Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    L'invisibile insospettabile







    L’Hokage, tale Raizen Ikigami, individuo a cui piaceva sempre maggiormente il suo ruolo, aveva rovistato più di una volta tra le svariate schede dei ninja presenti nel villaggio alla ricerca di una figura in grado di colmare il vuoto che al momento rendeva le sue fila sguarnite di una figura importante: l’invisibile.
    Paradossalmente nel mondo dei ninja non era semplice essere un signor nessuno, tutti progredendo nella carriera, avevano sempre l’opportunità di brillare, di farsi notare, di guadagnarsi uno spicchio di popolarità.
    Tutti erano inevitabilmente visibili.
    E chi non lo era generalmente era un totale incapace o un novellino con i denti da latte.
    Tutti tranne uno.
    La scheda che aveva faticosamente riesumato dal fondo di chissà quale scaffale brillava ora dinnanzi a lui come un tesoro proibito ma che probabilmente chiunque avrebbe guardato con sufficienza: trovare un chunin invisibile non era cosa da tutti i giorni.
    Arrivò nel suo ufficio con qualche minuto di ritardo, quel tanto che bastava a non domandarsi il perché di tale imprecisione o a quantificare la sua precisione.
    La accolse nel suo ufficio cordialmente.

    Prego entra, accomodati pure.
    Leggevo qualche rapporto su di te.
    Dimmi, dico il vero se affermo che da essi mi sfugge qualcosa, o posso ritrovare tutto di te tra quelle pagine?


    Aspettò risposta prima di interromperla con una faccia sorpresa.

    Perdonami, non mi sono presentato: sono Raizen Ikigami.

    Abbastanza informale, ma era nel suo carattere dopotutto, e Oboro a cosa era abituata?
    Come avrebbe reagito la Kunoichi invisibile a quegli stimoli?
    Quella dell’Hokage non era una vera e propria prova, piuttosto un warm up per comprendere quanto invisibile potesse essere la ragazza, doveva constatare se quella percepita tra le scartoffie era una vera dote naturale oppure una mera casualità.
    Avrebbe spiegato in seguito alla ragazza il reale motivo di quella convocazione, ora doveva solamente osservare. Anche se non con gli occhi, da buona Aburame aveva una di quelle casacche sexy che farebbero ammosciare persino una barra in diamante.
     
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