Di scherzi, giochi e giocattoli...

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    « ... Il fatto che vuoi togliere il disturbo in fretta è molto positivo. »
    Parafrasò a modo suo le stesse parole pronunciate da Rinnen poco prima, mentre si trovavano al gate. Deidara aveva speso a malapena una mezza frase per un paio dei suoi sottoposti, spiegando loro che avrebbe scortato la straniera per il suo giro ad Oto come da protocollo. Questi, un po' stupiti, avevano tentato invano di abbozzare una rimostranza a quella decisione semplicemente perché non era quello il protocollo da seguire, ma tant'è: dopotutto il fatto che Deidara si allontanava dal gate per loro non era necessariamente un male. Così Deidara Yagi aveva ottenuto del lavoro per le prossime ore, mentre Rinnen Raikawa aveva guadagnato una pessima guida, che però quanto meno era ben conscia di esserlo...
    « Ora ti porto da un'amica, lei saprà dirti dove trovare quel che cerchi. »
    Ci pensò su, sollevò gli occhi azzurri al cielo per un unico, inquietante istante, poi aggiunse un poco convinto:
    « ... credo, »
    che era tutto fuorché rassicurante.

    Il luogo dove condusse Rinnen non era affatto prossimo alle mura, tant'è che servì una discreta scarpinata per arrivarci. Era la parte alta di Suna, dove gli edifici erano meno brutti, meno aggrovigliati fra loro, e sopratutto meno simili a delle capanne malconce. Le case in muratura mantenevano lo spartano stile del deserto, ma avevano l'aspetto di abitazioni vere e proprie ed ospitavano una famiglia ciascuna, tant'è che a Sunagakure le chiamavano ville in maniera un po' impropria. Quella a cui suonò Deidara aveva un imponente cancello che dava su di un cortile di quattro-cinque passi di ampiezza, una rarità nella scatola di fiammiferi racchiusa fra le rocce che era il villaggio ninja della sabbia. Il cancello fu aperto a distanza, e così anche la porta, da cui apparve una ragazzina di quattordici-quindici anni dall'aria timida, che squadrò le due da dietro la porta socchiusa come un animale timido.
    « Ciao, piccolo mostriciattolo. Dov'è tua sorella? »
    Dalla fessura della porta sbucò un braccio della ragazzina, che indicò la parte destra della villa, dove era visibile una rimessa. Subito dopo la porta si chiuse con uno schianto, un gesto che lasciò del tutto indifferente Deidara ma che presumibilmente causerebbe non poche perplessità in chiunque non fosse abituato ai modi della minore delle sorelle Otonashi.
    « Ai, ci sei?? Sono Deidara, mi apri?? »
    L'enorme saracinesca fu sollevata un attimo dopo, e da dietro di essa fece capolino una ragazza sopra la ventina in abiti blu scuro da lavoro, su cui spiccavano ditate e macchie d'olio. Aveva i capelli scuri che le ricadevano sulle spalle e gli occhi da gatta, lo sguardo amichevole con cui sorrise frettolosamente all'amica, salvo poi appuntare gli occhi neri su Rinnen.
    « Piccola Dei! Che ci fai qui? Uhm, chi è la nuova? »
    « Rin... Ri... »
    A quel punto anche Deidara guardò l'otese con un sopracciglio inarcato.
    « Com'è che ti chiamavi? »
    « Scusate, sono nel bel mezzo di una cosa: saltiamo un attimo i convenevoli ed entrate. »
    Porse ad entrambe degli spessi google da lavoro con le lenti oscurate, di quelli che si usano in saldatura. Poi richiuse la saracinesca, lasciando la stanza nel quasi buio totale, spezzato solo dalla luce di alcune lampade da lavoro appese ad un banco da lavoro e al luce elettrica che sfrigolava dentro una specie di groviglio di cavi.

    « Dicevo: dovevo far fare un giro del villaggio a questa qui, ci dai una mano...? »
    « Oh, certo! No problem: se non salta tutto in aria un'altra volta, naturalmente. »
    « Eh...? »
    Ai si avvicinò ad un pannello infisso nel muro che sembrata tanto quello dell'impianto elettrico della stanza.
    « Allora, ragazze: vi sentite fortunate...? »

     
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  2. Rinnen Raikawa
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    Era incredibile quanta acredine potesse contenere un corpicino grazioso come quello della guardiana. Se fossi stata al sicuro tra le mura di oto l'avrei mangiata dopo averle rivoltato quindici volte la pelle, o giù di li, ma che senso c'è di maltrattare dei turisti? Cosè, a Suna gli faceva schifo il denaro Otese? Oppure era solo lei ad avere qualche problema psicosomatico.. o di altra natura.. mensile, magari? - Odio questo caldo.. voglio andarmene per quello.. e poi non è mia intenzione fare troppo baccano per imparare a sistemare una radiosveglia ed un paio di ingranaggi, dico sul serio.. - Mi lasciai guidare, complice anche il fatto che non avevo la minima idea di cosa stavo osservando in mezzo al garbuglio di baracche rozze e sabbiose di quel villaggio: Mi pareva un mondo così distante da oto da non averci nulla a che spartire, nemmeno i Ninja si assomigliavano tra di loro.. almeno con Kiri e Konoha c'era un minimo di feeling, molto molto minimo, ma in quel posto tutto pareva risalire ad almeno sei epoche prima. Clima incluso.

    - Ammetto che le baraccopoli dei bassifondi somigliano a quelle di Oto.. anche se l'atmosfera è tutta diversa e la gente non è nemmeno lontanamente pericolosa come da noi... e questa è una cosa molto positiva per Suna, suppongo. - Kopi restava immobile a farsi gli affari suoi senza disturbarmi, oramai aveva capito che non avrei smesso di sudare come una iena e che il suo corpicino di pezza non impermeabile si sarebbe dovuto accontentare di una strizzata almeno fino al ritorno a casa, dove avrei potuto lavarlo per bene. - Fai conto che una bambina del genere, da noi, non è molto sicuro che apra il cancello di casa.. tra l'altro credo che sia una mia coetanea.. ah.. uff.. - Sospirai, due mondi davvero opposti, nulla da ridere se non "Cavoli."

    La donna da cui Deidara mi voleva portare era una specie di meccanica, una di quelle ragazze che fanno colpo sui maschi per la loro pesante presenza di grasso (di motore) sul corpo, e le forme al punto giusto create con una certa fatica nel lavoro manuale. In verità? Interessava persino a me una ragazza del genere, non che ci avessi mai fatto un pensiero approfondito.. però era davvero così attraente quel genere di Donna. Tuttavia non poteva essere un qualcosa di verosimile, era una delle mie tante fantasie folli, come scotennare quello o quell'altro e fare la manicure a Jyazu Yama. - Rinnen, Ma Rin va bene, è migliore per ricordarlo. Molto piacere di conoscerti, Ai. - Feci un piccolo inchino con la testa, seguita a ruota da Kopi che si dilungò in un breve ma intenso discorso da amatore. - Oh.. che splendida visione, una ragazza che s'appassioni di motori e marchingegni stimola ogni mio batuffolo di imbottitura. Hime del deserto anche voi, mia cara, io sono Kopì e sono felicissimo di fare la vostra conoscenza. - Alzai gli occhi al cielo, soffiando con forza per farlo smettere di sbavare sui seni di quella tizia.

    Afferrai al volo gli occhiali protettivi forniti gentilmente dalla donna, aspettandomi di veder detonare metà della rimessa e gran parte del mio corpo con essa; Evidentemente l'avevamo disturbata nel bel mezzo di qualche esperimento folle con marchingegni vari e la cosa mi stava lasciando sempre più perplessa ed inbuzzita. - hey!? e io? Niente? I bottoni che ho al posto dei fottuti occhi si squagliano sotto questo sole, diamine! - Gli tirai una zampa. - Oh, parla per bene, non siamo mica al bar sotto casa eh.. e quei bottoni sono di metallo, nemmeno un lanciafiamme li romperebbe, stai tranquillo. -

     
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    La scenetta comica imbastita dall'otese e dal suo allegro compare le piacque, tanto che rise di gusto e rispose con un sorrisone vivace. Ai Otonashi non era il tipo di ragazza per cui c'era bisogno di fare salti mortali incredibili per farla ridere, il suo carattere solare era uno dei motivi per cui di solito usciva simpatica più o meno a tutti, nonostante le sue stranezze. E che stranezze!!! Il confuso e incasinatissimo marchingegno che regnava nella stanza era un mistero, poteva essere una bomba come una macchina del tempo, sebbene chi conosceva un minimo le stramberie della ragazza non si sarebbe stupito più di tanto se poi si fosse rivelato uno spremiagrumi automatico o qualcosa del genere.

    sssss

    « Non ti preoccupare, piccolino! Sei al sicuro, non c'è niente che possa andare a fuoco in questa stanza. »
    Ribatté allegramente, e nel farlo abbassò la leva che attivava la corrente nel box.
    « Beh, sì, c'è la vaga possibilità che ci possa essere una piccola esplosione, ma non temere: niente fuoco. »
    Una dozzina di neon si accesero all'unisono, inondando il garage di una spettrale luce biancastra e malsana. Pareti ricoperte di chiavi inglesi, trapani, tubi idraulici, giunti e quant'altro si possa trovare in un'officina attrezzata baluginarono attorno al peluche ed al terzetto di kunoichi, mentre delle turbine prendevano a vibrare con forza rabbiosa all'interno del macchinario, diffondendo un ronzio inquietante che non accennò a crescere per parecchi istanti, prima che iniziassero le scariche elettriche.
    « Quando hai detto che poteva esplodere scherzavi, vero? »
    Deidara fece lentamente un passo all'indietro, mentre Ai le sorrideva (la sua esitazione non era molto rassicurante).
    « Ehm, okkey, meglio fare qualche passo vers-- »
    Ci fu un grosso flash come se all'unisono mille fotografi avessero fatto ruggire i loro apparecchi tutti insieme, in un'unica ondata di luce abbagliante. I neon sfarfallarono, ed il pannello elettrico mandò alcuni segnali acustici alquanto preoccupanti. Poi ci fu il nulla, salvo un vapore che puzzava d'olio motore e l'odore pungente di ozono che inondò la stanza. Ai e Deidara si ritrovarono a tossire ed a smuovere l'aria attorno alla bocca, mentre le luci tornavano al loro normale vigore ed il vapore defluiva.

    « Ouch, direi che ha funzionato-- »
    Tossendo, la Seconda Danzatrice del Loto Bianco aprì di scatto il portellone del suo box, facendo irrompere nell'antro la luce del pomeriggio e sopratutto l'aria fresca di fuori, che mitigò l'odore insostenibile che adesso permeava ogni molecola del garage. L'enorme grumo di tubi e impianti elettrici attorno a cui ruotava l'esperimento era scomparso, nel posto dove avrebbe dovuto trovarsi la meravigliosa invenzione di Ai c'era solo aria ed un brutto alone scuro...

    « Si può sapere cosa diavolo era?? »
    « Ohm, come dire... »
    Si affaccendò per la rimessa aprendo le piccole finestre in modo da areare il più possibile, cercando al contempo di fugare la curiosità delle sue due ospiti.
    « Nell'ultima missione che ho fatto c'era un tizio di Konoha che riusciva ad usare la Shunshin no Jutsu a ripetizione. »
    « La tecnica del teletrasporto?? »
    Vagamente irritata per l'apparente mancanza di collegamento fra l'aneddoto e la scomparsa del grosso macchinario, Deidara intinse la sua voce di un po' di irritazione, che su di lei sembrava amplificarsi fino a darle l'aria di una che sta minacciando l'interlocutore di sgozzarlo qualora non fosse in grado di spiegarsi in maniera più chiara e comprensibile.
    « Cosa cavolo c'entra?? So farla pure io! »
    « Beh, sì, ovvio: però lui riusciva a spostarsi a ripetizione. »
    Ci pensò su, poi aggiunse un piccolo dettaglio mancante.
    « ... e senza sigilli. »
    Ci rise su, come se fosse una battuta.
    « Sì, insomma, visto che usava dei sigilli mi sono chiesta se potevo replicare la cosa con un macchinario. E... »
    Si mise a lato dell'inquietante alone che macchiava il pavimento, nel punto dove prima c'era la sua invenzione.
    « ... Ta-daaaaan! ♥ »

    « E vorresti usare quell'affare in battaglia?? »
    « Certo che no! Pesa quasi tre quintali, inoltre ci sono un paio di problematiche di base. »
    « Tipo? »
    « Ehm, consuma un'enorme quantità di energia elettrica e manca del tutto il sistema di navigazione, cosa che ci porta al punto: vi offro del succo d'arancia ghiacciato mentre mi faccio rapidamente una doccia e mi cambio, così andiamo a cercarlo ♥ »
    « A cercarlo?? »
    « Certo! ♫ Te l'ho detto: non ha il sistema di navigazione, non ho la più pallida idea di dove possa essersi teletrasportato... »
    Indicò una scala interna che portava fuori dal box (che a ben vedere sembrava quasi un bunker per come era strutturato) e dava al piano terra, dove si apriva una casa insospettabilmente spaziosa, arredata con gusto con un mobilio moderno. Alte statue di resina trasparente in stile moderno affiancavano piante da appartamento che donavano un tocco di verde all'ambiente, la veranda che dava sul minuscolo giardino era aperta e spirava all'interno una piacevole brezza, e fra le altre cose del mobilio spiccava in un angolo anche un pianoforte.

    « Allora, piccola Rin e piccolo Kopì. »
    Rinnen doveva avere 5-6 anni meno di lei, quindi non esitò a prendersi da subito un po' di confidenza.
    « Cosa ti porta qui ad Oto?? Se sei qui per turismo potrei accompagnarti un po' in centro, Suna ha i suoi lati positivi -se sai dove guardare. »
    Si sfiorò il mento con l'indice, pensierosa.
    « Mmmh, stasera potremmo anche fare una festa per la nostra ospite, è un po' che non festeggiamo niente. »

     
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  4. Rinnen Raikawa
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    Kopì, per niente rassicurato da quelle affermazioni, si era rintanato contro il mio collo abbracciandomi e nascondendo il visto nel colletto del gilet di pelle. Gli feci una carezza attendendo che quel bizzarro esperimento volgesse al termine, positivo o meno che fosse stato l'esito. Il flash seguente fu qualcosa di fastidioso nonostante gli occhiali protettivi, abbassai lo sguardo usando la testa di Kopì come filtro per l'aria, diventata in pochi istanti irrespirabile e pesante senza un motivo apparente. Pareva un marchingegno ad elettricità ma il suo scopo era quanto mai impossibile da decifrare sino a che Ai non ci delucidò con la spiegazione di quanto era appena successo. - Io lo vedo come un successo particolarmente notevole.. anche se la cosa è ristretta ai fini della ricerca in laboratorio.. - Sorrisi, mentre il cucciolo si spolverava di dosso le polveri sottili prodotte dal macchinario. - Hm.. speriamo solo che qualche Sunese non si ritrovi con un obbrobrio meccanico nel soggiorno.. sarebbe .. Imbarazzante a dire poco. - Sottolineai, come a fare intendere che qualcuno avrebbe potuto non gradire la presenza di un gigantesco oggetto metallico sporco e pericoloso che appare all'interno della propria abitazione in maniera completamente folle e occulta.

    Non per mancanza di educazione, ma per mancanza di interesse, seguivo poco il dialogo tra le due donne, preferendo di gran lunga spaziare sui vari utensili che Ai usava per le sue creazioni. Dovevano esserci almeno un migliaio di oggetti diversi la dentro, ognuno con le sue specifiche funzioni e utilizzi.. mi sarebbe piaciuto imparare i rudimenti di quella tecnologia per poi fare del mio meglio per perfezionarla una volta tornata ad Oto. A Suna mancava qualcosa per sfruttare appieno le potenzialità dei propri Shinobi, era come se fosse un mondo fuori dal mondo, senza problemi.. non avevo mai sentito di nessun Sunese che aveva causato problemi a Oto o altrove.. quindi o erano dei geni del Male oppure delle persone che non si rendevano conto della grandezza delle menti del loro villaggio. Ma a tempo debito avrei potuto parlarne con chi volevo, in quel momento era più prudente fare buon viso a cattivo gioco e imparare quello che avevano da offrirmi.

    - Grazie, il succo d'arancia freddo è proprio quello che mi ci vuole prima di crepare liquefatta. - Sospirai. - Oh.. non sono qua per turismo, è troppo caldo per la mia pelle, sono qua perchè mi sto appassionando di meccanica rudimentale e vorrei apprendere le basi per iniziare a lavorare in proprio a Oto. Ho in mente di aprire una piccola attività a gestione personale dove mettere da parte i soldi per un viaggio a Est delle zone accademiche.. ma senza un lavoro non posso certo pretendere chissà cosa. - Sorrisi distrattamente, annuendo alla possibilità di fare qualcosa per una serata diversa da quella delle risse in discoteca. - Se pensate che valga la pena di celebrare il mio passaggio a Suna, non vedo perchè no! -

     
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    Y Danone
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    Suna
    ..Farewell.. Amata Cameretta..
    Meccanico



    Aaaah quale splendida giornata stava vivendo il giovane Turbine Rosso delle Sabbia. Sembrava che le rogne del villaggio quel giorno si fossero prese una bella vacanza e così aveva fatto anche il rosso lontano dalle missioni, dalle reclute assassine, e dalle tigri della sabbia assassine, proprio una magnifica giornata. Il Chikuma aveva deciso di passare l’intera giornata tra letto, frigo, divano, letto, frigo, frigo, letto, divano e letto. Una giornata perfetta insomma. Fu durante una delle sue fasi “letto” che il rosso stizzito per uno sgradevole odore scoprì che ad emetterlo erano le sue ascelle.

    -Bleah.. bleah.. o mio dio Hoshi.. puzzi peggio di uno Zombie in decomposizione.. meglio se vado a fare una bella doccia!.. opplà!!!..-


    Il rosso era davvero di buon umore quel giorno, tanto che aveva accettato di buon grado di andare a farsi una doccia, con tanto di felice e spassionato fischiettio. Hoshi era un privilegiato, aveva infatti un piccolo bagno personale adiacente alla camera da letto, il più piccolo e giovane della famiglia aveva il diritto di godere di tale privilegio, un privilegio che quel giorno gli avrebbe inconsapevolmente salvato la vita. Si perché se ancora oggi sui libri di storia si legge delle fantastiche e mirabolanti avventure del Turbine Rosso della Sabbia lo si deve a quel piccolo ma eroico bagno.

    -LALALALALA!! TAAAAAHN.. TAAAAANH!!!.. SWOOUSH!!! YATTA!!.. SONO HOSHIKUZU CHIKUMA!!!.. IL TURBINE ROSSO DELLA SABBIA FATTI SOTTO BRUTTO CATTIVONE!!!.. SWOOOSH… SWOOSH.. SUPER TECNICA!!!.. YATTA!!!.. E ORA.. CON L’AIUTO DEL SOLE VINCERO’!!!.. ATTACCO SOLARE!!!... swish swhish.. ENERGIA!!!..-


    Il rosso si stava lavando sotto la doccia mimando le sue tecniche speciali mentre schizzava acqua ovunque, cantava canzoni a caso e assumeva pose ed espressioni fiqe da utilizzare durante le missioni, quello era Hoshikuzu Chikuma Jonin rispettato e temuto in tutto il continente ninja, un completo idiota. Il rosso era intento a pulire i paesi bassi quando l’apocalisse si mostrò a lui sottoforma di robot alieno venuto da chissà quale mondo. In un istante la sua stanza si disintegrò esplodendo letteralmente sotto il peso di un gigantesco macchinario metallico uscito da chissà quale film di fantascienza, impossibile descrivere l’urlo di puro terrore lanciato dal rosso quel giorno e l’altrettanto urlo lanciato da alcune vecchiette giù in strada che ora potevano osservare il giovane Chikuma completamente nudo sotto la doccia. Quella giornata era troppo normale, il rosso doveva aspettarselo.

    -..ma.. ma.. ma.. MA CHE DIAVOLO E’ STO COSO?!!.. e.. E DOVE DIAVOLO E’ FINITA LA MIA STANZA?!!!..-


    Sparita. La stanza di Hoshikuzu Chikuma aveva esalato i suoi ultimi respiri, non esisteva più, cancellata definitivamente dalla faccia della terra. L’alieno robot si era schiantato distruggendo tutto, letto, armadi, muri, il tetto, non esisteva più niente. E se il rosso fosse rimasto li ancora per qualche minuto molto probabilmente lui stesso sarebbe scomparso. I pesanti passi della madre infatti stavano risalendo le scale di casa, quei passi indicavano la morte, nessuno poteva sopravvivere ad una madre che trova la stanza del figlio, disintegrata. Ancora nudo il rosso avrebbe preso i primi vestiti a disposizione, cioè un paio di bermuda per poi saltare via ancora completamente bagnato e fuggire sui tetti delle case adiacenti. Solo una cosa era balzata all’occhio attento del rosso mentre saltava via, sul rottame aveva letto poche parole, poche ma molto eloquenti e significative, su quel pezzo di ferro c’era scritto “Roba di Ai Otonashi”

    -WAAAAAAAH!!!.. NON E’ COLPA MIA!!! NON E’ COLPA MIA!!!.. POI SISTEMO TUTTO MAMMA!!!..-


    Il rosso era scappato appena in tempo schivando una selva di kunai e proiettili esplosivi lanciati da Angel e Devil le marionette della madre sempre pronte a servire il rosso con punizioni corporali degne dei migliori torturatori di Suna. Il rosso correva e saltava pensando alla frase letta, non aveva dubbi, quella cosa aveva su scritto il nome dell’affascinante amica di Deidara.

    -..mmh.. Ai.. sono sicuro che si tratti di quella Ai Otonashi.. mmh.. mi sembra di ricordare dove abita.. una volta l’ho letto negli archivi dell’amministrazione.. inoltre è una ei miei obbiettivi principale qui al villaggi.. le sue mutandine valgono forse più di quelle di Deidi..-


    Il rosso cominciava a sentire leggermente freddo al fringuello e solo ora si era accorto di non aver ancora indossato i pantaloni che era riuscito a prendere per un soffio. Indossati i pantaloni senza fermare la sua corsa il rosso avrebbe voltato lo sguardo verso la casa di Ai scattando con ferocia, se anche non fosse stata lei a combinare quel casino l’occasione era ghiotta per studiare il territorio per una successiva incursione. Come faceva presto a cambiare il programma della sua giornata il Turbine Rosso della Sabbia.




    [...]




    La casa di Ai non stava poi tanto lontana. Il rosso sarebbe atterrato in strada senza tanti complimenti avvicinandosi alla porta di casa. Era a torso nudo, scalzo e senza mutande per non parlare poi dei capelli che durante le corsa avevano preso una piega impossibile anche per le leggi della fisica, insomma era qualcosa di indecente anche se tutto sommata emanava una dolce fragranza dato che si era lavato da pochissimo.

    -Ok.. dovrebbe essere questa.. credo.. bah.. vediamo un po’ chi viene ad aprire alla porta!..-


    Il ragazzino si sarebbe avvicinato alla porta cominciando a bussare. Si trattava di una gran bella villa per gli standard sunesi. Ai doveva essere di famiglia più che benestante, un po’ come Hoshi anche se casa sua era decisamente meglio, soprattutto ora che metà di quella del Chikuma era stata distrutta. Il rosso avrebbe aspettato qualche secondo prima di bussare nuovamente e cercare di richiamare l’attenzione.

    -YOOOO!!!.. AI.. SONO HOSHIKUZU CHIKUMA!!!.. SEI IN CASA?!!..-


    Non restava che aspettare e sentire che era successo veramente.



     
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