Viaggio nell'ombra

[Kiri] | [TS]

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  1. Ao Yotsuki
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    Darkness inside
    Lo spettro



    Ci era riuscito dunque.
    La sua ombra gli aveva aderito, ricoprendolo interamente, mutando il colore della sua pelle, donandogli un cadaverico pallore. I suoi occhi erano bianchi e e privi di luce; era diventato un'ombra.


    Il Mizukage sembrò esser sollevato all'idea che il ninja di Kiri fosse riuscito nel suo intento, e iniziò a spiegare Bene, Ao, pare che tu sia riuscito quanto meno nell'attivazione di questa abilità, ora dovremo passare a darti modo di capire come usarla. Prima di tutto, come ti ho detto, in quella caverna ci dovrebbero essere delle creature capaci di muoversi tranquillamente nella piena oscurità senza che nessuno possa vederle, se non chi possiede questa kinjutsu... non chiedermi come mai, non ne ho una piena idea, ha a che fare con il legame con le tenebre, credo. Ao, o almeno quello che doveva esser Ao, sembrava non ascoltare le parole del Kage e, difatti i suoi pensieri erano rivolti all'oscurità della caverna. Qualcosa lo attirava al suo interno, qualcosa che amava e che gli era fondamentale. Alla luce del giorno si sentiva scoperto, nudo e indifeso. Loro, però, di fatto vedono solo nero su nero, o colori su nero, sono un pò come dei pipistrelli, o delle talpe, credo, si muovono più che altro basandosi sugli altri sensi, quindi, quello che devi fare, è iniziare ad entrare lì dentro sfruttando quanto più puoi le doti mimetiche che questa kinjutsu dovrebbe offrirti, sia sulla percezione con i sensi, sia sul mime... Shiltar non avrebbe mai terminato quella frase. Il ninja di Kiri, senza attendere oltre si era fiondato dritto nell'oscurità, quello che prima era il calmo, paziente e strategico Ao, ora non era altro che un impaziente Spettro.



    Presenze.
    Chiunque fosse entrato nella caverna non avrebbe potuto meglio definire ciò che si celava la suo interno. Invisibili a normali occhi, strisciavano silenziose, come lingue di tenebre vive e pronte a far della loro preda un succulento pasto. Non erano di questo mondo, no, non potevano esserlo. I loro occhi scarlatti avrebbero fatto rabbrividire anche il più temibile dei combattenti che, immancabilmente, sarebbe caduto sotto i subdoli ed imprevisti colpi di quei demoni senza sentimenti.
    Solo chi fosse riuscito a passare inosservato sarebbe sopravvissuto.

    La folle corsa dello Spettro si arrestò bruscamente una volta varcata la soglia della caverna. Se Shiltar fosse rimasto fuori a guardare, non avrebbe più visto la figura del genin di Kiri, ormai fuso completamente con l'ombra.
    Poteva vedere, lo Spettro riusciva a distinguere forme e colori di quello che si celava all'interno della caverna. Sorrise compiaciuto, rendendosi conto delle capacità acquisite che, sapeva, essere solo una piccola parte. Tastò l'aria, cercando di capire le direzioni che il vento prendeva entrando nella caverna, per poi riuscirne, avrebbe dovuto muoversi lentamente, e in contro vento, aumentando le possibilità di agire inosservato. Abbassò lievemente il baricentro, flettendosi sulle gambe ed iniziò a muoversi lentamente nell'oscurità della caverna. Non temeva di esser scoperto, anzi, bramava l'idea di poter far assaggiare alla sua lama il sangue e le budella di quei mostri ripugnanti che emanavano un pestilenziale odore di morte.

    Man mano che camminava prese più consapevolezza delle sue nuove capacità. Sentiva di essere più leggero, anche se di poco, riusciva a percepire il suo battito cardiaco, decelerato, così come il suo respiro, simile ad un lieve alito di vento. Era dunque questo il potere dei Tokugawa, diventare invisibili ai sensi avversari per poi finirli, prendendoli alle spalle? Se fosse stato questo il loro modus operandi, di sicuro allo Spettro sarebbe piaciuto entrare a far parte di quel clan; molto meno piacere avrebbe fatto ad Ao ma lo Spettro di questo non se ne curava affatto. Come non si curava affatto delle presenze che lo circondavano, anzi, iniziavano a fargli pietà conoscendo quella che sarebbe stata la loro sorte. Pietà, una espressione che lo spettro non riusciva a capire, più che altro sembrava fosse un sadico senso di superiorità nei confronti delle piccole bestioline che, di sicuro, avrebbero preferito più servirlo che affrontarlo.

    Ora però voleva giocare un po', si sentiva fortunato ed era proprio la fortuna che voleva sfidare. Riusciva a distinguere quelle lingue nere che strisciavano sulle pareti della caverna e sul terreno e lo spettro era curioso di sapere fino a che punto si sarebbe potuto spingere, fino a quanto si sarebbe potuto avvicinare a quelle creature. Rimanendo sempre piegato, stavolta, aumentò la velocità del passo, facendo passi rapidi che a mala pena toccavano la superficie, ma la concentrazione limitava e non di molto la sua capacità di movimento, rendendolo più lento nello spostarsi ma poco importava.

    Se quelle bestie fossero state abbastanza capaci lo avrebbero attaccato al minimo passo falso, ed era proprio questo che lo Spettro sperava. Voleva mettere alla prova le sue nuove capacità e, sentendosi pieno di energie e forze, voleva proprio ingaggiare un combattimento con quelle bestie che, di sicuro gli avrebbero dato filo da torcere.
    Saltò di lato, appoggiandosi su di una stalattite, facendo affidamento anche al controllo del chakra per evitare di scivolare sulla liscia e viscida superficie rocciosa, piegando la gamba in modo da ammortizzare sul corpo le vibrazioni, saltando poi in avanti compiendo una piroetta, saltando una di quelle orrende bestiole, abitanti della caverna. In alto si tese, frenandosi con l'aria per poi atterrare leggero, cercando di attutire le vibrazioni dell'urto con la sua muscolatura. Le sue azioni iniziavano a dare i frutti sperati, sembrava che le presenze si fossero accorti di lui, sembravano essere all'erta, ma lo Spettro, voltandosi a guardarle, indietreggiò di un passo, li dove l'ombra era più scura, scomparendo del tutto.

     
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