mi colpirono, dopo la sua breve interazione con la figlia dell'altro Mizukage.
    Se ero stato sorpreso in negativo dal suo essere così simile al Gashadokuro, fui sbalordito, in positivo, quando disse che non solo ero uno dei "migliori", ma persino dei più "fidati" ninja che aveva.
    Forse quelle parole, forse le successive, forse anche la rabbia ormai esaurita, ma accettai di fare quanto richiestomi e, recuperata da terra la penna con la mano destra, la poggiai sul palmo sinistro, usando poi il chakra naturale-gravitazionale per perforarmi la mano quanto bastava per produrmi una ferita sanguinante. [Nota]Niente abilità alla Kensei, la penna di per se è l'oggetto spinto, come recita lo Shinra tensei:

    " tramite la spinta gravitazionale: il danno da impatto o la dispersione hanno una Potenza pari a 10 ogni consumo ½ basso impiegato."
    Quindi penso di potermi fare del male sufficiente.


    Mizukage-sama, io accetto le mie responsabilità come ninja di Kiri e come Primario del Villaggio, ma la Mano Bianca è fatta per curare, non per imporre la violenza., avrei esordito, chinando il capo verso Elmo-san.
    Ditemi che sono troppo ottimista, ma il fatto che Elmo-san avesse fiducia in me, mi portava a sperare che potessi curare la sua follia in un modo o l'altro con il tempo.

    Quando poi guardai i due oggetti doni, devo dire sinceramente che la casacca della Mano Bianca la trovai molto, molto bella, prima che Elmo-san ci ordinasse di lasciare la stanza.
    Raccolsi le due divise e la spada, quindi, mentre uscivo dall'ufficio, notai il ragazzino con i piercing, privo di spada e lo avvicinai, dopo che eravamo usciti dallo studio del Mizukage.

    Mi fermai un attimo: come si chiamava? "Piercing", "Coso", ero certo non fossero quelli i nomi, ma non ne avevo in mente altri, anche "ragazzino confuso", come m'era parso nel suo primo commento ai piani del Mizukage, era fuori luogo probabilmente.
    Onde evitare ulteriori dubbi, utilizzai una terminologia più semplice: Ragazzo della Mano Grigia,, furbo eh?, Sei rimasto senza katana? Se vuoi, posso darti questa., avrei proposto, indicando la katana ottenuta, dal colore bianco, come quello della "mia" mano.
    Il Mizukage probabilmente non lo ricordava, ma già una volta, ad Azumaido, mi offrì una katana, l'arma svolazzante di quel biondino infame, Momin..., spiegai ancora, cercando di essere rassicurante, non volevo che il ragazzino si spaventasse di far arrabbiare l'Inquisitore-san, Quindi, tranquillo, se vuoi, puoi prendere questa., gli avrei proposto con tono cordiale.
    Una buona azione ogni tanto, ci vuole.
     
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    Gli Abiti Della Nebbia


    Finalmente Informazioni



    Il discorso tra Kensei-sama e Fudoh andò per le lunghe e ogni parte metteva in gioco la sua visione di quello che doveva essere il nostro amato villaggio. La visione di Kensei, più estrema, era quella che forse si avvicinava di più a ciò che volevo raggiungere, ciò che non ero ancora stato in grado di spiegare a voce. Non per nulla gli ero fedele.. sicuramente però alcune sue visioni, forse troppo guerrafondaie, mi andavano un po' strette. Avrei preferito di gran lunga riuscire ad arrivare all'obiettivo del Kage con altri metodi tralasciando guerre e conquiste. Sarebbero comunque stati discorsi per un secondo momento, oggi era momento di festeggiare e di accogliere ciò che ci era stato messo davanti.

    Dei doni veramente incredibili quelli del nostro Kage. Presi in mano il tessuto delle nuove divise, si poteva sentire l'incredibile fattura e le cuciture strettamente legate le une alle altre, un capolavoro di sartoria per quelli che avrebbero dovuto dimostrare al mondo la grandezza di Kiri. L'orgoglio stava riempiendo il mio petto e, quando Kensei-sama ci congedò, rimasi ancora un attimo sul ciglio della porta per ammirare ancora una volta l'ufficio del Kage, uno dei luoghi più importanti del villaggio e dove le scelte più importanti venivano prese dopo attente riflessioni. Uscii dallo studio poco prima del medico, il primo grande ninja che avevo conosciuto il giorno della mia prova per il passaggio di grado, che si avvicinò a me. Mi appellò senza usare il mio nome, era comprensibile alla fine, non è che fossi sicuramente sulla bocca di tutti e il mio nome era ancora abbastanza sconosciuto al di fuori delle mura. Fu da subito molto cordiale e mi fece un'offerta che non mi sarei mai aspettato: si offrì di lasciarmi la sua Katana, il dono che Kensei gli aveva fatto. Fudoh-san, il suo pensiero mi onora, devo però declinare la sua gentile offerta, se il Kage ha deciso di darla a lei immagino che avesse i suoi motivi e, probabilmente, anche il fatto che a me non ne sia stata data una probabilmente è supportato da qualche motivazione ben limpida nella mente del Mizukage. Aspetterò che sia lui a decidere di premiarmi con ciò che ritiene più giusto. Anzi! Spronerò me stesso perchè quel giorno possa arrivare il prima possibile. Avevo un perso, ultimamente, la visione del mio obiettivo principale, del perchè avevo deciso di diventare un ninja e, proprio questo, non mi sentivo forse neanche degno del dono che mi era stato fatto quel giorno. Mi vergognai a quel punto dell'orgoglio che avevo provato poco prima. Kimiko ancora non era al mio fianco, anche dopo tutto il potere che ero riuscito a recuperare fino a quel giorno.

    Fu però quando Fudoh mi raccontò della seconda spada che Kensei gli aveva lasciato che i miei occhi si spalancarono appena sentii quel nome. Conoscente Momin?! La stessa persona che ho incontrato su Azumaido qualche mese fa?! un ragazzo biondo, magro e mangiato dal freddo di quel luogo così inospitale. Mi feci molto più interessato alla questione. Il cuore iniziò a battere all'impazzata, finalmente forse avrei avuto delle risposte che mi avrebbero permesso di capire qualcosa in pi di quella storia, chi era quel ragazzo? perchè il Mizukage ancora non aveva voluto dirmi nulla su di lui da quando eravamo tornati da Azumaido? La prego signor Fudoh, Mi racconti ciò che sa di lui! devo capire, devo comprendere le parole che mi ha detto in quella giornata in cui mi ha fatto dono di questo potere così grande e misterioso che ormai mi accompagna come un'ombra e che mi mette in contatto continuo con lui senza che io ne sia coscente! La mia voce si era alzata di botto, sicuramente dall'interno dell'ufficio del Kage chiunque avrebbe potuto sentire quelle parole come chiunque le avrebbe recepite se fosse stato nel corridoio subito fuori dall'ufficio. Avrei finalmente trovato quello che cercavo?

     
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