Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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  1. Asgharel
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    Problemi di Comando

    ~Giudizio~





    L'Hokage non sembrò degnare di una risposta i pensieri dell'Uchiha, anche se questi aveva posto delle domande ben dirette e che non avevano una natura di tipo retorico, ma si aspettavano di fatto delle risposte, risposte che Raizen sembrò voler omettere, o almeno in quel momento.
    Di contro invece Yato sembrò voler rispondere ai quesiti, spiattellando molto brevemente quello che di fatto era il suo “giustificato motivo” di odio o quantomeno l'origine da cui tutto era partito ed in effetti non poteva dare completamente torto al ragazzo. C'era un limite a quello che l'Hokage poteva fare pubblicamente ed Atasuke aveva oramai perso il conto delle volte in cui lui o Shizuka lo avevano già redarguito in merito, evidentemente senza grossi successi.
    Tuttavia, in tutta quella serie di rivelazioni, Atasuke tacque su entrambi i fronti, evitando di dire qualsivoglia cosa e tenendo per se i propri pensieri, ascoltando poi le parole di Ayuuki, seguite a ruota da quelle di Sasori. Sospirò quando anche il suo compagno di clan ebbe finito la sua breve esposizione e le sue domande, prendendo quindi la parola. «Yato Senju. Un nome importante di una famiglia decisamente importante e famosa di Konoha» iniziò, appoggiandosi allo schienale della sedia ed intrecciando le mani dinnanzi a se, poggiando comodamente i gomiti sui braccioli. «Tuttavia il clan senju era rinomato e famoso per aver posto per primo la parola fine alle guerre tra il vostro ed il nostro clan. L'odio rammentavo essere una prerogativa, o meglio, una maledizione di noi Uchiha, non vostra. Non del clan che controlla il legno e con esso controlla se stesso cercando la perfezione e creando. I senju sono famosi come costruttori o come creatori, non come distruttori. La distruzione, sfortunatamente è legata alla storia degli Uchiha, cosa che sperabilmente sta cambiando, ma vedo che di contro i nostri storici rivali stanno acquisendo i pessimi tratti del nostro clan» Un giro di parole che sembrava non portare a nulla, ma che in realtà racchiudeva una chiara visione d'insieme ed una piccola lezione di storia che poteva tornare sempre utile.
    «Ma tornando alla questione principale...» Riprese, riportando il discorso sul piano da cui era partito. «Concordo con Ayuuki. L'odio è un veleno e va estirpato prima che ti corroda. Certo, subito sembra dare molto potere e può essere una “valida spinta” a migliorarsi costantemente, tuttavia, alla fine porta a pagare un prezzo, un prezzo troppo alto. Ti porterebbe a fare degli errori, errori di cui forse ti pentiresti in seguito, ma per farla semplice, ti trasformerebbe in un uomo identico all'uomo che tanto stai disprezzando» La frecciata era voluta per colpire entrambi, da un lato l'Hokage, che evidentemente ancora non aveva imparato a comportarsi come di doveva, dall'altra al Senju, sottolineando la stupidità delle proprie azioni e della via che sembrava percorrere. «Senza offesa Hokage-sama, ma tra i mille appunti che vi ho fatto sembra che in questo caso i vostri modi, decisamente odiosi ed inadeguati alla carica che ora ricoprite, siano andati ben oltre il punto e questa stessa situazione sembra dare nuovamente ragione alle mie parole» Non aggiunse altro, evitando di ripetersi inutilmente e limitandosi a fissare per qualche istante il colosso, ben sapendo che egli avrebbe ben compreso che cosa intendesse o a che cosa si riferisse con quelle parole. In fondo non aveva intenzione di alimentare l'odio del Senju o men che meno i suoi ideali rivoluzionari, quindi evitò di dare ulteriormente ragione al ragazzo.
    «Ma se non erro non siamo qui a sottolineare il lungo percorso dell'Hokage nell'adattarsi all'attuale ruolo dimenticando le vecchie abitudini, bensì siam qui per Yato, dunque ora mi concentrerò sulla tua “storiella” dato che mi risulta difficile definirlo un vero e proprio rapporto per gli stessi motivi esposti da Sasori. Comprendo e concordo sul fatto che un volto poco noto possa muoversi più tranquillamente senza dare nell'occhio. Ma trovo tuttavia strano, se non suicida, ritornare in quel luogo. Ora conoscono la tua faccia e il fatto che ti abbiano lasciato vivere certamente nasconde qualcosa» °Ad esempio una trappola° Evitò di rendere pubblica quella sua parte di pensiero, cercando di fare in modo che se davvero vi era una qualche trappola, chi doveva tendere l'agguato non sospettasse di essere già stato scoperto. «Senza contare che raramente le guardie dei covi sanno realmente cosa accade ad Otafuku, proprio per evitare che in caso di cattura possano spifferare qualcosa, dato che solitamente sono i primi ad essere assaliti e catturati. Inoltre continua a rimanere sospetto il fatto che pur avendo avuto accesso a degli archivi criminali di quelle dimensioni il primo obbiettivo non sia stato venire immediatamente da me al gate o dall'Hokage a consegnare la posizione del luogo per preparare rapidamente una squadra per mettere al sicuro la zona e procedere con le indagini. Si trattasse di un'informazione datata anche solo a ieri, ormai probabilmente l'organizzazione o le organizzazioni ad esso connesso avranno fatto sparire tutte le prove. E nonostante ciò la tua preoccupazione principale rimane l'Inadeguatezza del Kage.» Lo sguardo si fece affilato. Il ragazzo aveva fatto degli errori e questi sembravano concatenarsi l'un l'altro ed Atasuke li avrebbe messi tutti alla luce per smontare i suoi modi, per dargli una guida che evidentemente non aveva avuto. «Ma lascia che ti racconti come è andata l'elezione dell'attuale Hokage. Come ben saprai, prima di lui c'era o quantomeno doveva esserci Shika Nara. Sai quanto è stato presente? Io l'ho visto una sola volta, in missione, e la sua squadra era stata catturata quando noi invece abbiamo portato a termine l'obbiettivo, seppure non in maniera eccelsa. E sai come è stato eletto? Lo hanno scelto i precedenti amministratori del villaggio, non il popolo. Amministratori che mi risulta siano tutti scomparsi oramai da tempo, non molto più tardi dello stesso Nara.» Il tono era serio. Evitò inutili dettagli, storici, andando direttamente al punto. «Da sempre i Kage vengono eletti tra i ninja del villaggio. Da sempre l'elezione è decisa dal precedente Kage o dal consiglio degli amministratori. In questo specifico caso, non essendoci un organo adatto l'elezione è stata richiesta ed avvallata direttamente dal Daimyo del paese del fuoco. La più alta carica a cui potevamo rivolgerci, dunque non vi è nemmeno da discutere sulla validità della sua elezione. Certo Raizen forse non è l'Hokage che Konoha merita. Ma al momento di certo è l'Hokage di cui abbiamo bisogno» Concluse quel punto con un minimo di retorica, evitando di dipanarsi in inutili, oltre che poco sentite, parole di complimenti o melliflui esposti atti a dipingere una facciata tanto bella quanto falsa sul ruolo di Raizen e dei suoi modi.
    A differenza di Ayuuki, Atasuke, seppure gentile, non era solito lasciarsi andare ai complimenti sfrenati o almeno non quando questi non erano meritati. Ma soprattutto, per quanto diplomatico potesse essere, non era nella sua natura esporsi inutilmente difendendo l'indifendibile o cercando di dare motivi seri e raziocinio a comportamenti dalla dubbia natura. Per quanto motivato o giustificato, Raizen non era più un cane randagio e doveva sottostare alle dure leggi della politica e dell'opinione pubblica ed Atasuke non lo avrebbe protetto con parole evanescenti e vuote lodi.
    «Tirando quindi le somme, per quanto innegabile possa essere il tuo diritto ad odiare Raizen, mi pare chiaro che il tuo addestramento non sia completo, sotto ogni punto di vista. Non posso giudicare quanto giusto o meno possa essere il tuo risentimento e non è nemmeno un mio compito, ma devi ammettere che il tuoi modi sono stati inappropriati al pari dei suoi. Dunque in merito a tutta questa questione, ritengo che tu abbia bisogno di essere seguito, addestrato e corretto, ma attenzione:» Si fermò per mettere maggiormente in evidenza l'importanza di quella precisazione. «Beninteso che non parlo di rieducazione o di importi un pensiero non tuo, ma si tratta di educarti a stare al mondo ed evitare di farti palesemente condurre dalle te emozioni, come hai appena dimostrato di fare. Sia qui come in missione non puoi permetterti certi colpi di testa. Inoltre, sembra che tu debba nuovamente imparare le basi per definire le priorità in una missione, senza contare il rispetto delle gerarchie. Perché esistono dei limiti, per te come per l'Hokage. Egli ha il vizio di oltrepassare il punto, ma ultimamente sembra che stia imparando poco alla volta a rimanere nel limite dell'accettabile. Tu però allo stesso modo, per quanto possa avere diritto di odiare chi ti pare, hai dei limiti che non puoi superare, pena l'insubordinazione o peggio. E non vorrei ritrovarmi con un Asmodai anche all'interno di Konoha. Ne basta già uno a creare problemi a Kiri.»
    Molti forse non avrebbero colto quella specifica frecciata, ma Atasuke ben sapeva che quel nome era conosciuto dall'Hokage ed era ad egli che la frecciata era diretta, specificando chiaramente il suo diretto pensiero senza perdersi in troppi giri di parole. Certo la situazione era differente, o almeno in quel momento, eppure la stessa stupida follia sembrava animare entrambi gli animi del Senju e dell'Akuma o quantomeno c'era qualcosa che sembrava accomunarli nel modus operandi.



     
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