Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    S P I D E R' S W E B :
    If you don't design your own life plan,
    chances are you'll fall into someone else's plan.
    And guess what they have planned for you? Not much

    Shizuka Kobayashi's plan...?




    divisore





    « … In verità il Clan Kobayashi è abbastanza potente da poter bloccare davvero tutto il mercato del Continente, dato che ne gestisce una porzione a dir poco invidiabile... giusto, principessina? »



    Il silenzio che si era venuto a creare subito dopo le parole di Atasuke Uchiha era stato il più lungo che i tre ragazzi avessero probabilmente mai vissuto nelle loro giovani vite.
    Nessuno dei presenti di quella stanza mal illuminata sembrava infatti aver trovato il coraggio di prendere per primo la parola, cosicché la stasi si era impietosamente impadronita di quegli attimi di cruda angoscia, scanditi a malapena dai respiri di ogni persona che lì si trovava...
    … questo almeno fino a quando, come fosse stato improvvisamente svegliato da un torpore innaturale, Fumio Inuzuka lasciò al proprio volto la libertà di snaturarsi in un sorriso che niente aveva di rassicurante o accondiscendente. Vi era rabbia nei suoi occhi febbricitanti di eccitazione animalesca, ma soprattutto l'ombra di un desiderio senza nome e senza volto che, per un attimo, indusse tutti i presenti ad annichilire.

    Il silenzio si impadronì di nuovo della sala delle riunioni.

    « E' già successo in passato » Rivelò lo Shinobi, con voce tremante di un sentimento traboccante ma, forse per fortuna, senza titolo « Quando la vecchia amministrazione proibì alla tua onorevole nonna... » E così dicendo mimò un inchino « ...di condurre all'interno del Villaggio della Foglia quello che poi divenne suo marito, l'erede del Clan Akazukawa del Villaggio del Tè, al tempo in conflitto con noi... » Sorrise, mostrando tutti i denti che parvero brillare di una luce innaturale « ...L'economia del Continente fu messa in ginocchio, come promesso dalla tua al tempo graziosissima nonnina: Non arrivarono più merci a destinazione, i prezzi si impennarono in meno di due giorni e prima ancora che qualcuno osasse nominare il vostro maledetto Clan tutte le Terre del Fuoco supplicavano pietà »
    L'immobilità di quella stanza era ormai diventata quasi intollerabile, tanto che nessuno sembrava osare muoversi. Gli unici che parevano incuranti della plumbea nube di astio che era calata come una cappa su tutti i presenti sembravano proprio essere Fumio Inuzuka e Shizuka Kobayashi, la quale, ferma nel punto che si era guadagnata pochi attimi prima e che non aveva mai abbandonato nonostante le conversazioni intervenute nel frattempo, non aveva mai distolto gli occhi da quelli dell'amministratore che sapeva essere il capo del Concilio e l'unico a cui sarebbe stata rimessa la decisione finale sulla condanna di Magato...
    … perché di condanna si stava parlando: Lui non lo avrebbe lasciato vivere.
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    « Quella volta l'amministrazione fu costretta dai fatti a cedere dinnanzi alle richieste di voi maledetti mercanti... ma da allora molte cose sono cambiate » Riprese a parlare Fumio Inuzuka, con voce progressivamente sempre più grottesca « Al tempo il tuo Clan firmò dei trattati che vi avrebbero impedito di ripetere azioni simili in futuro, mentre l'amministrazione si impegnò in ugual modo a non interferire più nelle vicende private della vostra dinastia, in cambio ovviamente di più che generose tassazioni annuali... » E a quelle parole prese piede l'ennesimo sorriso. Questo, paradossalmente, fu il più inquietante di tutti « ...ma questo tu lo sapevi già... vero? »

    Poi fu solamente un secondo.
    Fumio Inuzuka sparì, letteralmente, dalla vista di tutti i presenti, e appena una frazione di secondo dopo ricomparve di fronte a Shizuka, mentre la sua mano aveva già preso a tracciare in aria una semi-circonferenza in direzione del volto di lei... che, però, rimase immobile.
    Non si mosse neanche di un millimetro la Principessa di Konoha, e non fu solamente perché in gran parte non ebbe modo neanche di vedere l'avvicinarsi del Jonin, ma soprattutto perché... la mano di quell'uomo non la sfiorò. Questa si fermò a una distanza irrisoria dal volto della ragazza, abbastanza vicino che lei ne poté sentire il calore tremante, ma non fece nient'altro... Semplicemente perché non poteva fare nient'altro.
    L'unica che in quella circostanza tradì i propri sentimenti a proposito di quell'intimidazione grezza e priva di classe fu Ritsuko Aoki, la quale, incredibilmente, sembrò essere capace di seguire i movimenti dell'Inuzuka, di fronte a cui si era già protesa disperatamente... e sarebbe forse riuscita addirittura ad andare lui disordinatamente addosso se non fosse stato per la mano di Tsuneo Akimichi che, dalle sue spalle, le afferrò un polso, trattenendola.
    … Ma il momento in cui il pachidermico amministratore si era mosso, quando era stato...?
    « Tu sai perfettamente che non puoi fare niente per salvare il tuo sporco compagno dalla pena di morte che spetta ai traditori... » Mormorò, quasi con dolcezza, Fumio Inuzuka, che in modo inaspettato adagiò la sua grande mano sul volto della sua interlocutrice, accarezzandone la pelle di seta con smania quasi febbrile « ...perché tu non sei la Capoclan dei Kobayashi... » E così dicendo avvicinò il suo volto a quello della donna, immobile e con la testa alta in un'espressione inflessibile di pura determinazione che non aveva mai abbandonato, nemmeno per un istante « ...Cosa stai progettando di fare, Shizuka? » Sussurrò a quel punto l'amministratore, tanto vicino al suo viso che la kunoichi potè sentire la punta del naso di lui toccare la propria « ...Non sei tanto stupida da venire qui e renderti complice di un traditore, rubando di nascosto l'haori di tuo padre, impadronendoti del sigillo della tua famiglia che ti piace ostentare in questa tua manina sudata, e minacciando pubblicamente tutto l'organo amministrativo di Konoha... » Continuò a mormorare lo Shinobi, accarezzando con dolcezza i capelli della sua interlocutrice.
    La scena, arrivati a quel punto, cominciò ad assumere connotati a dir poco innaturali.
    Ritsuko Aoki, bloccata dall'opulento ed incipriato amministratore Akimichi, sembrava essere come ipnotizzata dallo scambio di battute dei due protagonisti della vicenda, e per un attimo la sua immobilità sentimentale cedette sotto un'espressione di allarmistica disperazione. Vittima di una sorta di cieco coraggio, cercò dunque di liberarsi dalla presa che la teneva ferma, ma per tutta risposta il grasso ninja sorrise graziosamente, offrendole un cenno del capo che accompagnò con chiarezza alle parole “Non un solo gesto Aoki-san, so perfettamente di cosa sono capaci i membri del tuo Clan...” dinnanzi alle quali la rossa cameriera annichilì, per poi far scattare nuovamente i suoi occhi in direzione della sua Signorina, a cui rivolse uno sguardo terrorizzato che, dall'altra parte della stanza, venne accolto di rimando da un'espressione elettrizzata di Yoko Kinkuchi, la quale sembrava al contrario aver accolto la reazione quasi folle del collega con una nota di euforia altrettanto insana. Leccandosi le labbra, la seducente kunoichi si mise a braccia conserte, osservando la scena di cui era spettatrice con l'attenzione tipica del predatore durante una battuta di caccia. Sembrava non aver aspettato altro fino a quel momento.
    « Shizuka, ciò che temo di te, prima ancora di questo tuo visetto su cui potrei fare troppe cose che è meglio non citare di fronte ai tuoi due affezionati cavalieri... » Ricominciò improvvisamente a parlare l'Inuzuka, che in modo quasi maniacale si abbassò ad annusare il collo della Principessa, la quale, suo malgrado, non poté fare a meno di irrigidirsi, per la gioia di Yoko, che a quel punto non riuscì a trattenere un gemito di gioia « ...è il tuo cervello, perché per quanto impulsiva tu possa sembrare, sai perfettamente cosa puoi e non puoi permetterti di ottenere... » Mormorò l'uomo, alzando lo sguardo e sorridendo divertito « ...stai rischiando di essere giustiziata insieme a questo porco senza nome, lo sai, vero? Non è possibile che tu abbia messo in gioco la tua vita senza sperare di ottenere in cambio qualcosa di molto più grande » Concluse... ma ancora una volta, Shizuka Kobayashi non rispose.
    Immobile al suo posto, splendidamente aggrappata ad un'austerità di comportamento che sembrava impossibile da tenere in un momento come quello, la Principessa di Konoha non disse una sola parola, persistendo a guardare dritto di fronte a sé con una fermezza che per un attimo lasciò interdetto l'amministratore capo il quale, allontanandosi di scatto da lei, prese a fissarla quasi ne fosse disgustato, o forse semplicemente intimorito...
    … perché raramente qualcuno riusciva a non parlare dopo che lui, a porte chiuse in una sala da cui niente sarebbe trapelato e dei cui atti interni nessuno avrebbe mai parlato, aveva usato il massimo delle sue capacità di intimidimento.
    Facendo un passo indietro rispetto alla donna che le sostava dinnanzi, Fumio Inuzuka socchiuse gli occhi, fissandola, mentre il suo volto si contraeva: Sembravano essere passati i tempi in cui riusciva a prostrarla semplicemente con una minaccia. A dispetto di tanti anni prima, quando ancora bambina non riusciva nemmeno a guardarlo negli occhi, adesso stava fronteggiando una persona diversa.
    La constatazione, irrazionalmente, lo mandò fuori di sé dalla rabbia.
    « CHIAMATE IMMEDIATAMENTE IL CAPOCLAN DEI KOBAYASHI » Ululò imbestialito l'amministratore, che per poco non spaccò con un pestone le mattonelle della stanza, sotto al cui colpo la stanza sembrò comunque vibrare come piegata da una scossa...
    … un comportamento a dir poco animalesco, quello, che niente aveva in comune con quello affilato e inquietante tenuto fino a quel momento. Un comportamento, però, che si spezzò come un giovane arbusto sotto la tempesta quando, pochi istanti dopo quelle parole, la porta della Sala delle Riunioni si aprì senza annunciazione, rivelando sul proprio uscio una serie di individui la cui sola immagine bastò a far trasalire tutti i presenti.

    « Non è necessario che venga chiamato nessuno... io sono già qui »

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    Era una voce baritonale e pacata quella che si fece improvvisamente largo nella Sala delle Riunioni, e la flemma di cui sembrava essere caratterizzata aveva un che di canzonatorio, quasi la situazione che si ritrovava a fronteggiare la divertisse in modo assai particolare...
    … Niente di cui stupirsi, del resto si diceva che Toshiro Kobayashi, il famoso Capoclan della più potente dinastia delle Terre del Fuoco, non prendesse mai niente troppo sul serio. Era un uomo allegro e di indole gentile che raramente assumeva atteggiamenti ostici o arroganti nei confronti altrui, la sua forza infatti derivava da altre doti, come l'intelletto raffinato e acuto e il cuore buono, grazie che gli aveva garantito molti più alleati di quanti i suoi nemici potessero tollerare. Era dunque un uomo amato, e al contrario di sua figlia, che aveva ereditato il carattere impetuoso e passionale del ramo familiare della moglie, quello Uchiha, egli detestava ingaggiare lite... anche perché non ne aveva la necessità: Lui poteva ottenere tutto ciò che desiderava semplicemente pronunciandone il nome. Questo era il potere dei Kobayashi.
    « Buonasera miei Signori, sono in ritardo? » Riprese a parlare il Capoclan, entrando nella stanza senza farsi poi troppi problemi. Accanto a lui, vestito di un Hakama blu notte, con lo sguardo glaciale di un ufficiale sul campo di battaglia, Mamoru Aoki, il cugino della piccola Ritsuko, seguì il suo Signore con il passo elegante che solo l'erede del suo Clan dalle doti misteriose poteva avere. I suoi occhi, per un attimo, serpeggiarono velenosi sulla parente dai capelli rossi, che irrigidendosi all'istante impallidì in modo tanto vistoso da dar l'impressione di svenire da un attimo all'altro.
    « Kobayashi-dono » Fumio Inuzuka fu il primo a parlare, riprendendosi dallo stupore di quell'entrata a dir poco inaspettata in un batter d'occhio: Ancora una volta non poteva aspettarsi niente di meno da quegli stramaledettissimi Aoki... sapevano già tutto, a quanto pareva « La Vostra presenza è una lusinga per tutto il Concilio Amministrativo » Affermò, inchinandosi, e in un attimo anche Tsuneo Akimichi e Yoko Kinkuchi fecero altrettanto. Niente di incredibile, agli effetti, adesso, erano davvero al cospetto del Capoclan dei Kobayashi
    « Oh no no, niente formalità vi prego, a quest'ora immagino che tutti noi siamo troppo stanchi anche solo per stare qui a discutere!! » Esclamò allegramente il mercante, avanzando attraverso la stanza: Era un uomo particolarmente alto e dal fisico asciutto e temprato di chi ha vissuto una vita di viaggi e trasferte. La sua pelle, bruciata dal sole, conferiva lui la bellezza antica di una vecchiaia affascinante e precoce, che contrastava fortemente con la cascata di scompigliati e ispidi capelli castani e quei profondissimi occhi verdi, attenti e divertiti, che sembravano ridere su un volto ovale e perfetto. A guardarlo, per un attimo, si sarebbe potuto notare quanto la somiglianza con Shizuka fosse addirittura sconcertante.
    « Otou-sama... » Mormorò la Principessa non appena il padre le fu accanto, ed egli, rivolgendosi verso di lei, le sorrise con dolcezza, adagiandole una mano sulla spalla... per sfilarle di dosso con un gesto secco l'Haori verde smeraldo ch'ella teneva ancora sulle spalle, e che l'uomo, ridacchiando, infilò con rapidità.
    « Sei ancora troppo piccola per tenere una cosa così pesante addosso, non vedi che le tue spalle ne sono state piegate, sciocca figlia mia? » Disse Toshiro, ed in effetti Shizuka pareva curvata, come se improvvisamente tutta la tensione che aveva accumulato nel fronteggiare l'amministratore degli Inuzuka si fosse improvvisamente sciolta in quel momento. Per un attimo, il Capoclan socchiuse gli occhi, e sorridendo in quello che sembrava stranamente più un ghigno, si avvicinò alla figlia, di cui accarezzò con amore la testa « …Ma complimenti, è in questi momenti che capisco che ti ho cresciuto subdola e manipolatrice come una mercante, sei proprio la mia degna erede » Sussurrò, in modo che lei, e solo lei, potesse udirlo.
    Benché la situazione, era evidente, versasse al peggio, Toshiro Kobayashi sembrava tranquillo e sereno come se fosse stato invitato ad una riunione di vecchi amici. Con aria spensierata e il sorriso beffardo che da sempre lo contraddistingueva, il baldanzoso mercante non si fece infatti problemi a poggiare alla figlia una mano sulla testa, scompigliandole i capelli con un gesto premuroso che, per un attimo restituì lei il sorriso...
    ... mentre nella sua mente, si delineava con tepore la chiarezza della sua situazione: Se fosse sopravvissuta al Concilio Amministrativo, sarebbe stata ammazzata dalla sua famiglia.
    La sua vita era comunque finita.

    « Fumio-sama... spero che il motivo per cui non ha contattato la Polizia del Villaggio in seguito alla cattura di un presunto traditore sia stata solamente una svista dettata dalla foga del momento »



    La scena era ancora concentrata sull'apparente amorevolezza filiare dei Kobayashi quando un'altra voce si impose sui presenti, questa volta con un timbro glaciale che non poteva far presagire assolutamente niente di buono...
    Fermo sull'uscio, attorniato da tre uomini vestiti completamente di nero e recanti sul torace il simbolo del più temibile Clan Shinobi di Konoha, si mostrò infatti un altro uomo, il quale, vestito di un kimono scuro e con i capelli tirati all'indietro a mostrare un volto austero e lapidario, non sembrava condividere la serenità della persona con cui aveva fatto la sua comparsa. Sorridendo con freddezza, l'individuo compì un passo avanti, e nella Sala cadde nuovamente il silenzio.
    Erano al cospetto di Isamu Uchiha, uno dei maggiori esponenti del Clan di cui orgogliosamente portava il nome, e nei cui occhi neri e brillanti di astio, per un attimo, si poté leggere un sentimento molto più brutale di quello che lo stesso Fumio Inuzuka avrebbe mai potuto immaginare, tanto ch'egli, sorridendo vacuo, non poté trattenersi dall'inchinarsi.
    « Era mio desiderio accertarmi personalmente del caso prima di contattar--- » Esordì, ma non fece in tempo a terminare il discorso che Isamu Uchiha, con un gesto della mano, lo mise incredibilmente a tacere.
    « La Polizia di Konoha riceve i prigionieri direttamente dai Guardiani, in quanto i primi controllano l'interno del Villaggio, mentre i secondi ne proteggono i confini, decidendo solo chi o cosa debba o non debba entrare e uscire » Disse freddamente l'uomo, voltandosi verso Atasuke, che annichilì con occhi dardeggianti di collera « Solo successivamente la Polizia, dopo aver avviato le corrette procedure di incarcerazione o detenzione, conduce il soggetto dinnanzi al Concilio Amministrativo, con l'aggiornata documentazione relativa al caso costituita in accordo con la Squadra Speciale di Investigazione ANBU, perché il verdetto venga correttamente enunciato » Spiegò lo Shinobi, quasi si trovasse in una delle aule di insegnamento che erano lui affidate presso il Quartiere Uchiha « Questo perché si vuole evitare di mettere a rischio il Villaggio, affidando potenziali minacce alle mani di ninja ancora inesperti... » Sorrise lapidario verso Atasuke. Shizuka, invece, non fu degnata neanche di uno sguardo « Cosa sarebbe successo se il prigioniero, che in questo caso mi sembra niente di meno di un povero straccione... » Ironizzò l'Uchiha, fissando con malcelato disprezzo Magato che, scalzo e ammanettato, non risultò ai suoi occhi altro che uno schifoso scarafaggio « ...fosse stato realmente un pericolo? Avrebbero potuto questi due ragazzini contenere una minaccia seria? Oppure il potenziale avversario li avrebbe presto liquidati, avendo poi libera possibilità di gironzolare indisturbato per Konoha? » E così, i suoi occhi, taglienti e iracondi, si posarono infine su Shizuka, che fronteggiò quello sguardo con una determinazione molto più instabile di quella che aveva adottato con Fumio.
    Per un attimo ci fu il silenzio: Isamu Uchiha guardò negli occhi la ragazza che sostava a un metro da lui con uno sguardo che tradì dapprima disapprovazione, e poi, impetuosa e folle, un'ondata di rabbia benché, si sarebbe forse detto, in quegli occhi di ebano si potesse scorgere persino dello spavento.
    « Tu... non ti è bastato essere stata la causa della distruzione di Konoha?! Aver fronteggiato Kurotempi non ti ha insegnato assolutamente niente su come trattare le possibili minacce al tuo Villaggio, sciocca ragazzina?! » Urlò improvvisamente il Jonin, con l'astio e l'impetuosità tipica della dinastia a cui apparteneva « Meriteresti di essere incarcerata a tua volta, stupida presuntuosa! » Ringhiò, con rabbia incontrollata « Ti fai ancora trainare dai tuoi sentimenti!? Ecco perché il tuo animo è ridotto nelle condizioni in cui è! » Sibilò ancora, avvicinandosi alla ragazzina che, presa alla sprovvista, per un attimo compì un passo all'indietro, quasi inciampando sui suoi stessi piedi. Non sembrava spaventata, ma, al contrario, follemente mortificata « Se non fosse stato per Mamoru Aoki che è venuto ad avvertire l'organo di Polizia appena pochi minuti dopo il tuo arrivo in Amministrazione, portando con sé tutta la documentazione completa sul tuo affezionato Magato Kanzaki, cosa sarebbe successo...? » Latrò freddamente « Lui sarebbe stato condannato, e tu, povera stupida, lo saresti stata a tua volta.... » E la sua voce, adesso, era talmente tagliente che distinguere le parole le une dalle altre sembrava esser diventata quasi un'impresa « ...ma fortunatamente per voi due la colpa di una simile vicenda non è vostra, ma del Concilio Amministrativo, che si è erto sopra la Polizia di Villaggio, bruciando le tappe burocratiche previste, e arrogandosi diritti che non aveva... a quanto mi risulta dichiarando immediata colpevolezza di un prigioniero di cui precisamente... cosa sapevate? » Disse a quel punto l'uomo, dopo un lunghissimo attimo di silenzio in cui si azzardò a giungere.
    Sorridendo con inquietante gentilezza, Isamu Uchiha, che sembrava ora sprofondato in quella rabbia cieca e fredda che non si sazia delle urla e dell'ira incontrollata, cominciò ad avanzare all'interno della Sala, portandosi in una posizione in cui gli fu facile guardare tutti e tre gli amministratori...
    ...i quali costituivano senza dubbio il secondo organo più importante di Konoha dopo l'Hokage, ma che dal punto di vista della Giustizia, non potevano essere considerati superiori alla Polizia della Foglia. In nessun modo.
    « Dopo la sparizione dell'Hokage l'amministrazione di Konoha gestisce il nostro amato Villaggio, ma quando è stato il momento in cui ha ordinato ai Guardiani di fare capo direttamente a loro prima che a noi? » Domandò a quel punto lo Shinobi, socchiudendo gli occhi in una smorfia d'irritazione « Il Clan Uchiha non è famoso per la sua tempra paziente... Non ci piace essere surclassati in modo così plateale » Serpeggiò, freddo « Se tutti gli organi del villaggio non collaborano tra di loro, come pretendiamo di ricostruire Konoha dopo l'attacco terroristico di Kurotempi...? » Continuò, mentre di fronte a lui Fumio Inuzuka non poteva far altro di tacere, rimanendo a testa china, poiché era pur vero che era stato lui stesso, punto di riferimento di ogni guardiano, a suggerire di fare capo prima al Concilio che alla Polizia... un dettaglio che, era sicuro, nessuno avrebbe mai smascherato. La lealtà dei guardiani nei suoi confronti, del resto, era sempre stata cieca.
    « E' comprensibile ritenere che l'Amministrazione desideri eliminare ogni presunto pericolo ai danni del nostro Villaggio, per evitare che si ripeta la disgrazia di un mese fa... ma è pur vero che nei confronti di Magato Kanzaki, attualmente, non ci sono accuse valide e tanto gravose da fargli meritare la pena di morte, o almeno, questo ho potuto intendere dal reperto consegnatomi dagli Aoki » Riprese a parlare dopo qualche attimo Isamu Uchiha, che porse un plico, offertogli da uno dei due individui a cui si era accompagnato, in direzione di Tsuneo Akimichi il quale, lasciando andare una pallida Ritsuko, si sbrigò a prendere con mani burrose i documenti, gettandosi subito nella loro lettura « Ovviamente la Polizia effettuerà personalmente accertamenti, e non dichiarerà finita qui la questione di un abbandono delle responsabilità di Villaggio così apparentemente immotivato e tanto prolungato nel tempo. Ancora una volta, come Giustizia vuole, ci affideremo agli ANBU del nostro Villaggio e andremo in cerca della verità, tuttavia... » Continuò lo Shinobi, fissando gelidamente Magato Kanzaki, cui rivolse uno sguardo di disprezzo « ...ritengo che non sussistano i requisiti per un'immediata esecuzione, quanto piuttosto per una detenzione precauzionale » Concluse, con una voce che non lasciava spazio ai "se" e ai "ma" « Mi dispiace, ma temo che il caso, da questo momento in poi, passi sotto la giurisdizione dell'organo di Polizia del Clan Uchiha »

    [...] Cadde il silenzio.
    Fumio Inuzuka, come pietrificato, immobile al centro della stanza, fissò con sguardo vitreo tutti i presenti, spostando i suoi occhi scuri, in modo febbrile, su tutti i volti che dinnanzi a lui sostavano, quasi in attesa di un verdetto, una parola di conclusione... poi, i suoi occhi si fermarono, e in un attimo si inchiodarono su Shizuka Kobayashi, che l'uomo guardò con un'espressione dapprima sconvolta, e poi sempre più iraconda.
    Lei... aveva previsto tutto. Lo aveva già programmato.
    Non era possibile che una semplice Genin giungesse all'Amministrazione del suo Villaggio e ne minacciasse i membri, pretendo qualcosa che non avrebbe potuto in nessun modo avere, ma certo le cose cambiavano se ad essere osteggiata fosse stata la Principessa ereditaria del Clan Kobayashi, come lei si era presentata al suo esordio in quella vicenda, vestendo il fermaglio d'oro che la dichiarava erede del potere della sua dinastia. Il Clan Kobayashi non avrebbe tollerato che l'Amministrazione coattasse la propria erede, e nessun membro di questa sarebbe stato così sciocco da farlo, ma lei aveva fatto leva sul carattere dei membri del Concilio, evitando poi di dire anche solo una parola oltre quelle già pronunciate, evitando così di cadere dalla parte del torto. Tutto ciò che doveva fare, arrivati a quel punto, era aspettare che il Clan Aoki si muovesse per proteggerla... e cosa poteva fare di meglio, questo, se non avvertire la Polizia di Konoha, smascherando vizi nei processi burocratici di cui essi ancora non si erano ravveduti?
    Rubando l'haori di suo padre quella ragazzina aveva rese chiare le sue intenzioni, e decidendo di non opporsi al giungere in Amministrazione prima che al Quartiere Uchiha, che essendo il suo secondo clan d'appartenenza conosceva sin troppo bene, aveva dato libero campo agli eventi di svolgersi...
    … in questo modo non aveva solo guadagnato i cautelari per il suo compagno, che gli Uchiha avrebbero sostenuto senza dubbio in via politica di accertamento, ma era uscita illesa persino lei.
    Per un attimo Fumio Inuzuka sentì il suo volto venir snaturato in un'espressione che superava la ira animalesca, e fu sicuro all'istante che se non avesse rivestito un ruolo come quello che deteneva, sarebbe scattato in avanti e avrebbe strappato via dalla cassa toracica di quella maledetta puttana il suo cuore di pece ancora tamburellante...
    … Quella ragazza non aveva il potere per riuscire in ciò che voleva... ecco perché aveva fatto muovere chi, invece, lo aveva eccome.
    Era riuscita a raggirare il Concilio Amministrativo di Konoha, e lo aveva fatto in un modo che non prevedeva nessuna arte ninja: Usando il cervello.



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