Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    C O N C L U S I O N:
    The rules of morality are not the conclusion of our reason.

    Shizuka Kobayashi's last scene




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    « Il modo in cui educo mia figlia e gestisco gli affari interni del mio Clan sono decisioni che spettano esclusivamente a me »

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    … Fu appena un attimo.
    Toshiro Kobayashi -le cui spalle erano già state voltate ai tre amministratori del Concilio di Konoha nel tentativo di seguire i passi di un più che irritato Isamu Uchiha in procinto di congedarsi- si voltò di scatto verso colui che gli aveva rivolto la parola in ultima istanza e i suoi profondi occhi verdi, per la prima volta dall'esordio in quella scena, e nel caso di Shizuka dopo moltissimi anni, si fecero affilati come lame avvelenate.
    Il potente Capoclan, fermatosi ad una manciata di metri dal portone che avrebbe offerto lui la libertà, fece serpeggiare il suo sguardo sibilante in quello di Fumio Inuzuka il quale, scoppiato in una crisi di feroce ira, aveva inneggiato appena pochi secondi prima a punizioni tra le più atroci mai udite, e a cui secondo il suo imperioso parere nessuno dei tre Genin avrebbe potuto scampare. Tantomeno la Principessa Bastarda degli Uchiha e dei Kobayashi.
    Già. La Principessa Bastarda.

    « Non vi azzardate mai più ad insinuare che io non sia in grado di provvedere agli errori degli esponenti della mia famiglia, Inuzuka-san »

    Incredibilmente la voce dell'uomo, la stessa che si era distinta in precedenza per la sua gentilezza e affabilità, era diventata un gorgoglio gutturale di inaudita ferocia, e ogni sillaba pronunciata sembrava grondare un fiele talmente velenoso da indurre tutti i presenti al silenzio più totale. Soprattutto Shizuka, la quale, come pietrificata, fissava il padre senza riuscire a trattenere che un moto di terrore puro e travolgente le si manifestasse in volto.
    Era improvvisamente diventata pallidissima.

    « Chi non sa mantenere l'armonia del proprio animo non è degno di fregiarsi del titolo di Amministratore di Konoha... prego gli Dei perché possano avere pietà del mio amatissimo Villaggio »

    Sorrise.
    Gelido. Distante. Mai come in quel momento superiore e schiacciante.

    « State lontano da mia figlia e da questi altri due giovani... avete ormai errato, Inuzuka-san, la prossima volta sono sicuro che sarete più accorto nel prendere le vostre decisioni »

    Poi si voltò.
    Il viso alto. Le spalle ampie e forti avvolte dall'haori verde smeraldo dei Kobayashi. Le mani accuratamente riposte a riparo del kimono di pregiata fattura.
    Il volto snaturato dall'ira più selvaggia.

    « Chi brama il potere come voi, Inuzuka-san, può andare incontro a due destini: La vittoria o il fallimento... mi sembra ovvio quale dei due è stato scelto per voi »

    Si limitò ad aggiungere, concludendo, per poi riprendere ad avanzare verso la porta che fungeva da entrata e da uscita, ben presto dileguandosi all'infuori della stessa. Dietro di lui, rapido e silenzioso come un'ombra, si mosse Mamoru Aoki.
    Shizuka, al contrario, fu più lenta a congedarsi: I suoi profondi occhi verdi, preda di una paura difficilmente denominabile, si mossero rapidi sui tre amministratori e gli altri presenti, catturando avidamente le ultime immagini che questi gli offrirono.
    Fumio Inuzuka, immobile e muto al centro della Sala delle Riunioni.
    Tsuneo Akimichi che, appoggiato ad una delle finestre, faceva sparire la documentazione offerta lui dal Clan Aoki nelle mani di un uomo di cui si intravide appena una maschera dalle fattezze animali, e che sparì troppo rapidamente per poter essere meglio descritto.
    E infine Yoko Kinkuchi, le cui mani tremanti seguivano ritmicamente le sue imprecazioni, gli accenni all'inutilità di essere a capo di una certa qual squadra speciale di tortura, e le maledizioni più svariate.

    Poi vide Isamu Uchiha ordinare per il giorno successivo ai tre burocrati la documentazione della situazione appena conclusasi.
    Sentì i suoi passi avvicinarsi a lei. Avvertì la stretta della sua mano sulla sua spalla. E infine si sentì spintonare verso l'uscita, seguita a ruota da una terrorizzata Ritsuko Aoki e da Magato e Atasuke.
    Non seppe precisamente quando si trovò fuori dall'edificio.

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    Lo schiaffo le arrivò talmente veloce che lei non riuscì neanche a tentare una blanda difesa, e fu tanto violento da farla quasi cadere in ginocchio a terra.
    Alzando una mano tremante al volto, Shizuka Kobayashi si girò lentamente verso l'uomo che la sovrastava, e con pallore incredulo guardò i lineamenti contratti dalla rabbia di Isamu Uchiha, il quale, fermo ad un passo di distanza da lei, le rivolgeva uno dei peggiori sguardi che avesse avuto la disgrazia di accogliere da quando era riuscita a riunirsi a quella parte della sua famiglia, l'Uchiha, che da tempo aveva rinnegato sua madre.
    Per un attimo, temette di mettersi a piangere.
    « TU RAGIONI MAI PRIMA DI FARE QUALCOSA? » Urlò improvvisamente il grande esponente del Clan del Ventaglio, e la sua voce rotta dall'ira fece trasalire i subordinati che sostavano umilmente alle sue spalle, e che si scambiarono l'un l'altro uno sguardo sconcertato, quasi come se quella fosse la prima volta che vedessero il proprio superiore reagire in modo tanto poco “consono” alla situazione… « E SE TI FOSSE SUCCESSO QUALCOSA!? SE TI AVESSERO MESSA IN CARCERE!? … PEGGIO, ALLA GOGNA!? » Il corpo del Jonin era scosso da tremiti febbrili e le sue braccia si issarono nuovamente verso l'alto, convulse. Presa dall'inaspettata situazione, la ragazza dai capelli castani non vide altro da fare che porre le mani sconclusionatamente a sua difesa, quasi fosse stata una bambina incapace di reagire in altro modo « TU NON HAI IDEA DI CHE GENTE E' RINCHIUSA NELLE PRIGIONI DEL VILLAGGIO... PUOI SOLO IMMAGINARE COSA TI AVREBBERO FATTO! STUPIDA! »
    « S-scusami... scusami zio... »
    Sussurrò la kunoichi, facendosi scappare l'appellativo di bocca che per tanto tempo aveva nascosto, suo malgrado senza neanche rendersene conto « ...Io volevo solo... » Ma si interruppe bruscamente, pallidissima: Non aveva la minima di cosa voleva fare quando era entrata nella sala dell'amministrazione.
    I suoi occhi, presi dal panico, scivolarono rapidamente dapprima su Magato poi su Atasuke, cercando forse in loro la risposta alla sua frase incompiuta. La sua mente si era infatti fatta improvvisamente bianca.
    « AIUTARE GLI ALTRI NON E' UN PRETESTO PER FARE DEL MALE A SE STESSI, STUPIDA RAGAZZINA » Ululò nuovamente l'uomo mentre le sue braccia si riabbassavano rapidamente su di lei che, schiudendo le labbra in un'espressione angosciata, si rannicchiò su se stessa...
    … prima che le mani di colui che dinnanzi a lei sostava non le andassero a prendere il volto, stringendolo debolmente tra le proprie dita nerborute e callose, quelle tipiche di chi ha impugnato per anni armi dal taglio letale.
    Per un istante, temette di essersi sbagliata.
    « … Non sai scegliere i tuoi nemici, sei impetuosa e indisciplinata, testarda e impulsiva, combatti le cause sbagliate per le persone giuste ma contro avversari impossibili... sei proprio uguale a quella poco di buono di tua madre prima che divenisse abbastanza grande da imporsi del rigore » Sussurrò Isamu Uchiha, incredibilmente appoggiando la sua fronte a quella della nipote e ignorando di rimando i suoi sottoposti che, arrivati a quel punto, non poterono che schiudere la bocca in un'espressione di sconcerto che per quanto pronunciata fosse poco si avvicinava a quella della protagonista della vicenda, la quale, immobile e stupita, si limitò a guardare gli occhi, forse addirittura lucidi, dello zio.
    Che avesse mal interpretato le sue reazioni -si chiese improvvisamente la ragazza, cercando nello sguardo dell'uomo un qualcosa che potesse confermare i suoi dubbi- ? ...Che in verità quel possente e distaccato Jonin fosse molto più simile a sua madre di quello che il fato le avesse mai concesso di vedere? ...E se anche lui fosse incapace di esprimere correttamente i propri sentimenti...? Se in verità tutta quella situazione l'avesse solamente fatto preoccup-- ….

    « Ecco perché mi fai venire la voglia di tagliarti la gola, aver ereditato il carattere di mia sorella è lo scherzo peggiore che gli Dei potessero farmi dato che avevano già pianificato di renderti mia allieva »

    La testata che ricevette in piena fronte appena un secondo dopo il pronunciarsi di quelle parole cancellò le sue illazioni sentimentali, costringendola piuttosto a gemere di dolore portandosi entrambe le mani al volto e gettandosi carponi a terra con un fare teatrale e scenografico che, a dispetto del solito, sembrò essere ben accolto da Isamu Uchiha... il quale si concesse un sorriso quasi sollevato prima di tornare a farsi austero e rigido in volto.
    « IN PIEDI » Ringhiò infatti immediatamente « Pensi che essere uscita dalla Sala delle Riunioni indenne ti preserverà dalle conseguenze che ti somministrerò personalmente...? » Sibilò nuovamente l'uomo, reclinando leggermente la testa all'indietro nello squadrare dall'alto in basso la nipote ancora accucciata a terra e già affiancata da una annaspante Ritsuko Aoki, evidentemente indecisa se piagnucolare insieme alla sua padrona o fasciarle la testa in qualche strambo modo « Tanto per cominciare se sapevi con così tanta accuratezza che i processi burocratici erano viziati, perché non lo hai denunciato prima? E' stata solo fortuna, la tua, oppure hai sfruttato a tuo vantaggio una situazione di mala amministrazione? Dovrò aprire un'indagine su di te, spero che tu te ne renda conto » Disse il Jonin, inarcando un sopracciglio per poi lanciare uno sguardo interdetto ad Atasuke Uchiha, che si assicurò lo ricambiasse per una lunga manciata di secondi prima di riprendere la parola « Perché non hai fermato questo giovanotto se sapevi che stava sbagliando? Pensi che l'affetto tra Shinobi possa essere un valido motivo per tutelare gli errori che infrangono la legge? » Pronunciare la parola “affetto” costò a Isamu Uchiha uno sforzo morale notevole, tanto che quando la parola uscì dalla sua bocca tremava in modo tanto irritato che Toshiro Kobayashi, il quale si era tenuto fino a quel momento a cauta distanza dalla scena, non poté far a meno di aprire uno dei suoi ventagli e portarlo di fronte al volto per celare uno sghignazzare molto più che divertito « Aprirò un'indagine anche su di te, ragazzo, spero tu sia pronto a subirne le conseguenze » Abbaiò subito il famoso esponente della Polizia del Villaggio della Foglia, agitandosi forse più del dovuto nel puntargli il dito indice contro « P-perciò stai lontano da Shizuka! Questa ragazzina dovrà scontare inaudite punizioni per ciò che ha fatto! State separati fino a data da destinarsi! » Arrivati a quel punto Toshiro Kobayashi se non stava per collassare poco ci mancava: Appoggiato ad un immobile e rassegnato Mamoru Aoki, il giovane Capoclan, dando le spalle ai presenti, tremava infatti scosso dai brividi del tentativo (vano) di trattenere le risate dovute al malcelato sbalzo di gelosia del cognato, il quale evidentemente stava fronteggiando per la prima volta il triste destino di essere lo zio di una bella principessina come Shizuka « Se le rivolgerai la parola senza chiedermi il permesso ed esserti inchinato di fronte all'uscio della porta della mia abitazione, la pagherai molto cara! Non è la prima volta che ti vedo al suo fianco! » Sbottò nuovamente l'uomo, ora fattosi per di più abbastanza rosso in volto, prima che la nipote intervenisse (più per amore del decoro del parente che per una sua reale intenzione di farsi coinvolgere in quello sproloquio senza senso).
    « Oji-san... non dobbiamo mica sposarci, siamo solo comp-- … » Ma non fece in tempo neanche a finire il discorso che venne subito interrotta.
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    « AH, VORREI BEN VEDERE CHE TU POSSA SPOSARTI CON QUESTO... QUESTO... » Stridette immediatamente Isamu Uchiha, fissando inorridito Atasuke prima di ritrarsi di un passo, in modo quasi sdegnato « ...QUESTO UCHIHA! » Affermò infine, contraendo il volto in una smorfia come se avesse appena detto una parolaccia inaudita.
    […] Arrivati a quel punto era inutile dire come Toshiro Kobayashi si trovasse accovacciato a terra, con le mani strette al volto e ormai incurante persino di un irritato Mamoru Aoki il quale, immobile nell'osservare il suo Signore stretto alle sue gambe, lo pregava tra i denti di darsi un contegno e alzarsi immediatamente, quanto meno per non vanificare la bella figura che aveva fatto fino a quel momento.
    Parole al vento, ovviamente.
    « Non parlare del tuo Clan come se fosse una cosa brutta... » Mormorò Shizuka, fissando interdetta lo zio... ma ormai era troppo tardi: Egli era partito verso quel luogo che raramente si poteva raggiungere se non illuminati dal volere degli Dei.
    Quello della redenzione familiare.
    « … E TU! » Sbottò ancora, voltandosi ora verso Magato Kanzaki, il quale, povero disgraziato, era ancora con le manette ai polsi quando l'ira dell'uomo si abbatté su di lui « Non ho idea da dove tu sia sbucato, ma ho ben visto come ti sei comportato al cospetto degli Amministratori e non avrei problemi ad attribuire un sentimento ai tuoi sguardi... nonostante tutto non provare neanche a pensare che lei possa... » Esitò per un secondo, fermo con il dito indice sospeso nel vuoto « ...suvvia, ha solo diciannove anni... » Borbottò poi, forse a nessuno in particolare, mentre alle sue spalle i suoi sottoposti si erano ormai fossilizzati in un'espressione allibita che poco aveva a che spartire con il cognome che portavano così fieramente, ossia quello di una dinastia che si diceva essere fedele al rigore morale e caratteriale tra i più rigidi mai conosciuti.
    « Quasi venti, veramente » Replicò la chiamata in causa con fare piuttosto offeso e mettendosi a braccia conserte prima che qualcuno le strattonasse delicatamente un lembo dei pantaloni, costringendola a voltarsi: Era suo padre ovviamente, il quale, paonazzo e ancora accucciato in terra con gli occhi follemente lucidi, le rivolse un sogghigno conteso tra l'entusiasmo e la beffa.
    Per un istante la kunoichi si chiese se non dovesse avere paura di avere il suo stesso sangue nelle vene.
    « … Ma che fai gli dai corda...? » Sghignazzò subito il Capoclan, proprio come si era aspettata l'interlocutrice, alzando poi una manica del kimono sugli occhi lacrimanti, mentre riprendeva a tremare scosso dai singhiozzi delle sue stesse risate. Per tutta risposta la figlia fece roteare gli occhi al cielo, sospirando spazientita e rinunciando a dedicare altre attenzioni a quel padre screanzato... aveva infatti un'altra emergenza da arginare, in quel momento.
    Con timore riportò dunque la sua attenzione sullo zio, il quale nel frattempo aveva ordinato ai suoi basiti sottoposti di togliere le manette al “forestiero” e imporre lui i Tekase di ferro, che, gravanti sui suoi polsi con i suoi due chilogrammi di peso cadauno, avrebbero ricordato lui la colpa di cui si era macchiato fino a quando la Polizia non avrebbe ritenuto lecito revocarli al fine di sottoporlo al delicato processo di riabilitazione di cui però, visto il discorso di maggior importanza (= il partito per Shizuka) intrattenuto, ancora non era stato esposto.
    « Shizuka appartiene ad una dinastia potente e rinomata, mi dispiace che tu abbia nutrito per tanti anni la speranza di poterla rendere tua sposa, ma come puoi ben immaginare una donna del suo calibro merita un alto esponente del nostro apprezzato villaggio... » Stava spiegando solennemente Isamu Uchiha proprio in quel momento, con una mano adagiata sulla spalla di Magato Kanzaki, che guardava con compassionevole pietà « Quindi ti pregherei di non-- … » Ma non fece in tempo a finire la frase che un paio di piccole mani gli si serrarono intorno alla bocca, impedendogli di proseguire il discorso e forse persino di respirare visto il colorito vagamente paonazzo che l'Uchiha assunse dopo qualche attimo.
    « Molto bene Oji-sama, penso che tu mi abbia mostrato già molte cose che non conoscevo del tuo carattere, forse per stasera sarebbe il caso di tagliare qui! » Abbaiò Shizuka Kobayashi che, penzoloni dalla schiena dello zio (il quale, essendo più alto di lei di un'abbondante spanna, le impediva di toccare terra se non con la punta dei piedi), sembrava più che decisa a non mollare la presa fino ad esser stata sicura di aver ottenuto il silenzio sperato... in un modo o nell'altro « Non devi tornare a casa?! » Domandò ancora, furibonda e, ahimé, palesemente paonazza per l'imbarazzo e la vergogna.
    « Shizuka ha ragione, Isamu... Junko-san e il piccolo Tatsuya saranno senz'altro preoccupati vista l'ora a cui sei stato costretto ad uscire per un'emergenza di villaggio » Intervenne a quel punto Toshiro Kobayashi, subito dopo le ultime parole della figlia: Fermo nel punto che pochi istanti prima l'aveva visto scosso dalle risate, il giovane Capoclan era infatti adesso in piedi con uno sguardo affascinante rivolto a tutti i presenti e un sorriso saggio e lungimirante ad illuminargli il volto, su cui si sarebbero potuti ritrovare tutti i successivi stadi della pace interiore buddhista.
    Per un attimo, il silenzio.
    « Hai smesso di ridere ora, dannato...? » Sibilò la giovane kunoichi, fissando accigliata l'uomo che le brillava accanto con una malcelata nota di irritazione negli occhi verdi.
    « Non so di cosa tu stia parlando, mia amata figliola » Rispose conciliante l'uomo, sorridendo prima di avvicinarsi al cognato, sulla cui spalla destra appoggiò solennemente una mano, per poi chiudere gli occhi e annuire gravemente « ...Stai tranquillo, mio caro, Heiko dorme con un coltello a serramanico sotto il cuscino nell'eventualità che qualcuno provi a incrinare l'onorabilità di famiglia, o io provi ad alzarmi di notte per mangiare dalla dispensa delle conserve... »
    « ... Degno di una Uchiha »
    Affermò altezzosamente Isamu, annuendo a sua volta con soddisfazione, e stavolta non sembrava proprio disgustato di citare il suo Clan.
    « Ommiodio, ma sono stupidi allo stesso modo dunque...? » Domandò allibita Shizuka, alzando entrambe le mani a palmo aperto verso il cielo, per poi girarsi verso Mamoru Aoki, il quale, scuotendo la testa, sospirò con aria sconsolata e una vaga nota di rassegnazione sul volto. Evidentemente non era la prima volta che assisteva ad una scena come quella.
    « Molto bene, se così stanno le cose allora noi andiamo » Affermò a quel punto, in modo piuttosto sbrigativo, l'esponente della Polizia di Konoha, e così dicendo, con un gesto secco della mano destra, guidò due dei suoi sottoposti ad avvicinarsi a Magato, che venne afferrato per ambo le braccia, e quasi letteralmente sollevato da terra « Per stanotte ti aspetta la cella di detenzione e isolamento ragazzo, ma da domani saranno avviate le procedure burocratiche e di indagine adatte al tuo caso, e forse allora potrai sperare nella libertà vigila-- ... »
    « ... Aspettate! »
    Intervenne immediatamente Shizuka Kobayashi, la quale aveva seguito il rapido svolgersi degli eventi con ansia e stupore crescenti, incapace di credere che in seguito ad uno stacco comico come quello a cui era stata costretta ad assistere fino a quel momento, potessero riprendere in mano la vita del suo compagno con tanta facilità « Per stanotte lascialo a me, Oji-sama » Disse rapidamente la kunoichi, sotto lo sguardo allibito di suo zio, il quale, nell'udire quella richiesta, non poté fare a meno di irrigidirsi « Permetti a quest'uomo di rimanere ospite della magione Kobayashi, per questa notte... la cella di detenzione non... »
    « Non posso permetterlo »
    Rispose stizzito Isamu Uchiha, fissando con aria indagatrice la nipote, quasi si aspettasse di scovare nel volto di lei chissà quale rivelazione « Posso solo sperare che quest'individuo non abbia intenzioni di fuggire, ma se mai dovesse tentare non posso permettere che non ci sia la corretta sorveglianza ad impedirglielo »
    « La corretta sorveglianza ci sarà »
    Insistette Shizuka, alzando a quel punto i suoi profondi occhi verdi in quelli corvini dello zio, che sostenne con fredda determinazione.
    « ...Perché ti adoperi tanto per quest'uom-- ...? »

    « Io sono la figlia di Heiko Uchiha, la capoclan reietta »


    Le parole si fecero largo leggiadre in mezzo a tutti i presenti, scivolando rapide e pericolose come un serpente di vento mentre colei che le aveva pronunciate, immobile nel punto che si era guadagnata poc'anzi, non tradì neanche uno di quei sentimenti che invece, in appena un istante, esplosero come impazziti sul volto delle persone che sapevano cosa potesse significare una rivelazione come quella proprio in quel momento.
    Per un istante il silenzio conquistò la scena... per poi venir subito, e nuovamente, surclassato.
    « ...Ossia colei che fu considerata la più potente e prestigiosa Jonin del Clan da cui trae il nome » E a quelle parole, il volto di Isamu Uchiha si contrasse nell'incredulità e nello sconvolgimento di capire il gesto assolutamente folle della nipote « Abbandonata la sua dinastia per essere adottata da quella del marito, tale Toshiro Kobayashi, ella adesso si fregia del nome di Heiko Kobayashi e vive presso la dimora principale assieme a Chizuru e Masamune Uchiha... »
    « ...Shizuka...?! »
    Intervenne a quel punto il Capoclan dell'Airone, facendo un passo avanti verso la figlia, allibito quanto se non più del cognato.
    [...] La storia di Heiko doveva essere un segreto, il suo passato era necessario che fosse taciuto secondo le regole decise molti anni orsono e nessuno se non le vecchie generazioni avrebbe dovuto essere a conoscenza anche delle più minime informazioni della vicenda che creò, in passato, la terribile faida tra i Kobayashi e gli Uchiha...
    ...e questo Shizuka lo sapeva. Lo sapeva bene.
    Aveva scontato lei stessa e in prima persona le restrizioni che il Clan del ventaglio aveva imposto su sua madre e su di lei, come sua diretta erede. Aveva difeso quella realtà, che corrispondeva alla salvezza della vita di Heiko, con la cura tipica della disperazione, almeno fino a quel momento...
    Era la pazzia. E la fine.
    « … i quali, benché ormai in pensione, sono in ugual modo due Jonin ampiamente fregiati di titoli e onori, dunque la mia domanda è questa: Veramente ritieni, Oji-sama, che quest'uomo, qualora fosse accolto nella mia magione, non godrebbe della massima sorveglianza? »
    La domanda della Principessa venne posta in modo spontaneo, quasi banale a dispetto del peso che le parole appena dette avevano, tanto che la superficialità di argomentazione fu affrontata in modo tanto labile da lasciare, almeno in prima analisi, l'interlocutore della giovane senza parole: Che fosse uscita di senno?
    « Mia madre potrà aver cambiato nome, ma le sue abilità rimangono le stesse di quando fu allontanata dal Quartiere, e forse questa potrebbe essere la famosa volta, di cui il Capoclan Uchiha tanto parla da tempo, in cui la sua fedeltà alla sua dinastia natia viene testata »
    Solo a quel punto il piano della giovane cominciò ad assumere una forma nella mente di Isamu, il quale, ricambiando lo sguardo della nipote, per un attimo esitò.
    « Mia madre non esiterà a tagliare la gola a quest'uomo se questi tentasse la fuga, e se la storia di villaggio non è una menzogna e le abilità di mia madre quali mi sono state raccontate corrispondono al vero, questo ragazzo non avrebbe il tempo di mettere piede nella corte interna del mio Clan prima di vedere la sua testa rotolare sul selciato »
    Fermo di fronte a lei, il Capo della Polizia di Konoha compì un passo avanti poi, con incertezza, lo ritrasse: Aveva capito... aveva capito cosa stava cercando di fare quella...
    « Nonostante tutto Magato non fuggirà perché -e ci posso giocare la mia libertà nelle Terre del Fuoco- è più che intenzionato a scontare la pena che voi, Oji-sama, sceglierete sapientemente per lui... » E così dicendo la Principessa Shinobi sorrise, sicura ormai che l'uomo che le sostava dinnanzi avesse compreso a cosa stesse ambendo « Avendo poi persino il supporto del Clan Aoki, le cui abilità di spionaggio si sono già dimostrate impeccabili e che sono sicura prevederebbero una fuga prima che questa venga concepita... » Aggiunse ancora ella, azzardando nella sua più totale ignoranza un'ipotesi a cui aveva lungamente pensato, ma che non aveva la più pallida idea se corrispondesse al vero e che del resto, lanciando un rapido sguardo a Mamoru e Ritsuko, non trovò riscontro nei loro volti freddi e impassibili « ...mi chiedo, pensi di potermi veramente negare di detenere quest'uomo sotto la protezione del Clan dell'Airone giustificando la tua scelta con una "mancanza di sorveglianza" ? » Concluse però, nonostante tutto determinata, sorridendo.
    Voleva vincere. E poteva farcela.
    Come sempre, forse, era questione di...

    Silenzio.

    « Fin dove hai programmato tutto questo, Shizuka...?» Si limitò a sussurrare Isamu Uchiha, fissando freddamente la nipote, con lo sguardo pallido dell'incredulità ingenua.
    « Fin dove è necessario per aiutare le persone che amo » Rispose la ragazza, sorridendo « Concedimi questo strappo alla regola, e ti dimostrerò che mia madre può ancora fregiarsi del nome degli Uchiha, che quest'uomo può ancora essere un valido Shinobi al servizio di Konoha, e che questo guardiano è fedele al villaggio più di quanto lo sia al suo stesso animo »
    « ...E per quanto riguarda te? »
    Domandò il burocrate, mentre alle sue spalle i tre subordinati -i cui sguardi di disgusto iniziali dovuti all'inaspettata rivelazione stavano venendo sostituiti da sorrisi piuttosto compiaciuti- si lanciavano sguardi l'un l'altro, divertiti dall'indubbio acume e dalla vasta sapienza di manipolazione dimostrata da quello scricciolo dagli occhi smeraldinei.
    « Ti dimostrerò che non mi sbaglio mai... » Ghignò, divertita « ...nel giudicare gli altri, ovviamente »

    […] Fu così che venti minuti e pochi commiati sbrigativi dopo, Isamu Uchiha e i tre ninja che l'avevano scortato, dileguavano le loro ombre nell'oscurità crescente della notte ormai alle porte, perdendosi in lontananza nella via principale del Villaggio della Foglia, lasciando sul posto solamente sei persone.
    O forse cinque.
    « … Atasuke? » Lo Shinobi degli Uchiha non avrebbe fatto in tempo a voltarsi verso la voce femminile che lo aveva chiamato, che un paio di braccia si sarebbero gettate al suo collo e, intrecciandosi l'una all'altra, l'avrebbero intrappolato in un abbraccio dolce ma saldo « Grazie per tutto il supporto che mi hai dato anche stavolta » Mormorò Shizuka Kobayashi nell'orecchio del compagno a cui si era legata stretta « Sei il miglior amico che potrei mai avere, sul serio » Esclamò ancora, stropicciando il viso nell'incavo del collo dell'interlocutore, com'era solita fare da quando si erano conosciuti, al tempo due perfetti estranei che avevano imparato a camminare insieme, l'uno al fianco dall'altra « Domani, come hai sentito, devo passare al Clan per ricevere una bella strigliata, ti vengo a fare un saluto quando ho finito di farmi battere stecche di bamboo sotto le suole dei piedi nudi da mio zio... perciò tieni la finestra aperta!! » Si raccomandò, ridacchiando nell'accennare alla sua pessima abitudine di non utilizzare mai le porte.
    Detto questo, allontanandosi dal ragazzo, gli sorrise ancora una volta. I suoi occhi verdi, socchiusi in quell'espressione di forte gratitudine che non mancava di essere a lui rivolta, si ravvivarono nel momento in cui la kunoichi salutò l'amico, ormai pronta ad incamminarsi verso casa.
    Affiancandosi dunque a Magato, di cui cercò strenuamente di afferrare una mano, la Principessa iniziò a camminare, felice di aver vinto una battaglia come quella senza forti ripercussioni...

    « Shizuka...? »

    La voce di suo padre.
    I suoi occhi che si alzavano.

    « Hai tempo fino a domani mattina per pensare ad un'adeguata punizione per te e Ritsuko, che sono sicuro sarà gravosa e azzardata esattamente come è stato il tuo comportamento questa sera... »

    ... o forse, no?

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