Vecchio Palazzo dell'Amministrazione

[Amministrativo]

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    La risorsa Più importante







    Il Colosso ascoltò senza ombra di rabbia le parole della kunoichi.

    Oh, vero, per il deserto ci hai preso, pardon.
    Errore mio, tuttavia il resto rimane invariato.
    Tuttavia resta invariato il resto del discorso, piazzare i lupi è inutile, nulla rientrerà mai nel loro raggio percettivo visto che il sensitivo sarebbe in grado di individuarli se fossero così vicini da farcelo rientrare.
    Ricorda che i lupi da te evocati non sono normali lupi, sia per intelletto che per chakra.
    Sarebbero come delle torce in mezzo al nulla.
    Considerando poi il fatto che i lupi si muovono in branco, trovarne due nel nulla è un po’ strano.
    Mentre per il chakra ho detto che dovevano essere in grado di occultarlo, non ho specificato quello di chi, anche il loro sarebbe bastato, un ninja furtivo, se ben nascosto, è sempre mortale.
    I dettagli che specifichi sono delle briciole che non riempiono il tuo paniere.


    La fissò, senza malizia nello sguardo.

    Un rifiuto non è un errore, cerca di comprenderlo.
    L’errore sta nel disquisire la correzione.
    Ti ho dato una soluzione che avrebbe potuto mettere in scacco l’avversario, assai più produttiva del piegarsi a seguire gli ordini del tuo aguzzino, che sicuramente si è preparato alla perfezione per seguire il SUO piano, ma di sicuro non può essersi preparato altrettanto bene a seguire un imprevisto causato da te.
    Sorpresa, stupore, paura… son tutte essenziali per la vittoria.
    Riguardo lo scovare le trappole, se si ragiona nel modo da te esposto allora tutto ha il 50% di possibilità di non funzionare.
    Tutto potrebbe non funzionare: sta a te o ai tuoi collaboratori farlo funzionare per bene, in questo caso piazzare le trappole di modo che non si vedano, di nuovo qui subentra la sorpresa: il nemico si ritrova in una situazione che non si aspetta.


    Si mise braccia conserte, poggiandosi sulla sua ampia sedia per poi dare la sua ultima risposta.

    Quando ti sentirai pronta torna qui, e verrai nuovamente messa alla prova per garantire la TUA sicurezza prima di qualsiasi altra cosa, ma la modalità della stessa saranno decise unicamente da me, in base a ciò che ritengo più opportuno per avere risposta ai dubbi che ti riguardano.
    Queste domande hanno messo alla prova una tua abilità, abilità che ti avevo detto essere essenziale.


    E dicendo quelle ultime parole si picchiettò sulle tempie con una mano.

    E non mi hai dimostrato di saperla sfruttare al meglio.
    Da che ho dedotto io a causa di mancanza di esperienza e non di altri motivi.
    Non penso che tu voglia farmi pensare che il problema non sia l’esperienza, no?
    Non farti troppi problemi, sei un genin, e lo sei da poco tempo, tutto questo è normale.
    Sarebbe anormale se tutto fosse filato liscio.


    E li tacque, cedendo la parola ad eventuali dubbi di Sasori.
     
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    Rassegnazione

    7° post




    Pensato
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    Ascoltò in silenzio le parole dell'hokage, non ancora del tutto convinta delle sue spiegazioni ma decisa questa volta a non parlare: una delle cose fondamentali che gli aveva insegnato suo padre era l'imparare dai propri errori e l'ascoltare le persone più esperte di lei e nonostante si fosse sentita in dovere, forse anche per motivi di orgoglio personale, di specificare alcune sue scelte sapeva quanto l'umiltà in certi casi potesse aiutare.
    Dunque ingoiò il rospo, trattenendo eventuali altre parole che avrebbero potuto incrinare la sua situazione facendo un piccolo inchino con il capo alla fine delle spiegazioni di Raizen.
    Capisco. Come spiegavo anche prima, sfrutto sempre i miei errori per migliorarmi e gli insegnamenti altrui, di qualsiasi tipo, per ricavarne qualcosa di nuovo e di utile, e farò lo stesso in questo caso. Temevo che fosse troppo presto e troppo pretenzioso per una persona che è genin da pochi mesi come me riuscire ad entrare nella squadra speciale, ma ho deciso di fare un tentativo in ogni caso. La fortuna aiuta gli audaci, dicono

    Alzò lo sguardo, osservando decisa l'uomo Dunque ora cosa devo fare per iniziare il mio compito da guardiano? Non è il mio lavoro ideale, amo viaggiare e non stare ferma nello stesso luogo, ma cercherò di fare del mio meglio anche per un lavoro di questo tipo, a Kiri ho avuto una pessima esperienza con uno di loro ed ho tutta l'intenzione di fare non ricordare allo stesso modo continuò, ripensando all'Akuma che aveva incontrato qualche tempo prima alle mura quando aveva deciso di visitare il villaggio della nebbia: difficilmente provava risentimento in quel modo nei confronti di qualcuno, ma il kiriano era riuscito ad ottenere la sua antipatia in pochi e semplici frasi, e la cosa ancora non le andava giù.

    Da sempre cercava di guardare il lato positivo anche nelle situazioni che non lo erano completamente, e seppure il guardiano non fosse il ruolo a cui ambiva, avrebbe potuto ricavare buoni insegnamenti anche da esso: poteva in questo modo conoscere nuovi shinobi provenienti da vari villaggi, riuscendo ad ampliare ancora di più il suo bagaglio culturale a riguardo, magari avrebbe anche conosciuto nuovi clan o nuove tecniche in questo modo Bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno, solo in questo modo si può realmente imparare e migliorare pensò fra sé e sé, ripensando alla frase che suo padre le ripeteva sin da quando aveva iniziato l'accademia.
    Approfittando del lungo silenzio di Sasori, rimase in attesa di una risposta da parte dell'hokage.
     
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  3. Sasori Uchiha
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    Il noviziato




    Era il tempo dei bilanci. Il suo quesito era indubbiamente un cliché, ma che aveva comunque, a suo modo di vedere, un certo fascino. Ad ogni modo conosceva il modo di fare dell'Hokage, quindi non diede peso alle varie frecciatine. Ma che comunque le accoglieva volentieri. Erano sempre di situazione di spunto e di crescita. Almeno le avrebbe interpretate in quella maniera giuste o sbagliate che siano. Ascoltò con una certa attenzione, la discussione riguardo al quesito che aveva proposto a Kairi, dopo di che motivò nel modo seguente, senza dare adito a incomprensioni la sua visione riguardo alla sua strategia attuata:


    Non fraintendermi, non ho replicato un'effettiva situazione reale, semplicemente perché sono situazioni che non ammettono repliche, quindi come potevo rendere lo stesso stato di angoscia ed ansia, che solo in quei momenti è possibile sperimentare? Ne so qualcosa, ma ho replicato quanto meno le modalità che per quanto tradizionali, rappresentano la routine per questo genere di ruoli, correggimi pure se sbaglio...



    Lo guardava con sguardo rilassato e tranquillo. In fondo era soltanto un semplice scambio di opinioni e vedute. Quindi era davvero costruttivo questo scambio di idee a riguardo. Riguardo invece all'analisi della sua risoluzione al caso proposto da Kairi, trovò stimolante quella chiacchierata. Aggiunse alla fine del discorso dell'Hokage:


    Beh i mercanti oramai sono ovunque e dovunque. Certo i mendicanti avrebbero avuto un margine di azione maggiore, da un punto di vista teorico, ma non credi che in una cittadina allertata, potessero essere una fonte di ulteriore sospetto ? Perché in una situazione di allerta, si moltiplicano il numero di mendicanti ? Invece una trovata come quella che ho proposto dei mercanti, poteva avere un ampio margine di errore. Forse dovevo argomentare con maggiore precisione la mia idea. Il lato corruttivo sarebbe passata alla luce del sole, come una sorta di sponsorizzazione, o una sorta di incentivo di fedeltà ai marchi che i mercanti avrebbe venduto nella zona. Inoltre le monete fornite non erano altro che delle comuni pietre di piccola taglia, tanto per conferire un peso al sacchetto ma che grazie alla mia specialità che sono le arti illusorie sarebbero state prese per veritiere dagli acquirenti e/o corrotti, ma allo sguardo degli esterni non era altro che un sacchetto di pietre e di certo nessuno può essere processato per un semplice scambio di idee al costo di alcune pietre...Beh i fischi e/o un altro tipo di segnale o codice, sono stratagemmi standard, niente di complesso o che richieda un particolare addestramento. Da un mio punto di vista, viste le intense attività agricole fuori Konoha poteva essere un ottimo trucco per passare inosservati...non richiede chakra, non richiede sigilli, non richiede tecniche...essendo la zona rurale, cercavo di sfruttare il vantaggio che la zona offriva in quanto tale...



    Mimò con una certa disinvoltura le sue argomentazioni. Non voleva convincere nessuno. In fondo ognuno aveva le sue strategie, anche se forse quella dell'Hokage, avrebbe potuto dimostrarsi efficace, oppure meno...a suo modo di vedere non c'era una risposta corretta per quelle situazioni. C'era soltanto la buona riuscita o meno della missione, il che comportava dei compromessi. Come in tutte le cose. Quindi per questo motivo non si meravigliò dell'esito negativo alla loro richiesta. Questo non comprometteva di fatto nulla, è vero non aveva di fatto mai partecipato a delle missioni così delicate, anche se una certa esperienza poteva vantarla, visto di essere sopravvissuto con Xander in una situazione di certo non proprio comoda, in tempi non molto recenti. Ma ad ogni modo era stato catturato un paio di volte e di certo non era più un novellino.


    Vedremo adesso dove andrà a parare



    Un compromesso era ancora la soluzione migliore:


    Mi sembra una soluzione penso che accontenti tutti...Riguardo alla mia richiesta, questo non sconvolge nulla riguardo ai miei piani, ma è soltanto una tappa necessaria. Quindi non posso che ritenermi soddisfatto dell'esito. Volevo soltanto rendermi utile per il villaggio, considerandomi non più un peso per la comunità, ma una preziosa risorsa. Sono d'accordo con la tua visione, siamo totalmente in linea.



    Rimase quindi in attesa del parere dell'Hokage.
     
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    Battute finali







    Alla domanda di Kairi sorrise pacifico.

    Nulla di impressionante, semplicemente recarti alle mura e chiedere di essere inserita nei turni in quanto inviata dall’Hokage, niente di più, niente di meno.
    Ma non preoccuparti, non sei l’unica a lavorare sulle mura, potrai organizzare i turni in base ai tuoi impegni, le mura non sono una prigione.


    Ridacchiò al pensiero.

    Conosci Atasuke no?
    Pure lui è un guardiano e non è associale, eppure non l’ho mai visto lamentarsi per la mancanza di spazi vitali.


    Passò poi a Sasori, incrociando le mani.

    No, mi dispiace, la scusa del non replicare una situazione reale non esiste, si era chiesto di immaginarla, pensare al fatto che le situazioni siano imprevedibili non è sintomo di esperienza.
    SE la situazione è imprevedibile si va di intelletto in modo da renderla prevedibile, se non si riesce a farlo allora è impossibile pianificare qualsiasi missione e rimaniamo ad aspettare a casa che le cose vadano per il peggio.


    Sospirò e scosse la testa.

    Che i mercanti siano ovunque è vero come non lo è, quello dei mercanti è un mondo particolare, se c’è qualcosa da sapere la sanno per primi, se l’aria in un villaggio non è buona i primi a evitarlo sono proprio i mercanti, e un villaggio popolato di nukenin è il primo in lista.
    In villaggi simili va solo un certo tipo di mercanti: quelli che si occupano di rifornire i loro negozzi, un semplice ragionamento elementare.
    Se in un villaggio non c’è traffico di risorse allora la mossa migliore è trafficare quelle risorse, per cui sarà un residente a prendersi la briga di rifornire il suo spaccio.
    Ed è solo la punta dell’iceberg, potrei darti parecchie altre ragioni. Ma tu stesso hai ammesso che i mendicanti erano una scelta migliore.
    I mendicanti inoltre non si moltiplicano, semplicemente vi sareste aggiunti voi, non è che di li a due ore eravate un centinaio!


    Pose un accento scherzoso su quell’affermazione.

    Mentre la scelta delle pietre è pessima.
    Inganni una persona sotto gli occhi di tutti e nessuno si pone delle domande?
    E quando poi quella persona si renderà conto di essere stata imbrogliata e chiederà conto?
    Sempre peggio, attiri ulteriormente l’attenzione.
    Senza contare che le tue illusioni hanno un raggio limitato che certamente non copre l’intero villaggio e che per usarle dovresti attivare i tuoi occhietti che non passano troppo inosservati.
    I fischi non sono difficili, sono… stupidi.
    Non puoi attirare l’attenzione con dei fischi, perché sono dei suoni situazionali, ossia che vengono fatti in determinate situazioni che li non sono presenti.
    Non importa se la zona è rurale, il tuo impegno deve essere uno: restare nascosto.
    Un buon metodo?
    Fingere un accento diverso, di modo che una determinata parola detta con un secondo accento diventi il segnale, facile da giustificare per un mendicante che risiede parecchio tempo nello stesso posto, ma anche da un mercante se la situazione permette di usare quel travestimento.


    Si alzò dalla sedia e guardò entrambi.

    Per cui, se non c’è altro da dire, andate pure, Sasori, fai come ho detto a Kairi.
    È probabile che Atasuke non sia presente, sottolineate che in sua assenza decisioni riguardo le mura devono essere prese da voi due insieme, e se lo riterrete necessario chiedete a me per conferma.
    Mi raccomando, entrambi dovete prendere la decisione, nessuno scavalca l’altro.
    Siete due teste attaccate allo stesso corpo.
    Un po’ brutte a vedersi ma sicuramente efficienti.


    E infine, a scanso di commenti, li avrebbe accompagnati alla porta, richiudendogliela alle spalle dopo che sarebbero usciti, ma non prima di salutarli.
    Per qualche secondo all’esterno si sarebbe sentito un battito ritmico, nessuno avrebbe saputo che era la testa del’hokage che pestava sulla scrivania.
     
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    Un nuovo ruolo

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    Pensato
    Parlato


    Annuì alle parole dell'Hokage, sorridendo istintivamente quando quest'ultimo nominò Atasuke Si, certo che lo conosco. E' uno dei più alti esponenti del mio clan, sarebbe strano il contrario. Non sapevo però fosse un guardiano continuò. Durante la loro conversazione al dojo il jonin non aveva mai accennato alla cosa, e la ragazza aveva semplicemente dato per scontato che il suo compito principale fosse quello di maestro nella palestra. Proverò a chiedergli qualche consiglio, o a farmi spiegare per bene il tipo di lavoro da lui o da chi troverò alle mura allora

    Rimase poi in educato silenzio ascoltando lo scambio di battute fra Raizen e Sasori, cercando di apprendere il più possibile dalle spiegazioni di due shinobi indubbiamente più esperti. L'Uchiha sembrò prendere meglio di lei il rifiuto dell'hokage, o semplicemente fu più bravo a dissimulare la sua eventuale delusione.
    Quando la chiaccherata fu finita si rivolse al compagno di clan Sembra che ci rivedremo sul luogo del lavoro, allora esclamo tranquilla Sarà un piacere poter lavorare con te ed Atasuke, a quanto pare le mura diventeranno dominio di noi Uchiha continuò questa volta sorridendo, divertita in parte da quel pensiero. Chissà, se quel simpatico ninja di Kiri fosse venuto prima o poi a fare visita a Konoha avrebbe potuto riservargli lo stesso gentile trattamento che lui aveva riservato a lei.

    Si alzò dalla sua sedia facendo un veloce inchino ad entrambi, fermandosi qualche secondo in più davanti a Raizen Grazie per questa opportunità, mi dirigerò subito alle mura per ricevere le prime istruzioni e concordare i turni con gli altri. A presto rivolgendosi infine anche a Sasori uscì dalla stanza: avrebbe dovuto anche informare suo padre della novità, anche se le cose non erano andate esattamente come sperava

     
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    ehm...da qualche parte

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    Un invito particolare


    Era una mattina di primavera come tante, assolata ma con un'aria fresca ancora legata all'inverno, e gli uccellini cinguettanti avevano ripreso a popolare gli alberi in fiore. Un tempo perfetto che annunciava l'arrivo della stagione calda e l'addio agli abiti pesanti.
    La scena che ci interessa, però, non si svolge all'esterno, bensì all'interno del palazzo amministrativo, dove nell'atrio si sarebbe udito un flebile zampettio. Dall'ingresso era appena entrata una elegante volpe dal manto rosso ed il ventre bianco, e non era difficile notare la busta da lettere che aveva in bocca.
    L'animale si sarebbe diretto verso l'ufficio privato dell'hokage, senza fermarsi, a meno che qualcuno non gli si sarebbe messo davanti per fermarlo. In quel caso, avrebbe porto la busta che portava per permettere di leggerne il destinatario, salvo poi far capire con un gesto della zampa ed un breve verso, di riconsegnargliela.
    Una volta giunta alla porta dell'Hokage, se l'avesse trovata chiusa, la piccola volpe avrebbe provato a bussare con le unghiette finchè qualcuno non le avesse aperto, ed una volta dentro, che l'hokage ci fosse o meno, sarebbe saltata sulla scrivania e vi avrebbe depositato la lettera, per poi scendere e tornare da dov'era venuta.
    La busta

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    da lettere era piuttosto particolare, apribile tramite la farfalla che teneva unito il nastro, e riportava scritto a mano con un inchiostro argentato "Raizen Ikigami, decimo Hokage", mentre sul retro era riportato l'indirizzo del mittente, con specificato "Villa Kiyomi".
    La lettera all'interno, anch'essa ovviamente scritta a mano su un foglio bianco, emanava un dolce e lieve profumo di rose.

    Lettera_1

     
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    La Lettera

    E la Volpe







    Raizen non potè vedere la volpe sfilare per tutta l’amministrazione con la sua letterina in bocca, venne fermata solamente poco dopo l’ingresso per controllare se la lettera non contenesse qualcosa di sospetto, ma non sembrava così e presto le venne liberata la strada, non senza lo sguardo ammirato di qualche commessa intenta ad ammirare la morbida bestiola.
    Quando la nera zampetta raspò sulla porta Raizen era intento a riflettere sopra ad una cartina geografica a cui aveva sovrapposto un lucido su cui scarabocchiava chissà che cosa, gli sembrò strano fin da subito che anziché bussare raspassero alla porta, ma non se ne preoccupò troppo invitando lo sconosciuto ad entrare.
    Una volta.
    Due volte.
    Tre volte.

    E CHE CAZZO, HO DETTO PREGO, HO DETTO ENTRA, HO DETTO AVANTI, CHE C’E’ TUA MADRE TI HA FATTO MANCARE L’AFFETTO DA BAMBINO?

    Spalancò la porta e non si trovò nessuno davanti, per cui come era solito fare abbassò gli occhi gradualmente aspettandosi di incontrare prima o poi una testa, di ragazza… o bambina… o infante… o una schiena di volpe.

    Una volpe?

    Si chiese mentre questa, come se nulla fosse, zampettò dentro l’ufficio, fece un agile salto sopra la sua scrivania per lasciarvi la lettera e poi andarsene, come se nulla fosse.

    Oh si, certo, fai pure pulciosa!

    Si richiuse la porta alle spalle, lievemente risentito per non essere riuscito ad accarezzarla ma curioso riguardo la lettera che gli era stata recapitata: viola e con una perlina a sigillarla.
    Era di una donna.

    Oppure di un uomo molto vicino al suo lato femminile.

    Mentre la scartava pensò a chi potesse appartenere, e viste le donne che frequentava riuscì a scartarne parecchie in un sol colpo, restava solo Kiyomi e Hebiko, ma vista la curiosa scelta non poteva essere l’otese… l’otese che ancora non aveva tradito, ad avergli spedito la lettera, altrimenti sarebbe stato uno di quei suoi viscidi rettili a strisciarli nello studio, o peggio ancora quello sgorbio che definiva animale da compagnia.
    La lettera confermò il mittente supposto da Raizen.

    Aspettato quanto inaspettato, devo ammetterlo.

    Anche perché di certo un invito per un thè da parte di Kiyomi era abbastanza inaspettato. Il suo parere era probabilmente viziato dal loro primo incontro ma non la vedeva certamente come tipa da cerimonia del the, come accompagnatrice magari, anche se c’era da dire che i vestiti le scivolavano di dosso troppo in fretta anche per quel ruolo.
    C’erano dei piccoli impegni previsti nel pomeriggio, ma spostarli per una piccola boccata d’aria non avrebbe fatto male a nessuno. Accartocciò la lettera per ritornare sulla sua cartina, dopotutto non era nemmeno l’ora di pranzo, aveva ancora parecchio tempo per farsi una doccia e prepararsi.


    Edited by F e n i x - 30/3/2017, 00:41
     
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    Ali Nere

    Presagi Oscuri








    Quando all’amministrazione giunse notizia della presenza di Sojobo alle mura, Raizen, avrebbe dato disposizioni per lasciarlo passare dopo i controlli di routine, accogliendolo nel suo studio con l’educazione e il rispetto che il re dei tengu meritava.

    Salve Sojobo.

    Che poi gli desse forse troppa confidenza ed il suo concetto di rispetto fosse opinabile era un altro paio di maniche, ma c’era da dire che era sincero se non altro.

    Viaggio lungo?
    O sei partito dal monte?


    Ottenuta la risposta avrebbe annuito.

    Dimmi pure, cosa ti porta nel mio ufficio, potrebbe sembrare scortese, ma di solito le tue ali nere non si discostano mai troppo dai presagi che i creduloni gli appioppano.

    Sorrise mentre gli prese di mano la lettera, leggendola si incupì.
    Sapeva ben poche cose riguardo la situazione di Kiri, ed il fatto che si fosse sigillata in quel modo dopo l’epidemia lo lasciava abbastanza stranito.

    Pft!
    Alleluia!
    Si è deciso a staccarsi dalle gonne della moglie!
    “coinvolgi Febh nella questione” !
    Pft!
    Come se tutti avessero il culo in poltrona come lui.


    Rovistò nella scrivania alla ricerca di una penna.

    Come preferisci la risposta?
    Vocale o scritta, sai non so se volete prendere precauzioni di qualche tipo.


    A seconda della risposta avrebbe scritto o parlato.

    Prima che io mi muova dobbiamo aggiornarci, mi serve vederti, visto che sei a Suna non stare a passare di nuovo il mare e fai un salto qui.
    Si, soltanto questo Sojobo.
    Purtroppo non solo Itai ha deciso che era il momento di staccarsi dal cuscino.


    Salutò il tengu con una stretta di mano, per accompagnarlo alla porta, o alla finestra a seconda delle preferenze, per poi tornare al suo posto e riprendere le sue mansioni, ci sarebbe voluto almeno un giorno prima dell’arrivo del mizukage.
     
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    ~ The Red Capes are coming!

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    Missione Riuscita (?)
    Capitolo Unico



    Atto I
    Tornare sui propri passi †


    Il mio ultimo soggiorno a Konoha fu particolarmente ricco di sorprese. Avevo scoperto la nuova vita del mio unico amore, avevo scoperto di avere un figlio ed un figliastro e le porte di una vita sentimentale completa si erano definitivamente chiuse alle mie spalle. Bhè, non una rosea prospettiva di vita ma indubbiamente una grande liberazione, un alleggerimento del cuore non indifferente. Ma dovevo tornare sui miei passi per due motivi: il primo dovuto allo shock della notizia che avevo ricevuto, il secondo ad un rapporto da consegnare; infatti prima che Sho ed Oda mi accogliessero a casa loro e succedesse tutto quello che poi è successo, ero stato accompagnato a Konoha per testimoniare la morte di un ricercato nascosto a Kiri, Isaka Igashi. Tuttavia preferii tornare nel Villaggio dell'Acqua, schiacciato dalle nuove rivelazioni. Quando decisi di ridirigermi verso Konoha, ricevetti la notizia di una missione con alcuni ninja del villaggio appena nominato, Torke e Ryu in una costruzione sul fondale oceanico tra la Foglia e Kiri. Fui l'unico ad uscire vivo da quella missione e per questo fui l'unico che poteva riferire quanto accaduto nel S.O.M.A. e perché fossi tornato da solo. Avevo due notizie, quindi, da riferire a chi di dovere.
    Entrato nel villaggio mi diressi verso l'amministrazione e, velocemente, mi feci indicare la strada per svolgere quelle tediose faccende burocratiche. Non volevo sostare a Konoha, non volevo poter incontrare nessuno. Mi fu indicata una porta ed elegantemente - dopotutto ero provvisto dei miei abiti ninja, il cappotto, le bende fino a sopra il naso, il fodero vuoto della spada (avevo lasciato le armi e l'equipaggiamento alle Mura, come era prassi) - mi ci diressi a passi lenti. Bussai tre volte, con fare fermo, attendendo che qualcuno dall'altra parte mi rispondesse.






    Legenda


    Narrato
    Citato!
    Parlato!
    Pensato!
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.



    OT | La giocata si è resa necessaria per fornire a Raizen le informazioni del SOMA e per giustificare una vecchissima giocata. E' ambientata in 8/35, Keiji è Genin Rossa e ... ha la spada, oltre che gli arti.
     
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    Il Kiriano







    Era mattina quando la segretaria lo avvertì dell’arrivo del Kiriano che aspettava maggiormente in quel periodo, forse addirittura con un pizzico in più di curiosità rispetto al mizukage stesso.
    Sospirò, pensando all’ultima volta che aveva accolto un kiriano nel suo ufficio.

    Santi dei che pezzo di imbecille…
    Penso di non aver conosciuto mai nessuno di così scemo.


    Nel mentre che alle mura rilasciavano lo shinobi dopo la dovuta perquisizione preparò il tavolo, impilando le carte che non gli servivano su un lato della scrivania, per lasciare nel suo centro solamente una cartella che, con caratteri dalla foggia meccanica, palesemente battuti con una macchina, riportava delle coordinate che Keiji avrebbe ben ricordato, su di quella missione Raizen sapeva ben poco altro, e ciò non andava bene, non secondo i suoi standard.

    Entra, Kiriano.

    Acconsentì con voce baritona e chiara Raizen quando la porta si scosse sotto le nocche di Keiji, e no, non era un tono cordiale.
    L’uomo avrebbe trovato Raizen seduto dinnanzi a se, dietro la scrivania, ma nonostante la posizione non era difficile intuirne le dimensioni vista la possanza delle spalle, anche se forse la dimensione di scrivania e sedia potevano ingannarlo lievemente essendo proporzionate a lui. Lo squadrò qualche volta per farsi una prima idea, intuendo dalle movenze e dal contorno occhi che non era uno shinobi giovane, forse aveva anche un lieve sentore di stantio, tipico dell’età avanzata, o magari delle bende che notava gli fasciavano mani e volte.

    Quando diavolo capiranno che le bende puzzano da far schifo.
    Si che probabilmente l’ultima cosa che ha baciato questo qui è sua nonna, minimo gli avrà dato il colpo di grazia sul letto di morte.
    Quanto diavolo dovrà puzzare una zona umida come la bocca a stare tutto il giorno coperta, magari con qualche piccola piaghetta che gli rende il contorno delle labbra incerto, come le cose morte da un po’ di tempo


    Scosse impercettibilmente la testa, mentre un brivido gli scuoteva lievemente la schiena, prendendo atto del fatto che lo stile kiriano si manteneva immutato nelle ere. Se non altro avevano la buona creanza di coprirsi la faccia, pensava Raizen, anche lui avrebbe fatto fatica a mostrare in contemporanea la sua faccia e il coprifronte kiriano dopotutto.
    Senza ulteriori parole gli indicò la sedia davanti a lui, senza faticare a ritrovare la concentrazione, liberandosi rapidamente dei pensieri riguardanti le apparenze di quell’individuo.

    Siediti pure, la questione è lunga e non vorrei ti cascassero le gambe per la stanchezza.

    Mise una mano sopra la cartella, facendola ruotare di 180 gradi con un solo gesto per poi porgerla allo spadaccino trascinandola sulla scrivania.

    Ti dicono niente quelle coordinate?
    A me ben poco.
    E questo è un problema, perché vuol dire che qualcuno non ha fatto bene il suo lavoro.


    Una ruga d’espressione comparve a dividere le sopracciglia, avvicinandole e inclinando la punta più interna verso il basso, un espressione che non venne volutamente mascherata, dopotutto, c’era un problema.
     
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    Atto II
    Tomba d'Acqua †


    Sentii una voce ferma e quasi indispettita invitarmi ad entrare senza troppi giri di parole. Al che, strinsi il pomello della porta e lo ruotai, aprendomi la vista a quello che era l'ufficio dell'Ombra del Fuoco. Una scrivania piuttosto gigantesca, ornata disordinatamente dei più vari pezzi di carta e segreti di Konoha si stagliava davanti a me, limitando e delineando la figura della famigerata Montagna. Aveva dei lunghi capelli neri, riccioli, un volto piuttosto duro, un incarnato tipico di chi vive una vita sotto il sole - cosa non molto comune alla Foglia. Era davvero un uomo dalle dimensioni gigantesche - e pur potendo vantare anche io una certa stazza, l'uomo mi superava di una decina di centimetri abbondanti. Mossi pochi passi al centro della stanza per poi inchinarmi in un saluto referenziale sul ginocchio sinistro e la testa chine, presentandomi. Il mio nome è Keiji Kagome, Genin dell'Acqua. avrei detto attendendo in quella posizione. L'uomo immediatamente mi invitò a prendere posto con un tono piuttosto informale. Siediti pure, la questione è lunga e non vorrei ti cascassero le gambe per la stanchezza. Senza che potessi saperlo quello sarebbe stato solo il primo di una serie di amministratori o comunque persone di una certa levatura a non avere la benché minima concezione della formalità gerarchica. E la questione mi infastidisce tutt'ora.
    Mi alzai comunque al suo comando e presi il posto come indicato. Senza mezze parole e senza alcun tipo di frase di circostanza, l'Hokage mi girò davanti un foglio. Era il vuoto cartiglio della missione cui dovevano fare rapporto Torke e Ryu. Ti dicono niente quelle coordinate? A me ben poco. E questo è un problema, perché vuol dire che qualcuno non ha fatto bene il suo lavoro. Mi chiese, ancora con voce piuttosto dura. Perché ero lì spontaneamente. Certo, non che questo mi avesse impedito di mentirgli - come avrei fatto e come ero solito fare per cavarmi dagli impicci di quel tipo, almeno finché non sarei stato abbastanza forte e potente da potermi opporre a quelle inutili concezioni sulla preziosità della vita di ogni individuo. Non era solo il tono il problema di quella situazione ma anche l'espressione dell'Hokage. Non ci sarebbe andato per leggero. Raccolsi un secondo fiato per parlare liberamente e dire tutto quello che sapevo e per reggere il peso che quella situazione stava per assumere. Sono le coordinate del S.O.M.A., Signore. Una tomba d'acqua sul fondale oceanico dove accadono e sono accadute ogni genere di cose. Innanzitutto il SOMA è una struttura metallica sottomarina, il che invita ad estrema prudenza nell'uso di ogni tipo di jutsu o esplosivi per motivi che non devo certo stare a spiegarle. Si entra in una sorta di camera pressurizzata che fa fuoriuscire tutta l'acqua dalla struttura dopo essere entrati dalle profondità marine. Dopo di questa si procede in un lungo corridoio illuminato con dei particolari sigilli, corridoio che infine porta ad un ascensore. L'ascensore conduce, dopo una lunghissima discesa, circa mezzora se non ricordo male, ad un altro corridoio che porta alla vera e propria porta del SOMA. Questa si presenta come una sorta di vetro di lava, magma, che ribolle impazzito. Al tatto non è nocivo o per lo meno pare: una volta attraversato si percepisce una sensazione piuttosto orrenda, come se uno sciame di insetti ti stesse percorrendo tutte le membra. Non so bene quello che fosse successo, so solo che dopo pochi minuti che utilizzavo i segreti del mio Clan mi sentivo spostato ed esausto come se il chakra nel mio tantien si stesse esaurendo. Dopo la porta, ancora corridoi fino al raggiungimento di una sorta di sala centrale che si dipana in altre sale: un infermeria, una mensa, un laboratorio scientifico, un dormitorio.
    Esattamente dirimpetto all'ingresso nella sala centrale, un ennesimo ascensore. Durante tutta la presenza all'interno del SOMA non abbiamo fatto altro che sentire urla, grida, voci straziate senza mai trovare nessuno. Allo stesso tempo, rumori metallici immondi e una sensazione come d'essere osservati accompagnavano tutti i nostri movimenti. Uno dei suoi, Ryu, rimase eccessivamente sconvolto da tutte quelle grida e poco dopo si propose di vegliare sui nostri passi, attendendo da solo nella sala centrale. Avevamo trovato anche una chiave, l'idea non ci parve così malvagia. Io e Torke ci dirigemmo verso la sala medica e l'uomo pensò bene di infilarsi dentro una sorta di sala operatoria. Le porte si chiusero alle sue spalle e senza che io potessi fare molto lo vidi lentamente accasciarsi a terra, come rannicchiato. Nello stesso momento comparvero quattro figure urlanti, simili a cadaveri o forse fantasmi che mi costrinsero a difendermi. Dopo essermi liberato di loro vidi Torke nuovamente in piedi: purtroppo però infilò una mano nella tasca del suo giubbotto estraendo una cartabomba e provò a sfondare la porta della sala chirurgica facendola esplodere. Le sue parole mi avevano più volte suggerito che fosse un amante degli esplosivi. Lei lo conosceva?
    Avevo iniziato a variare leggermente il corso della faccenda. La struttura a quel punto ha iniziato a cedere e dopo una lunga corsa forsennata, Torke non è riuscito a salvarsi, venendo sommerso dall'acqua un secondo prima che io chiudessi le porte. Non solo, Ryu non era neanche più nella stanza. Lo trovai nel corridoio che portava al laboratorio ma non era come me lo ricordassi. Era mutato, quasi come un gigantesco coniglio assetato di sangue. Si riconosceva solo, vagamente, il suo volto. Era stato sottoposto a qualcosa,
    doveva essere caduto vittima di qualche agguato ed esperimento. Ho dovuto difendermi.
    Feci una grande pausa. Come le ho detto, a questo punto sentii la necessità di tornare sui miei passi. Il mio tantien era quasi vuoto e non sapevo perché. Guardai l'Hokage fisso negli occhi. Questo è il mio rapporto. Se ha qualcosa da chiedermi e se posso darle qualche ulteriore dettaglio, chieda pure.






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    Prima i muscoli

    Poi le incongruenze








    Un bastone, ecco cosa Raizen aveva davanti, un altro invasato che si aggiungeva alla già lunga lista di kiriani stramboidi.
    Sospirò vedendo la rigidezza dell’individuo, ma non gliene fece una colpa, ormai era abituato a vedere un simile inquadramento come una malattia, una tara mentale accostabile alla depressione, o al mal di trincea… o all’essere kiriani.
    Rimase ad ascoltare il lungo discorso guardando il suo interlocutore a braccia conserte, attento ad ogni singola parola.

    Mh.
    Sai.
    Spesso mi hanno definito… paranoico.


    Le braccia si staccarono dal corpo e vennero usate come appoggio sulla sedia per dare a Raizen un appoggio su cui contare mentre si alzava.

    Il problema di quando sei paranoico è che spesso tendi a concentrarti su particolari con spasmodico attaccamento se qualcosa non ti torna.
    A me, Keiji, non tornano due cose.
    Torke era fissato con le esplosioni, ma mi domando in una situazione simile cosa se ne facesse degli esplosivi. Avrai notato che era un uomo grosso, ed insomma, non era grosso per niente, aveva infatti appreso una tecnica sufficientemente potente da rendere le esplosioni inutili in simili situazioni.
    E poi, perché far saltare in aria una porta se non si stava difendendo da niente?
    Torke, quello svitato, era così assuefatto dal suo corpo che è corso nudo sul dorso del suo cavallo!
    Ho dovuto spiegare che era il genjutsu di un maniaco per convincere la gente a non odiarlo per aver traumatizzato ogni singolo bambino della via principale di Konoha. Il bello di questa storia sai cosa è?
    Che non conosco Torke, ne ho sentito parlare, e sai com’è in questi casi le voci vengono filtrate per importanza, di Torke arrivavano sempre prima i muscoli.
    Quindi, più ci penso più mi sembra strano che un ninja con queste caratteristiche abbia usato una bomba e non i suoi possenti pugni per sfondare una porta.


    Mise un particolare accento su possenti, evidenziando una parola che conoscendo Torke di certo non poteva passare inosservata.

    La cosa ancor più strana è che, dopo aver usato un esplosione, da solo, ed esser corso via… lui non sia sopravvissuto ma tu, che avevi anche dei nemici a cui badare… si.
    E se potevi vederlo siete anche partiti dalla medesima distanza, o poco ci manca e Torke era veloce, e se era così impaurito mi chiedo cosa gli abbia impedito di usare al massimo i suoi muscoli.


    Mentre parlava muoveva qualche passo, lentamente, girando per l’ufficio come se la cosa lo aiutasse a riflettere.

    Dopo il fattaccio di Torke si aggiunge il curioso fatto di Ryu.
    In un luogo simile, dove il sovrannaturale la fa da padrone, un tuo compagno muore, l’altro scompare, il tuo chakra si esaurisce senza controllo… e tu che fai?
    Ti fai un giro per il centro ricerche e al posto di salvarlo… lo uccidi perché, accidenti, non aveva proprio la faccia che ricordavi.
    Non aveva. La faccia. Che ricordavi.
    Non ti torna strano?
    Non hai per caso pensato che quei suoi potessero essere un genjutsu o che fossero stati l’origine di quella mutazione che magari era avvenuta solo ai tuoi occhi?
    Intendo, magari tu hai combattuto contro ryu, e lui a sua volta contro la tua versione mutata.
    Perché, per quanto l’esperimento fosse stato veloce tu ti sei allontanato da lui per quanto? Cinque minuti?
    Esperimento veloce, pare.


    L’Hokage scosse il capo.

    Nch. Nch. nch.

    Emetteva quel sottile suono a ritmo dei movimenti della testa, le parole di Keiji non l’avevano minimamente convinto.

    Una missione può andare male Keiji, molto male.
    Così male che può esserci solo un sopravvissuto, scosso e segnato dall’esperienza.
    E può andar bene, o meglio, si può accettare.
    Ma se una missione va male e qualcuno racconta delle frottole allora vuol dire che qualcosa non ha fatto per bene il suo dovere.
    Qui dentro è già entrato un kiriano che ha tentato di fregarmi, non gli è andata bene, per niente.
    Pensa si è spaventato tanto che ha dato di matto, dimenticandosi di non possedere le sue cartebomba e ha tentato di usarle per farsi esplodere qui davanti. Un vero patito delle esplosioni.
    Hai una seconda possibilità per non farmi credere che sei un pisciasotto che ha lasciato i suoi alleati a crepare li sotto e dimostrarmi che a Kiri c’è solo uno scemo appassionato di esplosioni che tenta di farmela sotto il naso.


    Le nocche della Montagna iniziavano a sbiancare, era il segno che quella era l’ultima possibilità di Keiji, prima che venisse apparecchiato un freddo tavolo di acciaio con i suoi denti, armoniosamente disposti ad aureola per decorare il suo corpo tramortito che veniva torchiato a dovere da uno dei suoi torturatori.
    Al termine del suo monologo era tornato davanti al kiriano, in attesa delle sue risposte.
     
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    Capitolo Unico



    Atto III
    Problemi al Vertice


    Fin dalla prima parola capii che l'Hokage era un uomo capace di lavorare molto di fantasia. Avrei voluto interromperlo dopo la sua offensiva insinuazione ma non potevo: a differenza sua conoscevo la buona educazione e l'umiltà, sapevo quando stava a me parlare e sapevo quando potevo o non potevo parlare a vanvera. Portare un cappello a punta col kanji del Fuoco impresso sopra non lo rendeva una persona migliore del sottoscritto: ne definiva forse una potenza indubbiamente maggiore, gli donava un onore che le sue parole e modi di fare non si meritavano, lo collocavano in una scala gerarchica al di sopra del sottoscritto. Ma non per questo avrei permesso una offesa a me, anzi, a Kiri prima di ogni altra cosa. Sì, a Kiri perché l'uomo stava ponendo le dicerie del villaggio al di sopra della buona fede di un alleato accademico che si era presentato lì per un moto di coscienza e di sentimento d'obbligo, onore e dovere, senza essere sollecitato da nessuno né tantomeno fosse costretto. L'Ombra si alzò e iniziò a girare per la stanza mentre esponeva le sue questioni. Sul mio volto, ad ogni parola del Kage, si dipingeva sempre più una espressione guardinga, indisposta, contrita. Lasciai terminare tutte le sue farneticazioni, lasciai che sul finire lasciasse cadere una non molto velata minaccia al sottoscritto, e ripresi parola. Mi perdoni, Hokage-sama. Dissi pacatamente, cercando di mascherare qualsiasi emozione potesse passarmi per la testa in quel momento. Ed erano molte. Ma lei pensa che io sia venuto qui di mia spontanea volontà a raccontarle frottole? Non avrei potuto più semplicemente lasciar risolvere la faccenda al Kyuudaime Mizukage, sempre che egli avesse voluto condividere con lei queste informazioni, invece di perdere tempo nel venire qui, presentarmi alla porta del suo ufficio anziché proseguire le ricerche, decisamente più impellenti, per la ricostruzione del mio Clan? Rallentai. Speravo che l'uomo avesse capito come avessi preso quelle sue affermazioni come un attacco personale. Inoltre la inviterei a rilassarsi ed a non cercare di intimorirmi in alcun modo come ha fatto sul finire del suo discorso. Sono qui volontariamente e per mia decisione, nella più umile intenzione di lasciare che Kiri e Konoha preservino il loro status di alleanza. Credo che una minaccia o peggio possano considerarsi un attacco a Kiri tutta. Una pausa, mentre gli occhi si rilassavano e l'espressione pareva quasi sorridere. Messaggero non porta pena. Mi aggiustai sulla sedia, rimettendomi comodo e riportando gli occhi su quelli della figura che si era riseduta alla gigantesca sedia in cui l'avevo trovata - e poi, perché tutto era così grande in quell'ufficio? Capisco la statura e la stazza dell'Hokage ma potrei quasi definire una sorta di meccanismo inconscio quello utilizzato per arredare il suo ufficio. Ma parlerò nuovamente, scendendo nei dettagli di quanto lei ha obiettato. In primo luogo ha considerato soltanto le capacità di Torke tralasciando le mie. Io mi sono salvato perché sono - anzi,
    ero - più veloce di lui e non di poco. In secondo luogo, ero riuscito, come già detto, a disfarmi di tutte e quattro le mie avversarie prima che Torke decidesse di farsi esplodere. Con questo non le so dire se prima avesse tentato di aprire la porta con le mani e con i suoi possenti muscoli - che per quanto enormi hanno dimostrato, durante la missione, una forza ed una reattività decisamente inferiore a quella del sottoscritto, questo per indicarle che non è l'aspetto a definire la prestazione di un ninja - perché, ripeto, ero intento ad occuparmi dei miei avversari. Le ricordo un particolare fondamentale che lei pare aver più o meno volontariamente dimenticato. Le ho detto che appena entrato nella stanza Torke si è accasciato, rannicchiato, come intimorito. Non so quello che possa essere scattato nella sua mente e che lo può aver portato ad usare degli esplosivi, ma non credo che sia così difficile da concepire. Se ha tanto sentito parlare di lui e dei suoi muscoli, deve necessariamente sapere che ogni tre parole lui inseriva la parola "esplosioni". Ma questo glielo posso dire io, visto che lei si basa sul sentito dire, perché io l'ho conosciuto e visto morire.
    Avrei fatto una nuova pausa, abbassando lo sguardo, mostrando empatia per ciò che era successo al mio ex compagno di missione. Ovviamente ritenevo e ritengo tuttora gli inetti o i deboli non proprio meritevoli della più grande considerazione, quindi quel minimo dolore dovuto alla mia umanità era amplificato dalla necessità della situazione. Per quanto riguarda Ryo, due cose: la prima è che io ho deciso di rientrare perché stavo esaurendo il chakra. La situazione è posteriore all'incontro con la bestia. La seconda è che la faccia era l'unica cosa vagamente riconoscibile di Ryo, non perché fosse diversa da quello che ricordavo. Sta traviando le mie parole per dare gioco alle sue illazioni. Ripresi fiato. Non so se fosse una illusione, non ho provato ad usare il rilascio ma non avevo motivo di credere di essere sotto un genjutsu: le abilità di quella bestia erano notevolmente più grandi di quelle del ninja che mi avevate mandato in missione - avevamo fatto una prova di forza per decidere il caposquadra del gruppo. Una bonaria prestazione di forza fisica senza l'ausilio del chakra, essendo tutti combattenti che prediligevano il corpo a corpo. Surclassai i miei compagni, senza ovviamente ferirli, quindi so di cosa sto parlando -
    e potevo credere tutto fuorché quell'immondo essere fosse solo frutto dell'immaginazione. Ho dovuto difendermi.
    Non avevo niente da aggiungere sulla questione dell'ubriacone, alla fine era esattamente ciò che accadde, che lui ci avesse creduto o no. La missione era di recupero informazioni. Kiri le ha già avuto, lei le ha adesso. La missione dunque non è andata male. Adesso dobbiamo solo organizzare una seconda spedizione per debellare il problema. Se lei non ha altro da aggiungere sulla questione, come spero, vorrei parlarle d'altro, di qualcosa più strettamente legata a Konoha prima di congedarmi. Avrei invitato l'Hokage a cambiare questione o almeno avrei provato a fargli deviare argomento perché avevo finito tutto quello che avrei potuto dire su quella tomba d'acqua che era stata il S.O.M.A.






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    L' alibi







    Guardava Keiji mentre questo parlava, senza staccargli gli occhi di dosso per un solo secondo, non curandosi di nascondere minimamente il fastidio che questo gli provocava.

    Sai, noi siamo persone decisamente agli opposti da un certo punto di vista, e lo siamo in un dettaglio che ci rende odiosi l’uno all’altro.
    Pensi che l’etichetta sia tutto e finchè questa viene rispettata il resto passi in secondo piano, sincerità compresa.
    Io al contrario metto questa al primo posto. E come ti ho anticipato non mi aggrada per niente quando il prossimo non lo fa.
    Ma c’è una sottocategoria di questo genere di persone che mi fa letteralmente uscire dai gangheri: i finti tonti.


    Lasciò passare qualche secondo di modo che la mente corta del kiriano potesse tentare di comprendere che gli veniva detto.

    Metti da parte i Sama e le tue inutili porcherie da trincea, se ci tenessi davvero e non fossi qui a fare un teatrino del cazzo non cercheresti di convincermi della tua buona fede col fatto che tu sia venuto qui di tua spontanea volontà

    Sorrise sarcastico.

    E a proposito di questo, e del finto tonto… quando si cerca di costruire un buon alibi azioni come la tua rientrano nel copione.
    Quindi si, per quanto mi riguarda sei qui semplicemente per rafforzare il tuo alibi, travestendo chissà quale errore da pura e sincera confessione, e perché no, abbellendola con questo tuo rispetto per le cariche militari con cui mascheri pateticamente il tuo disprezzo.


    Face spallucce.

    Io non ho cercato di intimorire nessuno, ti sei sentito intimorito perché ti senti accomunato al kiriano svitato?
    Dopotutto ho solamente riportato una piccola disavventura avvenuta qui, se ti senti minacciato mi fai pensare male.


    Si lasciò sfuggire una piccola risata.

    Tu non sei un messaggero, non stai portando il messaggio di nessuno, solo una montagnola di scuse che ti scagionino da chissà quale scaramuccia, ed il fatto che tu prema così tanto su questo fattore non va a tuo favore.
    Non si può essere il messaggero di se stessi.
    Ti manca il talento per mentire, e lasciatelo dire, non esiste un ninja che sia considerabile un messaggero, un messaggero è disarmato e inoffensivo.


    Fino a quel momento, per quanto ci si impegnasse Raizen non riusciva a vedere della sincerità nelle parole del kiriano che tentava di frapporre tra se e l’ostilità dell’Hokage cavilli burocratici e status sociali atti a proteggerlo da ritorsioni, perché mai volersi tutelare se aveva la certezza di essere nel giusto?

    Il fatto strano è che tu abbia potuto vedere tutto questo senza poter fare nulla.
    Vedi quando lui entra nell’altra stanza, vedi che si accascia, nonostante stesse bene fino a poco prima e vedi che usa una bomba causando il disastro… CASUALMENTE, tutte le vicende beneficiano del tuo occhio vigile, ma nessuna di esse può essere fermata, casualmente, chi ha messo in atto il piano nonostante tutto non si salva… ma tu si.
    Curioso.


    Alzò un sopracciglio prima di continuare.

    Una missione costruita per la tua fortuna, se andavi li sotto da solo il SOMA sarebbe stato tuo, invece questi maledetti konohaniani sono stati proprio d’impiccio.
    Tu.
    Viscido essere, eri il capo missione, non cercarti scuse.
    Tu.
    Hai lasciato morire i tuoi compagni.
    Tu.
    Sei un fallimento, hai riportato informazioni insufficienti e perso due shinobi senza nemmeno occuparti di fare rapporto nei tempi richiesti.
    Sai secondo me com’è andata la missione?
    L’esplosione, se non hai inventato tutto di sanapianta, non è stata usata da Torke, e hai ucciso Ryo per non avere testimoni, dopotutto erano entrambi nettamente inferiori a te. E per farti bello mi porti anche un piatto con informazioni utili alla Foglia.
    Tutto ciò che avviene al SOMA resta al SOMA, no?
    Ma per ora andiamo avanti.


    Sorrise, ma non con i sentimenti tipici che animavano quei muscoli.

    Sentiamo, cosa mi avresti portato?

    Nel mentre che Keiji riprendeva a parlare lui avrebbe preso carta e penna con uno sbuffo.
    In una calligrafia precisa e ordinata avrebbe stilato una lettera per il Mizukage, anche se i modi, vista la confidenza tra i due, non erano tra i più nobili.

    Ho uno dei tuoi qui.
    Ho alcuni dubbi su un suo rapporto riguardo una missione di qualche tempo fa.
    Dai un occhio tra le tue scartoffie se hai il rapporto della missione XXX - XX - XXXXXX non sapevo che numero inserire, mettetelo a piacere erano coinvolti anche dei miei shinobi, ora morti.
    Trovato o meno, mettilo da parte, ne riparleremo.
    Saluti, Raizen


    Non avrebbe faticato troppo per impedire a Keiji di leggere la lettera, dopotutto per lui era capovolta e la velocità di scrittura non gli avrebbe permesso di leggere tutto prima che concludesse.
    Cinque sigilli e una goccia di sangue evocarono Kubomi che dopo essersi attorcigliato affettuosamente al braccio di Raizen si sarebbe messo sull’attenti, aspettando direttive.

    Consegnalo ell’evocatore di miss Steroidi.

    C’era da vedere se Keiji avesse realmente fatto rapporto al suo villaggio.
    Se il kiriano non avesse ancora ultimato il suo rapporto avrebbe prestato a lui tutta l’attenzione, anche se era evidente che durante la scrittura della lettera non si fosse comunque distratto, continuando a prestare orecchio senza sosta. Intanto cercava di inquadrare Keiji, e vedendolo così attaccato al suo grado non riusciva a comprendere come mai gli riservasse tutta quell'antipatia, dopotutto se la sua formazione era marziale doveva essere forte in lui il senso del cameratismo, quello che spingeva Raizen ad indagare sulla morte dei propri uomini.


    Edited by F e n i x - 25/5/2017, 16:39
     
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    Atto IV
    Mancanza di rispetto, mancanza di informazioni. †


    Tacqui tutto il tempo. Non volli aggiungere una sola parola. Mi chiese di continuare ma tacqui, al ché lui iniziò a scarabocchiare una lettera indirizzata al Mizukage. Lessi di sfuggita e vidi che il suo incredibile terrore del complotto lo pervadeva così tanto da fare un richiamo scritto al Mizukage. Si procurò una goccia di sangue ed evocò un draghetto bianco. Per quanto conoscessi la tecnica dell'evocazione, ancora non ero riuscito a creare un legame con nessun tipo di creatura. La utilizzavo spesso per evocare oggetti ma niente più. Dal canto mio, con un rapido colpo di manica, alla vista del mio interlocutore, feci comparire un filatterio dal braccio sinistro e, mordendomi il dorso della mano, poco sopra il pollice, lasciai fuoriuscire più di una goccia di sangue - dopotutto ne necessitavo una buona quantità - la quale fu come risucchiata all'interno del filatterio, come se, insomma, sapesse dove doveva andare. Strinsi il contenitore di vetro nella mia mano e vi feci fluire un po' di chakra, imprimendo i ricordi di quella conversazione fino a quel punto nel sangue. Qui abbiamo finito. dissi, senza aggiungere altro. Mi alzai lentamente dalla seggiola, guardando il kage, rifacendo il doveroso inchino e sprecando poche parole ulteriori per congedarmi. La ringrazio per la sua disponibilità, Hokage. Mi sarei fatto strada verso la porta, andandomene. Assieme a me, ovviamente, se ne sarebbero andate le informazioni ulteriori che potevo fornire.
    Avrei portato Itai a conoscenza di tutta la questione in modo inappellabile, avrei mostrato al mio Kage il comportamento del nostro Allenato. Certo, non sapevo dei rapporti che scorressero tra i due ma la mia accoglienza, considerata soprattutto la motivazione della mia presenza, era stata oltremodo oltraggiosa. Ed io non sono uno disposto a sputare sull'educazione e sul rispetto. Oltre all'utilità del potere in sé, l'Arte dei Filatteri avevano uno straordinario risvolto: erano estremamente sinceri nel mostrare la purezza dei ricordi. E questo lo avrebbe visto anche il Mizukage.
    Uscito dalla porta, mi sarei rincamminato verso Kiri.





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