Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. Jotaro Jaku
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    Quando Oboro riaprì gli occhi, non ricordava nulla degli eventi appena accaduti, non si era minimamente accorta dell'intervento della squadra medica, era solo distesa a terra, ricucita alla meglio, ma almeno viva. Non aveva ancora visto il suo corpo riflesso ad uno specchio, ma immaginava che questo non fosse ridotto in buono stato dopo quello che aveva provato. Si sentiva diversa, non riusciva a percepire alcune sensazioni che per lei prima erano normali, come i capelli, o il vento sulla faccia che entrava da uno spiffero della finestra, c'era qualcosa di diverso. L'hokage si trovava vicino a lei, lo vedeva ancora in maniera offuscata, ma si rendeva conto che lui era lì, ne sentiva l'odore; infatti fu lui stesso a parlare da lì a poco, quando si accorse che la ragazza aveva ripreso conoscenza.

    - Si, non delle migliori. Devo aver perso punti in avvenenza... -

    Non aveva ancora potuto specchiarsi ma era già in grado di capire in che stato era, gran parte del corpo era cambiato, la lotta intestina degli insetti aveva creato una rivoluzione nel suo fisico, e non in maniera positiva. Gli insetti avevano distrutto gran parte del suo tessuto cutaneo, demolendo i follicoli presenti negli strati della pelle, riducendola a un essere totalmente glabro, dalla testa ai piedi. Non solo, le pupille degli occhi erano diventate giallastre, vitree, come gran parte del corpo. I corpi liquefatti degli insetti si erano fusi con il suo apparato epiteliale grazie all'intervento del chakra medico, dando a tutto il suo corpo un inquietante colorito giallastro cadavere. Sembrava una sorta di larva umana. E se ne rendeva conto. Quando la pacca dell'hokage la colpì alla spalla, quasi non la sentì. Il suo sistema nervoso era ancora sotto shock, e gran parte delle sensazioni non si erano ripristinate.
    Il kage si mostrò dispiaciuto per l'accaduto, e risultò collaborativo in quello che doveva essere il futuro più immediato della ninja, portandole le piccole giare con gli insetti da lei trafugati. Oboro non sapeva se essere felice di essere viva, o abbattuta dal suo fallimento come Aburame; ora sarebbe stata sia la prova vivente che in lei gli insetti non dovevano stare, sia che era in grado di controllarli, ma solo in parte. Raizen si scusò ancora, le offrì cibo, acqua, e ogni tipo di supporto, ma lei scosse la testa.

    - Grazie, chiederò in caso di bisogno, mi bastano molta carta e molte matite. -

    Era di poche parole, si sentiva come se la parte umana presente in lei fosse morta quel giorno, e fosse rimasta solo la parte entomologica. Era rimasta più umana o più insetto? La sua testa era leggera, quasi vuota. Si rese conto solamente di una cosa, non aveva la forza di creare un legame dispotico con gli insetti, aveva provato a comandarli, ma non aveva mai avuto il loro rispetto o tantomeno la loro considerazione; ma ora che come donna era deceduta, poteva ripartire da insetto, e stringere con loro un nuovo legame, simbiotico.
    Aveva con sè insetti della distruzione, insetti della comunicazione, e insetti curativi. Nell'ordine, questi insetti venivano donati ai giovani aburame via via che diventavano più abili nel controllarli, in questo modo potevano apprendere un po' per volta come creare una colonia.

    - Non appena sarò tornata in forma, il clan mi accetterà e mi doneranno gli insetti della comunicazione e quelli curativi, tanto ora non saprei come controllarli in ogni caso. -

    Quindi aprì la scatola di questi due tipi di insetti, e li divorò. Senza pensarci due volte, davanti a un probabilmente disgustato Raizen, che ignorava determinate pratiche Aburame.
    Effettivamente mangiare quel tipo di insetti dopo che un certo chakra vi era venuto in contatto, magari avrebbe potuto ripristinare parte di quel chakra...Se anche avessero fatto male alla pelle, nel caso di Oboro sarebbe stato tutto di guadagnato. Una volta terminato il rapido spuntino, la "ragazza" avrebbe guardato il kage con uno sguardo del tipo "Beh, dovevo rimettermi in forze."
    E cominciò a concentrarsi sugli unici insetti rimasti, tenendoli tra le mani, chiusi lì, sotto un continuo e costante sebbene minuscolo, flusso del suo chakra, per nutrirli, ma soprattutto per farli crescere abituati a lei; e nel farlo, si mordeva le labbra, per far cadere gocce del suo sangue sui piccoli insetti, in modo che crescessero nel suo sangue e nella sua energia, prima di inserirli dentro il suo corpo e creare una nuova colonia.
    Avrebbe passato i primi giorni in questo stato, restando sempre con gli insetti che intanto iniziavano a moltiplicarsi, lasciandoli fuori dalle sue mani pochissime ore al giorno, quelle necessarie ad appuntare annotazioni complesse e assurde per un occhio ignorante di entomologia; persino il sonno era passato assieme alle bestiole. Il tutto fino al settimo giorno, quando ormai il gruppetto di insetti restava a fatica entro le sue mani. A quel punto Oboro chiese un bisturi e nel giro di pochi minuti dall'averlo ricevuto, si sarebbe praticata una leggera incisione una decina di centimetri sotto lo sterno, poco profonda. E avrebbe istigato gli insetti ad entrarvi, attirandoli col suo chakra.

    - Troveranno la strada di casa... -
     
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