Vecchio Palazzo dell'Amministrazione[Amministrativo]

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  1. Alkaid69
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    - Buongiorno a voi, oh Kage-dono. Disse solenne Kunihiro, inchinandosi profusamente. Non sapeva realmente come si parlava ad un oh Kage.
    Anche se l'aveva trovato in desabillé, per giunta un po' affannato, Kunihiro non aveva battuto ciglio. I gusti del Kage dovevano sicuramente essere stravaganti, ma non c'erano segni evidenti di alcuna 'passione' particolare. Alla fine però ognuno ha il diritto di divertirsi come preferisce, giusto? Anche un uomo grande e grosso come quello.
    Rimase in quella posizione per alcuni infiniti istanti. Poi: - Posso alzarmi? Mi sta salendo il sangue alla testa... Ad una conferma, Kunihiro si sarebbe alzato, tirando un respiro di sollievo, rosso in faccia per la fatica. - Fiuu, vi ringrazio... Si ricompose: - Vengo da voi con notizie del mio ultimo incarico. Sì allora, era una missione di grado D, nella quale dovevo proteggere un mercante di nome Sakuraoka nel suo viaggio verso il Paese del Ferro, dove doveva incontrare un suo nuovo partner commerciale, tale Togan. Lì però abbiamo scoperto che Togan aveva incaricato sua figlia di farci da guida e aveva anche assoldato uno shinobi di nome Kato Yotsuki per proteggerla... sì. E poi... Si prese qualche istante, come a voler trovare le parole giuste: - e poi siamo stati attaccati da qualcuno che ha fatto esplodere il versante di una montagna, cosa che ha provocato non poche vittime fra l'entourage dei mercanti... Disse con aria grave e sconsolata, guardando cupamente il suolo. Poi tornò a parlare come se nulla fosse: - Insomma, abbiamo alla fine trovato i due colpevoli e li abbiamo pedinati... ah, io e Yotsuki-san, noi li abbiamo pedinati, finché ci hanno portati dal loro capo. In tutto erano tre quindi. Cioè allora i due che avevamo pedinato e poi il capo. Sì... tre. Fece il tre con le dita. - Poi ci hanno scoperti e li abbiamo menati, cioè, li abbiamo sconfitti. E abbiamo salvato Sakuraoka. Ah sì, non avevo detto che lo avevano rapito. Comunque lo abbiamo salvato. E poi comunque i terroristi non volevano parlare, i terroristi sono quei tre che dicevo prima eh, ed erano alla fine un po' troppo... malmessi per parlare. Nel senso che erano morti. Ma non perché li abbiamo uccisi noi eh, si sono uccisi da soli. Aveva detto tutto d'un fiato, quindi si prese il tempo per respirare, rumorosamente. - Il capo usava una strana tecnica che gli permetteva di sparare dei proiettili di terra che salivano su e poi scendevano, come dei meteoriti. Ma era scarso. Un altro invece ha dato di matto durante il combattimento, come una bestia, ed è subito diventato più forte. Almeno così ha detto Kato Yotsuki. Ecco, questo è tutto.
    Attese che il suo interlocutore gli dicesse, sperava, che poteva andare via.

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    Rapporti Frettolosi


    - II -





    La Montagna guardava l’elettrico ragazzo lievemente stranito, non comprendeva come mami fosse nel suo studio per un rapporto così semplice.

    Mh, comprendo.
    Ma…


    Si guardò dubbioso attorno in un gesto che ben rappresentava la sua incertezza riguardo la situazione.

    Non vorrei deluderti… però ecco… cosa c’è di particolare?
    Nel senso, hai richiesto un appuntamento con me per il rapporto di una semplice missione?
    Ne leggo a decine di simili, non facevi prima a scriverla?
    Oppure c’è qualche altro dettaglio importante?
    Non so magari facevano parte di qualche associazione in particolare?


    Parlava con sincera curiosità.

    Oohhhh non so, devi chiedermi dell’altro?
    Dei permessi particolari?


    Chiese intanto che tamburellava con le dita.



    Edited by F e n i x - 8/10/2017, 14:59
     
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  3. Alkaid69
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    Sembrava proprio che Kunihiro avesse ricevuto un bel tiro mancino dal suo 'amico' Takashi, che gli aveva intimato di andare a fare rapporto, tralasciando il fatto che, a quanto sembrava, avrebbe potuto farlo semplicemente scrivendolo. A pensarci bene, tuttavia, Takashi non aveva mai detto realmente che avrebbe dovuto recarsi lì di persona, ma scacciò il pensiero: era stato chiaramente un dispetto.

    Colse però la palla al balzo: - Esatto, oh Kage-dono. Sospetto proprio che facessero parte di un'organizzazione! Il problema è che non so quale sia. Nel senso, potrei scoprirlo indagando più a fondo in quella zona. Se voi mi deste il permesso di farlo! Sorrise.

    - Uno dei tre è riuscito a fuggire. Vorrei rintracciarlo e... come si dice, fargli sputare il rospo! Si dice così, no?

    Simulò una sorta di montante con il pugno.

    - Nel caso in cui dovessi scoprire qualcosa, beh, vi farei rapporto scritto questa volta. Rise, tentando di rassicurarlo.
    Infine volle fare un'ultima considerazione: alzò il dito indice. - Oh, credo che sarebbe opportuno includere altri elementi in questa... crociata, non credete? Di certo ad esempio Kato Yotsuki vorrà fare luce sulla strage, sembrava interessato a portare quei terroristi di fronte alla giustizia!


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    Edited by Alkaid69 - 3/11/2017, 17:13
     
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    Missione al Nord


    - III -





    Tu sei un tipo strano ragazzo.

    Disse prima di abbozzare un mezzo sorriso.

    Innanzitutto è Hokage, H o k a g e, tutto d’un pezzo non quella cosa strana che pronunci te, passabile pure per presa in giro.
    Comunque va bene, puoi proseguire ricercando questo latitante, va bene anche per Kato, ma preferirei fossi accompagnato da ninja del nostro villaggio, ultimamente gli otesi stanno subendo uno spiacevole ritorno alle origini, non ti fidare mai troppo.
    Ma immagino ti servirà raccattare informazioni sulla sua posizione, mentre lo fai ho una piccola missione per te.


    Cercò qualche secondo tra le scartoffie per rintracciare un rotolo su cui era riportata una mappa del continente.

    Devi recarti a nord, nel paese del ferro, abbiamo uno shinobi in eremitaggio da un po’ troppo tempo lassù, è un mio conoscente, ma è un amico e nonostante tutto un ninja fedele alla foglia.
    Devi provare a riportarlo a casa.
    Ma non sottovalutare ne lui, ne il viaggio.
    Non ho detto che è un eremita solo per mettere un accento sulla sua vita solitaria, vive da quattro anni con i lupi ed è pure un uchiha.
    Non andare da solo, porta qualcuno con te, ci sarebbe un’ altra Uchiha, pure lei legata ai lupi. Prova con lei, altrimenti vedi tu, preferirei ninja del villaggio.


    Se il piccolo shinobi non gli avesse chiesto delucidazioni gli avrebbe accordato il permesso per uscire.

    Beh, al prossimo rapporto allora!





     
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    Kunihiro sorrise sentendo la valutazione che il Kage aveva fatto su di lui. Era proprio quella la reazione che aveva cercato di provocare.

    - Gli otesi stanno tornando alle origini? Strano, Kato Yotsuki non mi è sembrato rispondere a questa descrizione... credo sia un'anima molto pia!
    Ecco perché ho deciso di fargli un regalo e disegnargli addosso un bel sigillo! Chissà, magari potrebbe diventare un prezioso collega.
    Rise. - Comunque... questi due Uchiha, l'eremita e la ragazza dei lupi... chi sono? Una volta che avesse ricevuto i loro nomi, avrebbe ringraziato e salutato il Kage e sarebbe uscito dalla stanza.

    Tirò fuori un piccolo taccuino sul quale aveva annotato i suoi impegni per i giorni successivi: aveva altre due missioni da compiere la settimana seguente, e quella dopo ancora avrebbe dovuto passarla al mortale campo di addestramento NPSUF-2... sospirò.
    inserì il nuovo incarico nella terza settimana: avrebbe trovato la ragazza e poi insieme sarebbero partiti. Nel frattempo avrebbe anche dovuto avvicinare Kato Yotsuki e mettersi d'accordo con lui per tornare nel Paese del Ferro e riacciuffare Hatsu il terrorista, sperando che quest'ultimo opponesse più resistenza possibile, una volta scovato.

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    I due Uchiha


    - IV -





    L’Hokage al commento di Kunihiro alzò le spalle, in un discreto gesto di indifferenza.

    Non conosco tutti gli otesi, e pure io ne conosco almeno uno che confuta la mia tesi.
    Ma è anche vero che gli altri la confermano, il tuo… come hai detto?
    Kato?
    Potrebbe essere uno di quelli buoni, non posso certo deciderlo senza conoscerlo, ti ho detto solo di starci attento.
    Riguardo i due Uchiha invece…


    Per vedere la frase completata Kunihiro dovette aspettaree qualche secondo, Raizen infatti si sarebbe dovuto alzare e scartabellare un po’ di tempo in due differenti schedari, un’ attenta osservazione potè rivelare che uno dei due era quello dei genin, con il cassetto aperto sulla lettera K. Era difficile vedere al suo interno ma gli ordini erano molteplici, per clan, poi per energia, ma le prime cartelle erano sempre quelle dei diretti dipendenti dell’amministrazione, guardiani in questo caso.

    La prima è lei, Kairi.

    Passò al genin la foto, nel retro poteva trovare dati essenziali quali l’occupazione di guardiano ricoperta da Kairi, l’altezza ed eventuali tratti distintivi non presenti nel suo caso, un utile promemoria.

    Mentre lui…

    L’esitazione nelle sue parole era segno del fatto che non li stesse mandando a recuperare un ninja qualsiasi.

    È Kuroro

    La fotoTaito.Magatsu.full.1279003 mostrava un ragazzo abbastanza giovane, mentre il retro oltre l’altezza dei tempi non riportava nient’altro che un timbro con su scritto “disperso”.

    Lo so, non è una gran che come foto, considerando pure il tempo passato poi… ma sempre meglio di nulla.

    Avrebbe detto mentre la consegnava






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    Compromessi


    - I -





    Erano passati due giorni da quando aveva commissionato quel piccolo lavoro agli esperti del villaggio, e le maschere gli erano state riconsegnate con un rapporto abbastanza esaustivo. Pareva che il serraglio le avesse utilizzate come tramite per catalizzare il proprio potere, di fatto non era qualcosa che gli apparteneva, erano qualcosa che avevano sfruttato, brevemente, e corrotto. Le abilità invece non gli vennero riportate, andando a far visita al centro le aveva potute vedere di persona. Il serraglio una volta attivate si era servito delle capacità delle maschere per proiettare le loro essenze anziché i totem della maschera stessa.
    La tentazione di distruggerle era ancora viva, vedeva in loro il simbolo e il motivo della sua sconfitta, ma di nuovo, resistette.

    Per Konoha…

    Mormorò tra se e se.
    Premette su un bottone e poco dopo Hitomi fece educatamente capolino dalla porta.

    Ciao Hitomi, ho bisogno che convochi i ninja che hanno combattuto qualche notte fa.
    Di semplicemente che sono convocati in amministrazione per aggiornamenti a riguardo.


    Al loro arrivo gli shinobi avrebbero dovuto attendere di essere tutti presenti prima di poter entrare nell’ufficio, al suo interno c’era Raizen ad attenderli, in piedi davanti alla scrivania nascondeva la piccola sorpresa.

    Non tutti voi hanno avuto modo di vederle, ma quella pessima notte ci ha lasciato una possibilità.

    Si scostò di lato, mostrando le maschere.

    Sono antichi manufatti, appartenevano alla foglia da non so quanto tempo, il daimyo li conservava in attesa di shinobi valorosi.
    Credo che da oggi non sia più necessario attendere per avere conferme a riguardo.
    Non vi dirò che indossarli comporta delle responsabilità, avete già dimostrato di saper farvene carico.


    Li lasciò avanzare, ogni maschera era riposta sopra uno scampolo di velluto che ne marcava la pregevole fattura ed era accompagnata da una pagina del rapporto letto da Raizen che ne riportava le abilità. Nessuno poteva saperlo, ma in base a quel rapporto l’Hokage ne aveva trattenuto una, scegliendola in base al profilo di Sho, di modo che fosse congeniale al suo stile di combattimento.
    Mentre tutti sceglievano si sarebbe avvicinato a Yato, non era presente la minima tensione nel suo corpo, nemmeno la carica rabbiosa che solitamente avrebbe voluto scatenargli contro per quelle sue parole così amare.

    Ti sbagliavi.
    Qualcuno è venuto.


    Si sarebbe lasciato osservare, senza dilungarsi oltre per poi allontanarsi e vedere cosa avrebbero scelto gli shinobi.




     
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    Pensato
    Parlato





    Alla convocazione di Raizen arrivò puntuale in amministrazione, come suo solito: che fosse arrivata prima o che fosse arrivata con degli shinobi già presenti avrebbe salutato tutti cordiale come al suo solito, avvicinandosi poi ad Oda non appena l'avesse visto e rivolgendogli uno sguardo dispiaciuto Ho saputo che Sho è tuo fratello ed, ecco...volevo dirti che mi dispiace molto. Non abbiamo avuto ancora un'occasione tranquilla di parlarci da allora avrebbe poi continuato, nel caso in cui non fosse stata interrotta E' probabilmente in buona parte grazie a lui se siamo tutti sani e salvi. Per quanto io sia ancora un genin voglio che tu sappia che quando andremo a recuperarlo se sarà necessaria una mano potrai contare su di me, ho detto la stessa cosa a Raizen. Devo a Sho moltissimo, come tutti noi qui velocemente si sarebbe inchinata, aspettando un'eventuale risposta prima di tornare a sedersi, presumibilmente di fianco a Shin, ed attendere che tutti fossero chiamati all'interno dell'ufficio. Salvare il chunin non era l'unico motivo che animava la sua volontà di affrontare Cantha, egoisticamente parlando sperava anche di poter re-incontrare sua madre: non sapeva cosa avrebbe potuto fare a riguardo, ma qualcosa si sarebbe inventata se ne avesse avuto occasione.

    Non appena furono tutti convocati rimase in silenzio davanti all'Hokage, ancora stupita nel vederlo completamente intero e completamente risanato -seppur ad eccezione degli occhi ovviamente ancora grigi-, tentando di immaginarsi come avesse potuto fare Febh a curarlo alla perfezione in quel modo, una capacità che aveva di sicuro del miracoloso.
    Al suo solito Raizen non si perse in troppe chiacchere, spiegando veloce ai presenti il motivo di quella convocazione: quando si scostò l'Uchiha notò le maschere ben stese sulla scrivania, le aveva già viste prima di allora quando aveva raggiunto l'Hokage sul promontorio, anche se in quell'occasione si era più concentrata su altro che su di esse. Vedendole perfettamente in linea davanti a lei si accorse di come fossero molto diverse da quelle indossate dai loro avversari, notando immediatamente una maschera che colse inevitabilmente la sua attenzione, quella raffigurante un lupo. Ora l'uomo le stava offrendo proprio a loro
    Sarà un onore indossare un simile cimelio, grazie Hokage-sama rispose dando del lei istintivamente nonostante il loro discorso di qualche giorno prima in ospedale ed inchinandosi al colosso realmente felice di quella possibilità: davanti a lei si trovavano vere e proprie reliquie del paese del fuoco e poterne indossare una, essere tra l'altro la prima Uchiha dopo chissà quanti anni a possederla era per lei enorme motivo di orgoglio. Procedette a piccoli passi verso la scrivania, puntando senza dubbi verso quella del lupo e leggendo il rapporto sotto di essa che ne elencava le caratteristiche, che notò essere poco diverse da tutte le altre presenti. Se nessuno si fosse opposto avrebbe preso delicatamente in mano proprio quella maschera, senza però mostrarsi prepotente a riguardo Se potessi scegliere, indubbiamente questa è quella che ritengo a me più affine non era un segreto per nessuno al villaggio il suo profondo rapporto con i lupi.


     
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    La "Voce di Konoha", come altri quotidiani, era stata più che chiara nel riportare la notizia. Raizen Ikigami era stato confermato nella sua posizione di Kage dal nuovo Daimyo, che gli accordava fiducia, ritenendo che l'errore commesso, per quanto grave, sarebbe stato uno sprone per rimediare e recuperare quanto era stato sottratto, oltre a pareggiare il conto con l'odiato nemico di Cantha. Quando quella mattina avevo letto la notizia i miei occhi faticarono a seguire gli ideogrammi, tanto che dovetti leggere e rileggere più volte fino a essere convinto di non essermi sbagliato. Quando poggiai il giornale avevo un sorriso trionfante. Il Kage era stato scelto. Avevo uno Scopo, ed era l'unica cosa che importasse davvero, l'unica che potesse farmi sentire realizzato. L'unica cosa che avrei mai avuto nella mia vita! Hanno scelto nuovamente lui. Tecnicamente non è mai stato deposto, ma vi ho spiegato come è andata... I miei genitori erano là ad ascoltare, in silenzio. Non avevano preso benissimo la mia decisione, temendo che l'Hokage non si dimettesse come invece aveva detto, ma i miei pensieri erano chiari. Era sincero. In quel preciso momento non era più il Kage e non avevo motivo di ucciderlo. La sua carica ufficiale poi era in bilico, ma gli hanno dato fiducia. Quindi ora è Kage. Ed è nuovamente il mio Bersaglio.

    Noragami%20Aragato%20-%2002%20-%20Large%2016



    Forse non avrei più avuto un'occasione come quella di pochi giorni prima, ma restavo saldo nella mia scelta. E poichè potevo gestire la Missione a mia totale discrezione, i miei non potevano fare molto più che delle espressioni poco convinte. Lo so, lo so. Sarà difficile. Lo sarà sempre. E quell'uomo è odioso, un vero scarto dell'umanità...scommetto che non mancherà di farmi pesare quello che è successo, ma entrambi sappiamo che io avevo ragione in quell'occasione. E comunque la Missione è impersonale. Fosse anche la persona che più ammiro al mondo, io lo ucciderei senza fiatare. Odiarlo avrà lo stesso risultato. E ora vado, sospetto che la lettera di poco fa sia una sua convocazione. Sospirai, alzandomi dalla tavola dove facevamo colazione. Quei due non si mossero, ma il loro disappunto mi scivolava addosso.

    L'amministrazione aveva subito relativamente pochi danni e quasi non si vedevano più dopo appena qualche giorno. Un discreto viavai di persone ancora andava per strada a lutto o lasciava fiori nei luoghi dove erano state uccise delle persone dalle macerie in caduta, ma la vita doveva proseguire e comunque io non potevo fare nulla per ciò che era stato. La mia paura di una vita vuota era appena stata spazzata via, quindi se non altro avevo uno Scopo e tanto bastava per darmi l'ottimismo che serviva a confrontarmi con quella feccia vestita da Hokage...che poi passassero pure le fratture alle gambe, ma il braccio nuovo come se lo era procurato? Feci un profondo respiro prima di entrare. Kairi e gli altri erano già là, e con loro Raizen. Soffermai su tutti uno sguardo duro, anche se piegai appena le labbra in un sorriso quando incrociai gli occhi della Uchiha.

    Il discorso dell'Hokage fu breve e diretto. Le Maschere erano un lascito del Daimyo, conservate per chissà quanto tempo...ma allora come mai le aveva il Serraglio di Shiro? Non c'è il rischio che Shiro le abbia in qualche modo contaminate? Chiesi come prima cosa. Dopotutto le avevano anche i suoi guerrieri. Mi trovai a osservarle, mentre Kairi esprimeva la sua preferenza per il simbolo del Lupo. Io non sapevo bene come comportarmi...nemmeno conoscevamo gli effetti o il significato simbolico di quegli artefatti, ma ricordavano molto le maschere della squadra Anbu usate in passato. Accetto comunque di custodirne una, Hokage-sama. Mi inchinai appena. Ho combattuto la Scimmia e la Tigre, ma non so se queste maschere hanno a che fare con le capacità mostrate dai ninja che abbiamo sfidato. Se così fosse, forse la Tigre sarebbe più vicina alle mie doti. O in alternativa il Cervo, che pure non ho visto combattere, ma si tratta di un animale legato alle foreste di questa zona. Per motivi scaramantici, più che altro. Mormorai.

    Mi sembrava strano che non fosse arrivata ancora una frecciatina da parte dell'Hokage, ma ecco che dopo la breve e decisamente informale cerimonia lui ebbe poche parole da dedicarmi. Parole che inizialmente, forse per il tono, forse per il significato, mi accesero un moto d'ira, prontamente represso. Stavo realmente crescendo, in passato non sarei riuscito a mantenermi calmo. Si, Hokage-sama. Ma la storia si ripete. Scelto da un Daimyo, e nessuno che si oppone. Ma le madri che hanno perso i loro figli non credo vedano in te una speranza...sono ancora troppo intontite. Avrei sollevato lo sguardo su di lui, sereno. Servirò il Kage per il bene di Konoha, come sono stato addestrato a fare. Anche se dal mio personalissimo punto di vista questo includeva la sua inumazione. Ma dal punto di vista personale, Raizen, per me non è cambiato niente. E sappiamo entrambi che quando realmente serviva, l'unico presente ero io. Io e dopo poco un pugno di persone. Gli altri sono scappati lontano da te. Avrei preso la maschera, se me la avesse consegnata. Io andrò sempre dal mio Kage. Di questo puoi star certo. Ma questo non significa che sia un Kage degno di questo nome.

    E non serve che sia io a dirti se lo sei o meno. Sai già la risposta.




    Poco mi importava che ci fossero gli altri presenti. La mia ostilità per Raizen era abbastanza nota, e certo metterla così in chiaro poteva essere pericoloso, ma di contro stavo semplicemente professando la mia fedeltà a Konoha nonostante le mie opinioni personali...e certo non si poteva dire che l'attuale Kage avesse un carattere facile. Potevano anche etichettarmi come ribelle...un'etichetta può essere un'arma potente nella mente degli altri, perchè sapere come la pensa su di te ti da potere. Forse avrei perso punti agli occhi di Kairi...o forse avrei attizzato la sua curiosità, o quella di Shin. In ogni caso, ora che la Missione era ricominciata, potevo smettere di tenere un basso profilo, visti gli attori coinvolti.
     
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    Mentre percorreva il Palazzo dell'Amministrazione, con i suoi lunghi corridoi e le sue scalinate interminabili, Shin non rivolse la parola ad anima viva, né alcuno delle persone che incontrò nel percorso lo degnò di attenzione. Tutti sembravano affaccendati con questioni decisamente più urgenti che badare ad un genin. L'unica eccezione furono due chunin, che chiacchieravano tra di loro probabilmente in attesa, e che si zittirono al suo passaggio. Al Kinryu, una volta che fu passato oltre dando loro le spalle, parve di sentire un commento biascicato a labbra strette che suonava molto come un c'era anche lui quella sera, ma poteva benissimo essere frutto della sua mente segnata. In ogni caso non rallentò il suo passo fiacco, né reagì in alcun modo. Avrebbero avuto ragione, in fin dei conti: lui c'era. Quel pensiero non l'aveva mai realmente abbandonato da quando si era risvegliato in ospedale, ma ora tornava a martellargli in testa crudele. C'era, ma non era riuscito a fare nulla. Una marea nera, vischiosa come il catrame, pareva lambirgli le caviglie, ancorandolo a quell'attimo in cui l'aveva realizzato, in cui quel sentimento si era impossessato di lui. Inutile, era stato inutile. L'acqua torbida della sua coscienza risaliva piano lungo le gambe, sfiorandogli ora le ginocchia. Debole, era debole, troppo debole per proteggere le persone a cui teneva. Arrancando, procedette sempre più piano verso il luogo dell'incontro. Poco prima di svoltare l'ultimo angolo, si appoggiò di peso con il braccio alla parete, quasi avesse avuto un mancamento. Invece era un cocktail di angoscia e terrore. Con che coraggio poteva guardare in faccia i propri compagni, dopo tutto quello che avevano perso quella notte. Vite insostituibili, ma anche simboli in cui credere e, forse, financo la fiducia nel futuro. Respirando profondamente, chiuse gli occhi, aspettando che la stretta alla bocca dello stomaco si ritraesse almeno un poco.

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    Ascoltò con un nodo in gola le parole di Kairi. Anche lui doveva tanto a Sho, forse più di chiunque altro dei presenti quella maledetta notte. Eppure all'arrivo del fratello non era riuscito che a chinare il capo in un insulso saluto, finendo per non rialzarlo più dal pavimento fino a quando non aveva udito la voce dell'Uchiha. Tuttavia, continuò ad evitare che i suoi occhi incrociassero quelli di chiunque, limitandosi ad osservare la loro figura indistinta all'altezza del busto. L'offensiva di Cantha non aveva spezzato solo Konoha: anche molti dei suoi shinobi ne erano usciti a pezzi, in molti modi diversi. I medici l'avevano dimesso dicendogli che era guarito, ma questo valeva solo per le ferite del corpo. Quello dello spirito ci avrebbero messo molto di più a rimarginarsi, e probabilmente sarebbero rimaste delle cicatrici ben visibili. Nel frattempo tutti i convenuti erano giunti, e le porte dello studio si aprirono. Tra gli ultimi ad entrare, Shin posto vicino alla parete, prestando orecchio alle parole del suo kage, il quale esordì senza preamboli, gesto molto gradito dal ninja che non era in condizione di svolgere una conversazione formale. Il giovane della Foglia alzò un poco gli occhi per osservare i manufatti, che nonostante l'oscurità in cui si sentiva avvolto avevano almeno in parte risvegliato la sua curiosità. Eppure, all'affermazione del capo Villaggio sugli shinobi valorosi incurvò le labbra in un involontario spettro di sorriso, triste e carico di sarcasmo. I più valorosi eh? Forse era l'unico a percepire dell'atroce ironia in quella frase. Ognuno stava metabolizzando quello che era avvenuto a modo suo, il genin non metteva in dubbio che ogni persona, in quella stanza, nascondesse almeno una goccia di sofferenza per i fatti di quella notte maledetta. Eppure, tra di loro, l'unico per cui poteva parlare era se stesso. L'unico di cui doveva rendere conto, davanti alle vittime, era lui e lui solo. E di certo non era il più valoroso tra gli shinobi di Konoha. Non era il più forte, anzi era lontanissimo da quel traguardo. Però aveva risposto alla chiamato, quel giorno come allora. Quella, alla prova dei fatti, non era una premiazione: era una conta. Una conta su chi il Villaggio poteva contare, su chi Raizen poteva contare. O per lo meno questo fu il pensiero del Kinryu nell'udire lo scambio di battute tra il colosso e Yato. Il Senju non si trattenne, quasi come se la disavventura l'avesse caricato, o magari vedeva davanti a sé un leader piegato, e reagiva di conseguenza seguendo i suoi principi. In ogni caso, Shin alzò lo sguardo sul Senju, per la prima volta da quando si trovavano lì dentro. Uno sguardo freddo, ma muto. Non di rimprovero, neppure perforante. Semplicemente, privo di emozione, come una lettera senza testo. Un messaggio difficile da interpretare per lo stesso mittente. Nel suo campo periferico si mosse in quel momento la figura di Kairi, che stava esaminando più da vicino le maschere. Distratto, il ragazzo perse l'occasione di dare corpo e voce al suo pensiero ancora fluttuante e mancante di forma. Si avvicinò piuttosto alla kunoichi, guardando per la prima volta veramente quegli oggetti tra il maledetto e il sacro. D'istinto, quasi richiamata da una forza superiore, la sua attenzione si soffermò su quella che richiamava il volto di una volpe. Sorridendo debolmente, senza motivo, sfiorò con la mano la goccia che portava sotto gli strati di vestiti proprio sopra al cuore.
     
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    Parlato Asami
    Pensato Asami


    Erano passati alcuni giorni dal funerale del Daimyo e di tutte le vittime che quella sera avevano perso la vita per mani degli invasori. Asami fortunatamente, nonostante le ferite ricevute, riuscì a sopravvivere. La sua fu solo una fortuna poichè, tra tutti i convocati per quell’arduo compito, uno degli shinobi venne portato via dallo sconosciuto che comparve improvvisamente davanti a sè. Una questione di attimi prima di sparire portando con se Sho, ignorando i due genin della foglia. Da quel momento in poi non ricordò più niente. Si risvegliò in uno dei letti dell’ospedale ricevendo le cure dei vari medici che si occuparono di lei quella sera. I giorni successivi passò il resto della convalescenza con lo sguardo spento rivolto al soffitto, speranzosa di lasciare il prima possibile quel posto. Di ricominciare a camminare tranquillamente e liberarsi delle numerose bende che coprivano il suo esile corpo.
    Dopo il funerale furono per lei momenti di riflessione. E come succedeva in ospedale, fissava assiduamente il neutro soffitto della sua camera. I numerosi libri posti sulla scrivania servivano solo per addobbarla che, da qualche mese, veniva occupata anche dal suo Kit per creare vari tonici. Ma la sua mente, occupata dagli avvenimenti appena vissuti, si limitava solo a divagare. Le sue mani erano appoggiate all’altezza della bocca dello stomaco e il suo corpo era supino sul morbido materasso quando un suono l’aveva distolta dai suoi pensieri. Si alzò lentamente dirigendosi infine verso la porta d’ingresso. Quando la aprì controllò più volte ai lati della villa ma non ci fu nessuno ad aspettare la sua apparizione.

    §...§

    Forse qualche bambino dispettoso aveva voglia di scherzare ignorando, innocentemente, la grossa ferita che aveva subito il villaggio della foglia. Si apprestò a raggiungere l’interno della lussuosa villa quando accidentalmente, con il piede destro, calpestò qualcosa. Una busta bianca con impresso un nobile sigillo. La ragazza dai capelli rossi dirigendosi con la lettera in salotto la aprì, leggendo la comunicazione mentalmente.

    [...]

    Gradino dopo gradino la giovane Hoshiyama si apprestava a raggiungere l’ufficio dell’Hokage. Come recitava la lettera il capo-villaggio voleva comunicare alcuni aggiornamenti ai ninja che erano stati per la missione per contrastare Cantha. Quando entrò all’interno della stanza salutò i presenti per poi lanciare una stanza, compreso l’Hokage.
    Le parole di Kairi attirarono l’attenzione dell’aspirante medico che voltò lo sguardo proprio verso di lei. Ma i suoi occhi si spostarono quasi istintivamente verso la seconda figura, una maschile. Il suo nome era Oda e da quello che aveva udito si trattava del fratello di Sho. L’unico ninja che purtroppo, per una ragione ancora a lei sconosciuta, fu portato via da Konoha. Forse per la sua capacità di trasformarsi in un demone. O per altro. Nonostante ciò non potè che concordare con le parole della ragazza dai capelli neri. Anche se porta del suo rapimento era, molto probabilmente, anche colpa sua. Aveva assistito alla scena senza poter fare niente. I suoi muscoli e le sue ossa erano fuori uso, urlando solamente a quella visione per poi svenire. L’unica cosa che fece fu quella di annuire alle parole della giovane per poi mostrare un volto dispiaciuto al ragazzo ferito.
    All’interno della sala si trovava anche Shin che, come lei, aveva subito più o meno le stesse identiche ferite e ritrovandosi fortunatamente in piedi e senza, almeno fisicamente, nessuna ferita permanente. Anche se il suo sguardo raccontava tutt’altro. Anche l’animo della Hoshiyama era stato colpito, ma non aveva intenzione di mostrarla agli altri. Quella sera tutti i cittadini di Konoha erano stati colpiti da quella tragedia. Ma quello non era il momento di abbattersi poichè, di fronte a quell’evento, molti genitori avevano perso i propri figli, senza una ragione. Quell’evento l’aveva scombussolata ma non era un motivo per perdere la speranza, come aveva dichiarato lo stesso Kage durante al funerale.
    Il motivo di quella piccola riunione erano proprio le maschere che, in quel preciso istante, si trovavano sulla scrivania del capo-villaggio. Disposte in fila, l’uomo iniziò a spiegare l’importanza di quegli oggetti per l’intero villaggio della foglia. Alle parole “shinobi valorosi” la donna dagli occhi verdi spostò lo sguardo su di lui. Davvero lei, Asami Hoshiyama nata in una nobile famiglia che la lasciò per intraprendere la carriera da kunoichi, poteva definirsi una guerriera?
    Forse agli occhi dei semplici abitanti di Konoha poteva esserlo ma lei aveva tutt’altra opinione. Non voleva definirsi con quell’appellativo. Soprattutto in quell’occasione. La missione era stata, dal suo punto di vista, un totale fallimento. Non meritava quella maschera.
    Si avvicinò alla scrivania mentre uno dei presenti, quasi come un rimprovero, si rivolese all’Hokage. Perchè aveva parlato di rielezione? Aveva davvero intenzione di abbandonare il suo ruolo?
    Ciò nonostante era stato nuovamente scelto dal nuovo Daimyo. E la sua rielezione doveva pur avere un significato. Il ragazzo dagli occhi di ghiaccio aveva espresso la sua opinione sul capo-villaggio che Asami non condivideva. Sbagliare era umano. Molto probabilmente chiunque in quella delicata situazione non avrebbe saputo reagire in modo lucido. Il colosso di Konoha si era già caricato dei sensi di colpa dovuti alle numerosi vittime uccise da Shiro e la sua combricola. Altre critiche esposte dai fedelissimi shinobi che si trovavano all’interno di quella stanza lo potevano demoralizzarlo. Ma attaccare l’Hokage non era sua intenzione. Quando si avvicinò alla scrivania per osservare più da vicino le maschere. Solo due di quelle aveva avuto l’occasione d’incontrare quella sera. La maschera del Lupo, scelta da Kairi per qualche particolare affinità con il mammifero in questione, e quella Serpente, che incontrò all’interno degli alloggi. Sfiorò con le dita i vari dettagli di quella maschera, sollevandola delicatamente con la mano destra.
    Davvero l’Hokage aveva intenzione di dargli una delle maschere? Si fidava così tanto di lei? La appoggiò la maschera sulla scrivania, allontanandola da lei. Indossandola non avrebbe aiutato in nessun modo gli abitanti di Konoha. Avrebbe voluto servire il suo paese mostrando il suo volto, senza nasconderlo. Non avrebbe avuto bisogno di quella maschera per conseguire il suo obbiettivo.

    -Apprezzo la vostra considerazione Hokage ma non ne ho bisogno. Posso servire Konoha anche senza questo antico manufatto.-
     
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    Giunsi in accademia con passo affrettato, incredibile come Raizen avesse subito ottenuto informazioni su Sho, ma dopotutto non era Kage per niente e disponeva di contatti, anche tra gente poco raccomandabile anche per me, il RE dei banditi.
    Inutile dire che l’energia che sembravo possedere scemò quasi subito non appena vidi che nella stanza erano presenti molti altri ninja, probabilmente il recupero di mio fratello veniva rimandato ancora, perchè?
    Grazie Kairi, veramente. Quando sarà il momento partiremo, ora dobbiamo agire per Konoha, è la cosa giusta da fare. Abbiamo delle responsabilità, mio fratello lo sapeva bene...
    Probabilmente nessuno avrebbe capito che stavo mentendo spudoratamente, forse Raizen avrebbe potuto intuirlo, ma in generale avevo ripetuto talmente tante volte quella frase di circostanza che probabilmente me ne stavo convincendo anch'io. Non che non fossi sinceramente contento per le parole di Kairi, ma niente in quel villaggio contava più della mia famiglia, l'idea terribile che mi era venuta quando mio fratello era stato rapito era sempre lì e se non fosse stato per la visione profetica che avevo avuto quella stessa notte... sarebbe stata ancora un'idea appetibile.

    Gli antichi manufatti che l'Hokage ci aveva presentato erano certamente di mio gradimento, vecchi e intrisi di poteri esoterici com'erano, eppure quelle maschere erano un terribile simbolo, erano l'incarnazione del mio fallimento. Forse mi attraevano proprio per quello, mi riportavano alla realtà dei fatti, mi ricordavano che la realtà era peggiore di qualsiasi lurido film di serie B su cui avevo posato gli occhi.

    Erano un segnale per me, dovevo rispondere alla chiamata, dovevo accettare il mio fallimento se volevo risolvere il problema.
    Per quello quando sentii Shin rispondere a quel modo, mi lasciai andare. Ero stanco di vedere tutta quella gente così fortunata piangersi addosso, disperarsi e piangere.
    Shin, stai zitto.
    Qualsiasi cosa avesse detto il ragazzo avrei proseguito ignorandolo senza dargli alcun peso, con un tono calmo e sereno, nonostate ciò che dicevo fosse terribile, che andava sempre più riempiendosi di disgusto, sfociando quasi in rabbia.
    Si, sei una merda. Non sarai mai come Sho, scommetto che anche quei dieci bambini che sono stati sgozzati avevano più palle di te...
    Sicuramente è stata un'esperienza terribile per te...
    Ti hanno rotto una gamba, hai preso uno schiaffone da mio fratello in piena furia demoniaca.Beh, sicuramente è molto peggio che perdere un braccio, o un fratello. già già già

    Presi fiato, cercando di calmarmi, non ero incazzato solo con lui, odiavo il dover fingere. Stavo male, ero disperato, ma non lo avevo detto a nessuno. Nessuno doveva sapere come mi sentivo, il mio dolore poteva essere un freno per il villaggio, gli abitanti potevano perdere la fiducia ed io invece dovevo apparire sicuro, forte, dovevo essere un simbolo per tutti, se io potevo farlo, gli altri non avevano scuse.


    ma poi la cosa che mi fa incazzare di brutto è che te ne stai qui come un cazzo di mongoloide a fare il piagnone. Te la fai sotto, benvenuto nel mondo vero. La gente muore tutti i giorni e continuerà a farlo, soprattutto se continui per questa strada. Se non ti darai una svegliata tutti coloro che ami moriranno, perchè penseranno a proteggere te, invece che a salvare loro stessi. Se continui per questa strada diventi un pericolo per te stesso e per gli altri, forse dovresti smettere di fare il ninja, magari potresti riprendere a fare il mercante. Almeno loro guadagnano bene.


    Quindi Yato prese la parola dopo Raizen, sembrava che i due trovassero parecchio gusto nel punzecchiarsi a vicenda. Mi ricomposi, rispondendo con tono piatto alle accuse di Yato verso.
    Si, Hokage-sama. Ma la storia si ripete. Scelto da un Daimyo, e nessuno che si oppone. Ma le madri che hanno perso i loro figli non credo vedano in te una speranza...sono ancora troppo intontite.
    Grazie per l'interessamento Yato, mia madre sta bene e dice che se non fosse per Raizen avrebbe già fatto predisporre una tomba vuota al cimitero di Konoha.
    Io andrò sempre dal mio Kage. Di questo puoi star certo. Ma questo non significa che sia un Kage degno di questo nome.
    E' il nostro Kage perchè il daimyo lo ha riconfermato. E' il mio Hokage perchè ha dimostrato di essere disposto a dare la vita per Konoha se necessario, tutti sappiamo che se Raizen avesse scelto diversamente non avremmo più niente... neanche una stanza per stare qui a lamentarci del fatto che è Kage. E te Raizen, non stare sempre a rimbeccarlo.

    Dopo che la discussione si fosse un minimo calmata avrei indicato la maschera del cinghiale.
    Ho un conto in sospeso con lui, voglio la sua maschera. Voglio che venga da ,me, quando ci incontreremo. Voglio la sua maschera
    Voglio la sua maschera, perchè se Sho tornerà a casa non dovrà mai più succedere una cosa del genere. Non sbaglierò più.
     
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    - II -




    Stava per aprire bocca per commentare le parole di Shin, ma Oda fu più rapido di lui, vomitando insieme agli insulti più di una goccia della sua sofferenza.
    Battè una mano sopra la spalla di Oda quando concluse di parlare, quasi a volerlo ammansire.

    Penso che, detto in parole più gentili, volesse dire che è ora di guardare avanti, Shin.
    Piangersi addosso non serve a niente e… non ne hai il diritto.
    È orrendo sentirselo dire, certo, ma al villaggio non dobbiamo solamente muscoli e chakra.
    Gli dobbiamo il coraggio e l’immagine di una solida protezione che non potrà mai essere infranta, altrimenti corriamo il rischio di apparire come degli includenti pagliacci.
    E tieni a mente una cosa, piangersi addosso ed ammettere un errore è cosa ben diversa.


    Fermò li il suo intervento aspettando eventuali repliche, ma pronto a troncare futili discorsi in caso sorgessero.
    Non rispose ne a Yato, ne a Oda, fu quest’ultimo ad occuparsi delle risposte necessarie, e trovò che non c’era nulla da aggiungere alle parole del chunin, normalmente avrebbe specificato che c’era una precisa ragione se aveva rimbeccato Yato, ma si astenne persino da quello, era saturo di discussioni, riprendere quella del Senju e della sua antipatia verso la posizione ricoperta da Raizen non rientrava decisamente nelle sue priorità.
    Annuì alla scelta di Kairi, senza opporsi in alcun modo alla sua scelta, e rispondendo con un sorriso d’approvazione, cosa che non potè fare verso Shin che di fatto degnò i manufatti solamente di un occhiata, per quanto intensa.

    Va bene Asami, in questo caso, se gradisci, puoi andare.

    Dopo una breve pausa prese quindi la maschera del Cinghiale, porgendola a Oda.

    È tua quindi.
    Se ne avrai bisogno potremmo allenarci insieme per comprenderne le potenzialità.


    Inspirò a fondo prima di procedere col resto del discorso.

    Riguardo gli altri, prima che voi arrivaste qui ho testato le maschere, sono necessarie capacità di un certo livello per poterle utilizzare.
    Sono vostre, ma saranno custodite qui fino a quel momento, dopotutto, sono in comodato d’uso.
    Sempre che non abbiate luoghi sufficientemente sicuri per simili oggetti.
    Per il resto, non ci saranno assegnazioni pubbliche, nessuno saprà mai che voi possedete le maschere e di ciò che Konoha realmente nasconde.
    Potrà essere un vantaggio in futuro.


    Concluse aspettando delle risposte da parte dei suoi shinobi.


     
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    Dracarys

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    Sfoghi


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    Ad uno ad uno tutti i presenti scelsero una maschera, anche se Asami al contrario declinò l'offerta senza scendere in troppe spiegazioni. A lei fu assegnata senza troppi problemi quella del lupo da Raizen ma la situazione sembrò non concludersi in quel modo: quasi fossero state accese due micce in contemporanea sia Yato che Oda decisero di aprire bocca, per motivi totalmente diversi ma che attirarono in entrambi i casi l'attenzione dell'Uchiha.
    Per quanto riguardava il Senju, da tempo aveva il dubbio che fra lui e l'Hokage non scorresse buon sangue e le parole del genin confermarono il suo pensiero ma, nonostante di solito non si intromettesse in questioni che non la riguardano direttamente questa volta non riuscì a stare zitta.
    Gli altri chi? domandò osservando il ragazzo dallo sguardo color del ghiaccio Noi che stavamo ancora combattendo con le maschere? Shin ed Asami che mentre stavamo soccorrendo Raizen si stavano divertendo con la caduta libera senza paracadute? I civili che dopo aver visto comparire un Susanoo gigantesco ed un Kyuubi sull'altopiano degli Hokage sono scappati in preda al panico, oppure gli shinobi che stavano cercando di gestire la situazione di chaos al villaggio? continuò in maniera retorica e con tono severo Fatico a riconoscerti, questo non è il ragazzo sempre gentile ed affabile con cui sono abituata ad avere a che fare di solito mai prima di allora aveva visto quel lato del Senju Raizen ha...sbagliato, è vero rivolse un rapido sguardo all'Hokage prima di tornare sull'uomo Ma come ho ripetuto a lui in ospedale, l'ha fatto credendo davvero che fosse la cosa migliore per Konoha e tutto il continente del fuoco. Al suo posto, nella sua situazione, tu cosa avresti fatto? chiese infine al Senju, e la lunga pausa avrebbe fatto capire al ragazzo che questa volta non si trattava di una domanda retorica.

    Oda rispose al resto e la ragazza non sentì di dover aggiungere molto altro. Rimase in silenzio anche durante tutto lo sfogo che il chunin fece nei confronti di Shin, osservando l'amico e ben sapendo quanto quelle parole avrebbero avuto effetto su di lui, in un modo o nell'altro: lo sfogo dello Yamanaka le ricordò tremendamente quello che aveva avuto anche lei nella sua stanza qualche settimana prima sempre con il Kinryuu e le fu subito chiaro quanto grande fosse il dolore che quelle parole nascondevano, nemmeno troppo velatamente a dirla tutta.
    Di tutto il discorso del chunin vi fu anche una frase però che attirò la sua curiosità più di altre, quando parlò di "furia demoniaca": passò lo sguardo da Oda a Raizen, capendo solo allora quanto la situazione di Konoha fosse ben peggiore di quello che pensava...non sapeva che anche Sho fosse un jinchuuriki, senza di lui e con l'Hokage privo del kyuubi si trovavano improvvisamente sguarniti, senza forse il più grande arsenale a disposizione dei vari villaggi, i demoni stessi. La situazione per il villaggio della foglia era ben peggiore di quello che temeva. Istintivamente portò la mano sinistra sotto il rispettivo occhio, toccando appena lo zigomo: i suoi occhi non erano ancora completamente sviluppati e non stava usando che un decimo di quello che era il reale potenziale dello sharingan, avrebbe dovuto trovare il prima possibile un modo per aumentare le sue capacità, per il bene di Konoha.

    Quando si parlò poi nuovamente di maschere (il reale argomento di quella convocazione sembrava essersi perso negli altri discorsi) prese in mano qualche istante quella del lupo mentre ascoltò le parole di Raizen Capisco, quindi non sono ancora in grado di utilizzarla disse, appoggiandola poi nuovamente sulla scrivania La lascerò qui fino a quando non svilupperò le giuste capacità, portarla con me sarebbe inutile e basta al momento concluse, sperando che quel momento arrivasse il prima possibile.


     
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    Magistra Vitae

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    Post II ~ Risentimento



    Le parole di Oda avrebbero ferito mortalmente anche l'uomo dall'animo più monolitico. Purtroppo per lui, però, lo spirito di Shin era già stato spezzato e, per quanto si potesse infierire, il risultato non sarebbe cambiato. Accolse lo sfogo di colui che lì dentro aveva perso più di tutti, rispettando il suo ordine di restare zitto. Non si poteva dire che lo shinobi avesse mancato il bersaglio, ma neppure che avesse colto completamente nel segno. In un'altra occasione, forse, il Kinryu avrebbe discusso con il chunin, ma non ora. Il giovane non aveva la forza di rispondere, e l'altro non aveva la volontà di ascoltare. Sarebbe stato un dialogo tra sordi. A cosa sarebbe servito dirgli che Sho solo avrebbe meritato tra loro l'appellativo proferito dall'hokage, se proprio il ninja non era presente perché trascinato via dal nemico? Suo fratello poteva doveva essere a pezzi quanto lui, anzi comprensibilmente di più, e il suo rivoltarsi furioso nella sala non sembrava lenire il suo dolore. Eppure, il ragazzo non poteva empatizzare con lui, non nello stato in cui si trovava. Tuttavia al contempo anche i suoi insulti gli colavano addosso come melma lasciandolo praticamente indifferente. Solo alla fine, quando Oda ebbe sputato contro di lui le sue frecce più velenose, una mano del giovane si sarebbe mossa in un fremito, e Shin avrebbe aperto la bocca per dire qualcosa di terribile a quell'uomo piegato. Stringendo a pugno le dita tremolanti, si sarebbe fermato appena in tempo, con la mandibola abbassata, deglutendo ed inghiottendo le parole prima che prendessero forma.

    Stai parlando di me, o di te?

    ...hai finito?


    Raizen, forte del suo ruolo, intervenne prontamente, impedendo che la situazione prendesse una piega ancora peggiore. Il giovane shinobi ascoltò quanto il capovillaggio aveva da dire, mutando appena espressione, ma annuendo vagamente. Ha ragione, ovviamente, Hokage-sama. Mi scuso per le mie incaute parole. Di fatto, il Kinryu non aveva detto nulla, se non un mesto commento tra sé e sé, ma l'aura cupa che lo circondava parlava per lui. Siamo stati tutti provati dai funesti avvenimenti dei giorni scorsi, e dopo il calo di tensione potrei essermi lasciato andare... Proseguì, con voce atona e sguardo spento, con la mente vuota in difficoltà nel trovare le parole. Mi spiace non avere la capacità di recupero di altri, ben più dotati, onorevoli colleghi... I suoi occhi non si mossero, quindi non sarebbe stato dato agli astanti seguire il flusso dei suoi pensieri. Espirando, ma senza il pathos di un vero sospiro, concluse, terminando la questione sollevata da altri. ...ma vi assicuro che farò tesoro delle sue raccomandazioni e continuerò a guardare avanti. Il verbo gli scivolò sulla lingua come se nulla fosse, privo come il resto del discorso di una qualsiasi intonazione, e solamente un ascoltatore paranoico ne avrebbe colto il sottinteso. A quel punto sarebbe rimasto, come già era, in disparte, osservando come uno spettatore il teatrino messo in piedi dal Senju e la replica di Kairi. Pur detestando, a torto o a ragione, Yato, nella sua condizione era troppo affaticato mentalmente per avere una qualsivoglia reazione. Invece, le parole dell'Uchiha, seppur di poco, riuscirono a smuoverlo dalla sua apatia. La ragazza gli era tutto fuorché indifferente, ed un po' di colorito avrebbe fatto ritorno sulle guance esangui del giovane nell'osservare i contorni del suo viso mossi dalla sua caratteristica decisione. Già, l'hokage aveva realmente ragione: piangersi addosso non sarebbe servito a diventare più forte, ad impedire che tragedie come quella dannata notte si ripetessero. Nel male, doveva ringraziare i kami, che non gli avevano strappato alcuno di prezioso, impartendogli comunque un utile insegnamento tramite la sofferenza. Per la prima volta in quel giorno, alzò lo sguardo, incrociando gli occhi del capovillaggio, che vi avrebbe potuto scorgere un luce. Poco importa che fosse solo in riflesso di quello che era stato. A volte bastava una scintilla per accendere un grande incendio. Capisco, saggia decisione. Allora la lascio sotto la sua custodia, Hokage-sama. Torneremo a reclamarla quando sarà giunto il momento. Quasi inconsciamente, mentre spostava di sfuggita lo sguardo verso la kunoichi dai capelli neri, il genin usò il plurale, unendosi di fatto alla risposta della compagna.
     
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