Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    D'Vorah, l'organismo.





    Raizen si defilò rapidamente quando Oboro dimostrò di essere diventata qualcosa di diverso, ma lei non ci fece caso, per la prima volta nella sua vita, non osservò la persona che aveva davanti, era troppo eccitata dalla sua nuova condizione, o meglio, non tanto dalla propria, da quella della situazione in cui si trovava. Era successo qualcosa in tutto quel contorto processo: qualcosa che stava in mezzo tra il caso, la fortuna, e la chimica; parte degli insetti erano in lei, e parte di lei era finita negli insetti; era ora difficile comprendere dove finisse la personalità della kunoichi e dove iniziasse quella della colonia che portava in grembo.
    Di sicuro qualcosa era andato perduto per sempre dentro di lei, e qualcos'altro era indubbiamente nato. I giorni passarono tranquilli, e dalla strada nessuno avrebbe potuto affermare che nell'ufficio dell'Hokage si stessero svolgendo attività non proprio legittime; soprattutto gli Aburame, che ancora ignoravano il furto di insetti, e forse lo avrebbero ignorato per sempre.

    Quando l'Hokage finalmente fece ritorno, Oboro ne notò il disagio, stavolta era abbastanza evidente per non farci attenzione; aveva l'aria di un uomo che si era dannato l'anima e non aveva dormito per giorni; ed entrò esattamente nell'istante in cui Oboro stava inserendo gli insetti dentro il suo corpo. Lui rimase stupito, lei sorrise, come una madre amorevole.

    - Nobile Kage, non si tratta di abitudine, ma di necessità. Davanti alla necessità tutto si oscura. -

    Quindi Oboro lo vide immobile, poco prima che questi le chiedesse se adesso la ninja avesse appreso il controllo sulle sue creature, o meglio, prima che si sincerasse delle di lei condizioni. Sembrava più preoccupato e pentito, che interessato agli insetti. Lei non fece attendere una risposta.

    - Non tema nobile Hokage, questo Essere le assicura la totale adempienza dei compiti assegnati. La colonia obbedisce, la colonia vive. -

    La ninja parlava in maniera strana, non era assente, era distaccata, nella misura in cui sembrava che le parole uscissero da una entità, come se fosse un grosso gruppo di esseri a parlare. Era come se la colonia stessa ora componesse quel corpo, qualunque cosa fosse accaduta, non era nei libri di testo.

    - Non ho perso nulla, ho solo cambiato molto, e appreso ancora di più. Oboro purtroppo ha lasciato questo Essere, in quanto inadatta al controllo della colonia, in caso di necessità... io sono Oboro e servo il villaggio. -

    Sorrise...

    - In questa stanza, e solo qui sarò l'Essere che sono diventata. Qui sarò sempre D'Vorah la vespa. Oboro è partita per una missione, ed è morta, il suo corpo andato distrutto. Il che non è poi così lontano dalla verità. Permetta a questo Essere di fugare i suoi dubbi. -

    Oboro, o meglio, ciò che era diventata, strasse un kunai e si praticò un taglietto sul palmo di una mano, alcune gocce di sangue si formarono sulla ferita e si apprestarono a cadere. Immediatamente dal corpo, dalla pelle, piccoli insetti rapidissimi schizzarono in direzione del sangue, afferrando le gocce con il loro corpo, e tornando all'interno della pelle. Recuperando l'essenza in modo che non andasse perduta. La colonia badava alla sopravvivenza del suo ospite. Oboro guardò Raizen e annuì seria.

    - La necessità. -

    Quindi ordinò ad alcuni esemplari di uscire, e di porsi fuori dal corpo, in fila, a terra. Oboro afferrò il kunai, e uccise il primo insetto. Gli altri non si mossero.
    Avvcinò il pugnale al secondo insetto, in modo che questi si accorgesse della minaccia. Lo uccise. Senza un singolo verso, gli altri non si mossero. Ripetè l'operazione col terzo, ancora più lentamente. Gli altri non si mossero. Quindi i restanti raccolsero i corpi dei caduti e riportarono tutto nel corpo di D'Vorah. Come precedentemente, osservò Raizen, e annuì.

    - La necessità oscura tutto il resto. -

    Quindi altri insetti uscirono dal corpo. La ninja tirò fuori dal mantello una boccetta con del sangue. Era stato raccolto da terra da lei stessa appena aveva ripreso conoscenza. Era sangue precedente all'operazione. Ancora irrorato col chakra del Kyubi, e Raizen avrebbe potuto percepirlo chiaramente. Lo versò opportunamente su tutti i dieci insetti che aveva estratto dal corpo, e immediatamente il chakra della volpe cercò di prenderne il controllo. Rimasero immobili. Quindi si uccisero autonomamente, auto-fagocitandosi fino a perdere la vita. In maniera ordinata, restando sul posto, senza impazzire. Come la ninja avesse addestrato i suoi insetti a togliersi la vita se sotto il controllo di un chakra estraneo, non era dato noto, ma ora questa era la realtà.

    Nuovamente guardò Raizen, nuovamente annuì, come se stesse mostrando il risultato di un compito dovuto. Non in palio, non completabile o meno. Dovuto.

    - La necessità di compiere il dovuto. In questo caso dimostrare senza ombra di dubbio quello che questo Essere deve al suo Hokage. In presenza della necessità, la colonia e il suo Ospite compiono le azioni necessarie. Per adesso gli insetti della colonia sono poco più che un quadro appena abbozzato. Si tolgono la vita se perdono il collegamento con la mente alveare, cosa che può avvenire unicamente con una fonte di chakra sbagliata, come la sua Hokage. Le garantisco che del sangue irrorato da altri non avrebbe alcun effetto. Col tempo, nemmeno lei spezzerà il collegamento. Col tempo, non ci sarà nemmeno più un collegamento. -

    D'Vorah si alzò in piedi, e fece un inchino al ninja, un grosso mucchio di insetti uscì dalle maniche e si raggruppò fino a formare un oggetto simile ad una maschera, simile a quella degli anbu, ma di un colore misto tra l'ocra e il nero, lo stesso della pelle di Oboro.

    - L'unica cosa che questo Essere le chiede a seguito delle sue azioni, per quanto siano state illuminanti e abbiano permesso di lasciare alle spalle una vita di incapacità e insoddisfazione, è di lasciarmi indossare questa, fuori da questa stanza. A meno di necessità. -

    Restò lì, in piedi, con l'oggetto in mano, attendendo ordini.
     
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    Troppo bello per essere vero







    Si mostrò subito interessato quando vide negli occhi del ragazzo la luce.
    Quel particolare bagliore in grado di rendere grandiosa qualsiasi azione: il bagliore del fine che giustifica i mezzi. Quello che permette di calpestare le regole per un obiettivo superiore.
    Guardò il progetto per qualche minuto, facendosi di quando in quando pensieroso.
    All’ultimo gli angoli della bocca gli si piegarono verso il basso.

    Porco cazzo.

    Si passò una mano sul viso, facendola calare fino ad appuntarsi il mento.

    E pensare che ad un primo sguardo neanche sembreresti così… così stronzo.

    Era uno dei migliori complimenti che Raizen fosse in grado di fare, se non dalle parole lo si poteva comprendere dai continui cenni di assenso col capo.

    Direi che le idee sono pure buone, giusto qualche piccola modifica da apportare qui e la, ma niente di sconvolgente.
    E qui veniamo al sodo, è tutto molto bello, ma tu sai farle queste cose?


    Lo guardò nuovamente con scarsa convinzione.

    Alcuni di quei cambiamenti comportano l’eliminazione di questi… collari elettrici come li chiami te e l’utilizzo di fuuinjutsu.
    Prima che tu arrivassi ho letto che ne sei un esperto, ma per quanto siano semplici vanno dosati a modo e devono essere duraturi, insomma, roba figa, anche se non troppo.
    E poi, siamo onesti.


    Buttò nuovamente un occhio ai progetti.

    Bello, non c’è che dire, ma a parole siamo buoni tutti.
     
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    Il nuovo Essere

    D'Vorah








    Di fronte alle parole di Oboro non potè che annuire mentre con un gesto distratto si grattava un sopracciglio.

    Devo chiamarti D’Vorah quindi?

    Chiese lievemente stranito più che a disagio.

    Riguardo la maschera non ho problemi, è una tua scelta.
    Ma son le tue sembianze a farmi sorgere qualche… dubbio.
    Non pensi di essere troppo… identificabile?
    Prima eri invisibile, ti saresti persa ovunque.
    Adesso invece ti si troverebbe praticamente ovunque, hai presente la differenza tra mosca e farfalla no?


    Si sedette sulla sedia invitandola a fare altrettanto mentre la mente iniziava a rimuginare sulle parole di Oboro, o D’Vorah come si era definita.
    Un nuovo essere che però era nato da una precisa azione, non che Raizen sapesse tanto di più sugli insetti di quanto la “donna” non gli avesse detto, ma la sua conoscenza era sufficiente a sapere che seppur il maschio non contasse tanto all’interno della colonia, contava Chi alla colonia aveva dato gli albori.
    Un legame chimico a cui generalmente gli insetti non potevano geneticamente opporsi.

    Mi sorgeva un’altra curiosità, D’Vorah…
    Chi ti ha generato?


    Quella risposta avrebbe potuto dire a Raizen molto riguardo al nuovo essere.

    Io qui infondo ti sento, lo sai?
    Stavi pensando “affascinante”


    Fai poco il cazzone, è un interesse puramente professionale.
    Se tu sei abituato a tuo fratello io non lo sono, e tieni a mente che se vomito qui dentro non so che fine farebbe ciò che espello.


    Insetto o umano?
    Un bel dilemma, e forse una buona possibilità.
     
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    Il fine giustifica i mezzi



    -Non c'è problema per i fuuinjutsu, posso arrivare a far qualcosa di concreto prossimamente s e mi metto subito a lavorarci.-

    Dissi brevemente al kage dopo che lui si espresse sul progetto. Mi parve gli fosse molto piaciuto, e ciò mi rese felice, ci avevo lavorato molto e le piccole modifiche che mi erano state segnalate erano un compromesso a cui sarei giunto senza problemi pur di vedere il mio edificio costruito.
    Il problema era un altro: il decimo aveva espresso dubbi sul fatto che io potessi o meno portare a compimento tale progetto. La cosa mi turbava ? No, non più di tanto per lo meno. Quella che avevo proposto era un'idea malsana, i detenuti sarebbero stati torturati, avrebbero pregato perché fosse donata loro la morte.
    Potevo capire che, dato il mio aspetto ed il mio modo di fare, molto composto, non potessi sembrare un candidato adatto nonostante fossi stato l'ideatore del progetto stesso. Guardai negli occhi il Kage, uno sguardo serio, mirato ad affermare con forza la risolutezza delle parole che avrei di lì a poco proferito:

    - Se quello che mi sta chiedendo..-

    Cominciai.

    -.. è se io sia abile o meno ed abbia effettivamente lo stomaco per poter fare le cose da me proposte, allora la risposta è sì. Godrei nel far soffrire? No, ovvio, non ho progettato tutto questo per un mero sadismo personale; il mio obiettivo è più grande. Questo è il mio villaggio, nel quale risiede la mia famiglia. Voglio che sia non solo tutelato, voglio che le persone... per usare il suo modo di parlare , Kage... si caghino sotto al solo pensiero di provare a fotterci. La mia vita è stata dedicata a questo, e quello che ho proposto sarebbe per me un obiettivo enorme. Non ho certo paura di sporcarmi le mani per raggiungerlo.-

    Mantenni il contato visivo con decimo e dopo una breve pausa ripresi.

    -Se vuole mi metta alla prova, anche qui ed adesso se necessario.-

    Ero convinto delle mie idee, la mia forza di volontà ed il mio senso del dovere non erano mai state così forti, non mi sarei fatto strappare dalle mani quello per cui avevo lavorato, per il mio obiettivo ogni mezzo sarebbe stato lecito.
    Attesi dunque ansioso la risposta del capo villaggio.
     
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    Il troppo storpia








    Quella che sembrava avergli lanciato Sho aveva il gusto di una sfida che, tuttavia, lo lasciò immobile, solamente la bocca si flesse in un sorriso particolarmente ampio.

    Ah si?

    Non disse null’altro, mantenendo il sorriso si sarebbe alzato dirigendosi verso la porta per poi chiamare un segretario nel corridoio e bisbigliargli qualcosa.
    In realtà finse solamente di farlo, mentre parlava le mani gli si erano già intrecciate nell’unico sigillo utile a creare un kagebushin che prontamente usò la tecnica della trasformazione.

    Spero non ti farai problemi.
    La tua prova entrerà a breve, se devi preparare qualche strumento fai pure.
    Ma sta attento, potrebbe non sembrare, ma sono esperto.
    Quale è l’obiettivo?
    Farla soffrire ma senza ferirla.


    Ultimate le direttive dalla porta sarebbe entrato il “clone”.
    Aveva assunto le sembianze di una bambina, abbastanza minuta, ma con una faccia maliziosa ed un abbigliamento che definire tale era quasi azzardato. [Riferimento]

    Stupito?
    Credimi, lo saresti di più a sapere cosa ha fatto.


    La indicò con una mano mentre questa, probabilmente intuendo cosa stava per accadere arretrò verso la porta spaventata. Purtroppo non trovò ciò che credeva, questa infatti avrebbe fatto qualche lieve scatto: era stata chiusa dall’esterno.
    Sarebbe stato sufficientemente preparato Sho?
    Lui, senza ombra di dubbio no, il suo clone non aveva troppi problemi, ma lui era costretto a guardare una ragazzina poco più che adolescente impaurita mentre tentava di fuggire con scarsi risultati.
    Pur sapendo dell’inganno non riusciva ad essere profondamente disgustato, si complimentò con se stesso per essersi finalmente dato prova che la sua crudeltà aveva un limite.

    Ricorda, solo dolore.
    Niente ferite.


    Due colpi sulla porta e questa scattò, permettendogli di uscire lasciando i due da soli nella stanza.

    Cosa mi vuoi fare?

    Una richiesta semplice, poche parole composte da chi non ha avuto sufficiente esperienza nemmeno per mettere in piedi un quantitativo di vocaboli accettabile ed una voce fine, spaventata.
    Che prova crudele.
    Fuori dalla porta il Juudaime si stava passando una mano sulla fronte.

    Porca merda questa volta era troppo persino per me!

    Ammise con un borbottio.
     
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    Troppo cattivo



    Non appena il decimo uscì utilizzai la tecnica della creazione della forma per creare degli aghi ed altri vari strumenti che mi sarebbero serviti allo scopo. Notai inoltre un minifrigo nell’ufficio del kage, mi sarebbe tornato utile. Non mi restava che aspettare la mia vittima.

    […]



    Davvero? Era quello il soggetto sul quale avrei dovuto provare la mia determinazione? Ero impietrito, davanti a me, quella piccola creatura aveva assunto le fattezze di una sfida titanica.

    “Cosa può aver mai fatto una bambina? Come posso torturarla?”

    Mi morsi l’interno della guancia destra per il nervosismo quasi fino a sanguinare.

    “Non ho molta scelta, se non lo faccio fallirò la prova e tutto il mio lavoro sarà stato vano, se questa bambina è colpevole pagherà per i suoi peccati.”

    Strinsi in pugno le mani che avevano leggermente cominciato a tremare così da farle smettere. L’hokage uscì con la richiesta di non ferirla, se non altro non avrei creato danni permanenti, sul piano fisico almeno. Deglutii mentre la porta dell’ufficio si chiudeva, come se quel gesto avesse potuto aiutarmi ad ingoiare il groppo di colpevolezza che mi si era formato nella gola. Presi tutta la determinazione che avevo e sorrisi alla piccola.

    -Ciao, il mio nome è Sho, vorrei che tu ti accomodassi sulla sedia, non ti preoccupare, va tutto bene.-

    Dissi in tono calmo e pacato. La bambina eseguì l’ordine e si sedette.

    -Avrei bisogno che tu mettessi le mani sui braccioli della sedia per favore.-

    Le chiesi cortesemente.

    -Devo un attimo bloccarti alla sedia o il kage si arrabbierà con noi, e credimi, nessuno di noi due vuole vederlo arrabbiato.-

    Forzai una risata, volevo che fosse calma, quasi a suo agio, in quella situazione, non potendo ferirla avrei giocato sul piano psicologico, ed avevo pertanto la necessità di creare l’ambiente adatto. Dopo un po’ di riluttanza lei fece come le avevo chiesto ed ebbi modo di fissarle mani e piedi alla sedia con della corda che trovato nell’ufficio.

    -Troppo stretta? Ti fa male?-

    Le chiesi. Dopo una risposta negativa le sorrisi e mi allontanai di circa un metro da lei per poi girarmi di schiena.

    -Ti piacciono i disegni? Io li adoro-

    Dissi mentre ripiegavo un foglio a forma di aeroplanino. Una volta terminato imposi su questo il sigillo esplosivo e mi voltai nuovamente verso la bambina.

    -Bello vero?-

    Dissi sorridendo.

    -Ecco, ore ce lo hai anche tu uguale.-

    Imposi quindi il sigillo su u altro foglio e glielo infilai in tasca.

    -Vedi…-

    Cominciai a dire, lanciando l’aeroplanino fuori dalla finestra dell’ufficio, quella verso la quale la bambina era rivolta.

    -Mi hanno detto che sei stata molto cattiva…-

    Feci esplodere quindi il sigillo sull’aeroplanino ad una distanza tale che non producesse danni all’edificio, ma abbastanza vicino perché lei vedessa cosa gli era successo.

    -E a me non piacciono i cattivi.-

    Divenni serio e lo sguardo si fece di gelo, il momento della tortura era arrivato. Al momento dell’esplosione la bambina sbigottì e provò a liberarsi dalle corde inutilmente, gli occhi le si riempirono di lacrime.
    Poggiai le mani sui suoi polsi spingendo verso i braccioli, non le avrei fatto male, serviva solo ad affermare dominanza, a cominciare a distruggere il suo spirito; mi avvicinai al suo volto e dissi:

    - Se non eseguirai ciò che ti verrà detto farai purtroppo la fine di quell’aereo, qui e oggi verrai punita per ciò che hai fatto, un crimine che non mi interessa conoscere, giudicarti non è mio compito.-

    La bambina si mise a piangere ed io mi allontanai da lei.
    Lentamente mi voltai e mi recai alla scrivania sulla quale avevo riposto tutti gli oggetti di tortura. Presi il primo, era un bisturi dalla lama più lunga, adatto alla taxodermia, non potevo usarlo su di lei per via delle direttive dell’hokage, ma questo la bambina non lo sapeva.
    Mi avvicinai a lei e lo strofinai leggermente sulle sue labbra dalla parte non tagliente della lama, provò a divincolarsi, ma non glielo permisi, con l’altra mano le presi il volto e la tenni ferma, obbligandola a guardarmi negli occhi mentre continuavo a poggiare la fredda lama sulla pelle del suo volto e muoverla delicatamente.

    -No…-

    Dissi distaccandomi da lei di scatto.

    -Non è adatto a te questo, ci vuole qualcosa con più… con più classe.-

    Non avevo più rimorsi, avevo solo una curiosità scientifica verso lo spirito umano, ce l’avrei fatta a distruggerlo senza punizioni prettamente corporali?
    Fui colto da un’idea e velocemente composi i simboli che mi permisero di creare il Chidori nella mia mano sinistra.
    La stanza si riempì del frastuono della tecninca mentre la mia manna irrorava elettricità.

    -Questa è elettricità pura-

    Le dissi.

    -Quando toccherò il tuo corpo le tue ricezioni nervose, assieme ai tuoi altri tessuti, bruceranno così velocemente che l’unica cosa che sentirai sarà freddo… e non piangere, che tanto non funzione, anzi mi urta…-


    Dissolsi la tecnica e con un pezzo di stoffa le bendai gli occhi.
    Non mi dava veramente noia il pianto, avevo solo bisogno di privarla della vista per un po’.
    Dal frigo presi del ghiaccio che poggiai dietro di lei, dopodichè le tagliai alcune parti dell’abito che indossava sulla schiena in modo da esporre la pelle.
    Le urla ed i pianti non mi disturbavano, la mia concentrazione era totalmente verso il mio inganno.
    Ancora una volt
    Ancora una volta creai il chidori nella mano sinistra, in modo che la stanza si inondasse nuovamente del suo rumore caratteristico, avvicinai quindi la mia bocca al suo orecchio destro e sussurrai.

    -Eccolo che arriva….-

    Presi quindi il ghiaccio che avevo precedentemente posato e lo posi a contatto con la sua pelle della schiena. Ancora urla, ancora pianti, sempre più forti.
    Nessun danno le era stato fatto a livello fisico, ma sapevo che sul piano interiore era tutto un altro discorso.
    Dopo 10 lunghi minuti di inganni decisi di smetterla e di dedicarmi ad un altro esperimento.
    Presi un ago e lo cosparsi di un veleno con le proprietà di intorpidire.
    Analizzai bene il corpo tremante ed esausto della bambina in modo che si disegnasse davanti a me il diramarsi dei suoi nervi, la visualizzai come in un libro di anatomia e quando fui sufficientemente sicuro conficcai l’ago tra la sua clavicola e scapola destra, andando abbastanza in profondità da penetrare il nervo brachiale. Era poco più che il danno di un iniezione, non pensavo di violare la regola imposta dall’hokage. Estrassi quindi l’ago e dissi:

    - Il tuo braccio destro è adesso anestetizzato, insensibile al dolore, lo sentirai quindi intorpidito…-

    Questa era una mezza bugia, perché , per quanto effettivamente avessi fatto in modo che il suo braccio si intorpidisse, non era una vera e propria anestesia, ma ero abbastanza confidente sul fatto che la bambina non avesse le conoscenze mediche necessarie per rendersene conto.
    Presi quindi un martello e lo posi a contatto con la sua mano sinistra per farle capire cosa fosse nonostante avesse ancora la benda sugli occhi.

    -Adesso vediamo quanto ci vuole per romperti tutte le dita, ti va?-

    Con forza sbattei il martello sulla scrivania dell’hokage, il rumore fu però in gran parte coperto dall’urlo acuto della bambina.

    -Uuuuh… questo si è proprio frantumato! Beh, uno è andato, quattro ancora da fare!-

    Dissi colpendo nuovamente la scrivania col martello. Così per altre tre volte, alternate da pause, continuai con la messa in scena.
    Il patto con il kage era stato rispettato, non avevo ferito la bambina e , dopo circa 45 minuti di tortura, decisi che era l’ora di finirla.
    Posai tutto e , lasciandola legata e bendata, aprii la porta dell’ufficio cercando il capo villaggio per dirgli che avevo terminato.
     
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    Tempo di Assunzioni








    Contrariamente a quanto Sho si sarebbe potuto aspettare la bambina urlò più forte, mutando lentamente le grida in un tono sempre più impostato.

    Gneeeeeeahahahah.

    Fino a concluderle in una risata che la portò a battere le mani lentamente.

    Oddio oddio.
    E io pensavo che l’avresti affettata!
    Pensa sono uscito dalla stanza disgustato al sol pensiero di quello che avevo organizzato.


    Il clone si dissolse mentre il Juudaime entrava dalla porta facendo una smorfia per le informazioni ricevute.

    Sei sveglio, mi piaci Sho.

    Tornò a sedere al suo posto.

    Ah, la scrivania che hai diligentemente martellato è un gran pezzo d’arredamento, stacci attento.
    Detto questo, sai, sarei proprio scemo a non assumerti, dove lo trovo uno schizzoide che mi tortura pure le bambine?


    Si sedette sulla scrivania prendendo da uno dei cassetti un modulo precompiato su cui aggiunse solamente la firma.

    Tieni questo, prima di uscire passa in… non so quale ufficio, provane uno ti reindirizzeranno se sbagli, grazie a questo foglio ti assegneranno fondi ed una squadra ti costruzione approvata dall’amministrazione.
    Da adesso hai uno stipendio, torturatore.


    E un’altra mansione era occupata.
    Non voleva dire di far in maniera eccellente il suo lavoro, ma da quando era stato eletto Konoha aveva guadagnato un Hokage, un ospedale ed ora delle prigioni, particolare che non l’avrebbe più costretto a tenere i detenuti sedati in un apposito reparto dell’ospedale.
     
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    Missione compiuta



    Non posso negare che mi sentii sollevato nel vedere la bambina rivelarsi essere un clone del Kage, ma mantenni comunque la compostezza richiesta dalla situazione. Non ero certo arrabbiato per il tranello tiratomi, anzi, tutto l'opposto.

    -Mi spiace per la scrivania.-

    Dissi al decimo dopo che zi era rivolto a me.

    -Farò più attenzione.-

    Presi i documenti che mi porse e ringraziai con un inchino prima di uscire dalla stanza. Una volta fuori esplosi in un immenso sorriso, ce l'avevo fatta.

    "Si cazzo! Il mio progetto prenderà vita, ed io potrò parteciparvici attivamente, e pagato per giunta!"

    Velocemente corsi al primo ufficio per chiedere informazioni su dove portare il modulo e dopo un po' di giri lo consegnai nelle mani giuste; era fatta.
    Uscii dal palazzo dell'amministrazione soddisfatto di me stesso, fiero di aver lottato e vinto per le mie idee. Chissà che faccia avrebe fatto mio fratello una volta che glielo avessi detto...
     
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    Alla domanda del kage, la ninja semplicemente rispose quasi scrollando le spalle, come se la cosa non fosse importante tra loro due.

    - Nobile kage, potete chiamarmi come preferite, in questa stanza. Per il mondo io cesserò di esistere dal momento in cui uscirò dalla stanza. La necessità viene prima di tutto. -

    Anche se più che una curiosità, quella del kage era più una prova di mascherare il suo disagio alla vista di quello che era rimasto al posto di Oboro. Sensi di colpa? Non doveva averne, non aveva fatto niente per cui meritarli. La successiva serie di domande invece, aveva l'ombra della necessità, e D'Vorah cambiò espressione. Era tornata professionale.

    - Domanda sensata mio kage, ma non deve preoccuparsi. Non mi sono trasformata da mosca a farfalla, ma da mosca, a vespa. Sono sempre neutra, ma adesso posso pungere. E ho quasi pronti alcuni cuccioli, in grado di permettermi di fare questo...-

    Disse mentre eseguiva la [Tecnica della Trasformazione] e diventava la segretaria dell'hokage che aveva visto entrando giorni prima.

    - Senza dover fare questo. Tra qualche tempo dimostrerò cosa intendo dire, devo ancora limare alcuni dettagli. Le mie strategie di invisibilità restano il punto focale delle mie arti ninja, non ho dimenticato la loro importanza. -

    Si sedette, su invito del Kage, e gli insetti che avevano composto la maschera, sfaldarono l'oggetto e tornarono nell'abito della donna. Accavallò le gambe, e rilassò la schiena sulla sedia, come se fosse la persona più normale del mondo.

    - La necessità. Ed è sempre la necessità, a governarmi. -

    Ma non spiegò la necessità di che cosa, e dal suo sguardo, fu ben chiaro che non avrebbe accettato una domanda così, secondo lei, stupida. Non da un kage. Era convinta che il suo capovillaggio avrebbe capito.

    - Devo assentarmi per qualche giorno, per studiare le novità del mio corpo, nutrire la colonia, e assicurarmi che gli Aburame sappiano della mia morte, mi aiuterebbe in questo? Un comunicato di lutto al clan ufficiale rende più l'idea. Ha ancora bisogno di me mio kage? -

    E aspettò, con uno sguardo irruento, quasi tamburellando le dita, per l'eccitazione di iniziare i suoi studi. Qualcosa di Oboro proprio non era cambiato.
     
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    Espirò dal naso con un unico colpo, lievemente infastidito da quella risposta ammezzata.

    Mh.
    Va bene.


    Troncò secco.

    L’ultima persona che mi rispondeva a questo modo mi ha riportato in vita.
    Speriamo sia di buon auspicio.


    Si massaggiò le tempie pensando a quante risposte Jotaro si fosse portato nella tomba.

    Forse di chiamerò semplicemente Vora, quella D in mezzo è facile da pronunciare come il mio nome con un kunai di traverso per la gola.
    Puoi andare, mi occuperò io di darti una copertura per la tua morte, tanto non penso possano individuarti facilmente.


    Accennò un sorriso lasciandola uscire.
    Solamente a porta chiusa si abbandonò sulla sedia, più simile ad un denso liquido dentro ad un palloncino che ad un corpo umano.

    Mondo maiale merdoso!
    Che porco cazzo è diventata?!?


    Si, quell’esperienza, nonostante fosse stato in grado di digerirla parzialmente grazie alle parole della Kunoichi, l’avrebbe segnato a lungo.
     
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    ~Incontro con l'Hokage~


    Da tempo Atasuke aspettava il momento propizio. Da tempo, aspettava il momento adatto, il giorno in cui avesse avuto le possibilità tecniche ed economiche di aprire all'interno del villaggio una struttura di sua proprietà, una struttura che portasse lustro al suo villaggio e perchè no, anche al clan. Quel giorno, forse era arrivato.
    Dopo la distruzione di Konoha, gran parte dei quartieri avevano cambiato aspetto, alcune strutture erano sorte al posto delle macerie, altre erano scomparse, lasciando un posto vuoto, altre ancora si erano ingrandite accogliendo coloro che avevano perso il loro negozio, la loro casa o la loro attività, quale che essa fosse.
    In tutto quel trambusto, una discreta aresa, non molto distante dal gate e dagli uffici della guardia era rimasta inutilizzata. Le squadre di costruzione l'avevano tenuta come deposito per i materiali durante la ricostruzione ed ora era lasciata a se stessa, ormai resa inutile dal termine dei lavori. Tanto che Atasuke aveva già ottenuto un'accordo per acquistare quel terreno ad un buon prezzo ed effettivamente mancava solo più la sua firma a chiudere il contratto, firma che sarebbe giunta nel pomeriggio, poche ore dopo la chiusura dell'incontro con il decimo, al quale voleva chiedere le dovute autorizzazioni.
    Con largo anticipo di alcuni giorni aveva mandato la sua richiesta, prenotando un'appuntamento con l'Hokage in quella mattinata, ed ormai l'ora era giunta. L'Uchiha, con passo svelto ma non frettoloso percorreva i corridoi amministrativi con relativa tranquillità. Con il suo lavoro conosceva bene quell'edificio e le sue stanze e ad ogni passo o poco più trovava un volto noto, scambiando rapidi saluti ed accenni amichevoli sulla vita di tutti i giorni, senza però soffermarsi troppo a lungo, in fondo loro erano al lavoro e lui non aveva troppo tempo da perdere.
    Giunto davanti alle porte dell'ufficio dell'Hokage, attese. Nessuno, apparentemente era davanti a lui in coda, tuttavia rimase in attesa che la segretaria del decimo lo autorizzasse ad entrare, in fondo l'Hokage poteva essere indaffarato con i suoi compiti o con un qualche altro incontro ed Atasuke avrebbe odiato interrompere il lavoro altrui. Cosa, che gli fece rammentare quanto la controparte invece ignorasse quella base di buonsenso e civiltà.

    [...]


    Giunto infine il momento, l'uchiha entrò a passo deciso, cartellina alla mano e con un breve inchino si fece avanti, chiudendosi poi la porta alle spalle.

    «Buongiorno, Hokage-sama... Spero di non importunarvi troppo, ma come spero vi abbia anticipato la vostra segretaria, ho una richiesta alla vostra attenzione, un mio piccolo progetto che spero porti lustro al nostro villaggio e che attende solo la vostra approvazione per prendere piede»


    Esordì sorridente, avvicinandosi alla scrivania e preparandosi ad aprire la cartellina con tutta la documentazione inerente, a partire dall'idea in sintesi e terminando con i progetti dettagliati, tutto rigorosamente organizzato in ogni minimo dettaglio. Se una cosa poteva essere definita “palese” era la minuziosa preparazione di quel progetto, segno che non era un'idea dell'ultimo minuto, bensì un qualcosa decisamente più importante, più radicato, più raffinato.
    Ed a quel punto attese le richieste dell'Hokage, pronto a porgergli la documentazione che aveva preparato o a rispondere ad eventuali domande.
    Aveva un solo obbiettivo quel giorno: Uscire con i permessi che gli servivano e nulla gli avrebbe impedito di averli.



    OT - Molto breve, ma in fondo siamo in casa tua questa volta XD Su, su, che si vuol aprire un Dojo a Konoha (+ futura armeria annessa, magari :ghu:) - /OT
     
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    I Guardiani del Fuoco








    Dopo qualche minuto d’attesa la segretaria personaletumblr_nkwx7y1qxC1sase9zo8_500 dell’Hokage sarebbe uscita dall’ufficio dello stesso, composta e quasi sospesa in un area di fredda professionalità, solo la gonna lievemente sgualcita tradiva una lieve distrazione frutto di chissà quale evento, che venne prontamente rimessa in ordine con un solo piccolo gesto.
    Si meravigliò nel vedere Atauke in attesa.

    Oh, immagino stia aspettando il Juudaime.

    Chiese con tono gentilmente formale.

    Sarebbe dovuto passare agli sportelli all’ingresso, l’avrebbero avvisata che l’Hokage sarebbe dovuto uscire qualche minuto prima del suo arrivo.
    Può scegliere se attendere qui o recarsi nei sotterranei, nonostante i suoi impegni richiedano la sua presenza non penso necessiti di concentrazione tale da non potervi prestare attenzione.


    Se avesse seguito il consiglio della fredda segretaria che di li a pochi secondi si sarebbe ritirata per portare avanti il suo lavoro, avrebbe notato che per la via che portava ai sotterranei c’era un certo movimento, o quantomeno, era movimentato per essere il corridoio che portava ai sotterranei.
    Se gli fosse venuta in mente l’idea di seguire una delle persone che muovevano verso la sua stessa direzione l’avrebbe portato in una zona dell’amministrazione mai vista, a giudicare dal percorso fatto pareva fossi circa a metà del villaggio, seppur a svariati metri sotto la superficie. Il passaggio non sembrava di nuova fattura, ma era probabilmente stato restaurato di recente, si sentiva ancora nell’aria l’umidità tipica del cemento unita alla calce bianca che dava ai muri un aspetto immacolato.
    Si potevano notare ad intervalli regolari le cornici di alcune porte a scorrimento, di materiale metallico a giudicare da ciò che si poteva vedere, era ancorato mediante rivetti abbastanza grossi da sembrare borchie.
    Il corridoio si concludeva in uno slargo circolare di dieci metri di diametro, una mezza sfera nel cui pavimento ne era stata scavata una seconda, ma più piccola, in grado di ospitare un piccolo specchio d’acqua di un metro di diametro e tre posti a sedere su delle poltrone avvolgenti i cui cuscini parevano fatti del medesimo liquido che per chissà quale artifizio riusciva a mantenere la propria forma.
    L’Hokage era insieme a tre bambini, poco meno di adolescenti, parlavano fitto e dal tono pareva li rassicurasse in proposito di qualcosa, non era chiaro se fossero maschi o femmine, la pelle bianca ed il taglio di capelli li rendeva estremamente simili nonostante l’essere gemelli già aiutasse in tal senso.
    Indossavano una tuta bianca che dalle costolature verticali pareva essere imbottita, sulla schiena erano invece presente una fila di quelli che parevano essere spinotti per l’aggancio a qualcosa.
    Al segnale di un addetto al controllo delle postazioni i tre levarono il capo, nuovamente intimiditi da ciò che li aspettava , furono le mani di Raizen a distrarli dalle preoccupazioni.

    Non vi preoccupate, siete nati per questo.

    I tre sorrisero, era ancora presente un ombra di insicurezza, ma un sospiro parve rendergli da forza necessaria a portarli alle loro postazioni senza indugi.
    Quando si disposero nelle sedute ci volle qualche minuto prima che la pozza davanti a loro si agitasse dando origine ad una semisfera traslucida che iniziò ad ingrandirsi progressivamente ed a velocità crescente, esitò qualche secondo arrivata al margine della sfera scavata prima di riprendere ad accrescersi rapidamente[Barriera di Individuazione Perpetua] , ad una velocità difficilmente percepibile quando il gruppo gli shinobi ne vennero investiti riuscirono chiaramente a sentire che qualcosa li aveva connessi[Comunicazione Mentale] ai tre Guardiani. Un efficace sistema di comunicazione, anche tra gli Shinobi connessi mediante i Tre, che tuttavia avrebbe sempre e comunque avvertito l'Hokage prima di dare allertare l'intero villaggio o passare comunicazioni, di modo che solo colui a cui dovevano fedeltà potesse decidere quando, come e cosa comunicare. Loro dovevano fedeltà solamente a Raizen, l'unico che poteva avere controllo sull'intero villaggio, ma questo non era dato saperlo.
    L’Hokage sorrise: Konoha era più sicura da adesso[Avvenuto utilizzo competenza Ryo].
    Si voltò con uno strano sorriso sul volto, vedendo finalmente Atasuke.

    Oh, ciao.

    Disse quasi sorpreso.

    Ti serviva qualcosa?

    Chiese mentre iniziava a girare per la stanza osservando i tre ragazzetti, parevano essersi calati in un sonno profondo, iniziando a vivere la vita di un intero villaggio, nella piccola pozza l'acqua tornava piatta, come uno specchio.
     
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    ~Dirottamento~


    Attese per alcuni minuti, fin troppi in effetti, valutando che era atteso, ma alla fine, las egretaria dell'Hokage uscì da quell'ufficio, in un'apparente stato di ferrea professionalità, anche se la gonna, fin troppo sgualcita tradiva una distrazione dal lavoro più che palese, una distrazione che Atasuke non fece fatica ad immaginare, ma che decise di lasciare correre. Per quella volta.
    Ferreo nella sua postura rimase in attesa che la donna finisse di sistemarsi e che si accorgesse della sua presenza, immaginando quanto sarebbe accaduto se al posto suo ci fosse stato qualche emissario o dignitario del paese del fuoco.

    “Oh, immagino stia aspettando il Juudaime.”

    °Oh, no, non si preoccupi, mi dilettavo nell'osservare le decorazioni della parete perfettamente bianca e monocromatica del corridoio, sa... è la mia passione°

    «Avevo un'appuntamento con lui ora, come ben rammenterà»


    Rispose con tono cordiale, mascherando abilmente ciò che i suoi pensieri tradivano, cercando di non indisporre ulteriormente la donna più di quanto non fosse necessario. In fondo gli era palese che non era colpa della poverina la sua inefficenza... Evidentemente l'Hokage l'aveva scelta per altre due caratteristiche che si potevano definire molto a cuore dell'Hokage, oltre che per le altre decisamente non di minore importanza per il colosso e che la sgualdrina non aveva grossi problemi ad elargire, “allargandosi” nei propri ruoli.

    “Sarebbe dovuto passare agli sportelli all’ingresso, l’avrebbero avvisata che l’Hokage sarebbe dovuto uscire qualche minuto prima del suo arrivo.
    Può scegliere se attendere qui o recarsi nei sotterranei, nonostante i suoi impegni richiedano la sua presenza non penso necessiti di concentrazione tale da non potervi prestare attenzione.”


    «Oh, non sapevo che adesso fosse necessario chiedere allo sportello informativo se la persona con cui si ha appuntamento si trova nel suo ufficio dove dovrebbe essere... Specie quando suddetta persona ha una segretaria personale... Ad ogni modo, mi congratulo per la sua efficienza... Con uno sportello tanto attivo, mi chiedo che cosa ci stia a fare lei qui...»


    Un sorriso sornione, quello dell'Uchiha, visibilmente offeso da quella mancanza di rispetto da parte dell'Hokage che tanto si era lamentato nel suo ufficio quando lui era in ritardo a causa dei Suoi nuovi controlli all'archivio, ma soprattutto dalla falsa operosità della donna che di certo non stava svolgendo il suo ruolo ufficiale fino a pochi istanti prima e che “giustamente” delegava i suoi compiti agli sportelli.
    Ad ogni modo, concluse con un breve inchino di cortesia, lasciandosi alle spalle la donna ed ogni sua eventuale ulteriore esternazione. Ella davanti ai suoi occhi non era nulla più che una mignotta dal pappone pieno di soldi, non una segretaria. Quasi si sentì compiaciuto dall'efficenza dei suoi uomini, che, compreso Sougo, almeno avevano la decenza di mostrarsi orgogliosi del loro compito e dei loro ruoli mentre li svolgevano.
    Si diresse a passo rapido verso i sotterranei, in fondo non aveva troppo tempo da perdere e quella mattinata si stava dilungando fin troppo per i suoi gusti. Certo, non aveva fretta, in fondo tutta la struttura andava costruita e non ci sarebbe voluto meno di un mese per completare i lavori di costruzione, pur avendo già i progetti alla mano ed altrettanto gli sarebbe servito per reclutare i primi suoi allievi “ufficiali” per la cerimonia di apertura del dojo, oltre che per organizzare nel dettaglio l'evento.
    Attorno a lui c'era un costante viavai di persone, fin troppe per i suoi gusti, valutando il luogo in cui si stava dirigendo. Almeno in teoria le segrete sono conosciute appunto come luoghi segreti inaccessibili o quaasi, salvo che per poche persone autorizzate.
    Ovviamente nessuno provò ad ostacolarlo, chiunque nel villaggio lo conosceva, o quantomeno sapeva riconoscere il volto del capo dei guardiani. Seguì quindi la “folla” che continuava a muoversi, incanalandosi per i lunghi corridoi che serpeggiavano sotto terra, notando regolarmente quelle che sembravano essere le intelaiature di alcune porte di sicurezza, evidentemente studiate per essere chiuse in modo da sigillare i settori dei sotterranei in caso di attacco.
    Proseguì deciso nel suo cammino, finchè non raggiunse la sala in cui l'Hokage (non) lo stava aspettando.
    Rimase fermo, in disparte, osservando quello che stava accadendo e chiedendosi di quale misterioso esperimento si trattasse. Vide chiaramente i tre bambini, visibilmente spaventati e vestiti da aviti bianchi, assolutamente impersonali, al pari del loro aspetto. Non gli fu possibile, comprendere se si trattasse di maschi o femmine, ma non ebbe dubbi nel ritenere che evidentemente erano la chiave di un qualche esperimento malato, non dissimile da quelli che aveva visto fare dagli abomini. Ma almeno loro avevano la “decenza” di non farli sui loro simili.
    Rimase comunque in attesa, osservando la serie di eventi e ponendo particolare attenzione alle parole dell'Hokage, prima che questi diede il via all'esperimento.

    “Non vi preoccupate, siete nati per questo.”
    °E dunque non sbagliavo nella mia ipotesi?°


    Non potè evitare di chiedersi, mentre la sua mente lo rimandava sulle immagini che tempo addietro l'incontro ravvicinato con le Kitsune gli mostrarono. Per quanto giusta potesse essere l'azione dell'Hokage, qualunque cosa, facesse, riconobbe in quella scena il marcio che a stento riuscì a mandare giù.
    Ci vollero alcuni minuti, prima che tutta l'operazione iniziasse ad avere un significato ed Atasuke notò poco dopo l'acqua che iniziava a ribollire, sputando fuori dalla pozza una piccola sfera che copo pochi istanti sembrò esplodere, espandendosi in tutte le direzioni investendo tutti i presenti, Atasuke compreso.

    °Comunicazione mentale?°


    Si chiese, percependo una sorta di sensazione familiare, molto simile a quella che gli dava ogni volta attivare quel collegamento per comunicare anche a lunghe distanze con gli alleati. Si chiese per alcuni istanti che cosa avesse preso luogo in quel momento, tuttavia, ben sapeva che le risposte che cercava le avrebbe ottenute pochi istanti dopo.

    “Oh, ciao. Ti serviva qualcosa?”


    Esclamò l'Hokage, notandolo.

    «La tua “efficente” segretaria ha forse dimenticato di comunicartelo? Avevamo un'appuntamento noi due, circa una mezz'ora abbondante fa, nel tuo ufficio... Dovremmo discutere di questo mio progetto, mi serve la tua autorizzazione per costruire il mio Dojo...»


    Aprì il discorso, fingendo un sorriso cordiale e rimarcando con il tono della voce l'efficenza della segretaria, mentre i suoi occhi non poteano evitare di ricadere sui tre bambini, in un'apparente stato di sonno in cui versavano, anche se era palese che a questo punto quello fosse lo stato indotto dalla tecnica che avevano utilizzato, una tecnica che ad occhio aveva la sua importanza, visto il sorriso compiaciuto dell'Hokage, ma che Atasuke non sentiva di poter apprezzare, visto il prezzo che aveva richiesto, specie se come temeva quei tre non erano propriamente dei “volontari”.

    «Ma prima... Vorrei chiedervi che cosa è tutto questo? O meglio, a che servono questi tre bambini?»


    Ottenuta una risposta, anche sommaria alla domanda, se l'Hokage non avesse già risposto al quesito, avrebbe quindi aggiunto:

    «Voglio sperare che questi ragazzini siano quantomeno dei volontari e non la fonte di qualche esperimento o costrizione... Mi sbaglio forse?»


    Attese un'ulteriore risposta, evitando comunque di sottolineare la sua posizione, limitandosi ad un semplice cenno del capo. Aveva bisogno delle autorizzazioni di Raizen ed in quella circostanza era costretto a chinare il capo, sperando che tutto ciò che avesse visto, rimanesse un segreto.

    «Ritornando però al motivo del nostro incontro, questi sono i progetti per il Dojo. Come potete vedere ho già predisposto tutto, struttura, utilizzi e quant'altro. Il luogo designato si trova a pochi minuti dagli uffici del gate ed è quasi a ridosso delle mura, cosa che mi permetterebbe di svolgere il mio ruolo anche dall'interno, in modo da massimizzare tutto senza perdere tempo o efficenza»


    Avrebbe quindi porto la cartella all'Hokage, continuando ad esporre il suo progetto quanto meglio poteva.

    «Per quanto riguarda l'attività del Dojo, ho intenzione di creare Tre sale specifiche per gli allenamenti, una più grande “pubblica” per manifestazioni, tornei e per l'addestramento dei guardiani del villaggio, una “privata” per i miei diretti allievi del villaggio ed una per tutti gli allievi accademici, anche quelli che non arrivano da Konoha... Al piano superiore sono previste le mie sale private con ufficio ed una piccola armeria per l'equipaggiamento per l'allenamento e per tutte le scartoffie... mentre per il piano interrato, vorrei parlarvi in privato nel vostro ufficio o da qualsiasi parte utile a parlare senza eventuali orecchie indiscrete...»


    Ciò che riguardava il piano interrato, non era propriamente un segreto o comunque non lo sarebbe rimasto a lungo, tuttavia, era un progetto che intendeva aprire solo all'Hokage e ad alcuni eletti all'interno del villaggio quando fosse giunto il momento, rendendo il tutto pubblico solo in caso di reale necessità.
    Ovviamente, nell'ufficialità del progetto, il piano interrato era dichiarato solo in qualità di magazzino e per tutti quella doveva essere la sua sola ed unica funzione...

     
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    Meglio i piccioni








    La segretaria si limitò a… nulla. Le parole di Atasuke parvero scivolargli addosso senza lasciare traccia.

    Lo rammento, per questo sono in grado di dire che lei aspetta inutilmente.

    Sorrise con cortesia.

    Come vede, qui in amministrazione siamo organizzati, tra le altre cose il mio compito è quello di informare gli sprovveduti che non richiedono informazioni nei giusti luoghi che stanno attendendo inutilmente.
    E considerata l’ora del suo appuntamento tre minuti e quaranta secondi non mi sembrano una perdita troppo grande.
    Pensi, a ringraziare avrebbe impiegato molto meno tempo che cercare di giustificare la sua scarsa dimestichezza con la supposta inefficienza altrui.
    E ora mi scusi, ma nonostante io non abbia la stessa mole di lavoro dell’Hokage temo proprio che dovrò lasciarla.
    Mi dica, preferisce stare qui ad osservare la porta o recarsi dove l’Hokage ha comunicato di attenderla?
    Nel primo caso sarà mia personale premura allietarle il momento con una tazza di ottimo the.


    Sorrise nuovamente e con uno schiocco di dita chiamò a se una ragazzetta, la classica stagista probabilmente, che avrebbe atteso la risposta di Atasuke mentre lei, su un elegante tacco tredici di pelle nera ancheggiava verso il suo ufficio senza badare ulteriormente al primo uomo della sua vita a cui servisse un assorbente.
    Quando Atasuke si sarebbe rivolto a Raizen questo con un viso del tutto sorpreso avrebbe tentato di rispondere ma il guardiano incalzò con una seconda domanda.

    Dimmi Atasuke, sei stupido o cosa?

    Chiese con estrema sincerità.

    Io, sinceramente inizio a pensarlo, cioè, non c’è altra giustificazione plausibile.
    Ma non preoccuparti, ho in mente un piano pensionistico e delle agevolazioni per elementi come te, per cui se trovi difficoltà nei lavori di cervello un pò più complessi stai tranquillo, puoi fare una dichiarazione anonima e diventeresti uno "special" chunin potendo usufruire di svariati vantaggi. Ovviamente dopo che il tuo caso sarà attentamente giudicato, non vorrei darti un sussidio mensile senza i giusti motivi.


    No, non si leggeva nessuna tipologia di menzogna nel suo volto, era palesemente sincero.

    E inoltre se il tuo culo è così lento da impiegare oltre trenta minuti ad arrivare dal mio ufficio a qui non è di certo colpa mia.
    Da quanto ne so sei stato accolto con tre minuti e quaranta secondi di ritardo, un tempo così esiguo che è quasi un insulto chiamarlo ritardo. Per cui, cuciti la bocca.


    In qualche modo era stato informato, ma il come, a giudicare da ciò che si poteva vedere, non era dato sapere.

    Passando oltre, dimmi un po’, ti sembra davvero che li stessi costringendo?
    Per chi cazzo mi hai preso stupra piccioni a tradimento che non sei altro?
    Tieni per te i tuoi orribili feticismi sessuali.
    Ora capisco perché non ti piaceva la tizia alle mura, troppo matura per te eh?


    Ammiccò qualche istante per poi tornare serio.

    Per i ragazzetti invece abbi l’accortezza di ascoltare attentamente quando parlo, se ti sembra che erano costretti… beh, lasciatelo dire ma ci vedi e senti proprio male.
    Ma può darsi che solo il tuo sharingan ti permetta di vedere manette e catene che il resto del mondo non vede.
    In realtà il ragazzetto è uno solo, ma ha qualche piccola turba mentale e per fare alcune cose o interagire meglio col mondo ha bisogno di qualche clone e beh... quello che hai visto è uno dei tanti risultati possibili. in questo caso li ha usati per dare maggior stabilità alla barriera.
    Normalmente avere una sorveglianza così ininterrotta sarebbe impossibile, senza contare che il contatto con tutta Konoha gli ha già dato più esperienza vissuta di quanto tu ne avrai mai, ma grazie a questa piccola tara mentale possiamo permetterci un autentico stacanovista
    Io l'ho solo trovato ai margini di una società che non riusciva a comprenderlo e l'ho addestrato, quando ho fatto la proposta, nonostante l’insicurezza dovuta ad un compito così gravoso per lui accettare è stato naturale.


    Finita la risposta prese in mano la cartellina di Atasuke, sfogliandola con attenzione.

    Intanto che leggo spostiamoci, qui direi che ho concluso.
    Così sentiamo che hai da dirmi in privato.


    Il percorso li portò nuovamente negli uffici dell’Hokage in cui ritrovarono la segretaria, che dopo un piccolo cenno del capo sorrise a Raizen, del tutto liberata dalla freddezza dimostrata poco prima ad Atasuke.

    Bentornato Juudaime, troverà nella scrivania le poche pratiche che richiedono la sua diretta approvazione, tutte le altre già approvate dagli addetti specializzati sono in attesa della scadenza del termine per l’approvazione automatica.
    In caso volesse rileggere le motivazioni di approvazione o rifiuto sono noterà che sono nel medesimo fascicolo. Tutte sono ordinate per categoria.
    Piacere di rivederla Atasuke-san, vedo ha trovato più conveniente seguire i consigli di una segretaria poco utile.


    Raizen ricambiò il sorriso, andandosi a sedere sulla scrivania.

    Grazie Hitomi. Puoi anche andare adesso.
    Chiuditi pure la porta alle spalle quando esci.


    Spostò i fogli da davanti a se, mettendoli di lato ed indicando la sedia ad Atasuke.

    Siediti e dimmi pure che avevi in mente.

    Si adagiò sul suo personalizzatissimo scranno ed attese la risposta di Atasuke.


    Edited by F e n i x - 18/10/2015, 21:25
     
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    La Nuova Via 三

    ~Tale Capo, tale Segretaria - La Proposta~



    Dopo il suo “saluto”, la segretaria dell'Hokage riprese a parlare, forse ignorando il fatto che l'Uchiha si stava già incamminando per la sua strada, senza degnarla di alcuna attenzione, fatto salvo per la sua prima esternazione, a cui rispose, dandole le spalle ed allontanandosi a passo deciso.

    “Lo rammento, per questo sono in grado di dire che lei aspetta inutilmente.”

    «Ed allora la prossima volta si intrattegna meno nel suo ufficio e stia più tempo alla sua postazione, dato che ero atteso»


    Rispose freddamente, lapidario, senza lasciare spazio a replica alcuna, ma si concesse un sorrisetto compiaciuto, allontanandosi, mentre lo sproloquio della donna finiva nel nulla, senza che le sue orecchie captassero il discorso, selettivamente ignorandolo, ma mantenendo solo all'erta i sensi per prevedere un'eventuale reazione violenta della donna, che non avrebbe avuto problemi a fermare.

    […]


    A sorpresa l'Hokage non rispose alla sua prima domanda, tuttavia, sembrò decidere di degnarsi a dare una risposta alla seconda, anche se i modi, come sempre, erano tutto fuorchè gentili, lasciando invece correre sulla cordialità ed il rispetto reciproco, che evidentemente il colosso continuava a pretendere da tutti ma “sbadatamente” dimenticava di dare agli altri.

    “Io, sinceramente inizio a pensarlo, cioè, non c’è altra giustificazione plausibile.
    Ma non preoccuparti, ho in mente un piano pensionistico e delle agevolazioni per elementi come te, per cui se trovi difficoltà nei lavori di cervello un pò più complessi stai tranquillo, puoi fare una dichiarazione anonima e diventeresti uno "special" chunin potendo usufruire di svariati vantaggi. Ovviamente dopo che il tuo caso sarà attentamente giudicato, non vorrei darti un sussidio mensile senza i giusti motivi.”


    °Ritengo che l'aver supportato la tua elezione sia decisamente una motivazione più che sufficente a definire la mia follia e quella di Shizuka... Mai ho fatto un'errore tanto grande nella mia vita°


    Avrebbe voluto rispondere, tuttavia, finse un sorriso di circostanza, evitando di perdere inutilmente tempo. Aveva altri obbiettivi quel giorno e tra questi non era incluso litigare un'altra volta con il colosso.

    “E inoltre se il tuo culo è così lento da impiegare oltre trenta minuti ad arrivare dal mio ufficio a qui non è di certo colpa mia.
    Da quanto ne so sei stato accolto con tre minuti e quaranta secondi di ritardo, un tempo così esiguo che è quasi un insulto chiamarlo ritardo. Per cui, cuciti la bocca.”


    «Oh, quindi quella donna ti ha informato... Bene, mi stavo giusto chiedendo che cosa facesse durante il suo turno oltre che intrattenersi nel tuo ufficio con qualcuno... Sai, quando sono arrivato non c'era nessuno e lei è sbucata dal tuo ufficio decisamente scomposta... Non vorrei mai che sfruttasse il tuo ufficio in tua assenza per... degli svaghi personali e decisamente non consoni... Pensa se al mio posto fosse arrivata una qualche figura diplomatica di una certa importanza...»


    Un sorriso sornione, ancora una volta, si dipinse dul volto di Atasuke. Finse di pensare che la donna si stesse intrattenendo con altri uomini nell'ufficio dell'Hokage, anche se, nella sua mente era decisamente palese il primo sospetto di quegli intrattenimenti ed Atasuke non era solito ignorare la probabile dedizione dell'Hokage nell'intrattenersi con delle donnacce in qualsiasi momento della giornata.
    Haimè per il colosso, l'Uchiha non era tanto “stupido” come soleva sottolineare ogni volta, ed ancora una volta lo aveva messo in scacco con poco meno di due parole, anzi, li aveva messi entrambi sotto scacco. Le possibilità erano infatti due: O la donna si stava intrattenendo con qualcun'altro nell'ufficio del Kage, oppure i due si stavano intrattenendo e quindi Atasuke aveva decisamente i suoi buoni motivi nell'essere indisposto davanti a tanta inefficenza del sistema amministrativo. Stava però al Kage decidere, come l'ultima volta, se auto accusarsi ancora, sottolineando quanto poco tenesse al ruolo che rappresentava o se salvare quantomeno le apparenze, facendo finta, per una volta, di non apparire come un morto di seghe della peggior specie.

    “Passando oltre, dimmi un po’, ti sembra davvero che li stessi costringendo?
    Per chi cazzo mi hai preso stupra piccioni a tradimento che non sei altro?
    Tieni per te i tuoi orribili feticismi sessuali.
    Ora capisco perché non ti piaceva la tizia alle mura, troppo matura per te eh?”


    «Credo sia meglio che smettiate di fare il bambino o questo “stupra piccioni” potrebbe smettere di coprire le vostre sveltine, o quantomeno smettere di impegnarsi ad insabbiare tutto... Devo forse ricordarti quanto lavoro extra abbiamo dovuto portare avanti dopo la tua scappatella al gate?»


    Atasuke rispose con uno sguardo accusatorio. Per quanto non volesse litigare con il colosso, non aveva intenzione di lasciare correre più del dovuto. Non era e non aveva intenzione di diventare il giocattolino dell'Hokage e non gli avrebbe permesso di prendersi troppe libertà, specie nei suoi confronti. Poteva fingere di ignorare i modi, poteva cercare di accettare le azioni, poteva chiudere gli occhi se si sputtanava in pubblico, ma non aveva intenzione di lasciarsi mettere gratuitamente i piedi in testa.

    “Per i ragazzetti invece abbi l’accortezza di ascoltare attentamente quando parlo, se ti sembra che erano costretti… beh, lasciatelo dire ma ci vedi e senti proprio male.
    Ma può darsi che solo il tuo sharingan ti permetta di vedere manette e catene che il resto del mondo non vede.
    In realtà il ragazzetto è uno solo, ma ha qualche piccola turba mentale e per fare alcune cose o interagire meglio col mondo ha bisogno di qualche clone e beh... quello che hai visto è uno dei tanti risultati possibili. in questo caso li ha usati per dare maggior stabilità alla barriera.
    Normalmente avere una sorveglianza così ininterrotta sarebbe impossibile, senza contare che il contatto con tutta Konoha gli ha già dato più esperienza vissuta di quanto tu ne avrai mai, ma grazie a questa piccola tara mentale possiamo permetterci un autentico stacanovista
    Io l'ho solo trovato ai margini di una società che non riusciva a comprenderlo e l'ho addestrato, quando ho fatto la proposta, nonostante l’insicurezza dovuta ad un compito così gravoso per lui accettare è stato naturale.”


    «Comprendo... Tuttavia, spero tu capisca anche il mio punto di vista... Arrivo qui, nelle profondità dell'amministrazione, mi trovo davanti tre ragazzini visibilmente spaventati come pulcini le cui condizioni sono a dir poco... precarie. A ciò aggiungiamo un collegamento costante con l'intero villaggio, una segregazione permanente in questo luogo isolato dal mondo, una serie di tuoi addetti ai lavori che continuano a fare avanti ed indietro per i corridoi... Sai, un dubbio mi viene in mente... Inoltre, come tu stesso dovresti sapere, ci sono mille modi per costringere qualcuno a fare qualcosa. Ti aspettavi forse che il mio primo pensiero nel vedere tutto questo fosse: “Oh, che bello, chissà perchè non ci trasferiamo tutti qui in villeggiatura?”»


    Concluse il suo breve resoconto con un filo di ironia, prima di proseguire oltre consegnando la cartellina e seguendo l'Hokage esponendo il motivo per cui si trovava in quel luogo.
    I due ripercorsero l'intero corridoio, ritornando all'ufficio dell'Hokage, all'ingresso del quale la segretaria efficentissima li “accolse”, anche se a dirla tutta accolse l'Hokage e tirò una frecciatina all'Uchiha, che non si scompose minimamente.

    “Piacere di rivederla Atasuke-san, vedo ha trovato più conveniente seguire i consigli di una segretaria poco utile.”

    «Vedo con piacere che avete smesso di parlare da sola... Anche se non avete perso il vizio di straparlare... Non rammento alcun consiglio da parte di alcuna segretaria»


    °Al più ricordo una succhiacazzi che blaterava qualcosa mentre mi allontanavo°


    Rispose con un sorriso, falso come non mai, celando i suoi pensieri che avrebbero graziosamente contornato le sue parole per chiudere un discorso più completo, ma, come prima, non era quello il momento.
    Quando l'Hokage gli fece cenno di sedersi, Atasuke prese posto sulla sedia, pronto ad esporre quello che era il suo progetto.

    «Come avete avuto modo di leggere e vi ho anticipato poco fa, ho intenzione di aprire un mio Dojo e non sarebbe male la possibilità di unire in una struttura limitrofa una forgia per il villaggio, ma questo è un progetto secondario. Per il momento, ho intenzione di insegnare, come faccio da sempre agli allievi dell'accademia, portandoli nel nostro villaggio anziché sguarnire costantemente il villaggio nelle missioni accademiche... In aggiunta ho intenzione di fornire il corpo dei guardiani di una palestra dove allenarsi, oltre che un luogo dove procedere con l'addestramento base. Come immagino sappiate al momento abbiamo a malapena qualche ufficio e gli addestramenti avvengono sulle pubbliche piazze, cosa che non ci permette di sviluppare un sistema di comunicazione in codice efficiente e soprattutto segreto»


    Sondò l'espressione del Kage, prima di riprendere la sua esposizione.

    «In tutto ciò, come avete visto ho localizzato l'area perfetta, attualmente in disuso, vicina al gate abbastanza da non doverlo mai sguarnire. Per quanto riguarda gli insegnamenti ho intenzione di aprirli a tutti gli shinobi accademici, anche se ovviamente i segreti verranno tenuti segreti per gli shnobi degli altri villaggi.»


    Un'ultima pausa, prima di arrivare al punto focale della questione.

    «E questo è l'obbiettivo principale per cui ho intenzione di fondare la Karyuuken... Tuttavia, lo scopo fondamentale è un'altro... Ho intenzione di creare un gruppo chiamato “Shinsengumi”. Se vi chiedete il motivo, beh, la cosa è semplice, voglio creare questo piccolo gruppo d'elite con il solo scopo di proteggere il villaggio. Certo, a Konoha abbiamo i guardiani, un'ottima squadra medica, mi risulta che si stia riformando il gruppo dei torturatori e di certo abbiamo gli Anbu che fanno un'ottimo lavoro. Tuttavia, quello che voglio creare io, è un corpo elitario dei guardiani, una sorta di “polizia speciale”, possiamo dire, al servizio del villaggio. Per ora voglio che resti un segreto tra noi due ed i primi membri dello stesso, ovviamente. La segretezza di questo gruppo, fino al momento propizio è la chiave attraverso cui potremo agire indisturbati per mettere fine alle mafie e magari anche alle altre minacce interne.»


    Attese un'eventuale risposta o un qualche cenno, prima di proseguire con la sua esposizione.

    «Immagino vi chiediate il motivo di tale obbiettivo: Ebbene, non è un segreto, il corpo dei guardiani è oberato di lavoro, abbiamo migliorato il sistema, le difese... e da ciò che ho appena visto sono aumentate notevolmente. Tuttavia, il corpo necessita di maggior vigore e questo è il primo dei compiti del mio Dojo... La creazione della Shinsengumi non è altro che un progetto parallelo, anche se possiamo dire che lo ritengo fondamentale per snellire il sistema di contenimento del villaggio senza aggiungere ulteriori spese per l'amministrazione. La gente mormora e sfortunatamente, come vi dissi, tende a rammentare le cose brutte, dimenticando ciò che di buono viene fatto. Sulla base di ciò, come guardiani non possiamo agire, infiltrandoci tra la gente per mettere a tacere le voci, la Shinsengumi, finchè segreta potrebbe farlo. Inoltre, nell'ultimo periodo alcuni gruppi di cani sciolti hanno aumentato le loro attività, credo lo abbiate notato dai miei rapporti, principalmente si tratta di tagliagole di Otafuku e banditi di basso conto, tuttavia credo sia utile dar loro un freno prima che prendano troppo piede. Al momento non sono in grado di distaccare sufficenti guardiani per tenere Otafuku sotto il pieno controllo, senza contare che il corpo non ha pieni poteri, essendo il corpo di guardia delle mura... La Shinsengumi, invece, potrebbe agire direttamente per ordine vostro, prendendo il ruolo di mano armata, senza dover addirittura scomodare la squadra speciale, che credo vorreste tenere per compiti decisamente più delicati...»


    Ed a quel punto attese. Necessitava di una risposta dell'Hokage ed era cosciente che mettere subito troppa carne al fuoco senza avere delle risposte, non sarebbe stato produttivo, anzi, richiava di mettere in cattiva luce l'intero progetto.


    Edited by Asgharel - 19/10/2015, 14:18
     
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