Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    Una mattina come tutte le altre all’amministrazione di Konoha, una di quelle che l’Hokage amava passare a baloccarsi nel suo nuovo ufficio, sonnecchiando in una piccola amaca pieghevole che si era costruito da solo, perfettamente in grado di scomparire sotto al ripiano della scrivania.
    Un vero oggetto prezioso per le giornate in cui si ritrovava a non avere nulla da fare, ormai tutti gli impiegati erano stati minuziosamente esaminati e solo su una manciata di essi aveva qualche dubbio che se non fugato al più presto, mediante l’applicazione della legge del sospetto, sarebbe comunque stato radiato.
    Azione che, seppur non lo dava a vedere, lo divertiva.
    L’operazione aveva si ridotto l’amministrazione all’osso, ma era altamente improbabile che al suo interno ci fosse qualche traditore doppiogiochista, considerando poi la scarsa attività degli shinobi la carenza di organico non si faceva troppo sentire, e visto che quel posto brulicava di burocrati gran parte delle scartoffie potevano passare attraverso di loro mentre lui doveva occuparsi delle poche che riuscivano a passare attraverso quel fitto filtro anti scocciature.
    Fu proprio nel momento in cui contava i nodi della radica della sua preziosa scrivania, ipnotizzato dalle volute create dalle venature del legno, che un corvo gli bussò ai vetri dell’ufficio.
    Ticchettio che in un primo momento lo infastidì, per via della mole di compiti che avrebbe potuto portargli, ma che dopo un po’ di insistenza gli ricordò anche la carica che adesso ricopriva. Pensiero che lo portò a raccogliere le forze abbondantemente risparmiate per recarsi alla finestra e spalancarla.

    Oh, Sojobo!

    Esclamò senza mascherare il suo stupore per la trasformazione appena vista.

    Non sapevo ne fossi in grado, ma lascia pure da parte i titoli, chiamami pure Raizen fino a che saremmo soli, non amo eccessivamente i titoli quando non occorrono.

    Gli indicò una sedia per farlo accomodare.

    Dimmi, cosa ti porta qui?
    Parla pure tranquillamente, nessuno ti sentirà da dietro queste mura, e seppure lo farà reputa quell’informazione seppellita insieme al suo portatore, l’amministrazione di Konoha è pulita.


    Affermò con un certo orgoglio.
    Si sedette, prestando orecchio alle parole del tengu mentre teneva le mani unite per i polpastrelli davanti al volto, concentrato.
    Salvo ridacchiare sul terminare del discorso.

    Lo dicevo io che era un inutile spreco di tempo correre dietro a quella mezza tacca, anche se onestamente non credevo che sarebbe bastato aspettare per fargli tirare le cuoia.
    Sarò anche stronzo, ma vieni a dirmi che non avevo ragione.


    Sospirò pesantemente, imitando il tengu.

    Ma passando a cose serie, come mai vuole giustiziarlo? Non mi sembra da lui, soprattutto non con un individuo simile.
    Capisco la gattabuia, ma giustiziarlo mi sembra un po’ troppo, che è successo tra i due?
    Non dirmi che Itai l’ha preso a sberle perché non ce lo vedo a rovinarsi la manicure che gli fa la moglie!
    Insomma, dimmi qualcosa di più!


    Ironizzò prima di passare la parola a Sojobo.
     
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