Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. **Kat**
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    II ~ Una situazione imbarazzante: Finalmente soli!


    L

    e sembrava doveroso presentarsi adeguatamente al cospetto della carica più importante del Villaggio di Konoha. La rigida educazione che le aveva impartito Ryuhei-sama, Capo-Clan dei Fuyutsuki, era ben stampata nella sua mente. Ed era davvero difficile eradicarla in così poco tempo, anche su esplicita richiesta dello stesso Hokage. Fin da piccola aveva imparato ad osservare le buone maniere, presentarsi con profondi inchini al cospetto delle cariche più importanti di Konohagakure no Sato, rispettare il prossimo e mostrarsi sempre sorridente e contenuta nei modi di fare durante i ricevimenti importanti. Osservare la buona etichetta delle nobili famiglie del Paese del Fuoco era diventato naturale, quasi istintivo.
    E si morse la lingua non appena Raizen-sama la riprese bonariamente. Forse non era necessario presentarsi con così tanta formalità, infondo si fidava di quell’energumeno dietro alla scrivania, anzi iniziava a provare qualcosa di più di una semplice cotta adolescenziale. Profondo affetto. Le aveva indicato la giusta via da seguire, spogliandosi delle responsabilità che i Fuyutsuki e Ryuhei-sama le avevano affibbiato fin dalla sua iniziazione alla vita Accademica. In quell’ufficio, di fronte a Raizen-sama poteva essere se stessa. In cambio l’Hokage pretendeva solo assoluta fedeltà.
    Alle parole dell’uomo non riuscì a trattenere un sorriso, anzi scostò maggiormente il cappuccio della divisa da Radice per mostrare il suo volto. Oboro-san era riuscita a fornirle una divisa della sua taglia e le calzava davvero bene. Ampio Haori nero con cinghie rosse sulle spalle. La manica destra era completamente assente, a differenza della parte sinistra, che si delineava come un classico soprabito. Sottile maglia rossa piuttosto scollata ed Obi a fascia che mantiene saldamente la divisa al corpo della ragazza. Lunghi e stretti pantaloni neri con sandali Ninja. Guanti rossi e neri fino al gomito che celano le Fasce da combattimento. Porta Kunai ben saldo alla coscia destra, coprifronte alla fronte che cela il Byakugō no In ed infine nastro che raccoglie i capelli in un fiocco.
    Un evidente rossore comparve sulle sue guance. In effetti era stata testarda. Forse doveva dare ascolto ad Oboro-san che l’aveva invitata caldamente ad indossare una maschera, visto che era stata convocata sotto il nome di Ikuuya. Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi. Cercò di balbettare qualcosa imbarazzata, abbassando anche leggermente la testa. Fortunatamente aveva portato con sé un’anonima e fredda maschera. Ma prima d’indossarla desiderava rispondere alla domanda dell’uomo. - Tra i rotoli ed i tomi che ho letto nella Sede della Radice ce n’era uno che recitava queste parole: “Nella radice... non esistono nomi, non esistono sentimenti...Non esiste il passato... e nemmeno il futuro. Esiste solamente la missione...Non scordarti mai dei nostri propositi, che sostengono il grande albero della Foglia, dalle profondità invisibili del terreno.”- Le stesse che aveva visto sull’Arcata principale della struttura sotterranea. Cercò di riordinare le idee e rievocare quelle interessanti e misteriose letture, che si era concessa nei momenti di noia o di riposo. - La Maschera per la vecchia Radice è un modo per annullare i propri sentimenti, la propria personalità ed individualità in favore della Missione. Un concetto molto diverso dalla Radice che stai cercando di creare Raizen. - Anche questa volta dovette mordersi la lingua per non aggiungere nessun suffisso onorifico al colosso della Foglia. - Indosserò questa maschera non per annullare me stessa. Nella radice ho una nuova identità, un nuovo volto.. ma i principi e la volontà del Fuoco ardono dentro di me come non mai. Tutto per il bene del Villaggio! - Forse per questo non aveva voluto indossare subito la maschera. Tra la Radice di oggi e quella di ieri c’era una sostanziale differenza, ma entrambe miravano alla salvaguardia del Villaggio.
    Dopo aver lasciato spazio alle sue riflessioni, il discorso si spostò verso il motivo della convocazione. Sul volto della Genin, ora coperto da una inespressiva maschera, comparve un’espressione seria e riflessiva. Aveva atteso molto tempo, anzi forse fin troppo per ottenere informazioni sull’uomo che aveva cercato di uccidere Inoichi-kun. Afferrò con decisione il plico con i documenti che Raizen-sama aveva preparato per lei. A quanto pare non era la prima volta che un gruppo di fanatici religiosi cercavano di destabilizzare gli equilibri delle cinque terre Ninja. La Fuyutsuki lanciò una rapida occhiata ai documenti. - Uhm.. potrebbero essere lo stesso ordine di sacerdoti che reclama vendetta? - Probabilmente aveva intuito i timori dell’Hokage. - E perché dovrebbero colpire solo Konoha? Qui leggo che la missione fu condotta sotto copertura da te e furono mandati come supporto anche alcuni Ninja di Kiri. - Alzò le spalle. - Il Mizukage-sama ha forse riscontrato simili attività nel Paese dell’Acqua recentemente? - Chiese per avere una panoramica più completa della situazione. Gli occhi della Fuyutsuki iniziarono a scorrere sui vari documenti, leggendoli rapidamente, cercando di estrarre i concetti più importanti. - Il Villaggio di Kuchi non sembra poi troppo lontano dai confini di Konoha.. anche se l’approccio adottato da questi fanatici è molto diverso. Non sembravano così “progrediti” tanto da creare un’arma a lunga gittata a base di Chakra. - Stavolta Ikuuya non riuscì a trattenere un tono piuttosto perplesso. - Comunque direi di non dare nulla per scontato. - Ogni possibilità poteva essere plausibile. Bisognava solo interrogare adeguatamente il prigioniero. Ed avevano bisogno di un Torturatore esperto e capace.
    La Genin si accomodò non appena Raizen-sama le indicò una delle due sedie. L’uomo non si lasciò sfuggire frasi allusive che la misero in imbarazzo. Fortunatamente indossava quell’inespressiva maschera, quindi apparentemente riuscì a non far trapelare la sua emozione. Erano soli in una stanza. Finalmente era sola con lui, con l’uomo che aveva adorato ed ammirato dal suo primo giorno in Accademia. Ricordava ancora la sua scomposta e selvaggia chioma coperta dal cappello cerimoniale dell’Hokage e la sua lunga tunica bianca con i Kanji rossi del Fuoco. Era così affascinante, tanto che la ex-studentessa ne venne subito ammaliata.
    Dovette darsi un pizzico sull’avambraccio per ritornare in sé e smettere di fantasticare sui fiori d’arancio, Kimoni da sposa e fedi nuziali. Non c’era nessun matrimonio in programma. Raizen-sama l’aveva convocata per una questione molto importante. Iniziò a sfogliare il resoconto della missione. Per poter mascherare quel crescente imbarazzo che dominava nell’ufficio. Perché il Ninja convocato tardava ad arrivare? Forse il colosso voleva trascorrere solo un po’ di tempo con lei? Le sue ultime parole erano alquanto fraintendibili. - … - Nella stanza calò un silenzio imbarazzante, soprattutto per Ikuuya. Alzò leggermente lo sguardo per sbirciare la figura dell’Hokage dietro alla scrivania. Stava aspettando qualcuno? O qualcosa? Improvvisamente mille dubbi iniziarono ad assalire la Kunoichi dei reparti speciali.
    Nessuno arrivava. Passarono diversi minuti. Forse secondi? Ore? A quanto pare aveva già perso la cognizione del tempo. Le sembrava di essere tornata ad essere la ragazzina infatuata del suo Hokage. Li distanziavano solo pochi metri. Era la sua occasione. *Kyaa-Coff…Coff* Dovette soffocare improbabili suoni che provenivano dalla sua bocca. Mascherò tutto tossendo nervosamente. Si morse il labbro inferiore. Non poteva essere così sciocca. Ora la sua vita apparteneva ai Reparti Speciali di Konoha. - Inizio a sospettare che nessuno verrà.. e che questa sia solo una scusa per passare un po’ di tempo insieme. - Shannaro! Riuscì a proferire tutto senza balbettare come una ragazzina infatuata. Non era più un’allieva dell’Accademia. Doveva smetterla di fantasticare. Iniziò a guardarsi intorno, nella speranza di occupare la sua mente e cacciare via Raizen dai suoi pensieri. Non poteva diventare una sua ossessione. - Avrà avuto un contrattempo? - Ormai erano soli in quella stanza da fin troppo tempo.


     
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