Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    Conflitti interni







    Raizen sorrise amabilmente alle parole di Atasuke.

    Oh, piccino mio, nessuno avrebbe il coraggio di entrare nel mio ufficio senza permesso, credimi.
    Ma dimmi, sembri esperto nel campo, non mi dirai che Sougo fa le cosacce tra i tuoi rapporti mentre non sei in ufficio?
    Lo sapevo che c’era del feeling tra voi, vi guardate sempre in modo così appassionato.
    Ehhh! L’amore non ha confini!


    Esclamò con fare profetico, alzando una mano al cielo per dare maggiore enfasi al discorso.

    Per il lavoro extra non so di che parli onestamente, onestamente penso che un qualsiasi essere senziente non possa lamentarsi di una cosa che non sa o che non ha percepito con nessuno dei suoi sensi.
    E se nessuno si lamenta mi chiedo in cosa consistesse il tuo lavoro extra, ma sono affari da guardiano immagino.


    Fece spallucce con aria innocente per poi allunarsi verso il “ragazzo” che al momento sosteneva la barriera.

    Condizioni precarie.

    Ripetè meccanicamente.

    È evidente che tu non sappia cosa sia necessario e quanto possa costare tenere un fisico allenato ed in forma se la sua posizione gli impedisce di far moto.
    Te lo dico io: tanto.
    Diciamo che i Kobayashi mantenendo un rapporto qualità prezzo decente non riuscirebbero nemmeno a sfiorare il prezzo di quella tuta.


    Giunti dentro l’ufficio Raizen sbuffò rumorosamente alle parole della segretaria, sbottando alla risposta di Atasuke.

    E basta!
    Faccio l’Hokage non la badante!
    È mai possibile che si debba avere sempre l’ultima parola?
    E che cazzo!
    Hitomi! Marsh!


    Indicò la porta alla ragazza facendole segno di avviarsi rapidamente con la mano.

    Porco mondo!
    Porco mondo che razza di carattere!
    Hai problemi con tutti!
    Al ritorno della tua missione e pure con la mia segretaria, una volta, ma una che sia una dico eh!
    Prova a cucirti la bocca dannazione!


    Continuò a borbottare.

    Dimmi và!

    Chiese con fare sbrigativo per poi ascoltare Atasuke, infastidito dalla precedente scenetta ma non innervosito.

    Sono dubbioso Atasuke.

    Disse estremamente serio.

    Molto dubbioso.
    Mi stai chiedendo di costituire una seconda squadra speciale, ti rendi conto?
    Posso darti controllo maggiore esclusivamente sulle mura, ma non di più.
    Già la tua presenza ad Otafuku con questa frequenza non mi è del tutto congeniale, ma posso ancora accettarla come tua personale iniziativa, e così dovrà apparire da ora in avanti, per cui, future escursioni in quei posti non le effettuerai con nessuno dei tuoi dipendenti in orario di lavoro. Ma ti sarò grato se continuerai a farlo durante i momenti liberi.
    Ma tieni sempre di conto che sia io che altre squadre teniamo d’occhio la situazione li, e non dimenticare che il Loto ormai è nostro alleato.
    Il villaggio ha già persone addette a certi compiti.
    Questa Shinsengumi metterebbe in dubbio l’efficacia delle forze originali del paese, nonostante possa essere alle mie dipendenze le modalità in cui vuoi farla sorgere la slega fin troppo dalla mia autorità.
    Ci sono sempre stati gli Ambu, e gli Ambu continueranno ad esserci.


    Lo guardò a lungo, soppesandone le reazioni.

    Segui con me il discorso, per quanto positive siano le tue idee, all’esterno come potrebbe essere visto questo pseudo corpo paramilitare?
    Prende si ordini da me ma al contempo fa missioni per conto proprio addirittura per conto di un loro capo, per quanto ci si possa impegnare ci si può vedere poco di buono, è come se il villaggio affidasse la sua protezione ad un elemento esterno, un simile comportamento sarebbe agli occhi di tutti una debolezza, che fine farebbe la mia credibilità?
    Non posso darti questa autorizzazione, è contro ogni regola possibile e immaginabile, metterebbe in conflitto la tua autorità con la loro.
    Al di fuori delle mura sei uno shinobi qualsiasi, e in quanto tale non posso permetterti privilegi di questo tipo.
    Tuttavia, da capo guardiano delle mura quale sei non posso certamente rifiutarti di crearti una tua squadra di elementi scelti che possano darti man forte quando più ti aggrada, sarebbe sciocco da parte mia.
    E poi, se ben ci pensi, se le mura sono solide e niente le oltrepassa, cosa mai potrebbe turbare l’interno del villaggio?
    Ovviamente, potrai chiamare quella squadra come più di aggrada e dargli qualsiasi tipo di riconoscimento tu voglia, ma ricorda che ne tu, ne loro al di fuori delle mura usufruite di particolari vantaggi, se non quelli di shinobi che si sono distinti in missioni particolari e godono quindi di buona nomea.
    Personalmente, tuttavia, trovo che Shinsengumi sia un nome fin troppo spinto.
    Guardie scelte, o guardie scelte del fuoco, credo sia più adatto ed ogni loro azione mi deve essere riportata.
    O, alternativamente, una tua squadra speciale del tutto al tuo comando che comunque non avrà doveri o diritti verso i ninja della foglia ma in quanto facente parte della stessa dovrà tenermi informato dei suoi movimenti.


    Si poggiò sullo schienale, aspettando le risposte alle sue azioni.
     
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    La Nuova Via 四

    ~Il succo del Discorso~


    L'Hokage era un'idiota, o almeno questa era l'immagine che costantemente si sforzava di mostrare di se davanti all'Uchiha. Sembrava quasi che ci provasse gusto nell'apparire come il classico stupido bulletto della scuola, convinto, forse, che la sua stazza o la sua carica lo rendessero un'intoccabile perfettino. Ma in fondo, come tutti i bulletti, un giorno si sarebbe dato una regolata, o ne avrebbe pagato le amare conseguenze.

    “Oh, piccino mio, nessuno avrebbe il coraggio di entrare nel mio ufficio senza permesso, credimi. Ma dimmi, sembri esperto nel campo, non mi dirai che Sougo fa le cosacce tra i tuoi rapporti mentre non sei in ufficio? Lo sapevo che c’era del feeling tra voi, vi guardate sempre in modo così appassionato. Ehhh! L’amore non ha confini!”

    °Mai quanto la tua stupidità, questo è chiaro°


    Non concesse all'Hokage il piacere di bearsi del fastidio che stava provando nel sentire quelle ennesime battute di quart'ordine, divertenti, forse, per le piattole.
    Rimase impassibile, lasciando scivolare oltre quelle parole senza fondamento e senza senso, come anche gran parte del discorso successivo. Se l'hokage voleva credere che nessuno avesse notato quanto accaduto al gate, benissimo, era libero di credere quello che voleva. Per quanto riguardava il fatto che “nessuno” avesse sporto lamentele, meglio ancora, alla prossima discutibile azione pubblica l'Uchiha e nessuno dei suoi avrebbero anche solo lontanamente pensato di alzare un dito. Se davvero l'Hokage era convinto delle sue parole, non c'era motivo per l'Uchiha di dannarsi oltre l'anima per fare un lavoro che evidentemente non serviva a nulla.
    Non potè tuttavia evitare di ribattere all'ultima espressione dell'Hokage in merito alle condizioni del ragazzo, che malgrado le apparenze, evidentemente indossava abiti di gran lunga costosi, cosa che probabilmente giustificava la forte economia con cui era arredato quel luogo.

    «Immagino... Ma sapete, non sono mai stato un esperto di abiti, quella è decisamente la specialtà di Shizuka... Quindi non sono in grado di valutare quanti stipendi abbiate speso per fornire quella tuta... Tutto quello che ho potuto vedere e riconoscere era un ragazzino, pallido quasi quanto uno spettro, tremolante ed emaciato... Non sarò un medico, ma le mie conoscenze mediche di base, ecco, non mi fanno pensare ad un pieno ritratto della salute...»

    […]


    Per loro fortuna, una volta rientrati nell'ufficio, Raizen evitò che la donna potesse in qualche modo ribattere alle parole dell'Uchiha, abbaiando prima contro la stessa e poi sfoandosi verso l'Uchiha che si stava comodamente adagiando sulla sedia e che guardò il colosso con aria decisamente sorpresa, sorpresa che rimase anche nel suo tono al rispondere a quella secca e decisa affermazione.

    «Strano, eppure non ho praticamente mai di che discutere con tutto il resto del villaggio... Evidentemente ci deve essere qualche problema di comunicazione con i vostri sistemi amministrativi, o meglio, con i vostri addetti... Eppure, come Shizuka vi confermerà, non ho mai avuto nulla a che ridire con la squadra medica o con i guardiani... Eppure sono a contatto con loro quasi ogni giorno...»


    Lasciò il discorso in sospeso, evitando di fare troppe pressioni all'Hokage, prima di iniziare ad esporre, come richiesto, ciò che aveva in mente.
    Al termine dell'esposizione, Raizen si mostrò dubbioso, particolarmente dubbioso, cosa che l'Uchiha, in tutta onestà non si aspettava.
    Ascoltò quindi con attenzione, rimanendo ferreo, impassibile alle supposizioni dell'Hokage. Da un lato aveva ragione, la Shinsengumi rischiava di prendere un posto parecchio importante e di “minare” la carica del kage, anche se, essendo un gruppo approvato dal kage stesso, quel discorso non aveva neppure troppo senso.
    Ad ogni modo, Atasuke non meditò troppo sulle parole di Raizen, in fondo tutto ciò che voleva era costruire il suo dojo e creare una sua squadra, l'eventuale riconoscimento, più o meno ufficiale che fosse con relative cariche era una scelta del kage ed alla fine non avrebbe importato minimamente.

    «Comprendo il dubbio, tuttavia, non accetto repliche sul nome, è stato scelto con un motivo ben preciso. In merito ai rapporti, non credo sia necessario sottolineare l'ovvio. Se avessi voluto tenere dei rapporti segreti avrei direttamente tenuta segreta la squadra evitando addirittura di portare qui questo discorso e questa proposta»


    Rispose con uno dei suoi soliti sorrisi, pronto a procedere con la seconda parte delle rassicurazioni che evidentemente l'Hokae necessitava di avere per dargli il suo benestare o per negarglielo definitivamente.

    «In merito agli Anbu, come già avevo accennato, non ho la minima intenzione di sostituirmi a loro, ne di creare una seconda squadra speciale a tutti gli effetti. Noi abbiamo i nostri compiti e loro hanno i loro. Non sono qui a voler rubare il lavoro a nessuno, ne ho già fin a sufficenza. Ammetto che posso essermi spiegato male su questo punto, ma era per dare, in un certo senso, una definizione decisa del compito che voglio assegnare alla mia squadra, ovvero quello di coadiuvare i guardiani, ed eventualmente anche il gruppo degli Anbu, che immagino si sia rinvigorito ultimamente vista la preoccupazione che avete nei loro confronti.
    Tornando alla questione principe, come ben saprete è da parecchio che il corpo dei guardiani operava a protezione del villaggio sulle mura ed all'interno, avendo inglobato, per così dire, il corpo della polizia, un tempo esclusiva, o quasi, degli Uchiha. Quindi mi perdonerete se mi trovo dubbioso su questa vostra affermazione... è da quando entrai nei guardiani sotto il comando di Drake che il corpo pattuglia mura, villaggio e territori limitrofi, Otafuku compresa... Quindi perchè ora sembra che questo servizio non sia più ufficialmente conosciuto?»


    Sondò il kage, estraendo dalla manica una delle sue carte, in cui fece fluire una minima quantità di chakra prima di porgerla al colosso, in modo che potesse leggerla.

    «Ad ogni modo, questa è una prima lista di nomi che avevo intenzione di valutare ed eventualmente reclutare in squadra. Ogniuno di loro ha delle ottime capacità, la fierezza necessaria e soprattutto una fedeltà al villaggio senza eguali. Non nego la possibilità che si aggiungano altri elementi in futuro, anzi, spero di poterne reclutare ancora con il tempo...»


    Leggendo con la dovuta attenzione, l'Hokage si sarebbe reso conto di quanti nomi gli suonassero familiari. Alcuni di loro erano guardiani del villaggio, altri erano ninja di “poco conto”, semplici genin ed alcuni addirittura ancora degli studenti, ma tutti avevano una linea che li accomunava: La fedeltà verso il villaggio ed una condotta onorevole, fatto salvo per Sougo, il quale, sulla carta non aveva grandi doti di “onore”, ma se era nella lista, evidentemente qualche pregio su quel fronte doveva pur averlo.

    «... detto questo, se non volete che la Shinsengumi operi “ufficialmente”, nulla in contrario, non lo farà. Come vorrete, sarà una “mia squadra speciale” e come tale opererà sotto il mio diretto comando, anche se in effetti nulla cambierebbe a livello pratico, dato che il comando di tale squadra sarebbe comunque rimasto tale. Ad ogni modo, non vedo per quale motivo, dopo tutto questo pugno di ferro, dopo tutte le restrizioni ed i controlli che state applicando ovunque, vi spaventa che ci possa essere un gruppo nato nel villaggio e dal villaggio in supporto dei corpi già esistenti, o, secondo la specifica originale, un reparto della polizia, mi si passi il termine, “speciale”, anche se di speciale nulla ha se non di essere composto dall'elite che vorrà farne parte»


    Fece una breve pausa, prima di riprendere con calma il punto finale del discorso.

    «In merito alla solidità delle mura, mi spiace, ma non sono così concorde. È vero, un muro solido resiste ad un'attacco potente, tuttavia, un muro solido non riesce anche ad impedire le infiltrazioni d'acqua... Spero abbite compreso quello che intendo dire, perchè per quanto possa fidarmi del vostro piano e della vostra alleanza con il Loto, temo che difficilmente le altre associazioni, radicate da tempo, siano state tagliate fuori con tanta facilità, per quanto non sia poco ciò che è stato fatto. Ecco il perchè di una squadra aggiuntiva atta a proteggere l'interno, ed è per questo motivo che, finchè agirà all'interno, ho intenzione di tenerla segreta, giusto quanto basta per individuare le infiltrazioni d'acqua, prima che queste scavino nuovi rigoli nella roccia delle mura prima che i vecchi vengano chiusi. Tutti conoscono i guardiani, gran parte sanno della polizia e di tutto ciò che ruota attorno ai controlli, tutti sanno che esistono gli anbu e sfortunatamente la notorietà di un corpo, a lungo andare ne crea una forte nomea e come ogni nomea, spesso giunge prima ancora di chi la porta con se. Alcuni conoscono i torturatori, ma il loro operato è decisamente più celato, rinchiuso nelle viscere delle prigioni e delle sale di tortura, ma nessuno sa della Shinsengumi. E non esiste persona meno sospetta della persona di cui nemmeno sai l'esistenza... Chi mai potrebbe sospettare di qualcosa che non esiste?»


    E concluse. Il suo scopo non era ricevere, come temeva il kage, un ruolo pubblico, o delle autorizzazioni oltre alla norma. Semplicemente Atasuke voleva da lui l'autorizzazione a creare quel corpo e la possibilità di sfruttarlo a vantaggio del villaggio senza che questi gli si rivoltasse contro alla prima occasione di conflitto con l'associazione mafiosa sbagliata.
     
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    Doveri








    Sbuffò nuovamente come un treno, un fastidio degno di un buco spazio dimensionale.

    Non occorre chiedere a Shizuka, ma se non erro una volta stava per prenderti a calci sulla nuca. quando faceste quella specie di picnic per sasori o non mi ricordo cosa.
    E non avevo detto qual cosina a proposito dell’avere l’ultima parola?


    Si apprestò ad ascoltare le ribattute di Atasuke, sicuro del fatto che non si sarebbero fatte attendere.

    Quello del nome era un mero consiglio stilistico, mi importa poco e niente di come vi chiamate, anche perché è agli effetti cosa di poco conto.
    Riguardo i compiti dei guardiani invece…


    Scosse la testa.

    Onestamente non so che tipo di visione avesse Drake, ma per quanto mi riguarda era a dir poco fallimentare, devo per caso ricordarti come andò a finire la sua impresa con la mafia?
    Drake ha operato, purtroppo, in un periodo abbastanza orrido di Konoha, quello di Shika, e cosa quell’amministrazione avesse in mente non è affar mio, so solo che il vostro nome è guardiani DELLE mura ed è li che serve la vostra attenzione.
    Altrimenti quale assurda ragione avrebbe lasciarvi impalati nelle mura durante i vostri turni di lavoro?
    Ed ancora perché diavolo chiamarvi guardiani delle mura se vi spingete fino ad Otafuku?
    Sarai anche dubbioso, ma i tuoi dubbi si basano su un errore, il tuo dovere è alle mura, ed è li che servi.
    Per cui, non dico che sia sgradito il vostro lavoro ad Otafuku, semplicemente non occorre che venga svolto da un corpo che dovrebbe essere specializzato in ben altre mansioni.


    Si sfregò poi la mano sul mento.

    A me sta bene, anche i nomi, una volta considerato che sono la TUA squadra a me importa ben poco fino al momento in cui non faranno danni, in quel caso sarai tu a rimetterci come avrai intuito.
    Stabilito che la loro presenza deve essere affar tuo ti specifico che se militeranno alle mura andranno assunti come normali guardiani e se andranno in missione al di fuori o lo farai tu con loro sarà fuori dagli orari di lavoro, come ti ho detto prima.
    In sintesi, casomai dovessi dimenticare qualche specifica, nessun legame o intromissione con i corpi ufficiali addetti a quei compiti.
    Per quanto ne sapete potreste anche far saltare una copertura.
    Detto questo ti ho già spiegato quale è il problema di una milizia esterna a quelle attuali, e mi ripeterei solamente a riesportele di nuovo.
    Quello che tu chiami corpo di polizia è un corpo svanito ormai da tempo immemore, devo rammentarti dello sterminio che il tuo clan subì qualche secolo fa?
    È da allora che non esiste una vera e propria polizia e non è mia intenzione reintegrarla visto che l’ultima volta fu un focolare rivoluzionario.
    Ribadisco: le mura sono il tuo unico ed esclusivo compito, li sei forte ed in quello sei specializzato.


    Inspirò a lungo, riflettendo.

    Per quanto riguarda le infiltrazioni, una squadra interna al villaggio non cambierebbe nulla.
    Volendo possiamo anche supporre che potrebbe. Mettiamo che la tua squadra sia attiva da oggi, come farebbe a scoprire che c’è un infiltrato dell’edera?
    Se vuoi riparare un infiltrazione non devi seguire il rigagnolo fino al buchetto sul muro, devi risalire alla sua origine.
    Vuoi che non ci siano infiltrazioni? Bene, eliminale alla loro origine, ma non sperare che delle pattuglie possano limitarle, non è fantasia, è un sogno non avverabile.
    La situazione con la mafia è estremamente delicata, ogni azione verso di essa deve essermi comunicata preventivamente, ho speso tempo e risorse in essa raggiungendo dei traguardi e non permetterò che vengano vanificati da raffazzonati interventi.
    MA è anche certo che non ti ostacolerò dal fare un intervento se me lo esporrai prima di effettuarlo.
    Se è tutto chiaro, voglio che cortesemente tu risponda a questa domanda:
    Da guardiano cosa ti è proibito e concesso fare?
    Non sono ironico, devo assicurarmi che tu non costruisca, comprenda o interpreti le mie parole in maniera errata.


    Fece spalluce come a sottolineare il buon cuore con cui poneva quella domanda.

    Definito questo.
    Ho potenziato le difese di Konoha, ma se devo essere onesto ancora non mi basta, io stesso sarei in grado di buttare il portone a terra con una spallata.
    Servono dei deterrenti, dei potenziamenti.
    Servono delle mura armate che possano difendersi attivamente, pensi di poter fare qualcosa in merito o devo occuparmene personalmente?


    Il guardiano era in grado di fare quello che il suo Reale lavoro gli richiedeva?
     
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    Grilletto facile







    Leggeva il rapporto della missione da qualche minuto, o meglio, ne leggeva da qualche minuto la fine, concentrandosi esclusivamente sulla fine, cercando di trovare qualcosa che giustificasse quegli eventi.
    Emise un rapido fischio.

    Salve Hitomi cara.

    Sorrise in un misto di malizia e gentilezza.

    Fammi venire qui Sho Saitama, se tarda manda qualcuno a prenderlo a pedate nel sedere.
    Ed anche quel genin, è stato promosso da poco, mandamelo prima di Sho.


    [All'arrivo di Hiro]



    Quando Hiro entrò nella stanza avrebbe trovato l’Hokage ad attenderlo, anche se lievemente diverso, aveva infatti i capelli neri ed era impegnato ad osservarsi allo specchio.

    Ma dimmi te che problemi del cazzo devo farmi.
    Vedrai che mi tocca tingerli.


    Un problema che da un po’ di tempo a quella parte lo assillava, una fastidiosa ricrescita nera, anche abbastanza accelerata, che si faceva strada sui suoi capelli bianchi.

    Oh! Hiro!

    Disse appena lo vide, riponendo lo specchio.

    Perdonami, ma mi tocca farmi anche questi problemi da checca.
    Ma di certo non ti tedierò con la storia della ricrescita più strana che tu abbia mai visto.
    Mi serve il tuo aiuto.
    Niente di importante o rischioso, ma devi recitare bene.
    Siediti pure sulla sedia.


    Si alzò, prendendo da un cassetto della scrivania un rocchetto di nylon.

    Ora ti lego, ma sta tranquillo, niente di assurdo.
    Dovrò dire ad un ninja del villaggio che sei un ladro, barretta traditore barretta non so cosa mi inventerò sul momento.
    Limitati a giocare la parte.
    Ah si, è il torturatore.
    Ma non temere, non ti farà alcun male, non glielo permetterò.


    All’arrivo di Sho, i due attendevano in silenzio, da patti Hiro sarebbe dovuto essere teso e impaurito, l’Hokage invece si sarebbe gestito da solo, come suo solito.

    Finalmente ragazzo!

    L’avrebbe accolto.

    Si è quasi intrufolato nell’archivio dei rapporti delle missioni, scopri cosa vuole.

    Disse glaciale.
     
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  5. Asgharel
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    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    La Nuova Via 五

    ~Oneri ed Onori~


    Come in un battibecco degno dell'ultima delle scuole elementari, il colosso ribattè alle parole di Atasuke, convinto forse che: Nell'avere l'ultima parola, si sarebbe mostrato più grosso ed imponente nel suo ruolo, ignorando il fatto che Atasuke, non desiderava avere “sempre l'ultima parola”, ma semplicemente non accettava che gli venissero mosse contro accuse o argomentazioni buttate a casaccio, cosa che l'Hokage sembrava abile nel lanciare.

    “Non occorre chiedere a Shizuka, ma se non erro una volta stava per prenderti a calci sulla nuca. quando faceste quella specie di picnic per sasori o non mi ricordo cosa.
    E non avevo detto qual cosina a proposito dell’avere l’ultima parola?”


    «Una qual cosina che evidentemente mi costringete ad infrangere ogni volta, Hokage-sama... Ed in merito a quella singola occasione, non mi pare che voi abbiate ottenuto risultati tanto diversi l'ultima volta che avete dovuto fermare attivamente Shizuka dal fare un qualcosa contro la legge o contro la VOSTRA volontà»


    Rispose sorridente, sperando che a quel punto il colosso non ribattesse nuovamente con qualche altra delle sue battutine di poco conto o con qualche altra affermazione buttata li, tanto per darsi arie e fiato alla bocca.

    […]


    Atasuke ascoltò tutto ciò che l'Hokage aveva da dire e tutte le domande che aveva posto. Personalmente non concordava su alcuni degli aspetti della visione che il Kage aveva, ma quello era un punto su cui difficilmente i due avrebbero trovato un'intesa. Avevano due modi differenti di operare e su questo difficilmente sarebbero arrivati ad una soluzione comune.
    Rimase a meditare alcuni istanti, prima di rispondere alle domande ed alle esternazioni del colosso, iniziando prima di tutto da quella che sembrava essere la domanda fondamentale, quella che metteva in discussione la conoscenza dei suoi compiti, o almeno di quelli che ufficialmente dovevano esserlo come guardiano.

    «In merito ai miei ruoli ufficiali, beh, togliendo quindi il controllo delle aree esterne al villaggio, che evidentemente erano un refuso della vecchia amministrazione, immagino che il mio compito come guardiano si limiti a tutti controlli del caso di tutto ciò che attraversa il Gate allo scopo di impedire attacchi terroristici interni, vigilare sui diretti confini del villaggio, quindi mura e territorio circostante ed eventualmente respingere ogni assalto eliminando il problema o, possibilmente catturandolo per sbatterlo nelle prigioni in modo che possa essere interrogato...»


    Osservò attentamente il colosso. Era certo di ciò che stava dicendo, ma tutti quei cambi di ruolo degli ultimi istanti mettevano in dubbio quanto gli fosse stato trasmesso fino a poco tempo prima.

    «Detto questo, ritengo mi sia concesso fare tutto il possibile per sventare un'attacco, come ritengo sia di mia competenza organizzare il corpo come meglio possiamo per garantire un continuo controllo di qualità ed una protezione sufficentemente alta. Allo stesso modo, ritengo mi sia concesso controllare fino all'ultima tasca ogni eventuale visitatore, specie se sospetto, per evitare che possa contrabbandare sostanze illegali nel villaggio o portare armi non autorizzate. Ne deriva quindi l'autorizzazione a sequestrare ogni eventuale merce illegale e trattenere le armi degli shinobi o dei visitatori degli altri villaggi.»


    Sospirò, prima di riprendere con l'ultima parte della risposta a quella domanda tanto precisa che gli era stata posta.

    «Dopo quanto mi avete detto, deduco quindi che non ho titolo di agire, ufficialmente, nella mia carica con la repressione all'interno di Otafuku o con il controllo della zona, limitando quindi tutto il mio ruolo sulle mura ed al più nella zona direttamente limitrofa»


    Attese eventuali repliche o aggiunte da parte dell'Hokage in merito ai suoi compiti, anche se in sintesi, riteneva di aver detto tutto quello che gli fosse concesso o meno fare “ufficialmente”.

    […]

    “Definito questo.
    Ho potenziato le difese di Konoha, ma se devo essere onesto ancora non mi basta, io stesso sarei in grado di buttare il portone a terra con una spallata.
    Servono dei deterrenti, dei potenziamenti.
    Servono delle mura armate che possano difendersi attivamente, pensi di poter fare qualcosa in merito o devo occuparmene personalmente? ”


    «Credo che qualcosa si possa fare... In effetti conosco l'arte della forgiatura ed ho imparato a creare meccanismi direttamente da Hoshikuzu di Suna, quindi credo di poter operare qualcosa in merito... tuttavia, temo che ci vorrà tempo e lavoro, parecchio tempo per essere precisi, ed in effetti a questo punto potrei ampliare leggermente il progetto annettendo fin da subito il secondo edificio che avevo in mente e che pensavo di aprire in un secondo momento...»


    Fece una breve pausa, meditando con attenzione le sue parole prima di procedere.

    «Come avrete notato dai progetti, l'area a disposizione è molto più grande di quanto verrebbe occupato dal Dojo e dalla sua struttura, ed il motivo è semplice: nella parte restante avevo intenzione di aprire una forgia ed un negozio di armi e meccanismi, in sostituzione della vecchia “Fairy Tail” che da parecchio non è più operativa, più precisamente da poco dopo la scomparsa di Drake. Nella prima ipotesi avevo intenzione di aprire le due strutture separatamente, ma a questo punto cercherò di tirare maggiormente sul prezzo del terreno cercando di tirare fuori i fondi necessari a tirare su anche la forgia, lasciando solo la struttura del negozio aperta per un secondo tempo. In questo modo potrei lavorare contemporaneamente sui due fronti, addestrando gli allievi ed il corpo dei guardiani, mentre un clone potrebbe lavorare alla forgia. Certo fare così i doppi turni mi metterà parecchio sotto sforzo, ma ritengo comunque di poter gestire la cosa. Potenzialmente potrei anche addestrare nuovi fabbri per il villaggio dando il via ad una produzione interna al villaggio, evitando di ordinare le armi dall'accademia»


    Si fermò di scatto, ricordando che il discorso della sua squadra era stato lasciato a metà e che quindi necessitava di una degna conclusione prima di passare ad altri argomenti.

    «Tuttavia, vorrei evitare di divagare. Se non vi spiace vorrei prima chiudere il discorso sulla Shinsengumi prima di definire i dettagli aggiuntivi del Dojo e dell'eventuale fornace collegata»


    Attese un'istante, giusto quanto bastava al colosso per dare un cenno di assenso o fermarlo, qualora non volesse chiudere quel discorso in quel momento.
    Se, lo avesse lasciato tornare sul precedente argomento, Atasuke avrebbe “ringraziato” con un breve cenno del capo, prima di rimettersi a parlare.

    «A questo punto, mi è quindi chiaro che sono autorizzato a creare la mia squadra personale. Non mi cambia nulla la questione delle responsabilità, dacchè avevo anche già preventivato il fatto che; essendo una mia squadra, la responsabilità del loro operato ricadesse su di me, come d'altronde ogni problema delle mura è sotto la mia responsabilità e quindi sono equamente io a pagarne le conseguenze. In merito alla scissione dei ruoli la cosa è chiara, chi della squadra opererà sulle mura lo farà da guardiano, mentre ogni azione “esterna” potrà farla come membro della squadra o come privato, a seconda del caso. Ma ovviamente, ogni opera a livello di squadra, se si tratta di azioni di tipo militare nel territorio di Konoha, sarà mia premura avvisare. Tenga poi conto comunque che se servisse un team per un qualsiasi compito, anche a supporto delle altre squadre, la Shinsengumi rimane comunque a vostra disposizione.»


    Fece una pasua, chiudendo il primo punto prima di rispondere al secondo.

    «In merito alle infiltrazioni, mi trova d'accordo solo in parte. Ora noi sappiamo che ci sono degli infiltrati e sarebbe un'assurdità partire dal presupposto che ciò non sia vero. Sappiamo, o quantomeno possiamo supporre da quali grossi gruppi derivano o possono derivare, tuttavia, noi non possiamo sempre essere coscienti di tutto ciò che accade e quindi non possiamo conoscere il gioco di ogni singola goccia o di ogni singolo infiltrato. Come abbiamo saputo dell'edera in origine? Siamo partiti dai pesci piccoli, dalle gocce, per così dire e siamo risaliti fino al torrente che era l'edera. E così credo si dovrebbe fare per individuare gli altri ruscelli, più o meno grossi. Un'associazione abile, non si mette in vista pubblicamente, non mi pare una novità. Quindi cercare uno di quei fiumi sotterranei senza scavare è quantomeno impossibile, se non seguendo le sue gocce che una dopo l'altra si sono scavate il loro condotto. Per fare questo ci vuole tempo ed anche il più idiota degli sgherri sa riconoscere un guardiano ed agire per evitare che questi inizi a fiutare una pista. Un'Ambu, per quanto agisca nell'ombra spesso ha una famiglia alle spalle e le famiglie sanno di questi incarichi o direttamente, oppure possono ipotizzarlo vedendo i loro cari andarsene senza se e senza ma e senza poter dire nulla. Alcune associazioni di media e grossa taglia non credo abbiano problema ad individuare degli elementi potenzialmente sospetti. Magari non individuano gli anbu, ma di certo sanno riconoscere elementi sospettosamente attivi e c'è il rischio che tendano ad evitarli dato che sanno dell'esistenza degli Anbu. Quindi, come entrare in contatto con loro se non seguendo quei rigagnoli a nostra volta? Se la Shinsengumi oggi fosse attiva, il suo primo compito attuale sarebbe di mescolarsi tra la gente come gente normale. Fare lo stesso gioco dei gruppi, vivere normalmente in pubblico e tramare nell'ombra, senza che nessuno sappia, non solo dell'identità dei suoi membri, ma non sapendo addirittura del fatto che quel corpo esista. E qui entra anche il nome: Shinsengumi ha un valore storico, leggendario, quasi. Chi mai crederebbe che un corpo esistente nelle leggende ed in alcuni cartoni e fumetti per bambini in circolazione esiste nel mondo reale? Probabilmente nessuno, molti lo prenderebbero per il gioco di qualche bambino o di qualche Otaku adulto...»

    °L'arte dell'illusione: Celare qualcosa proprio sotto al naso del nemico, mentre questi cerca lontano tracce di avversari nascosti°

    «...Il primo obbiettivo sarebbe trovare degli agganci ad Otafuku, li è decisamente facile entrare a far parte di un qualsiasi gruppo, da quelli piccoli a quelli più grossi. Una volta agganciati e localizzati, si può iniziare con un lavoro “capillare” di eliminazione degli stessi, togliendo dal giro i gruppi più piccoli e solitamente più violenti e chissà, magari raggiungere qualche corrente di dimensioni interessanti come il Loto o l'Edera, se non qualcosa di più grande di cui non siamo ancora nemmeno a conoscenza...»




    OT - Madonna gli incroci di role XDDD Per sicurezza avvisami poi quando posti per me, così non ci incastriamo troppo (anche se credo non servirà molto altro) - /OT
     
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  6. Mberu?
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    Il primo incontro con l'Hokage

    Il sadomaso



    Da quando era diventato genin, Hiro aveva atteso a lungo quel momento, finalmente era stato convocato e da lì a poco avrebbe ricevuto il primo incarico.
    La cosa che più lo rendeva contento, ma che al contempo lo metteva in ansia, era il fatto che era stato il kage in persona a convocarlo.
    Come un bravo scolaretto si era preparato a dovere, scegliendo i vestiti più profumati dal suo armadio pieno di magliette e felpe pressoché identiche.
    Poco prima di uscire salutò, come sempre, la nonna e la mamma che risultarono entrambe essere emozionatissime ed orgogliose di lui. Tutto questo riempi il cuore di Hiro di gioia e varco la soglia di casa contentissimo di poter servire il proprio paese in veste da shinobi.

    Una volta arrivato al palazzo dell’amministrazione, si fece dare delle indicazioni per raggiungere gli uffici della massima carica del villaggio.
    Dopo essere passato dalla segretaria, entrò nella stanza dell’Hokage con un misto di paura ed eccitazione.
    Nell’immaginario collettivo, l’incontro con una figura di spicco lo si immagina pieno di formalità ma al tempo stesso di serietà. Anche Hiro si immaginava di trovare il kage della foglia seduto dietro una splendida scrivania, intento a lugubrare sul futuro di migliaia di persone.
    Purtroppo per il neogenin, quell’immagine dovette rimanere tale, solo un frutto della sua fantasia adolescenziale.

    Infatti l’Hokage, al momento dell’entrata di Hiro era intento a guardarsi i capelli allo specchio, cercando di quantificare la diffusione della ricrescita.
    Fortunatamente si accorse di Hiro, chiamandolo per nome, con grossa sorpresa del ragazzino.

    Sissignore, sono Hiro Abe pronto a servire lei ed il villaggio!

    Quelle parole se le era più o meno studiate in precedenza e l’emozione del momento, fortunatamente, non gli tirò brutti scherzi.
    Scusandosi per la piccola scenetta di vita quotidiana, Raizen chiese l’aiuto di Hiro, facendolo accomodare su una sedia.
    Il fatto di sedersi fece sentire più a suo agio il ginger, soprattutto dopo averlo rassicurato che non si sarebbe trattato di nulla di vitale importanza.
    La cosa che però lasciò un poco Hiro interdetto era sul punto della conversazione relativo alla recitazione.
    Per quanto gradisse la sensazione di sicurezza del posto, il neogenin avrebbe
    volentieri preferito andare a fare qualcosa di più impegnativo e pericoloso che recitare.
    Ma purtroppo per lui questi erano gli ordini del kage e quindi obbedì all’istante.
    Prendendo del nylon con cui iniziò a legare Hiro, il decimo iniziò a parlare, spiegandogli che avrebbe dovuto fingersi un ladro o un traditore o qualcosa di simile.
    Fin a lì, se pur non fosse un grande attore, il ragazzino era convinto di farcela, quando infine il kage aggiunse che il tutto si sarebbe svolto per il torturatore , Hiro iniziò a sudare freddo e a diventare sempre più rigido per evitare di dare a vedere i lievi tremiti.

    Dopo attimi che sembrarono eoni, il torturatore arrivò, probabilmente con il suo armamentario, facendo spaventare ancor di più il ragazzino dai capelli rossi.
    L’hokage quindi, con fare gelido, diede ordine al torturatore di agire su di lui.

    Hiro d’istinto si irrigidì ancora di più ed iniziò visibilmente a tremare.

    Dio mio… il kage fino a dove lo farà spingere? Non è che magari pensa che sono veramente un traditore??


    Edited by Mberu? - 23/10/2015, 08:06
     
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    Un nuovo incarico?





    La strada da casa mia al palazzo dell'amministrazione sembrava segnata dai miei passi per tutte le volte che ero passato di lì nell'ultimo periodo, tra le prigioni che erano quasi ultimate, il discorso del demone e le varie altre questioni burocratiche avrei quasi potuto prendere dimora nell'ufficio accanto a quello di Raizen.

    Chissà che vuole Kurama



    "Macchè Kurama e Kurama, è Raizen che mi vuole parlare, tra l'altro il messo sembrava anche farmi capire che non era proprio dell'ottimo umore..."

    Umano, le vostre azioni sono sempre condizionate dalla nostra volontà


    "Forse lo possono essere le mie, e poco, ma Raizen ha molta più affinità con il suo demone di quanta io non ne abbia con te, il loro rapporto è differente, magari un giorno ci arriveremo anche noi."

    Spera umano, spera.



    Giunsi così, discutendo con Hokuou, al luogo prestabilito.
    Entrai dalla porta principale e, con un cenno del capo e della mano destra, salutai le persone nei vari uffici dai quali passavo davanti, non di tutti conoscevo il nome, ma i loro volti erano oramai conosciuti ed un "Ehilà" oppure un "come stai, grandissimo?" erano molto più socialmente accettabili di ammettere che non avevo idea di come diavolo si chiamassero.
    Giungi infine all'ufficio del Kage, a differenza delle altre volte la porta era chiusa.

    "Strano."

    Pensai bussando, per poi entrare.
    Richiusi immediatamente la porta alle mie spalle mentre mantenevo lo sguardo su quello che si trovava all'interno della stanza: un ragazzo era legato su una sedia, davanti a lui Raizen che, dopo avermi salutato, mi chiese in modo glaciale di farlo parlare, pareva che si fosse intrufolato nell'archivio dei rapporti delle missioni.
    Qualcosa non mi era chiaro però: Intanto il ragazzo che mi si trovava davanti era terrorizzato, tanto da tremare, strano da parte di colui che aveva avuto il coraggio di introdursi in un logo tanto importante per Konoha, poi il luogo, perché mai voleva farmi eseguire lì l'interrogatorio invece che alle prigioni?
    Tutto mi ricordava troppo la prima volta che avevo incontrato Raizen ed il test a cui mi aveva sottoposto che fossi messo alla prova anche adesso?
    Ad ogni modo potevo contare di cavarmela abbastanza in fretta, il ragazzo sembrava già pronto a spezzarsi, non pensavo ci sarebbe stato bisogno di una tortura vera.

    Ti sento turbato



    "C'è qualcosa che non mi torna qui, ma non so se è solo una sensazione...."

    Mi diressi verso la scrivania del Kage vi posai un rotolo di tessuto che mi estrassi dalla tasca, lentamente lo aprii mostrando il suo contenuto: tutti i miei attrezzi da tortura.

    Ragazzo, ti sto quasi rivalutando



    Mi voltai quindi verso il ragazzo legato e dissi in tono serio:

    -Dimmi, tu sai chi sono, non è vero?-

    Mi voltai quindi verso Raizen dando le spalle all'interrogato in modo che questo non potesse vedere l'espressione dubbiosa che feci all'hokage, quasi come per chiedere cosa stesse accadendo.
    Si trattò comunque di un secondo prima che mi girassi nuovamente verso il ragazzo legato e ricominciassi a parlare piegato verso il ragazzo con le mie mani che stringevano i suoi polsi e la mia faccia a pochi centimetri dalla sua.

    -Immagino di sì, quindi, perché non ci rendi le cose più facili e ci dici semplicemente cosa vogliamo sapere evitandoti così le ore più brutte della tua vita?-

    Un'altra idea colpì la mia mente, ero in quella stanza con Raizen, il decimo Kage di Konoha, eppure il ragazzo si era rifiutato di parlare fino al mio arrivo?
    Aveva forse timore di me più di quanto non ne avesse addirittura del Kage? I suoi tremori sembravano dire di sì visto che erano cominciati dopo il mio ingresso nella stanza. Non era certo una situazione che mi sembrava possibile, c'era sicuramente qualcosa che non andava in quella faccenda.
    Discostai le mani da quelle del ragazzo ed ancora una volta mi girai verso il juudaime, stavolta avvicinandomi a lui fino a che non gli fui quasi attaccato, per poi sussurrargli.

    -Cosa sta succedendo qui , Raizen?-
     
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    Notizie di poco conto








    Annuì alla risposta di Atasuke, soddisfatto del fatto che il suo messaggio fosse passato, cosa rara e di cui andar fieri.

    Guadagnarsi l’indipendenza dall’accademia mediante una forgia o un paio di fabbri è del tutto impossibile, occorrerebbe per forza un processo di automatismo.
    Non sapevo avessi studiato da Hoshi, sono diventato meccanico insieme a lui.
    Ma comunque questo genere di indipendenza l’ho già calcolato e sto cercando di attuarlo anzi, avremmo armi a sufficienza da poterle vendere.
    Ma un esercito di fabbri non sarebbe in grado di sostenere la produzione di massa, fare prodotti d iqualità, questo si, ma non in numero sufficiente.


    Concluso passò la parola ad Atasuke facendogli un gesto con le mani.
    Sospirando quando concluse il discorso.

    Vedi perché Otafuku non è un luogo adatto a te o ad un corpo di vigilanza?
    Sei del tutto estraneo a qualsiasi tattica di infiltramento.
    Il che non è per forza un male, semplicemente c’è chi c’è avvezzo c’è chi no.
    Hai prospettato un infiltrazione che prevede l’eliminazione degli sgherri dell’organizzazione in cui vuoi infiltrarti.
    E secondo te nessuno dei boss si accorgerà che gli stanno scomparendo i dipendenti e lasceranno semplicemente che i loro uomini vengano decimati?
    Il terzo individuo che attacchi sarebbe un mostro così potente che dei tuoi infiltrati non resterebbe che carne buona per polpette.


    Scosse la testa in segno di negazione.

    Cioè, io boh.
    Non puoi pretendere che un buon infiltrato sia del tutto all’oscuro di come ci si muove in questi ambienti altrimenti succede quello che hai appena detto, impasta le mani nel sangue ed ogni mastino sarà in grado di sentire il suo odore a miglia e miglia di distanza.
    Un infiltrazione richiede fin troppi elementi che questi novellini non hanno nel loro curriculum.
    Conoscenza dell’ambiente, delle associazioni, dei loro modi di agire e reagire.
    Se mai vorrai fare qualcosa di simile si parlerà volta per volta del piano della missione.


    Ma c’era qualcosa che il discorso sulle armi e l’indipendenza gli aveva fatto sorgere nella mente, un ricordo lontano che non riusciva ad afferrare.

    Ah. Shizuka si sposa.

    Ecco cosa era, il matrimonio che aveva programmato col Kurogane. Lo snocciolò li, su due piedi.
    Molto probabilmente dandogli di proposito poca importanza.
     
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    La sfida







    Mentre Sho preparava gli strumenti Raizen si alzò, per dare un occhiata agli stessi, incuriosito.

    Cosa sta succedendo?

    Domandò ironico mentre un coppino devastante si abbatteva sul collo di Sho. Ma per quanto la velocità fosse mostruosa la forza era stata dosata al meglio in modo da non decapitare il poveretto sul colpo, era solamente un rimprovero dopotutto, probabilmente abbastanza forte da fargli inghiottire la lingua.

    Porca merda!
    Hai strappato il radio ad una donna che manco sapevi se era o meno colpevole di qualche reato decente!


    Avrebbe parlato solamente se Sho non avesse avuto bisogno di una lieve scossa alla testa per risputare la lingua al suo posto.

    Ti sembra poco?

    Rincarò non preoccupandosi minimamente dei probabili conati del chunin.

    Ora poggi le tue fottute chiappe per terra e porco mondo mediti fino a che questa foglia non ti si appiccica sulla fronte.

    Ordinò rapido.
    La foglia era in realtà uno scarabocchio fatto con poca attenzione su un pezzetto di carta, ma la tradizione era pur sempre tradizione.

    Ti ho messo dentro un cazzo di demone e sleghi gli istinti come se fossero caramelle?
    Ci vuole autocontrollo.


    Battè la mano sulla scrivania, che solida come poche cose al mondo non si incrinò minimamente trasmettendo la vibrazione sul suolo.

    E lo imparerai o con la meditazione o a calci nel culo.
    Ma siccome sono stronzo Hiro qui ti romperà le palle.
    Come?


    Domandò mentre si girava verso il genin.

    Dovrai cercare di staccargli la foglia dalla fronte.
    In che modo? Nello stesso in cui lui cercherà di tenerla attaccata: col chakra adesivo.


    Poggiò il palmo della mano sulla fronte di Sho ed attivando il chakra lo portò fino a terra.

    Più o meno così.
    Sho, non sarà facile, sei un jinchuriki da poco e il chakra del demone non è una forza semplice da domare, proprio per questo il chakra adesivo e la concentrazione necessaria per mantenerlo ti permetteranno di ammansirlo.


    Si voltò verso Hiro sorridendo.

    Rompigli il cazzo a modo.

    Per poi continuare a parlare.

    Non c’è un modo preciso per apprendere il chakra, basta impastare nella zona in cui serve, anche se ovviamente è diverso da un impasto utile al rendimento muscolare.
    Io cercai di immaginare una forma adatta allo scopo per renderlo efficace.
    A voi la sfida.


    Disse poggiandosi sulla scrivania e guardando i due.
     
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    Il primo incontro con l'hokage

    la foglia della meditazione



    La paura non intendeva diminuire ed raggiunse il suo l’apice quando, dopo qualche convenevole, il torturatore mise in mostra tutti i suoi strumenti.
    Chissà quante volte erano già stati utilizzati, chissà su quante persone innocenti o non meritevoli di quel trattamento.
    Se pur per gioco, Hiro capì cosa si poteva pensare e sentire qualora ci si fosse trovati nei panni del torturato e non l’avrebbe augurato a nessuno.
    In quei pochi attimi una certezza si fece spazio nei pensieri del genin: non avrebbe mai fatto il torturatore.

    A salvarlo dopo qualche istante fu ovviamente il kage, il quale, accompagnandosi con dei sonori colpi alla nuca del torturatore, proruppe in una poderosa cazziata, degna di uno statista della sua importanza.
    Immediatamente Hiro si rilassò, non sarebbe passato sotti i ferri di nessuno quel giorno.
    Il rimprovero continuò con un altro scambio di battute. A quanto pare il torturatore aveva esagerato con un’anziana signora, alla quale aveva strappato un osso del braccio.
    A quelle parole, il ragazzo dai capelli rossi pregò di non finire mai sotto le mani di nessuno dei due, del torturatore per il suo sadismo e per la sua incoscienza, dell’Hokage per la sua esplosiva rabbia e potenza.
    In oltre, dal discorso dei due, si era capito che Sho, questo era il suo nome, era il custode di una bestia codata.
    In definitiva, Hiro aveva davanti a sé due temibili shinobi, con una potenza sopita indescrivibile.

    E io cosa c’entro qui?

    Non volendo intromettersi tra i due, il neogenin tenne i propri pensieri per sé.
    Per punizione, Sho avrebbe dovuto “meditare”, tentando di tenere attaccata alla propria fronte un foglietto di carta a forma di foglia con il chakra.
    Hiro avrebbe dovuto fare il guasta feste, tentando di rubare il foglietto dalla fronte del torturatore, utilizzando a sua volta il chakra. Quello sarebbe stato il suo compito per la giornata, certo non era una missione B, ma almeno sarebbe uscito da lì con qualche competenza in più.

    Ok penso di riuscire a farcela

    Disse quando il kage finì di parlare, non voleva passare per uno in grado solo di muoversi e di non proferire parola, anche mostrare un minimo di grinta sarebbe potuto servire per ingraziarsi il kage.
    Attese quindi che il torturare acquisisse la giusta posizione e che iniziasse ad avere dei risultati, mantenendo il foglietto sulla sua fronte.
    Quando reputò che Sho stesse iniziando a prenderci la mano e a controllare un minimo il foglietto, si avvicino con il palmo della mano destra e concentrando una discreta quantità di chakra tentò di attrarre a sé il foglietto. La finta foglia però non si smosse di un centimetro, riprovò ancora un paio di volte fino a quando il pezzettino di carta non iniziò a vibrare.

    Dai cazzo!

    Soddisfatto del traguardo ma stanco, dovette appoggiarsi un attimo sulla scrivania, vicino all’Hokage. Giusto il tempo di riprendere un attimo fiato, si rimise a lavoro, ponendo la solita mano destra in prossimità del foglietto. Quindi si concentrò con più vigore di prima, convinto di riuscire a smuovere di un altro poco la foglia di carta.
     
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    Meditazione





    Non ebbi neanche il tempo di vedere il colpo partire che sentii un treno colpirmi tra collo e nuca, quando c'era da rimproverare Raizen certo non ci andava leggero.
    Il colpo mi aveva leggermente spostato in avanti, ma riuscii a recuperare l'equilibrio portando avanti la gamba destra per appoggiarci il peso, immediatamente mi coprii la nuca con entrambe la mani come a voler coprire il dolore che ne scaturiva.

    "Ma porco schifo!"

    Il kage sembrava essersela presa per l'esecuzione del mio lavoro.

    Ahahahahaha e così sei un sadico bastardo eh? Ragazzo mio te lo devo dire, ti avevo proprio sottovalutato!



    Disse Houkou , quasi ridendo.
    Massaggiai il collo e la nuca con la mano sinistra mentre il Juudaime andava avanti con la sua ramanzina.

    -Cerchiamo di essere chiari.-

    La voce era inizialmente flebile per il colpo subito, così tossii un paio di volte per schiarirla.

    -Intanto non ho strappato il radio a nessuno, l'ho semplicemente fratturato in maniera esemplare. In più mi pareva chiaro che fosse permesso l'uso di qualsiasi mezzo visto che una nostra amica aveva decapitato un altro delinquente legato alla donna il giorno precedente. Mi erano stati mostrati dei documenti firmati di tuo pugno che attestavano la validità della missione dei quali mi sono fidato. Vogliamo forse parlare dell'esame che mi hai fatto per il ruolo che ricopro? Ho fatto quello per cui il villaggio mi paga, né di più , né di meno.-

    Avevo smesso di massaggiarmi il posto che mi doleva, ma lasciai comunque lì la mano temendo in un secondo scappellotto.

    -Detto questo so che è inutile discutere con te e sono inoltre convinto che tu abbia ragione riguardo alla meditazione, perciò mi metto subito a lavoro.-

    Mi girai quindi Verso Hiro, quello era il nome del genin davanti a me, e dissi in modo scherzoso:

    -Non sai quanto ti è andata bene ragazzino, su dai, andiamo ad esercitarci.-

    Mi sedetti sul pavimento a gambe in crociate e, ancora una volta, ascoltai con attenzione le parole di Raizen, tutta l'arrabbiatura del momento precedente sembrava scemata, in fondo anche lui sapeva che non avevo agito in maniera del tutto sbagliata.
    Presi in mano il foglietto che mi venne porto e lo guardai attentamente riflettendo sui consigli che mi erano stati dati.

    "Una superficie adatta eh? mmm, ci posso lavorare..."

    Il chakra che avevo all'interno del mio corpo era amplificato dall'azione demoniaca, ma ne era anche turbato, quindi prima di cominciare il vero e proprio esercizio mi presi qualche istante per meditare, in modo da avere un afflusso continuo e regolare in tutto il corpo.
    Quando sentii di aver raggiunto uno stato di tranquillità spirituale cominciai ad eseguire l'ordine del juudaime, il gobi non sembrava avere intenzione di interferire, alla fine il fatto che io migliorassi le mie capacità era un fattore positivo anche per lui.
    Posizionai il foglietto sulla mia fronte e ve lo trattenni applicando pressione con l'indice ed il medio della mano destra, a quel punto chiusi gli occhi e cominciai a concentrare il chakra nel punto interessato.
    inizialmente richiamai il flusso energetico come per un normale impasto fine al potenziamento, ma quando percepii il chakra arrivare ed insinuarsi nel tessuto muscolare non ne fermai il percorso, come normalmente facevo per controllarne il potenziale, favorii invece la fuoriuscita di esso attraverso la cute, in modo che si riversasse sul versante apicale dell'epitelio.
    Utilizzai un metodo simile a quello che avevo imparato per la tecnica delle mani curative in modo da formare uno strato di chakra sotto il foglietto.
    Prima di tutto mi interessai nel renderne omogenea la forma, in modo che combaciasse con quella del foglietto, non volevo che fosse né più piccola, né più grande. Una volta che questo primo scalino fu superato cercai di plasmare la natura del chakra, da quella pura, di semplice energia, ad un settore più focalizzato, un po' come una cellula staminale che assume tratti sempre più specifici fino a divenire quella tipica di un tessuto.
    Lentamente sentii l'energia trasformarsi in forza aderente , più che questa aumentava di intensità più che la pressione esercitata dalle mie dita sul foglietto diminuiva, finché non lo lasciai del tutto e questo rimanne comunque incollato alla mia fronte.

    "Molto bene."

    Tentai un altri paio di volte di staccare e riattaccare il foglietto per prendere dimestichezza con il procedimento prima di dedicarmi all'intensità della forza che imprimevo.
    Se infatti per trattenere l'oggetto interessato fosse bastato imprimere una forza pari ad uno, ad esempio, sarebbe infatti stato uno spreco imprimerne un valore pari a dieci solo per paura che questo si fosse staccato.
    Una volta che mi sentii sicuro anche su quel procedimento provai ad aumentare e diminuire l'intensità della forza di attrazione, prima gradualmente e poi di scatto, simulando come se il peso del foglietto cambiasse.
    Non appena fui abbastanza sicuro delle mie capacità feci un cenno ad Hiro, che si avvicinò a me tentando di staccare l'oggetto dalla mia fronte.
    Con contentezza vidi che questo non venne via, anche se notai distintamente la forza attrattiva proveniente dal ragazzo, che fece infatti vibrare il foglietto, sembrava che entrambi avessimo raggiunto l'obiettivo desiderato, almeno per adesso
     
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  12. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    La Nuova Via 六

    ~Evidenti Incomprensioni~


    L'Hokage sembrava soddisfatto della risposta dell'Uchiha, anche se era decisamente arduo capire se quella specie di soddisfazione nascesse dall'essere riuscito ad ottenere quello che voleva sentirsi semplicemente dire o se perchè, per una volta, apprezzasse le parole di una qualsiasi altra persona che non fosse lui stesso.
    Ad ogni modo, Atasuke annuì con altrettanta compiacenza, passando quindi oltre con il suo discorso, a cui, ovviamente non mancò la punta del colosso, che come sempre sembrava avere la stretta necessità di dover sottolineare l'ovvio.

    “[...] Ma un esercito di fabbri non sarebbe in grado di sostenere la produzione di massa, fare prodotti d iqualità, questo si, ma non in numero sufficiente.”

    «Non ho detto che il piano fosse perfetto... Ad ogni modo, iniziare quantomeno a forgiare armi di ottima qualità in sostituzione alla paccottaglia prodotta in serie di certo aiuterebbe a migliorare il livello del nostro armamentario. Poi, sono pienamente cosciente del fatto che se dovessimo produrre le armi per tutto il villaggio non basterebbero dei fabbri. Tuttavia, la mia idea non era che un'inizio, nulla vieta che con il tempo e con sufficenti fabbri di qualità si possa anche puntare ad un sistema più efficiente per forgiare armi a livello industriale... Intanto, le armi di maggior qualità diventerebbero in breve le nostre, come voi stesso avete sottolineato e la cosa potrebbe anche tornare economicamente a vantaggio del villaggio»


    Puntualizzò a sua volta con un sorriso. Possibile che stessero trovando un punto d'unione proprio nel discutere di armi ed economia?
    Passati oltre, l'Hokage gli concese di ritornare sul discorso madre e senza trattenersi dallo sbuffare, ebbe nuovamente a ridire sulle parole dell'Uchiha, forse per una totale mancanza di fiducia, o forse perchè proprio gli piaceva avere l'ultima parola e poter trovare sempre un qualcosa su cui poter ridire, apparendo quasi come uno di quei vecchi davanti ai cantieri, che, pur non avendo mai fatto i muratori nella loro vita, avevano sempre una nota da fare ai poveri operai, costretti ad ascoltarli.
    Ed a ben pensarci la capigliatura completamente bianca dell'Hokage non lo allontanava poi molto da quell'ilarica, ed alquanto attuale, immagine.

    «Davvero mi credereste tanto stolto?»


    Chiese automaticamente l'Uchiha alla fine della prima replica.

    «Ad ogni modo, è vero, l'infiltrazione non è la mia specialità. Certo, posso infiltrarmi in un gruppo, questo lo saprebbe fare chiunque, ma agire a lungo sotto copertura non è tra i miei punti di forza. Per questo ho selezionato degli elementi maggiormente affini al compito e li ho inseriti in lista. Come ho detto, sarebbe compito della squadra e la squadra, come ogni team, nei progetti più ampi, prevede gli infiltrati e la “mano armata” per così dire... Ad ogni modo, senza voler divagare, non crediate che le mie capacità tattiche siano tanto labili. Quando parlavo di “eliminazione di gruppi minori” mi riferivo appunto ai gruppi minori, alle bande di cani sciolti, per così dire. Non ai rami delle grosse associazioni, altrimenti chiunque capirebbe che potare un ramo di quegli alberi sarebbe come tagliare una testa del'idra... ne ricrescerebbero altre due pronte ad azzannare. Ad ogni modo, non c'è da discutere. Io non conosco i vostri piani, ne i collegamenti che potete aver intessuto segretamente con le mafie o quant'altro, quindi, ovviamente, prima di agire, chiederò conferma prima di procedere»


    Il discorso parve dunque chiuso. Alla fine dei conti, l'Hokage aveva approvato il suo Dojo, la creazione di una prima fucina annessa, ma soprattutto la creazione della shinsengumi, eppure, osservandone il volto pensoso, era chiaro che avesse un qualcosa in mente, un qualcosa che evidentemente non ricordava bene o che stava elaborando per comunicarla al meglio.
    Atasuke rimase in attesa per quegli interminabili istanti, finchè con completa nonchalance l'Hokage non buttò fuori la misteriosa notizia.

    “Ah. Shizuka si sposa.”

    «Oh, bene, sono contento per lei, immagino che la sua famiglia...»


    Rispose, quasi d'impulso, senza aver chiaramente elaborato quanto gli era stato effettivamente riferito. Cosa che accadde giusto alcuni istanti dopo, mandando il suo cervello chiaramente in black-out per alcuni istanti.

    °S-shizuka? Ha seriamente detto “Shizuka si sposa”!?°

    °Evidentemente si, amico mio, sembra che la donna dei toi sogni stia per sfuggirti definitivamente tra le mani... di nuovo°

    °Come di nuovo?°

    °Ma si, ricordi quella ragazza? Come si chiamava? Quella morta quando hanno raso al suolo il buco in cui sei cresciuto°

    °Akane?°

    °Esatto, proprio lei, ti sei forse dimenticato di come quella gente te l'ha strappata dalle mani? E dalla vita?°

    °...°


    Quell'interminabile monologo interno, durò appena una frazione di secondo all'esterno. Tuttavia, nella sua mente, si poteva dire che fosse appena esploso un qualcosa. In un'altro mondo l'avrebbero chiamata “bomba H”, arma di distruzione totale, bomba atomica o con chissà quale altro nome. Ma di certo non era minimamente paragonabile al Katon che sentì su di se quel giorno, quando ad Otafuku venne investito dal passato delle Kitsune.
    Tossì alcuni colpi, giusto per ridarsi un contegno e schairirsi nuovamente la voce, che il quell'istante di silenzio sembrava essersi decisamente appesantita.

    «Avete detto che Shizuka si sposa?»


    Osservò il colosso per alcuni istanti, quasi come a volere una risposta, anche se una risposta verbale era decisamente un qualcosa che non voleva sentire, dato che le sue orecchie avevano sentito fin troppo bene.

    «E... e chi sarebbe il fortunato?»


    Atasuke era visibilmente teso e scosso da quell'informazione. Certo, sapeva che Shizuka aveva parecchi pretendenti, e sapeva che la madre, gli dei la maledicano, stava cercando in tutti i modi di ammogliarla al primo nobile di alto rango che le apitava a tiro. Non si sarebbe infatti stupito nel sentire che il pretendente fosse effettivamente uno dei figli del Daimyo, cosa di cui era anche a conoscenza, tuttavia, per quanto il destino di Shizuka non fosse effettivamente nelle sue mani, sentì un vile senso di disgusto, serpeggiargli lungo la schiena nel ricevere quella notizia. Una sensazione che non aveva mai provato. No, una sensazione che aveva provato una sola volta e quell'unica volta, non era stato in grado di contenerla completamente, finendo per uccidere l'uomo che aveva distrutto la sua famiglia, e non solo lui. Sentì dentro di se il desiderio di morte, ma sentiva anche che in questa occasione doveva assolutamente evitare che questi si sprigionasse, se non per giustizia, per Shizuka stessa, che evidentemente aveva trovato l'uomo che avrebbe potuto e forse anche voluto amare per il resto della vita.
     
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    Sogni infranti








    Fu il momento dell’Hokage di fare la prova di aderenza, ma pareva che non si sarebbe affidato al chakra, leccò infatti il polpastrello del pollice e lo passò sul foglietto di carta che non pareva aderire realmente sulla fronte di Sho ma a malapena poggiato, come se inumidito da uno strato di condensa.
    Lo portò via col suo pollice, realmente inumidito.

    A malapena sufficiente, Sho.
    Hiro: pessimo.


    Ma parve essere comprensivo, nonostante la durezza del giudizio sembrava che la pazienza fosse ancora ben lontana dall’esaurirsi, certo, poteva svuotare la piccola ampollina che la conteneva in meno di una lacrima, ma erano dettagli.

    Avete sbagliato per due motivi, uno a testa.
    Sho, sei qui perché voglio che tu sappia controllarti ora come sempre, le situazioni di calma sono semplici da gestire, ma quelle di rabbia?
    Se vuoi cavare qualche ragno dal buco devi isolare il chakra del Gobi.
    Stai cercando di innaffiare una fottuta margherita con uno tsunami.
    Hiro, impegno.
    Quando ho detto che immaginare una forma sarebbe stato utile non lo dicevo per dar spettacolo dei miei metodi geniali e dai risultati che hai ottenuto mi sembra strano tu ti ci sia applicato.


    Squadrò entrambi.

    Come ottenere qualcosa di efficiente?
    La carta è liscia?
    Se la risposta è si state sbagliando.
    La carta , come probabilmente qualsiasi materiale non è liscia ha una superficie tutta sua che va compresa e assecondata il vostro dovere sta nel comprendere a fondo come la superficie dell’oggetto sia fatta, increspatura, direzione della stessa, eccetera eccetera.
    Il tutto per un unico motivo creare il vuoto ed aderire come due ventose.
    Poi, ovvio, questo è uno dei metodi, potreste anche usarne altri, ma è sicuro che dovete dare una forma a ciò che producete, altrimenti… come potrei farvelo capire…
    Beh, sarebbe come avere un cazzo di 30 centimetri morbido come una gomma da masticare.

    Non fatemi ripetere.


    Concluse guardando seriamente entrambi, in tanti sapevano quanto fosse pericoloso disattendere una richiesta così esplicita di Raizen, se ai due non era ancora giunta notizia l'avrebbero sperimentato presto.
    Avrebbe anche potuto accettare una richiesta di qualche ora, addirittura giorni per permettere ai due di esercitarsi, ma addirittura la soddisfazione dopo una disfatta come quella: decisamente no.
     
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    Mai una gioia





    Avevo scordato quanto effettivamente il Kage pretendesse, ma alla fine non dovevo aspettarmi altro, essere suo allievo aveva i suoi oneri oltre che ai suoi onori.
    Raizen infatti non ci mise molto a staccare il foglietto dalla mia fronte, parve bastare un dito umido a compiere quella missione, non mi sentivo arrabbiato o deluso da me stesso, alle fine era la prima volta che provavo e non c'era certo vergogna nel non riuscire subito, era piuttosto il modo in con sui il fallimento veniva esposto ad essere fastidioso. Unica, magra consolazione? Non essere stato il peggiore.

    -Ho capito , ho capito.-

    Sbuffai a Raizen, mentre riprendevo il foglietto di carta.

    -Certo che lo so che non è liscia, mica sono un ritardato.-

    Mi allontanai quindi dal Juudaime e presi la sedia sulla quale originariamente era seduto Hiro.

    -Se mi guardate mi da fastidio, ovvia.-

    Trasportai dunque la sedia in corridoio per esercitarmi lì, fuori dalla pesante vista di Raizen.
    La prima tappa era isolare ancora di più il chakra del demone, bilanciare una forza tale non era certo uno sforzo semplice, la sua influenza alterava inevitabilmente il flusso del mio chakra facendomene perdere il controllo completo.

    Non ci pensare nemmeno, sudicio umano



    "Ehy ehy ehy, parole un pochino forti per uno che è impazzito in un vasetto."

    TI UCCIDO SCHIFOSO ESSERE INFERIORE



    "Lo so lo so, ci hai già provato, non so se ricordi, per ora stiamo uno a zero per me, due se conti anche il primo scherzetto che mi hai fatto mentre dormivo."

    Varie imprecazioni e minacce rimbombarono nella mia testa, il Gobi sembrava non aver gradito la mia presa di posizione, ma la sua influenza andava, in questo frangente, messa da parte, per permettermi la riuscita dell'allentamento.
    Chiusi gli occhi e mi concentrai sul piano introspettivo, affondando nel mio subconscio, per arrivare al mio mondo interiore, dove il demone risiedeva.
    Dopo un tempo che non saprei definire mi sentii sprofondare, come se fossi caduto in una pozza piena d'acqua, eppure riuscivo a respirare.
    Mi osservai attorno e l'unica cosa che vidi fu un'immensa gabbia, a circa cento metri da me, dalla quale proveniva un'immensa moltitudine di vapore che subito era racchiuso in bolle che salivano per una distanza indefinita.
    Improvvisamente il flusso di bolle si interruppe e riuscii a notare distintamente due enormi occhi gialli dietro le sbarre: sembrava che fossi riuscito ad entrare in contatto col demone.

    Cosa ci fai qui umano?



    Provai a parlare, ma quello pseudo liquido che riempiva il luogo mi impedì di esprimermi, provai quindi a comunicare con lui mentalmente, alla fine eravamo nella mia testa, e parve funzionare.

    "Sono qui per cercare di contenere la tua influenza...."

    AHAHAHAH CONTENERMI? TU? UN INSULSO UMANO? Non succederà mai



    "Beh, da un punto di vista puramente teorico tu già sei contenuto in me."

    Pensi di controllarmi umano? Vediamo come te la cavi allora!



    Nuovamente dalla gabbia cominciò a sgorgare una quantità immensa di vapore, sembrava un fiume in piena in stato gassoso che correva verso l'alto.
    Probabilmente si trattava dell'influenza del demone sul mio flusso del chakra, era quella che dovevo stoppare, ma come?
    Sembrava un flusso continuo, tanto più enorme di me, ma lo era davvero? Il chakra del demone era sicuramente superiore al mio, come paragonare un drago ad il più piccolo dei microbi, ma in una situazione come quella, dove lui era confinato in me, dove i suoi poteri erano inevitabilmente limitati da uno stato di prigionia, in questa situazione avrei potuto avere la meglio.
    Forse avevo capito dove mi trovavo, cominciai a nuotare in alto, ancora e ancora, per non so quanto tempo, fino a che non raggiunsi la superficie, sono allora notai che il liquido in cui mi trovavo era mosso da una corrente gigantesca che , tuttavia, non mi spostava.

    "Forse ho capito."

    Pensai tra me e me.
    Probabilmente ero riuscito a concretizzare nella mia mente il concetto del flusso del chakra, davanti a me le bolle derivate dal vapore prodotto dal Gobi sembravano far bollire l'acqua, quella era la perturbazione che dovevo fermare per succedere nell'esercizio assegnatomi da Raizen.
    Lentamente mi concentrai focalizzandomi sullo scorrere del liquido attorno a me, in maniera progressiva questo cominciò ad aumentare di velocità, sempre di più, finché le bolle non furono più in grado di scomporne la superficie.
    Sotto il vapore c'era, e ci sarebbe sempre stato, ero legato al demone in maniera imprescindibile, ma avrei potuto cominciare a controllarlo, a sfruttarlo a mio vantaggio e, magari, quello era il primo, piccolo, passo da fare.
    Mi immersi nuovamente e raggiunsi la cella del demone.

    "Per ora sembra funzionare, che dici?"

    Non mi dominerai mai umano



    "Non voglio dominarti, ma siamo qui insieme, per sempre presumo, non sarebbe meglio imparare a convivere?"

    Cosa è il per sempre per un essere effimero come te? Anche il tuo predecessore me lo aveva promesso, eppure eccomi qui a parlare con te



    Il flusso di vapore dalla gabbia venne interrotto.

    Non sono disposto a darti la mia fiducia umano



    "Capisco, però sappi che io non smetterò di provare a farti comprendere che non sei in una cella qui, le sbarre che ti contengono esistono solo per arignare la rabbia e l'odio che nutri adesso. Spero che un giorno tu lo possa capire."

    Vedremo cosa ci riserverà il futuro debole umano, per adesso limitati a concludere il tuo stupido esercizio da bambocci



    "Ti ringrazio."

    Con un ringhio gli occhi scomparvero da dietro le sbarre, improvvisamente fui solo.
    Riaprii gli occhi, non sapevo quanto tempo era passato, ma a giudicare dalla posizione del sole che potevo vedere dalle finestre, potevano essere un paio d'ore.
    Sembrava finalmente arrivato il momento per eseguire l'esercizio che mi era stato assegnato.
    Presi il foglietto nella mano destra e , come avevo fatto in precedenza, produssi abbastanza chakra da mantenerla attaccata alla fronte senza doverla reggere.
    Una volta che questa fu in posizione però, mi dedicai al cercare di percepirla fin nei più minimi dettagli, capirne la rifinitura, possibili e sottili pieghe che erano derivate dal tenerla in mano o anche semplicemente dal disegnarvi la foglia.
    Lentamente presi coscienza delle fattezze del pezzo di carta in tutte le sue sfaccettature, il primo passo era fatto, adesso l'adesione doveva essere resa più solida.
    Come aveva sottolineato anche Raizen, la carta non era liscia, bensì crespa, pareva quasi ruvida dopo tutta la concentrazione che avevo messo nell'analizzarla al tatto, avrei sfruttato questo fatto per rafforzare la forza attrattiva.
    Dovevo eliminare l'aria che vi era tra la mia fronte e la pseudo foglia ed il metodo migliore per farlo era quello di partire a farla aderire dal centro per poi procedere verso i lati in maniera costante, in questo modo non vi sarebbero state bolle d'aria che avrebbero potuto diminuire l'efficienza del mio operato.
    Ripensai a come il Juudaime aveva rimosso la carta dalla mia fronte ed ebbi un'idea.

    "Magari, potrei sfruttare lo stesso effetto che ha prodotto Raizen leccandosi il pollice....aspetta un momento, si è leccato il pollice....e poi me lo ha spalmato in faccia....Che.Cazzo.Di.Schifo."

    Dopo essermi reso conto che quasi ero stato leccato sulla fronte dal Kage mi ricomposi e mi concentrai nuovamente, l'idea che avevo avuto poteva funzionare.
    Immaginai quindi il chakra come una forza liquida , come una colla, cercando di sviluppare questa sensazione nella direzione che avevo precedentemente pensato, ossia dal centro del foglio verso la sua periferia.
    Sentii la carta aderire con più forza alla mia fronte, come se il chakra riempisse i piccoli spazi increspati che questa aveva per permettere di eliminare l'aria in essi contenuta e sviluppare l'effetto ventosa che mi era stato detto.
    Tentai ancora e ancora, fino a che il meccanismo non divenne automatico, quando mi sembrava che la carta fosse completamente attaccata provavo a tirarla via da un angolo usando indice e pollice della mano destra.
    Man mano che ripetevo l'esercizio il foglietto si staccava dalla mia fronte con difficoltà sempre maggiore fino a che, tentanto di toglierlo, ne strappai un pezzetto in angolo, mentre il resto rimase dov'era.

    "Mmmm, sicuramente va meglio di prima, ma andrà bene a Raizen?"

    Guardai fuori dalla finestra e notai che si era fatta notte.
    Rientrai quindi nell'ufficio del Kage, sperando di trovare lui ed Hiro ancora lì, ero talmente assorto nell'allenamento che non mi sarei neanche accorto se mi fossero passati davanti.

    -O vediamo ora va.-

    Avrei detto a Raizen, pronto a fargli vedere che ero migliorato.

    "Speriamo funzioni, sennò la figura di merda è assicurata."



    Spiegazione visia dell'interazione tra Sho e il Gobi, dal secondo 38.

    Video


    Edited by S h o ! - 26/10/2015, 22:26
     
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    Cuore sole amore







    Qualcosa nelle parole di Atasuke attivò il borbottio di Raizen, una specie di mantra che pareva riuscisse a fargli sfogare il nervosismo, solo al finire delle prime battute il tono salì fino a rendere gli sbuffi e i piccoli scoppiettii delle labbra contratte in parole percettibili.

    Io non ho mai fatto
    Io non ho mai detto
    Io non ho mai inteso


    Elencò come una cantilena citando Atasuke.

    Eppure,chissà come mai, le correzioni arrivano sempre dopo che qualcuno fa notare gli errori.
    Incredibile!


    Disse con ironico stupore, evitò di aggiungere che il mondo gli avrebbe concesso più di buon grado un ammissione che l’ennesima…

    …solita paraculata.
    Riguardo i cani sciolti, che ti serve infiltrarti?
    Basta soltanto riuscire a radunarli sotto la stessa rete e il gioco e fatto.
    Riguardo agli esperti infiltrati.
    Sai in quanti mi conoscono per le mie abilità di infiltrato?
    Che tu stesso hai potuto apprezzare.


    Attese una risposta per poi darla a sua volta, sia che l’avesse ricevuta sia che il suo interlocutore avesse voluto dargli il piacere.

    Nessuno.
    Fino a che non sono diventato il volto stampato sopra alla roccia.
    E da allora indovina chi sono?
    L’hokage. Ne più, ne meno.
    C’è un motivo se nessuno mi conosce.
    E c’è un motivo se io conosco questi individui.
    Ma, come detto, spetterà a te.
    Ma vorrei tornare sulle mura.
    Non mi hai ancora detto nulla riguardo il loro potenziamento.
    Non sarebbe impossibile allungare la loro capacità percettiva, se così vogliamo definirla, oltre i limiti dei più comuni essere umani, non so se intendi, dobbiamo procurarci un vantaggio naturale che la nostra posizione, ormai conosciuta, non ci può dare.
    Riguardo attacchi e difese già ho parlato.


    Sorrise, il Colosso, alla reazione di Atasuke, quel tipico beato sorriso di chi aveva ottenuto ciò che cercava.
    Beata innocenza.

    Beh, io te l’avevo detto che tra noi due la conoscevo meglio io.

    Stava fingendo, certo, ma era ormai decennale la sua esperienza quale attore, e nessuna smorfia o imperfezione emotiva tradiva quell’informazione, era tranquillo, lievemente felice e con un sorriso nostalgico sulle labbra, come se riportasse alla mente chissà quali ricordi di chissà quali primi incontri.
    Conoscenti di vecchia data Raizen e Shizuka, poi amici e col tempo, avvicinandosi ogni giorno di un passo, piccolo o grande che fosse, amanti.

    E semplicemente tutto si è concluso nella maniera più naturale che ci potesse essere.
    Lo pensavamo da un po’, ma prima che io fossi Hokage, essendo lei figlia ed ereditiera di un impero commerciale non ero di certo il miglior partito che passasse di li.


    Dopo aver fatto divagare un po’ lo sguardo sulla scrivania, come a disagio per aver mostrato dei sentimenti che aveva sempre dato prova non avere guardò Atasuke quasi negli occhi, ma non c’era sfida nello sguardo, bensì felicità.
    Finta.
     
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