Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    Il Muro e gli Occhi








    L’Hokage ascoltò attentamente le parole di Yato , soppesando ogni singola sillaba del suo discorso così pregno d’odio.
    Quadrava quasi tutta quella piccola impalcatura, ma c’era una piccola parte che ancora non riusciva a convincere Raizen, in quel momento ben poco Hokage ma parecchio ninja.

    Cosa temi del poppante Raizen?
    Lo stai torchiando peggio di un acino d’uva


    Guardagli gli occhi, presta attenzione alle parole.

    Era come se i due guardassero da una gigantesca finestra sul mondo

    Hai presente quel pelacappelle di Atasuke no?
    Non penso possa esistere alcun essere che mi disprezzi più di lui, un continuo controbattere, arrabbiarsi, minacce, eppure non mi ha mai mostrato quegli occhi, tantomeno ha mai parlato di forza.
    Non mi ha MAI paragonato a lui.


    Il demone parve farsi interessato, abbassando la testa verso il Colosso e osservandolo con uno dei suoi giganteschi occhi infiammati.

    Mmmmh.

    Un dubbio che esternato dal demone poteva essere sentito sul petto più che sulle orecchie.

    Vai avanti.

    Domandò.

    È… come dire, una questione di inconscio, hai presente no?
    Atasuke pur essendo uno snocciola palle non è mai entrato nell’ottica dei paragoni di forza.
    Credo che ci sia un motivo, Atasuke non ha mai voluto sovvertire l’ordine, destabilizzarlo, o andare contro la gerarchia. Lui penso di si, sin dal primo giorno l’ho visto impalato come uno stoccafisso, eppure pareva avesse ricevuto un ottimo addestramento.
    Perché questo timore, questa prevenzione?
    Perché pensare alla forza che ci separa, per poi spostarsi a parlare di acquisizioni di forza in futuro?


    Il demone si accigliò, parve essere dubbioso, rifletteva.

    Non ci stai forse facendo troppo la punta?
    Potevo sentire il pacchetto di concime Senju fin da qui, insomma soltanto paura magari.


    Il Colosso strinse le labbra, scuotendo la testa, terminando con un piccolo schiocco delle labbra.

    Nch.
    Vedi, quegli occhi?
    Non è paura, regge la botta, non crolla, quella non è soltanto paura.
    Certo, è inequivocabile che la provi, però gli resiste, come se fosse un baluardo per lui.
    Non è solo odio, è di più.
    Quella è una porta chiusa a chiave da lui, sta evitando di mostrarmi qualcosa ed è proprio con la paura che l’ha chiusa.
    Ma gli occhi… oh no.


    Sorrise.

    Quelli non mentono MAI.

    Sentì il manto della volpe farsi ispido.

    A volte sai far drizzare i peli persino a questo vecchio ammasso di chakra.

    Sollevò una mano, poi un indice, muovendolo ritmicamente prima a destra poi a sinistra, seguito poco dopo dal volto impassibile.

    Risposta errata.

    La lingua umettò il labbro inferiore, gesto naturale, quasi invisibile grazie al garbo con cui era stato fatto, eppure vi si poteva leggere qualcosa, la vittoria data da un intuizione, il pregustarsi di ciò che sarebbe avvenuto.

    Non è solo l’odio che si legge nei tuoi occhi, quello lo noterebbe chiunque, non potrei farmi vanto di questo, non trovi?

    Parlava con serenità, con la tipica tranquillità dell’occhio del ciclone.

    Potremmo dire che i tuoi occhi sono a strati, l’odio è il primo. E dopo l’odio la paura, ma è li che gli strati si fermano.
    Sei scaltra piccola anguilla travestita da serpente.


    Un mezzo complimento di cui si poteva andar fieri.

    Ma il problema è che quella paura la sfrutti per coprire quello che ci sta dietro, conveniente, non è vero?
    “mi sta intimidendo forse così me la cavo”
    C’eri quasi riuscito, il problema è per l’appunto che sono tante le persone ad odiarmi, e nonostante tutti mi odino non l’hanno mai messa in rapporti di forza.
    Nessuno ha mai pensato alla mia forza, vedi, ho l’innato talento, nel bene e nel male di mettere le persone sufficientemente a loro agio da farmi dire se mi odiano o se mi amano con sincerità, cosa che permette in un modo dell’altro di abbattere SEMPRE il muro della formalità, cosa che con te non è avvenuta.
    Potrai dire che solo questo minuscolo particolare della forza conta poco.
    Infatti è un’altra cosa quella che conta, quella paura.


    Il suo sguardo si fece nuovamente intenso, fino a poco prima vagava quasi sognante, fintamente inebriato dalla sua deduzione.

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    Quel muro impenetrabile, sigillato.
    Che non è sparito quando hai parlato dell’odio, bensì è stato sostituito dal sollievo mentre i tuoi occhi rimanevano incollati sui miei per vedere quanto la tua bugia stesse mettendo radici.

    png


    Me lo dici cosa credevi d’esser riuscito a nascondere piccolino mio?
     
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