Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    Post II ~ Risentimento



    Le parole di Oda avrebbero ferito mortalmente anche l'uomo dall'animo più monolitico. Purtroppo per lui, però, lo spirito di Shin era già stato spezzato e, per quanto si potesse infierire, il risultato non sarebbe cambiato. Accolse lo sfogo di colui che lì dentro aveva perso più di tutti, rispettando il suo ordine di restare zitto. Non si poteva dire che lo shinobi avesse mancato il bersaglio, ma neppure che avesse colto completamente nel segno. In un'altra occasione, forse, il Kinryu avrebbe discusso con il chunin, ma non ora. Il giovane non aveva la forza di rispondere, e l'altro non aveva la volontà di ascoltare. Sarebbe stato un dialogo tra sordi. A cosa sarebbe servito dirgli che Sho solo avrebbe meritato tra loro l'appellativo proferito dall'hokage, se proprio il ninja non era presente perché trascinato via dal nemico? Suo fratello poteva doveva essere a pezzi quanto lui, anzi comprensibilmente di più, e il suo rivoltarsi furioso nella sala non sembrava lenire il suo dolore. Eppure, il ragazzo non poteva empatizzare con lui, non nello stato in cui si trovava. Tuttavia al contempo anche i suoi insulti gli colavano addosso come melma lasciandolo praticamente indifferente. Solo alla fine, quando Oda ebbe sputato contro di lui le sue frecce più velenose, una mano del giovane si sarebbe mossa in un fremito, e Shin avrebbe aperto la bocca per dire qualcosa di terribile a quell'uomo piegato. Stringendo a pugno le dita tremolanti, si sarebbe fermato appena in tempo, con la mandibola abbassata, deglutendo ed inghiottendo le parole prima che prendessero forma.

    Stai parlando di me, o di te?

    ...hai finito?


    Raizen, forte del suo ruolo, intervenne prontamente, impedendo che la situazione prendesse una piega ancora peggiore. Il giovane shinobi ascoltò quanto il capovillaggio aveva da dire, mutando appena espressione, ma annuendo vagamente. Ha ragione, ovviamente, Hokage-sama. Mi scuso per le mie incaute parole. Di fatto, il Kinryu non aveva detto nulla, se non un mesto commento tra sé e sé, ma l'aura cupa che lo circondava parlava per lui. Siamo stati tutti provati dai funesti avvenimenti dei giorni scorsi, e dopo il calo di tensione potrei essermi lasciato andare... Proseguì, con voce atona e sguardo spento, con la mente vuota in difficoltà nel trovare le parole. Mi spiace non avere la capacità di recupero di altri, ben più dotati, onorevoli colleghi... I suoi occhi non si mossero, quindi non sarebbe stato dato agli astanti seguire il flusso dei suoi pensieri. Espirando, ma senza il pathos di un vero sospiro, concluse, terminando la questione sollevata da altri. ...ma vi assicuro che farò tesoro delle sue raccomandazioni e continuerò a guardare avanti. Il verbo gli scivolò sulla lingua come se nulla fosse, privo come il resto del discorso di una qualsiasi intonazione, e solamente un ascoltatore paranoico ne avrebbe colto il sottinteso. A quel punto sarebbe rimasto, come già era, in disparte, osservando come uno spettatore il teatrino messo in piedi dal Senju e la replica di Kairi. Pur detestando, a torto o a ragione, Yato, nella sua condizione era troppo affaticato mentalmente per avere una qualsivoglia reazione. Invece, le parole dell'Uchiha, seppur di poco, riuscirono a smuoverlo dalla sua apatia. La ragazza gli era tutto fuorché indifferente, ed un po' di colorito avrebbe fatto ritorno sulle guance esangui del giovane nell'osservare i contorni del suo viso mossi dalla sua caratteristica decisione. Già, l'hokage aveva realmente ragione: piangersi addosso non sarebbe servito a diventare più forte, ad impedire che tragedie come quella dannata notte si ripetessero. Nel male, doveva ringraziare i kami, che non gli avevano strappato alcuno di prezioso, impartendogli comunque un utile insegnamento tramite la sofferenza. Per la prima volta in quel giorno, alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del capovillaggio, che vi avrebbe potuto scorgere un luce. Poco importa che fosse solo in riflesso di quello che era stato. A volte bastava una scintilla per accendere un grande incendio. Capisco, saggia decisione. Allora la lascio sotto la sua custodia, Hokage-sama. Torneremo a reclamarla quando sarà giunto il momento. Quasi inconsciamente, mentre spostava di sfuggita lo sguardo verso la kunoichi dai capelli neri, il genin usò il plurale, unendosi di fatto alla risposta della compagna.
     
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