Vecchio Palazzo dell'Amministrazione[Amministrativo]

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    A rapporto dall'hokage


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    Alla fine, Shin sospirò sul serio. Era un suo tratto caratteristico, tanto che un giorno Lavori, facendoglielo notare, gliene aveva chiesto il motivo. Il giovane aveva risposto che i motivi potevano essere principalmente due: la continua ostinazione del fato di metterlo di fronte a situazioni impossibili, oppure il suo essere continuamente circondato da idioti. Anche in quell'occasione, era difficile dire di quale delle due si trattasse. Il suo interlocutore aveva completamente frainteso o volutamente ignorato almeno la metà di quanto aveva appena finito di dirgli, ma il giovane era in dubbio se fosse a causa della sua incapacità di concentrarsi su due cose contemporaneamente, visto che aveva passato quasi l'intero colloquio a sfogliare il rapporto appena ricevuto dalle mani di Kairi, estrapolandone frammenti di informazione del tutto decontestualizzati, piuttosto il motivo fosse che il suo q.i. non raggiungeva la temperatura della stanza. Tenendosi quel dubbio amletico per sé, non tentò neppure di correggerlo, facendogli notare che non aveva affermato che quello era il miglior risultato ottenibile in assoluto, ma il migliore che potevano ottenere loro, messi in quella situazione. Stava scaricando le colpe sull'Accademia poi? Per nulla, se ne stava anzi prendendo la responsabilità. Il richiamo all'ente sovranazionale era piuttosto una critica alla leggerezza con cui avevano affidato una missione del genere, che si preannunciava complicata fin dalle sue premesse, a dei semplici genin. Tali sottigliezze sembravano però non essere state colte dall'Hokage, o forse semplicemente non gli interessavano.

    A dire la verità, difficile dire dove esattamente volesse andare a parare il capo villaggio. Il suo trucchetto di magia con il rotolo contenente i segreti della Foglia avrebbe probabilmente strappato più di un applauso ad una fiera di Paese, ma di fronte ad uno shinobi abituato ad evocare creature mistiche non ottenne che un'alzata di sopracciglio. Ancora una volta, il Kinryu non diede voce ai suoi pensieri, una critica sulla superficialità con cui trattava uno dei più preziosi tesori della nazione giusto per fare un esempio a, letteralmente, il rango più basso della gerarchia militare del Villaggio, volendo escludere gli studenti.

    C'erano talmente tante cose che l'uomo non aveva capito delle parole del Kinryu che il genin iniziò a chiedersi che tipo di percorso avesse fatto quella persona per arrivare nel posto su cui sedeva ora. Probabilmente tirava dei pugni potentissimi. Erano nelle condizioni per ottenere un accordo, quindi potevano ottenere di più? Era completamente fuori strada: avevano trovato un accordo solamente bluffando e facendo il doppio gioco con Hayate, ed in questo tutto il merito andava innegabilmente a Shunsui, ma anche le incredibili capacità del sunese sarebbero state vane se la sposa non avesse deciso di collaborare sua sponte per impedire nuovi inutili morti.

    Quello era però solo la prima che gli veniva in mente delle tante fallacie logiche del suo interlocutore. Con tutto il rispetto, signore, non crede che se fosse stata trasmessa ai posteri e qualcuno avesse avuto accesso ad una tecnica del genere, avrebbero resistito alla tentazione di usarla? A giudicare dalla sua reazione, invece, neppure lei ne ha mai avuto notizia. Non si trattava di ieri o il mese scorso: il rituale era stato eseguito quasi quarant'anni prima. Che qualcuno al di fuori di Città di Pietra ne fosse anche solo a conoscenza era già da sé eccesso di pessimismo, l'idea che potesse essere rivolto contro di loro da un momento all'altro era pura paranoia. Certo, la sicurezza del Villaggio veniva sopra ogni cosa per il suo custode, questo era corretto. Meno corretto la strumentalizzazione del senso di colpa per addossare su di loro una paventata strage. A disagio sia per sé che per la kunoichi al suo fianco, Shin cambiò lievemente posizione, attendendo che l'Hokage finisse di parlare.

    Solo con la domanda diretta aveva finalmente iniziato a capire che cosa voleva fargli comprendere il suo superiore, ma ancora una volta non si trattava che ribadire l'ovvio. Sicuramente dormiremmo tutti sonni più tranquilli conoscendo effetti e contromisure per un rituale tanto spaventoso, e perché no, magari anche il modo di attivarlo. Quell'ultima era un'insinuazione sottile, estranea al modo di fare del Kinryu, che tuttavia l'uomo con la sua supponenza era riuscito a strappare al placido ragazzo. Per l'ennesima volta Shin non replicò oltre, perché a ben vedere si era involontariamente avvicinato al punto focale. Era vero, non conoscevano il meccanismo esatto di funzionamento della tecnica, ma ne sapevano abbastanza per contrastarla, forse perfino prevenirla o ribaltarla contro l'utilizzatore. Ammesso che avesse ascoltato la sua spiegazione, cosa di cui a quel punto dubitava visto il tono del discorso. Chiunque avrebbe accolto tali preziosissime informazioni con gioia, e il loro portatore che aveva rischiato la vita per ottenerle con ringraziamenti. Chiunque, ma non il decimo Hokage. Ciò che gli stava chiedendo era impossibile, o nella più malevola delle interpretazioni perfino malvagio, e il giovane si persuase che le sue azioni erano corrette.

    Sorrise appena, amaramente, quando il suo interlocutore sfruttò contro di lui a sua volta un'argomentazione che aveva in precedenza criticato. Un jonin avrebbe fatto meglio di loro? Sarebbe stato grave il contrario! Ciò che fece però reagire con eccessivo fervore il ragazzo fu l'ennesimo rinfacciargli di aver permesso la sostituzione. Lo shinobi percepì distintamente il rumore del cuore di Kairi stretto in una dolorosa morsa: si era opposta a quel sacrificio insensato con tutta se stessa, finendo per acconsentire solamente costretta dagli eventi. Da quando erano tornati il suo umore era a terra, nonostante cercasse di darsi un tono, e aveva confessato al compagno di dormire poco e male a causa dei sensi di colpa. Le sarebbe servito tempo per accettarlo e accettarsi, sarebbe servito a tutti, ma questo l'uomo non parve coglierlo, tirando fuori ancora la questione con la stessa delicatezza di un elefante in una cristalleria. Il Kinryu rimase rigido sull'attenti, controllandosi per evitare di allungare la mano a sfiorare la kunoichi in un gesto consolatorio e frapponendosi di nuovo a parole tra lei e il jonin. Signore, mi perdoni se glielo ripeto nuovamente: quello che era in nostro potere fare, l'abbiamo fatto. Era abbastanza sicuro che il capo villaggio non si aspettasse delle scuse, e se stava ricorrendo al metodo maieutico affinché indovinasse ciò che aveva in mente non stava avendo molto successo.

    Shin era ad un passo dal gettare la spugna, rassegnandosi ad abbassare la testa in silenzio. Ciò nonostante, scelse di fare un ultimo tentativo, cercando le parole più semplici e comprensibili, scandendole bene nella speranza che entrassero nella testa dell'uomo. Indagare sulla natura dell'arma era consigliabile, ma non era né il nostro obiettivo né la nostra priorità. Non c'è stato tempo di farlo durante la tregua con Hayate, perché avevamo impellenza di fermare il rituale prima di essere posseduti. Non c'è stato tempo di farlo durante la contrattazione con la sposa, perché avevamo urgenza di non saltare tutti per aria. Non c'è stato tempo di farlo una volta concluso tutto, perché abbiamo ricevuto l'ordine di ritirarci immediatamentePer come era stata strutturata la giocata da Febh non c'era la possibilità/necessità di ruolare la fase successiva al termine della minaccia, nessuno ci ha pensato o ne ha sentito il bisogno, quindi on-gdr questa è la soluzione più coerente con le indicazioni date dal quest master per spiegare tale mancanza. dopo aver fatto ciò per cui eravamo stati mandati: localizzare l'arma e renderla inoffensiva. Il giovane riprese fiato dopo la lunga tirata, aggiungendo però subito dopo. Ah e comunque abbiamo una trascrizione dei sigilli tracciati da Hayate nel suo rifugio, è tra gli allegati, nella terzultima pagina, signore. Il genin avrebbe spostato lo sguardo sul corposo plico consegnato poc'anzi dell'Uchiha e presumibilmente ora adagiato sulla grande scrivania. Pensava che Kairi avesse decisamente esagerato con le spiegazioni, che il giovane avrebbe riassunto in meno della metà delle pagine, ma la sua previdenza sarebbe stata utile per far comprendere al superiore che non avevano tralasciato nulla, nel limite del possibile. Le ha tracciate il nostro compagno sunese, che si intende un poco di sigilli. Ha un ottimo tratto, penso che li troverà sufficientemente fedeli agli originali per analizzarli. Per fortuna aveva pensato di farsene consegnare una copia dall'Abara, il quale progettava meccanismi e marionette ed era preciso al millimetro nei suoi studi preparatori. Dopo quell'inciso, che sarebbe stato superfluo se l'uomo avesse deciso di prestare attenzione ad una cosa per volta, restava poco da aggiungere da parte del Kinryu.

    Il giovane si prese alcuni istanti per analizzare mentalmente le diverse possibilità di dialogo, immaginando le risposte più plausibili in base a quanto aveva visto finora.
    Se si fosse scusato, si aspettava un "non è scuse che cerco".
    Se si fosse assunto la responsabilità, un "è inutile fare la vittima!".
    Se si fosse difeso, un "non scaricare la colpa su altri".
    Se l'avesse presa come una lezione per il futuro, un "non puoi cavartela con un: la prossima volta andrà meglio!".
    Se si fosse proposto di rimediare, una risata di scherno. O una qualche offesa alle sue capacità.
    Se avesse proposto qualsiasi altra cosa, un'occhiata di sufficienza o di disapprovazione.

    Rimase in silenzio, incapace di trovare una soluzione prima che la questione divenisse perniciosa. No, decisamente i due non erano sulla stessa lunghezza d'onda, e difficilmente il Kinryu sarebbe riuscito a comprendere cosa passava per la testa del jonin. Per questo l'unica cosa che gli venne in mente fu guardare in avanti, rivolgendosi all'Hokage con la massima sincerità e serietà. D'altronde del senno di poi erano piene le fosse, e piangere sul latte versato completamente inutile. Mi è concesso parlare francamente, signore? Se vuole dire qualcosa dovrebbe farlo senza tanti giri di parole, è il nostro capo villaggio, oltre che un ninja veterano, mentre noi non siamo che dei semplici genin alle prime armi, ignari di quanto sia realmente pesante la responsabilità che grava sulle sue spalle. Non può aspettarsi che comprendiamo da noi i suoi ragionamenti superiori. Ciò che né Shin né Raizen potevano sapere era che la minaccia paventata dall'uomo si sarebbe abbattuta su di loro da lì a poco, provenendo però da una direzione del tutto inaspettata.
     
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