Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Dirottamento~


    Attese per alcuni minuti, fin troppi in effetti, valutando che era atteso, ma alla fine, las egretaria dell'Hokage uscì da quell'ufficio, in un'apparente stato di ferrea professionalità, anche se la gonna, fin troppo sgualcita tradiva una distrazione dal lavoro più che palese, una distrazione che Atasuke non fece fatica ad immaginare, ma che decise di lasciare correre. Per quella volta.
    Ferreo nella sua postura rimase in attesa che la donna finisse di sistemarsi e che si accorgesse della sua presenza, immaginando quanto sarebbe accaduto se al posto suo ci fosse stato qualche emissario o dignitario del paese del fuoco.

    “Oh, immagino stia aspettando il Juudaime.”

    °Oh, no, non si preoccupi, mi dilettavo nell'osservare le decorazioni della parete perfettamente bianca e monocromatica del corridoio, sa... è la mia passione°

    «Avevo un'appuntamento con lui ora, come ben rammenterà»


    Rispose con tono cordiale, mascherando abilmente ciò che i suoi pensieri tradivano, cercando di non indisporre ulteriormente la donna più di quanto non fosse necessario. In fondo gli era palese che non era colpa della poverina la sua inefficenza... Evidentemente l'Hokage l'aveva scelta per altre due caratteristiche che si potevano definire molto a cuore dell'Hokage, oltre che per le altre decisamente non di minore importanza per il colosso e che la sgualdrina non aveva grossi problemi ad elargire, “allargandosi” nei propri ruoli.

    “Sarebbe dovuto passare agli sportelli all’ingresso, l’avrebbero avvisata che l’Hokage sarebbe dovuto uscire qualche minuto prima del suo arrivo.
    Può scegliere se attendere qui o recarsi nei sotterranei, nonostante i suoi impegni richiedano la sua presenza non penso necessiti di concentrazione tale da non potervi prestare attenzione.”


    «Oh, non sapevo che adesso fosse necessario chiedere allo sportello informativo se la persona con cui si ha appuntamento si trova nel suo ufficio dove dovrebbe essere... Specie quando suddetta persona ha una segretaria personale... Ad ogni modo, mi congratulo per la sua efficienza... Con uno sportello tanto attivo, mi chiedo che cosa ci stia a fare lei qui...»


    Un sorriso sornione, quello dell'Uchiha, visibilmente offeso da quella mancanza di rispetto da parte dell'Hokage che tanto si era lamentato nel suo ufficio quando lui era in ritardo a causa dei Suoi nuovi controlli all'archivio, ma soprattutto dalla falsa operosità della donna che di certo non stava svolgendo il suo ruolo ufficiale fino a pochi istanti prima e che “giustamente” delegava i suoi compiti agli sportelli.
    Ad ogni modo, concluse con un breve inchino di cortesia, lasciandosi alle spalle la donna ed ogni sua eventuale ulteriore esternazione. Ella davanti ai suoi occhi non era nulla più che una mignotta dal pappone pieno di soldi, non una segretaria. Quasi si sentì compiaciuto dall'efficenza dei suoi uomini, che, compreso Sougo, almeno avevano la decenza di mostrarsi orgogliosi del loro compito e dei loro ruoli mentre li svolgevano.
    Si diresse a passo rapido verso i sotterranei, in fondo non aveva troppo tempo da perdere e quella mattinata si stava dilungando fin troppo per i suoi gusti. Certo, non aveva fretta, in fondo tutta la struttura andava costruita e non ci sarebbe voluto meno di un mese per completare i lavori di costruzione, pur avendo già i progetti alla mano ed altrettanto gli sarebbe servito per reclutare i primi suoi allievi “ufficiali” per la cerimonia di apertura del dojo, oltre che per organizzare nel dettaglio l'evento.
    Attorno a lui c'era un costante viavai di persone, fin troppe per i suoi gusti, valutando il luogo in cui si stava dirigendo. Almeno in teoria le segrete sono conosciute appunto come luoghi segreti inaccessibili o quaasi, salvo che per poche persone autorizzate.
    Ovviamente nessuno provò ad ostacolarlo, chiunque nel villaggio lo conosceva, o quantomeno sapeva riconoscere il volto del capo dei guardiani. Seguì quindi la “folla” che continuava a muoversi, incanalandosi per i lunghi corridoi che serpeggiavano sotto terra, notando regolarmente quelle che sembravano essere le intelaiature di alcune porte di sicurezza, evidentemente studiate per essere chiuse in modo da sigillare i settori dei sotterranei in caso di attacco.
    Proseguì deciso nel suo cammino, finchè non raggiunse la sala in cui l'Hokage (non) lo stava aspettando.
    Rimase fermo, in disparte, osservando quello che stava accadendo e chiedendosi di quale misterioso esperimento si trattasse. Vide chiaramente i tre bambini, visibilmente spaventati e vestiti da aviti bianchi, assolutamente impersonali, al pari del loro aspetto. Non gli fu possibile, comprendere se si trattasse di maschi o femmine, ma non ebbe dubbi nel ritenere che evidentemente erano la chiave di un qualche esperimento malato, non dissimile da quelli che aveva visto fare dagli abomini. Ma almeno loro avevano la “decenza” di non farli sui loro simili.
    Rimase comunque in attesa, osservando la serie di eventi e ponendo particolare attenzione alle parole dell'Hokage, prima che questi diede il via all'esperimento.

    “Non vi preoccupate, siete nati per questo.”
    °E dunque non sbagliavo nella mia ipotesi?°


    Non potè evitare di chiedersi, mentre la sua mente lo rimandava sulle immagini che tempo addietro l'incontro ravvicinato con le Kitsune gli mostrarono. Per quanto giusta potesse essere l'azione dell'Hokage, qualunque cosa, facesse, riconobbe in quella scena il marcio che a stento riuscì a mandare giù.
    Ci vollero alcuni minuti, prima che tutta l'operazione iniziasse ad avere un significato ed Atasuke notò poco dopo l'acqua che iniziava a ribollire, sputando fuori dalla pozza una piccola sfera che copo pochi istanti sembrò esplodere, espandendosi in tutte le direzioni investendo tutti i presenti, Atasuke compreso.

    °Comunicazione mentale?°


    Si chiese, percependo una sorta di sensazione familiare, molto simile a quella che gli dava ogni volta attivare quel collegamento per comunicare anche a lunghe distanze con gli alleati. Si chiese per alcuni istanti che cosa avesse preso luogo in quel momento, tuttavia, ben sapeva che le risposte che cercava le avrebbe ottenute pochi istanti dopo.

    “Oh, ciao. Ti serviva qualcosa?”


    Esclamò l'Hokage, notandolo.

    «La tua “efficente” segretaria ha forse dimenticato di comunicartelo? Avevamo un'appuntamento noi due, circa una mezz'ora abbondante fa, nel tuo ufficio... Dovremmo discutere di questo mio progetto, mi serve la tua autorizzazione per costruire il mio Dojo...»


    Aprì il discorso, fingendo un sorriso cordiale e rimarcando con il tono della voce l'efficenza della segretaria, mentre i suoi occhi non poteano evitare di ricadere sui tre bambini, in un'apparente stato di sonno in cui versavano, anche se era palese che a questo punto quello fosse lo stato indotto dalla tecnica che avevano utilizzato, una tecnica che ad occhio aveva la sua importanza, visto il sorriso compiaciuto dell'Hokage, ma che Atasuke non sentiva di poter apprezzare, visto il prezzo che aveva richiesto, specie se come temeva quei tre non erano propriamente dei “volontari”.

    «Ma prima... Vorrei chiedervi che cosa è tutto questo? O meglio, a che servono questi tre bambini?»


    Ottenuta una risposta, anche sommaria alla domanda, se l'Hokage non avesse già risposto al quesito, avrebbe quindi aggiunto:

    «Voglio sperare che questi ragazzini siano quantomeno dei volontari e non la fonte di qualche esperimento o costrizione... Mi sbaglio forse?»


    Attese un'ulteriore risposta, evitando comunque di sottolineare la sua posizione, limitandosi ad un semplice cenno del capo. Aveva bisogno delle autorizzazioni di Raizen ed in quella circostanza era costretto a chinare il capo, sperando che tutto ciò che avesse visto, rimanesse un segreto.

    «Ritornando però al motivo del nostro incontro, questi sono i progetti per il Dojo. Come potete vedere ho già predisposto tutto, struttura, utilizzi e quant'altro. Il luogo designato si trova a pochi minuti dagli uffici del gate ed è quasi a ridosso delle mura, cosa che mi permetterebbe di svolgere il mio ruolo anche dall'interno, in modo da massimizzare tutto senza perdere tempo o efficenza»


    Avrebbe quindi porto la cartella all'Hokage, continuando ad esporre il suo progetto quanto meglio poteva.

    «Per quanto riguarda l'attività del Dojo, ho intenzione di creare Tre sale specifiche per gli allenamenti, una più grande “pubblica” per manifestazioni, tornei e per l'addestramento dei guardiani del villaggio, una “privata” per i miei diretti allievi del villaggio ed una per tutti gli allievi accademici, anche quelli che non arrivano da Konoha... Al piano superiore sono previste le mie sale private con ufficio ed una piccola armeria per l'equipaggiamento per l'allenamento e per tutte le scartoffie... mentre per il piano interrato, vorrei parlarvi in privato nel vostro ufficio o da qualsiasi parte utile a parlare senza eventuali orecchie indiscrete...»


    Ciò che riguardava il piano interrato, non era propriamente un segreto o comunque non lo sarebbe rimasto a lungo, tuttavia, era un progetto che intendeva aprire solo all'Hokage e ad alcuni eletti all'interno del villaggio quando fosse giunto il momento, rendendo il tutto pubblico solo in caso di reale necessità.
    Ovviamente, nell'ufficialità del progetto, il piano interrato era dichiarato solo in qualità di magazzino e per tutti quella doveva essere la sua sola ed unica funzione...

     
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